139 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale F. Borja AGUINAGALDE, Mr. Responsable de Patrimonio Documental, Eusko Jaurlaritza, Gobierno Vasco, María Diaz de Haro, 3, 48013 Bil- bao, Spain e-mail: b-aguinagalde@euskadi.eus Family Archives in the Basque Country (1990-2018): a Specific and Integral Management Area ABSTRACT Family archives are a common element of the cultural-documentary heritage of all European countries. Public policies must manage programs of support, investment, recovery and diffusion of these archives, in cooperation with their owners. For 30 years, the Basque Government has been developing a program of these characteristics, to which it dedicates approximately € 450,000 each year. The elements that define this specific policy: (1) is a proacti- ve policy, which has mapped these archives, located and identified them, and proposed a specific work program to their owners; (2) the objective is to order, describe and digitize them; (3) the archives are integrated into the web- site of the Archives System of the Basque Country (4 million digital images, 700,000 descriptions and 5.5 million sacramental records). This policy of promotion and investment, which is sustained over time, has been a success. Key words: Family archives; social history; archives administration; cultural heritage; archives digitalization Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale SINTESI Gli archivi di famiglia sono un elemento comune del patrimonio culturale e documentale di tutti i paesi europei. Le politiche pubbliche devono gestire programmi di supporto, investimento, recupero e diffusione di questi archi- vi, in collaborazione con i loro proprietari. Per 30 anni, il governo basco ha sviluppato un programma con queste caratteristiche, alle quali dedica circa 450.000 euro l’anno. Gli elementi che definiscono questa politica specifica sono: (1) è una politica proattiva, che ha mappato questi archivi, individuandoli e identificandoli, e proposto un programma di lavoro specifico ai loro proprietari; (2) l’obiettivo è ordinarli, descriverli e digitalizzarli; (3) gli archi- vi sono integrati nel sito Web del Sistema di archivi del Paese Basco (4 milioni di immagini digitali, 700.000 descri- zioni e 5,5 milioni di registrazioni sacramentali). Questa politica di promozione e investimento, sostenuta nel tempo, si è rivelata essere un successo. Parole chiave: archivi di famiglia, storia sociale, amministrazione archivistica, patrimonio culturale, digitalizzazio- ne degli archivi Družinski arhivi v Baskiji (1990-2018): posebno in celovito področje upravljanja IZVLEČEK Družinski arhivi so skupni element kulturno-dokumentarne dediščine vseh evropskih držav. Javna politika mora upravljati s programi podpore, naložb, obnovite in širitve takih arhivov v sodelovanju z njihovimi lastniki. Baski- jska vlada že 30 let razvija program, ki zajema naštete karakteristike, v kar vloži približno 450.000 evrov na leto. Elementi, ki definirajo tako specialno politiko: (1) je proaktivna politika, ki je poiskala, locirala in identificirala družinske arhive ter lastnikom predlagala specifičen program dela in sodelovanja; (2) cilj je opraviti deskripcijo in digitalizacijo arhivskega gradiva; (3) arhivi so vključeni v spletno stran Arhivskega sistema Baskije (vsebuje 4 mili- jone digitalnih slik, 700.000 opisov in 5,5 milijonov zakramentalnih zapisov). Politika promocije in investicij, ki se ohranja skozi čas, je uspešna. Ključne besede: družinski arhivi, socialna zgodovina, arhivska uprava, kulturna dediščina, digitalizacija arhivskega gradiva ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 140 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 Archivos de Familia en el Pais Vasco (1990-2018): un ámbito de gestión específico e integral RESUMEN Los archivos de familia son un elemento común del patrimonio cultural-documental de todos los países europeos. Las políticas públicas deben de gestionar programas de apoyo, inversión, recuperación y difusión de estos archivos, en cooperación con sus titulares. Desde hace 30 años, el Gobierno Vasco desarrolla un programa de estas caracterís- ticas, al que dedica cada año aproximadamente 450.000 €. Los elementos que definen esta política específica: (1) es una política proactiva, que ha mapeado estos archivos, los ha localizado e identificado, y ha propuesto un programa de trabajo específico a sus propietarios; (2) el objetivo es ordenarlos, describirlos y digitalizarlos; (3) los archivos se integran en la página web del Sistema de Archivos del Pais vasco (4 millones de imágenes digitales, 700.000 descri- pciones y 5,5 millones de registros sacramentales). Esta política de fomento e inversión, que es sostenida en el tiempo, ha sido un éxito. Palabras claves: archivos de familia, historia social, gestion de archivos, patrimonio cultural, digitalizacion de ar- chivos 1 Presentazione Da quasi 30 anni il Servizio degli Archivi del Governo Basco porta avanti un programma specifico dedicato agli archivi non pubblici, con particolare attenzione a quelli di famiglia 1 . Negli ultimi anni, per il programma sono stati stanziati circa 450.000 €, sommando le voci di bilancio dirette e indirette: una cifra significativa se rapportata alle dimensioni dei Paesi Baschi, alla sua popolazione e quindi alla portata del proprio patrimonio documentale. Credo quindi che questa sia una delle amministrazioni leader nell’ambito delle Regioni europee, in cui siamo in linea con l’Agenda europea per la difesa e la gestione del patrimonio culturale 2 . Lo scopo di questa relazione è descrivere i vari elementi sui quali credo si debba lavorare per costru- ire una politica per gli archivi di famiglia: una politica specializzata da integrare, come un ulteriore pro- gramma, nell’insieme delle politiche pubbliche di gestione documentale e di promozione del patrimonio documentale. Si tratta di elementi che interverranno in modo diverso e con intensità variabile in ciascuna delle fasi della progettazione, della gestione e dell’applicazione di questa politica specifica. Sono comunque tutti necessari per una politica vincente, che deve essere soprattutto una politica coerente che raggiunge risultati pratici, in un ambito in cui si respira, come quasi in nessun altro, il sottile fascino 3 di archivi che, oltre che sorprendenti, sono spesso straordinari. Bisogna cominciare sottolineando un dato essenziale che, in genere, sembra passare inosservato: la politica degli archivi di famiglia e del patrimonio documentale di titolarità privata deve prevedere un programma specifico, nella cui progettazione devono essere integrati i seguenti aspetti: 1. Individuare e definire gli agenti, cioè quali archivi di famiglia e quale patrimonio documentale di titolarità privata devono essere considerati oggetto del programma; mappare a priori gli ar- chivi che interessano e programmare politiche proattive di ricerca e di contatto con i titolari. 2. Disporre di un quadro archivistico concettuale che preveda processi di lavoro adatti alle carat- teristiche di questi fondi; un ambiente operativo e convincente anche per i proprietari. 3. Progettare un programma di sostegno economico da cui entrambe le parti possano trarre van- taggi: i privati possono finanziare programmi di conservazione (che sono quelli di maggiore interesse per loro), mentre l’amministrazione migliora il controllo su quel patrimonio cultura- 1. Ho analizzato a fondo la questione poco tempo fa. Cfr. Aguinagalde (2013). 2. Cfr. in particolare l’iniziativa Regional Initiative for Culture and Creativity (RICC), guidata dal Governo Basco insieme a Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Recentemente, le politiche di “Culture Heritage” sono state sostenute esplicita- mente in una riunione tenutasi a Bruxelles dell’aprile 2018 da Silvia Costa, Presidente della Commissione Cultura del Parla- mento Europeo. 3. Vitali S. (2007), p. XI. 141 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 le e lo rende parzialmente o completamente accessibile agli utenti. Lo sviluppo tecnologico ci ha fornito uno strumento che si è rivelato molto adatto per far convergere entrambi gli interes- si: digitalizzare gli archivi una volta organizzati e distribuirne le immagini sul web. Infine, è molto importante tenere sempre presente che quelli che oggi sono denominati “archivi di famiglia” costituiscono la materializzazione di un modo d’intendere la memoria, la famiglia stessa e, di conseguenza, i rapporti sociali del passato. Questi archivi fanno parte della koiné professionale e cultura- le della costruzione storica dell’Europa, un “monumento culturale” europeo, materializzazione del no- stro patrimonio storico-artistico comune. Proprio per questa ragione, sono molto importanti giornate come questa. 2 Primo elemento: individuare gli agenti e mappare i fondi d’archivio Tradizionalmente, quello degli archivi di famiglia è un ambito di lavoro professionale che non vie- ne considerato parte specifica delle politiche pubbliche, oppure è lasciato al caso. È, cioè, il risultato di una gestione fondamentalmente passiva: se i proprietari di questo tipo di archivi si rivolgono alle amministra- zioni, allora si attivano - ma non sempre - i programmi di descrizione o altro. Questo è il primo errore: a nessuno verrebbe in mente di operare così con gli archivi dell’amministrazione locale. Succede di solito perché sopravvivono pregiudizi, ignoranza e mancanza d’interesse. Occorre cominciare chiarendo la base della nostra proposta: così come che gli archivi amministra- tivi sono allestiti, tutelati, organizzati, ecc. dalla stessa gestione amministrativa, l’approccio nei confronti degli archivi di famiglia non può avere successo se non con la conoscenza contestualizzata della storia sociale e familiare. Si tratta di incontrare persone e famiglie, perciò dobbiamo operare con una metodolo- gia particolare e adatta a questo compito. Nella maggior parte dei casi, i nostri interlocutori hanno un legame emozionale molto forte con i propri documenti. È ben diverso dalla gestione digitale degli archi- vi… Come è stato detto in un contesto molto vicino al nostro, l’archivio di famiglia “inscrit ses possesseurs dans la durée” 4 . E questo vale per tutti i gruppi sociali, qualunque sia il loro contesto naturale di evoluzio- ne. D’altro canto, si tratta di un programma che viene progettato e attuato sul medio e lungo periodo. Non è immediato, né avrebbe senso programmare operazioni con estrema precisione: ci dobbiamo muo- vere in un mondo di rapporti, che hanno ritmi e modalità particolari. Per poter lavorare a medio termine è necessario mappare questi archivi. Perciò, a sua volta, è indi- spensabile conoscere la storia sociale dell’ambito geografico degli archivi di famiglia oggetto della ricerca o che rientrano nella responsabilità dell’amministrazione (come nel caso dei Paesi Baschi). La ragione è ovvia: a seconda delle caratteristiche della società e la struttura familiare, è possibile delineare le ipotesi che poi porteranno a capire quali e quanti sono - o potrebbero essere - gli archivi di famiglia da identificare, oltre che dove e da chi sono conservati. In secondo luogo, occorre un criterio ben preciso riguardo ciò che s’intende per “archivi di famiglia”. Cominceremo dai più classici, quelli delle élite, nel senso più lato del termine. Tutte le famiglie minimamente alfabetizzate hanno creato e conservato archivi, per utilità propria, ma anche per i propri valori identitari. La posizione sociale della famiglia - che di per sé si evolve nell’arco del tempo - fornisce una fisionomia propria a questo archivio. In tutta Europa, archivi enormi sono stati creati dalle casate nobili nel Medio Evo, dalla borghesia liberale nel XIX-XX secolo o dalle “case di commercio” del XVIII-XX secolo. Questi sono gli archivi privati più classici. Tuttavia, accanto a questi, anche i nobiluomini senza molti mezzi, i piccoli proprieta- ri in campagna o in città, i negozianti, i calzolai, le sarte e molti altri conservavano documenti, che la prassi professionale e il diritto considerano privati o, per meglio dire, non pubblici. Anche se viene meno il valore pratico di questi archivi (su questo tornerò più avanti), il loro valore simbolico non fa che aumentare. Rappresentano un rifugio identitario, luogo quasi magico che diventa 4. Pinçon, M., Pinçon-Charlot, M., (2007), p. 21. Anche se la frase si riferisce ai proprietari di “châteaux”, rispecchia molto bene i sentimenti di tanti proprietari di archivi. ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 142 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 supporto privilegiato di un’identità a rischio nel confronto con le nuove classi emergenti: una delle poche cose che queste ultime non possono acquisire è l’antichità e la sequenza onnipresente di antenati presti- giosi (ritratti, archivi, mobili, giardini, libri…) 5 . Vi sono tre profili storici classici (più avanti parlerò di “altri”) di creatori e proprietari di archivi di famiglia, che hanno operato praticamente fino alla prima guerra mondiale: 1. le vecchie famiglie della nobiltà, tradizionalmente identificata con l’aristocrazia, vicina al pote- re della corte 6 ; 2. le famiglie di notabili locali o regionali, che costituivano le élite che governano i Comuni, le Province, ecc. In Italia è un ceto sociale molto noto, sul quale negli ultimi 20 anni sono stati stilati innumerevoli lavori. Anche nei Paesi Baschi è molto importante; 3. le famiglie appartenenti a ceti sociali meno eminenti hanno conservato sepre y loro documenti, sempre legati a una casa o a “un‘attività”, che sono stati trasmessi di generazione in generazione. L’evoluzione storica e sociale delle varie regioni europee ha fatto convergere le potenti élite locali con la nobiltà più antica (generalmente di origine medievale) e il risultato sono gli archivi misti. L’Italia è un caso chiaro. Nelle aree più modeste, l’evoluzione è simile, perciò è sempre possibile mappare le case o i “palazzi” delle famiglie illustri, in cui si conserva - o è stato conservato - l’archivio di famiglia 7 . Mappare gli archivi equivale a progettare quel programma di lavoro a medio e lungo termine al quale ho fatto riferimento in precedenza. È la base per sviluppare, come ho accennato prima, una politica proattiva di recupero e di trattamento. Non ci si deve aspettare che i proprietari, più o meno benevolenti, si rivolgano all’amministrazione. È nostro compito andare incontro a questi proprietari, offrire loro alternative personalizzate alla conservazione di questo patrimonio e, soprattutto, promuovere politiche flessibili, stabili, chiare e visibili, in grado di ispirare fiducia e di procurarci una capacità d›azione sufficiente 8 . Se si procede con successo, in un modo o nell’altro, gli archivi di famiglia finiranno per chiamare alla nostra porta. Tra l’altro, si eviteranno questioni imbarazzanti e complicate che, di tanto in tanto, emergono nell’ambito del patrimonio culturale privato. 9 L’esperienza dimostra che potremo così avere dalla nostra degli alleati, alcuni dei quali veramente efficaci e impegnati quanto noi. Vi sono proprietari molto consapevoli - alcuni veri e propri appassionati - sia del valore di questi fondi che dell’importanza di cooperare con l’amministrazione pubblica per la loro conservazione e diffusione. La loro attività e la rete di rapporti personali-familiari saranno molto utili per raggiungere gli “archivi invisibili”. Occorre potenziare un lavoro interdisciplinare con i proprietari e i ricercatori. In Italia vi sono magnifici esempi 10 che converrebbe imitare. Per quanto ne so, è l’unico Paese europeo che dispone di una guida o censimento di archivi privati, il che è un lavoro fantastico e invidiabile, risultato di generazioni di dedizione e di successi 11 . 5. Che ha dato luogo a ricerche sociologiche estremamente interessanti, in particolare nel caso francese, a partire dal lavoro pionieristico di Mension-Rigau (1994), in cui le pp. 117-124 sono dedicate proprio agli archivi nelle famiglie. Cfr. anche Saint-Martin (1993) e Pinçon, M. - Pinçon-Charlot, M. (2007). Per l’ambito spagnolo è fondamentale il testo di Atienza (2003). Atienza rispecchia un punto di vista poco abituale tra i membri di queste vecchie famiglie, ma la sua riflessione, poco diffusa per le caratteristiche dell’edizione, è passata piuttosto inosservata. 6. Wasson (2006). 7. Ref. il magnifico Casella - Navarrini (2000). 8. Mension-Rigau (1994), Saint-Martin (1993); Fumaroli - Broglie - Chaline (2003); Pinçon, M., Pinçon-Charlot, M., (2007). La riflessione sui “simboli” associati al “château” serve perfettamente per capire il “mondo” dei proprietari di archivi storici, come ho già accennato. 9. Come è successo a Firenze riguardo alla vendita fraudolenta del preziosissimo “Archivio Vasari” nel 2007. Cfr. Toscano, (2010), in cui è inserita una valutazione molto originale su questo tipo di casi. 10. Gramatica, R., Mecacci, E. e Zarrilli, C, (2007). 11. Cfr. i 3 volumi, i due primi curati da Longis Cristaldi. 143 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 Per questo lavoro di identificazione e “censimento”, si possono usare alcuni strumenti, che deno- minerei “di laboratorio”: a. la raccolta di dati sulla ricchezza fiscale, sugli incarichi pubblici, o qualsiasi altra fonte utile a tracciare il profilo di gruppo dell’élite sociale nell’arco temporale dal XVII al XX secolo, oltre all’elenco “ad personam” di coloro che ne fanno parte. La mappatura del potere sociale nei vari livelli gerarchici coincide con quella dei fondi d’archivi. Gli archivi di famiglia formavano una rete legata alle parentele e alla solidarietà delle élite locali o regionali (base del loro potere fino a poco tempo fa), oggi scomparsa; b. l’identificazione delle genealogie e/o raccolte di storie familiari di ambito locale, che consenta- no di tracciare le successioni dei beni, delle proprietà, ecc. alle quali sono indissolubilmente le- gate quelle degli archivi (attestazioni di queste proprietà). L’Europa del periodo barocco 12 e dell’Illuminismo è stata molto prolifica in questo genere di lavori, che sono precisamente un elemento di coesione e di affermazione di queste élite. Come è stato detto molto giustamente: “l’histoire des généalogies vient ainsi nourrir le grand “tournant archivistique” observé à l’echelle de l’Europe”. 13 Avvalersi di esperti in attivo è ancora molto utile. Tra l’altro, di solito si tratta di grandi consumatori di archivi, quindi possono diventare i nostri alleati naturali, proprio per la natura delle loro ricerche 14 ; c. il confronto dei dati con altri settori dei beni culturali, che sono molto più avanti per quanto riguarda gli inventari del patrimonio mobile e immobile e che di solito dispongono di informa- zioni molto interessanti per noi sulla storia dei titolari, il collezionismo, gli inventari dei beni mobili e immobili, ecc. Questo ambito particolare che sto descrivendo presenta tuttavia delle difficoltà specifiche. È neces- sario conoscerle per poterle superare con successo: i mutamenti sociali e culturali accelerati sono il peggior nemico per mantenere la vecchia (vetusta?) tradizione dell’“archivio in casa”. Non occorre disporre di informazioni privilegiate per sapere che ci si disfa delle case vecchie (molto velocemente tra l’altro, e alcune di esse sono poi sono trasformate in centri culturali locali) dopo averne suddiviso i beni mobili, e quelli meno preziosi (l’archivio rientra in questa categoria) si buttano facilmente; l’evoluzione della mentalità ha emarginato una tradizione, un regime di storicità 15 che oggi è più che mai associato alla contemporaneità. Se ormai gli archivi storici pubblici stanno perdendo utenti (o non ne acquisiscono al ritmo dovuto) a beneficio di centri di documentazione, delle informazioni su Internet o di altre risorse, il mondo specifico e complesso degli archivi di famiglia ha poco futuro. Le famiglie stesse hanno perso, o stanno perdendo, i propri riferimenti storici e i più giovani (e in questo gruppo è compre- sa una generazione che ha ormai compiuto 40 anni) di solito ignorano quasi tutto dei personaggi di cui conservano la documentazione. Tuttavia, come ho già accennato, il capitale culturale rappresentato dall’archivio privato, che è sempre legato alla tradizione familiare, non è una prerogativa esclusiva delle élite più note e prestigiose. È proprio in Italia, mi pare, che per la prima volta è stata usata la denominazione di domestici, per fare rife- rimento a questo tipo di archivio in senso più lato. E, per noi, non si deve dimenticare che le amministrazioni regionali disponiamo di forze e di op- portunità da cogliere: operiamo su un territorio di dimensioni adatte a questo obiettivo, possediamo strumenti di approccio e di conoscenza facilmente adeguabili alla società e ai suoi membri al cui servizio lavorano e habiamo una maggiore versatilità. In poche parole, è un ambito che favorisce il raggiungimen- to con successo di risultati pratici. Proprio la dimensione regionale delle politiche europee nell’ambito del patrimonio culturale e 12. Cfr. i magnifici lavori raccolti da Rouchon (2014). 13. Jettot (2016), p. 17. 14. Marcilloux (2013) nel suo ottimo lavoro, in particolare il capitolo II. 15. Cfr. il saggio brillante di Hartog, F. (2003), in particolare i capitoli 4 e 5. ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 144 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 degli archivi favorisce un approccio “domestico” alla questione 16 . È facile identificare una fitta rete di piccoli fondi di archivi “domestici”, prova eloquente di una struttura sociale atomizzata, molto diversa da quella rappresentata dai vecchi archivi della potente nobiltà di origine feudale. 3 Secondo elemento: una politica degli archivi familiari specializzata, stabile e digitale. La identificazione di fondi e la mappatura degli stessi risolve, in linea di principio, il problema dell’oggetto del programma degli archivi familiari. Si dirà, tuttavia, che non si tratta di un’operazione strettamente archivistica. Di fatto, potrebbe essere portata a termine con la stessa legittimità da istanze universitarie o da altri organismi scientifici o culturali. Tuttavia, quali siano le operazioni nell’ambito del Patrimonio documentale e nei suoi rapporti con la cittadinanza, sono questioni, entrambe, sulle quali esiste un dibattito aperto la cui intensità, ad ogni modo, sarebbe molto positivo che si intensificasse. Condivido, in tal senso, il modo in cui tali questioni vengono affrontate da P. Marcilloux: “quitte à paraître manquer de rigueur, nous nous référerons à une conception des archives variable, large et souple …elles sont le prix à payer pour deserrer l’étau paradigmatique qui étouffe trop souvent la réflexion archivistique”. 17 Quello degli archivi familiari e domestici è un ambiente di archivi storici. Vale a dire, specializzato e facile da collocare nell’ambito delle politiche di Archiviazione. La cosa più adeguata è che la relativa gestione sia di competenza dei servizi degli archivi storici, di modo che questi operino in modo globale e coerente nell’ambito del patrimonio documentale e della memoria. Per soddisfare tale proposito, nello stesso modo in cui la gestione documentale è cambiata radical- mente in meno di una generazione, anche il modo di gestire gli archivi storici deve affrontare sfide diffe- renti. Da la sensazione che, diversamente da molte amministrazioni all’avanguardia nella gestione docu- mentale digitale, numerosi archivi storici non sembrano particolarmente impressionati dalla domanda dei cittadini di tempo libero, cultura o recupero della memoria. Come e per cosa il programma degli archivi familiari? Non è sufficiente invocare la responsabilità governativa sul Patrimonio culturale. L’ambito teo- rico generale di questa responsabilità si basa sulle Leggi delle Patrimonio Culturale e, nel caso in cui ciò avvenga, sulle Leggi specifiche degli Archivi e del Patrimonio documentale. È il caso del Paese Basco, con la Legge 7/1990, del 3 luglio, sul Patrimonio Culturale Basco, e con la nuova normativa prevista nel disegno di Legge per la Gestione documentale integrale e gli Archivi, attualmente in fase di adozione. Basterebbe la tutela, ma l’esperienza trentennale anni in Euskadi ci dimostra che la politica più adegua- ta, come ho detto prima, deve essere proattiva, oltre ad investire. E orientata alla diffusione, come ve- dremo. La diffusione garantisce visibilità agli operatori coinvolti (privati e amministrazione) ed è il miglior strumento per garantire continuità, in un ambiente di mezzi limitati, ad un programma con queste caratteristiche. Nel corso di tutti questi anni abbiamo riflettuto su questa politica e sui suoi risultati. E abbiamo osservato l’ambiente con molta attenzione. Nel 2004, la “Revue de synthése” pubblicava, con l’eloquente titolo “Fabrique des archives, fabrique de l’histoire », una collezione di saggi che rappresentavano bene il modo il nostro pensiero sulla questione 18 . Una frase potrebbe sintetizzare l’aspetto principale: gli archivi si devono di interpretare “comme l’objectivation de pratiques sociales par d’autres pratiques, celles de tous ceux -majoritairement pas des historiens- qui à travers le temps ont participé à l’écriture, à la conservation et au classement de ces documents … on leur reconnaît la nature d’objects venus du passé mais encore materiél- ement présents” 19 . Archivi aperti e archivi per la cittadinanza, per la gente normale. 20 16. Nagalde (2013). 17. Marcilloux (2013), p 12. 18. AA. VV. (2004), p. 3. 19. Anheim. (2004), p. 179. 20. Vulpian (2003), Maigret & Macé (2005), Teboul (2004). 145 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 Possiamo sintetizzare la nostra esperienza, e i risultati ottenuti, attraverso quattro elementi di ri- flessione. 1. Essere accessibili, oltre che intellegibili. Una politica di archivi familiari senza un programma di investimenti e sovvenzioni non è efficace e, soprattutto, non è credibile per i proprietari. E non lo è nemmeno una “politica archivistica” che faccia riferimento agli archivi familiari come oggetti complessi di studio, che li presenti come una cosa strana e difficile da capire e che, in tal modo, faccia diventare i loro titolari un gruppo quasi marginale. Bisogna generare degli strumenti pro- fessionali, programmi e campagne descrittive, adattati a questi fondi documentali che, essendo storici, non presentano una particolare complessità 21 . In tal modo, inoltre, è facile coinvolgere i proprietari e produrre delle sinergie che portino a dei risultati per il programma nel suo insieme. 2. Agire rapidamente e offrire risultati pratici e tangibili. Le reti socio-familiari che hanno soste- nuto questi archivi come uno degli elementi identitari del gruppo per secoli, sono entrati in crisi nel corso della seconda metà del XIX secolo e si sono sciolti nel corso del XX secolo. 22 Si tratta di un processo di mutazione sociale molto rapido, le cui vittime sono i “documenti di famiglia”… Per questo bisogna agire con prontezza. Questa stessa rete sarà la nostra migliore alleata nel processo di recupero dei fondi. Nessuno può comprendere meglio la perdita irrepa- rabile della memoria e del patrimonio di molti proprietari di questi fondi, che sono consapevo- li di essere gli ultimi depositari di questi archivi. 3. Approfittare dell’evoluzione dei nostri regimi di storicità, e l’ampliamento in termini numeri- ci (e la diversificazione) dei profili degli utenti che l’accompagna. Il consumo degli archivi a subito una mutazione di dimensioni sconosciute dall’ultimo terzo del XX secolo. Lo slitta- mento della cittadinanza verso l’interesse per ‘la memoria’, che è personale 23 , calda, immediata, favorisce l’interesse nei confronti degli archivi vivi di ogni cittadino che, inoltre, tutti creiamo in ambito digitale. Le vecchie tradizioni di ricerca sono già minoritarie 24 , e la cittadinanza re- clama l’accesso alle fonti di archivio, basate sulle politiche pubbliche di recupero della memoria e da un presentismo contemporaneo incalzante 25 . La società sta voltando le spalle al discorso erudito, freddo e oggettivo che descrive tale passato 26 . In questo nuovo paradigma, gli archivi e i documenti personali e familiari hanno acquisito un luogo proprio; si riscoprono come ciò che sono sempre stati per la loro natura, luoghi di patrimonio, memoria e cultura 27 . Coloro che, come noi, lavorano in un Archivio Storico generale sanno che “la place de l’histoire en général a changé de nature. Les notions de mémoire ou de patrimoine ont envahi l’espace public et scien- tifique. Le témoignage a pris l’allure d’un imperatif social et moral” 28. Il processo è stato guidato, fino ad ora, dall’irruzione di una specie di furore genealogico, che copre tutti gli strati sociali, senza distinzioni. I nuovi pubblici reclamano nuove modalità e contenuti, e hanno inserito nella loro visione degli archivi, in modo molto naturale, le carte di famiglia, i documenti priva- 21. I dettagli al riguardo, accompagnati da una proposta di lavoro precisa in Aguinagalde (2012). 22. Per generazioni, l’unica politica di molte pubbliche amministrazioni non è stata altro che quella della captazione passiva, quasi espropriazione, di questo genere di fondi. È un punto di vista passivo e conformista che ignora la rilevanza che possiede questo Patrimonio. L ’insuccesso, in questo come in tanti altri ambiti, del blocco socialista sovietico - che, tra l’altro, non li ha distrutti, ma li ha conservati come “testimonianza”, e qualche anno fa, in paesi come la Polonia o la Repubblica Ceca ha resti- tuito ai loro proprietari -, è l’ultimo caso di questo genere di iniziative. (Kemper, 2009). 23. In questa stessa direzione bisogna collocare il nascente interesse per i ‘souvenirs’ e i racconti memorialistici personali, che hanno dato origine a iniziative di raccolte di fondi presso nella Repubblica Federale T edesca, in Italia o in Francia. Sia nel caso italiano che in quello francese, inoltre, i municipi che li ospitano sono diventati un punto di riferimento. Rif. http://www. archiviodiari.it/ Fondazione Archivio Diaristico Nazionale (dal 1984), a Pieve Santo Stefano; L ’ Association pour l’autobio- graphie et le Patrimoine Autobiographique (dal 1992) ad Ambérieu-en-Bugey (Ain) http://www.sitapa.org/accueil.php; e il Deustsche Tagebucharchive http://www.tagebucharchiv.de. 24. Marcilloux (2013). 25. C’è una notevole bibliografia sulla materia, soprattutto nell’ambito accademico francese e britannico, per quanto ne sap- pia. Consiglio tre opere particolarmente didattiche oltre al fatto di essere state scritte in modo intelligente: Hartog F.(2003), Russo, H., (2012); Prochasson, (2007). 26. Rif. Cubitt, G. (2007). Si tratta di un apporto molto interessante sulla memoria sociale, modalità di trasmissione, ecc. Così anche la visione dal dibattito tra gli archivisti e i professionisti della storia di Francia in Blouin X. - Rosenberg (2011). Anche Weller (2013) apporta punti di vista molto interessanti. 27. Rosa, M. de L., (2009). AA. VV. (2002). 28. Rousso (2013), p. 24. ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 146 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 ti (con un posto molto speciale riservato alle fotografie) che illustrano in modo così eloquente le modalità della vita quotidiana, la storia delle mentalità, i sentimenti, ecc. È più facile ottene- re risorse per un programma di archivi domestici dal momento che si può contare su alleati dai profili così svariati, cittadini comuni che sono, in molti casi, molto entusiasti e collaborativi 29 . Si parla già di un ‘paesaggio genealogico” come uno dei tanti che costituiscono l’universo dell’aspetto sociale 30 . 4. La rivoluzione digitale è la nostra migliore alleata. La penetrazione delle tecnologie e l’uso di internet nella cittadinanza basca è molto elevato (97% di penetrazione per l’uso del web, 15-44 anni). E non è necessario sottolineare che ci muoviamo in un ambiente digitale. L’accesso al Servizio degli Archivi e all’Archivio Storico di Euskadi, del Governo Basco, è digitale, e i fondi degli archivi storici sono per la maggiore parte digitalizzati e consultabili nel nostro sito Web (http://www.artxibo.euskadi.eus/es y https://dokuklik.euskadi.eus/default.php) 31 . Anche se non è questo l’oggetto della presente esposizione, non sta di troppo ricordare che siamo l’unica regione storica d’Europa che ha inserito nel suo motore di ricerca degli archivi il censimento storico degli abitanti completo (1490-1900) con l’indicizzazione di tutti i libri sacramentali, in una base di dati di 5,5 milioni di record. Si tratta anche di archivi privati, della Chiesa cattolica, con un ambiente di ricerca che rende il sito Web un luogo particolarmente interessante, con una media di 350 utenti quotidiani. Dal sito Web si accede agli inventari degli archivi pubblici e privati della regione (700.000 record). Gli archivi familiari, una volta descritti, vengono an- ch’essi digitalizzati in modo massivo, e le immagini digitali vengono inserite nel sito Web. Dei 4 milioni di immagini digitali consultabili nel sito Web, provenienti dalla rete di archivi di Euskadi, il 25% provengono da archivi familiari. 4 Conclusioni I documenti e gli Archivi familiari, “occupent le coeur symbolique et spatial des maisons” 32 . E la gestio- ne del programma di archivi familiari è stata molto gratificante, oltre che sorprendente. Per diversi moti- vi. In primo luogo, gli strumenti che abbiamo progettato hanno funzionato bene. Si è lavorato su circa 50 archivi familiari (con un volume da tre fascicoli a 600 fascicoli), i fondi documentali sono stati classi- ficati e descritti rapidamente, e ci siamo adeguati alla modestia dei mezzi utilizzati per poter coprire il massimo di fondi. Abbiamo coperto la maggior parte degli archivi familiari dei Paesi Baschi che chiame- remmo classici, e abbiamo iniziato a lavorare con gli archivi domestici, le collezione di fotografie (che avevamo trascurato) e altri tipi di fondi più modesti. Come ho detto qualche anno fa e ora desidero sottolineare: “… il futuro degli archivi familiari e domestici si muoverà nell’ambito locale. E, in questo ambito, le iniziative devono aggiungersi ai programmi di recupero, studio e conservazione del patrimonio immateriale 33 … Se, veramente, ciò che desideriamo è conservare la nostra memo- ria sociale, familiare, storica, come ho detto più sopra, è necessario progettare delle campagne di recupero di ogni genere di archivi domestici. La memoria collettiva, che assume la forma di memoria locale o comunitaria (materializzazione della Gran Memoria universale) è sempre una somma di memoria soggettive personali, molte delle quali, a loro volta, si appoggiano su memorie sequenziali familiari (genitori, nonni/e, zii/e, cugini/e, ecc...) 34 . In secondo luogo, desidero sottolineare che la scommessa chiara e militante di diffusione di questo programma nel nostro sito Web non ha messo in fuga i nostri potenziali clienti. La maggior parte dei proprietari degli archivi familiari che abbiamo trattato hanno visto di buon occhio che i fondi documen- tali familiari vengano digitalizzati e diffusi in un sito Web di libero accesso. 29. Marcilloux (2013), e Aguinagalde (2012). 30. Rif. l’analisi innovativa di Zerubavel (2012). 31. È molto importante non perdere di vista i cambiamenti concettuali che stanno promuovendo la digitalizzazione e l’acces- so. Rif. Weller (2013). 32. Artieres, PH e Arnaud, A. Il bell’articolo di Valérie Feschet nelle pp. 15-32. 33. Cornu e Formageau (2004). 34. Zerubavel (2012). 147 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 In terzo luogo, siamo più che convinti del fatto che la memoria familiare svolga un ruolo primor- diale per rafforzare la coesione sociale e la democratizzazione della cultura che, per noi, sono gli obiettivi ultimi di qualsiasi politica per il patrimonio culturale. È nostra responsabilità sviluppare politiche «di ampio respiro» per rispondere a queste domande, plasmarle e incanalarle in modo da poter costruire uno «spazio della memoria» e collettivo, una sorta di grande archivio familiare collettivo, la cui base, in questo caso, può essere la somma di moltissimi archivi domestici singolari, collezione di fotografie, memorie personali, ecc. Gli strumenti digitali, siti web, blog, ecc. non sono che all›inizio di questo, che promette di essere un cammino lungo e fruttifero. Bibliografia AA. VV. (2002) “Histoires et archives de soi”, Sociétés & représentation. Les cahiers du CREDHESS 13 (avril 2002). AA. VV. (2004) Fabrique des archives, fabrique de l’histoire, Revue de Synthèse, T. 125, année 2004. Aguinagalde, F. B. (2012), “Prácticas Culturales, Memoria Histórica y Archivos Tradicionales. El Reto de un Nue- vo Paradigma Histórico-Cultural en la reconfiguración de los Archivos Históricos Nacionales, in Archives without borders, La Haya, 2012, pp. 279-289. https://www.academia.edu/17409147. Aguinagalde, F. B. (2013), Archivos de familia y archivos domesticos. Treinta años de experiencias, Bilbao, 2013. ht- tps://www.academia.edu/11334779 Anheim, E. (2004) “Singulières archives. Le statut des archives dans l’épistemologie historique. 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For the program, around € 450,000 has been allocated: a significant investment if compared to the size of the Basque Country, its population and therefore the extent of its documentary heritage. The purpose of this report is to describe the various elements on which to work to build a specialized policy for family archives. Policy to be integrated into the whole of public policies for docu- mental management and promotion of documentary heritage. The following aspects must be integrated into this: 1. Identify and define agents, 2. Conceiving a conceptual archival framework that foresees work processes adapted to the characteristics of these documental funds, 3. an economic support program. Technological development has provided us with a tool that has proved to be very suitable: digitizing archives once organized, and distributing images on the web. First of all, we need to identify the agents and map the family archives. As well as that the ad- ministrative archives are set up, protected, organized, etc. from the same administrative management, the approach towards family archives can not succeed without the contextualised knowledge of social and family history. Depen- ding on the characteristics of the country and the family structure, it is possible to delineate the hypotheses that will then lead to understand which and how many are - or could be - the family archives to be identified, as well as where and by whom they are kept. Mapping archives is equivalent to designing that medium and long term work program. It is the basis for developing a proactive recovery and treatment policy. One should not expect that the owners, more or less benevolent, turn to the administration. It is our task to meet these, offer them personalized alternatives to the conservation of this heritage. Is to our advantage that the regional dimension of European poli- cies in the field of cultural heritage and archives, stimulates a “domestic” approach to the issue. Second element: to 149 ATLANTI • 28 • 2018 • n. 1 F. Borja AGUINAGALDE: Gli archivi di famiglia nei Paesi Baschi (1990-2018): un ambito di gestione specifico e integrale, 139-149 design a specialized, stable and digital family archives policy. That of family and domestic archives is easy to place in the archives policy. To meet this goal, in the same way that records management has changed dramatically in less than a generation, the way of managing historical archives also faces different challenges. Protection is enough, but thirty years of experience in Euskadi shows us that the most appropriate policy must be proactive and oriented towards diffusion. The diffusion guarantees visibility to the involved operators (private and administration) and is the best instrument to guarantee continuity, in an environment of limited means, to a program with these cha- racteristics. We can summarize our experience, and the results obtained, through four elements: 1. Be accessible, as well as intelligible. An archival policy should be refused to refer to family archives as complex study objects, and in doing so, make their owners an almost marginal group. The aim is to involve them and produce synergies for the program as a whole. 2. Act quickly and offer practical and tangible results. The social-family networks that suppor- ted these archives were dissolved during the 20th century. 3. Take advantage of the evolution of our historicity regimes. The shift of citizenship towards the interest in ‘memory’, which is personal, warm, immediate, fosters in- terest in the living archives of every citizen that, moreover, we all create in the digital environment. Until now, the process has been driven by the eruption of a kind of “genealogical fury”, which covers all social strata, without di- stinction. It is easier to obtain resources for a program of domestic archives since you can count on allies with such diverse profiles, ordinary citizens who are, in many cases, very enthusiastic and collaborative. 4. The digital revolu- tion is our best ally. The penetration of technologies in Basque citizenship is very high (97%, 15-44 years). The ac- cess to the Historical Archive of Euskadi is digital, and the funds of the historical archives are mostly digitized and available on our website (http://www.artxibo.euskadi.eus/es ; https://dokuklik.euskadi.eus/default.php). Even if this is not the object of this paper, it is not too much to remember that we are the only historical region in Europe that has included in its web site of the archives, the historical census of the complete inhabitants (1490-1900) with the indexing of all sacramental acts, in a database of 5.5 million records. The archives of the Catholic Church are also private, and this research environment makes the website a particularly interesting place, with an average of 350 daily users. From the website is accessed the inventories of the public and private archives of the region (700,000 records). The family archives, once described, are also digitized and digital images are placed on the web- site. Of the 4 million digital images available on the website, 25% come from family archives. As a conclusion, I would like to stress that the family archives program has been very rewarding, as well as surprising. The tools we have designed have worked well. We have covered most of the family archives of the Basque country (that we would call “classics”), and we started working with the domestic archives, the collection of photographs (which we had overlooked) and other more modest. Most owners have been welcome to see that family records are digitized and disseminated on a freely accessible website. We are convinced that family memory plays a primordial role in reinforcing social cohesion and the democratization of culture which, for us, are the ultimate goals of any cultural heritage policy. It is our responsibility to develop wide-ranging policies to build a collective “memory space”, a sort of large collective family archive, the basis of which, in this case, can be the sum of many singular household archi- ves, collections of photographs, personal memories, etc. Typology: 1.04 Professional article Submission date: 29.06.2018 Acceptance date: 08.08.2018