anno vii—n. ». i. t.; e;; V v .. : ' •i -!') V:,OJ • Sabbato 28 Febbraio 1852 I1U'') ,-i Esce una volta per settimana il SabbatO. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5.'Semestrein proporzione.— " L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. ' del p. tristawo »'attimis missionàrio e martire'in china. > ' Come di più altri luoghi della Provincia del Friuli notarono, sull'appoggio d'incontrastabili documenti, i nostri Storici e diligenti Raccoglitori di patrie memorie, così fu del Castello che giace sul luogo detto di Attens, ora Attimis; una nobilissima famiglia di Baviera Io possedeva per dono imperiale. Onde il vescovo Bertoldo, invasore, col favor di Enrico IV, della sede di Salisburgo, lo donava nel 1106 a Corrado e Matilde jugali, da lui detti : dileclis proximis et amicis meis, nell'atto di donazione, che il P. De Rubeis vide nell' Archivio Capitolare di Cividale. Da codesti principali e cospicui padroni del Castello di Attimis nacque Diemota, la quale fu consorte a Ulrico Marchese di Toscana, ed ebbe in dote, sopra altro, quel dominio. Quell'Ulrico è il medesimo che nel ;1144 i Fiorentini, nella lite contro i Sienesi, assunsero a loro socio, marciando seco lui con oste nemica fino alle porte di Siena. E quello pure, che fu ritirato o scacciato da Federico Barbarossa, per dare quel marchesato al proprio Zio, Welfone sesto, come Io nomina e numera il Muratori nelle antichità estesi. Venuto quindi Ulrico in Friuli, pose sua sede nel Castello di Attimis, e di là vessava, opprimeva, ad uso di que' tempi, i Ministeriali, o Vassalli, del vicinato, usurpando tutti i loro beneficj; per Io che fu inalzato reclamo all'Imperatore, e questi affidò al Patriarca Vodalrico II. di comporre la cosa aui justc, vel amicabiliter ; sicché non si tornasse a Lui prò liac causa. Ulrico, meliore ductus Consilio, scrive il De Rubeis, restituì tutti i beneficii rapiti ai Ministeriali, o Vassalli, e per lasciare un insigne monumento di munificenza trasferì il dominio di tutto, anche de'Castelli, e dello stesso Attimis alla chiesa di Aquileja e a Voldarico; alla donazione fatta in quella Città innanzi all' Aliare della Santissima Vergine concorrendo, per la validità sua, anche la Consorte Marchesana Diemota, ed immantinente il Patriarca ne istituì un feudo. Si volle toccare dell' origine della signorile e chiarissima Famiglia, onde sortì i natali quel Missionario e Martire Tristano di nome, che dall'Henrion, nella sua Storia^ generale delle Missioni cattoliche dal 13.° Secolo i? I08'" g'orni' aPPe"a è ricordato col dire: Tristano d AUltnis italiano e Antonio Joseph Portoghese, Gesuiti «l'MOfiarj e Martiri in Cina; le quali parole dell' erudissimo Storico Francese, pur non sono che un eslralto o compendo del frontispizio d'un libriccino pubblicato in Lisbona nel 1751, e Fanno dopo tradotto dal Portoghese nell'Italiano e stampato in Venezia. Io da esso trarrò quel che risguarda il solo nostro compatriota, che meritò co' suoi sacrificj eroici di essere in venerazione, e che non è da lasciarsi in oblìo per tanti altri titoli ancora, siccome andrò esponendo in succinto; cauto di non oltrepassare i limiti d'un articoletto in questo Periodico, che ha per impresa di appagar più varie e più estese brame. Vediamo non raro tribuirsi lodi a pregi affatto indipendenti dalla libera volontà di chi li possiede; vediamo encomiato più d'uno per la chiarezza dei suoi natali; però sentiamo allora nell' animo una voce che ne dice : ma che ha fatto colui per nascer sì alto? non potea esso medesimo nascere in bassissima condizione? Ad essere meritamente laudato, condizione sine qua non ella è che l'uomo degli atti suoi, de'suoi pregi sia l'autore, in virtù d'ottimo u?o, d'applicazione opportuna de'suoi naturali talenti, secondo quel detto di antico filosofo; ani-inum mihi fìngere potui, facicm non polui. Non potendosi attribuire all'uomo ciò che da lui non dipende, e non dipendendo da lui ciò che è fuori delle appartenenze del suo libero arbitrio, materia di merito e di giusta laude non può mai essere il possesso di pregi indipendenti dalla volontà fossero ancora in grado o numero maraviglioso. Non è dei tanti così immeritamente ricordati con encomi il P. Tristano d'Atlimis, Missionario Gesuita e Martire nella Cina, del quale ho preso a fare un po' di narrazione. Egli respirava la prima aura di sua vita naturale in quel Castello li 28 di luglio del 1707; ma non si avrebbe potuto imaginare che il compimento della sp'ritual sua vita, anzi apostolica, anzi santa, fosse riserbato a un peese sì distante dalla sua culla, e, sotto ogni rapporto cotanto diverso. Ma così stava ne'disegni di Dio, e mi piace considerare che gli Angioli, secondo la dottrina di S.Tommaso, conoscendo i misteri della grazia nel Verbo che veggono, avranno festeggiato in Cielo quel nascimento assai più e meglio della nobilissima famiglia residente in quel friulano Castello. Quivi il novello rampollo fu allevato negli studi convenevoli a'suoi anni puerili, ma ad apparare Reltorica fu mandato all'Università di Padova, dove toccatogli a maestro il celebre sig. ab. Domenico Lazarini Professore dell' Umanità Greca e Latina, trovò in esso, tutto all' opposto del naturale andamento delle cose umane, e a manifesto lavoro d'invisibile mano e di grazia celeste, il primo stimolo alla via, che poi si determinò intraprendere, percorrere e consumare. 3-i Stupenda cosa in vero! quant'era assai valente letterato quel sig. Professore, altrettanto era noto per sentimenti assai opposti in molte cose a quelli de' Padri della Compagnia di Gesù; onde spesso avveniva che presso di lui si tenessero ragionamenti poco o nulla a'Gesuiti favorevoli. E pur fu questo il mezzo, onde Dio trasse a loro il giovine d'Attimis. Giudizioso e di penetrante ingegno, siccome era, argomentò fra sé, dover essere alcun che di grande e di singolare Religiosi, che tanto al suo maestro davano da pensare e da dire ; e gran voglia quindi il prese di conoscer lor libri, che gliene potesser dare distinta e verace notizia. L' effetto corrispose alle brame, e di là sentissi accuso di sempre più vivo ardore d'appartenere a quell'Ordine Religioso, che tante gloriose cose avea già operate ia ogni parte del mondo noto. Quindi applicatosi a conoscere, sotto luminosa guida, la propria vocazione, e accertatosi venirle da Dio, non tardò a chiederne con caldissime e replicate istanze 1' aggregamento, che finalmente, dopo udita per la maggior parte ancora la Filosofia, in età di anni 18 ottenne dal P. Cristoforo Ferrari allora Provinciale della Provincia Veneta, il qual era solito dire del nobile o saggio giovine, che sola una lettera di lui bastava a farlo accettare, tanto in quel foglio riluceva ogni pregio più eccellente, che in singolare bellissimo spirito può desiderarsi. Entrato nel Noviziato di Bologna li 29 Novembre 1725 diè subito a vedere quai frutti e quanto copiosi poteano aspettarsi a cogliere dal gentile arboscello, sì felicemente trapiantato e vegetante nel giardin del Signore, nel vivajo degli evangelizzanti la pace, di coloro che arrecano i veri beni. Compostezza di maniere, e di costumi in tutto misuratissima, perfetto dominio di sè medesimo, alta superiorità a tutte cose, costante tenore ad essere e mostrarsi sempre uguale, e sempre il medesimo; ecco il vero carattere di Tristano allora, e dappoi sempre in tutta la vita sua, secondo ch'io leggo nel libretto che me ne informa, per le quali sue belle qualità, o piuttosto virtù, a quanti usavano secolui, amabile era altrettanto che ammirabile. Compiuto il Noviziato, a ripigliare gli studi fu mandato a Piacenza, dove in un anno perfezionossi nelle belle lettere, riandò la Filosofia, ne studiò la restante parte, e con felicità tanta, che al cimento di sodo esame potè mostrare valor tutto da sè più che altri col beneficio della scuola, e coll'ajuto del Maestro. Ivi fu ritenuto a insegnare un corso delle scuole inferiori, dopo di che ritornò a Bologna a studiar. Teologia. Ad essa, ch'era studio obbligato, accoppiò di suo genio le Matematiche, e di queste del paro che in quella riuscì eccellente per modo da parere non essersi applicato che a un solo di que'gravi studi. Singolare egli avea sublimità d'ingegno, ma singolare- era anche la sua avidità di sapere, come singolare l'infaticabile sua applicazione; che neliitèmpo eziandio dell'autunnali vacanze svolgeva alcun 'Si Padre Greco nell'originale suo Testo, e a quel proprio fonte attignea la dottrina, di che si ricreava e divertiva,, più-deliziosamente che altri di altro che quella stagione offreu abbondantemente. Quindi somma lode, altissima stima da' parte d'ognun che il conosceva. E però, terminata la lunga carriera scolastica della Compagnia, fu da' superiori destinato; alle cattedre, onde in Piacenza, a cui era noto sì vantaggiosamente, dettò Filosofia ; poi nell'Università di Parma, nel qual mentre piacque a Dio dispor di lui, come di soggetto già beneformato e per copia di scientifici ornamenti, e più per. eminenza di religiose virtù, e donarlo alla Vice-Provincia della Cina. Le grandi e luminose ed eroiche imprese non possono essere senza contrasti; e il proprio di loro venir combattute, ogni buona cosa patendo violenza; e pertanto lottò il nostro Tristano tra indicibili risentimenti della natura, e gagliardi impulsi della grazia, colla vittoria finalmente di questa sopra di quella, e quindi con non altro che la sola veste, che avea in dosso, ed il Breviario, eccolo, a maniera veramente Apostolica, in viaggio verso la Cina. Ma era egli ben proveduto e ricolmo di quel che più vale, e che lo dovea sostenere fino alla fine. Tale e tanto fu l'esempio d'ogni virtù neHa lunga sua navigazione, che lo si chiamava comunemente il Missionario santo. Giunse a Macao nel Settembre 1744, e nel seguente anno fu assegnato alla Missione di Nan-Kim, una delle più grandi e cospicue della Compagnia in quell'Imperio. La storia delle Missioni riferisce che colà in allora un rinegato e malvagio crisliano, disgustatosi de' Missionarj per cagion di certo danaro, che non avea da lor potuto ottenere, suscitò e fomentò una grave procella contro di essi. Non è mio divisamento di qui recarne i dettagli, e le conseguenze; chè sarebbe troppo a dire, e mi dovrei ritardare la parte più interessante della gloriosa carriera del nostro Santo. Sarò corto, siccome ho promesso. Avvisati dai buoni Cristiani i Padri Missionarj Antonio Joseph e Tristano d'Attimis di quanto occorreva, ebber agio di nascondersi, ed eludere tuttala diligenza dei Mandarini, i quali in prima datisi alla severità, presero poi il partito di piegarsi a benigni modi. Onde la persecuzione de'Gentili essendosi calmata, non era a temer che dalla parte de' cattivi Cristiani, che sono sempre i peggiori nemici, perchè domestici. In fatti un Cinese, che di Cristiano non avea niente più che il nome, servì di Giuda, e dopo varie moleste avventure, che sorpassò, per amore ed impegno di brevità, il P. Tristano d'Attimis fu pigliato in Can-ko gli 11 Dicembre 1747, e carico di catene tradotto dinanzi al Mandarino della Città di Su-Cheu, il quale ordinò subito, che gli si levassero, e al Mandarino dell' armi raccomandò molto che il trattasse bene, perchè gli pareva un uomo Santo. E perchè fosse più viva copia del prototipo de' sofferenti e dei Santi, avvenne, certo per disposizione celeste, che la sua cattura, premeditata e con finissima astuzia ordita, si effettuasse nell'atto ch'ei stava divotamente rendendo le grazie a Dio dopo la celebrazion della S. Messa in una Casa dove dimorava. ■.'•'<: i. Negli esami a' Tribunali,, come ne'tormenti delle prigioni accompagnò il p. Antonio Joseph; ma se meno atroce, certamente più lungo fu il martirio del nostro Tristano, così disponendo- Iddio, ■ che all' intensità della pene supplisse 1' estensione, onde avesse, col compagno di religione : e di ofOzio, ugual la corona.. . Nel,libretto, eh' io posseggo, si fa menzion d'una lettera da lui scritta al P. Giovanni de Seixas, nella quale, tuttoché giacesse gravemente infermo nella prigione, niente ricorda dei suoi patimenli, rapportando : soltanto i. disagi dell'amato suo compagno, e la conchiudq con. ì'espressione la più edificante, e che accenna al fìat dell' Orazione quotidiana, balsamo a tutti i dolori della vita, ragione e spiegazione d'ogni avvenimento il più acerbo. Noi, egli scriveva ci teniamo rassegnali nel divino volere. Fugli risparmiato un cimento, a cui i Mandarini han sottoposto, ma invano il P. Antonio; voleano che questi calpestasse le imagini del divin Redentore e della sua Santissima Madre, ma quasi di sacro furor invaso gridò sì forte contro quell'indegna violenza, che cadde ai manigoldi l'ardimento. Vinti dalla resistenza di lui, non tentarono similmente il P. Tristano; persuasi che 1' avrebbero sperimentato di e-guale cos.tanza. . La sentenza pronunziata contro di loro non dice (come dir non potea) che così: Condanno i due Europei a morire strangolati, per essere venuti alla Cina a perturbare il popolo con una legge falsa. Quest' espressioni del Presidente cinese sono presso a poco, io direi, un fac-simile del giudizio di Pilato. Uno dei carnefici riferì il modo del martirio. Dopo 1' avviso schernevole dato loro da due Mandarini, che fra poco doveano andare al Cielo; legate le mani di dietro, e stretti, e come fasciati ad un palo, col volto tutto coperto e chiuso di fogli di carta bagnati, a turarne ogni esito del fiato, lor prolungavasi con lenta e stentata pena la morte. Di che più stanchi i Mandarini che i martiri, ordinarono ai carnefici, che violentemente gli strangolassero, e con quell'arte che u-sasi nella Cina, annodala al collo una fune, il barbaro decreto fu subito eseguito. Si seppellirono nel luogo dalla Giustizia assegnato pei pellegrini, e pei lasciati in abbandono; sopra le casse scrissero a ciascuno il nome Cinese, e poservi guardie, acciocché i Cristiani non venissero a toglier di là i loro corpi. Quanto è delizioso il riscontrare così marcata somiglianza delle circostanze del Redentore! I Cristiani contentar si dovettero di collocare solamente sopra le sepolture una pietra con alcuni caratteri, affinchè col proceder del tempo non si spegnesse la memoria del deposito di quelle Reliquie. La fausta notizia della morte di que'valorosi Eroi di Cristo, dalle due Case della Compagnia in Macao con suoni e illuminazioni e con ogni possibile solennità fu festeggiata, concorrendo alla Chiesa di S. Paolo tutte le religiose famiglie, e nobili in gran numero, dove si cantò il Te Deum, si «elebrò Messa solenne, e si coronò tutta la festa con eloquente 'panegirico, nel quale non si esaltava soltanto l'invitta costanza, onde i generosi campioni avean data la vita per la Fede che professavano, ma l'eroiche virtù ancor commendavansi, con che dai primi anni eran eglino venuti adornando le lor anime, e rendendole degne di sì splendide e preziose corone. — ' Contava il P. Tristano 41 anni intieri d'età, e quasi 23 di Religione; dei quali i tre ultimi passò predicando fervorosamente, e fruttuosamente quella Fede, per cui gloriosamente morì. Sebbene, non si può dir che morisse, ma che cominciasse allora vivere più veramente, come beato in Dio e appresso Dio ; ove trovò, e gode, e in eterno godrà il compenso- a' suoi sacrifizi, il ricambio alle sue rinunzie, il premio de' suoi meriti, divenuto, senza confronto, più nobile del suo parentado, perchè decoratosi egli, sopra la nobiltà nativa ed ereditata, della da lui acquisita e però tutta sua personale. G. B. Vatta. RIPARTIZIONE DELL' ISTRIA IN CAPITANATI DISTRETTUALI E COMUNI SECONDO LE NUOVE S CO M PARTIZIONI ED AGGREGAZIONI. CAPITANATO DISTRETTUALE DI VOLOSCA, comprende Popolazione Superficie COMUNI NUOVI COMUNI VECCHI sepa- unita separata unita H t—( co la w rata Jugeri Klafter quadrati Jugeri Klafter quadrati o Berdo 326 1222 1170 Maloberze 166 578 536 JELSCHANE Sappiane 266 1214 926 Pasjak 281 1888 933 Sabizhe 367 3071 1238 Podgraje 361 1289 49 4100 17978 1193 819 VOLOSCA Volosca 1150 1150 240 138 240 138 247 LOVKANA Lo vrana S. Francesco 657 627 1602 1087 CAPITANATO DISTRETTUALE DI VOLOSCA, comprende 1 Popolazione Superficie — COMUNI NUOVI COMUNI VECCHI sepa- unita separata unita E-' —* C/1 ss W rata Jugeri Klafter quadrati Jugeri Klafter quadrati O LOVRANA Opritz Tullissevitza 836 629 2253 1003 32 1491 2749 4859 1010 967 MOSCHIENIZZE Moschienizze Callaz Craj Draga 279 596 629 684 193 1442 819 2603 1415 744 786 241 975 . ■ 2188 5058 1586 VEPRINAZ Veprinaz Pogliane Puharsca . /Vassansca Abbazia 410 541 417 430 396 804 836 2831 3553 111 4 451 263 314 222 990 2191 8135 1254 -P; CAS,TUA - .' . : -X —■ -1 ho.jii Castua Bernassi Rerncichi Blasichi Breghi Bresa Hosti Jurcichi Jurdani-1 -Jussichi Kukielli j Marcegli ' / Perenichi •Pobri Puusi Rečzina j Rubessi j : 17: . ■ Mattugli Rucavaz dolegni Rucavaz goregni 608 345 485 340 407 73 309 424 318 236 493 496 384 311 578 267 339 273 337 468 251 700 641 456 645 3121 366 486 726 217 761 1055 268 194 1165 631 629 119 2085 811 687 289 540 2828 206 557 3990 i 1598 340 323 672 698 866 572 726 436 1083 606 1187 385 927 1596 1173 311 770 73 - , * ' * Ci " 1 '• ' s / 5.. I • » -'':>' [ Sarsonls Serdo.zzi Spincichì Sroki' : Svonechia Trinaistichi Zamet ' y Bergud . i / 561 445 344 421 477 316 370 833 ». 989 621 236 1340 799 1 345 1188 . - ; j. 1 CM: i Vifif • -H-l . ~ i » ! ' • À/HO.Ì J.t ' (Continua.') Tipografia del Lloyd Austriaco. ' ' 7 Redattore »r Manille*.