L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestrein proporzione. Si pubblica ogni sabato. Distretto di Montona. ontona, posta a cavaliero della valle che porta il di lei nome, ha la chiave del fiume precipuo dalla Vena scendente al mare, fu luogo assai antico, e come pare dei Celti aborigeni, anche quando le instituzioni romane " furono propagate in tutta la penisola. Il nome suo non è latino, piuttosto celtico siccome è Albona e Fianona, ed indica pianoro, valle verdeggiante. Già il Tommasini muoveva lagno, nei suoi commentari sull'Istria, che le antiche leggende fossero tenute a vile, e venissero adoperate siccome materiale da muro; le pochissime di cui potemmo avere conoscenza, accennano , la presenza di Celti, e, come sembra, in condizione non vile. Gli antichi autori che tramandarono memoria dei comuni interni dell' Istria, tacciono di Montona, nè il suo nome è ricordato nelle lapidi, siccome fu il caso di Pinguente posta a'piedi della Vena; e se l'estensione dell'agro proprio, non del deditizio o dell' assegnato, è argomento della condizione delle antiche città, siccome difatti lo è, convien dire che piccolo luogo fosse Montona, comunque per altri riguardi importante, se 1' agro suo misurava duemila iugeri appena di superficie, mentre i territori delle municipalità istriane furono tutti di ampiezza sufficiente ad alimentare città di qualche conto, e 1' ampiezza dell' agro proprio fu sempre prova della estensione della città. Ci è accaduto di vedere nelle gole, che chiudono la vallata del Quieto superiore verso Pinguente, indizi certi di chiusa o, come dissero gli antichi, di claustra a contenere i montanari e a difendere la parte marina della provincia; chiusa ch'era tutelata da fortalizi e dalla natura del sito. E da queste opere conchiudiamo, che Montona ebbe importanza militare ai tempi romani, ma non bene fida, perchè Montona medesima era presidiata a brevissima distanza da forta-lizio, e facilmente tenuta in soggezione. Volentieri le assegniamo posto precipuo, e stabilimento di maggiore importanza dei Celti aborigeni. Tale condizione la sottoponeva alla imposta fondiaria, dalla quale erano esenti gli stabilimenti romani, la sottoponeva cioè alla decima laicale C'è decime ecclesiastiche si pagavano soltanto negli agri municipali) che comparisce pagata anche in tempi a noi vicinissimi; ciò però non toglieva che, ad onta del tributo, fosse Comune, avesse cioè il reggimento di sè medesima. Che fosse comune tributario, lo accennano il governo di sè medesima; il pagamento di annua corrisponsione ed ai patriarchi ed al podestà di Raspo fino agli ultimi tempi, successo nei diritti camerali del marchesato ; il dono fatto di Montona dai re d'Italia alla | chiesa parentina nei secoli di mezzo ; la quota di decima che pagavasi al vescovo di Parenzo, quota che sembra accennare ad una più antica ripartizione di decima fra Principe che la affrancò del governo verso corrisponsione di tributo, ed Investito che ne percepiva una quota minore. La presenza di capitolo in Montona - al quale già si spettava ciò che si disse polizia del clero, cioè giudicatura civile e penale -, il numero dei capitolari corrispondente a numero tale di deputati del comune che indica comune d'importanza, l'ingerenza che prese il comune nelle nomine dei capitolari, quasi vivessero ancora le antichissime leggi, le giurisdizioni che ebbe su baronie circostanti, accennano ad una condizione onorifica, che però non fu quella di municipio, secondo le idee del diritto pubblico d' allora. Imperciocché non fu corpo e-quiparato a persona nobile, od attribuente la nobiltà personale (non ereditaria) ai membri della rappresentanza; che anzi le persone distinte che vi avevano parte, amarono inscriversi nell' albo dei con. glieri delle municipalità vere ; e la pianta e la distribuzione del luogo, monumenti assai certi dell' antica condizione, meglio talvolta che carte o pietre scritte accennano a ben altro che a municipio. In quale tempo Montona ottenesse il governo di sè medesima (e ciò intendiamo sempre con quelle soggezioni di tutela e di alta giurisdizione che in tutti i tempi furono inseparabili dall' autorità del principe), noi noi sappiamo; non già che impossibile sia il rintracciarlo almeno per induzione, ma perchè a tale riconoscimento ci mancano gli elementi. E però certo che nel placito di Carlomagno, nella dieta tenutasi in Risano al principio del IX secolo, Montona figura non solo fra le comunità, ma fra quelle che direttamente corrispondevano al principe annuo aversuale in danaro a titolo che non è ben chiarito. In quale tempo Montona tenesse le giurisdizioni sull' agro distrettuale circostante non è a noi noto : il Tommasini, eh' ebbe notizie da canonico montonese, narra che le baronie circostanti fossero pressoché tutte in potere di private famiglie, famiglie baronali che le leggi romane indicavano sotto il nome di possessores. Gli o-nori tributati dal capitolo di Montona alle tombe d'illustri personaggi, che poi si verificarono essere teste coronate, nella chiesa maggiore di Montona, sembrano accennare a personaggi meritevoli di ricordo. Ridicolo sarebbe il supporre re od imperatori, dacché ancho marchesi e duchi e conti portarono corona; piuttosto sembra potersi conchiudere che qualcuno dei marchesi fosse be- nefaltore del comune e concedesse giurisdizioni sulle baronie circostanti; se pure non-piacesse preferire i vescovi di Parenzo, cui Montona e l'agro circostante fu donato, i quali, come di gran parte delle baronie, diedero investitura ai conti d'Istria e di Pola, potevano anche averle date al comune di Montona. Il quale certamente ebbe il dominio di sè medesimo se potè darlo, salvo i diritti del marchese, alla Repubblica veneta nel 1278, come anche fece, sotto il dominio della quale ebbe rango di castello, o, nella lingua officiale di allora, castrum. Le baronie soggette a Montona furono, come in generale le istriane, miti piuttosto, i domini cioè i baroni, i gastaldiones cioè gli officiali baronali, i judices non potevano giudicare di rapimento o furto della roba altrui, nè di liti civili le quali superassero certo importo di 40, non sappiamo se lire od altra unità di danaro. Delle 17 baronie sottoposte a Montona una sola era di ragione diretta dal comune : le altre spettavano a private persone. Ma di queste avremo altra volta occasione di mostrarne l'indole proseguendo l'incominciata pubblicazione di attendibili documenti. Montona Bercaz . Caldier . Caroiba. . . JS. Giovanni . g /Mondellebotte. g { Montreo 1 Novaco . iRacotole Sovischine Visignano S. Vitale Zumesco i Portole . S \Gradina, g \Sdregna £ I Cepich . ' Topolovaz a (Visinada £ j Castellier . . ( Sta. Domenica Arativo Arativo vio-nato Arativo olivato Arativo vignato ed olivato Vigne Vigne olivate Oliveti Orti 284,1497 122, 767 91, 927 244,1143 705, 727 414, 262 625, 929 379,1558 103, 177 58,1419 326,1081 387, 684 105,1202 582, 47 157, 517 238, 8 49,1076 243, 641 485, 34 224,1227 220, 86 459,1308 270,1098 275, 239 278, 420 528,1256 397, 513 388, 397 350,1473 211,1053 121,1287 602, 458 513, — 317, 943 1042,1318 158, 387; 388,1467 90, 335 145, 5881 1068,1402 628, 9 491, 420 52, 115 14, 478 19,1060 16,1378 46,1471 36,1594 54, 254 42, 344 52,1251 45, 471 45,1091 25, 294 14, 801 21, 542 58,1474 52, 335 150,1383 21, 86 34,1219 19, 972 34,1500 ' •'»•>' ' ' > <-i • I r «is« ,i ■ 29, 590 17,1149 ] 48, 5 13,1545 j-- 2, 136 6, 100 2, 992 | 24, 428 -- 20, 670 10,1573 7, 481 3, 50 3,1200 9, 353 16, 86 14, 238 6, 398 13,1217 4,1591 7,1426 14, 42 11, 60 4,1163 32, 53 11,1477 11, 157 1, 892 11,1220 25, 336 18, 627 7, 196 6051, 9 8729, 371 381, 421 479, 117 i 49, 635 20, 541 105,1204 j 235, 463 Del Municipio di Montona per servire alla storia dell'Istria. Le prime notizie storiche che di Montona, per quanto io sappia, positivamente si hanno, dal Placito nella Valle di Risano, al principio del nono secolo, tenuto, si rilevano, nel quale è ricordato che compresa era nelle nove Città o Castella libere, che ai Greci Imperatori, per 1' a-vanti, l'annuo dono dei noti marcosi, o marche - zecchini - trecento quarantaquattro collettivamente offerivano. Le romane lapidi, e tra queste la bellissima di Valerio Massimo, che possedo, e la costituzione romano-reppu-blicana, che aveva, danno tutte queste cose a vedere, che sino dei tempi di quella reppublica abbia esistito, e quella cittadinanza goduto; che quella che municipale in seguito dissesi, altro che cittadinanza romana non era, oltre alle barbariche invasioni nei Municipi sorvissuta. Come sia avvenuto, che i Municipi istriani si con- servassero, ardua èia via a dimostrarlo: sì per gli apocrifi contradditori documenti, che nei tempi oscuri si pubblicarono, che per quella tendenza de' storici di voler il passato nello spirito fondere del presente ; senz' avvertire che lo spirito umauo non si copia, sennon quando retrograda. Lasciamo l'Istria avanti i Romani, e gì' Istriani, che il loro suolo, il loro mare difendendo, furono per barbari, perchè vinti, tenuti! lode ai vincitori! guai a vinti! così fu sempre. Spiegate Roma le sue aquile vittoriose a questa parte, tutto il Paese d'Aquileja all' Arsa di colonie, e di Municipi si cuopriva. Montona e forse Montana, perchè sulla linea confinale tra l'Istria maritima e la montana, è posta, è sino da que' tempi a ritenersi, che in Municipio sorgesse ; che Municipi di poi non si fondarono. Costantino nella divisione, che fece dell' Impero, al Vicario d'Italia sotto ad un Consolare quella Provincia, italiana, assegnava : ma indebolito l'Impero, che sotto il Nelle ripartizioni austriache del 1800 conservò Montona l'antica sua condizione comunale; fu però compresa nel dipartimento di Parenzo e sottoposta a quel tribunale provvisionale. Nelle ripartizioni italiche del 1807, cessate essendo le baronie tutte e tutti gli antichi comuni, se ne compose novello, detto di Montona, però minore in estensione al precedente agro territoriale; imperciocché Visigna-no, Mondellebotte, Sta. Domenica e S- Michele sottoterra furono assegnati al comune novello di Visinada, e questa ripartizione fu conservata dal governo francese. Nel 1814 si compose il distretto coi comuni di Montona, di Portole e di Visinada; però a Visinada vennero tolte le frazioni di Visignano, di Mondellebotte e di S. Michele per restituirle a Montona, rimasta a Visinada quella di Sta. Domenica. Più tardi le frazioni di Gradigna, Topolovaz, Cepich vennero tolte a Capodistria per darle a Montona, incorporandole al comune di Portole. L' odierno distretto è diviso in tre comuni, ripartiti questi in frazioni censuarie; la superficie è di iugeri 54203, pertiche 1004. Prati Pascoli Bosco Bosco Area Improdut- Prati 1 Pascoli alborati Paludi alto alborati ceduo d'edifizi tivo 170, 706 __ 141, 833 103,1216 555,1327 100,1530 7, 160 83,1139 152, 426 --i -- -- 26,1282 176, 513 278,1551 1,1430 30,1282 15,1282 -- 380, 614 -- -- 45,1178 4,1472 52, 805 358,1449 -- 858, 620 119, 656 6,1289 58,1597 14,1078 -- 1457,1441 -- -- 636, 388 5, 310 85, 83 13.1314 -- 406, 792 -- -- — 1257,1491 3, 69 46,1188 214,1096 43, 267 999, 229 -- -- 99, 319 5,1539 69, 180 439, 777 1130,1311 -- -- 428, 888 4, 375 105, 782 37, 190 -- 593, 717 182, 466 2, 391 22, 560 2,1026 -- 368, 946 -- -- 413, 792 -- 1,1557 40, 126 12,1556 -- 578, 419 --- 1033, 38 10, 468 59,1339 223,1376 -- 1014, 238 -- 18, 543 845, 447 3,1559 90, 991 18, 967 -- 432, 263 -- 286, 854 279,1538 4. 816 118, 567 525, 627 66, 728 2322, 684 -- -- 406,1507 742, 259 25,1426 199, 898 365, 267 98,1125 464,1528 89,1500 -- 29, 165 663, 65 3, 263 102,1428 418, 264 58, 586 1693, 107 429, 347 -- 281, 432 856, 910 6,1233 133.1593 91, 888 -- -- -- -- 346, 538 2, 77 29,1380 257, 248 143, 750 318,1548 47,1451 --. 278, 55 662,1263 4,1058 69, 720 664, 628 760,1069 -- -- 149, 59 2476, 95 17, 721 124, 148 151, 293 661, 431 -- 82,1036 -- 1423, 918 17, 542 60, 350 13, 982 f 294, 192 1004, 302 6, 809 61, 139 - 4161,1485 410, 256 15469,1145 137,1351 82,1036 2491, 194 13612,1375 145,1564 1644,1295 proprio peso sfasciavasi, incominciavano le incursioni, e l'Istria il primo campo ne diveniva. Ei fù a quel tempo, io penso, che i Municipi istriani, intorno al quinto secolo dell' Era nostra, alle proprie forze abbandonati, di mura si cingessero, e Castelli a sicurezza erigessero: e che intorno a quel tempo Montona la prima cinta delle proprie mura con torri, spaldo interno su fossieri, abbia essa edificata. Ma alle prime, altre incursioni succedendo, naturai cosa è, che i Municipi i mezzi di propria difesa ampliassero: e così preservati dall'invasione gotica li vedemmo : e la celebre lettera del Prefetto al Pretorio ai Provinciali dell' Istria indirizzata, di blandezze sparsa, cospicua testimonianza ci olTre, che i Municipi incolumi rimasti erano : che sotto la denominazione di Provinciali, non altro è a intendere che i Municipi, che una confederazione fatta avevano, gl' interessi generali della Provincia per via di Parlamenti a regolare. Passata l'Istria, scacciati i Goti, all' Impero di oriente, i Municipi, verso il tributo delle fissate marche, fermi rimanevano. Vessazioni infinite sofferivano in seguito da Giovanni Duca pei Franchi ; ina essendo stata loro fatta dai Messi Imperiali buona giustizia, si riavevano: e richiamala indi da Lodovico il Pio l'antica legge, venivano in pieno onore rimessi. Nuove incursioni ancora sul finire del secolo stesso, il secolo nono, di Saraceni e di Slavi succedevano ; nuove opere di fortificazioni quali i propri focolari a difendere, quali il passo ai nemici a contendere, alle prime si aggiungevano : è a quel tempo che Montona, il popolo vicino a. ricoverare, erigeva le sue contro-mura ; che in seguito poi le ultime incursione degli Uscochi a rispingere di due Forti munivale. Città murate, Castelli e Castellolti quasi a rete dap-pertutt' Istria sorgevano; di molti de'quali altro che ruine non restano: sennonché penso, che hassi bene ad avvertire per ruine di antichi castelli, i rovinacci non prendere dei militari accampamenti, che i Cesariani, sotto Varo disfatti, qui rifuggiti, 1' esercito di Germano ad at- tendere, avevano eretto: cosa non difficile delle misure di tai accampamenti per le Legioni semplici e gemine, invariabilmente sistemate, a rilevare. E di tai Castelli e Castelletti esterni, quali opera dei Municipi, il loro agro a proteggere, erano e quali nò: Capodistria, che il maggiore era allora degl' Istriani Municipi , che al Placito predetto, sebbene nell' agro suo tenessesi, comparso non era, o perchè indipendente giu-dicassesi, o perchè pei Greci parteggiasse, vari di tai castelli esterni aveva: dove poi i Municipi provedere non vollero, cittadini isolati le popolazioni disperse collegando, altri ne edificavano essi; ed in indipendenza, senza però grado di Municipi, si erigevano. E qui è il punto storico da dividere. I Saraceni venivano respinti; ma gli Slavi, introdotti prima da quel vessatore Duca Giovanni che dicemmo, quali per conquista, quali ai Castelli resisi indipendenti collegandosi, e quali per investite dei Municipi nel-1' agro istriense si stabilivano. Gran voga di diplomi e di donazioni alle chiese in quel tempo aveniva. Ei fù per questo mezzo che i Patriarchi di Aquileja la strada a divenir Marchesi d'Istria si apersero: i quali però, come i precessori loro, sotto i titoli di Duchi, Conti, e Marchesi, altra, per riguardo ai Municipi che la sola alta giurisdizione, o diritto pure di dominio per gli Imperatori, non ebbero; il tributo delle consuete marche dai Municipi riscuotendo. I Diplomi e le donazioni intimorirono i Municipi: non più Parlamenti; ma nell'impotenza della protezione Marchionale, guerricciuole invece tra essi. Gelosi, la propria costituzione di conservare: della politica invaditrice dei Patriarchi in sospetto, stavano i Municipi per qualche tempo in sospeso : ed a proposito veggiamo come Monto-na recassesi bensì, col mezzo di deputati nel 1258, a chiedere al Patriarca la licenza di eleggersi il proprio Podestà, ma con la esplicita riserva - che accettata veniva, - che tale domanda niun pregiudizio apportare a-vesse ai diritti del Municipio, in qualsiasi tempo voluto avesse dei medesimi valersi. Inquieti, di pace e di sicurezza desiderosi, la veneta grandezza che sorgeva compresa, e della bella fama, che nella scienza del diritto aveva quell' aristocrazia di se divulgata, ammirati, a quel Comune e Doge di Venezia si dedicavano. Qui la storia alla sola parte veneta si ristringe. I Podestà veneti d'allora a reggere i Municipi. Movevano lamento i Patriarchi, ma quel governo a prima blandivali se stesso de' consueti tributi addebitandosi. I Municipi erano salvati; ed i castelli, che emancipati dai Municipi si erano, passato avevano a Feudi, quali misti, e quali per la giurisdizione soltanto; le Praude o Podesterie, sui Capi-famiglie contate, che state erano pel salario dei Giudici istituite, percepiendo : de' quali, incamerati, di nuovo poi a titolo di feudo dati alcuni venivano. Ma ornai le cose antiche istriane alle tanto varie disputazioni dei dotti lasciando; il campo a non lasciare di contemporanee notizie deserto, del Municipio di Mon-tona, quale costituito si è trovato del tempo dei Veneti sino al 1805, e per breve tempo nel 1813-14 rimesso, di propria scienza, mi ristringo ora a parlare. II Municipio di Montona confinava col suo agro a Levante con Pietrapelosa, Pinguente, e Pisino; a mezzodì con Parenzo ; a Ponente con Visinada e Grisignana ; ed a Tramontana con Piemonte e Portole. Aveva adette tredici ville, oggi dodici, che S." Domenica gli è stata nel 1807 distaccata, e unita a Visinada: Sovischine, Zumesco, Caldier, Novaco, Montreo, San Giovanni, Mondellebotti, Visignano, San Vitale, Racestole, Caroiba e Bercaz : che sebbene sia vero, che Parenzo l'agro suo estendesse, come s'estende sino al Quieto; non è però, che solo a Ponente lungo il lido e sino all' altezza di Santa Domenica, che vi si e-stende, estendendosi invece Montona, come d'antico, a mezzodì sino a Villanova. La popolazione era divisa tra Cittadini e popolo. Che il censo di Fabbio Massimo non pare che qui fosse esteso o perchè alla sola città tumultuante fosse stato ristretto o perchè cittadini di gran patrimonio da essere nei senatori coscritti — che Roma come tutte le celebrità tutte le ricchezze dell' Impero ingogiava — qui non ve ne esistessero. I citt«j|lini soli il Municipio propriamente formavano. La Cittadinanza era ereditaria. I privi-leggi, che godeva erano di esser esente dalla leva sforzosa militare, come anche di servire nelle Cernide, ossia nella milizia Municipio-Provinciale, ed essere assoluta anche delle fazioni personali: sennonché sopra questo ultimo punto, tumultuante il popolo, nell' anno 1594, cedere doveva; come altresì nelle facende dell'annona due procuratori del popolo ammettere. Il diritto positivo poi aveva, di amministrare, il popolo escluso, il patrimonio Comunale, e gli offizi Municipali sola sostenere. Del consiglio. Il Consiglio si componeva di tutti gì' individui maschi, giunti all' età di anni dieciotto, delle famiglie de' Cittadini: si adunava regolarmente una volta all'anno. Aveva il Consiglio un tempo la potestà legislativa ; faceva leggi Civili e Criminali, come si ha dal suo Statuto Municipale; ma dopo la dedica a Venezia, questa potestà al solo ramo politico disciplinare era ristretta; con tutto ciò, le sue leggi antiche statutarie, furono sempre nel diritto civile le prime osservate: e dove queste non disponevano, supplivano le Venete. Radunato il Consiglio a suono di campana nella sala comunale, provedeva esso nel suo seno a tutte le cariche Municipali, che annualmente si mutavano. Prima si eleggeva i suoi due Consoli, che con mutata denominazione, Giudici si dicevano: poi a due vice Giudici o Agenti: e a questi quattro affidata veniva peli'anno della carica 1' amministrazione di tutte le rendite della Comune: Essi rappresentavano la Comune: essi sorvegliavano a tutti : Il Podestà per parte del Governo n' era il Preside : Uniti si chiamavano la Banca, perchè ad una Banca separata sie-devano. Non potevano i Rappresentanti la Comune far nulla senza l'assenso del Podestà; e questo nulla fare poteva per riguardo al Municipio, senza il concorso di quelli. In caso di discordia decideva nelle piccole bisogne come Giudice di appellazione, in via amministrativa, il Podestà di Capodistria : e per via di ricorso e nelle cose gravi il Senato. Le altre cariche erano: un Cancelliere ed Archivista: un Contestabile o Castellano, che alla custodia sorvegliava del castello : un Avvocato di Comune, che assistere doveva i poveri: un contraditore alle parti e conservatore alle Leggi: il cui offizio era di apporre il veto alle Parti o determinazioni, che dannose riputava alla comune, ovvero che alle Leggi fossero estranie. In tale caso o la Parte doveva essere regolata, o trasportata esser doveva ad altra seduta: In nessun caso una Parte che avesse avuto il veto, poteva avere 1' exequatur, se il veto non veniva ritirato, od in via di appellazione annullato. Due periti di campagna: due Deputati alle strade, e due Ispettori ai pesi ed alle misure venivano nominati: più un Governatore dell'Ospitale: un Governatore del Santissimo o Cameraro, della Chiesa: ed un Camerlengo, che il Cassiere era della Comune. — Il Podestà poteva eccitare e comandare anche agli offizi comunali, de' quali tutti era il preside di diritto, ma non poteva impedire che gli offizi agissero, ne omettere di apporvi 1' exequatur. Il Consiglio era chiuso nelle famiglie Cittadine : era però ammessa l'aggregazione: Il Consiglio votava: ammetteva o rifiutava: nel seconda caso nessuna autorità poteva ammettere: nel primo, la famiglia eletta, su la base della Parte stata presa nel Consiglio, veniva dal Senato Veneto confermata : era 1' exequatur regio. Regolamento interno. Il Podestà Veneto, e dopo la caduta di quella R§p-publica presiedeva il Consiglio: non aveva però voto* Il Consiglio dividevasi in cinque sezioni: La prima sì componeva della Banca ossia della Rappresentanza Comunale, e nell'altre quattro sezioni si dividevano i Cittadini: era lecito ad ogni uno di prender posto in quella sezione che gli piaceva: solo non poteva, durante la seduta, mutarla. Vi erano cinque palle di avorio, sopra o-gni una delle quali era scritto una sezione. Venivano messe in un Urna: il Podestà ne levava una, ed i Giudici e gli Agenti le altre quattro una per ciascuna levavano. L' ordine col quale queste palle sortivano serviva la preferenza a regolare per le proposizioni alle cariche. Eravi un' altra Urna che su di un piedestallo posta veniva in mezzo alla Sala: In questa venivano poste tante palle di metallo, quanti erano i consiglieri sieduti nella sezione che dalla estrazione delle palle di ordine era prima designata, meno due, o quattro; alle quali si suppliva con due o quattro palle dorate, che si dicevano palle di oro. I Consiglieri della sezione designata, si portavano dalla parte che guardava la Banca incominciando, una palla per ciascuno a levare: quegli che levava la palla d' oro, aveva il diritto alla nomina di quel dato impiego eh' era già stato prima annunziato : poteva anche sè stesso nominarsi: estratte le due palle d'oro, se di una sola Carica si tratta, e tutte quattro per le Cariche gemina, quali erano quelle de' Giudici e degli Agenti, e sentite e registrate le nomine, si passava alla votazione, i sulfraggi di tutti i Consiglieri presenti in un' altra urna gemina, con una sola imboccatura, raccogliendo, contrasegnata a due colori, bianca e verde: Bianca del sì, verde del nò. È da questa pratica, che si hanno le due frasi: levar palla d'oro, per annunziar ad un caso favorevole: e darla nel verde, per dimostrarsi contrario. La maggioranza decideva. — Fatta una nomina e passata a votazione, si procedeva con lo stesso ordine alle altre: In quanto alle proposizioni straordinarie e fuori delle nomine, aveva ogni cittadino il diritto di proporre: ma depo- ner doveva la sua proposizione alla Banca, e 4 giorni prima almeno nell' offizio Municipale presentandola : II Cancelliere Comunale la presentava ai Giudici ed Agenti, e questi al Podestà; e sentito il Conservatore veniva preso, se era o meno da presentarsi al Consiglio: nello stesso modo procedevasi per ottenere qualche cosa, come investiture di beni per esempio, o per essere aggregato al Consiglio: due voti favorevoli bastavano, perchè dovesse essere letto al Consiglio. L' esito da quello dipendeva della votazione. — Niuna votazione palese era permessa, comecché tali votazioni sono sempre men libere delle secrete. Ogni cittadino aveva il diritto di parlare prò o contra ad una Parte o proposizione: scritture non venivano ammesse: e nemeno accettati documenti, se non erano stati prima depositati alla Banca. Vi era un libro di Consiglio, ma in quello non si registrava che l'esito dello scruttinio oltre alla seduta annuale del Consiglio, ne potevano essere tenute dell' altre. I Capi Comunali domandavano di convocar il Consiglio: il Podestà accordava: non poteva negare. Andrea Paulinj. Notizie sul governo temporale dei Patriarchi di Aquileia siccome Marchesi dell'Istria. .11 Dr. Pietro Miandìer TRIESTE. Già da lunga pezza io mulinava di ciarpare alcun che sul governo temporale dei Patriarchi aquileiesi nel-l'Istria, e rivolgermi appunto per questo foglio a Vossignoria, pensandomi ancora di parlare a un istriano nel puro senso dell' adottato giustissimo dilemma intorno 1' applicazione di questo nome; lorchè dal N." 40 del foglio l'Istria mi avveggo di dover, come che sia, tentar di rispondere ad una lettera eh' Ella, esuberante di gentilezza, mi ha indirizzato a tutta mia più grata distinzione ed onoranza. Egli è perchè da gran tempo mi sono convinto della necessità di un Museo Istriano, che sulle istanze di amica persona le inviai anche la monetina consolare di Lucio l'rocilio-, rassicurandola, che le giungeranno per me tutte cose mi venisse fatto di avere in aumento della notami sua bene avanzata raccolta numismatica ed archeologica: che pur troppo la nostre Storie, nello smarrimento di preziosi documenti, vanno errate persino in registrare i nomi. — Il Museo non chiarirà fatti, ma ,or-nirà la serie di epoche interessanti, mostrerà per legittima induzione lo scambiarsi delle svariate dominazioni; e su tutto avremo la cronologia dei nomi, necessari cotanto al corso della storia. A Lei bastò le molte volte una semplice sigla per leggere nel passato, una minutissima linea della sua lente a scandagliare l'antichissimo orizzonte storico, ed indi trarne utili lezioni pel nostro composto e ricomposto edifizio. — Possano gl' Istriani tutti cospirare al divisamento d'istituirsi un patrio Museo, poiché n' hanno oltre a bastanza gli elementi, se ricercati a diligenza e conservati ! L'Istria non vanta moneta sua propria, neppure dei tempi in cui ebbe esistenza da sè. Le appartengono in qualche guisa i coni del marchesato tramandati ai vescovi di Trieste, e gli Aquileiesi redati dal ducato del Friuli: onde avviene, che, mancandoci più saldo puntello, se a-vessimo sott' occhio monete usate in provincia prima della caduta di Nesazio, forse potremmo con più di ragione, ammesso indubbiamente il contatto con altri popoli o greci o italiani, giustificare la civiltà degl'Istri antichi marittimi, eh' io non posso col dotto Mazzoldi non dire Pelasgi secondi, perchè greci a tutte prove, ovvero Pe-lasgi di ritorno alla madre patria, dopo avere, si dice, incivilito tutte le genti lungo le coste del Mediterraneo. o o Taccio della parte celtica, se la si vuole a questo argomento aggravare, sebbene non altro che una deviazione ella debbasi considerare del ceppo celtico, stanziatasi in più miti regioni, di sotto al nostro cielo sereno ed al bel sole italiano, che fa smettere di leggieri ogni ferina costumanza. — Ma, nell' avvertita mancanza di monete precedenti il dominio romano, dico io, come non consentire la possibile civiltà a un popolo, che di mezzo a'secoli più barbari, lorchè non lunge dalle prode istriane fer-mavasi la gente, che a dire di Erodoto e Diodoro Siculo, adorava per culto suo prisco « una vecchia scimitarra « piantata sopra un mucchio quadrato di sarmenti, sagri-« lìcando a tale un simulacro di Marte i cavalli e più « spesso gli uomini presi in guerra, ai quali ultimi prima « spargeva in sulle teste del vino, scannandoli poscia ad « un vaso per bagnare di quel sangue cosi preclaro si-«mulacro»; come dico, non gli concedere civiltà, se cosiffatto un popolo imprendeva di que' tristi tempi a correre il mare con navigli suoi propri, per cose di commercio, e visitando, come ci assicurano le storie, le ullime spiagge dell' Adriatico, e forse più innanzi che non sappiamo? Ciò premesso, vi deduco, in risposta ai fattimi quesiti, antichissimo il nostro commercio, per dirivarlo giù e giù insino al governo dei Patriarchi di Aquileia, i quali anche ne' trattati con Venezia, a giudizio di Marino Coppo, volevano ritenuta in Istria la loro moneta. Gelosissimi poi gì' Istriani li veggiamo in ogni tempo del loro commercio, e levare il capo, non eli' altro, al paragone dell' Aquile latine al subito sorgere del grande baluardo contro le incursioni settentrionali; temendo essi non la stanza di sì potenti vicini fosse per nuocere al commercio istriano. E ragioni di commercio nimicarono parecchie marittime città istriane alla nuova Venezia, per tacere de' loro trattati in tale proposito. — Dunque 1' I-stria amava il commercio, la navigazione, le arti della guerra; difendeva le sue franchigie sino a perdere disperatamente i suoi re; dunque noverava per ciò stesso una discreta civiltà ed eguale opulenza. Ma gli è tempo che, come promisi e può attendersi dalla mia insufficienza, tolga a ripetere qualche notizia sopra gli ordinamenti de'patriarchi aquileiesi nell'Istria, notizie per questo solo di qualche utilità, che valgono a rammentare quel molto, che fu scritto in simile subbietto su per le pagine di questo giornale. Nelle fluttuazioni guelfe e ghibelline, riverberatesi pure sulle cose dell'Istria, rannodata per vent'anni la lega lombarda, Papa Gregorio IX, dopo il convegno a s. Zenone (1226) dei consoli italiani, era riuscito di pacificare l'impero alla chiesa (1230); ond'è che pervenuto in Bertoldo III patriarca il nostro marchesato, cedutogli da Ottone, vennero del 1232 od in quel torno sanzionate le giurisdizioni del patriarca d'Aquileia sulla pro- vincia d'Istria, col precettare in generale alle città, castella e ville di non eleggersi podestà, consoli o rettori senza il consenso patriarcale, nè di attribuirsi l'un l'altro facoltà di esazioni, monete e foro, intimando anche al principe veneto di non poner censo su queste terre. Vi si opposero gagliardamente Capodistria e Trieste per convalidare la loro avitica condizione e attenersi al loro reggimento. I diritti, per tal modo infeudati al patriarca ed alla chiesa di Aquileia, consistevano in ciò, che i patriarchi erano divenuti i marchesi di tutta l'Istria con pieno arbitrio nelle cose temporali, o, come allora lo chiamavano, di mero e misto impero ; così, che relativamente a questo prelato, marchese e signore,