ISTORIA DELLA Contea di Gorizia CARLO MORELLI DI SCHÖNFELD in quattro Voliimi compresavi un jtiipenrticc di note illustrative. VOLUME TERZO che abbraccia l'epoca DallAnno 1700 all'Anno 1790. GrORIZIA PREMIATA TIPOGRAFIA PATERNOLLI 1855. ^ ^ SJLTO \ un ISTORIA de1la COITEA OI GORIZIA LIBRO QUINTO. CAPITOIiO PRIMO. Giuseppe I assume le redi ni délia mon arc h i a austríaca. ' arciduca Giuseppe coronato (168S) nel nono anno délia sua età re di Ungheria iu Presburgo, ed eletto dopo due anni re de' romani in Augusta succedette nell'anno 1705 ail'augusto suo padre nelF impero dei vasti suoi stati. L'Alsazia lo vide in due campagne (1 î08 e â S04) alla testa delle truppe di Leopoldo I, e Landau due volte presa fu il frutto delle sue arnii. Non trovasi nelle storie notata una serie di si grandi e fortunati successi sotto un regno tanto breve come il suo. La snperiorità esercitata co' principi di Baviera, F acquisto del ducato di Milano, la santa Sede forzata a riconoscere Farciduca Carlo suo fratello per re delle Spagne, e finalmente F interna tranquillité consolídala in Ungheria furono i principali avvenimenti succeduti nel corso di soli sei anni del suo impero. La nostra patria fu un angolo troppo augusto délia sua inonarchia, onde poter attrarsene Faltenzione. 4 i s t o r 1 a Giuseppe I morí ¡n Vienna il di undici aprile delY anuo 1711. Non si trova nemmeno memoria , che gli stati goriziam abbiano esercitato 1' ultimo alto di cristiana riverenw peí defunto loro sovrano. della contea di gorizia. 5 CAPITOIiO SECOHDO. Regno di Carlo VI. V. Successione di Carlo VI alla monarchia austriaca neir anno 1711. C L testamento (2 ott. 1700) di Carlo II, ultimo degli austriaci nelle Spagne, che preferí il duea d'Angiö secondogenito del delfino di Francia a' patti di reciproca successione stabiliti fra Carlo V e Ferdinando I suo fratello, alla disposizione di Filippo IV re di Spagna, per cui furono sostituiti a Carlo II suo figlio i flgli di Leopoldo I, e finalinenle alla naturale successione del sangne austríaco, ' pose in iscompiglio tutta l'Europa. II Portoga]lo,ringliilterra, l'Olanda, il re di Prussia coli' impero, eecettaatine gli elettori di Baviera e di Colonia, si gittarono nel partito austríaco. Lodovico XIV ebbe solo la gloria di sostenere il suo pronipote. II principe Eugenio aveva giá battuti a Carpí ed a Luzara il maresciallo di Villars; i brandemburghesi uniti agli olandesi eransi impadroniti di Kayserwert neWelettorato di Colonia; e rarmata imperiale sotto il comando di Giuseppe I, allora re de' romani, penelrata in Alsazia, misurate giä aveva le sue forze co' francesi quando l'arciduca Carlo, dopo la solenne cessione faltngli (19 nov. 15W3) della monarchia spagnuola dall' augusto suo padre e dal fratello, lascio Vieuna per passare in Ispagua (a). «) Antonio conte di Strassoldo in qdulitá di paggio fu del numero delta comitiva deWarciduca Carlo. La morle di Leopoldo I non fece eangiare d'aspetto 1' Europa. L' imperadora Giuseppe sostenne con fuoco e fermezza i diritti del suo sangne. I principi di Baviera arrestati iu Inspruck furono con fórmale seuteuza (J<>SO) dall'impero proscritti; il duca di ¿llarlborugh respinse (i:07j i franeesi fuor de' limiti delle Fiandre, e gli Auslriaci si resero padroni della Lombardía e del regno di Napoli. Karciduca Cario occupate in Ispagna Girona e Barcellona, si ittipadroni neir anno seguente (HOS) di Salamanca e di Madrid ove fu prodamato re sotto il nome di Cario III, come cinque anni prima il daca d'Angió sotto il nome di Filippo V. Ma gli Austriaci perduta la battaglia d' Alamanza co' regni di Valenza e d' Aragona, si ridussero «elle Spagne alia sola cittá di Barcellona. Ad onta di questi svantaggi il partito dell'arciduca era tuttavia niaggiore di quello del duca d'Angió: e le solé forze francesi potevano estinguere la naturale inclinazione degli Spíignuoli per la casa d'Austria. II gabinetto di Vieniia, ed i suoi alleati presero la deliberazione di sforzare la Francia a richiamare dalla Spagna le sue truppe per difendere i proprl stati nelle Fiandre, e di costringere colla forza il papa Clemente XI. a riconoscere (lSO!>) per vero e legittiino re I' arciduca Cario. Stanco Lodovico XIV di una guerra il cui peso esauriva di denaro il suo erario e di truppe il suo reguo, ed atterrito dalla fortuna e fermezza de' suoi uemici, fu il primo ad iutavolare (151©) proposizioni di pace. Le offerte ch' egli fece al congresso di Gertruidenburg, non potevano essere rlgettate che dall' ambizione del piü fortúnalo de'monarchi, dall'alterigia dell' Inghilterra, e dalla durezza degli Olandesi. Seinbra che non contenti di vedere umiliato Lodovico, a cui la nazione aveva attribuito il noine di grande, volessero insino insultarlo nel suo stesso ravvedimento. La cessione di una parte dei propri suoi stati,- la Spagna e le Indie assicurate all'arciduca Cario,-il duca d' Angió ridotto alia sola corona di ¡Napoli; finalmente 1'oíTerta di soccorsi in denaro, in caso che il suo pronipote si ostinasse a non aderire al trattato, non bastarono a trarre gli alleati dalla loro fierezza: insistettero che Lodovico colle medesime sue truppe, con cui sosleuuto aveva il duca d'Angió nella Spagna, dovesse ancora nel termine di due mesi cacciarlo da tutto il regno. Quello che Lodovico non j>oté ottenere con umilianti proposizioni, glielo procurarono la morte di Giuseppe I e la caduta che fece il duca di Marlborugh nello spirito* della regina Anua. Gloriosa questa principessa di ridonare la tranquiliita a 11' Europa, dovette riguardare un principe délia casa di Borbone sul trono di Spagna senza gli stati délia Fiandra, e senza quelli d'Italia, con minore gelosia di quella, che avrebbe ispirato i' unico austriaco, il quale avesse riunita la monarcliia Spagmiola a'vasti suoi stati dell' Alemagna. I preliminar! délia pace furono estesi in ondra, in tempo cite l'arciduca Carlo, lasciata in Barcellona T augusta consorte per conservarsi nelPalfezione de' fedeli catalani, Irovavasi in cammino per ricevere la corona, clie T impero gli destinara. In Milano ricevette Carlo VI la nuova délia sua elezione seguita in Franckfort (24 oft. 1311), dove poco tempo dopo (22 «tic.) fu incoronato. La città d'Utrecht fu scella"* (17*2) pel congresso generale délia pace ; e ad onta delle opposizioni falte da Carlo VI e dall'impero gli articoli di dilierenti trattdti furono concliiusi (13 apr. 1313). I>e protestazioni interposte dagli opponenti dtedero luogo ad un altro congresso aperto in Rasladt (net iioveinl».) fra il principe Eugenio ed il maresciallo di Villars. I preliminari délia convenzione servirono di base al trallalo sottoscritto da' rispettivi ministri in Baden (ï self. 131-1), per cui Carlo VI uni a' regni di Boemia e d'Ungheria, ail' Austria, alla Slesia, alla Moravia, alla Stiria, alla Carintia e Carniola, alie contee del Tirolo e Gorizia, i paesi bassi, i ducati di Milano e di Mantova, i regni di Napoli, e di Sardegna. Quest'era l'estensione de1 dominî délia monarcliia austríaca nei primi anni del regno di Carlo VI. If. La contea di Gradišča ricade nelVanno 1717 alla casa d'Austria : sua riunione alla contea di Gorizia nelVanno 1754. Abbiamo nei precedente secolo veduto le condizioni, con cui i principi di Eggenberg furono investiti(* 313) del territorio di Gradišča, e le replícate assicurazioni di Ferdinand o III (a) di riunire quel capitanato alla contea di Gorizia nei caso che fosse devoluto alla a) \edi Vol. II. pag. 58, 8 i s t 0 11 i a rosa d'Anstria. Colla morte dell' ullimo maschio degli Ëgg'enberg (lîS.) ricadde quella contea sollo 1'¡inmediato dominio de' noslri principi, e gli stati goriziani credettero di aver hastante titolo di ricliiamare un territorio da essi considerato come parte délia loro provincia. Il noslro capitano Giovanni Giuseppe di Wildenstein dichiarato governatore di Gradisca ebbe T ordine di prenderne a nome dell1 Imperadore il possesso. Le sovrane dichiarazioni di Ferdinando III, il desiderio del capitano di assictlrarsi di una maggiore estensione di paese sottoposto alla sua autorità, il decoro degli stati goriziani coït' aggrandiinento délia loro provincia, finalmente il vantaggio del principe in riguardo alla diminuzione del numero de' suoi ministri, dovevano lusingare i goriziani d'una riunione, la quale fu sempre mai da essi ardentemente bramata. Le radunanze de' principali patrizî si replicarono l'una dopo l'altra, si estesero più e più meinoriali onde avvalorare le ragioni delle loro istanze; e nominaronsi Nicolù di Neuhaus ed Antonio di Strassoldo, i quali in qualité di commissarl furono delegati alla sovrana corte. I gradiscani ebbero il talento non solo d'indebolire tulle le ragioni degli stati di Gorizia, ma ancora di farne sospendere qualunque decisione. Il minislero di Carlo VI occupato nella guerra d'Ungheria, e nelle nuove dissensioni colla Spagna, aveva opportuna occasione di nutriré delle speranze in uno senzs toglierle alPaltro partito. II governo continuo in Gradisca secondo il modo antico, ed il capitano di Gradisca come governatore di quel territorio assisteva ail' elezione di que' deputati, alla scelta degli assessori del tribunale, ed a lutte le generali unioni, a cui richiedesi la presenza del pubblico rappresentante. L' idea delP incorporazione non fu per queslo da' goriziani abbandonata : tratto tratto coglievano questi P occasione di rimostrare alla corle la mostruosità di due piccole provincie, le quali anche unité formare non potevano un corpo considerabile di stati provinciali (a). Ugualmente infruttuosi riuscirono sempre tutti i tentativi; e P ultimo ricorso (lttit) non solamente al pari degli antecedenti restô inutile, ma produsse eziandio un efïetto contrario a' voti di Gorizia; poichè sopresso il titolo di governatore di Gradisca annesso al capo délia nostra provincia, e nominato in quella fortezza corne vicecapitano Antonio de Fin, allontanossi ogni apparenza di riunione delle due contee. u) Esiste un ricorso del di. .t gemía jo dell' anno Í710 e dei 23 setiembre 1720. Sollo il regno di Maria Teresa rinacquero per la contea quelle sperunze, le quali si erano estinte sotto T augusto suo genitore. Gli stati goriziani spedirono (17-»I) a Vienna Cristoforo Maffelijloro segretario : Ira le altre commission! egli ebbe anche quella di far rivivere il piano della bramata incorporazione. I trattati, le sollecitudini e le istanze durarono per parte dei goriziani fino alia sovrana dichiarazione ('744), la quale ordinô che la contea di Gradisca debbn considerarsi un territorio e una provincia separata, sciogliendola da qualunque dipendenza dal capitano di Gorizia e nominandovi un separato capitano nella persona del vicecapilano Antonio de Fin. II trionfo fu tanto grande per Gradisca, quanto fu grande la mortificazione per Gorizia. 11 nuovo capitano prese con solennità il possesso : o I'uguaglianza di situazione e di circostanze per amendue le partí non poté piü autorizzare quello spirito di preminenza, che non seppero inai moderare gli stati goriziani. Se inaspettata riusci alia nostra contea la risoluzione di Maria Teresa delPanno 1744, fu piü inaspettata «gli abilanti d'amendue la sovrana determinazione dell'anno 1754 (o), la quale uni gli stati delle due separate provincie in un sol corpo, e li sottopose a un solo governo. Filippo di Harrsch imperiale regio commissario a' confini ebbe tutto l'agio, nel tempo che durarono quei trattati, di considerare e lo sconcerto che nasceva dalla separazione di due l istretli territor!, e tutte le ragioni, che v' erano di riunirli. Propose egli il suo piano finito e maturato in tutte le parti alla corte ; ed il crédito ch'egli vi aveva,. lo fece senza ritardo abbracciare. Questo è il vantaggio de' posteri, che sono a tempo di correggere i passati errori, mentre i nostri predecessori non possono rimproverarci i nostri. III. Gli stati protinciali della contea di Gorizia p restaño neiï anno i 728 Vomaggio a Carlo VI Carlo non godette per lungo tempo quella tranquillità, che la pace conchiusa colla Spagna e colla Francia (t ÏI#) avrebbe dovuto u) Data il di i 3 luglio. j o isto ria procurargli. La guerra clie la Porta intimó («3*5) alia repubblica di Venezia, inviluppó ben presto grinteressi dell'imperadore, e fece rivolgere le truppe austriache verso 1' Ungheria. Due anni di sanguinose battaglie in quelle contrade diedero col trattato di Passarowitz (8S liigl- la piü gloriosa pace alie armi imperiali. Temeswar, Belgrado e la Servia furono il premio di Eugenio di Savoja, e di Cario di Lorena. L'imperadore non era libero dalT impegno co'Turchi che il re FilippoV delle Spagne profittando (•'■') degli imbrogli cieirUngheria, mossegli nuova guerra, onde ricuperare gli stati smembrati dall'antica monarchia spagnuola. La sqnadra che allestivasi in Ispagna e per cui l'intrigatore Alberoni ottenne il cappello cardinalizio, col far credere al papa esser quella diretta contro il Turco, entró nel mediterráneo; le truppe spagnuole sbarcarono in Sardegna ed in pochi giorni si rendettero padrone d¡ quell' isola. La flotta spagnuola porta nel susseguente anno le vittoriose sue hundiere in Sicilia, ed impadronitasi di Palerino e di Messina, sforza il duca di Savoja ad abbandonare un regno, di cui colla pace di Utrecht si era posto in possesso. La Francia e 1' Inghilterra unitesi coll'imperadore in sostegno de' Iraltati obbligano il re Filippo a ritirare da' due regni le sue truppe, ed a rimettere le pretensioni, ch' egli poteva avere contro la Casa d'Austria e 1' Inghilterra, al prossimo congresso, che doveva unirsi in Cambrai. Un trattato particolare intavolato e conchiuso con segretezza mirabile in Vienna dal famoso Riperda (3« apr. t38S) sopi tutte le contese. L'imperadore prometiendo 1'investitura del gran ducato di Toscana, di Parma e di Piacenza in favore di don Cario, figlio del secondo letto di Filippo V, rinunzió alia monarchia spagnuola, ed il re di Spagna a' regni, ed alie provincie che furono smembrate. Cario VI colF acquisto della Sicilia per la Sardegna cédula al duca di Savoja, aumentó la sua potenza. Restituita in tal modo la tranquillita in ogni parte degli stati austriaci, risvegliati i ricchi semi dell' industria nazionale, promossa I" interna comunicazione fra le provincie, ed estesosi il commercio colle forestiere contrade. divisó Cesare di vedere in persona gli effetti de' provvidi suoi stabilimenti, e di ricevere da' sudditi dell' Austria interiore in un coll' omaggio i sentimenti della piü viva e sincera riconoscenza. Gli stati goriziam n' ebbero i primi cenni mediante I'ordine (fi8 ott. 1S3C) d'inviare alia corte tutte le memorie riguardanti gli anteriori omaggi prestati nella contea; e ricevuto poi il preciso avviso della sovrana determinazione (ÍOm»r«p 1Í88) ogni cura del governo fu rivolta a que' provvedimenti, che si esigono in simili inconlri, e che lo zelo del suddito suggerisce, onde palesare al sovrano il rispetloso suo amore. Carlo VI passata la notte del primo setiembre in Vipacco, il di appresso pranzô i» Schonpass, dove i deputati degli stati si portarono per testímoniargli in nome di tulta la provincia l'ardente desiderío ch'essa aveva di prestare 1' atto di vassallaggio ad un monarca, dalle cui paterne cure riconosceva nuovi vantaggi e nuovo lustro. II capitano Francesco di Lantieri alia testa del corpo délia nobiltà, ed il yescovo di Trieste Luca Delmestre col clero aspettavanlo alia chiesa parocchiale ; una compagnia d' infantería trovavasi schierata sulla piazza; le truppe urbane disposte per ordine occupavano il cammino del hosco l'anavh fino alia porta délia ciltà; dove ¡I gastaldo Giacomo della Zoila col magistrato de' cittadini stava in attenzione per presentarne le cilio vi. II cannone del castello ne annunzió il vicino arrivo e risvegliô in tutti que' sentiinenti di esultante impazienza, che la comparsa dei sovrani eccita nell' animo de' sudditi. Carlo VI preceduto da una compagnia di dragoni, ed accompagnato dalla numerosa sua corte fece il suo ingresso a cavallo. II rimbombo delP artiglieria, lo strepito de' militari stromenti, il suono delle campane, e 1' acclamazione del populo concorrevano a gara a daré niaggiore rilievo al giubilo, ed ulla pompa del ricevimento. Assistito ch'ebbe Cesare al Te Deum solennemente cantato nella chiesa parrocchiale risali a cavallo, e porlossi al suo alloggio preparatogli in castello. Gorizia ben Iungi dal vedersi costretta di ricorrere per gli adobbi, come ne' passati omaggi, a' suoi vicini, ebhe la soddisfazione di coprire le pareti di drappi damaschini lavorati nella contea. Carlo VI vide i frutti del nuovo filatojo per suo ordine eretto in Kara, e delF industria da esso incoraggita, come dalla sua residenza scopri le richezze del nostro suolo capace di compensare gl' ingrati scogli che cingono il porto di Trieste. Gloriosa lu la patria di poter non meno uniré al pubblico giubilo la piü anímala riconoscenza, che rilevare la testimonianza dei suoi propri vantaggi dall'animo d'un sovrano, il quale non mirava, che al miglioramento ed alia felicité delle sue provincie. II capitano della provincia, e Giacomo Antonio Coronino furono nominati (« sett.) cesarei commissarí per intimare agli stati provinciali la sovrana intenzione di ricevere l'omaggio dei sudditi della contea, e nel susseguente giorno fu delegato in Gradisca il luogotenente Leopoldo Adamo di Strassoldo per ricevere a nome di Cesare l'atto del vassallaggio dagli abitanti di quella contea. Il giorno quinto del mese era destinato per la solennité in Gorizia. L'imperadore 12 istoria in abito alla spagnuola prece'luto «<•) in un vicino villaggio, dove fu acclamato re il nuovo elettore sotto il nome di Augusto III. Stanislao assediato in Danzica, e costretto di fugg're sotto straniere spoglie passando peí inezzo dell'armata russa, il cui generale ne pose a prezzo la testa, dovette eccitare per sentimento d' onore e di gloria Lodovico XV. La Spagna la quale non aspettava che 1' occasione di estendersi maggiormente in Italia, ed il re di Sardegna, già malcontento dell' imperadore per alcuni articoli non eseguiti del trattato d' Utrecht, e per la forzata cessione della Sicilia unirono senza difficoltà le loro forze a quelle della Francia. L' elettore di Sassonia si sostenne bensi da una parte sul trono della Polonia, ma gf imperiali furono ail' incontro costretti dall' altra ad abbandonare in potere degli alleati nemici suoi le due Sicilie. Se la prammatica sanúone accettata dall' elettore di Sassonia turbó la pace dell' Europa, questa stessa ridono a' popoli la tranquillité. Il famoso trattato difensivo intavolato nel gabinetto di Carlo VI dalla Francia colla segrelezza necessaria in affare, che si \olle dalle due corti fino alla sua conclusioue tener nascosto, disarmo il braccio de' combattenti, e gli articoli preliminar! sottoscritti in Vienna (3 ott. 1335) servirono di base al fórmale trattato nov. 1338). Assegnavansi in quelli al re Stanislao i ducati di Lorena e di Bar, i quali dopo la sua morte dovevano unirsi alia corona di a) Marínale polacco. Francia. La Toscana appartener doveva dopo la morte dell'ultimo i|e" Medici a Francesco duca di Lorena. Cedevansi a don Carlo i regni di Napoli e di Sicilia, e lo stato di Parma all'imperadore. Il re di Sardegna aveva da uniré a' suoi stati il Tortonese e le Langhe, e finalmente Lodovico XV accordava anch' esso la sua garanzia alia samione, prometiendo ed obbligandosi di difendere quello o quella, che secondo i ordine stabilito e pubblicato nell' anno 1713 sarebbe per succedere a' regni, provincie e stali, che S. M. 1. presentemente possiede, e di mantenerli sempre contra chiunque tentar volesse di turbar in rerun modo questa possessions, V. Morte di Carlo VI seguita nell' atino 1740. La garanzia della Francia per la prammatica sanzione costo ail'imperadore i regni delle due Sfcilíe, e l'infelice guerra sostenuta colla l'orta negli ullimi due anni del suo regno la vita. La vergognosa pace colla mediazione della Francia sottoscritta (1 sett. 1339) dal conte di Neyberg nei campo de' Turchi in faccia a Belgrado è tuttavia un mistero. II ministero francese aveva più motivo di far valere presso la Porta, di aver ristretti alie sponde della Sava e del Danubio i conlini dell'Ungheria, che presso I'imperadore di avergli salvata la Transilvania ed il Banato. A questa sfortunata pace unironsi altre dispiacevoli circostanze, le qnali dovettero riempire d' amarezza gli ultimi giorni di Cario. Malgrado la solenne rinunzia alia successíone degli stati austriaci, sussistendo la discendenza dell'imperadore, falta dall'arciduchessa íiglia di Giuseppe I moglie di Cario Alberto elettore di Baviera, e da lui ratifícala, e malgrado 1' acconsentimento dato da questo principe coll"elettore di Colonia suo fratello al trattato di Vienna conchiuso nell'antecedente anno (1 sett. 138«) colla Spagna, e principalmente all'articolo riguardante 1'ordine di successione stabilito nella casa d' Austria, 1'elettore fi no dal tempo, in cui 1'imperadore s'adoprô presso T impero (IU3I) per la garanzia della sua sanzione diede apertamente a divedere che senza contravvenire agli addotli palti gli rimanevano delle pretensioni sopra una porzione dcgli stati austriaci. Non poteva I' elettore interporre le sue protestazíoni alia dieta Vol. III. 2. 18 istoria dell1 impero contro la prammatica sancione, senza lerire la più delicata parte dell' animo dell' imperadore, come anche la condotta contraria, che tenne 1' elettore di Colonia e le pubbliohe discussioni di questo (a) non servirono che ad esacerbarlo vie più contro di esso. Ció non ostante non solo conservó Carlo in tutte le occasioni per 1' elettore sentimenti di moderazione, ma cercó eziandio iino dalfanno 1736 di ricondurlo col mezzo d'un amichevole carteggio a termini di convenienza e di giustizia. Sono pubblici gli scritti, che su taie oggelto inviaronsi reciprocamente, ma rimauendo 1' elettore altrettanto persuaso délia sua ragione, quanto meno n1 era 1' imperadore, la morte di questo prevenne la fine delle loro controversie. L' ultima lettera scritta ail' elettore (SO set*. 1341») palesa, e per la sua estensione, e peí suo contenuto l'inquietezza che doveva recare a Cesare la sua insistenza. L' ambizione sola dell' elettore di aggrandire la sua casa non poteva rovesciare il forte argine délia garanzia di tante potenze, che si opponeva aile sue pretensioni : ma il fondato sospetto, e forse la certezza, che uno de' principal! mallevadori délia prammatica sanzione secondava le lusinghe délia Baviera, doveva turbare quella tranqijillità e consolante fiducia di trasmettere nella sua erede la potenza unita di tutti i suoi stati. Oppresso Carlo VI da tanti e si vivi rammarichi dovette alfine ritrar pregiudizio nella salute. Ritornato indisposto dalla caccia, fu dalla morte rapito dopo una malattia di pochi giorni. Avutosi dagli stati goriziani il funesto avviso, si fecero le disposizioni per le solenni esequie. La chiesa parocchiale coperta di nero, ed un catafalco ornato di statue e di emblemi erettovi in mezzo, annunziavano gli ultimi onori, che la provincia tributava al suo sovrano. Una orazione fúnebre detta da un gesuita (6) diede fine alla lugubre funzione, che per tre giorni (•»■» 20 e SI die.) fu continuata, ed alla quale il capitano délia contea col corpo degli stati, ed il giudice col magistrato délia città assistettero in abiti e mantelli di lutto. a) Colla lettera 16 agosto 1731 pubblicata in più luoghi colle stampe. b) Dal padre Giuseppe Ignazio Chiaberge. L' orazione fu stampata in Venezia da Bonifazio Viezzeri. bella cûntea di gorizia. C4PITOLO TERZ©. Regno di Maria Teresa. I. Maria Teresa arciduchessa d' Austria, qran duchessa di Toscana succédé contro le opposizioni de' suoi nemici alla motiarchia austriaca. • D onta delle solenni promesse ratifícate co' più sagri l vincoli di pubblici trattati onde mantenere e difendere i diritti deir arciduchessa Maria Teresa primogénita ed erede di Carlo VI, appena morto I* imperadore incorsero tanti competitori, che tutti gli stati austriaci appena sarebbero bastati a contentare le loro pretensioni. L' Europa tutta sottoscrisse e giurô di mantenere il patrimonio dell' arciduchessa, e P Europa quasi tutta si pose in armi per lacerarlo e dividerlo. La storia non puù addurre più forte esempio d'una violazione di pubblica fede, nè più autentica testiinonianza délia poca sodezza, su cui fondansi le convenzioni fra sovrani, allor che elleno non hanno per principale base il reciproco interesse. Maria Teresa, dopo aver dichiarato (21 nov. IÎIO) 1'augusto suo sposo correggente délia vasta sua monarchia ad esso devoluta, ricevette nel susseguente giorno dagli stati dell' Austria l'omaggio. Le altre provincia indipendentemente dalla formalité d'un pubblico atto, giurarono nel loro cuore fedeltà ed ubbidienza alla nuova sovrana. I nostri stati provincial! conservano due scritti sovrani (ï® 174» e 13 ott, «75«), con cui Maria Teresa voile confermare le costiturioni, le prérogative e i diritti detla conlea di Gorizia. 20 istor1a Se i principal! garanti délia prammatica sanzione, i quali promisero di mantenerla e difenderla, furono riputati capaci di mancare alla pubblica fede, non puô recar meraviglia, clie Carlo Alberto elettore di Baviera persistendo nelle sue antiche pretensioni ordinasse, seguita la morte di Cesare, al suo inviato residente alla corte di Yienna, di dichiarare a' ministri, che gli stati austriaci per testamentaria disposizione di Ferdinando I doveano, in difetto di mascolina discendenza délia casa d'Austria, pervenire a lui come discendente délia primogénita figlia del nominato imperadore, nè tampoco parer dee strano, che Federico III re di Prussia alla lesta d'un armata instasse die. IÎI») peí retrocedimento di quattro principati (a) di cui i suoi antecessori dalla forza délia casa d'Austria, e dall' autorità impériale a quella annessa furono spogliati. La Francia non solamente secondô e fomento le lusinghevoli idee délia Baviera, ma cerco eziandio di inspírame egualmente nell' animo di Augusto elettore di Sassonia e re di Polonia, in tempo che la Spagna, la quale non aveva deposlo il pensier di riunire l'antica sua monarchia, aspettava con avidilà I' occasione favorevole di efïetluare le sue mire. L' antica animosilà ed i raggiri del gabinetto di Francia, la cupidigia délia Spagna, l'ambizione dell' elettore di Baviera, le lusinghe del re di Polonia e finalmente la collera in Federico destata nel veder rigettate dal ministero di Vienna le sue proposizioni (&), congiurarono ad un tratto contre Maria Teresa, la quale senza truppe e senza erario, non aveva in sua difesa ed in sostegno della famosa sanzione, che la propria fermezza, e 1' amore e la fedeltà de' suoi sudditi. Invano cerca questa principessa I'esecuzione della generale garanzia, ed indarno richiama a memoria la fede data a Carlo VI, e le pubbliche promesse giurate in faccia a tutto il mondo. Federico III protestando air impero di non avere inteuzione d' infrangere la prammatiea sanzione, che suo padre promise di mantenere, si avanzó colle sue truppe in Silesia. La Spagna, riportandosi alla riserva (ISI5) fatta a) Jagerndorf, Liegniz, Brieg e Wohlau. b) Istruzione de' 25 novembre 1740, che fu spedita al barone di Barck ministro di Federico residente in Vienna. II re invid in questa occasione ancora il conte Gotter suo maresciallo di corte, per frailare di concerto col ministro ordinario, offerendo a Maria Teresa la sua armata, il suo tesoro ed il crédito suo, chiedendo in compenso de' servigi ch' egli esibiva, e dei rischi a cui si esponeva, una parte della Silesia. da Fil¡|»P° sopra la successione della monarchia austríaca in Uemagna, in caso di estinzione della linea mascolina, dispose il assa'rffio di 'ruPPe e niunizioni in Italia, onde riunire alie due Sicilie i' ducato di Milano, e porre don Filippo nel possesso del patrimonio di sua madre, ultima erede de' Farnesi. II re Augusto, come elettore di Sassonia, pretendendo, che la prammatica sunzione fosse stata da Maria Teresa invalidata allor che dichtarô con suleunità u0 correggente il gran duca suo consorte, raccolse le sue truppe. Carlo Alberto di fiaviera, sostenendo che l'ordine di successione siabililo dal defunto imperadore, derogar non potesse aile disposizioni faite due secoli prima da Ferdinando I, s1 accinse di porsi alla tesla ov. 134«) il Varo, inseguono il resto de' Francesi fino in Provenza, scorrendo e devastando nel corso di tutto 1' invernó quella provincia. Quanto improvvisa fu la presa di Genova, altrettanto sorprendente ne riusci la perdita. Non si vide mai eseguirsi da un popolo irritato con tanta direzione maggiori prodezze. L' ammutinamento del popolaccio genovese è riguardato tuttavia come uno di quegli avvenimenti, che la fedeltà della storia puô solo autenticare. Gli Austriaci impiegarono tutte le forze per riprendere quella città. Si ritirarono le truppe dalla Provenza. Un' armata P assediö per terra, mentre gl' Inglesi la bloccavano per mare, ma tulto ¡ndarno; si consumó 1'anno 1747, e lniona parte del susseguente senza trarne verun profitto. La Fiandra olandese occupata, e Mastricht investita dall' arm! francesi diedero finalmente la pace all'Europa. I preliminar! conchiusi fio apr. BS48) in Aquisgrana fra la Francia, 1' Inghilterra e 1' Olanda furono sottoscritti dagli inviati di tutte Ie potenze, La repul)blica di Genova ebbe anch' essa T onore di esservi ammessa. Parma, Piacenza e Guastalla divennero il patrimonio di don Filippo. II re di Sardegna uní a' suoi stati una parte del milanese. Federico, ritenendo la Silesia, vi fece il maggiore acquisto. II. .Seconda guerra sostenuta da Marta Teresa. Con quanta fermezza Maria Teresa sostenne i diritti, che aveva alia successione della monarchia austríaca, con altrettanta premura si pose, conchiusa la pace di Aquisgrana, a regolare 1'interno sistema délie sue provincie. Tutto quello che riguarda la pubblica economía dello stato, fu confidato a Federico Guglielmo conte di Haugewitz, ministro di tanta attività e fermezza, che potea daré ad un corpo intorpidito tutto il vigore e tutta la forza, onde era suscettivo. Egli seppe calcolare 1' influenza di tutte le parti, ed i rapporti di ciascheduno col!'¡ntera mucchina, ligare i particolari vantaggi col pubblico interesse, proseguiré il suo piano ad onta degli ostacoli, che la consuetudine deirantico sistema gli opponeva, destare il. suddito dal letargo, in cui 1' iguoranza d' uno stato più comodo tenevalo sopito, sciorre i vincoli alia potenza austríaca, e mostrarne all'Europa tutta I'interna robustezza. La pubblica amministrazione fu nelle provincie divisa da' tribunali di giustizia, e gli affari di stato furono (IS49) dall* interno goveruo della monarchia separati. Pubbliche rendite, arti, agricoltura, commercio, pubblica educazione erano gli oggetti delle materne cure della sovrana, e dell' attività de' suoi ministri. Essa voile in persona fare nell'anno 1758 il viaggio d'Ungheria, ed indi visitare due anui di seguito (1S53 e 1554} la Boemia, onde vedere i frutti de' suoi provvedimenti. Vol. III. 2* Lo stat o militare prese nello stesso tempo un nuovo più consistente e più regolato sistema. Si uni alie parti più essenziali dell' economía nei mantenimento del soldato 1* uniformítá nei servizio meccanico, e nella disciplina delle trnppe. 11 soldato prussiano servi di modello nell' arte di far muovere con ordine e di concerto un corpo di cento mila-uomíni. Da questa nuova scuola nacquero gli accampamenti, ne' quali le truppe si addestravano in tempo di pace negli esercizî e movímenlí delle battaglie, e nelle operazioni degli assedî e delle difese delle piazze: spettacolo, che mosse insíno María Teresa a portarsi nell' accampamento tenutosi in Petau(<'5<®), ed in quello di Colin. Meno ricca e possente di stati, ma dopo una dispendiosa guerra ella vide la monarcliia più forte di quello che fosse sotto il suo genitore. La regola interna di tutte le parti de' suoi regni e delle sue provincie fu accompagnata dalla considerazione delle potenze estere. L'antica associazione di scambievole soccorso fra i circoli del Reno, dell' Austria, rfella Franconia e della Svevia, era stata fino dall' anno 1749 rinnovata. L'imperadrice regina contava fra i suoi alleati la Russia, 1' Inghilterra, 1' Olanda e la Sardegna. Ella aderi al trattato d'alleanza, che la corte di Torino conchiuse (M7SVI) per mantener la sicurezza d'Italia col re di Spagna, ed assicurô nei sussegiiente anno alla sua posterità gli stati di Modena. Una numerosa successione promettevale nella sua discendenza la rinnovellazione dell' augusta sua casa. Finalmente la tranquillité generale d'Eueopa poneva Maria Teresa in istato di vie più promuovere la pubblica felicita delle sue provincie, e spargere le sue beneficenze sovra ogni classe de' suoi sudditi. La Silesia sola occupata da Federico, era 1' oggetto che diminuir poteva quel grado di conteutezza, che pone i sovrani come gli altri uomíni nello stato di non desiderare nulla di più, allor che tra la Francia e I' Inghilterra insorsero inaspettate contese in America, le quali accesero ben presto la più fiera e sanguinosa guerra in Europa, e cambiarono ad un tratto il politico di lei sistema. Luigi XV preparavasi per attaccare Giorgio II nei suo eleltoralo d' Annover, in tempo che le sue truppe si baltevatio nei Canadá cogli Inglesi : ció basto perché il segnale della guerra fosse dalo, • le principali potenze si ponessero in moviinento. II re di Prussia nulla contando più sulla Francia, si unisce(*® genii. 8 756) all" Inghilterra, ed apre la via al famoso trattato di Versailles (S mag-.), per cui si estinse quella nvalilà, clic per due secoli e più lacero le più belle parti d'Europa. In questo stalo di cose lungi Federico dall' aspettare la tempesta, c¡ie lo minacciava, entra (nell' ag.) da una parte in Sassonia, si batte dall'altra cogli Austriaci a Lovosig, rompe e disarma (' ott.) il corpo, che uni 1' elettore di Sassonia, e padrone degli stati elettorali, pe trae tulte quelle forze in denaro ed in gente, ch'erano contro di sè dirette. Questi primi movimenti posero lutta V Alemagna in armi. L' impero uni le sue truppe air armata austríaca sostenuta dall' imperadrice delle Russie, dalla Francia e dalla Svevia. Federico secondato dal landgravip d' Assia, e dalla casa di Brunswick dovette combuttere c )iiti o la forza di tante potenze unite. Sei armate aprirono in diverse partí la campagna dell'anno 1757. Nè V atlività del re di Piussiu, nè la disciplina delle sue truppe potevano essere bastanti a resistere a tante forze. Le sue vittorie stesse dovevano indebolirlo. Dupo varie battaglie deHe truppe austriache, parte vinte, e parte penlute, nessuno dubítava, che la prima campagna non dovesse deeidere della sorte deU'armi in favore di Maria Teresa, e che la presa di Schweidniz e di Breslavia, non dovesse renderle la Silesia, Jfa ad onta della stagione avaazata si favorevole a conservare gli ftcquisli, l'aspetto delle cose si mulo ad un tratlo. Federico quanto (¡rdilo, alirettanto fécond o di nuovi mezzi, onde riparare le stesse sue perdite, nel corso di pochi giorni attacca (nel (tic.), e vince nelle vicinanze di Breslavia, sforza la guarnigione ad arrendersi, riprende la Silesia ed obbliga gli Austriaci a ritirarsí in Boemia. Furono ugualmente celebri tutte le susseguenti campagne per le piii artifizíose imprese, che l'arte della guerra puô suggerire. Non esiste nelle storie memoria di si numeróse armate, di si frequenti sorprese, assedî e battaglie, di tante somme di denaro e di tanto sangue urnano nel corso di sette anni inútilmente sparso. La morte di Elisabelta imperadrice delle Russie (5 genn, 1Î63) pose fine alie calamita de' sudditi. Maria Teresa salvo pochi anni prima la gua monarchia contro 1' Europa tutta, Federico ritenne contro tutti la Silesia. In Ubertsburgo in Sassonia fu segnata la pace, colla quale fu ratificato (nel iuarao il trattato di Breslavia. I regni dt Lodomiria e Gallizia, uniti ncll' atino 1772 agli stati austriaci. V incoronazione dell'arciduca Giuseppe in re de' Romani (» a¡.r. XSG4 ), nuovi vincoli di parentela colla casa di Borbone, ed una stabile armata di cento e piü mila uomini consolidarono la pace dell'anno 1763. Non si puó far cenno del maritaggio dell'arciduca Pietro Leopoldo coll' infanta di Spagna Maria Luigia celebrato in Inspruck (* ag. I7«5), senza rammemorare I'infausto avvenimento che (18 ag-.) cangió le feste in lutto, e funesto tutta 1' augusta famiglia. L' uman destino portó alia tomba Francesco I, e nel cuore di Maria Teresa restó impressa una piaga, che la morte sola poté risanare (a). La dignitá di correggente, che aveva il defunto imperadore, fu trasferita a Giuseppe II, e la grave "perdila domestica, fu in parte alleggerita col maritaggio di tre arciduchesse. Nel corso di pochi anni ebbe l'imperadrice regina la teñera so.ldisfazione di veder maritate tre sue figlie, 1' una col re di Napoli, 1' altra col duca di Parma, e la terza col delfino di Francia, e di stabilire in Italia due rami della sua discendenza per via del granduca di Tos. ana, e del matrimonio delP arciduca Ferdinando colla principessa ereditaria di Modena. Collocamenti si fortunati erano tauti pjesagi di prospere ed avventurate conseguenze. Siamo stati spettatori d' un avvenimento di cui non avevasi fino da' tempi piü rimoti verun csempio. Si conoscono de' conquistatori, che stabilirono sopra le rovine di rovesciati imperi jiuovi regni, coiné si conoscono fra le potenze guerreggianti le ripartigioni delle spoglie de' piü deboli. La casa d' Austria, il re Federico e la Russia si comunicano reciprocamente i titoli, che ognuno pretendeva di avere sopra una parle degli stati della Polonia, si dividono le provincie alie loro viste piü opportune, e dilatano senza veruna opposizione- i limiti de' loro stati. La a) I nostri stali provinciaii celebrano con pompa per tre successiti giorni V esequie, cioe li 18, 19 e 20 sett., ed il canónica Ottaviano Paolo Giacomini disse nel primo giorno V oruzione fúnebre, la quale nello stesso anno fu stampata in Gorizia d t Valerio de'' Valerj. Polonia occnpata da eterne rivuHtä vide tranquillamente il suo ¡ndebolimeiito, ed il restante delP Europa non fu che spettalore deyli acquisti cfi queste tre concordi poíenze. I regni di Gallizia e di Lodomiria furono uniti (I7SS) ai|e altre corone delP iinperadrice regina. La stessa Polonia nel susseguente anno con un fórmala trattato ne ratifico il possesso, ed i sudditi de' nuovi regui acquistuli prestarono a Maria Teresa il giuraineuto di fedeltä e d'ubbidieiiza. IV. / Preparalm peí viaggio di Maria Teresa in Gorizia nelí armo 1774. Sembrar potrebbe da una parte, che un viaggio, il quale non fu che ideato, non possa aver luogo nella storia: ma se si riflette duir altra, che molti piani dalP ambizione ed arditezza immaginati, quantunque non sieno stati eseguiti, furono registrati negli annali delle nuzioni, disdicevole apparir non puó in una storia particolure d' una provincia un1 época cotanto distinta per la nostra patria. Ricordevoli tuttavia del giubilo generale, con cui aspettavamo la noslra sovrana, noi defrauderemmo i nostri posíeri d' una soddisfazioi:e se trascurassiino di tramandarne la memoria. La generale tranquilina assicurata da una stabile e sicura pace, le alleanze con nuovi vincoli di sangue corrobórate, e la riunione degli stati ^li Polonia ul!a monarchia auslriaca, destando nelP animo di Maria Teresa sentimei.íi d' interna conteutezza, potevano eccitare ancora nelP amoroso cuore d' una madre il vivo desiderio di vedere nella numerosa discendeuza de' suoi nipoti in Toscana quella famiglia, che dalla provvidenza era destinata a perpeluare la grandezza dell' augusta sua casa. Nell' aulunno dell'anno 1773, palesó Maria Teresa le sue brama e destinó la cilla di Gorizia a tale oggetto. Fissato per la seguei^e primavera il viaggio, il capitano della coutea Francesco di Lamberg ne ricevette gli opportuui ordini. Tutto il paese si pose in inoio per Falloggio delle due corti, e per reudere loro meno incomodo il divísalo soggiorno. II governo fu ociupato a far riparare il selciato della cíttá, demolire case meno decenti, levare molti angolí, che rendevimo augusto il passo delle contrade, e delurpavauo U 30 istoria città, e a dare alla fine que'provvedimenti, che rendonsi necessarl nell' affluenza di tanti forestieri. Si vide comparire con una parte degl' imperiali scudieri la gente délia corte per iscegliere e distribuiré gli appartamenti. L'equipaggio délia famiglia di Toscana era giunto in Gorizia, e quegli augusti principi erano sul punto di mettersi in cammino. I reuli sovrani di Napolí disponevansi di passar per mare a Trieste, per rendere il loro filiale omaggio alla madre, ed alla suocera, e insino il giorno délia partenza di Maria Teresa da Vienna era già deterrninato. Non si vide mai la nostra città in tanto movimento. Non trovavasi operajo, il quale occupato non fosse a concorrere colle sue mani agli apparecchi ed aile disposizioni, elle da ogni parte si eseguivano, e non bastandone i nazionali, si ricorse a quelli del vicino stato veneto. Una indisposizione sopraggiunta a Maria Teresa, che non sarebbe stata osservabile, che in vista d'una persona regnante, rovesciô ad un tralto tutte le lusinghevoli nostre idee, e cangiô tutta la faccia délia nostra giuliva situazione. La nuova apportata per mezzo d'un corriere, che il viaggio non poteva aver più luogo, colpi i goriziani cotanto, che lo strepito di tanti operaj, ed il tumulto délia gente, che scorreva o per incumbenze, o per curiosilà dalla mattina fino alla sera le contrade, si converti ad un tratto nel più profondo silenzio. Tutto si ammutoli in guisa, come se dal più chiaro giorno passati fossimo in un istante alla più buja notte. Tale era il disgusto, e tale la tristezza, che si diffuse con rapidità sopra tutte le classi di persone. I pubblici ed i privati dispendí fatti in tal occasione furono dall'erario ris«rciti. Ciascheduno di coloro ch'ebbero l'incarico di qualche parte de'preparativi, ricevettero de'contrassegni della sovrana munificenza : ma tutto ció non compensó i vantaggi, che al paese ridondar dovevano da questo viaggio, nè sollevó il dispiacere del suddito, che con tanta impazienza attendeva il momento di ammirare la sua sovrana. DELLA CONTEA DI GOMZIA. V. Nuom acqmsti fatti in Baviera neÏÏ anno 17 7S. Le reciproche pretensioni, che le case regnanti Iianno ï'una sopra gli stati dell' altra, forma a1 giorni nostri un ramo particolare delta pubblica giurisprudenza. Una farragine di trattati, di convenzioni, di patti combinati co'principî del diritto civile, somministra un vasto campo aile discussioni degli uomini di stato, le quali vengono per 10 più decise dalle armi del più forte. La mancanza di successione nella Baviera diede occasione di rintracciare i diritti che la casa d'Austria poteva avere sopra qualche parte di quel ducato. Ciô che di più singolare occorse in queste investigazioni si fu, che se ne fece lo schiarimento unitamente air erede principale agli stati bavaresi. Prima ancora délia morte dell'elettore Massimiliano, la corte di Vienna trattô coll' elettore palatino l'afïare intorno la successione a quegli stati, ed erasi sul punto di soltoscrivere la conveuzione (8i» «lie. lîîS), allor che la morte dell'elettore di Baviera ne prevenne la ratificazione, la quale pochi giorni dappoi (S scini. 1 segui in Vienua. Maria Teresa va al possesso délia signoria di Mindelheim, e delta bassa Baviera, e benchè non vi fosse sospetto d'incontrare délie opposizioni, v' erano de' motivi di lusingarsi di appianare amichevolmente le difficoltà. Senza menlovare le pretensioni, che l'elettrice vedova di Sassonia aveya corne sorella del defiinto elettore, 11 duca di Dueponti in qualité di erede degli stati del Palatinato e délia Baviera, fu il principale oppositore. Troppo debole questi per opporvisi con vigore ricorre al re di Prussia senipre disposto di mescolarsi d'affari, che contribuir potessero ad accrescere la sua gloria. Si principiarono i trattati d'accomodumento si in Berlino, che in Vienna nel tempo, che le truppe dell' una, e dell' altra parte si posero in movimento. Le proposizioni intavolate dalla corte di Vienna non furono sufficienti per impedire, che il re Federico ed il principe Enrico, suo fratello, non entrassero 1' uno per la via di Platz, e F altro per quella délia Sassonia in Boemia. Contaronsi nel mese di luglio (lïS8) trecento mila combattenti fra l'uno e l'altro campo. Non si vide mai con si poderoso apparecchio una guerra di si poca durata : ma non si videro nemmeno in si breve tempo tanli saggi nell'arle della guerra. Sembra che il vecchio Federico lie! terminar la sua gloriosa carriera avesse voluto fare da muestro di Giuseppe II, la cui spada balenó per la prima volta alle sponde dell' ¿Iba. I movimenti del nemico sempre ávido di attaccare, e la direzioue degli Austriaci in evitare ed eludere le sue mire , serviva-io sempre di aminaestramento nella scuola militare. Ad onla delle oslililä incominciate dal re di Prussia, Maria Teresa abborrendo maggiori disastri non volle interrompere gli amichevoli maneggi. lnviö essa (nei agost«) nuovi ministri immediatamente a Federico; e venendone le proposizioni si poco accettate, come le prime, s' appiglió (nei nov.) al partito di rimettere ogni motivo di contesa alia mediazione delle corti di Pietroburgo e di Versailles pel pronto ristabilimento della pace. Ben che il principe di Repnin inviato prima del fine deH'aniio dalla Russia a Breslavia avesse giá dato principio a'tratlati, le truppe nemiche trassero tuttavia nei cuor dell'invernó ("el S^"- t 3 Sit) il soldalo austriaco da'suoi quartieri in campagna. I prussiani sempre' rispinti, non cessarono di esercitare con nuovi movimenti ed attacchi l'avvedutezza de'nostri generali fino a tanto, che la tregua pubblicata poco dappoi nei campo, disarmo il braccio d'ambi gli eserciti. I ministri per la conclusione della pace si unirono («el nov.) ¡n Teschen. Non vi volle gran tempo per sottoscrivere gli articoli. Si convenne (13 inag-g.) che tutte le conquiste, le quali fossero state fatte dalle due parti in questa guerra, dovessero esser restituite, che 1' elettore palatino cedesse all' imperadiice regina otto distretti giurisdizionali nella bassa Baviera (a), aH' incontro venisse il medesimo reinlegr.ito ne' diritti della signoria di Mindelheim, ed in quelli, che il re di Boeinia potesse avere sopra alcune signorie in Sassonia, cosi parimente ritenesse il díritto di que' fondi appartenenti a questa corona, che il defunto elettore possedeva nei palatinato, e che all' elettore di Sassonia per indennitá delle sue pretensioni sopra l'ereditá allodiale fossero contali sei milioni di fiorini. Furono inoltre i patti di famiglia nella casa palatina confermati, ed assicurata al re di Prussia I' unioue de' margraviati di ßareit e di Anspach per la primogenitura dell' elettore di Brandenburgo. a J Braunau, Schärding, Ried, Maulkirchen, Fribvrg, Wildshut, Mattighofen, e Ullendorf. VI. Morte di Marta Teresa. J1 suddito ricevette la nuova del ristabilimento della sua sovrana diil vajuolo, che ('«*»?) ne aveva minacciata la preziosa vita, come ,,„ nuovo dono del cielo. II giubilo, che accompagno la sua guarigione fu tanto piü vivo, quanto che la natura del male supéralo prometteva a Maria Teresa una soda e durevole salute. Le nostre gperanze prolungavano perció i giorni di leí sino alia piü avanzata etá. Questi erano i sentimenti, con cui nutrivamo peí corso di tredici anni le dolci nostre lusinghe, allor che colpiti fummo da nuovi timori di perderla per seinpre. Grave mortal malattia assali jmprovvisamente l'imperatrice regina. Ne' dubbi sensi de'medici un raggio di speranza vedevasi in fronte di tutta la corte, essa fu la sola, che sentí ¡1 morbo qual ultimo di sua vita. Resistendo questo pertinacemeute a tutti i ritnedi, anzi vie piü inoltrandosi, ricevette dalle mani del nunzio Giuseppe Garampi con pubbliche cerimonie il Viatico. Benché aggravata dalla penosa malattia, che la conduceva al suo termine, non interruppe fino agli ultimi momenti le occupazioni del posto, in cui Iddio l1 aveva collocata, e vide con animo tranquillo opprossimarsi la morte, ch'essa attendeva, come lo confessó, dal lempo che mor! 1' augusto suo consorte. Gli ultimi giorni di sua vila non furono dissimili da quelli de' quaranta anni del suo regno, tigualmeníe segnalati dalle pubbliche cure, dagli atli di pietá e di lieneficenza. Lasciando il trono con quella grandezza d' animo, colla quale lo sostenne, mori (39 nov. I«§») nelle braccia del suo liglio, ed erede de' suoi regni. II colpo che feri la sua famigüa, passando sopra la cittá di Vienna trafisse il cuore di miiioni de' sudditi delle provincie, che perdettero in leí piü la loro madre, che la loro sovrana. Questo fu il fine dell* ultima pianta deglí Abspurghi, e questi i sensi, che la sua morte ecciló ne' suoi popoli. Non si videro giammai nel trono tante virtü, quante furono quelle di Maria Teresa. Ella restei'á ne' secoli piü rimoti il piü bell' ornamento degli annali delle monarchie, ed il piü grande esempio de' sovrani. Yol. III. 3 Si ricevette l'ordine di celebrare l'esequie senza la pompa dei catafalchi, che solevano erigersi nell' occasione della morte de' passati sovrani. Le funzioni della chiesa durarono per tre giorni (16, 1» e ¡SO die.), nel primo de' quali il professore Michele Grandi recitó I' orazione fúnebre. CAPITOLO aUARTO. Regno di Giuseppe II. ' imperiale regio serillo, con cui Giuseppe II dopo la morte di Maria Teresa confermô (3® no», 1S80) i sino ad altre disposizioni tutte le magistrature de' suoi »regni e delle sue provincie, acclamé ancora nella monarchia austríaca il nuovo sovrano. Non si fecero mai del regno di nessun príncipe si belli e lusinghevoli presagi, quanto del suo. I doni di cui la natura avevalo arricchíto, e tante altre favorevoli circostanze si poco comuni a' principi destinati a regnare che accompagnarono i suoi giorni, annunziavano un governo glorioso per esso, fortunato pei suoi sudditi. Una prontezza di spirito, con cui coglieva i più vasti disegni e una attività inquieta, con cui insisteva nell' eseguirli, una semplicità ne' costumi, che spogliato 1' aveva di tutte le voglie rovinose suggerite comunemente dal fasto e dallo splendore del principato, un ardore finalmente instancabile peí bene generale de' suoi popoli, il quale scevro da prívate viste non vedeva che I' universalité de' suoi sudditi, erano tanti pegni che dava Giuseppe II della retlitudíne delle sue intenzioni, e della felicita de' suoi stati. Scioltosi l'imperadore dagl' imbarazzí, che il cerimoniale delle corti impone a' sovrani, spesso sconosciuto, e per lo più inaspettato vide ed esaminó gli stati di sua madre. Osservó 1'agricoltore, si traitsnne coll'artiere, visitó i pubblici provvedimenti, e s'internó nell' esame dello stato d' ogni provincia. Agli occhi di lui si scopri 1' nomo, il cittadino, il suddito, Tre volte ebbe la patria nostra di vederlo e di ammirarlo (a). Nella carestia dei grani, che manifestossi negli auni 1771 e 1772 in Boemia, portossi Cesare colà in persona per indagare la sorgente di quella mancania, e provvedere quel a) Negli ami 1769, 1775 e 1784. regno de" necessarl soccorsi. Visitati gli stati austriaci vide per più volte 1'Italia (a), la Francia (6) e le vaste regioni della Russia. (c). : Sulle informazioni di lui riformo Luigi XVI il grande spedale di Parigi, ed i fogli periodici, che inondano quel regno, sono ripieni deir ammirazione che i suoi sentimenti di giustizia e di umanità eccitarono in tutta la nazione. Queste erano le vie, che tenue il successore di Maria Teresa per incamminarsi al trono a cui la provvidenza avevalo destinato. Quale sia stata la educazione che gli fu data, quali sieno stati gP insegnamenti, ch' egli ebbe nella prima gioventù, si puó sempre dire, ch' egli abbia ricevuto da sè medesimo e dalle circostanze de¡ tempi, in cui visse, gli ammaestramenti. Gli allori, che s'accumulé Federico il grande colla conquista e colla difesa della Silesia, e la fama e la riputazione, che P Europa tutta tributava alie glorie di lui, non possono non aver eccitato in esso quel germe d'ambizione con cui nascono le anime grandi, e che non seppe più nascondere in tullo le sue imprese, e le gigantesche idee di Callerina dovettero accendeie in lui tutto quel fuoco, che la gloria sa inspirare, e tutto quel coraggio, che è necessario per qualunque impresa. Ecco adempiuti i miei voti, esclamó Cesare ail' occasione del primo abboccainento (85 ag. 1769), ch'egli ebbe in Neiss col re di frussia ; ed i primi due viaggi, ch" egli fece in Russia, furono per certo meno considerabili per la sontuosità ed il fasto, che circondarono Pimperadrice, che per i vasli e grandiosi piani concertati fra i due regnunti. A tante qualité e talenti singolari risvegliati dalla coinbinazione e dalle circostanze, e fecondati dalle coguizioni gcquistate da' suoi viaggi e dal commercio di molti uomini, aggiungansi i quindici aiini ne' quali fu correggente, che gli diedero P occasione di conoscere , la catena degli alíari, di meditare, di combinare, e di fissare i principí, che servir dovevano di regola nel governo de' vasti suoi stati. Sotto questo aspetto lo riguardavano i suoi sudditi nel J medesimo tempo, che P Europa tutta teneva ad esso rivolti gli occlii. Infatti salito appena sul trono impiegó le prime sue cure nelP esaminare ¡ la più importante parte dell' amministrazione dello stato. Non sono che V amministr atore dei denari dello stato, sono le parole, di cui egli si servi ne' suoi rescritti. Con questa massima soppresse la cassa a) Negli anni 1769, 1775 e 1783. b) Negli anni 1177 e 1781. C) Negli anni 1780 e 1787. irivala di Maria Teresa, prescrisse un sistema per le pensioni, ,oiifermandone le sole assegnate per coloro, che giudicaronsi meritevoli, fBgtrinse il numero delle persone, che coinponevano la passata corle, assegnô alie due arciduchesse Marianna ed Elisabetta il mantenimeuio jjel loro ritiro, fissó lo stato del suo domestico servigio, e senza aggravare il suddilo aumentó ne' primi giorni del suo impero il pubblico erario. Con quella medesiina aitività, che spiegó nella prima sua operazione, proseguí a manifestare ben presto le sue estese idee. Nou sj videro mai in un si breve corso di tempo, quanto fu quello del suo regno, intraprendere tanti provvedimenti, i quali per la determinaziono tUn cui furono concepiti, e per la rapidilà, con cui furono eseguiti, jiortano seco un carattere di arditezza e di singolarilà, che li distinguono : ma nati per lo più dalla propria propensione per la flovilà, che riprovava íutto ció, ch' era inlrodotto, sostenuti sempre da uno spirilo d' instancabile insistenza, che spingeva tutto all'eccesso, e proseguiti con un ardore impaziente, che non seppe aspettare lié di.l tempo nè daile circostauze la loro maturità, doveltero spessissimo dtviare dal fine, a cui con una moderata ponderazione le rette sua inlenzioni avrebbero poluto condurli. Le leggi ecclesiastiche, direlte ad umiliare Roma con isciorre il clero ed i suoi popoli dalla dipendenza della- curia romana, a diminuiré la giurisdizione de'vescos i in ció, che influir poteva nella podestà civile, ad estirpare il clero regolare colla soppressione d'antichissimi monasteri, e ad abolira molti ahusi, che o I' ignoranza, o l'interesse avevano ne' riti delta chiese introdotti, eseguironsi con tanta velocilà, che mossero Pió \ I a portarsi (1388) contro il parere del collegio de' cardinali a Vieima, onde arrestare il corso di tante innovazioni, che portavanu si violenti scosse alia sede pontifizia. II vieecancelliere di corte e di stato Giovanni Filippo di Cobenzl gli ando incontro a Gorizia. II nostro capitano del circolo (a) eb!;o Pordine di trovarsi in Nogaredo, prima stazione della posta austríaca sulla slrada d' Italia colP onorevole incarico di ricevere il papa, chii due procuratori di s. Marco (6) sino colà per comando del Senalu avevano accompagnato. Era ordinato di non dargli al suo passaggio altri contrassegni di onorevolezza, che quelli i quali solevano darsi a qualunque altro principe regnante. La truppa si schieró sulla gruí» a) Giovanni Paolo barone Baselli. Iij Pietro Contarini e Alvise Manini. piazza, ed una compagnia fu assegnata di guardia al suo alloggiamento: ma la maestosa sua figura, la foggia singolare de' suoi vestimenti, il cerimoniale pontificio osservato dalla sua corte, e tutto ció, che ne accompagnó la comparsa, palesarono al primo aspetto, che Pió VI viaggiava in qualita di successore di s. Pietro, e che considerava gl¡ stati di Giuseppe II come dipendenti dalla giurisdizione del capo della cristianilá. I Goriziani ad onta della semplicita del suo treno, sorpresi e colpiti resero con un rispettoso e generale silenzio il suo ingresso piü maestoso di quello, che col suono delle campana e eolio strepito dell' artiglieria non avrebbesi ottenuto. I contrassegni di venerazione, che il papa riscosse da ogni parte, non f'urono bastanti a rimuovej-e l'iinperadore dal suo sistema, e a farlo deviare dal corso de' suoi stabilimenti. Nuove comutiila religiose si soppressero, e nuove ordinazioni sortirono 1' una dopo 1' ultra, ma non essendo il maggior numero degli ecclesiastici d'accordo con le inovazioni, le quali oltre che diminuivano le loro rendite, urtando contro usanze ed abusi da lungo tempo introdotti, dispiacevano ancora sommamente al popolo, cosi nacque dall' iunosservanza delle prescrizioni un mescolamento di cose, il quale si opponeva alia uniformitá, che volevasi come in tutte le parti dell'interna amministrazione cosi ancora nella disciplina ecclesiastica da Giuseppe introdotta. Le riduzioni domestiche fatte da Cesare nella sua corte, 1' ordine da esso posto nell'assegnazione delle pensioni, e le rendite di tante abbazie, monasteri, conventi e fraternite soppresse, lusingavano i sudditi, che l'imperadore estenderebbe a generale vantaggio in tutti gli altri piani questo suo spirito d'economía. Attendevano quindi di essere sollevati dal peso delle imposte, accresciute sotto il precedente regno, tanto piü che gran parte de' magistral! temeva ch' esso nel nuovo suo sistema dell' interno governo cercherebbe colla restrizione delle caliche, e colla diminuzione del numero degl' impiegati un compenso al suo erario. Seguí infatti nella mooarchia quel generale sconvolgimento, che rovesrió tutto I' antico sistema: ma non nacquero perció i desiderati vantaggi. Fu intenzione dell' imperadore col concentrare le superiori magistrature di minorare ancora le spese dello stato: ma 1' esecuzione non corrispondendo alie sue brame, il suddito, anzi che vedersi alleggerito di tante gravezze, dovette ancora peí corso di quattro anni soggiacere alie spese della infelice noii mea che dispendiosa operazione del catasto, e negli ultimi due anni del suo regno ad altre straordmarie rate per la guerra contro i Turclii. Quali s> sieno stati gli elfetti deile innovazioni di Giuseppe Ii, non si Pu<> ne£are i ess0 non s'a stat0 sinceramente persuaso, che tutte le sue provvidenze tendessero al maggiore vantaggio de' suoi 6lati Nuove leggi civili e criminali, credute più analoghe aile circostanze ed a1 principi de' tempi, che le anteriori, nuove prescrizioni ]' ordine nell' amministrazione della giustizia , supposte atte a diminuiré ed abbreviare i litigi, leggi di tolleranza per conciliare gli aniini fra i sudditi benchè differenti di religione, leggi proibitive che ogtare dovessero alla sortita e del suddito e del denaro dello stato, altri provvedimenti per rilevare la nazione ebrea dal suo avvilimento, per favorire l'interna industria, per aboliré la schiavitù e l'oppressione dell' agricoltore, per introdurre la proporzione e 1' uguaglianza nelle pubbliche contribuzioni, e per rendere libera e sciolta da ogni vincolo la circolazione ed il traffico delle sue provincie, tutti finalmente i provvedimenti di lui sono degni d'un legislatore giusto, amico degli uomini, il quale »on aveva in mira, che I'unità e la felicita della monarchia. Se il fine, a cui le sue indefesse premure furono dirette, non corrispose sempre aile sue viste, si puô bensi dedurre, che i mezzi, che vi si impiegarono, non furono i veri, i piani non bastantemente digeriti e spesso precipitati, e che si desiderava alie volte forse quello ch' era impossibile di conseguiré; ma bisogna nel medesimo tempo accordare che Giuseppe meritava una sorte proporzionata alia rettitudine delle sue intenzioni ed alla grandezza dell' animo suo. Non v' lia provincia, la quale provato abbia quanto la nostra, le svantaggiose conseguenze prodotte dalle innovazioni di Giuseppe. Gorizia è forse quel paese che colla soppressione dell' arcivescovado, colla traslazione delle magistrature, colla perdita di tanto denaro riscosso dalla vendita dei beni ecclesiastici, e trasportato altrove, e col sovvertimento di tutte le parti risenti la maggior scossa, ed i più dannevoli discapiti. Ad onta di tutto ció saremmo tanto ingiusti, se giudicar si volesse degli stabilimenti di Cesare dagli effetti, che essi produssero presso noi, quanto ingrati, come vedrassi in seguito di quesfa storia, se ponessimo in obblio molti tratti del benefieo di lui animo, a differenza di altre provincie usati con noi. La nostra patria è un punto troppo angusto per formare in vista di essa un giudizio sopra operazioni, che comprendevano una vasta monarchia. Ristretti nel piccolo circolo, che ci siamo prescritti, ci contentiamo di lasciare il quadro della contea sotto il regno di Giuseppe. I nostri successori non potranno dubitare della verità de' fatti, tanto più che sono autenticati dalla lestimonianza di tanti coetanei cittadini. 40 i st o ni A I tentativi dell* imperadore onde rendere libera la navigazione délia Sclielda, 1" intimazione délia guerra a' Turcbi, l'infelice successo délia prima campagna, la salute perduta nelle fatiche e ne1 disagi délia medesima, la scontentezza eccitala nella nazione unghera, |e rivoluzioni nate nelle Fiandre, e gli ultimi momenti délia vita di lui, funestati da improvviso colpo, che ferl la parte più sensibile del suo cuore, lienchè non appartengono alla storia particolare d'una provincia, debbono luttavia essere accennati per comprovare quanto la mala sorte eontrariandone tutte le imprese, lo perseguitô fino alla tomba. Non si puô dipingere l1 animo, il coraggio e le viste di Giuseppe II con colori più vivi di qusllo, che egli stesso lo fece in un suo decreto dato alla città di Buda (8» aïS«), la quale elevata in capitale d'Ungheria, chiedette di potergli innalzare in segno di gratitudine un pubblico monumento. Quando i pregiudïizî saranno sradicati, scrive (83 giug.) Giuseppe, quando le idee del vero amore délia patria, e del bene generule della monarchia saranno conosciute, quando ciascheduno sema distinzione contribuirá in proporcione delle sue forze a' bisogni, alta difesa ed alC aggrandimento dello stuto, quando col miglioramento delle scuole, e voir istruzione del clero le leggi civili troveransi accoppiate coi veri principi della religione; quando si conosceranno meglio i rapport!, che passano fra il padrone ed il suddito ; quando ¡ agricoltura, V industria e le manifatture ravviveranno la popolaziom, ció che io spero di conseguiré, allora meriterô il pubblico monumento, che disegnate di erigermi. Queste sole parole sono superiori a qualunque più grandioso monumento, che gli abitanti di Buda elevar potevano alia gloria del loro sovrano Morí Giuseppe II (19 fel»l». S29Í») senza che i nostri stati provinciali rendessero Y ultimo omaggio alia memoria del loro monarca. L" esequie furono celebrate nella chiesa parocchiale di Gorizia senza i soliti lugubri apparati, che accompagnarono le funzioni conségrate agli augusli di lui predecessori. Nè il corpo degli stati, nè il magistrato della città vi comparirono solennemente, e non fu nemmeno scelto un oratore il quale tributasse un pubblico elogio ad un principe, che con buone intenzioni fu forse il più sventurato di quanti giamniai regnarono. DELLA COMEA Dt gorizia. CAPITOIiO CtUIüTO. provvedimenli generali per la contea di Gorizia dall'anno 1700 all'anno 179 0. I. Disposizioni per la generóle difesa della contea. A Porta uguahnente nemica dei Veneziani in Levante, che della casa d' Austria in Ungheria, cangió gli scambievolí rapporti della corte di Vienna e della repubblica di »Venezia. Per le perdite vicendevoli di queste due potenze i loro interessi divennero piü comuni, perché i Veneziani decaduti dalla loro possanza, non poterono piü far conto sul valido appoggio, che la Francia ne' tempi piü addietro aveva loro prestato. I veneti navigli combatterono contro i Turchi in Levante nel medesimo tempo, che le truppe austriache sotto i regni di Leopoldo I e di Cario VI sostenevano delle battaglie in Ungheria. II Senato veneto lasció libera la navigazione dell'Adriatico, e 1' Imperadore Cario VI dichiaró senza incontrare le passate molestie porto franco quello di Trieste. Finalmente a riserva di qualche violenza esercitata sul principio del secolo, le contese, che insorsero a'confiui fra i sudditi dell'uno e dell'altro stato, non essendo piü della natura de' passati tempi, e traendo questi la sorgente loro o dalla dubbiezza de' diritti, o da uno spirito di perlurbazione si comune fra sudditi conlinanti, non venivano dalle massime del veneto governo sostenute. In tale stato di cose non essendo la nostra provincia piü esposta alie inquietudini de' vicini, il suddito goriziano poteva lusingarsi di godere nel seno della sua famiglia una piena sicurezza e tranquillita. Vol. III. 3* La guerra per la successione della Spagna diede ben toslo g divedere, che una potenza marittima ha i mezzi di portare il fuoco della guerra nelle più lontane conlrade. Le navi francesi passate nell' Adriatrico eccitarono le prime attenzioni in' difesa de' lidi austriae¡ dalla invasione de' nemici. Leopoldo assegnô (t S OS) delle somme per fortificare Trieste. Una parte delle nostre truppe urbane sorti in campo per difendere quel porto; T artiglieria, che trovavasi ne| castello di Gorizia, fu colà traspórtala. Queste provvidenze non poterono salvare i Triestini da un assalto, che colle bombarde nel mese d' Agosto diroccô ed inceneri trenta e più case. Quantunque la contea non fosse esposta a minori disagi^ contentossi di aver dato solo gli ordini alie truppe urbane di tenersi pronte al primo segnale. Ma intesa la nuova dell' avvenuto in Trieste si credette di riparare in un tratto a tutto ció, che si trascuró d¡ cseguire opportunamente. II governo goriziano fece le più vive ¡stanze alie corte, perché la milizia e l'arliglieria impiegafa in allrui difesa fosse rimandata per la propria sicurezza ; rappresentó che i posti del territorio di Gradišča erano aperti al nemico, ed il paese sprovveduto di truppe, e di munizioni esposto a qualunque insulto e disastro. II principe di Eggenberg padrone di Gradišča richiamando le condizioni dell'acquisto di quel territorio, per le quali la casa di Austria si era obbligata di difenderlo in qualunque incontro, avvaloró le premure de' Goriziani. L' attentato della piccola flotta tráncese contro Trieste parló meglio in favore della nostra provincia, che ogni ricorso. L'imperadore Leopoldo commise al generale Heister comandante della Croazia la difesa de1 luoghi litoral/. Un corpo di truppe regúlale marció verso Fiume per essere in situazione di pórtarsi in soccorso di quelle parti, le quali ne avessero maggior bisogno. Vi si sped! persona intelligente nell'arte delle fortificazioni. II nostro contudino fu obbligato a concorrere colle sue braccia a' lavori, che si eseguivano a Trieste, e alla condotta de' viveri e delle munizioni, di cui provvedevansi i magazzini di quella piazza Le maggiori diligenze essendo dirette a quella volta , piccoli furono i prowediinenli per- la sicurezza della nostra provincia. Si visitó bensi il castello di Gorizia, e notaronsi le riparazioni riputate necessarie ; determinossi la quantitii de' grani occorrenli per le milizie ; e sorti roño i più premurosi ordini per congregare le truppe urbane : ma mancando i mezzi onde porre ad elTetto i divisati piani colla ritirata delle navi nemiche dull' Adriático, si perdettero totalmente di vista le due contee. La nuova comparsa, che fece nel susšeguente anno (nel nui». g;03) il comandante francese du diene sull'Adriático, e due barclie ■ililjiuciate dalla sua gente nel porto di Cervignano riempirono di g|)aVento gli abitanti della contea. Gli stati go riz ía ti i reit»rarono le loro iötanze ; rappresentano i pericoli ed i danni, a cui sono esposti ; ckiedono soccorso : ma nulla eflettuasi di ció, cbe ricbieáe una ist*nte difesa. le miliíie urbane trovavansi senza arini come altresl i pubblici iii8»a7.zin¡, e non erasi data mano che lánguidamente a' lavori ed n!le riparazioni progettate per difesa comune. Lo sbarco in Aquileja di pochi francesi, i quali dato fuoco (S3 lugl.) ad alcune case si ritirarono, pose la confusiofle iu lutto il paese. Questo falto, che non ebbe altre coiiseguenze, a,rgrandivasi a proporcione che la nuova si dilatava. Era roce lomu»« nelle vicine provincie, che i nem ici si fossero «vanzati êino a Tolmino, e che altre truppe marciassero nello stato véneto per unirsi a' primi in queste conlrade. 11 falso rumore «rriv*to fino a Vienna produsse per i Goriziani il desideralo effetjo. La poca artiglieria, che trovavasi in Lubiana, fu condotta a precipizio a Gorizi», e mandossi un corpo di milizia regolala in riuforzo delle noslre truppe urbane. Elevaronsi all' imboccalura de'porti del territorio di Ciadisca de'parapelti guarniti di palizzate, onde difficoltare altri shjrclii. Si posero in osservazione finalmente sopra »lté torri rerso il mare alcune guardie, le quali dovessero dare il segnale ali'avvicinarsi (ii ogni nave nemica. E'vero che tutti questi provvedimenti, i quali debbono oggidi parere strani peí ritorno che fece la flotta francese, si resero per avventura inutili : ma è vero altresi, che meritavano ili essere riportati per rispetto al timoré ed alia inquietudine, nella quale i nostri predecessori a noi più vicini dovettero passare i giorni loro. Beuchè le vele nemiche non si sieno più vedute suli' Adriático, la possibilité del loro ritorno obbligava >1 governo alia medesima vigilauza, e teneva il suddito sino a'preliminarí della pace d'Utrecht nelle medesime angustie. Abbiamo a' nostri giorni veduto, che, mentre in due sanguinose guerre erano condotti al macello i nostri cittadini, gli altri abitanti del paese vivevano tranquilli : ma la guerra di successione delle Spagne tenne tutti i nostri antenati in agitazione. Le disposizioni fatte per la difesa de' nostri lidi nell' ultima guerra, sostenuta da Carlo VI contro la Francia, furono bensi di gran lunga miglioi'i, e con più avvedutezza condotte, e perció alia sicurezza della patr.ia meglio si è provveduto: ma non furono per questo minori le inquietudini degli abitanti. Le passate comparse di nayi 44 istoria francesi facevano temere di vederne di nuove, onde è che il suddito della contea fu pel corso di tre anni ( 133» ni 13 35 ^ continuamente molestato colle guardie de' porti e castelli di Gorizj^ co' lavori, ch' eseguivansi in ogni parte, e colle condotte di munizioni, di vettovaglie e di foraggi, si per la milizia del paese, che per |a fanteria e cavalleria regolata che trovavasi nella provincia. In questa occasione fu introdotto nei corpo delle truppe urbane un nuovo piano di disciplina e di ordine, a cui l'emulazione eccitata dalla presenza del soldato forestiero le piegô senza avvedersene. Dopo la fatale sconfitta di Banjalucca, che I'armata imperiale pochi anni (i335j di poi ricevette da'Turchi, e che richiamô nelle nostre parti le pubbiiche provvidenze, non si tosto ebbesi l'ordine di radunare questo corpo, che si mostró per I' ultima volta in ischiera ordinato e pronto a marciare. II raffinamento nell' arte della guerra, e le numeróse armate, che dal tempo della pace d'Aquisgrana manteneronsi in piedi, resero del tutto inutile questa nostra antica milizia. II contadino dovendo servire come soldato anche in tempo di pace, cesso di esserlo soltanto in tempo di guerra. Sparse le nuove truppe regolate (13*8 ) per lutta la monarcliia, un intero reggimento prese quartiere nelle contee; e la nostra provincia acquistô con una nuova popolazione una nuova classe di abitanti destinati a difendere lo stato dagli esterai insulti, a spalleggiare i diritti e le pretensioni del principe, e a contenerá in ordine ed in ubbidienza il cittadiiio. Abbiamo finalmente vedute le disposizioni fatte in questi ultimi tempi, onde garantiré la nostra provincia dagl' insulti e da' danni, che i Turchi nella guerra intimata loro da Giuseppe II. (1388) poteano recarie. II comando generale dell' Austria interiore fu trasferito da Gratz a Trieste; si allesti una piccola flotta, e si disposero de'corpi d'osservazione lungo le nostre coste. II. Contese per i confini della contea di Gorizia colla Carniola e col territorio di Trieste. I limiti della nostra provincia ne' primi anni, in cui passô solto il dominio austríaco, erano più chiari e determinati di quello che si (rovassero dopo che furono regolati. Le signorie di Duino, di gc|iv\-arzeneck e di Prewald formavano la linea, che separava la Carniola ed il territorio di Trieste dalla contea di Gomia. Ignorasi I' época, in cui la Signoria di Vipacco e quella di Duino furono recise dalla provincia nostra ed unite alla Carniola : ma si sa che la comunità di Vipacco fece (8 lug-l. IÎ22) instanza di rimanera solto il governo di Gorizia, e che dalla rescissione di que' territorî nucque l'incertezza de' confini da provincia a provincia, le contese giurisdizionali da giudice a giudice, e i contrasti di pretensioni fra j sudditi d'una giurisdizione e quelli d'un'altra. Fino dali'anno 1593 insorsero de' dubbî sui limiti, che divider dovevano Gorizia dalla Carniola. Amendue i governi cercarono di stendere piü oltre che fosse possibile i loro confini. La pubblica gelosia di autorità era foméntala dalla particolar ambizione de' padroni giurisdizionali, come le contese fra provincia e provincia da quelle, che susiitavansi f,a i confmanti, che avevano giurisdizione. Non vi fu quistione di confini fra Gorizia e Trieste, senza che i padroni di s. Angelo e di Schwarzeneck si mescolassero nelle discussioni, nè disputossi su tal oggetto colla Carniola, senza che i sudditi di Prewald e di santa Croce insorgessero con que' di Postoina e di Vipacco. Gli esa mi e le commissioni, che pel corso di piü di due secoli tennero occupati i tribunali, onde sciogliere ogrni dubbiezza, non ebbero il desiderato efletto. Trovandosi i fondi delle terre nel tempo de' primi ripartimenti de1 territorî in quantité maggiore dei bisogni della popolazione di quel tempo, la gelosia de ' possessori non poté suggerire lo stabilimento di coufini certi e determinati, ed il suddito non era tentato di oltrepassare i limiti che non erano con precisione segnati, e quando anche oltrepassati li avesse, non si appropriava nulla di quello, che al suo vicino occorrer poteva. Coll' aumento della popolazione, colla più estesa coltura delle terre, coll' accrescimento dell' industria e con maggiori bisogni di pascoli e di legua, i fondi acquistarono maggiore valore, e l'interesse de' possessori richiese maggiore precisione nella particolare circonferenza delle loro possession!-, indipendentemente dali' incertezza, in cui rimanevano i limiti generali di diversi territorî. In occasione della generale misura delle terre íntrapresa alia meta del secolo (13SS) potevasi sperare che fossero fissati i confini tanto fra provincia e provincia, quanto ancora fra privati territorî : ma una operazione, la quale non aveva principi nella 46 JSTORIA individuazíone e descrizione delle terre, non poteva influiré nemmeno indirettamente nella determinazione de' generali conflni del paese. Quiiidi un mescolamento di terreni soltoposti ora alla Carniola, ora a Gorizia, conservó la confusione ne' confini della nostra provincia. I commissarî eletti (KÎ8S) pel nuovo catasto d'ordine di Giuseppe 11, vedendo che l'incertezza de' confini generali difficultava I* adempimento delle loro istruzioni, aceennarono in una loro informazione (ï « «i>r. 1ÎS!) ropportuuità di fissare una linea certa e stabile'de' liiniti fra la Carniola e la contea, senza cui riuscir doveva confusa ed imperfella la descrizione delle terre confinanti con quella provincia. I commissarî supremi in Yienna, cha avevano per iscopo principale la celerità nell' esecuzione, non fecero riflesso a un mezzo, che si credette necessario ail' accuratezza del lavoro ordinando semplicemente di convenire coi commissarî di Postoina, perché nessun pezzo di terra venga nè ommesso nè doppiainente descritto e notato. La incertezza de' confini continua quindi tuttavia, e se le controversie non iscoppiano in aperti litigi, le reciproche pretensioni de' padroni dei territorî non cessano di conservarsi, oade farle valere opportunameute. EU. Delerminazione de' confini colla repubblica di Venezia. L'altenzione del ministero di Carlo Vr per l'eslensione del commercio austríaco fece cangiare aspetto a tutta la monarchia, e singolarmente a' territorî bagnati dal mare. Non si poteva aprire un porto nell'Adriático senza discutere sulla scella del luogo, e senza accordare alla nostra provincia i vantaggi della sua situazione in riguardo alia comuuicazione del mare coll'Alemagna. La contea di Gradisca intersecata da motte acque che sboccano nel golfo fu riputata in questo inconlro un oggetto degno di riflessione. Aquileja gareggiö con Fi lime e Trieste per la preininenza della scelta. Le premtire, che si diede ne'passati tempi la repubblica di Venezia di rimettersi in possesso di quell' antica città, e tutti i mezzi che pose in opera per riuscirvi («), potevano forse far decidere in suo favore^ e farla v) Vedi Vol /• pag. 94. preferire a Triesle, (lei quale il señalo veneto nè nei trattati di permulazione più d'una volta nel secolo XVI intavolali, nè in veiun ¡,11ro inconlro ha giammai palesato il desiderio di fure aequisto (a). Essendo divenute le nostre contrade un oggetto delle principali yjste di Carlo VI dovettero cessare di essere quello delle mire dei viciai Veneli, e cessate per essi le circostanze favorevoli di estendere a poco a poco i loro confiai, le cure loro dovettero restringersi a conservare con attenzione i loro titoli, ed a cogliere con deslrezza l'occasione opporluna per farli valere. L'imperadore Curio parlava con un tuono, ch' era insolito ne' tempi anduti. Sugli' avvisi degli eccessi da' sudditi veneti commessi a' confini, vetinero al governo goriziano gli ordini (<3 die. IS 15 e O nov. 1333) di repriinere violenza cou violenza, e di unire anche quando occorresse la inilizia delle vieille provincia in rinforzo della nazionale. I soli gelosi riguardi di sanità potevano tuttora servire a' veneziani di preteslo per sosleiiere il possesso di molti diritti, e forse anche per coloriré luiove pretensión!. Fino nell'anno 1700 si videro de'legni armati nel!' Ausa, che ponevano degli ostacoli aH'entrata e sorlita delle noslre barche. Cosi non molto dappoi trovossi sulla Jledadola m» hrigantino, il quale impediva (ISO») 1'ingresso delle barche nella fiumara di Sangiorgio, Cervignano, ed Aquileja. Con questi principi lennero essi per tutto il tempo dell' ultima guerra di Carlo VI co'Turchi (Ï338 e 1339) delle guardie in costodia di que'lfdi. fi vero che queste guardie sotto il manto di tener überi di sospetto di inal contagioso i nostri lidi, moleslavano talvolla i sudditi austriaci, ma è vero altresi che questi diedero (Si feUb. 133 8) l'uoco ad una feluca veneta e 1' incendiarono in que' canali. Di tali disordini i governi non possono farsi mallevadori, tanto più che I' incertezza de' diritti, e l'animosità frà confinanti Ii rendevano per lo più inevitabili. Una circostanza non puô in quesfo luogo tacersi, cioè che le guardie venete non contente d' invigilare in mare alla piibblica sicurezza, si avanzarono (*33») ancora in Ierra, ed eressero nelle vicinanze di Castelporpetto de' casotli per porvi delle milizie. Non si tosto la corte ne fu informat», che I' imperadore dimando col inezzo del principe Pió suo ambasciadore in Venezia la loro demolizione. La vigilanza, che aveva il ministero di Carlo VI per tutto ció, che riguardava i pubblici diritti, dovette rendere ogni loro tentativo infrutluoso. I riguardi del senato di Venezia inlluirono nella condolía a) Vedi Vol. II. de' suoi sudditi; cosl non mai sperimentaronsi a' confini minori mo'eslie e disliirl>i. Sembrava che sotto il regno di Maria Teresa volessero ricominciare le antiche turbolenze da ogni parte. Quelli di Pietz e di Tolmiuo prelendendo chi i veneti confinanti s'avanzassero ne' loro territorî v¡ si opposero. Le querele divennero vive ; e terininaronsi spesso con eccessi. Nuove pretensioni spiegarono ("•*■*) i veneti a'confini della contea di Gradišča. Tentarono essi d'impossessarsi ad esclusione de' nostri della pesca sul fiume Ausa, spogliando colla forza i pescatori austriaci delle barche e reti loro. Maria Teresa non contenta che lo spoglio fosse restituito richiese ancora che a' suoi sudditi ne fossero risarciti i danni, e che que' della repubblica per le violenze esercilate sul suo territorio fossero gastigati. Tali, e simili fatti, che succedevano alla giornata, inasprivano gli animi dell'una e dell' altra parte, e molestarono amendue i governi. Siccome la dubbiezza de' confini dovette servire a scusare gli eccesi, che accompagnavano per lo più quelle risse; cosi suggeri ancora il rimedio a levarli per sempre. 11 senato di Venezia non trascurô la occasione di promuovere un accomodamento , che per due secoli indarno si era cércalo. L'imperadrice regina v' acconsente per comporre lutte le contese de'confini fra i suoi stati, e quelli della república df Venezia. Eletto il veneto commissario Giovanni Donado, Corbiniano di Saurait, luogotenenle della reggenza di Gralz, ed il capitano di Gradišča Antonio de Fin furono nominati ( <3 g¡ug> I?äiO ) per parte austriaca. Quello prese alloggio in Brazzano villaggio venetó, e questi in Cormons. Considerando la scella de' luoghi della loro dimora, gli stessi appunto, che furono scelti ne' tempi andali, ed il carattere del nostro primo commissario, sarebbe stato da pronosticarsi a questo congresso l'esito medesimo, che ebbero lutti i ^assati. Era il conte di Saurau un nomo, cui certamente per l'inlegrità sua, e per 1' instancabile sua applicazione polevasi appoggiare qualunque più dilicato ed arduo affare; ma cousumali avendo i giorni suoi ne' trihunali di giustizia portó seco tullo quello spirito di esitazione tanto pronto a dubitare, quanto lento a decidere. Non avendo trovato nel paese uomo pienamente inslrutlo dell' affare, di cui si Iraltava, volle prendcrsi la briga di riandare un ammasso d sordinalo di scritlure, che furono in questa occasione raccolte dagli archiví si pubblici, che privati (o), per a) Gli eredi di Vito Delmestre, che fu nel passato secolo uno dei commissarj a' confini, ne fornirono moltisúme memorie. jcquistare cognizione di fatti succeduti dalla guerra di Massimiliano I fino , n0Siri tempi, onde poter con fondaniento rispondere a' memoriali del véneto commissario. Queste circostanze unite all' ordine ed alia oiiderazione, con cui esaminava e trattava il minimo oggetto di sua ¡iicunibenza, annunziavano una lentezza, la quale s'opponeva non meno al|e viste, che alle premure della repubblica. Queslo bastó, perché il luogoteiiente della reggenza di Gratz fosse richiamato (2 feto. 1352) nI suo posto, ed in sua vece fosse incaricato della commissione il solo generale d'artiglieria Ferdinando Filippo conte Harrscli coll'csclusione del capitano di Gradišča. Il nuovo commissario pose tanta attività e prontezza neH'alfare, quanto era il languore e lo scrupolo del suo antecessore. Sostitul a' due procuratori fiscali, F uno in Gorizia e in Gradišča l'altro, il vicario di Gradišča Melchiorre Molina, come uomo che nei paese aveva della riputazione pei consulti legali, ch1 erano necessarî, onde discutere le scritture venete, che fondavansi sulle ragioni di diritto. Coine capo del corpo degli ingegneri ne chiamö i più abili per formare le piante de' luoghi contenziosi ; e finalmente per agevolare le comhinazioni ed i trattati, approssimaronsi l'uno all'altro i commissar! scegliendo la città di Gorizia per loro dimora. Sul finir dell' anno 1754 furono determinati i confini da Zecre nei Tirolo fino al Quarnero nell'Istria fra le austriache provincie, ed il dominio veneto. Al go verno goriziano venne notificata ( 18 S'iiS1. 1356 ) la ratificazione di amendue le potenze, ed il medesimo governo ricevette nei susseguente anno apr. 1353) l'incarico di ordinäre le' colonne terminali, e d'invigilare alla loro conservazione. Nello spazio di quattro anni terminossi un accomodamento, che ne1 passati due secoli fu tante volte inútilmente tentato. Se si considera poi che le maggiori difficoltà, le quali nei passato opponevansi alla conciliazione delle réciprocité pretensioni, in questa occasione o non furono mosse, o di poca considerazione si riputarono, minor tempo avrebbe bastato per cedere a' nostri vicini tutto ció, che chiedetano. Il procurotore fiscale di Gorizia Ortensio Locatelli, ed i due cesarei ambasciadori in Venezia Francesco della Torre, ed il suo pronipote Francesco Udalrico della Torre più non esistevano per difendere la pubblica causa, ed i loro scritti non erano conosciuti (a). Si pose in dimenticanza la fortezza di Maraño; dell'Isola di s.Pietro non si. fece tampoco quistione, come neppure delle paluili di s. Giorgio* e ti) Vedi Vol. I. e II. Vol. III. 4 di Carlino. Tutle le imboccature de' nostri fiumi divennero venete e per compimento dell' opera furono lasciali in Friuli distretti interi da different territori intersecati e dal corpo divisi, onde ne risultó un mescolamento di villaggi alternamente veneti ed austriaci, il quale dee, se non impedire, almeno interroinpere 1' ordine interno della pubblica amministrazione, e moltiplicando le linee, che dividono Tuno dali'altro stato, aumentare le occasioni delle diflerenze fra i sudditi. Non si videro quindi accendersi fra questi tante dissensioni, quanta ne nacquero nell' anno, in cui furono poste le pietre de' confín!, j Veneti della Resia entrarono (nel lugl. 1S5S) nel territorio di Pletz, ammazzando il bestiame che trovavasi al pnscolo, cosi (nel sett.) alcune comunita del capitanato di Tolmino annate passata la linea dei confini, maltrattarono i veneti vicini. Altro motivo di querele diedero (nel lugl.) que' di Grado alia comunita nostra di Fiumicello, oltre i lamenti onde molestavano il governo goriziano la comunita di s. Giorgio, di Cervignano e di Terzo rappresentando i pregiudizí, che sollrivano dal trattato de' confini. Si credette di correggere i difetti a cui ando soggetto questo accomodamento con istabilire dall'una e dall'altra parto un commissario, ed un ingegnere, coll' incarico di fare animalmente il giro de' confini, di invigilare all' osservanza di tutti gli articofi, e di comporre le differenze, che potevano insorgere fra i sudditi. Queste annuali visitazioni furono ridotte sotio il regno di Giuseppe II ad ogni secondo anno. Appoggiandosi la repubblica sopra la viziosa determinazione dei confini riprese 1' antico piano della permutazione de' territori (a), e sped! a Vienna Stellio Mastraca, persona, che trovossi insieme coi commissarl de' cofini in qualita di pubblico consultore coll' incumbenza di ridurre il ministero di Vienna a riformare i vaghi ed irregoluri confini della contea di Gradišča, e stabilirne col corso dell' Isonzo di permanenti e sicuri, ofíerendo di compensare colla cessione del territorio di Monfalcone, e eolio shorso d'una equivalente somma il di piii, che la repubblica acquistasse. Trovandosi probabilmente i pubblici bisogni inferiori alle premure de' Veneti il trattato non ebbe luogo. Nell' anno 1786 fu ripreso alia nostra corte questo oggetto. II governo di Trieste ebbe 1' ordine di formare il piano del reciproco cambio, e di esaminare le viste scambievoli: ma ad onta di questi preliminar! ii progetto fu posto in dimenticanza, e le a) Vedi Vol. I. c0Se rimasero nell'antico stato. Non si puö negare perö che il ¿esiderio del veneto Senato di daré confini stabili al suo Friuli, non gja stato giusto, e che l'Isonzo o il Tagliamento, o l'uno o 1'altro Jarebbero a questi territori una linea di confine, la quale sarebbe e piii naturale per la situazione de' luoghi, e piü uniforme alie viste e¿ all' ordine deW interna amministrazione. t 52 ISTOni A LIBRO SESTO. CAPITOÏ.O PRIMO. Sistema generale 'del governo délia eontea cl i Gorizia d a 11' a n n o 1700 ail' a un o 179 0. I. Del capilano di Gorizia. INO alla meta del secolo non si alterarono nè le incumbenze nè l'autorité de' nostri capitani. La medesima istruzione copiata ad ogni nuova nominazione serviva di regola a tutti i capí délia provincia. Tutto il peso dell' interno governo, eecettuatene le rendite délia sovrana camera era ad essi appoggialo. Il bene délia eontea doveva loro essere egualmente a cuore clie il vantaggio del principe, e dalla loro abilità dipendeva la conservazione di quella catena, la quale unisce l'utile del sovrano con quello del suddito. Non avendo il luogotenente veruna iminediata autorità, fuorchè in assenza o mancanza del capo délia provincia, questi era il solo custode délia pubblica e privata giustizia. Ad esso apparteneva I'invigilare alla propriété, aile azioni ed ai doveri del cittadino, il promuovere l'abbondanza, e il prevenire i bisogni délia provincia. Tutto quello che operava a pro del paese, era un tributo, che doveva al popolo aflidato alla sua vigilanza, come tutto il bene ch'esso trascurava, era una perdita pel pubblico vantaggio, ed una macchia al suo nome. Maria Teresa concentrando lutte le parti del governo interno délia sua monarchia in due sole magislrature stabilité in Yienna, di t-,ii I* una costituiva il supremo tribunale della giustizia, dal rpiale décider dovevansi in ultima istanza le cause de' suoi sudditi, e F altra componeva la suprema direzione di tutte le altre parti delF interna uinminislrazione dello stato, volle che anche gli affari delle sue provincie si separassero (1543) in due classi, e cosi divisi da diverse persone si trattassero. Da questo sistema nacquero in tutti j pnesi le magistrature, che solto il nome di rappresentazione e camera abbiamo conosciute. Le circostanze, in cui trovossi questa principessa dopo la pace di Aquisgrana, erano diverse da quelle, in cui si trovavano i suoi predecessori. Un potente nernico sempre ármalo, e pronto sempre a marciare in campo obbligolla in tempi anche di pace a mantenere un numero di truppe capace di opporsi u qualunque improvviso avvenimento. Opportuno era pero lo stabilire una forma tale di governo, la quale abbracciandone tutti i rami non solo riunisse come in un punto tulta la forza della popolazione e delle ricchezze dello stato, ma concorresse ancora a' mezzi, onde conservarla perpetuamente unita. L' amministrazione della giustizia divenne nelle provincie, come nella capitale una incumbenza separata, e le rappresentazioni e camere abbracciarono solto la loro direzione jndistintamenle lutte le altre parti delF interiore governo. Le contee di Gorizia e Gradisca ancora separate parvero chiuse in un territorio troppo ristretto per islabilire una magistratura composta di piii persone, il cui numero anche nelle maggiori provincie eccedeva forse il bisogno delle incumbenze; ma volendosi tultavia col medesimo ordine Irattare presso noi i pubblici affari, si stacco (2a ««. 1S#9) da' molli incarichi de' capitani delle contee F amministrazione della giustizia, sottomettendola immediatamente a' particolari presidenti giudiciali ; e F autorité de' capi col tilolo di amministratori della provincia fu limitata alie altre parti del pubblico governo, e sottoposla alia rappresentazione e camera stabilita in Lubiana. Se il noslro capitano trovavasi da una parte sgravato dalle occupazioni del foro, le incumbenze gli si accrebbero dalF altra. Le rendite camerali divennero di sua ispezione, e la dipendenza slessa da una magistratura fertile in ricerche, prodiga in ordinazioni, e gelosa sopra tutto della sua autorité, aumentava gli affari di lui senza rendere più inleressanti gli oggetti delle sue occupazioni. In progresso farassi menzione delle prescrizioni, che scaturirono ^ a questo fonte. I niolti ordini, ch' esse comprendevano, portavano 54 IS TOR I A seco, come in principio (T ogni nuovo governo per lo più accade, non solo un'apparenza di fermezza, ma ancora un grado di determinazioni, che esigeva uhbidienza ed esecuzione. Quindi si formarono (81 die, M 74S ) due circoli, e si stabilirono nelle contee due uffizî di esecuzione, e di vigilanza, alla cui testa le principali persone col titolo di capitani eircolari avevano l'incarico non solo di pubblicare i sovrani ordiiii, di farli mandar ad effetto nel dipendente loro distretto, e d'invigilare all'inalterabile loro osservanza; ma ancora di far incassare le commii gravezze da' men esatti in soddisfarle, e di accudire a tutte quelle occorrenze della milizia, le quali avevano qualche rapporto col governo, come il marciare e lo svernar delle truppe. Questo è il primo stabilimento nella nostra monarchia, il quale unisca alio spirito di legislazione la pubblica premura per l'osservanza dell' ordine e delle leggi. La continuazione di questa istoria farà conoscere quale ne sia slato il frutto per la nostra patria. II. Cambiamenti seguí ri nella forma di governo della contea negli anni 1754 e 17S3. La pubblica aulorità divisa in due parti, di cui poc' anzi si fece cenno, non duró oltre i sette anni. I medesimi savrani decreti che tagliarono la linea, che separava Gorizia da Gradisca, determinavano (1S5-4) ancora la nuova forma di governo nella nostra provincia. Filippo conte di Harrsch che promise la riunione delle due contee, abbozzô ancora il nuovo piano di governo. Non vi rimase ombra dell' antico método d'interna amministrazione. L'ordine giudiziale, ch' era per due secoli proprio della contea, fu uniformato a quello delle altre austriache provincie ; 1' impiego di cancelliere, ch' era l'anima del passato tribuuale de'nobili, resto soppresso ; le incumbenze del procuratore fiscale, a cui erano in ispezialità appoggiate le cose de' confini, de' feudi, e gli oggetti d'immediato interesse del principe, furono in tal modo ristrette, ch' egli fu ridotto presso che al semplice incarico di avvocato fiscale ; gli stati provinciali, i quali avevano si forte maneggio ni moite parti del governo, furono dispensati per l'avvenire dall'ingerirvisi pnuto ; in fine l'autorità dell'interna pubblica amministrazione, la quale rimase per due secoli e mezzo nella sola persona del capo della contea, fu addossata a più soggetti, conservando nel primo golta"10 '' onore di dirigere le molle, le quali operavano sotto' la sua vigilanza. Bencliè questo corpo composto di un presidente, di otto consiglieri, e di altri subalterni ministri avesse tutte le qualilà d' una delle pappresentazioni e camere stabilité nelle altre austriache provincie ; (uttavia a distinzione di quelle fu la magistratura nostra denominata consiglio capitanale delle unite contee di Gorizia e Gradišča : e fu restituito al capo Tantico titolo di capitano. Il conte di Harrscli pvomolore del nuovo sistema fu incaricato in qualité d'imperiale commissario d' introdurlo, e d' incamtninarlo. Da quest' epoca principiaronsi ad esaminare e discutere i pubblici aflari in ordinate e periodiche session! dal corpo unito del governo; e tutti i membri dovettero prendere cognizione delle più minute particolarità, e darvi ognuiio il suo parere, come tenuti erano tutti J' istruirsi degli oggetti, che vi si traltavano. Se questa forma di governo dipendente da una magistratura composta di uomini capad poteva servire di argine a' particolari arbitri, di sollievo ad un capo di provincia caricato di moite e varie incumbenze, di scuola per indagare e fissare le buone massime ed i veri principi, e per formare de' sudditi abili al pubblico servizio : ognuno vide altresi, che gli alfari dovevano camminare con una Ientezza proporzionata al numero delle persone, che Ii maneggiavano; che le decisiorii risultanti da più opinioni doveano cessar di derivare dalla unità di sistema, e dalla uniformité di vedute; e che il capo della provincia obbligato a servirsi di consiglieri îiecessarî doveva restare da una parte disiinpegnato dalla propria malleveria in caso di direzionemen lodevole, e dall'altra privato di tutta quella lode, che avrebbe po tuto ineritarsi coi saggi suoi provvedimenti. Quale sia stata questa nuova forma di governo, bisogna pur dirlo, che soppresse (ISfíS) ¡n tutti i paesi le rappresentazioni e cainere, il sistema del governo di Gorizia serví di inodello a quello di tutte le altre austriache provincie; e con ció Gorizia sciolta da ogni dipendenza intermedia rimase, come ogni altra provincia, soggetta immediatamente alia cancellería di Boemia ed Austria. Lo spirito di risparinio, e di concentrare gli affari, che accompagné i piani di Giuseppe II, produsse come nelle vicine provincie, cosí ancora per la contea di Gorizia un altro ordine nel governo. Y' era in principio il progetto di far rivivere 1" anlico sistema, e di sottoporre 5 fi i s t 0 b i a tulla l'AusIria interiore al governo di Gratz. Questo piano, che <)a| tempo dell' arciduca Carlo, figlio di Ferdinando I, sino al regno di Blaria Teresa era conosciuto, incontrando delle difficoltà; si pensù di stahilire due governi, Tuno in Gratz, e l'altro in Lubiana, con sottoporre la contea a questo, e la Carintia a quello; ma rigeltata anche questa ripartigione, fu finalmente determinato di sottomettere ( «tt< ÏSSa^ la lamióla al governo di Gratz; e di stabilire un secondo governo in Trieste, subordinandovi la nostra provincia. Allontanando questo sistema dalla capitale delle provincie la potestà intermedia fia la corte ed il suddito, si credette di dover in qualche modo supplirvi coll'aggiungere al capitano circolare tre commissarl, ed altre subalterne persone, onde bastassero ail' esecuzione degli ordini, alie relazioni ed ai rapporti sulle ricerche del governo, allo schiarimento de' fatti, e a tutte quelle infinite incumbenze, che dovevano aumentarsi, a misura che le leggi, gli ordini e le prescrizioni si moltiplicavano. Questa novità produsse altre innovazioni ne' nostri tribunali di giustizia, nel sistema provinciale, nell' amministrazione delle rendit» camerali, ed insino nel governo ecclesiastico délia contea, di cui a suo luogo parlitamente farassi menzione. Gioverà solo il riportare per ora, che il magistrato fiscale soppresso in Gorizia con più estese viste, e con più autorevoli incumbenze fu unito a quello di Trieste (o). III. » Serie de' capilani délia contea dall' anno 1700 ali' an no 1790. Giovanni Gasparo Conte di Cobenzl vigésimo primo capitano di Gorizia. Giovanni Gasparo di Cobenzl fu meno temuto da' suoi concittadini, ma fu in patria più accetto di suo padre Giovanni Filippo, di cui (a) La nuova sovrana istruzione pel procurator fiscale e data nel di 10 marzo dell'anno 1783. uccesore nel governo della contea. Egli aveva tutta la volonté ^ "goddisfare agli obbligi proprî, e tutta la moderazione nel far rvare a su0' subordinati i loro doveri. Allevato per cosi dire "lia corle nos,r' principi, dove aH' età d' anni ventidue, fatto enli'uomo camera ^ell' arc'duca Carlo di poi imperadore, contrasse ® Ha dolcezza di tratto, nella quale in patria si sarebbe difficilmente jncontrato un uguale. Dopo aver occupato pel corso di undici anni ¡I poslo di consigliere áulico dell' impero, Leopoldo I nominollo ' 0tt. 1S il 3) capitano di Gorizia. Ferdinando di Kienburg vescovo ,li Lubiana, e Leopoldo Adamo di Strassoldo luogotenente di Gorizia furono i commissarj per conferirgli il possesso del suo incarico. Dal governo della contea passé (1714) a quello della Carniola. Non si diminuí in Cario VI l'affezione, che aveva concepita nella sua giovenlù, come arciduca per questo nostro cittadino. Da lubiana fu richiamato (17SS) a Vienna in qualité di maresciallo di corle, dalla qual carica passö ( 1724) a quejla di cameriere maggiore; decorato finalmente (>33») della catena del tosone arrivé, al colmo degli onori, a cui poteva aspirare un suddito nella corte del primo monarca di Europa. Dignità si luminose, alie quali fu innalzato il Cobenzl, furono seguite da uno infortunio, che funestó gli ultimi anni della sna vita, lu vigorosa benchè avanzata età, perdette egli la vista, ció che I' obbligó ad allontanarsi dal suo posto e dalla corte. Attaccato al suo principe, ed abituato alie funzioni della sua carica, senti più rammarico per la privazione dell' esercizio della stessa, che per la sua principale disgrazia. La morte del suo padrone diede 1' ultimo crollo alie sue alllizioni. Ne' turbini della guerra, che scoppió nel 1740 ritirossi egli a Gratz, dove mori il di 30 aprile 1742 e fu seppellito nella chiesa dell' université. Se ne vede esposta in un medaglione la effigie, lavoro di Mattia Bonner fratello, del celebre Giorgio scultore in Vienna. Nacque questo nostro cittadino in Gosa, castello della famiglia, il di 3 giugno 1664 da Giovanni Filippo Cobenzl, e da Giovannina di Lantieri. Vol. HI. 4* 58 ist o ni a Giovanni Giuseppe Conté di Wildenstein vigésimo secondo capitano di Gorizia. Non poteva dopo la partenza del Cobenzl essere scelto al governo della provincia un soggetto più proprio di Giovanni Giuseppe di Wildensteiii. Carlo di Kauniz veseovo di Lubiana, ed il noslro luogotenenle Leopoldo Adamo diStrassoldo furono nominati (36 nov. iîtS ) dal!' imperadore Carlo per conferire al Wildenstein il possesso del capitanato. Benchè questo capitano fosse forestiere, consideré egli Gorizia come sua patria, ed i Goriziani riguardavanlo come loro concittadiuo. All' inalterabile sua fermezza nel sostenere il suo incarico univa maniere cosi umane che non si ravvisava ne' suoi più forti risentimenti, che la necessità ed il pubblico ordine, che Ii dettavano. Siamo vissuti in tempi a lui abbastanza vicini per aver potuto udire da' suoi contemporanei gli encomî, che gli tributavano. Questo stesso capitano dopo il corso di sei anni, che fu alla testa degli affari della contea, credette conveniente di addimandare air imperadore il suo licenziamento, come rilevasi da una sua lettera (21 uov.1721) scritta da Vienna (o); ma da questa medesima lettera scorgesi la violenza ed il contrasto de' sentimenti, che lo accompagnavano nel far questo passo : Sua Majestà Cesarea e cattolica dice il Wildenstein ha clementissimamente accettala la mia resignations, . . . Io non mi scorderö sin che avrô vita delle grazie di quella Illustrissima nobiltà, ed amore ed ajfezione di quel popolo. Mi displace di aver offeso, o di non aver dato tutto il contento, ma la causa è stata o V ignoranza, o forse una indiscreta giustizia. Bramo solamente di non riñere nel loro odio, ed all' esempio del nostro comune monarca, che sia compatita la debolezza di mia capacitó, e di viver nella loro benigna memoria. Queste poche righe dipingono meglio il Wildenstein, che tutto ció, che noi potremmo addurre in suo elogio. Cangio questo soggetto il posto di capitano con quello di assessore all' arcano consiglio di Gratz. Dopo la morte di Francesco Antonio di Lantieri, che gli succedelte nel capitanato di Gorizia, Cario VI lo voile un' altra volta capo della nostra provincia. Da un' alt.a lettera scritta in tal incontro al cancelliere della contea, rilevansi i suoi sensi riguardo alia nuova destinazione, i quali comprovano e la (a) A Giacomo Antonio Morelli cancelliere della contea. liiludine del suo animo, e 1' attaccamento, che egli aveva per la •ira pair'8- Aspettero, dice egli, (SO ott. 1GG8) il destino mio j; Cm'tl-, come sard visto un' ultra volta in Gorizia. Dal canto nio í" " "V™ sforzo d* poter portar nella avanza ta età il peso dl ¡eil" Ecceilentissimo governo secondo il dovere di cristiano, e di \s$ull0 di S. M. C. nostro comme clementissimo principe. Soli ,|ue anni resse egli per la seconda volta la contea. ¡Vacque il Wildenstein in Gratz da Giovanni Francesco di Wildenstein e da Maria Clara de' Glojach (13 feto« 1GG3)5 e mori nella sua |lillr¡n jI di sesto di Marzo 1747 in qualità di presidente dell'arcano coiisiglio dell" Austria interiore. Il cadavere di lui giace nella chiesa d,»' padri cappuucini dentro le mura di quella città. Francesco Antonio Conte di Lantieri e Paratico vigésimo terzo capitano di Gorizta. Con sovrano decreto (19 nov. lffSl) fu agli stati goriziani notifícala la nominazione di Francesco Antonio di Lantieri al capitanato della contea rassegnato per la prima volta dal conte di Wildenstein; questi in compagnia di Guglielmo di Leslie vescovo di Lubiana gliene conferí (•* «»»g'. 1Î33) ¡1 possesso. Ebbe questo nostro ciltadino nelle sue imprese più coraggio che fortuna. Abbiamo veduto nella illustrazione del passato secolo le sue premure in risvegliare I' industria nella patria, ed aumentare i generi de' suoi prodotti. La fabbrica di panni, ed una cartiera eretta in paese, non ebbero allro effetto, che lo sbilancía della sua facoltà. Nacque in Gorizia da Federico conte di Lantieri e da Dorotea Turriana (33 apr. IGG3). Dopo aver retta sette anni la contea mori in Gorizia il di 28 gennajo dell'anno 1729 e fu seppellito nella chiesa de'padri di s.Francesco di Gorizia. Leopoldo Adamo Conte di Strassoldo vigésimo quarto capitano di Gorizia. Abbiamo poco anzi accennato, che Giovanni Giuseppe diWildenstcin è stato dopo la morte del capitano Lantieri incaricato per la seconda Yolta del governo della nostra contea. Leopoldo Adamo di Strassoldo 60 IS TO RIA non fu scelto capo della sua patria, se 11011 (SO fel». Jí3S)(¡ l'ultima rassegnazione del Wildenstein, e dopo aver sostenulo cinque ai' ° il posto di consigliere al tribunale della Carniola, e peí corso di trern" otto il peso di luogotenente della provincia. Luca Sertorio Delmestr' vescovo di Trieste, ed Antonio di Strassoldo furono (H Tel». IS33, commissarí per porlo in possesso del nuovo suo incarico. II tenip0 del suo governo passé come un lampo. La sua elà, che esigeYi, riposo, non polè reggere alie faticlie d' una carica, che la vanità gli aveva fatto accetlare. Nato in Lubiana nelPanno 1668 da Giovanni Mattia conte di Strassoldo, e da Conigouda contessa di Paradeiser mon in Gorizia nel sessantesimo quinto anno di sua vita (3® 1 73;í) e fu seppellilo nella chiesa de' padri di s. Francesco, dove vedesj la sua iscrizione sepolcrale. Antonio conte di Rabatta centesimo quinto cap ¿la no di Gorizia. Il Rabatta, altro nostro cittadino succedette (1® sett. 1S33) alio Strassoldo nel governo della contea. Dal luogotenente di Gorizia Cario Wenceslao conte di Purgstal e da Giovanni Coronini conte di Cronberg gli fu conferito il possesso ( 11 genn. 1334 ) del capitanato. Tutte le parti concorsero in questo soggetto a formare un cittadino riguardevole nella patria. Nascita, beni di fortuna, educazione, cultura di spirito lo resero accetto a tutti gli ordini di persone. Fino dalla morte del capitano Giovanni Filippo di Cobenzl gli stati goriziani interessaronsi per esso, e supplicarono (1® mar. 1S02) 1' imperadore Leopoldo d* inalzarlo al primo posto della provincia. Adottando un método di vita sociale con un animo nobile e generoso, la casa di lui aperta alia forestiera, non meno che alla nobiltà paesana divenne la scuola della politezza, e del manieroso conversare. II suo genio per la poesía italiana, e la facilita d' improvvisare diede al naturale suo genio per la galantería un nuovo stile per avanti sconosciuto da' Goriziaui. Conservasi manuscritto un poema eroicomico col titolo : 11 viaggio a caso sortito dalla sua penna, in cui scopresi più facilita nel verseggiare, che ricchezza d'invenzione. Nacque da Giovanni conte di Rabatta, e da Isabella contessa della Torre, addi 28 gennaro 1656 e morí in Gorizia all'età di ottanla cinque anni il di 25 di marzo dell' anno 1741. , Wenceslao conte di Purgstal centesimo sesto capiluno tli uonzia. Non era il conte di Purgstal benchè forestiero, una persona r gorizia, allor che dopo la morte del Rabaila fu scelto 1 S<* ') al governo del ta contea. La patria nostra lo conosceva el corso di otto anni come luogotenente. Nato in Praga da ^•'"i'l'redo di Purgstal, e da Massimiliana Iliselin Chodaw, ebbe la • a educazione in corle di Leopoldo, di cui fu paggio. Fece nella ''a gioventii alcune campagne al Reno. Dal servigio militare passó 8U|- ni civile come consigliere alia reggenza di Gralz. La retlitudine liresse le sue pubbliche azioui, e la geiierosilà fu sua üda compagna ii-lla vita domestica. Soddisfalti i Goriziani del suo governo non Jesideravano altro capo, ed il Purgstal milla meno amhiva, che di àhbandonare un paese, a cui erasi già abiluato peí soggiorno di •edici anni. La nuova forma di governo che separó nelPanno 1747 1' amministrazione di guislizia dagli altri all'ari inlerni della provincia, lion g1' permise di continuare in un impiego, la cui autorité venne riparlila in due separati soggelti. II Purgstal ritirossi in qualité di assessore dell' arcano consiglio dell'Austria interiore in Gratz, che divenne per esso la seconda sua patrio altesa una pingue eredilà, ch' egli fece nella Sliria. Mori il di 22 giugno dell' anno 1749, e fu seppellito nella chiesa parrochiale di quella cilla. Antonio Baroue de Fin centesimo sellimo Capitauo di Gorizia. Benchè il de Fin, ed allri suoi suceessori non avessero relia la contea col titolo di capitani, non abbiamo tuttavia voluto interrompere per una particolarità colanto indifférente, la serie de' nostri pubblici rappresentanti (a). a) Il de Fin ebbe il titolo di amministratore político délia contea, ed i tre rappresentantiv che gli succedettero, ebbero quello di, commissari imperiali régi. 62 I S T O R I A Nacque questo nostro cittadino in Gradisca (32 »ett. 1Jft^ da Giulio de Fin e da Paolina Turriana. In Insprueh ricevette egij I' educazione, e militó sotto il reggimento Lobkoviz nella guerra (j¡ successione. II primo suo impiego civile fu di vicecapituno (j¡ ■ Gradisca e di Aquileja, indi passö (9 febb. 173») ad occupare il posto di capitano della contea di Gradisca, e finalmente nell'ann0 ' 1 747 fu dichiarato amminislratore político si di Gorizia che di Gradisca L'impronto, che da il pubblico alia fama di quello che la governa non é sempre il suo piü giusto. Come tutti i capi di un paese' cosi anche il de Fin ebbe i suoi partigiani e contraddicenti. N0|| si puö negare, ch' egli solo fu bastevole ad indebolire tutte |e I ragioni, che i Goriziani dopo Ia inorte delT ultimo principe d¡ Eggenberg portavano, per provare la necessilä e la giustizia di ¡ riunire la contea di Gradisca a quella di Gorizia. Senza talenti non | avrebbe per tanti anni potuto difendere l'opposto partito. La nuova forma di governo introdotta presse noi neH'anao 1754, spoglió il de Fin di tutte le sue pubbliche incumbenze. I| suo spirito attivo, ed abituato agli affari non lasciogli conoscere il ; prezzo del riposo nell'avanzata sua ela. In mancanza di un pubblico rappresenlnnte, ricevuto I'ordine di ripreudere nell'anno 1757 le I rediui del noä!ro governo, dimoströ in questo piccolo periodo di ! tempo piii fuoco e piü energía, che ne' tempi antecedenti. -Morí il de Fin in Gorizia (í S ap. 1 SO«) all' elä di settanta olto anni ' ed il suo cadavere fu trasportato a Gradisca nella cliiesa dei padri I Serviti. Ferdinando Filippo conte di Uarrsck centesimo ollaco Capitano di Gorizia. i II conte di Harrseh in qualitá di cominissario regio, non ebbe 1 solamente l'incarico di formare e di proporre (I7&4) i] uuovo sistema di governo uella nostra contea, ma quello ancora d'introdurlo j e di fissarlo. Per piü di due anni presiedette agli affari della provincia, e per questo motivo ancora egli dee noverarsi fra i nostri pubblici rappresentanti. Nel corso di questa storia presentasi piü volle 1' occasione di lar memoria di Iui. I fatti e le azioni pingono rneglio gli uomini, che la penna degli scrittori. Ai naturali talenti, 1 e ad una gran pratica del mondo univa il conte di Uarrsch molle ni le quali denotavano in lui educazione e coltura. Nacque l0g"! frh). Finalmente nell' ultimo anno del regno di Maria Teresa ottenne (1S80) ¡i posto di cancelliere di lîoeinia, e d' Austria. Naeque egli in Gratz (20 mar. 1721) da Giorgio Sigismondo conte d' Auersperg, e da Maria Teresa flglia di Ferdinando principe d' Auersperg. Ricevuta la prima educazione nell1 accademia di Etal in Baviera, riputata in que' tempi una delle migliori della Germania, e compiuti gli studi legali nell' université di Erbipoli, ando a Wezlar per islruirsi nella pratica forense di quella camera imperiale. Di ritorno in patria ottenne un posto di assessore del giudizio provinciale nella Stirb, dove prešlo pel corso di otto anni 1 suoi servigi. Questo fu il tirocinio d'un uomo, il quale malgrado i lunghi suoi servigi, e la conoscenza di tante provincie, fil dimenticato nel generale sistema di Giuseppe II. a) I Gradiscani gli eressero la sna stalna nella časa del mnnte di piela. l>) Nella promozione /'atlasi il di Iti novembre 1777. Giuseppe Maria conte d'Auersperg trentesimo Capitano di Gorizia. Sorti Giuseppe Maria di Auersperg i suoi natali in Lubiana lO oit- S«3ï j da Adamo Sighefrido conte d'Auersperg, e da j[arianna Giovanelli nobil donna veneta. Sotto gli occhi • de' suoi eiiitori ricevette egli la prima educazione, nel collegio clementino ,|j Roma apprese le scienze lilosoliche, ed in Salisburgo le leggi. ¿11' età di venlidue anui lu nominato consigliere al tribunale provinciale (je||a Carniola, da questo posto passô a Gratz in qualité di consigliere di quella reggenza, e di là col medesitno titolo alla rappresentazione caméra délia Stiria. Nell' anno 1757 (» apr.) fu nominato dopo la partenza del conte Enrico d'Auersperg capo délia contea, ed al pari di questo venne due volte disposto a reggere la nostra provineia {a). Quantunque per proprio desiderio riguardasse ambedue |e volte il suo governo come un impiego passaggiero, tuttavia non Irascurô di soddisfare con zelo e con fermezza aile sue incumbenze. Dol presidio del consiglio di Gorizia fu disposto ad occupare un laogo di assessore al supremo tribunale di giustizia in Vienna, indi destinato col carattere di governatore in Transilvania, e da questo governo passô ad occupare il posto di gran capitano nella sua patria. Tutti questi incarichi, di cui la sola meta avrebbe occupato la vita di ogni altro, lo condussero infine alla carica di vicecancelliere di Boemia ed Austria, ch'egli sostenne fino allo sconvolgimento generale fattosi sotto Giuseppe II, in cui il conte di Auersperg, anzi clie ottenere un ben meritato riposo , fu posto alla testa d'un Irihunale di giustizia stabilito in Lubiana per le cause si délia Carniola, che délia Carintia. Antonio di Portogallo conte délia Puebla trentesimo primo Capitano di Gorizia. Dal posto di ministro impeirale alla corte di Berlino passô (1SSO) j| conte délia Puebla al campo di Moravia, e da questo al a) La seconda sua nominazione è data nel di 24 dicembre 1763. Egli diede luogo al conte délia Puebln, e questi vicendevolmente al conte Giuseppe Maria d'Auersperg. Vol. III. 5 governo della contea di Gorizia (1558). Incarichi cotanlo important) sparsero una prevenzione non comune delle sue qualité nell' anún0 de' Goriziani, la quale svani colla sua presenza. Novizio negli aflar¡ civili, ebbe la malaventura di dipendere da quelli, a' quati doveva comandare. Nacque questo soggetto in Ceuta nell'Affrica, dove suo padre era comandante generale. Il carattere principale della nazione, cui traeva la sua origine, traluceva in tutti i snoi andamenti, e le ¡dee grandiose, che l'avevano occupato nelle capitali, lo accompagnarono anche nel governo della contea. Gorizia da ogni parte aperta, e senza verun ornamento, doveva avere agli occhi suoi al piii T arij d' una grande borgata. Sotto di lui furono erette le porte ai principal! uscî della città, ed ordinate le regolate guardie della milizia. Esso è l'autore de' selciati avanti le case d'amendue j lati delle strade, che serviyano di comodità alla gente a piedi. Sotto il governo di lui fu tagliata la linea verso il quartiere detlo ; Studeniz, che apre alla città un nuovo spazio per ainpliarsi. Se egli avesse avuto i mezzi pronti e proporzionati aile sue idee, I Gorizia avrebbe unito a'vantaggi naturali quelli dell'arte. Lo stesso,; spirito di grandiosità regolava le personali sue azioni. Le pubbliche funzioni del suo incarico erano accompagnate da un ceriinoniale, che spesso aveva del comico, e insino gli intrattenimenti interni * della sua casa avevano in occasione di straordinarî festeggiamenii una certa splendidezza, la quale riceveva il maggiore suo spicco dalla vanità e dal modo, con cui veniva ordinata ed eseguita. Pel corso di cinque anni occupô il conte della Puebla il luogo di capitano in Gorizia: mort in Vienna il di 17 d' aprile del 1767. Rodolfo conte di Wagensperg trentesimo secondo Capitano di Gorizia: Al conte della Puebla succedette Giuseppe Maria conte di Auersperg, ed a questo Enrico conte d' Auersperg, assumendo , per la seconda volta il governo della contea, e Rodolfo di Wagensperg solamente dopo la promozione dell' ultimo alla carica di presidente della camera de' conti, fu nominato (84 apr. 158») al capitanato di Gorizia, ed al presidio della sopraintendenza di Trieste. 11 suo governo fu di corta durata. Mori in Gorizia (5 nov.) pochi mesi ¡ la sua nominazione. II cadavere fu accompagnato dal corpo ag. IS§G) al regno di Giuseppe II. (Juesto nuovo códice, di cui non usci che la prima parte, abolisce lutte le leggi municipali, ed allri anteriori sovrani statuti in tutto ció, che possono avere di contrario aile nuove disposizioni. n) Inserita nel códice chile pubblicalo sollo il di 8 noviembre dell' auno 1786. b) Alia rubrica: De delictis et poenis. Cap. 16. De injuriis verbornm. r) De emendandn justilia sono le espressioni, che inconlransi nei menlovali ordini della reggenza di Gratz. I S T O B I A 11. Costituzioni del principe. Non discostandosi in nessuna parte dal primo piano, che t-siamo prefissi, esporremo quelle leggi pubblicate nel XVIII secoL le quali riguardano tutti i sudditi in generale, riserbandoci a riporlare ciascheduna al suo luogo le particolari costituzioni spettanti a qualelje parte deli' 'interna pubblica amministrazione dello stato. Le leggi contro i rovinosi giuochi delle carte, promúlgale neir antecedente secolo da Leopolo I andarono si presto in dimentican/,a che il medesimo imperadore le volle rinnovate (lJOI) nel principio del presente, e Giuseppe I si vide costretto di ordinäre una nuuva pubblicazione. I medesimi divieti furono ( 15 mar. lSit7 ) jle|, tre volte (a) sotto 1' imperadore Carlo VI replicati, ina sempre con poco effetto. Le prime proibizioni de' giuochi, detti con termine forestiero di azzardo, pubblicate sotto Maria Teresa possono considerarsi piii come provvediinenti adattati alle circostanze de' tempi, che conitj leggi stabili o permanenti. Ne' primi anni del suo regno furono i giuochi sotto severe pene, e con replicati editti (6) vietati; ma |a passione non tardó molto a richiamarali in tutti i pubblici Iuoghi; e nella capitale della monarchia si vide nel corso di parecchi carnovali rappresentato il ridotto giä abolito in Venezia, fino che questa principessa Ii proibi per altre due volte in tutti i suoi stati (e). 11. La prima costituzione, che abbiamo di Giuseppe I (ISO») é diretta a tener purgati i suoi stati da' malviventi, da' mendicantj, da' vagabondi e da' zingani, che ad onta delle anteriori ordinazioni inondavano le provincie austriache. Vi si prescrivono le visite generali, il modo di arrestarli e di accoinpagnarli fino a' confini: provvedimenti, che furono dal medesimo imperadore (ISO») reilerati, e dall'augusto suo successore, e da Maria Teresa replicatamente, ma senza effetto almeno presso noi, rinnovati (rf), a) Negli anni 1714, 1721, e 1730. b) 27 lugliol744, 3 marzo 1753 e 22 febb. 1758. c) 29 nov. 1765 e 1 seil. 1769. d) Sotto Ii 25 marzo e 18 apr. 1713, 9 agos. 1714, 20 magg. 1715, 7 mag. 1718, 28 nov. 1754 e 9 seil. 1774. ■ Quantuiique non v' abbia mezzo, onde iinpedire, che ¡1 0 passi a quelle nazioni, le quali sono in possesso dell'agricoltura, ^"'■'"dustria, e del commercio, i nostri principi furono tuttavia iu (le"-'"lempo solleciti di proibirñe il trasporto fuori de'lori stali. ,eradore Giuseppe I rinnovô (« 5 ott. 13flfS) nel presente secolo divieto, il qtiale sotto il regno di Maria Teresa, e siugolarmente 1ueS c||0 di Giuseppe II venne rinnovellalo. Sü"° | V. La pietà dei nostri principi non perdette di vista la iT -azione de' giorni dalla nostra religione a Dio cousecrcli. í" 'leradore Giuseppe I inibi (»2 die. IÎ08) le opere servili, ed f1 lin''caii ne'giorni di domenica, e delle feste dalla chiesa prescritle. \ .i0 editlo fu da Carlo VI e dall'augusta sua flglia con'particolari ti rinnovato (aj : ma inveterati abusi ebbero più forza delle sovrane >%z¡utli Le domeniche e le feste erano giorni più dedicali al °'oflico all'ozio ed alia crapula, che direlti al fine, per cui furouo '«stituil'i. Vedendo Maria Teresa che la forza del cosluine opponevasi 'ib una parte alia religiosa loro osservanza, e che la loro frequenza ' ' |jeva dalf ultra parte al suddito quasi la meta dell' anuo per le •'vili sue occupazioni, quando anche a dovere le santificasse, chiedette sett. i Ï5S) da Benedelto XIV il breve, con cui questopontefice nermise a'sudditi austriaci in certe determínate feste le opere servili, obbligandoli solíanlo ad assislere al santo sacrifizio della messa. I," uso, die fece 'il suddito di questa dispensa, non corrispose alie g'uggie inlenzioui della sovrana. Il contadino e l'artigiano vesiilo da fesla incominciava e lerminava la sua giornata in balocaggini ed ubbriacbezze. La bolla di Benedetto XIV non oinmise pero di aprire In strada, onde levare ogni motivo, che potesse distorre il popolo dal profiltare della libel la, in cui veniva posto di trarre vantaggio da (:¡ni|uaiila e più gioruate, ch'egli perdeva a danno proprio, e della società. Suite insinuazioni della medesima principessa papa Clemente XIV soppresse con allra sua bolla (22 ging. ISS3) lutte quelle leste, le quali sollo il suo antecessore non furouo che modifícale. Questa soppressione fece nascere (a genn. I S72) una nuova priinunutica riguardo alia santificazione di quelle fesle, ch'erano rimaste in osservanza. La vigilanza de' goverui, e le persuasioni delle persone sensnte nel le campagne durarono fatica a Far comprendere al popolo il bene che gli si faceva col moltiplicare le loro braccia, e diminuiré i giorni da esso perduli in ozio. a) Sollo l¿ 28 (jenu. 1730, 1 giugno 1748 e 25 uprile 1753. Un' opera latina sortita alla luce (a), in cui si scopriron0 delle proposizioni, che urtavano le ragioni di stato, diede occasion,, nll'ordine, fatto pubblicare (SS ag. 1711) dalla vedova iinperadrice Eleonora, con cui proibivasi in tutta I'Auslria interiore r¡mpress¡one di qualunque opera senza l'approvazione della reggenza di Gra|? Questo è il primo stabilimento di una censura sopra le stampe, ch. ci è riuscito di ritrovare. VI. Avea bisogno di freno il temperamento impetuoso e sulfure« degli abitanti della contea. I frequenti ammazzamenti risvegliaronn il paterno zelo di Carlo YI, il quale ordinô (SI oit. KîSS) c|( fossero messe in vigore tulte le leggi, che fino a quel tempo eruiio state promúlgate contro coloro, che ardivano di portar armi proibite La sperienza di due secoli ha dimostroto quanto deboli sieno simili provvedimenti in un paese aperto e confluante con estero stato. La pubblica autorità stendendo successivamente la sua vigilanza ed ¡| suo zelo sopra tutti gli oggetti, ebbe finalmente dopo il principio del secolo più forza di frenare il temperamento ardente degli abitanti della nostra contea, che tutti i passati provvedimenti. Nell'anno 1719 compariscono le prime leggi proibitive in rapporio al commercio ed ail' industria. L'introduzione degli specchi fu unitainente con quella dell' argento vivo proibita. , Poco dappoi eomparve l'editto ( 7 ag. 1719) che estese la proibizione sopra lutte le merci di bambagia e lana, sopra i cuoi, e le pelli di ordinaria qualité ; sopra i galloni, ed ogni sorte di drappi ricchi, sopra le calze, e i nastri di seta; sopra i rasi, e broccatini, ed in fine sopra i cappelli, e le tele forestiere. Maria Teresia rinnovô (8 » S* 17JI) con particolare decreto la proibizione riguardo aile merci di lana e di bambagia, e la estese con replicati editti indistintamente sopra lutte le merci francesi. (b) Altre leggi proibitive (17 mar. 1755) compresero ogni sorta di manifalture di métallo composto fuori dello stato. Nell'anno 1764 furono proibili i panni grossi forestieri ; e non guari dappoi (32 mag. ■ « <»!>) la proibizione si estese sopra i panni fini non fabbricati negli stati austriaci. Col medesimo edilto, con cui fu proibita (■» a) Stampata a Lubiana nell'anno 1709 da Giovanni Giorgio Mayr sotto il titolo: Arcanoruin status libri dei'em auctore Francisco Alberto PelzhoíTer L. B. de Schonau. Quest'opera fu ristampata nel susseguenle anno in Frankfort. b) Sollo li 12 febb. 1743 e 20 giug. 1744. .0ii. ) rintroduzione de" lavori forestieri di tombacco, e di ® gj proscrissero tulte le qualita di drappi di seta, eccetluatene . 'falla, ed i manti delti di corda. Insino gli almanacchí e lunari ' stieri fu ron o ( " «'»!■>• 1773 ) dagli stati austriaci banditi. V tanti articoli proscritti dagli stati austriaci Giuseppe-II ne o-iu'ise (SIS st?4t. 9 í «-*) colla sua rifonna delle dogane degli altri, 'J^f u l|i reiiderebbes¡ in questo luogo superflua la speciflcazione. La ' ce"'0 "'lZ,oni,'e industria suggerl queste leggi, ed il desiderio di n"orH1Ioverla le conservó sino all'anno 1790. '' t'II9. Lo spirito di commercio che principió a risvegliarsi otto i' regno di Cario VI, estendendo le sue viste anche sulla ,¡e?, «> che sino alPanno 1790 avevasi piü comandato, che eseguito. III. ffibunale di giustizia nelle cause civili di persone fiobili; nelle cause civili di persone non nobili; nelle catite fiscali; nelle cause mercanlili; e nelle cause civili e militari unite. Continuarono gli stati goriziani tutti gli anni sino alia meta del corrente secolo a fare Pantica rinnovazione degli assessori, componenli ¡| |oro tribunale de' nobili. La perpetua mutazione di questi giudici, fra cui trovavansi alie volte de'soggetti, i quali non avevano sempre nè la necessaria intelligenza per conoscere le conlroversie delle parti, ,,è il discerniniento di giudicarne, servi di motivo per istabilire in Gorizia, coiné nelle altre provincie, assessori perpetui, non lasciando agli stati (17 J8) se non Ponore di proporre per la sua introduzione gl'individui ch'egliuo credessero degni di occupare i posti di questo „novo tribunale. In tal modo gli assessori del tribunale de1 nobili, cli' eruno pel passiito elelti dagli stati, divennero di nominazione regia, alia cui testa fu posto un presidente col titolo d'amministratore giudiziale della provincia, come allrove si fece già cenno. Egli è certo, che non poteva essere conferita alie supreme magistrature di Vienna la nominazione de'giudici de'dipendenti tribunali, senza prívame dell' elezione gli stati provincial!- ; e questa perditu appunto non perinetteva di ríflettere alie buone intenzioní, che lianno poluto dar luogo a questa innovazione, ed a' vantaggiosi elfetti, che ne potevano derivare, considerándola gli stati únicamente come un torto inferito alie antiche loro prerogative. Coli' occasione che i goriziani delegarono nello stesso anno il conte Giovanni Ignazio Coronini con venticinque punti d' istruzione (o) in corte, il ristabilimento dell' antico tribunale vi aveva il suo luogo. Gli stati ebbero piü it) Questa i dala nel di 28 agosto 1728. 94 I ST 0 ri a coraggio, che motivo di lagnarsene ; e Maria Teresa dovette ricusare di dar eccezione per Gorizia ad una regola, ch'era prescritta in tut(e le altre provincie. Il nuovo tribunale non produsse essenzialnien|e verun cangiamento. L'elezione della corte, attesi i meschini stipend] i quali escludevano da sè ognuno, che non fosse goriziano, doveva' sempre cadere sopra un nazionale. I giudici nominati dal principe erano que' medesimi, che gli stati avrebbero eletti, se il tribunale si fosse conservato sull'antica forma. Le frequenti contese, che insorgevano fra ¡I rappresentante ed il nuovo tribunale, non tanto per la separazione delle loro incumben^ quanto per la men chiara e men precisa determinazione de' limiti della loro autorité, e forse anche aile volte per uno spirito di nial intesa gelosia, richiedettero un nuovo provvedimento. Le cause civili de" nobili cessarono di essere separate dalle altre parti d'interiore governo. Tutto fu sottoposto, come altrove si fece cenno, al nuovo consiglio nell' anno 1754 introdotto, ed i litigi di giurisdizione ebbero fine. Nel rovesciamento generale delle cose sotto il regno di Giuseppe II I' amministrazione della giiistizia soll'ri nella contea delle scosse più osservabili, e più sensibili. II sistema di concentrare gPiaipieghL distrusse tutto ció, c';ie trovavasi per secoli stabilito. Sottomessa (BS83) la provincia al governo di Trieste, vi si assegnö anche nn tribunale per le cause de' nobili, le quali sormontavano il valore di fiorini cinquecento, nominando un giudizio annesso al capitanato circolare per le cause, che non sorpassavano Taccennata somma. È difficile dare una idea delle molestie, e de' dispendî e danni, che questa regola cagionô alla nostra patria. In vano reclamarono gli stati contro una disposizione, che riputavano tanto più irragionevole, quanto meno trovavano di motivo, per cui il loro giudizio fosse in preferenza unito al magistrato della città di Trieste, non che a quello di Gorizia. Ma tullo fu inutile, la massima di non allontanarsi da quello, che chiainavasi sistema, prevalse a tutte le rappresentazioni ; ed il nobile fu obbligato a cercare con gravi dispendí la giustizia fuor de'limiti della sua provincia. Dal secolo XVI, in cui il giudizio di appellazione per le cause del nostro tribunale nobile fu trasportato dalla reggenza e camera di Vienna alla reggenza di Gratz, era esso rimasto sino a'nostri tempi nelPantica sua sede. L'imperadrice regina volendo rendere a'sudditi di questi contorni i ricorsi a'superior! tribunali più agevoli, eresse neU'aiino 1747 un nuovo giudizio di appellazione in Lubiana ; ma esto appena comparso, spari; e Gralz ritornó nell'antico suo pOS! eiifurt. ''""¡esso di decidere in seconda istanza sopra le nostre ragioni, ¡j0.|,¿ Giuseppe II lo uní con quello d' Inspruck concentrandoli in flamen La giurisdizione civile del inagistrato della cittá di Gorizia si menlö e c0' numero de'suoi cittadini, e colF aggrandimento della BU1 esiensione. Giuseppel non solo le confermó («3 1ÍOS) 'r antichi suoi diritti, ma ne estese ancora i confluí (a). Síccome g un corpo sempre attento alPaumento delle sue prerogative, cosi "rofittava di tutte le occasioni, onde cogliere de'vanlaggi. L'omaggio ''réstalo a Carlo VI suggeri ad esso 1' opportunity di presentare ' aove suppliche al sovrano per Paggrandimento della sua giurisdizione. Tentó la cittá di slargare (1S55) il cerchio del suo territorio; ma nulla oltenne; poiclié solamente nella soppressione totale del giudizio del gastaldo del paese, le furono conceduti alcuni pezzi dall' una e dalTaltra parte della cittá, i quali aggrandirono i confini della sua giurisdizione. Continuando il magistrato de'cittadini per le cause delle persone non nobili nelPantico suo sistema, non soggiacque nel corso di questo secolo se non a piccole modificazioni. Carlo VI ordinó (• • se8) da María Teresa rettificate. Quantunque dalla milizia perpetua si abbia formato nella monarcliia soltó il regno di María Teresa un nuovo corpo separato dallo stato civile; non poteva pero quello non avere con questo molti civili rapporti, o frequenti relazioni. Per evitare le alterazioni ed i litigi di giurisdizione, fu stabilito (34 mar. 13.lO) nell'Austria interiore un giudizio militare e civile (o), composto delfuno e dell'altro stato di persone, alie quali fu prescritto il método, che osservar dovevano nelle loro discussioni, affinché di concerto maneggiassero gli alTari della loro dipendenza. IV. Tribunali di giustizia nelle cause criminali. Un auditore crimínale, che sceglievasi dal capitano della contea per le cause di sua dipendenza, e un altro nominato dal magistrato della città per quelli della sua giurisdizione costituívano i rei, e ne a) Si diede a questa magistratura il titolo latino : Juditium militare míxtum. eompilavano secoudo l'antico stile il processo. La g indica tura S( i patrizî per occasione di delitto continuo ad essere esercitata da Í stati. Quelli che avevano giurisdizione, i quali godevino, o pretendevan di godere del diritto del crimínale maggiore, deputavano secondo |° occorrenze persona legale, per assuinere le inquisizioni. Maria Teresa fissô ( 19 «2) bensi in Gorizia un giudizio crimínale stabile e perpetu0. ma non furono a questo sottoinesse ae non le cause dipendenti da||' giurisdizione del consiglio del capitano, e quelli che aveano giurisdizione benchè tenuti a concorrere pel manteniinento di questa nuovà magistratura, continuarono nella loro prerogativa di delegare i pr0nf| giudici criminali. Le leggi penali di Carlo V e di Ferdinando III servirono di scorta alla determinazione delle pene, sinchè sotto il nome délia pif, umana e délia più clemente principessa usci alla luce (31 ilic. aîohj per le provincie austriache un nuovo códice crimínale, in cui, 0(i onta de' lumi, che il nostro secolo sparse sullo spirito délia legislazione si videro a noi trainandate tutte quelle leggi, che dalla barbarie dei passati secoli furono dettate in disprezzo deU'umana ragione. Oltre le pene, che vi sono prescritte per ogni specie di delitto, contiene il códice un compiuto corso di ammaestramenti in riguardo aile formalité ed all'ordine da osservarsi ne'processi criminali. E perché nulla rimanesse a desiderarsi nell' opera, vi si vedono insino incisi in rame gli strumenti e le macchine fatali inventate dalla crudelià de' tiranni, ed adottati dalla barbarie de' giudici per tormentare g|¡ innocenti, e per assolvere i rei. Ma tutto l'orrore, che la vista di quegli apparati inspirar poteva, svani all'apparizione délia clementísima materna risoluzione di Maria Teresa (3 genn. 13 SO) con cui voile abolíto Tuso feroce délia tortura. Resesi per altro commendabile il nuovo códice per aver levata a1 giudici la facoltà di dar esecuzione aile sentenze prima di sottoporle alla revisio ne del consiglio del capitano, dove i pareri de' secretar! e di alcuni avvocati s' univano a que' degli ordinari consiglieri. La medesima sorte, che incorsero molti provvedimenti délia imperadrice regina sotto il susseguente regno, era ancora riserbata al suo códice crimínale. Giuseppe II lo soppresse con nuove prescrizioni (13 genn. 1383) in riguardo a' delítti ed alie pene, e con cambiare le formalité nei procedimenti delle inquisizioni criminali. La pena di morte fu bensi soppressa (1 giug. ma si videro dettate delle pene, che agli occhi del pubblico sembrarono più rigorose délia stessa morte. Gturtsdiziom concedute a particolari. (¡¡formato dal cesáreo commissario di Harrsch in tutte le parti •i «rovernodella contea, consideró per l'uguale ed uniforme amministrazione della giustiïia cosa necessaria 1 aboliré la giudicatura, ch'era rimasta e|la circonferenza délia città di Gorizia al gastaldo del paese, e ei|a che il vicario civile di Gradisca esercitava fuor del recinto di questa terra nel territorio di Bruma. A tal effetto propose egli ,li dividerla in piccoli distretti, e di alienare i diritti giurisdizionali a diversi particolari. La corte approvô il piano, ed il commissario ▼endette la giurisdizione nel distretto del Prestau al conte Giovanni Battista della Torre, in quello del Rafut e di Frata a Cario de Baronio, e quello di Studeniz ad Antonio Gasparo Morelli. II magistrato della città estese in questa occasione la sua giudicatura su i due sobborghi Corno e Piazzutta, e Melchiorre Molina ottenne il diritto giurisdizionale nel territorio della Bruma. Tutte queste concessioni l'iirono indi con decreto dato nel di 17 aprile dell'anno 1756 confermate. Abbiamo poco anzi accennato, come tutte le giurisdizioni jparse per la provincia furono nell'anno 1788 concéntrate in sole quattordici giudicature. L'esperienza dee ancora dimostrare se gli effetti corrispondono al bene, che s' intese di fare con quasto çrovvedimento. VI. Ordine giudiaiale e procedimenti forensi. Le formalita, onde fu arricchito il foro nel corso di questo secolo, superano ben lungi quelle, che si sono intruse nel secolo últimamente passato. II nuovo ordine di giustizia introdotto colla occasione della generaie riforma del governo di Gorizia nell' anno 1754 da Giuseppe di Luidl consigliero della reggenza di Gralz, non lascio piii un' ombra dell' antica «emplicitá nell'amministrazione della giustizia («). Lu scrilture si moltiplicarono all'eccesso ; si prescrisse-iiuovi prolocolli e registri ; e non bastando un secretario al tribunal,, se ne dovette nominare un secondo. Le suppliche delle parti non leggevansi dall' originale come peí passato nel giudizio. I uUOv. consiglieri ebbero l'incarico di riportarne in ¡serillo il contenuto e d'interpretarlo a loro talento ; e quello, che il cancelliere nel tribunal passato terminava in una sessione, divenne la occupazione di niolij giorni per sei consiglieri. Copie sopra copie di decreti, di sentence e di pareri si riportarono su' replicati fogli, e credevasi di accelerare la giustizia, col cercarla per vie più lunghe, e co'inezzi più complicatj Non si puo negare perô, che coirintroduzione di tante formalité non venissero nello stesso tempo soppressi molli abusi, intrusi ad arte dalle persone del foro, per fomentare lo spirito litigioso, e per eternare i processi, i quali richiedevano tanto più efficace rimedio quanto più avevano acquistata autorité dalla consuetudine e dalla legge (6). I commissarí delegati da Maria Teresa nell'anno 1760 in tutla l'Austria interiore, per esaminare i pesi de'sudditi, gli andaineuti delle magistrature, e tutte le parti della pubblica amministrazione, aggiunsero ail' ordine ed alie formalité del foro nuove rególe. Raimondo conte Perlas comparve in Gorizia accoinpagnato da quattro consiglieri di diversi tribunali, e di altrettanti ulficiali subalterni. Consigliere egli stesso della reggenza di Vienna composta di trenta e più assessori prese per impegno di modellare il tribunale goriziano secondo la forma della magistratura, di cui era membro. Divise egli molti principal! affari del nostro consiglio in tante delegazioni composte di tre o quattro commissarí, ma seinpre de' inedesimi consiglieri, subordinándole al corpo del consiglio di modo, che i sei consiglieri ora dal grado di subalterni passavano a quello di superiori, ed ora da questo aU'altro. Tutti i commissarí si formarouo a parte la loro magistratura, e furono soggetti alie prescritte formalité. Le scritture dovevano aumentarsi, e gli alíari trattatí ed esamínati due volte dalle a) Sortiront) in questa occasione due islruzioni peí nuovo consiglio del capitanalo, l'una è de1 30 ott. 1754; Valtra de'16 nov. dello stesso anno. b) Come furono le ecceziohi: nullitates sententiarum vel decretorum judiéis, ed il riassumersi delle scritture: ad noviter ab eodeni judice ferendam sententiain. Abusi soppressi colla citata istruzione del consigliere Luidl 30 ottob. dett'anno 1754. me persone si prolungavano. La inosservanza di (ulte queste _ion¡ [e fece per buona sorte dimenticare. 0 II nuovo método di amministrare la giustizia introdotto nell'anno «r4 non tardó molto ad estendersi ancora presso il magistrato della • j In occasione, che il suo tribunale acquistö (1784) nuova forma c'",' .nu¡sto di due assessori legali, ricevette ancora tutte le formalité C°l consiglio del capitano. Nelle giurisdizioni della campagna rimase ra qualche traccia degli antichi nostri tribunali di giustizia colle ""ande c'ie s' manlengono tuttavia, e che si celebrano ne'villaggi ^r volta all'anno più per divertire i giudici, che per conservare la U eaioria della semplicità delle antiche nostre costumanze ; imperocchè le differenze de' più possenti, e per quelle, che promettono degli molumenti, resto aperto pel corso di tutto 1' anno il tribunale dei idici delegati, i quali senza il peso del mantenimento di segretarí, ¡¡ cancellerie e di registri amministrarono la giustizia alie parti e ton minore prezzo dell'ufficio delle tasse del consiglio del capitano. L' ordine giudiziale finalmente prescritto da Giuseppe II ( 1 ■»»g* 178©) fissö ne'procedimenti forensi in tutti i giudizî della provincia la medesima norma. Forma questa regola un códice eomposto di quattrocento e trenta sette paragrali, di cui ciascheduno ha forza di legge, la quale se non è osservata o precipita la causa, o porta almeno de' dannevoli ritardi aile parti. Intenzione de'compilatori
  • 37« ) dalla stessa imperadrice regina di due mila e piit centinaja di piombo nvrebbe dovuto rendere compiuta 1' opera, onde servire di perpetuo monumento della sovrana beneficenza. L'agricoltura migliorata, I'industria da ogni parte incoraggita, di cui altrove parlerassi, e 1' aumento della popolazione della provincia favorirono anche quella della nostra capitale. Piü della terza parte s' ingrandi in questo secolo la citta di Gorizia. L' antico fosso, che per l'addielro la cingeva, coperto a' giorni nostri di case, che vi furono innalzate, non serve che di sotterraneo canale per raccogliere I' acque, e dar loro uno sbocco. Si demolirono le vestigia delle vecchie porte, cd il sobborgo detlo del Corno fu al corpo della citta unito. Siepi e campi, che cingevano da lina parte la sua estremitá, diedero luogo ad una linea di case fabbricate nel corso di pochi anni. Finalmente P ampia facciata del nuovo spedale apri alia cittíi una nnova, e forse la piii bella e la piü regolata contrada. V. « Pubbliche strade, e lavori alie acque. Era, fino dal passato secolo obbligo degli stali di Gorizia di mantenere da Caporetto fino a s. Giovanni di Duino la strada, che dalla Carintia conduce al mare. Siccome per Io piu accade, che le •flcumbenze appoggiate al pubblico vengono trascurate ; il che più fácilmente avven'r doveva in riguardo d'un tal impegno, alia cui esecuziono non corrispondevano i mezzi, che destinavansi dalla nosíra patria ; cosi 'e riparazioni restarono talmente neglette, che la sovrana camera fu costretta nel principio del secolo di aminonirne il governo Goriziano. jn brete renderassi la slrada impraticabile, dice il decreto g 70-Í) non solo a'carri, ma ancora a' cavalli da somma. Le gcque gonfiandosi dalle pioggie, e precipitando con impeto da quelle montagne rovinavano a un tratto quelle opere , che costavano lavori di più inesi. Contribuivano in vero di tempo in lempo i nostri stati qiialche somma straordiuaria per le riparazioni di quella strada; ma lutte le opere erano troppo deboli, onde far fronte a que' torrenti, che la devastavano. La nuova strada di commercio, che dalle provincie austriache fino al porto di Trieste si distese, e quella del Carso, che dalla fainiglia della Torre da' contorni di Mema fino a Duino fu condotta, sciolsero i Goriziani da un obbligo , cui non avrebbono forse mai con buon esito adempiuto. La camera stabil! diverse gabelle sulla strada della Carintia, ed alia famiglia della Torre ne fu accordata una simile a s. Giovanni, assumendosi con ció 1'obbligo di conservarle. Se la contea fu sollevata da una parte dal peso di mantenere la strada della Carintia, fu incaricata dall'altra della conservazione della grande strada di commercio per quel tratto, che in due rami passa pel territorio di Gorizia. Benchè il vantaggio, che trae il nostro paese direttamente da questa strada, sia inferiore a' profitti, che ne ricavano le altre provincie, dobbiamo tuttavia confessare, che Cario VI non avrebbe poluto Iasciare un monumento più degno di sè, nè più vantaggioso a' suoi stali (a). Se questa impresa non superó, puö certamente uguagliare la grandiosità delle antiche romane. Si sarebbe quest' opera avviciiiata di più alla sua perfezione, se si fosse cercato nell' esecuzione di evilare tanti viziosi angoli, che la deturpano, e se generalmente non si fosse seguita la massima di favorire tanti inutili villaggi, i quali tagliati dalla nuova strada concorsero a renderla tortuosa, e oltre il bisogno a dilungarla. Relativamente alla strada di commercio e a quella della Carintia fu conceduta (I3 30) una gabella di passaggio a' nostri stati coli' a) Si principio il lavoro nell'anno 1724, e nell'anno 1728 fu termínalo. obbligo di mantenere in favore della comunicazione con quella provincia strada da Salcano sino a Mema, ed in favore del corso de|| posta quella da Gorizia sino a Nogaredo, ultima stazione verso I'Italia. L'entusiasmo pel territorio

    p8Sne r'mase Per 'a sua difettuosa legislazione negletta. Sorti esteso códice, clie riguarda le ragioni fra i padroni ed i domestici, ¡ mancö sino all'anno 1790 una regola in rapporto a' coloni, i ali egualmente opérai mercenarî, non dilferiscono da' primi, che nell' oggetto di servilù più utile ed importante, che ci prestano. l'unico provvedimento, che comprova l'atlenzione del governo sopra un oggetto, che lia molla influenza col buon ordine delle nostre can)|)¡igne, e che merita di essere riportato, si è la prescrizione ott. 1S8G) con cui si assegnano i limiti a' decani e giurali delle comunilà nella distribuzione delle loro particolari rate, e si regola l'ordine da osservarsi ne' casi di straordinarie gravezze. Ma j mezzi di eseguirli, come in altre parti dell' interno governo, cosí anche in questa fanno il maggior ostacolo a porre ad effelto le più salutevoli mire. Benchè le migliori terre comunali sieno slate vendute a' privati, e le più magre per pascolo del bestiame sieno rimaste; e moite comunilà del territorio gradiscano abbiano perduto lo strame, che traevano dnlle paludi d'Aquileja, prima che fossero poste in coltura, e che sostituivano alla paglia necessaria all'occorrente concime, benchè l'agricollore sia stalo da occupazioni nuove ed alla sua professione aliene distratto, e da moggiori pesi aggravato e lo stalo di lui renduto per varí rispelti vacillante, ed incerto; benchè finalmente il proprietario delle terre deviato daU'ozio, che la frivolezza de' costumi della città fomentava in questo secolo in lutte la classi de' cittadini, abbandonasse le sue possessioni ail' arbitrio de' colcni ; la nostra agricoltura acquistô tultavia verso la melà del corrente secolo dei considerabili miglioramenti. La coltura delle viti fu non solo auméntala ; ma ancora perfezionata. L' agricoltore ebbe cura di scegliere le migliori qualité delle viti, e d'introdurre îniglior regola nel coltivarle. Le terre pel passato comunali, accrebbero la raccolta de' grani ; e I' industria cerco sulle antiche possessioni di equiparare i prodotti delle terre di fresco divolte. Lo spaccio delle derrate, le quali colla libera estrazione de' nostri grani (17G5), colla proibizione deir introduzione de' vini esteri, colla frauchigia a' nostri accordata da Giuseppe II (S78#) nel porto di Trieste, coll'accrescimento dell' interno consumo, e colla vicinanza di quellà nascente città. / acquistavano maggior prezzo, incoraggió il possessore a Irarre dallt, sue Ierre, ed ¡I colono a Irarre da' suoi lavori i maggiori poss¡hi|¡ vantaggi. VII. Industria e traffico. Beuche ^ provineie austriache sorpassino lutti gli allri paesi di Europa in prodori nalurali, trovavansi tuttavia nel principio del secolo XVIII con poco commercio, e sprovvedule di manifallure. || soldo forestiero, che lo stato ritraeva dalle sue derrale, ritornava con usura al forestiero per qualita di merci, le quali avrebbono poluto fahbricarsi in casa propria. II códice di legislazione di Ferdinando e di Leopoldo comprende tutte le parti tendenti all' interna pubblica e prívala quiete della monarchia, ma non inconlrasi un tratto solo, che abbracciasse nulla di grande, ed annnuciasse una di quelle vaste idee, che kanno in vista la soliditä e le ricchezze dello slato. Le operazioui di un ministero, composto per lo piii di uomini legali, non polevano stendersi, o stendevansi solo di rado fuori della loro professione. Carlo VI formó il gran piano di trarre dal letargo i suoi sudditi, e di creare nel seno de' suoi popoli una nuova nazioue, eccitandoli all' industria, ed alle arti. Pubbliche strade tagliate nel cuore delle sue provineie, e fino al mare condotte ; porti con franchigia, privilegi aperti; ed il manifattore forestiero da prerogative ed esenzioni alletlato, furono i mezzi, con cui questo monarca gittó i fondamenti al commercio ed all' industria delle austriache provineie. Fino dali'anno 1700, in cui fu inibito alle barche di approdare con sale, olio, e con altre merci a' porti del territorio di Gradisca, deserte rimasero le iinboccature di que' fiumi ; e senza i grani, che ricevevauo alle volte da' forestieri, avremmo appena conosciuti i nostri lidi. Dilatandosi indi i progetti dell' imperadore Carlo , si Insingarono i Goriziani, che una parte di quel commercio, che meditava di aprire nell' Adriático, si diramerebbe ancora per la nostra provincia si in riguardo alia vicinanza del mare, che in rapporto all' opportunilá della strada della Carintia, per cui il commercio della Germania alta avrebbe dovuto prendere il suo cammino. Nella risposta, che diede I nos'"'0 governo ( >71« ) al quesilo della corte su' uiezzi di accrescere I conimercio degli stati austriaci, palesô egli bastantemente le sue lie; L' islituire porti franchi quelli di Bucari, Fiume, Trieste, Giovanni di Ouino, e di Aquileja servirebbe d' invito a' traf/icanti ¡träniert d'introdurre le mercanzie, e a molli mercanti di stabilirsi Hegli stati di sua maestà, ed almeno di dichiararli p o rti viti, acciö Ii traffic'0'11' possano portarsi ovunque trovassero il maggior loro cómodo anche per la diversità di cammino, che potessero teuere, le massime del ininistero non secondarono i voti della patria. I soli porti di Fiume e Trieste furono con replicati editti (a) per franchi dicliiarati; all'incontro interdetto fu il cominercio per que' del territorio gradiscano (33 sett. 1734)sotlo pena della conliseazione deliti merci, e cliiusa al traffico la strada della Carintia ; fuorchè al trasporto de' nostri vini, e del ferro della Carintia superiore. Per queste disposizioni dovettero i Goriziani temere, che al risorgimento di tante provincie la nostra non avrebbe allra parte, che d' essere semplieeinente spettatrice dell'accrescimento loro, e di non partecipare se non indirettamente della loro prosperilà. Ignorando i nostri slati i motivi della prefercnza, che davasi al porlo di Trieste, e dell' interdetto, per cui rimaneva abbandonata la girada della Carintia; e tenendo essi per mussima, che non si poíessero bastantemente moltiplicare i porli ed i passaggi, onde animare il traffico, eccitare 1' industria, e conseguentemenle accrescere la circolazione del danaro nello stoto, si diedero il coraggio d'ínviare alia corte le loro istanze. Non possiamo dispensarci dall' addure un passo, che incontrasi in una rimostranza preséntala ( 1739 ) dugli stali provinciali su queslo oggetlo all' imperadore. V indefessa atlenzione di V. M. pel bene e sollievo di tutti i suoi sudditi, e la conosciuta saviezza possono senz'altro comprendere questa chiarissima ed inconlrastabile verità, essendo certissimo, che il coler obbligare i negozianti a camminure una strada precisa, ed a portare le merci a certi porti solamente, è un volere rendare non pià libero, ma sforzato e gravoso il loro traffico, c per conseguenza il voler impediré che s' introducá, anzi il voler distruggerlo, se vi fusse già introdolto. La sola liberta duiique delle strade, e de' porti colla supplicata uguaglianza delle gabelie dappertutto, si è quellet, che ha a) ¡l primo è del dt 2 giugno 1717, V aliro de' 18 marzo 1719, ed il terzo editto, con cui la franchigia fu cönfermata ed umpliata, è del di 19 dicembre 1725. Vol. III. 9 servito in ogni tempo, e servirá sempre mai a' mercadanti di unie stimolo per invitarli, animarli, ed incoraggirli ad intraprenderl Venendo essi, continua poco dopo la rimostranza, a godere questà liberta cotanto necessaria al commercio, se ne serviranno indubitamenie di quel porto o strada, che giudicheranno più vantaggiosa, e profilterol al loro negozio, e non saranno giammai cosi pazzi di portarsi ad un porto, e di camminare una strada più onerosa e disavvantaggi0S(l a' loro interessi. Se il porto di Trieste o di Fiume, o la straia délia Carniola riuscirà loro di maggiore comodo, vantaggio e profitto approderanno a quel porto, e cammineranno per quella strada; l se ail' incontro incontreranno maggiori comodi e vantaggi negli altri porti, e nelle altre strade, approderanno colle loro barche a' nostri porti, e si serviranno delle nostre strade. Non si puô negare che questo scritto non sia stato dettato da que' principî di liberta che non molto dappoi furono da per tutto insegnati; ma nulla si ottenne in favore di Gorizia. La corte persistette nella sua massima che tutte le merci, che s'introducevano per i due porti franchi di Trieste e Fiume, e quelle, che da tutta la monarchia per la via del mare passavano agli stranieri, venissero incamminate per la strada délia Stiria, e délia Carniola. La provincia nostra si trovó bensi esclusa dalla linea, per cu¡ doveva farsi il commercio generale, ma non fu per tanto posta del tutto in obblivione. Affinchè le buone intenzioni di Cario VI venissero in tutti gli angoli de' vasti suoi stati secúndate, erano in Gratz destinati de' commissarí particolari, che dovevano occuparsi únicamente del commercio, e della libera navigazione dell'Austria interiore. La coltura ed i lavori di seta, già nel passato secolo presso noi con buon esito introdotti, denotavano fino da quel tempo l'opportunité del clima ed il genio naturale degli abitanti per tal genere d'industria. I privilegi, e l'esenzioni, accordate nell'anno 1716 e con altri posteriori sovrani decreti confermate a' trafficanti e manifattori forestieri, furono anche con particolare editto (IS lugl. 138« ) rinnovate in favore de' negozianti, e de' manifattori di seta, i quali da stranieri paesi si trasportassero nella nostra provincia (a). Calcolavasi nel principio del secolo il prodotto de' bozzoli a trenta mila libbre per anno ; e contavansi tre ülatoi a mano in Cormons; altri quattro in Gorizia ; e trenta telai, che lavoravano in seta sparsi per la provincia. a) Cosí furono il di 24 luglio dell'anno 1749 dichiarati ancora esenti della tassa delta: industríale. si favorevoli combinazioni non sarebbe stata meraviglia, che la tria avesse aspettato dalla protezione del principe il promovimento ¿elle noslre manifatture, e che la giunta di commercio di Gratz avesse f¡ uardato come oggetto non indegno delle sue meditazioni quello di "ondare le brame de' Goriziani. Alla cura di questo magistrato dobbiamo vero i' gran fi'atojo ad acqua, fabbricato nel centro delle due i ntee ma ® vero altresi, che questo stesso stabilimento, destinato lîS4) in favore del traffico delle noslre sete, contribuí fino dal ;u0 principio a distruggerlo. Sollecita la camera, a cui spese fu elévalo l'edifizio, di trarre gli utili del danaro impiegatovi, nello siesso tempo, che il filutojo fu dato (*32Slî) in affitto, fu ancora 0' sudditi intimata la inibizione di non vendere seta non lavorata ; ed ¡1 nuovo filatojo divenne piuttosto un particolar oggetto délia camera, che di commercio. 11 governo Goriziano dimostrô tutto lo jelo contro una determinazione, la quale minacciava 1' esterminio del principale loro traffico. Gli stati da una parte, i mercatanti dall' ultra rappresentarono i dunni, che recar doveva ail' industria del paese un divieto, il quale privava questi ultiini délia facoltà di far jelle loro merci quel!' uso, che lor piaceva: ma ogni rimostranza riusci infruttuosa. Tanto poco si riguardava la liberté quai anima del commercio. La giunta di Gratz fu convertita ( 1731 ) in un nuovo corpo stabilito in Lubiana sotto la nominazione di sopraintendenza di commercio de' luoghi litorali austriaci (6), la quale poco dappoi fu trasferita (1733) in Gorizia. Siccome questa magistratura cambiava di residenza, senza cangiare le sue massime ; cosi i provvedimenti, che impiegavansi in riguardo aile nostre sete, non cessarono di essere al pari di prima distrultivi. I trafficanti reiteraróno le loro istanze. Si ristabili (ï lugl-1ÎS4) bensi questa volta la liberté di trasportare fuor dello stato la seta cruda: ma vi si impose una gabella (c), che per l'effetto, che doveva produrre, equivalse al passato divieto. Si dee attribuire ad un eccesso di zelo, di cui si animarono e gli stati provinciali, ed il magistrato délia citté pel vantaggio délia nostra industria, le espressioni poco moderate, che s'incontrano ne' ricorsi da essi presentati alla corte contro una determinazione che sospettavasi dettata da una vile intelligenza co' fittajuoli del gran a) Sotto la direzione del proto Giovanni Antonio Buara. b) La sua istruzione è del di 26 maggio 1731. c) Di venliqualtro curanlani sopra ogni libbra di peso. 132 I S T O RI A filatojo, e co1 fabbricatori de' drappi di seta. Egli è ben vero, c|,e a fronte del parere della sopraintendenza la corte volle di poi ( aj ging. lïH5 ) ribassata la meta della gabella della seta : ma impose nello stesso tempo tante condizioni, che, rendendo difficile la uscita tendevano a diseccare nelle sue radici il primo e più considerabila traffico del paese. La sopraintendenza ebbe 1' ordine in questa occasione di prendere ogni anno in nota la raccolta delle sete, e di stabilirne con proporzione alla quantità il prezzo ; ed i trafficanti furono obbligati di tenere il loro prodotto insino al mese di seltembre a disposizione de' fabbricatori di seta, a' quali erauo obbligati di cederla pel prezzo, che dalla sopraintendenza veniva stabilito. Aggiungasi che non molto dopo la gabella posta sulT estrazione della seta fu appullata a quello stesso, a cui era dato in affitto il filatojo. Quanto più felici sarebbcro stati il commercio e 1' industria nostra, se non si avesse mai pensalo di proteggerli, e se la sopraintendenza soppressa nell'anno 1740 lion vi fosse mai stata. Tale, e tanta è la forza della naturale disposizione delle cose umane, che a fronte di tanti vincoli, che ponevansi al cominercio delle nostre sete, questa superando tutti gli ostacoli acquistava di giorno in giorno maggiore sussistenza e vantaggio. Noi riporteremo lin passaggio, il quale farà sicuro atteslato si delle dannose conseguenze della legislazione di que' tempi, che dell' avanzamento naturale della nostra industria, tcnto più ch'esso non è tratto da una seriltiira detlata dal patrio amore degli stati provinciali, ma da una relazione avanzata dull' uffizio della dogona di Gorizia alla sovrana camera. Per ciö che riguarda gl' impedimenti, che si portant) al traffico delle sete, espongono qua' ministri ( 13 nov. BS4S ), abbiamo impiegato ogni possibile diligenza per indagare il monopolio, che ri si esercita, ed abbiamo scoperto, che avanti tent' anni trotavansi nelle due conlee fra s es sania e seltanta fornelli, presentemente se ne trotano terso dugento. La coltura de' bachi cresce tutti gli anni, ed ollre la seta, che tiene lavorata su1 telai, gran quantità ne viene venduta a' furestieri. Per la gabella alla sortila, e per 1" affitto del filatojo paga il Periello annualmente due mila fiorini ali' erario sovrano, da che si pvô desumere la quantità della seta, che st raccoglie, e quanto utile ne ricavi V erario, edil paese: V ha perd del t cieno nascosto sol/o qiieste belle apparenze, poichè convien supere, che, prima che fosse fabbricato il filatojo di Fura, ad ogu' uno fu lectio di tendere la sua seta „grezza coll' aggravio della gal/ella fu or di stato, portándola per lo più a/lu fiera di s. ¡oren10 '7l Udine: ma dal tempo, che fu eretto ti filatojo, e che ¿I Perielli fu dato in arrenda la gabella della seta, il trasporto ¡¡ella seta fuor di stalo è inibito fino alia meta di setiembre, e ció affine, che il filatojo a preferenza d' ogni a/tro sia prorveduto ¡¡elle necessarie sele. Quindi i trafficanti sono obbligali di offerirla ■ma al filatojo, e dimandar al Periello il passaporto per ottenere ¡a iíbertá di venderla fuor di paese, che spesso viene negala, erchè il venditore perda V occasione di venderla, e sia obbligato a cederla a meschino prezzo, e spesso anche ad aspetlare il danaro. pitre a cid v' ha un altro profitto, che ne ricava V appallatore, e c¡te a danno del paese ridonda ; questo si è, che eg!i compra la seta a bu on mercato, ne sceglie la migliore, vendendola in lllanda, e in Inghilterra, ed in altri luoghi: e la seta rf inferior qunítlá rimane in paese per essere lavorata al fiiatojo, e destínala idle manifatture, le quali per essere lavorale di men peí fella seta perdono il crédito, e conseguentemente diminuisce V esito de damaschi, de' grosdetour, de' veluli, e delle calze, e di al/re qualità di Stoffe. Da tutti queslt ejfetli si pud fácilmente federe, che la libertù del traffico della seta è lígala ; che il povero suddilo ne so¡fre del danno, e col tempo sarà totalmente rovinato-, contro i quali disordini gli sluti provinciali con ragione strepitano, e dobbiamo sperare che /' eccelsa camera non trascurerà nulla per rimediarvi. Non si puô desiderare un quadro più sincero, e più preciso del noslro Iraffico di sete, e delle opposte niisure, che prendevansi per favorirlo in tempi, in cui 1' Europa cominciô a dare su questa parte di governo i suoi insegnamenti, e divulgo la liberta come único segreto di questa scienza. Al regno di Maria Teresa era riser bato di dilatare il commercio delle sete nella nostra provineia, e di dare più stimolo alla nazionale nostra industria. Dopo la soppressione della sopraintendenza stabilita in Gorizia fu incaricato il nostro giudizio di cambio di tutte quelle incumbenze, che riguardavano il traffico delle sete, e delle contese, che potevano insorgere fra i mercatanti. Degno di eterna memoria è il decreto, con cui quesla principessa ordinô ( 13 genn. 1349 ) agli stati provinciali di suggerire i mezzi efficaci a promuovere il nostro commercio, ed aumentare le nostre manifatture, ed a introdurne di nuove, onde il suddito sia in islato di soddisfare al peso delle conlribuzioni, che le circostanze de'tempi obbligavanla di addimandare aile provincie. Quanto provvide furono le materne cure dell' imperadrice, j34 isto h«a altrettanlo scarsi ). II territorio di Gradisca rinchiuso per la maggior parte fra i confini dello stato veneto, e separato da quell' interna circolazione della provincia, che le strade ed il passaggio délie merci pongono in moto, non poté fare eguale progresso nella sua popolazione. Se si eccettuano le terre di Terzo, Cervignano e di s. Giorgio, le quali mercé delle loro acque trovansi ir possesso della comunicazione col mare, ed esercitano quel limitato traffico, che le prérogative del porto franco di Trieste ed il sistema delle dogane permette loro di fare; il restante della contea di Gradisca, o aume'ntossi poco o conservó lo stesso numero de' suoi abitanti. Non v' ha che l'opinione, che possa ritenere in uno stato uomini sciolti da ogni lígame, come sono i coloni, che nulla possedono. Si assoggettano costoro al vassallaggio di quel paese, dove sono persuasi di viver meglio. La persónate liberté che accorda notti quiete all'agricoltore nello stato de' nostri vicini, lo fa fácilmente dichiarare in favore di quello, e la vicinanza con esso gli facilita l'esecuzione delle sue brame. a) La medesima regola che abbiamo asservait) per conoscere l'accrescimento della popolazione della cittá, fu presa ancora per iscoprire la popolazione della campagna. Le note battesimali ci parvero più sicure che le note degli abitanti della contea, che si fanno per ordine del governo. b) Scarseggiando il conladino della montagna di grano, ricorre al piano per provvedersene. 148 isto ri a CAPITOIiO QUAHTO principe, ed a m m i n i s l r a z ¡ o n e economía dall'anno 1 700 air a n n o 1 7 9 0. I. Béni camerali del principe. OLLA riunione délia contea di Gradisca si accrebbero le rendite allodiali del principe nella nostra provincia. A' boschi siluali verso il mare si aggiunsero anche le antiche rendile camerali colPaumeuto di nuovi provventi dopo, la ripartigione di que' comunali conceduti dagli Eggenberg in feudi a de' particolari coll' obbligazione d'un censo annuale. Il capitanalo di Pletz aliénalo neir anno 1757 al conte Francesco Gorgo, ritornô tre anni dopo in proprietà délia sovrana camera. Come la vendita lu un niistero, cosi lo è pure il retroeedimento. Il conte délia Puebla, il quale esercitava in moite parti una autorità indipendente dal provinciale consiglio, trattava certi afl'ari separatainente senza che il corpo del governo ne fosse istruito. Le rendite urbane camerali di Gorizia nel passato secolo pignórate alla famiglia Attems, e col progresso del tempo in tante parti smembrate ad onta delle leggi date per la loro mallevaria, caddero in maggiore scompiglio e confusione. Leopoldo I rinnovô (8 S lugi. I701) le leggi già prima pubblicate (a) per tutela de'provventi urbani camerali con prescrivere insino la pena .délia perdila di quelle a) Solto il di l í agosto 1680. Rendite del di p u b b 1 i c a e per le quali ¡ contribuent! avessero negletto di pagare l'annuo peí corso di tre anni. L' imperadore Giuseppe I con particolare decreto voile confermate(3# «g-. 1Î09) tutte le anteriori disposizioni: il numero de' litigî e delle contese promosse a' giorni nostri anti a tribunali dimostrano a sufficienza la poca chiarezza nell'identitù ¿elle terre sottoposte a' censi e la dimenticanza in cui furono poste tante provvide rególe. Omettendo questo oggelto come men rilevante, e reso ormai n aliare privato anzi cbe del principe, noi ci tratterremo únicamente n questo luogo su' bosclii camerali situati nella contea, non tanto ■oiisiderevoli come un ramo delle rendite del principe, quanto come oa sorgente di molte iunovazioni, di varíe imprese e d" innumerabili vicissitudini, le quali ebbero tanta relazione con ogni classe di persone. La sopraintendenza de' sovrani boscbi continuó nel principio del corrente secolo ad essere appoggiata olí' esattore della dogana di Gorizia. Un subalterno ministro ne aveva perô l'immediata ispezione. L' aumento della popolazione e dell' interna industria accrescendo ancora il consumo delle legna : il suddetto ministro suggeri al magistrato de' boschi di andar in traccia di nuovi mezzi, onde accrescere i proventi della cassa e di proporre alia camera un piccolo duzio sopra il legname da fabbrica, il quale sino all'ora in rispetto degli abitanti di qua dell'Isonzo andava esente da qualunque aggravio. I nostri stati provinciali ricorsero (1709) alia corte e fondarono (IS2M) le loro rimostranze sulla dichiarazione sovrana dell' anno 1614, la quale determina che i sudditi Ira 1' Isonzo, il Vipacco ed il Kubl non sieno soggetti ad alcun aggravio in riguardo al legname necessario alie loro fabbriche (a) : ma per quanto i goriziani reiterassero le loro rappresentazioni, la camera, insistendo sull' accrescimento de' suoi proventi, impose quattro soldi d' aggravio sopra ogni passo di legna. L' esito di questo primo tentativo diede coraggio a' ministri camerali di farne degli altri. II vantaggio del principe è di rado con maggiore efficacia proinosso, che allor quando è spalleggiato dall' interesse privato. Fino dall'anno 1733 i sopraintendenti de'boschi si distinsero a gara con progetti, onde aumentare le rendite della cassa fidata alia loro custodia. Giovanni Zerniz impose ad ogni contadino, il quale conducesse legna da fuoco in vendita alla città, la ricognizione d'una libbra all' anno. La contribuzione in effetto era al sommo leggera; ma tale doveva essere per servire di via onde introdurne a) Vedi Vol, Il pag.199. 150 ISTORIA delle altre. Il medesimo tento in queU'anno di privare le C01nu . adiacenti a Sempas del diritto, ch' esse godevano di pascolare animali, e di tagliare grinutili tronchi nel bosco Lock. Nulla si dire del suo successore (a). Esso fu troppo occnpato nel discoln • dalle imputazioni, che gli furono fatte, perché potesse accudire al ' incarico. Si voile dimesso dal suo impiego ; e senza che n' abhi egli stesso forse saputo il motivo ricevette l'ordine di abbandonar|0 Giovanni Sighefrido conte di Herberstein, a cui era affldata la direzi0ne generale delle rendile camerali délia contea, e de' nostri lidi, fece cadere (134S) la scella peí vacante posto sopra Gasparo Trezzi Legna, che consumavansi in città, e che sino allora andavan« libere da qualunque aggravio, servirono di principale oggetto a||e operazioni camerali del nuovo sopraintendente de' boschi. Noi riporteremo le parole di una informazione degli stati goriziani (SO feb. 1751) la quale ne porrà in chiaro il piano. Per ciascheduna speuta o sia pezzo di legno da brugiare, dieci de' quali fanno circa un passa di misura, ha cominciato a pretendere dieci soldi, che importa cingue lire il passo. Oltra l'enunciato aggravio è stato introdotto un dazio; e questo ben esorbitante sopra tullo il legname da fabbrica, sopra le tavole, sopra i cerchi da tinazzi, e da botte, sopra il carbone a norma di una nuova tarijfa da lui invéntala. Il nostro ricorso ebbe il suo elletto ; e la nuova gravezza fu soppressa per sovrano ordine (13 sett. 1351). Quest' è 1' ultima determinazione, che sulle rimostranze pubbliche sorti in difesa d'un articolo, cotanto necessario aile quotidiane occorrenze degli abitanti délia capitale. Il dazio, che non ebbe luogo col piano proposto dal Trezzi, s' introdusse dappoi sotto un altro pretesto. I tagli, che senza ordine facevansi dal contadino ne' boschi ; il método, da' più rimoti tempi da esso praticato nella condotta delle legna, è la liberté del loro prezzo diedero luogo a' motivi, onde formare un .nuovo sistema, il quale aveva in apparenza l'aspetto del pubblico bene: main realtà tendeva a far rincarare con nuovi aggravi le legna. Il nuovo sopraintendente Leonardo Buglioni sosteneva, che i boschi erano esposti a' tagli arbitrar! del contadino, il quale senza verun ordine e sistema abbatteva a capriccio quello, che incontrava; che il método di strascinare le legna fuor de' boschi, adottato dal contadino, era nocivo alla coltura de' giovani albori, si per la foggia dell'ordigno, che servir doveva a) Cristoforo Wichtemtein. diirli (a) r c',e Per slr'sc'are de' tronchi, i quali rompevano, * C jierravano le giovani piante; che il prezzo delle legna, dipendendo ..."arbitrio del contadino, aumentavasi colla popolazione e coll'industria li abita"1' della citta; conchiudeva in fine, quanto convenevole e cessario fosse il pensare a un método tendente alia conservazione jj0Schi, ed alio stabilimento d' un fisso e determinato prezzo, relié quelli fossero difesi dalla intiera devastazione, di cui erano j^inacciati, e ]a cittá venisse sottratta dalla dipendenza, che le ■ „oneva il capriccio e l'ingordigia del contadino. Non si possono porre in dubbio i danni, ed anche 1' esterminio je' boschi, che nascer debbono dalla sregolatezza ne' tagli: ma equilibrandosi la vastita de' boschi, di cui si tratta, co' bisogni degli abitanti della cittá; é indubitato ancora, che il contadino non oveva insino a que' tempi almeno diboscato il terreno in quella superficie ristretta, dalla quale peí corso di piii di un secolo e mezzo Gorizia aveva tratte le legna occorrenti a' quotidiani suoi bisogni. II sopraintendente propose frattanto il nuovo suo piano: questo consisteva nell' inibire al contadino la liberta del taglio, che doveva per 1' avvenire praticarsi sotto la direzione del magistrato de' boschi solamente da gente a ció destinata, e ne' siti, che venissero disegnati; in prescrivere una determinata uguale lunghezza a' pezzi delle legna, ed introdurre 1' ordinaria misura del passo, conosciuta nelle altre austriache provincie per rispetto alia vendita ; in erigere una carreggiata dalla radice sino alia cima de' monti coperti di boschi, c in sopprimere in fine 1' abuso de' traini (6), obbligare il contadino a servirsi di carri regolati per la condotta delle legna. Siccome il sovrano erario doveva assumere le occorrenti spese peí taglio e per la nuova strada; cosí i vantaggi, che se ne promettevano, dovevano ancora appartenergli. Quantunque per 1' esecuzione di questo piano non si chiedesse l'assenso né del governo né degli stati provinciali ; amendue tuttavia concorsero al compimento del progetto. Divertiti essi da tante scritture promosse ora dal sopraintendente de' boschi ora dalla a) Le cosí dette Ulacche, che costruivansi dal contadino tutte le volte che porlavasi al hosco; consistevano in due alberi giovani, de' quali ad una estremita erano attaccati i pezzi di legni detti speute, e f altra serviva di traino, a cui attaccavansi due buoi. b) Le cosi dette Ulacche di cui si parlo nelVantecedente nota. amministrazione camerale di Lubiana, a cui furono allora sog(relc sovrani boschi, si lasciarono infine indurre ad entrare in superf| ' trattati, i quali ebbero in progresso di tempo per tutto il paese !" piii gravóse conseguenze. Nell'anno 1756 si diede principio alla carreggiata ed il contadin fu obbligato a prestare le sue opere per la mercede fissata da| magistrato de' boschi. Compiuto il lavoro e determinato il prezZ() delle condotte, l'amministrazione camerale fisso ancora il prezzo a cu¡ un passo di Jegna doveva vendersi in città, e ne stipulô (I« apr-S 7HO) ¡1 contratto d'appalto eolio stesso sopraintendeute de1 bosuhj che fu il principale promotore dell'impresa. Il contadino, privat^, del diritto di apprezzare l'impiego del tempo, le fatiche degli animali e le proprie, ricusando di condurre le legna, fu costretto colle minaccie e colle pene a provvederne la città, ed il contadino delle comunilà di Zerniza e di santa Croce, il quale a fronte delle pene ricusö di faP servire i suoi buoi per comodo dell1 appaltatore, fu obbligato di levare dal bosco le legna, ed in ischiere portarle a fasci sulle spalle sino al magazzino della città. L'appaltatore, sotto il titolo delle convenienze della sovrana camera, faceva le più indiscrete e gravi richieste ed il governo colla più fredda indifferenza vi aderiva, e le secondava, facendo servire ad aggravio degl'infelici la forza concedutagli per difendere gli oppressi. Tanti disordini eccitarono infiniti ricorsi: ma la libertà del suddito fu sacrificata alla falsa massima, che il contadino sia Io schiavo degli ahitanti della città. Non abbiarao potuto defraudare i posteri di particolarità, le quali potranno servire a paragonare la lor situazione con quella de' loro predecessori. Terminali gli anni dell' appalto il sovrano erario assunse il provvedimento delle legna per suo conto : ma aggiungendosi aile difficoltà delle condotte la mancanza delle legna, la quale ad ont» de' rigori, onde astringevansi le comunità de' contadini, manifestavasi singolarmente nella stagione dell'inverno, cercaronsi ben presto nuovi appaltatori, i quali s' addossassero T impegno di provvederne la città. Due' se ne incaricarono Tuno dopo l'altro; ed amendue si videro costretti coH'esterminio delle sostanze loro a chiedere prima del tempo lo scioglimento del contratto. Gli appaltatori avevano da ricevere le legna tagliate, ed in misura ammucchiate dal magistrato de' boschi mediante l'esborso d'una somma deterininata per passo, rimanendo ad essi l'impegno della condotta e della vendita pel prezzo con essi convenuto. Le prime loro cure furono dirette ad agevolare le condotte, onde trar profitto dalia diminuzione delle spese, e garantir« DELLA CORTEA 1)1 GOR1ZIA. -, 1.53 ;a delle legua per l'addietro continuatamente speriinentata. nlosi il bosco da' suoi antichi confini dopo clie furono iiluu111"" lolli i tagli regolati, e resa quindi di minor utilità la carreggiata, 1,1 ns" ciascheduno degli appaltatori d'aprirsene di nuove in luoghi, cui I" v'l'n''a delle legna prometteva maggiore facilita nelle doit« ; e siccome il carreggiare per una strada, estesa dal piano «no «"a c'ma monlag,lai ne difficoltava la necessaria provigione • citlà : cosl costruirono amendue per lungo tratto sul dorso del monte un tavolato composto di grosse travi l'una sulPaltra assettate, B del qual¿ scorrendo i tronchi in pochi minuti dall'alto verso la indice délia montagna precipitavansi. Jla le più sollecite disposizioni degli appaltatori si rendettero ¡„fruttuose. Dipendendo il taglio delle legna dal sopraintendente dei boschi, questi lo assegnava in luoghi men opportuni al trasporto delle medesiwe. Il governo fu per molli anni occupato ne' litigî insorti fra il sopraintendente e gli appaltatori. Due commissarî 1' uno dopo 1' altro furono delegati per indagare l'origine di lutte le contese ; e composta appena una controversia ne insorgevano di nuove. Gli appaltatori cousumarono i loro capilali e la città scarseggiô la più grau parte deU'anno di legna. Stanca la corte dalla farraggine de' ricorsi e delle inferinaiioni da ogni parle promosse, e riguardando il prezzo fissato per la condolía , come l'origine de' principali disordini, sopprimendo il pubblico magazzino restituí (tO lugl. B77») la liberta al contadino di apprezzare la sua industria e di condurre e vendere le legna a clii gli piacesse, col mezzo delle tasse fissate per le spese del taglio, con accurdare nuove somme per un'altra strada ne' boschi. Quest'è l'istoria riguardante le legna sino ail'anuo 1790. Se la conservazione dei liosclii, ed il buou prezzo delle legna furono le principali mire, su tai fondavansi gli accennali provvedimenti, si avrebbe poluto porre de' limili agli arbitran tagli, senza cangiare l'antica foggia delle coiidolte, e senza impegnarsi in ispese di tante strade, le quali dovevano far rincarare un genere tanlo necessario agli abitanti délia città. Il negozio del legnaine de' boschi di Pletz ripreso in questo secolo, non fu con miglior direzione condotto. Qualche oscura traccia de' passati utili tratti dal mandar giù le legna per la corrente dell' lsonzo prometteva de' gran vantaggi. Il conte di Herberstein corne supremo direttore de' boschi délia contea e de' lidi austriaci, persuaso délia possibilità de' passati esempî, senza esaminare i mezzi promosse l'iinpresa. Straschiz luogo, dove ne' passati due secoli si trovava per occasione di simili imprese un raslrello, fu scelto (^747) per Vol. III. 10^ magazzino delle legna, che l'Isoozo doveva trasportare: ma ignoras' che ne' passati sperimenti il rastrello di Straschiz non avev¡, ' sostenere, se non quella quantitá di legname, che sormontava «li* due rastrelli piü avanti eretti, e che il medesimo era in guisa costruji ' che non riteneva se non un volume di legna proporzionato, e rigetta ' il di piü, che veniva arrestato dal quarto rastrello, il quale trovav88¡ nelle vicinanze di Fiuinicello (a). I lavori quindi di Straschiz a cost0 dell'erario intrapresi furono infelicemente diretti da un capitano del corpo degl' ingegneri (f>), senza conoscere la forza del torrente il peso e I' impeto del legname. Otto mila pali di rovere armati di grosse punte di ferro piantati nel fondo dell'Isonzo formarono Un argine riempito e fortifícalo di grossi sassi dall'una all'altra sponda-ma tutto ció non fu bastante a resistere a un torrente, che ha un corso tanto veloce per cagione del suo declivio. Al primo ingrossar dell'acque il rastrello fu dall' impeto delle legna aperto trenta e piu passi in lunghezza, e quelle pórtate senza ritegno fino al mare. I| restante del riparo fu per poco danaro venduto, ed il bosco Panaviz perdette i piü belli tronchi, che in quell'opera erano stati impiegati. II sopraintendente de' boschi Leonardo Buglioni risveglió alcuni anni dappoi (I5*tS) I'idea di trarre profitto da que' medesimi boschi. La sovrana camera ricordevole de' danni sofferti col primo sperimento, cedette per soli mille fiorini il taglio di buona parte de' boschi di Pletz e di Tribussa ad una compagnia formatasi per prenderli in appalto (c). La direzione principale assuntasi dal promotore incoraggió gl'interessati alF impresa. La massima adottata in questo incontro fu la medesima, che abbracciossi nell'anno 1747. Straschiz dovette servire di magazzino. La costruzione del rastrello fu per altro differente dall'antecedente. L' ispettore de' boschi impegnó nello stato veneto un prato per dirigere I' opera ad imitazione di quelle che s'incontrano per arrestare il legname sul Tagliamento e sulla Piave. II nuovo rastrello non fu tanto per fermare il legname quanto per far prendere all'acqua una direzione, che lo conducesse in un canale a questo fine scavato e d' amendue i Iati murato: ma siccome le legna non potevano, parte per gli scogli e parte per i molini che incontransi lungo F Isonzo, aver il loro corso, se non nel gonfiarsi dell'acqua; cosi i tronchi in copia ammucchiati, e trasporfati dalla o) Vedi Yol. I. pag. 203 e Vol. II. pag. 204. h) II capitano Frast. c) Santo Businelli e Compagni. DELLA CONTEA DI GORIZIA. 155 .. je| torrente sormontarono il riparo, e scorsero sino al mare • rva di pochi che trovarono la via del canale. A questo " r > eiiiente s' aggiunsero i richiami de' proprietari de' molini 'nl°"ffgiati dalle scosse delle legna. I pilastri stessi del ponte all' ,0 il ramo d' acqua, che serve a far girare le macchine del il io'di Farra, i pubblici ripari dell' Isonzo presso Vilesse, tutto • entivasi degli urti inipetuosi destrónelo trasportati dalla rapidita ¿elle acque. Solamente dopo replicati sperimenti, e reiteratiri corsi, uesta maniera di trasportar il legname fu dalla corte sospesa, ed i rl¡colari furono rimessi a chiedere dalla compagnia dinanzi a' tribunali ¡ giustizia il compenso de' sofferti danni. Non si pnó fare il „Helio fra il negozio de' boschi di Pletz con tanto esito e vantaggio ¡ncamminato ne' passali secoli, e fra i due saggi si mal riusciti ai iiosiri tempi senza confessare, che la cattiva direzione delle nostre operazioní ando al pari coila poca equitá, onde erano state intraprese («). II. De feudi. Se gli elïetti fossero stati corrispondenti alio zelo dimostrato lie' passati secoli dal ministero de' nostri principi in regolare i feudi della nostra provincia, non si addurrebbe un recente monumento, il quale comprova la confusione, in oui trovavansi le nostre terre feudali sul principio del presente secolo. Perché V a ¡fare de' feudi non cada in maggiore disordme ed i necessarí provvedimenti ti si facciauo, e correggansi gli abusi e le incontenienze ; e perché la polizia de' feudi tenga finalmente regolata\ cosí principia un decreto ( SO lugi. 151» ) della reggenza di Gratz, con cui esortavansi i feudatarí a presentare le ultime loro investiture. Per quanto preciso fosse il pubblico editto, non abbiamo poluto rinvenire fuorchè una sola investitura feudale conceduta in questa occasione. a) Vedi Vol. 1. pag. 206 e 207 in riguardo del mulino iuStraschiz, e di quellt che trovansi sul Vipacco. Frattanto non fu più questione d' indagare e meno di 0 r u,na nominati i noslri feudi sino all'anno 1731, in cui furono -— commissar! il capilano della contea Giuseppe di Wildenstein"ej,BT luogotenenle Leopoldo Adamo di Strassoldo. Si concedette un di tempo, in cui i feudatarî dovessero presentare le note de' |U""" colla indicazione della quantité e del titolo del loro possess Replicaronsi nell'anno 1749 sotto il regno di Maria Teresa i medesi®' ordini colla particolare delegazione del capo della provincia di qUt¡ tempo Wenceslao Carlo di Purgstal, a cui fu addossota la principale direzione. Le notilicazioni arbitrarie, vaghe e poco fondate, presenta! amendue le volle dal maggior numero de' feudatar!, formano il risultai,, di questi commissar!. Sulle traccie degli anteriori ordini riguard¡n;t¡ i nostri feudi e di molti abbozzi d' investiture sparsi in diverse pubbliche cancellerie, la corte risvegliô quest'oggetto, e falte raccogli(lv lutte le scritture (o) feudali appartenenti alia contea, inviolle al govern» goriziano coll'ordine (< 2 aso. 1S6Î) che dal grembo del provinciale consiglio colPintervenlo del procuratore fiscale venisse composta una giunta che dovesse ricevere le indicazioni da presentarsi di bel nuovo da' feudatar!, di combinarle colle antiche investiture, d' iuformarsi d,.¡ corpi componenti ogni feudo, e di fórmame un ordinato registro. L'ordine non fu dissimile da tanti ne' passati due secoli rilasciati, la dilferenza era solamente iu ció, che da' tempi di Ferdinando I sino al regno di Maria Teresa la confusione e 1' incertezza de' feudi dovette aumentarsi eolio smarrimento di moite carte, col passaggio di molti corpi feudali da un posseditore all' altro, col nascondimenlo di altri, ed in fine colla pubblica negligenza nel conservare e conoscere i monumenti de' sovrani diritti. Ad onta della scelta de' consiglieri a cui venne appoggiata la priuoipsle incumbenza, ad onta de' successivi replicati ordini, con cui la corte incalzava 1' affare, ad onta in fine delle qualité, che riunite nella persona di Antonio Prividali promettevano dopo più d'un secolo un procuratore fiscale, il quale poteva paragonarsi con Ortensio Locatello e con Francesco Fornasari, i commissar! dei feudi rimasero sino all'anno 1783 inoperanti. Lasciarono peró questi commissar! dietro a sé una scorta, la quale servir 'poteva di direzione ad incamminare al suo fine un affare per molti rispetti oscuro ed intricalo. Aveva il nominato procuratore a) Il più importante scritto che vi si trovà fu una raccolta di lutte le investiture date neWanno 1525 da' commissart a nome di Ferdinando I. eSteso i"' t'ondato e regolato processo storico, il quale diincidava (is«"le gçhutzen, come uno di quelli, il quale per le mutazioni il feU an(iarono soggetti a moltiplici variazioni. Lo esaminô dalla '"^""'ntica ¡nvestitura delPanno 1525 insino a' giomi nostri, con l,|U ||¡care le parti componenti tutto il corpo feiidale, con notare la i'P" (]e[ie investiture, con accennare il passaggio, che fecero alcuni >er'e (|„ un possessore all'altro, finalmente con dimostrare un parallello ^"l'antico ed il presente stato del feudo. Non potendo il procuratore 1« I'er a'tr' incarichi {'e' su0 Prestare l'attenzione ad un ' , retto il qua'e so'° bastava per occupare una persona, credette il onsiglm di Gorizia, clie il lavoro potesse essere in più opérai diviso, e con accelerarne il compimenlo, senza far riflesso, che uesto assunto richiedeva una cognizione generale di tutti i feudi a niotivo de1 rapporti che essi avevano per la passata trascuratezza iitt'ra loro contratti, e che conseguentemente T ordinazione loro non poleva essere a più di una persona con buon esito affidala. Se ne informo perianto la corte, la quale, approvato il saggio fatto dal |irucuratore fiscale, col mezzo del nuovo governatore Pompeo conte Drigido ordinô (14 ott. 13 88) che le incumhenze feudali vengano „ppoggiate a un sol consigliere, il quale dilucidi ad esempio del Irtido Schutzen tutti i feudi délia provincia, ed unitamente al procuratore liscale ne indichi la natura e la costituzione con riportarli in un regolato ed esteso registro. 11 consigliere Carlo Morelli fu incaricato di questo oggetto, il quale, impiegati parecchi mesi a rinvenire tutta la l'araggine delle scritture feudali, pose in cliiaro inolti feudi, che furuno indi esaminali ed aggiustati dal nuovo procuratore fiscale Ignazio Capuanis. Ma esigendo questo aliare un non interrotto lavoro, e mancatavi la persona, la quale dispénsala da ogni altra incumbenza vi desse tulla la sua applicazione (a), 1' opera resto arrenata. Alla sollecitudine perô, che il governo di Trieste presto in riguardo a questo oggetto, deesi la prammatica, che sorti sotto il regno di Giuseppe II (7 sett. 1385), la quale regola Fordine nelle successioni a' feudi, prescrive le formalité da osservarsi si nelle istanze delle investiture, che nella collazione delle medesime, ed autorizza il diritto di rilratto in favore délia riunione de' feudi. a) Carlu Morelli fu distolto nelianno 1784 da questo laroro dall' incarico del nuovo catasta délia provincia. I S T O R I A III. Delle Dogane. i La dichiarazione de' porti franchi di Trieste e Fiume (13 ï} M 319) cangiô il sistema delle nostre dogane. Il ministero d¡ Carlo VI, tutto intento «II' aggrandimento di queste due piazze, non ebbe altro in vista che i mezzi adattati aile sue mire. Le tarifle formate in tal incontro per le dogane favorirono le merci, Chè entravano ne' due porti e che ne sortivano, e caricavano quelle, che prendevano altre strade. Queste massime avrebbero dovuto per ulla naturale direzione promuovere il transito per la nostra contea almeno di quelle merci, che dalla Carintia, dall' Austria superiore e dal Salisburghese erano destínate per Trieste, e di quelle, che da quesla piazza venívano dirette a quelle provincie, se non fosse stata prescritta «ello stesso tempo una determínala strada che il traffico di Trieste doveva tenere. II transito per la nostra provincia fu interdetto ; e le merci col favore d'una men forte gabella dovettero prendere la vía della Carniola. Gorizia non ebbe solamente questo svantaggio, ma soggiacque ancora a tutti quei discapiti che derivar dovevano da cattivi principí, su cui erano regolate le dogane fra la Carintia e le nostre contee. Un ricorso degli stati provinciali (1329) presentato a Cario VI, pone nel suo chiaro lume l'oggetto di cui si tratta. Rispetto alia disuguaglianza di tariffa, sono le parole della, rimostranza, non si dee ommetlere urt altra cosa che mérita una particolare considerazione, ed è che i mercadanti, i quali passano per la Travisa con le loro merci, siano ridotti a segno tale, che ad essi torni piii conlo di passare da delta Travisa a Porlogruaro, e fare venti leghe di viaggio per un gran tratto dello slato reneto, che dalla stessa Travisa portarsi qua e fare dodici leghe; e ció a motivo che da quella parte le gabelle sono assai minori, dove air incontro le gabelle di questa parte sono assai maggiori. Incontrando nelle nostre meniorie simili tratti, potrebbesi credere che i nostri vicini abbiamo avuto parte alie ordinazíoni e alie rególe di tal natura; singolarmente se si fa riflessione, che la comunicazione ed il traffico 00' veneti erano liberi e che non si conosceva la dogana di Cormons che di nome. I magazzini di Palma e di Brazzano riempiuli di industria tari IT*1 posti all'estremità de' nostri confini, trovavansi sempre nlfrCI'eduti di merci, onde diffonderle a' sudditi austriaci. Pr0> jyeg]j anni di Maria Teresa, in cui tutto respirava agricoltura, ia e commercio, sorti oit. 13((B) la prima generale • delle dogane per tutte le ereditarie provincie. I principi di j proibitive e la mira di aumentare le rendite dell'erario concorsero 'e^'sua formazione. Tutto quello che il lusso ed il desiderio di "'8 vedersi di buone merci poteva chiamare dalle nazioni forestiere, ^grávalo di grosse gabelle. Le comunità sitúate di là del Taglio 'u i territorio di Gradišča, ed intersecate dal dominio veneto furono in questa occasione rescise dal corpo della provincia e considérate er quello, che riguardava le dogane, come territorio forestiero. Questa regola appena sortita ebbe degli oppositori. Si pretendeva he contenesse de' principi antiquati, e che in tempi, in cui non enSavasi che alle pubbliche reudite ed al commercio, si aspettava ana tariffa di dogane piü uniforme alle massime, che si andavano sV¡|uppa«do. Avevansi bensi soppresse le moltiplici rubriche, da lungo lempo introdotte, sottoponendo le merci a tre sole, cioè le merci di consumo, di esito e di transito, ma conservossi ancora l'inconveniente, che le merci, passando da una provincia dello stato all'altra, pagavano la gabella fissata co' primi due articoli. Infatti Maria Teresa non tardo pochi anni dappoi di nominare sotto la direzione di Giovanni Filippo di Cobenzl, il quale ne' perpetui cangiamenti e nelle divisioni delle supreme magistrature, fu posto alla testa dell'amministrazione de' beni camerali, una giunta coli' incarico di esaminare l'oggetto, e di compilare nuove rególe. La nuova tarilfa (15 liigl. 15 55), eccettuatine i nostri vini, che si trasportano in Carintia e nella Carniola, ed i buoi, che da queste provincie introducevansi nella contea, liberó da ogni aggravio T interno commercio e ridusse le mercanzie, soggette aile gabelle, a tre classi, merci che entrano, merci che sortono e merci che passano per lo stato. In questo incontro si disposero ne' villaggi situati ai confini delle guardie per vegliare contro i contrabbandi, e si stabili in ogni provincia una nuova magistratura sotto il nome à'ispettorati coli' incarico d'invigilare agli uffizî delle dogane della loro dipendenza, ed all' esecuzione degii ordini prescritti in mantenimento de' sovrani diritti. a) Canale scavato dalla repubblica di Venezia, dalla forlezza di Palma sino al mare. La seconda regola di Maria Teresa non poté guadagnare solidité della prima. Giuseppe II, i cui principi tendevano costanteme'"'' a porre degli ostacoli a tulto ció, che spogliar poteva gli stali su di denaro, credelte che la restrizione delle merci forestiere, dimin dovesse la massa del soldo, che per tal oggelto sortiva dallo stat" Fece quindi pubblicare (•« sett. 1SH#) una nuova regola <¡' dogane, la quale si distingue dalle anteriori col hando di magü-¡0r quantité di merci e d' ogni qualité di vini forestieri e con qUe|| prescrizioni che si credeltero piü valide, onde porre freno a'contrabbandj Le dispendiose guardie che componevano il cordone a' conlini, furomj licenziate ed occupati que' posti dal soldato regolato. Gl' ispetiorun rimasero nella loro attivité, ed alie due dogane d'ingresso di Cornions e di Visco, instituite nell'anno 1775, ne furono aggiunte insino all' anno 1790 altre tre in Nogaredo, Cervignano e Sagrado. Tanti custodi per invigilare ail' esazione de' sovrani diritti, e tutti i rigor¡ prescritti contro i defraudatori non sono bastanti a porre argine agli inganni, che I' industria e 1' interesse dell'uomo sanno suggerire. In un paese aperto, com'è la provincia nostra, attorniata per la metù della sua estensione dallo stato veneto, in cui trovansi le merci più necessarie al consumo nostro, e di qualité e di prezzo migliorj. renderannosi per lo più inutili tutti i mezzi, che s' impiegheranno, onde togliere ed impediré i contrahbandi. IV. Estimi delle terre. Qualora non si volesse considerare le terre quai única fonte delle pubbliche imposte, furono esse tultavia sempre tenute come la principale base delle medesime. Sulla cultura e su' prodotti della terra furono ripartiti i primi pesi, che porto la patria nostra. Nell' iilustrazione de' due antecedenti secoli abbiamo avuto campo di osservare quanto queste imposte siano state preferite a tutte le altre pubbliche gravezze ; e nel medesimo tempo abbiamo vedute le diflicolté incontrate nella loro riparligione, singolarmente nella occasione dell' estimo intrapreso nell'anno 1636; nella quale operazione ebbero gran parte 1'ineguaglianza e 1'arbitrio. Dalle niisure, che prese lo nottile nel formare il nnovo piano delle generali contribuzioni, senza dubbio la ritrosia del contadino nell'indicare le sue essioni, e la difficoltà di tutti gli altri possessori nel notificare PoSS esattezza e probità le loro rendite. Cffn In fatti la corte non rillettendo a questi inconvenienti fece edere per lu"0 '' corso di quel secolo, che la sua sollecitudine on tanto tendeva a regolare le pubbliche gravezze', quanto ad "ccrescerle. Quindi avvenne che per tutto quel tempo non si fece nitro che aumentare la sproporzione delle imposte, e confermare e- possessori la sinistra opinione, che avevano già concepita délia ubblica rettitudine nel ripartirle. La somma delle contribuzioni fissate sopra le terre montava nel principio del secolo in amendue le contee a dodici mila fiorini ciroa, de' quali non entravano nella cassa del principe che sette mila (")• " residuo era assegnato per gli stipendî de' magistrati, e pèr le altre occorrenze délia provincia. Per quanto leggiero fosse slato questo peso, non fil possibile tuttavia nel corso di due secoli di trovar i mezzi onde con proporzione ripartirlo. II contadino oltre f ordinaria rata, ch' egli pagava per le terre che possedeva, dovendo concorrere ancora con mille cinquecento fiorini per formare la mentovala somma aveva più motivo d'ogni altro di dolersene (6). Il ministero di Carlo VI finalmente credette d'essere in dovere di regolare ció, che per tanti anni fu infruttuosamente tentato. Veiccardo di Gallenberg luogotenente délia Carniola, e Policarpo di piaz vicedomino délia Carintia furono ( 13*8 ) per quest'oggetto spediti nella contea. Coll'esame del piano, che fu osservato nell' estimo delle terre dell'anno 1636, e coll'istruzione, ch' essi diedero per la riforma, fini il congresso. Reiterati ordini ammonirono i nostri ïtati di porre mano ail'opera; ma le antiche esenzioni, delle quali pretendevano di godere i possessori de' vigneti ne' colli, e intorno aile quali la corte stessa esitava di daré una definitiva decisione, servirono al governo Goriziano di motivo, onde giustificare le sue tardanze. Lo stato di difesa, in cui Maria Teresa fu costretta di porsi dopo la morte dell' augusto suo padre, obbligolla a pensare a' a) La contribuzione di Gorizia montava a sette mila fiorini di carantani cinquantauno per ogni fiorino. b) Questo aggravio, di cui parlerassi nel seguente paragrafo, fu denomínalo: nuova imposta. Vol. III. 11 mezzi necessiiri pel manleiiiniento di quelle numero»« ármale 1'Europa tutta con ainmirazione vide marciare contra tanti nèuij^ i quali da ogni banda attaccarono il patrimonio di lei. Voleado ministero di Vienna far servire le imposte sopra le terre di base onde ripartire con proporzione le straordinarie gravezze; credett' sopra tutto necessario di regolare quelle, perché qiieste COll eguaglianza ed equità maggiore potessero essere distribuile. La corte nominó (18 nov. 134«) il capitano di quel tempo Venceslao ,|¡ Purgstal unitamente a Giulio Giuseppe di Strasoldo, e Pietro Antonio Morelli questore camerale in Gradisca ail' esecuzione dell' alTare, coll' incarico di prendere per regola nello scoprire le rendite de' possessori di terre il método praticato dagli stati nell' ultimo estimo dell' anno 1636, e di stare all'apprezzamento de'prodotti falto nel medesinm incontro. I commissari pubblicarono nel seguente anno gii ordini relaiivi al loro incarico ; ed i posseditori furono ammoniti di presentare nel termine d'un mese una circostanziata specificazione di tutte le rendite, indicando distintamente tutte le terre colla lor quantité, e coi loro confini. Fu impossibile in riguardo a' possessori forti l'eflettuare un tal ordine in cosi breve tempo, e ció servi di pretesto a molli altri per diiïerirne F esecuzione. Dopo due anni di tempo si credettero alla fine unité tutte le notificazioni. Siccome perô non esisteva certa e sicura regola su cui appoggiarne un fondato esame ; cosi stette in balia d'ognuuo 1' indicare, o nascondere a suo talento quello che voleva, e 1' autenticare colla sottoscrizione un pubblico atto délia sua mala fede. Il confronto di questa operazione con quella del precedente secolo non poteva eseguirsi ; poichè fino da cento anni moite terre si erano poste in coltura, e molti pezzi passati in quell' intervallo di tempo da un proprietario ail' altro non furono ne' pubblici libri debitamente registrati. Tutto ció non impedi che si desse l'ultima mano al catasto. I prodotti da ognuno notificati furono apprezzati, ed il nuovo libro de'contribuenti fu compito col primo d'ottobre dell'anno 1748. Tenue fu bensi la somma che ne risultô in riguardo de' bisogni delio stato, ma il dispiacere di vedere che le imposte sopra le terre eransi nella nostra provincia più del doppio accresciute in tempo che essa soggiaceva a moite altre straordinarie gravezze, le fu assai gravoso (a). a) La contribuzione di Gorizia da' sei monto a' sedeči mila fiorini, e guella del territorio di Gradisca da' guallro ogli undici mila. Denchè la pace fosse conchiusa in Aquisgrana, il nuovo sistema .... e esigeva una stabile armata in piedi ed un erario provveduto iiieizi, onde mantenerla. L'accrescimento della contribuzione sopra rj |erre della provincia parve molto inferiore a quanto essa contribuir ()teva. La corte manifesto quindi ben presto la necessità di far ¡íiisurare le terre poste in coltura, per distribuiré con equità e porzione ie comuni gravezze, ed ordinô (1951) in seguito si iiella contea, che in tutte le altre austriaehe provincie un nuovo estimo, tolla differenza pero, che le terre nostre furono misurate, mentre la quantité de' terreni del restante della raonarchia fu a sorte rugguagliata. La provincia fu divisa in sei parti. La contea di Gorizia ne forntava quattro, e due il territorio di Gradisca. Si spedirono in ogni (lislretto degli agrimensori con un commissario, il <]uale aveva l'incarico di dirigere i' operazione (a). In due anni di tempo la provincia fu misurata e le terre col nome del possessore e co* loro confiai distinte ed in varie classi secondo la différente coltura e qualité col loro valore furono ne' pubblici registri nótate (ó). Benchè. questo lavoro condotto a dovere promettesse la più «iguale ripartigione delle imposte, ciô nulla ostante 1' imperiale commissario e capo della provincia eonte di Harrsch rovesció (* 35«) ¡I piano dell'apprezzamento delle terre, facendo accettare dalla corte le dichiarazioni de' possessori per formare il nuovo ripartimento delle contribuzioni. La varietà delle dilferenti qualité delle terre e la dil'ficolté di valutarle a proporzione del grado della naturale loro fertilité fecero rigettare un sistema che più s' approssimava ad una ¿justa ed eguale ripartigione, ed abbracciare un partito men sicuro « piu fallace. Tutti i possessori di terre ebbero l'ordine di notificare le rendite decennali, e fissati i prezzi per ogni sorta di prodotto si formo il nuovo libro della contribuzione. Ognuno discernere poteva, che le asserzioni arbitrarie guidate dall'interesse privato dovettero formare la base di questa operazione. Passando sotto silenzio tanti inconvenienti a) Ferdinando Giuseppe conte d? Atteins, Lorenzo Grabiz, Filippo conte di Strasoldo ed Ottavio barone di Terzi furono » commissarî per la contea di Gorizia ; Giovanni Ballista Baselli e Giuseppe barone Pitoni per quella di Gradisca. b) La rata che ne risnltô per Gorizia fu di ventiquattro mila e quella di Gradisca di dodici mila fiorini. in quella incolltrati dirassi soltanto, clie questo sistema, aucorc|,¿ fosse stato nelC esecuzione accompagnato dall' esattezza e verità prendendosi norma únicamente dalla maggiore o minore raccolta de) prodotti, dovette far cadere il peso delle gravezze più sopra l'industrie deiragricoltore, che sopra la ricchezza e fertilità reale delle terre e cosi aggravare con eguale misura tanto la migliore, quaulo la met( buona qualità de' prodotti (a) : ma accresciutasi la contrihuzione di tutta la provincia (6) da trentasei a quarantanove mila fiorini, ció bastó perché l'operazione fosse ("5 3) dalla corte approvata e posta ad elfetto. Malgrado de' difetti ed imperfezioni del nuovo estimo e malgrado delle rimostanze degli stati, i quali riponevano nella riforma del medesimo tutte le loro speranze di veder diminuita lu somma délia nuova imposta sopra le terre, avrebbe esso avuto forse lino al presente la sua durata, quando una estensione di circa due cento mila campi di terra fruttifera non avesse promesso con una nuova operazione una somma ancor maggiore di quella che la provincia giudicava già superiore aile sue forze. Fondando la corte il suo calcolo sopra una base cosi certa e sicura, non ebbe difficoltà di accordare il rovesciamento del sistema delle notificazioni de' possessori, e di ordinare la ripartigione delle pubbliche imposte sopra le terre a proporzione délia quantité e qualité de,' fondi posseduti da ogni particolare. Divise in cinque principali classi le terre délia provincia (c), e ciascheduna di quelle in tre dilferenti qualité apprezzando relativamente alla maggiore o minore bonté e fertilité loro, si formó il terzo libro delle nostre pubbliche contribuzioni, che nell'anno 1762 principiaronsi a riscuotere. L'annuale contribuzione sopra le terre s'aumentô bensi di circa undici mila fiorini: ma essendo inferiore alla somma, che aspettavasi, dichiaró la corte di riceverla tutti gli anni a condizione perô, che la provincia assumesse 1' impegno di portare separatamente il peso delle spese necessarie per le sue magistrature, ed altre sue indispensabili occorrenze. Le richieste délia corte sotto Maria Teresa a) Si posero a' grani e vini indistintamente in tutti i territori délia provincia i medesimi prezzi. b) Non si dee perdere di vista che dopo la riunione di Gradisca a Gorizia fattasi nell'anno 1754 le due contee non possono essere più distinte in riguardo aile comuni gravezze. c) In terre a grano e vino, in terre a solo grano, in prati, in boschi ed in vigneti. n0 tali, che gli stali proviuciali senza fondatj motivi non avrebbero otuto a 1ue"e °PPors'- riparlirono sopra le terre in proporzione ¿ella prima rata altri quindici mila liorini circa (o), e la totale somma jjesi montare a sessantacinque e piii mila fioriui. Questo fu il fine ,, un' Operazione, la quale peí corso di diciasette unui tenne occupata la provincia. Benchè dopo la morte di Carlo VI le imposte sopra le terre s¡ fossero in questo modo nel corso di quallordici anni sette volle di piíi presso noi accresciute ; sparscsi tuttavia negli ultimi anni del ,e»uo di Maria Teresa la voce d' una vicina aumentazione delle iiiedesime in lutte le provincie, e questa voce si verificó, allorchè uno de' cousiglieri delle rendite puhbliche in Yienna fu incaricato (6) ,|j fórmame un nuovo piano. 0 perché la vastità dell' oggetto richiedesse tempo per maturarlo, o perché la generale scontentezza, che risullarne doveva nell'animo de' contribuenti, ritenesse 1' imperadrice jj| proseguiré le sue idee ; questa principessa morí senza che la somina imposta nell'aiino 1762 e reltificata nel susseguente anno fosse stata altérala nella noslra provincia. Le taille altre imposte indirette, si varie per natura e denominazione, e si diverse in ogni provincia dovettero urtare i principi di Giuseppe II, j quali tendevano costanlemenle ail' uuiformilà ed uuione di tutte le parti dell' interna amministruzione dello stato. Tante gravezze nate per due secoli addielro dall' istantaneo bisogno d'ogni provincia, e perpetúate dalla sovrana camera dovevano necessariamente produrre una infinita di diverse classi di riscossioni, che cadevano lanto presso noi quanto nelle altre provincie per lo piu o sul possessore o sulla classe la più miserabile de'sudditi. Nell'anno 1784 palesó l'imperadore il suo desiderio di riformare il sistema generale delle imposte, ed ecciló i suoi goveruutori e gli stati delle sue provincie a promuovere un oggetto tanto importante dell' interna ainministrazione. La disuguaglianza nella ripartigione delle gravezze sopra le terre, cosi principia un decreto (4 mar. 17 8-4) della suprema cancellería di Yienna diretto a tutti i governi, e ta moltiplicità dell'imposte indirette, due imperfezioni, le quali, s' oppongono al bene generale dello stato, non meno che alla privata felicilà d'ogni contribuent, e che formano il principale oggetto delle indefesse sotrane cure, mossero Sua a) A motivo dell' impiego a cui era destínala, a questa somma diedesi il nome di fondo domestícale. b) II consiqliere áulico Giuseppe Buchberg. 166 IST0R1A Maestà a prendere la determínala risoluzione di aggravure tutte terre senza distinzione di ordine di possessori (a), secon40 ¡1 maggiore o minore fertilità del suolo. Lungi d'abbracciare il sister,, d'una sola imposta (6), desidera essa di diminuiré quanto f0Ss possibile tante 5» varie imposte indirette, specialmente quelle, le quun cadono a maggiore carico del suddito e rendono più difficile più dispendiosa P amministrazione con unirle alla contribuzíone sopra le terre. Basta avere qualche tintura dipubblica amminislraziune per dtvedere, che i passati censimenti sieno stati tutti arbitrari « fallad; che molli terreni furoiio maliziosamente nascosti, e che dalVultimo censimento in poi molli altri furono posti in coltura, ¡ quali rimangono liberi cTogni imposta ; che il contribuente, il quale soggiace presentemente aile spese d' esazione di tante imposte troverebbesi non solamente sollevato di una porzione del stio peso qualora le somme nette e depúrate dalle spese d'esazione, venissero solíanlo incorpórate alla contribuzione sopra le terre ; ma svincolata ¡'industria, reso libero l'iuterno traf/ico, ed accresciuta P interna circolazione (c) troverebbe esso ancora un più facile e più pronto esito delle sue derrate. Sua Maestà, continua il decreto, non attende teruno schiarimento in riguardo l'esecuzione ed utilità del suo piano; ma aspetta hensi non meno dallo zelo de' suoi governatori, e delle dipendenti magistrature, che dalla sommessione degli stati provincial), che uniti presteransi a secondare le sincere e benefiche sue intenzioni, con presentare una fondata dilucidazione sopra i seguenti quesiti : Quale sia il più spediente e men dispendioso método, e quai numero iP agrimensor i necessario per rilevare la quantità di lutte le terre? e quale sarebbe il mezzo per rilevare con maggiore certezza e risparmio le qualilà e la gradazione delle terre divise in tre classi, in buone, in mediocri e cultive? In tempo che il governo di Trieste occupavasi a raccogliere i lumi, onde schiarire un oggetto quanto vasto, altrettanto importante, 1'imperadore nomino (4 »(f»s. 138#) una giunta in Vienna, la cui presidenza fu afiidata al ministro delle pubbliche rendite Carlo conte a) I possessori aggregati alla nobiltà palrizia pagano nella conlea il tre per cento di meno degli altri. h) Sistema de' moderni economi. c) La massima di Giuseppe II era di sopprimere lutte le dogane fra le provincie e rendere del tullo libero P interno traffico délia monarchia. «¡„¡jendorf coll" i marico di maturare il piano e di prescrivere le . re per eseguirlo. Dal primo decreto ('» «ffos. IÎ84), che ne velte j| governo, si scopri, che per conoseere i prodotti delle r"e la giunta inclinava ad adottare, (pial inezzo a ció più opportuno "'di'chwraíioni de1 possessori. Benchè si avrebbe motivo di trattenersi 'j. qliando in quando nella narrazione délia più importante operszione 'ntrapresa ('a ^iuseppe tut,av'a non devieremo dal nostro costume; 111 senï" P8SSare ' prescrilli limiti cercheremo di daré solíanlo alia sfuggi,u Segala, uomo che godeva l'universale crédito del paese (6), c0||' incarico di assumere principalmente la parte economica della „perazione. La quantité e la qualité (c) di tutte le terre fruttifere da essere regístrate e descritte a parte in libri di più colonne, coll'indicazione del proprio numero, della misura, del nome del possessore, dei conlini e del totale annuo prodotto ragguagliato alio spazio di nove auni senza veruna detrazione nemmeno del grano occorrente per la seminagione, formavano la base dell'opera che l'iniperadore si Iusingava di veder terminala colla line dell' auno. Certo si è che per daré una opera/.ione tale, quale comparve presso noi sulla fine dell' anuo 1789, si avrebbe potuto fare in un anno, contentare l'impazienza di Cesare, e risparmiare tanto molestie e tanti dispendi a' possessori : ma quella medesima attenzione che fu impiegata pel corso di tre anni e che si credette esigersi da un Iavoro si esteso e si complicato, ¡I quale non poteva eseguirsi senza lunghi e maturi esami e senza l'ajuto di tanti cooperatori, non servi, come vedremo or ora disgraziatamente, che ad allontanare l'estimo dalla proporzione generale delle comuni gravezze fra la patria nostra e le altre provincie. Trovandosi per sé diviso il paese in sessanta e tre giurisdizioni, le quali comprendevano trecento trentauove comunità, di cui ognuna doveva ottenere il suo particolare e proprio catasto, era facile il divídese ogni comunità in tanti distretti, i quali col proprio nome e numero distinti e l'uno all'altro legati, presentassero secondo i'ordiuu naturale délia locale situazione lutte le terre che trovavansi in una comunità catenate 1' una con l'altra. Fino dal secolo XVI e forse a) Questa istruzione fu pubblicata coU'editto 20 aprile dello stesso anno 1785. b) Ora párroco di Canale. Egli fu a parte di tutti i congressi tenuti dagli stati provinciali sopra i preliminarî, che nell'anno 1784 furono ad essi dal governo comunicati. c) Terre a sol grano, dette arative, terre a grano e vino, dette arative avidate, vigneti, prati e boschi formavano la principale divisione delle differenti qualità delle terre. Vol. III. 11* anche prima, eravi nella nostra provincia l'uso di inisurare geométricamente le terre e non meno antica è la denominazione d'un campo, quantity di terra che contiene ottocento quaranta pertiche quadrate di Venezí., Non mancavano quindi presso noi persone esperte nell'arte di misurare ed occorrendone un maggior numero, avevasi l'opportunità di provvedersenè dal vicino stato veneto. Non era finalmente cosa difficile a' p¡¡, intelligent! agricoltori d'ogni comunità il ridurre le terre comprese nel territorio loro in tre principali classi, ed in una consulta dei medesimi, raccolti da più comunità vicine, il valutare per ciascuna di quelle, in ragguaglio d'un campo, l'intiero prodotto d'un anno comune proporzionato alla fertilité del suolo d'ogni comunità. Questa fu |a regola generale pubblicata il di 20 d'aprile dell'anno 1785 e second» questa i commissari del catasto diedero principio nella nostra provincia alla divisata operazione. Sono troppo degne di osservazione le parole, con cui Giuseppe II annunciô a' suoi sudditi le sincere intenzioni ec^ i plausibili motivi che lo condussero ad intraprendere una quanto importante, altrettanto vasta operazione. Poichè il presente sistema delle imposte sulle terre ; cosi si esprime Cesare nel principio del mentovato editto, non trorasi ne in riguardo d'una all' altra delle ereditarie nostre pfovincie in Alemagna, ne riguardo Vuno all' altro possessore con uguaglianza ed equità ordinato; anzi i principi, su cui fondasi il medesimo, sono per sè si incerti, quanto nocivi ail' industria e come padre de' nostri sudditi e corne amministratore degli stati dalla Provvidenza affidatici, abbiamo preso in considerazione i mezzi opportuni, onde dare all' imposta sopra le terre una base tale, per cui senza accrescere le presentí contribuzioni, indispensabili tutt'ora a' bisogni dello stato, ciascheduna provincia, ciascheduna comunità e ciaschedun possessore contribuisca in proporzione di quello ch'egli possiede ed ogni altra industria ne' villaggi rimanga libera da ogni aggravio. Benchè tutti fossero stati dalla generale istruzione prevenuti, che non si approverebbe la misurazione e la descrizione delle terre in ordine délia naturale loro situazione, senza farle passare pel sindicato délia revisione ; trovossi tuttavia la maggior difficoltà a far conoscere l'esattezza che richiedevano queste due parti dell'operazione. Un abituale disattenzione, derivata da costume, superava presso molti ogni altro riguardo e trattavansi colla maggiore leggerezza i punti, su cui fondarsi doveva un lavoro che riguardava la pubblica giustizia di tutto il paese. Confusa oltra ció la patria nostra colle altre provincie, senza riguardo alla loro diversa interna costituzione, DELLA CONTEA DI GORIZIA. 171 (Jdossaronsi e la direzione e le spese della operazione a quelli che aveano giurisdizione nella stessa maniera, che altrove furono addossate a- padroni de' territori. Pochi di quelli che godevano giurisdizioni Irovavansi in istato di daré mano a un lavoro, che richiedeva del (hinaro ; e le poche operazioni eseguite da' loro commessi nell'anno 1785 trovaronsi nella revisione per lo più si mal falle, che dovettero rigeltarsi, locchè porlô seco necessariamente dispiacevoli ritardi, inulili spese e gran perdita di tempo. Quindi non si poté daré sul finir dello stesso anno in corte il rapp<>rt0 di cié, che erasi fatto nel corso di otto e più mesi senza accennare gli ostacoli, che rallentar dovevano il lavoro, e senza rappresentare la necessità di far assegnare dall' erario una somma di daiiaro per supplire all' insufficienza del maggior numero di chi aveva giurisdizione. Quanto poi al prodotto delle terre, rimanendone la dcterminazione in arbitrio di alcuni uomini delle comunità, non assegnavasi comunemente che il doppio della quantità del grano necessario alla seminagione, e con non maggiore verisimilitudine valutavasi la quantità di altri prodotti. Per porre riparo a questo disordine, si divise ne' priini mesi la provincia in dodici circoli, nominando in ciascheduno di quelli un commissario intelligente di agricoltura coll'incarico di dirigere in campagna la parte economica dell'operazione nel suo distretto ; si fece noto (>■* g''ug'« >785) altresi nel pubblico un breve avvertimento, il qua'e comprendeva in sei articoli gli opportuni mezzi prescritti mediante la generale istruzione, onde 1' intiero prodotto delle terre fosse colla maggiore possibile esattezza scoperto. Ma da amendue i partiti non si trasse il desiderato elfetto. Non si fece più rillessione aH'avvertimento di quello che siasi falta all' istruzione sovrana, ed i commissari dei distretti non tardarono di palesare a tempo la poca disposizione di prestare quella attenzione, che 1' importanza dell' affare richiedeva. Quindi avvenne che il principale commissario fu costretto a dispensarli da ogni incarico, e cosi alleggerire la cassa del principe da inutili e maggiori spese. Cié che sparse i primi Iumi sulla parte economica della operazione, lu il sovrano decreto (>5 dic. 1385), il quale ordinava d'intraprendere l'esame della fertilité di lutte le terre fruttifere del paese col parere di alcuni uomini congregati dalle più vicine comunità. In trentaolto radunanze, tenutesi in quindici differenti luoghi della provincia, si discussero tutte quelle nozioni ch'erano necessarie, onde attribuire a tutte le classi delle terre un prodotto proporzionato al grado della loro fertilité. Il risultato di tali esami, consegnato ad oguuuo il|.,r| operatori, servi loro di regola, ed i commissarî in (piaiclie nin<| uscirono da quel bujo, in cui ad onta di tanti particolari colloqu¡ di frequenti consulte e pareri trovavansi insino allora involti (a). ' Aceordata frattanto da Cesare (80 genn. 17815) In dimandal« anticipazione di danaro per proseguiré con inaggiore célérité il lavoro la prima cura de'commissarî si fu di provvedersi di quanti agrimensori potevano. Sessanta e più ne ftirono nella bella stagione dell' aniio 1786 distribuai dal capo ingegnere délia provincia Antonio Capelari» ne' montuosi territori di Tletz e di Tolmino. Ad onta delle continue insolite pioggie, clie benefiearono in quell'anno le nostre campagne l'attivité degli operatori e la sollecitudine de' sopraintendenti, mantenutc coslantemente vive, portarono prima dell'autunno il lavoro in quej vasti ed erti territori al suo termine. Misurati e descritti i terreni nelle più disastrose parti délia provincia, gli operatori furono disposti sul Carso, dove l'operazione fu continuata per tutto 1'invernó. Avevasi fatto consegnare agli agrimensori il catasto dell' anno 1752 di quelle comunitô, per le quali erano destinati di eseguire la nuova operazione, coll'ordine di contrassegnare ogni pezzo di terra del vecchio catasto col numero, al quale il medesimo pezzo corrispondeva nel nuovo libro, e cosi di notare in questo il numero veccbio. Si credette di facilitare il lavoro concatenando la vecchia colla nuova operazione, d'impegnare l'attenzione degli operatori, e finalmente di scoprire con questa scorta le terre, le quali nel catasto vecchio o furono ommesse, o per essere state dopo l'anno 1752 poste in coltura, non furono regístrate. Ma l'esperienza deluse ogni aspettazione. Oltre che nella vecchia operazione non si osservô verun ordine nella descrizione delle terre in riguardo alla situazione locale, si unirono anche aile volte sotto il medesimo numero due pezzi di terre del medesimo possessore, benchè separati da qualche strada, fosso o acqua, e cambiatisi per le successive compre e vendite per le mutazioni de' possessori i confini, e per la différente loro coltura la qualité délia terra ; gli agrimensori perdevano tempo per trovare i numeri a) Sarebbe stato desiderabile che il lavoro fosse incominciato colle mentovate radunanze. I quesiti che vi furono discussi, riguardavano le qualità del grano solilo a coltivarsi, la quantità necessaria per la seminagione e la proporzione del prodotto d'una comune raccolta in grano, in vino ed in fieno fra le tre classi di terre in ogni comunità. a mano a mano occorrevauo e spesso anche infnilluosamente "ercavano. Si dovelte quiiidi ritirare un ordiue. il quale allora '' C ovrebbe servito che a prolungare un lavoro, i cui preliminari, ■onie I" divisione delle comunilà in distretli, la descrizione de' conliiii questi, e la distribuzione de' pezzi di terra in ordine alla loro lisica situazione, richiedevano già per sé stessi del tempo e della „ttenzione. Richiedeva precisamente la sovrana determinazione che le operazioni fossero esaminate e rivedute in tutte le parti prima che fossero approvate. Ristringendosi sempre piii il numero delle operazioni relativamente alie comunità, molti degli operator! divenivano inutili, onde ira tutti si scelsero quelli che si giudicarono piii abili e piii atlenti per rivedere le operazioni si in riguardo alia misurazione che in riguardo all'ordine tenuto nella descrizione delle terre. Le operazioni (|i cenlo e più comunità furono riprovate ed incontinente corrette. jlairgiori ancora furono i lavori, che eseguironsi nell" anno 1787. Si rividero i particolari catasti di tutte le comunità della provincia ; la niisurazioue colle pertiche venete fu ragguagliala al jugero di Vienna (a); ed esaminato, e rettificato 1' intero annuale prodotto delle comunità in proporzione alla maggiore o minore loro fertilité, distribuito fu ad ogni possessore un estratto della quantité e qualità del prodotto di ogni pezzo di terra. Le opposizioni presentate da' possessori furono inviate parte agli agrimensori e parle ad altri intelligenti di agricollura per verificare nel luogo stesso la misurazione e giudicare intorno al prodotto. Finalmente corretti gli errori e le sproporzioni in rapporto d'una comunilà coll'allra, e d'una classe di Ierre coH'altra, e reltificate le partite individual! de' possessori, si diede il valore a' diversi generi de' prodolti (6), che rappresentavano la totale rendita d' un anno della provincia, la quale monto alla somma di un milione quattrocento diciasette mila duecento e ottantaquatlro liorini. Terminala questa operazione sulla fine del medesimo anno, quale ella fosse stala, si riputö che potesse stare in competenza con qualunque delle altre provincie, perciö che guardava la misurazione a) Un jugero di Vienna e composto di mille seicenlo Clafter, dei quali mille e quindici s' approssimano a formare un nostro campo di ottocento quaranta pertiche quadrate venete. b) A' grant, o' vini, al fimo ed alle legna. e la descrizione delle terre e la proporzione colla maggiore o minor fertilità loro. Ma ogni motivo di soddisfazione svani alla seconda unione de' commissari in Vienna , dove per sovrano ordine furon0 sul principio del susseguente anno 1788 cliiamati a rendere conto dell1 operato, e a presentare ai supreini commissar! i sommar! del|a quantità delle terre, ed i different prodotti d'ogni comunità. Giova passare di volo le superliciali misure , che si presero nell'esaminare e confrontare tante parti che componevano la somma totale, e che riguardavano T interesse di tutti i possessori della monarchia Ad onta pero della leggerezza e superficialis che manifestavasi j„ quelle radunanze, non fu difficile lo scoprire ne' primi confronti che si fecero, che il prodotto totale delle nostre terre s'approssimava per lo meno d'un terzo di più alla verità che quello delle altre provincie, e che ripartendo l'intiera imposta della monarchia, la quale montava a dodici milioni settecento e più mila fiorini a ragguaglio del prodotto d'ogni paese, i nostri fondi dovevano in proporzione restare meno aggravati (o). Nulla si risparmiô dal canto del nostro commissario, onde far conoscere il divario, che passava fra I' operato della contea e quello delle altre provincie ; senza mentovare la generale rekzione (S3 febb. I5H8), ch'egli presentó intorno a lutte le parti dell' estimo della provincia, si dimostro nuovamente (SI e 33 febb. 1788), quanta attenzione fosse stala úsala presso noi nella misurazione de' terreni che fu la principale base di lutta l'operazione (6). Si posero sotto gli occhi le singolari premure che si ebbero di scoprire ed equilibrare il prodotto in proporzione della fertilità de' terreni (c). Si fece rifleltere ail' unità de' principi, con cui fu condotta la nostra a) Secondo i sommarí della nostra provincia l'animale contribuzione delle terre montava per Gorizia a cento sessanlasei milu quattrocento settantacinque fiorini. b) E noto che in altre provincie per lo più contadini inesperti furono impiegati nella misurazione delle terre. Le note che riporlavano essi dal campo a quelli, » quali eramt incaricati d'inserire ne' prescrilti registri la quantità d' ogni pezzo di terra, consistevano per lo più o in segni inlagliati in pezzelli di legno o in istriscie fatte col gesso su' loro vestiti. c) ln tal occasione si dimostró con una nota del di 24 febbraio 1788 che il prodotto di Gorizia depúralo dalla seminagione e dalle spese della coltura manifestavasi maggiore dell'iiitiero prodotlo delle Ierre di Boemiu. razione diretta ed eseguita in lutte le parti dalle medesime °||*sone : circostanza clie la caratterizzo e la distinse da tutte quelle Selle altre provincie (a). Finalmente si rappresentô il manifestó torto ■lie s' porterebbe al paese, allora che si volesse aggravarlo d1 una terz" Parte P'" ,utto '' restante della monarchia ; e si supplicô Ijg si facesse una giusta diminuzione, e si ponessero i goriziani a ¡¡vello de' possessori delle altre provincie. Ma tulto fu inutile. Gorizia parve un oggelto troppo piccolo in confronto di tutta la monarchia ; e si diede minore ascolto a' nostri gravami, perché tutte le premure erano únicamente dirette a determinare i mezzi, onde compiere Topera prima della partenza di Cesare peí campo d" Ungheria, malgrado di molti puuti importanti che rimanevano ancora a discutersi. La nuova rata sopra le case in tutte le città che destinossi neü'anno 1785 di uniré alTimposta sopra le terre, in sollievo del possessore de' fondi, fu dichiarata qual separato aggravio. Desideravasi di più dalT imperadore di sopprimere alcune imposte indirette e di unir la somma di quelle alla generale contribuzione sopra le terre. Non essendosi nel corso delToperazione depúrate le rendite nette deIT infiero prodotto delle terre, cercossi di mascherare ¡I fallo e di dargli un'apparenza di ripiego, con determinare misure ed imposte diverse per ogni qualité di coltura, le quali supplire dovessero alia detrazione della seminagione e di altre spese necessarie alia coltivazione delle terre ed ai ricolto de' prodotti (b). Si passa a) Se una delle maggiori difficollà consistera nel giudizio che dotemsi portare intorno alia differenza della fertilitá fra un pezzo ed un altro di terra nel medesimo distretto ; quanto maggiore non do reta inconlrarsene nel comparare la fertilitá d'un territorio con quella d'un altro différente riguardo alia situazione e qualità de' terreni senza servirsi di persone pratiche ed esperte, le quali avessero cognizione di tutti i territorí della provincia, ed yinile ínsteme ne portassero il loro giudizio. b) Senza considerar la di/ferenza che passa fra le terre sitúate in certe montagne, le quali debbono essere zappate, e fra quelle del piano, le quali si araño, e fra le terre grosse, le quali chiedono maggiore numero di animait, e quelle, le quali sono più facili a ¡atorare ; senza far attenzione alia differenza che passa fra la situazione e natura de' prati, che decide della maggiore e minore spesa per segarli ; senza aver riguardo 176 IS T 0 It I A sotto silenzio finalmente la regola delta eon istrano vocabolo urbarial con cui si altaccavano direttamente i dirilti di proprietà del cittad|n come a noi non attenente per la différente costituzione delle campa» della nostra provincia. Trascurando ed inviluppando cosi tanti important! oggetti quali ricbiedevano partitamente le più mature discussioni, non si ebb altro pensiero che di dare gli ordini relativi per compiere coll-, possibile celerità l'opéra, ordini, i quali sfortunatamente dovevanô sfigurare sempre più l'operazione e renderla vie più fallace e mostruosa Ció che il commissario dopo replicate rimostranze poté oltenere nell'ultima sessione (IH mar. 1788;, a cui 1'imperadore vo||e assistere in persona, fu che in luogo del terzo di diminuzione dP| totale prodotto si ¡lesse altrove un qualche compenso al nostro paese, del peso onde poteva esser aggravato di più delle altre provincie, e che i commissarî di Gorizia potessero discostarsi dalle generali divisioni presenile per lutta la monarchia, ed essere abilitati a fórmame i loro propri, relativi alla più o meno dispendiosa cultura delle terre. Nella medesima sessione in cui 1' imperadore manifestó le ultime sue decisioni, cangiando le modifleazioni da osservarsi nel proseguiinento dell' operazione, fu dispensato il conte di Zinzendorf dalla presidenza ad un oggetto che non poteva da alcuno con ragioni e con vérité e fermezza combattersi, come da lui, e fu ordinato alia suprema giunta di Vienna, la cui direzione fu commessa al consigliere di stato Federico di Eger, di concerto coWaulica cancellería di Boemia e d'Auslria di dar compimento all'opera. Questa disposizione presentó al commissario goriziano nuove vie, onde esporre le sue querele, e cercare presso il primo senato della monarchia quel stiffragio che non aveva potuto che indetermiuatamente ottenere sino allora. alie opere, le quali sono in un paese più dispenrliose che neWaltro, ne al fondo de' vigneti, il quale singolarmante nella nostra provincia rendesi considerabile per la dift'erenza che passa fra un territorio ed un altro; si determinó per lutta la monarchia di aggravare di fiorini dieci e carnnlani tienta sette e mezzo per cento dell' intero prodotto le terre arative ed i vigneli ; di fiorini diciasette carantani cinquantacinque i prati e gli orli \ e di r,entuno fiorini e quindici carantani le terre comunali e boscliereccie ed i boschi. DELLA CONTEA DI GORIZIA. 177 Non riuscirà inopportuno il riportare un passo della rimostranza del nostro rommissario (31 mar. IÏ88), che flee servirgli di ieSliinonianza della candidezza con cui reitero le sue istanze in suffrag'0 ('e"a Pa,1''il- Siccnme dal comme accordo de' commissari delle dtre provincie, in rapporto alie loro operazioni si dee desuniere di esse si per la misurazione che peí prodollo delle terre conservino infra loro una analoga proporcione ; cosi dopo aver il commissario goriziano colla sua generóle relazione presen tata 11 di 21 dello scorso febbraio analizzale tulle le parti di sua operazione, palesali que' mezzi che impiegaronsi, onde condurla uello stalo in cui trovasi presentemente, e confessati i vanlaggi che eqli ebbe a preferenza de' commissari delle altre provincie, onde venderla meno imperfetta di era possibile, non si puo porre in diibbio che V opéralo delle altre provincie non poteva stare in paralello con quello di Gorizia. Vedendo indi il medesimo che i commissari delle altre provincie non avevano fatta alcuna attenzione a ció di egli operó, e che molto meno gli era accordata la soddisfazione di poter esaminar da ricino le loro operazioni, presento nel di 22 dello stesso febbraio una seconda rimoslranza, la quale tendeva a dimostrare che senza un ribasso o qualche altra modificazione non si poteva trarre questo ristretto e povero paese al danno, che ne risultava dall' enorme sproporzione seguila nella rilevazione dei prodotti delle terre relativamente a questo e alie altre provincie. Dopochè ¡a giuslificazione della sua operazione fu accolta con tanta indijferenza che non diedesi nemmeno un momento di lempo per esaminarla , credè il commissario che avrebbe dovuto essere indi/ferente a' commissari delle altre provincie, se il totale del prodolto di Gorizia invece d' un milione quattrocento mita fiorini non fosse motílalo che alia sola metá; cosí riputando esso, che riducendosi l" integral prodollo della sua provincia a due terze parti surebbe trovata presso a poco la proporzione colle altre . prese coraggio di supplicare Sua Maestà di accordare a Gorizia il ribasso d' una terza parte della somma totale del prodolto che aveta accordato alla Galizia. Non molto dappoi in un altra sua instanza (S3 api-, 1588) si esprime il commissario ne' seguenti piii forti e piii precisi termini : Rappresenlô il commissario goriziano pareccliie volte si alia suprema giunla del catasto che a Sua Maestà stessa la disparità intorno alla ripartizione deir imposta sopra le terre che passata fra foperazione delle contee e que/la delle altre provincie, e che conseguentemente non potevano servire per le Vol. III. 12 contee le medesime rególe che furono prescritte per le altre provincie Benchè il commissario nel congresso tenutosi in quest'oggi (a) abbia falta instanza che le sue rimostrazioni faite a voce fossero nel protocollo regístrate ; non gli sembra tuttavia superfluo di ar calorarle con riprodurre brevemente ció ch' esso riportà in tanti memoriali e in tante suppliche, e singolarmente nel generale suo rapporta presentato il di 21 febbraio, intomo alla misurazione, alla revisione e aile dichiarazioni e agli esami de' prodotti delle terre. Le contee non possono senza enorme aggratio de' possessori, senza la rovina del paese e senza un gran detrimento dell' agricoltura essere trattate nelle ripartizioni dell' imposta sopra le terre colla medesima misura delle altre provincie. Avendosi dimostrato che le operazioni di altri luoghi non poterano essere si in riguardo alla misurazione, che in riguardo alie dichiarazioni comparate colla operazione di Gorizia, che tutto ció che si fece nelle contee, fa dell' immediata direzione delta commissione opéralo, che lutte le terre delle contee furono da agrimensori colla possibile attenzione misurate e le misurazioni con eguale attenzione riiedute\ che la commissione goriziana nelF esame de' prodotti, non si contento delle prime altrettanto vaghe quanto incerte dichiarazioni de' possessori; che Gorizia finalmente ebbe per avrentura de' mezzi che mancarono nelle altre provincie, onde rendere la sua operazione meno difettosa; non è da maravigliarsi che V operazione delle contee sia stata effettuata con maggiore accuratezza ed abbia data, conseguentemente una somma maggiore de' prodotti in proporzione delle altre provincie. Sua Maestà V imperadore fu talmente persuaso delle verità su cui fondavansi tante replícate rimostranze, ch' esso non solo nella radunanza de' commissarî a cui rolle assistere, palesà il suo dubbio, chiedendo se Gorizia sarebbe mai in stato di soddisfare ad una annuale imposta, la quale avrebbe sormontata del doppio la presente contribuzione delle terre : ma replicó esso ancora la medesima dimanda nel suo ultimo passaggio in Trieste al governatore conte Brigido. In considerazione di tutto ció rinnova il commissario la sua instanza avanti la suprema aulica cancellería, supplicandola di aggiungere al protocollo di oggi queste sue rappresentazioni ed a) A cui intervennero i consiglieri aulici délia cancellería di Boemia ed Austria, ed i commissarî delle provincie. parando la mediazioue di lei, perché Gorizia col difalco d1 una lerza parle délia somma integrale del suo prodotlo tenga come Qalitia Iralta/a, e cosi si ponga in qualche modo V imposta sopra le terre delle contee in equilibrio con. quella delle altre propínete. Essendo in quel tempo stati presentali dalla Moravia contra operaiione deila Boemia de' gravaini consimili a' noslri, quesli contribuirono a salvare anche le nostre ragioni. Poste in chiaro e dimostrate tante disuguagliauze e deforinità, la cancellería cogliendo l'opportunité di sospendere il compimei^o d" un opera, la quale o voleva fare svanire o desiderava almeno di rendere modifícala, prese jl partito di rimostrare alPimperadore la necessità di ordinare prima d'innoltrarsi nel lavoro, una generale visitazione per esaminare cio che fino allora erasi opéralo e per far servire tal visita di base e fondamento al grande edificio. Cesare accordo la visita, la quale lu tanto decisiva per la noslra provincia quanto indifférente per le altre. 11 coinmissario délia Sliria conte di Gaisruck inviato per tal oggetto nella contea, esaminate le querele nostre e confrontato j| prodolto delle nostre terre con quello délia vicina Camiola, trovó fondati i richiauii presentali dal noslro commissario in Vienna. Benchè la suprema giunta si da molli rapporti fatti negli anni 1786 e 1787, che dalla generale relazione presenlata dal commissario in Vienna dovesse essere istrutta délia variazione e dell'accrescimento che fece in molti territorî il prodolto delle nostre terre e de' mezzi più sicurí che impíegaronsi per approssimarsi alla vérité; per trovare non solamente fra comunità e comunilà, ma ancora fra terreno e terreno quella possibile proporzione, senza cui P imposta stabilita sulle terre non poteva essere con uguaglianza ripartita, e per rendere finalmente Poperazione men imperfelta e difettosa che fosse possibile, rigettô essa nulladimeno tutto ció che si fece in riguardo al prodotto e diede ordine (27 giug-. 13§8) di radunare nuovamente le comunilà, affinchè giudicassero délia maggiore o minore fertilité delle terre e convenissero intorno alla maggiore o minore quantité del prodotto. Siccome questo mezzo era già stato posto in esecuzione ed avea servito di base a scoprire la gradazione délia maggiore o minore bonté delle terre di moite vicine comunité, ma non era stata bastante a proporzionare il prodotlo fra lontani e distinti territorî, i commissari, perduta ogni lusinga di poter ottenere la diminiizione d'una terza parte del prodotto, si videro ooslrelti di sacrificare lutta la proporzioue fra territorio e territorio e fra comunilà e comunité, rappresentando 180 x s t o 15 i a ( -1 »g. 15S 8 ) quanlo sarebbe meglio, per non aggiuugere allc passate gravi spese delle nuove, il prodolto scoperto delle radunanze, e dichiarazioni delle comunità, anzi che ordinare nuove assemblée di contadini, dalle quali non polrebbe nascere, che un risullalo ugualmenle moslruoso e sproporzionato che il primo. Keplitale riinostranze non bastarono a riinuovere i commissarî di Vienna dalla loro determinazioni. Era cosa facile il prevedere, che le comunità, ed i possessori cercherebbono di trarre profitto d'una riforma, ch' era ordinata per abbassare il prodotto delle loro terre. Il nostro commissario per allontanare ogni sospetto di connivenza supplicô di essere dispensato da un incarico, che riguardava únicamente la parte econoinica, quai era il prodolto delle terre, e domando, che fossero nominati de' soggetli d'allra provincia come più proprî a modellare la noslra operazione secondo quelle di altri paesi. I commissarî furono accordati (o), all'incontro si rigettô la richiesta del commissario obbligato con uuovi ordini a continuare nel suo incarico. il risnltato di questa revisione fu conforme a quello dovevasi aspettare. Il valore del prodotto delle nostre terre si diminuí quasi délia metà, e la somma d'un milione quattro cento diciasette mila e più fiorini fu ridotta a ottocento tredici mila sei cento e trenta Ire (6). Unito questo al totale prodotto di tutte le proviucie, la imposta da ripartirsi sopra le terre del nostro paese fu ristretta a novanta sei mila quattrocento e novanta sette fiorini, i quali furono sul finir dell'anno 1789 colla regola delle particolari divisioni proposte, e con qualche cangiamento dalla corte approvate sulle terre ripartiti (c). «) Il commissario délia Sliria rie et elle V ordine di nominare Ire soggetli per la riforma del nostro catasto. Amadeo barone di Ankershofen, Abundio Kuntschach, e Giovambattista Pober, i quali ebbero parte nello stesso affare nelle vicine provincie, furono scelti a questo oggetto. b) Se i possessori avessero conosciute le rególe, che i commissarî tenevano nel proporzionare i prodotti, il totale prodotto délia provincia sarebbe appena montato a un mezzo milione. c) I commissarî proposero per le terre arate il dieci e mezzo per cento, per le terre a grano e vino il nove e mezzo, per vigneti V otlo e mezzo, per i prati e gli orti il venluno, finalmente per le terre comunali, e boschereccie e per i boschi il venticinque ed un quarto per cento. All'incontro la corle Col principio dell'anno 1790 si volle ad ogni costo dar principio a riscuotere la nuova imposta. La calcolazione sola di tante porzioni ji terre secoudo le divisioni richiedeva più tempo de' due mesi, che rimanevano per fanti layori. Nel corso di tutta l'operazione, come 5¡ è già detto, non solo si trattô degli aggravî annessi aile terre, ma v' ebbe un ordine preciso di non farvi veruna attenzione. Tutto j| peso dell' imposta cadeva quindi sul possessore delle terre, e quelli, ' quali avevano il diritto di ritrarne le decime, e di risouotere i censi, gli affitti perpetui ed i canoni, e che partecipavano conseguentemente del godimento d'una porzione de' frutti, andavano esenti da ogni contribuzione (a). Le diverse divisioni, colle quali si. credè di supplire aile spese della cultura, non potevauo riferirsi a pesi straordinarî, ripartiti senza misura e senza regola sopra una infinita quanlità delle nostre terre. Aile reiterate richieste fatte dai commissari goriziani, fu con decreto sovrano (SI ott. 178î») deciso, che si lasciassero i possessori di simili terre in piena liberta di cou ven ire co' loro rispettivi percipienti d' aggravî, e di detrarre dai soliti annuali pesi, a cui andavano soggette le loro terre, T equivalenza della contribuzione, ch' essi pagavano alla pubblica cassa con ordine di premettere per regola i prezzi, che furono accettali nel calcolo del valore de' prodotti d' ogni comunità. Tanti inconvenienti non furono bastanti ad arrestare il corso al proseguimento dell'opcra. Si distribuirono ad ogni possessore tanti libricciuoli, quante erano le comunità nelle quali esso possedeva delle terre, coll' indicazione dell' imposta sulle medesime ripartita. Si distribuirono in diversi luoglii della provincia otto collettori (6) coli' incarico di ricevere da' contribuenti a tutti i tempi le rate ; di notarle ne' loro libretti; di riportare le somme riscosse in regolati registri, e di portarsi ogni terzo mese in Gorizia, per consegnare alla cassa ridusse la prima divisione a fiorini dieci e caranlani cinquanla per cento, la seconda a fiorini nove e trentacinque carantani, la terza ad otto fiorini, e quaranta cinque carantani, la quarla a fiorini ventano, e quaranta carantani, e la quinta a venti cinque fiorini, e cinquanla carantani. a) Chiamansi presso noi i primi Contribuenti d'aggravî, quesli ultimi, Percipienti d'aggravî. b) Due in Gorizia, in Tolmino ed in Caporelto due altri ; uno iu Ruda, e il seslo in Gradišča, un altro in Faulis, e finalmente F ultimo in San Daniele. 182 1 S ! O k 1 A generale il danaro. Questo nuovo metodo di riscossione, che ponendo tutti i contribuenti nello stato di calcolare da sè la pubblica imposta li difendeva da una parte da ogni angheria, ma portava seco dall'altra tante formalilà che per la singolare costituzione del paese si rendettero gravóse ad osservarsi da possessori, e difficili ad eseguirsi da collettori. Assuefatto il possessore ad attendere 1' uiliino termine iissato pe' pagamenti, accumulavansi negli ultimi giorui tanti lavori, che non bastava un sol uoino a terminarli nel prescritto tempo. Ollre ciô le spese sembrarono eccessive in proporzione di quelle, che il paese era solilo di portare per la riscossione delle pubbliche contribuzioni (a). Queste e simili altre incongruenze, che potevano cadere sotto gli occhi di ognuuo, aumentarono la scontentezza che il pubblico nutriva contro una operazione, di cui non si diede mai tempo di esaminare la tessitura, e diedero occasione di confondere con ció le giuste querele con altre, le quali palesavano o una non perdonabile ignoranza o una maliziosa maldicenza. Ad onta della pubblicità con cui principiossi e si condusse al termine I'operazione, non essendosi nulla intrapreso senza che i possessori ne fossero stali istruiti o da sovrani edilti o da particolari avvertimenti de' commissarî ; tutti esclamavano contra un'opera, la quale a dislinzione di tutti gli altri passati estimi, diretti sempre ad accrescere la contribuzione, portava al paese in generale de' vantaggi. Tutti videro che 1' imposta da settantacinque montó a novanlacinque mila fiorini: ma pochi fecero riflessione a moite imposte che Cesare volle nelle contee soppresse ed unile alia contribuzione sopra le Ierre (b), ed a beni camerali, i quali furono come quelli di ogni suddito, al comune carico assoggettati, il che in vano fu dagli stati per due secoli tentato (c), Pochi erano instruiti che nella somma de' novanlacinque mila fiorini era compresa d) Si destino l'uno per cento deW infero prodotto delle nostre terre per le spese delle riscossioni. Quindi ollre V ordinaria contribuzione si ripartirono olto mila duecento fiorini fra i possessori delle Ierre, in lempo che V antico metodo non costana alia provincia che circa mille e cinquecento fiorini. b) La cosí detla: steura rurale, la nuova imposta di Goriùa e la steura camerale di Gradišča, le quali urüte montano alla somma di fiorini 8475 carantani 47. «) V imposta de' boschi camerali fu calcolala 2025 fiorini e 36 carantani. la imposta tanto per le palndi d' Aquileja (a), la quale riscuotevasi ner I' addietro dalla cassa di Trieste, quanto per le terre comunal), je quali non furono trattate neli'estiino dell' anno 1752, come altresi per le 'erre ('i nuovo scoperte, e dopo quell'epoca ridotte a coltura ; la niaggior parte ignorava, che levate le antiche prerogative, di cui godeva il nobile del paese, lutte le terre furono ugualmente aggravate ^ e che la nuova contribuzione delle contee conteneva il compenso della considerabile gabella soppressa in Rübl, per cui i nostri vini potevano passare liberi da ogni peso in Carintia. Nulla fu quindi bastante a scancellare le prime impressioni che fece nell' animo di tutti I* estimo di Giuseppe II. Lo slesso cittadino non possessore e gli artieri sparsi per la campagna, ignorando che la nuova ripartigione della imposta sopra la Ierra lo liberava da un altro peso più grave, perché arbitrario (c), si lagnava d'un provvedimento che lo beneficava. Per quanto fallaci sieno stati i inezzi iinpiegati in questa operazione, la più grande certamente che si possa mai intraprendere in una monarchia ; per quanto mostruosa ella riuscisse in complesso qualunque sia stato il fine ch'ella ebbe (d); si dovrà sempre accordare che le grandi viste e le rette non men che benefiche intenzioni di Giuseppe II in essa da per tutto tralucono. Non tendeva Cesare che alla possibile uguaglianza nel ripartimento de' pubblici pesi, che a sopprimere tante imposte indirette, di cui la riscossione è per lo più accompagnata da angherie e da estorsioni, ed a rendere libero da ogni ligame 1' interno traffico fra provincia e provincia e sciogliere da ogni vincolo l'interna circolazione dello stato. Non si puô addurre prova maggiore della rettitudine delle premure e della sincerità delle sollecitudini ch' ebbe l'imperadore per un oggelto di pubblica giustizia, il quale dal più facoltoso possessore si estendeva insino al più infimo, che le somme del suo erario ch' egli impiegö per la sopraintendenza nell' esecuzione del a) Di fiorini 1877. b) Vedi sopra pag. 182. c) Questa è la rata delta comunemenle Industriale, per cui il cittadino della città pagara 1200 fiorini e gli artieri dei villaggi fiorini 673, soppressi e calcolati nella somma dei novantacinque mila fiorini d) Nella metà deWanno 1790 il sistema della contribuzione fu rimesso in lutta la monarchia sulV antica forma. 184 ISTO BI A suo piano (a). Ma per una fatale combinazione il calaslo di Giuseppe ]| dovette correre la înedesima mala sorte, cli' ebbero tanti altri piani di questo infelice monarca. Per ció cbe riguarda poi 1* operazione della nostra provincia, una inaggiore esaltezza nella misurazione delle Ierre, più precisione nella descrizione delle medesime, si in riguardo alla situazione ed a' confini d'ogni pezzo, che in riguardo all'ordine tenuto nel registrarle; finalmente un catasto che contiene descrilte indistintamente tutte le terre della provincia, la renderà ne' tempi avvenire più coinmendabile, che quella intrapresa nell'anno 1752. Sussidî slraordinarî, dazi ed altre pubbliche gravezze. Quaranta e più anni di guerra, per cui passô la monarchia dal principio del secolo sino all' anno 1790, richiedettero de' mezzi slraordinarî, onde sostenerne i dispendí. Oltre la garanzia che gli stati provinciali dell'Austria interiore prestarono per duecento e venti mila fiorini di debito che lo stato dovette incontrare, assumendosi essi col peso degl'interessi l'impegno di estinguerli (6); i soccorsi slraordinarî in danaro fecero aumentare le antiche imposte, e crearne delle nuove. Incredibili debbono sembrar le somme che sortirono nello spazio di questo tempo dalla nostra piccola provincia. Non V lia qualità d' imposta, la quale ora sotto una, ora sotto un' altra denominazione non fosse stata riscossa ; come se il cambiamento di nome avesse potuto portare alleggerimento in soddisfarle. Imposte straordinarie di guerra (c) ; sussidî conlra il turco (d) ; e sussidî di a) La sola direzione delTestimo delle conlee costo al sotrano erario 60800 e più fiorini, oltre 18200 e più fiorini di spese nella riforma delVanno 1789. b) Gli stati goriziani si assunsero V impegno di pagare trenta mila fiorini. e) Negli anni 1703, 1704, 1709 e 1734 pagarono i sudditi della contea la centesima parte delle loro facoltà. d) Negli anni 1738 e 1739 e negli Ultimi due anni del regno di Giuseppe II il sessanta per cento deW ordinaria conlribuzione sopra le Ierre. guerra (o); rate per i quartieri d'invernó (6); compenso d'imposte slraordinarie (c), e compenso di reclute (d) ; anticipazioni (e) ; doni gratuiti (/"); prestanze di danari (g~)\ tasse in ragguaglio delle teste (A); j0ppia contribuzione sulle terre (i), ed altre simili gravezze piombarono senza respiro sopra i sudditi d' una provincia priva di commercio e d' espedienti. Quanto difficile altrettanto dispiacevole riuscirebbe Tannoverare la sproporzione con cui furono distribuite tante imposte, e descrivere le estorsioni che accompagnarono spesso i modi, onde s¡ riscuotevano. Buon per la patria da si moltiplici pesi angustiata, che non furono che passeggieri. Aggiungasi alie mentovate straordinarie gravezze le considerabili spese, a cui andarono soggetti i possessori di terre pei due general! estimi eseguiti in questo secolo nel breve intervallo di quaranta anni (k). Noi ci tratteremo in preferenza su quelle imposte, le quali una volta limítate e passaggiere, divennero poi generali e permanenti, e di cui la provincia sino all'anno 1790 non tanto porto il peso, quanto ne soflri le molestie ed i disturbi. Principio il secolo con un'imposta, che attaccô únicamente il contadino. Senza far attenzione alla tassa delta steura rurale, a cui esso va soggetto fino dalla metà del secolo XVI, si ordinô di riscuotere una quarta parte di più della a) Negli anni 1742, 1743, 1745, 1746 e 1741. Nell'anno 1758 le persone ch' erano in pubblico servizio o che aveano pensioni contribuirono la quarta parte de' loro stipendi e pensioni loro. b) Negli anni 1745 e 1746. c) Negli anni 1742 e 1743. d) Pago la provincia neU'anno 1742 tre mila fiorini, e nell'anno 1745 tredici mila. e) Quesle consislevano neU'anno 1741 nella somma di venti mila fiorini. Altre somme pagaronsi neU'anno 1756. f) Nell'anno 1711 peí ritorno di Carlo VI dalle Spagne. NeU'anno 1736 per le nozze di María Teresa; neU'anno 1743 per quelle dell'arciduchessa Marianna, nell'anno 1760 per le nozze deU'arciduca Giuseppe. g) NeU'anno 1745. La prestanza fatta dal paese nell'anno 1751 passé la somma di setlantanove mila e cento fiorini. h) Negli anni 1705 e 1746. 1) Negli anni 1758 e 1760. *) Vedi Vol. I. pag. 227. Vol. III. 12* 186 ISTORIA ordinaria eontribuzione (o), ch' esso pagava per le sue (erre (6), onde esimere la camera delle spese di mantenere le guardie del castello di Gorizia. Le comunilà del capitanato di Tolmino spinte dal loro antico spirito di ritrosità vi si opposero vivamente : ma 1' esempio degli altri sudditi, e le persuasioni del loro capitano le sottoposero aU'ordine ed alla ubbidienza. Fortunata mente questa tassa rimase sino dal suo principio sempre ristrelta alla medesima somma. I trenta mila fîorini di debiti délia corte, di cui poco anzi si fece cenno, e che gli statî goriziani s'impegnarono di pagare, risvegliarono l1 imposta detta sopra i fuochi creata e posta parecchie volte in pratica nel passato secolo (c). Tutte le famiglie délia contea, non eccettuate quelle de' più miseri coloni, furono tassate. O perché parte de' danari riscossi fosse stata impiegata ad altro uso, o perché nuove indigenze chiedessero che si continuasse la riscossione ; questa imposta, che dovette essere considérala dalla sua origine per la men proporzionata, e conseguentemente per la più ingiusta, cangiô nell' anno 1749 di nome, e sollo T articolo di rata di quartieri militari colforiginaria sua sproporzione e con accrescimenti del suo valore fattisi successivamente (rf), continuossi fino a giorni nostri. a) Sarebbe una impresa difficile il rintracciare le somme, che costo restimo intrapreso sotto il regno di Maria Teresa. Eccetluatane la rata di dodici carantani per ogni campo, che fu riscossa ne' due primi anni 1751 e 1752 e che importara la somma di 48828 e più fiorini, non si trova memoria precisa delle spese, che esigettero i lavori fatti da queWepoca sino all'anno 1762. Si sa perd che nell'anno 1754 non si avéra ancora rendulo conto dell' impiego délia mentovata somma, che fu riscossa dal capitano circolare di quel tempo. Un ragguaglio più giusto si puô daré del danaro impiegato nelí'ullimo estimo. La somma che cadde a carico de' possessori monto a cento dieciotlo mila cento quindici fiorini, non comprese le spese dell' ultima riforma dell' anno 1789 ; che furono datt' erario pagaie. é) Questa rata fu baltezzata col nome di nuova imposta. c) Vedi Vol. II. pag. 222. d) Consistera questa rata nell'anno 1749 in due mila e duecento fiorini, e nell'anno 1790 se ne riScoSsero otto mila e più di settecenlo fiorini. II dazio sopra il vino, che non si riscuoteva per l'addietro che nella città e ne' sobborghi, fu esteso ne' primi anni del secolo per lutta la provincia. La riscossione d' una somma maggiore di quella che chiedevasi dalla sovrana camera, accordata'a pro delle occorrenze della provincia, indusse gli stali a coslituirsi i primi appaltatori di questa gravezza. Questo apparente vantaggio diede appunto motivo, che le susseguenti richieste della camera, termínalo il tempo del contralto, tutlç le voile si accrescessero in proporzione dell' intera somma, che gli stati riscuotevano, e che il valore della pattuita gomma all'occasione di ogni nuovo contratto sino all'anno 1789 si alimentasse. Senza avvedersene che quesla gravezza cadde presso noi ¡inmediatamente a peso del possessore delle terre, il governo propose ed ottenne dalla corte di aggiiingere al vecchio dazio un nuovo aggravio di soldi venli per emero del vino che rendesi in Gorizia e lici sohborghi, onde creare un fondo per gli stipend! del magislralo della cilla, in occasione che di nuovo se ne organizzava la giuslizia. Egli è una vera disgrazia che vedesi di rado un caiigiamento nell' interna ainministrazione, senza che sia accompagnalo da un puhhlico nuovo aggravio. Nello stesso tempo che fu introdotto il dazio sopra il vino, ebbe anche origine nella conlea quello sopra la carne, colla differenza, che l'iutroduzioue di questo incontrô delle opposizioni, le quali non ebbero line che colla iiisistenzu della camera e colla forza de' castighi. Gli stati provinciali rimostrarono reiteratamente la viziosità d'un aggravio, il quale non poteva essere che mal ripartito e colla maggiore sproporzione riscosso : ma la corte nella necessità di danaro non diede relta alie loro rappresenlazipni. Non rimane quindi agli stati goriziani altro spediente, che di oltenere l'appalto, come ottenuto avevíino quello del vino, onde sotlrarlo dalla riscossione de' ministri camerali, contra de' quali ebbesi sempre più avversionc, che contra le imposte stesse. II capitano di Tolmino credette di sbrigarsi con una oslinata disubbidienza da una gravezza, di cui tutta la provincia aveva da portare il carico. Nè l'esempio del restante del paese, nè le ininaccie del governo poterono far piegare gli abitanti di Tolmino. La resistenza del coutadino di quelle comunità divenne tumultuosa, e resesi criminosa a segno (a), che Carlo VI si vide costretto a dare col sangue de' principal! autori un esempio di pubblica giustizia. a) A truppe comparirono un giorno i Tolminoti in città per assalire le case di coloro, clfessi credettero autori di questo aggravio. La natura uguale di questi due dazî, e l'uniforme metodo di riscuoterli fecero, che la camera li riguardasse sotto il medesimo aspetto, e che la rendita di amendue alla rinuovazione di ogni contratto con eguale proporzione sr aumentasse (a). Uno de' maggiori inconvenienti, a cui vanno soggette queste due gravezze, si è, che per riscuotere si la somma paltuita colla corte, che quella accordata agli stati per supplire aile pubbliche spese délia provincia, si leva forse dagli abitanti délia conjea il doppio di tutta la rendita, che rimane a pro de' subalterni appaltatori. Istrutta di ció la corte, chiese per 1' uno e l'altro dazio la somma di florini trenta mila in luogo di quindici mila, che era la somma che ricavava ogni anno, accordando per altro agli stati la preferenza di assumerne la riscossione. Levandosi nel paese oltra la mentovata somma di quindici mila fioriiii altri cinque mila pee gl'interni carichi délia provincia, si rappresentô F incertezza d'incassare nella ristretta nostra provincia la dimandata somma, e molto più quella degli accennati cinque mila iîorini, senza i quali la cassa non sarebbe in istato di supplire aile occorrenti annuali spese ; supplicando in fine di laseiare le cose nello stato, in cui si trovavano, senza aggravare le contee di nuovi pesi. Abbandonata la rimostranza al suo destino, il primo autore (6) di questo accrescimento fu spedito a Gorizia colPincarico di conchiudere a nome délia camera i contratti d' appalto di amendue i dazî, che montarono alla somma di ventiotto mila otlocento- novanta e più iîorini ; e la cassa provinciale rimase mancante di annui fiorini cinque mila. Il maggiore e conseguentemente il più pesante degli aggravi addossato alla nostra patria si fu l'accrescimento délia imposta sopra le terre, la quale daU' anno 17Í8 sino aH'anno 1762 montó da quattro mila a settantacínque niila fiorini. Abbiamo nel precedente articolo veduto tutta la progressione di questa gravezza, ed i mezzi impiegati per accrescerla a quel segno : ma non si fece menzione, che ad onta di si notabile accrescimento non fu quistione di far concorrere i beni appartenenti al principe a' comuni pesi, nè di porre una uguaglianza fra il contadino e gli altri possessori di terre, con sopprimere la steura rurale e la nuova imposta, gravezze alie quali a) Da sei mila fiorini che riscuotevansi da questi due dazî in tempo délia loro introduzione, la somma monto fino aW anno i 789 a fiorini renti mila. i) Francesco Fischer soprantendente delle poste nella Carniola. eSSo a distiuzione degli altri contribuenti va soggetto, nè finalmente di aboliré il privilegio nato da una falsa considerazione, che gode il nobile del paese di pagare il tre per cento di meno degli altri delle rendite ch'esso ricava dalle sue terre. Sembra incredibile che un pubblico cotunto ripugnante abuso, eh" el. lie origine in tempi, in cui servivano di regola falsi principi, abbia potuto mantenersi in un gecolo, in cui la rugione e la giuotizia principiarono a spargere il loro lume. La posterilà nostra vedrà forse risvegliarsi un di i buoni genii, che Giuseppe II sparse nel suo piano di regola dell' imposta gopro le terre (a). I debiti, che incontraronsi dalle provincie austriache, per soddisfare alle spese falte dalla corte nell'ultima guerra co1 prussiani, richiesero ch'essa pensasse ancora alla loro estinzione. Non potendosi accrescere nessuna delle gravezze, di cui trovavasi già caricalo il paese in generale, bisugnö inventarne una nuova, la quale non avesse luogo che in particolari e determinate circostanze. Tutte le eredilà, eccettuateiie quelle chs non eccedono la somma di cinqu cento fiorini, e quelle che passano da' genitori alia prole e da questa a quelli, vennero aggravate col dieci per cento del loro valore. Benchè questa legge diminuisca di una decima parte le eredilà soggette all'aggravio; esercitando essa solo iiiterrottainente i suoi diritti sopra le facoltà del suddito, non risveglia che nel caso della esecuzione de' pensieri, i quali tendono più a defraudarla, con celare quanto è possibHe lo stalo vero delle eredità. Non si dee oinmeltere di riportare in questo luogo un'allra gravezza detla il mortuario, la quale sottopose tutle le ered.là indistintamente al pagamento delTuno per cento della facollà lasciala da' defunli. Questo peso non puô che aggravare la situazione, in cui trovasi una famiglit» senza dubbio angustíala dalle spese che accompagnano la mancanza di <^ni cittadino. La pace conchíusa nelTanno 1763 avrebbe dovuto annunziare a' popolí una dimínuzione de' loro pesi, ed esauste le provincie da.tante straordinarie gravezze aspetlarono un compenso a1 loro passati malori : ma non bastando 1'imposta suIP eredità a guariré le profonde piaghe della monarchia, veuuero tutti i sudditi indistintamente aggravati di un'annua tassagione imposta sopra ogni ind viduo sotto il nome d' imposta (lebitoriale, coU'incerto ragguaglio delle forze e delle facoltà d'ognuiio. Il più meschino colono, il più indigente mercenario porta il peso di questa contribuzione. Felice quella comunità de' contadini, la quale a) Vedi sopra pag. 165. possiede de' collellori, bastantemente onesli e probi, per non levare da' contribuent una somma maggiore della dovuta. Non ci resta, cite di aecennare di passaggio 1' accrescimento considerabile,. cbe fecero in questo secolo tanto le gabelle nella introduzione de' generi più necessari al sostentamento degli abitanti della provincia, quanto i prezzi del sale e de' tabaccbi ; le sportule de' tribunali di giustizia accresciute colle ultime rególe a talo che possono considerarsi come un oggetto di pubbliche rendite; Testensiono che fu data al bollo, cui furono assoggeltate le carte da giuoco, la polvere di cipro, i lunar!, tutti i privati contralti, le polizze e quittanze, le fedi battesiinali, e negli ultimi anni di Giuseppe II anche le gazzette e insino i libretti che non comprendono che pochi fogli di slampa (a). A tante si varie gravezze più arbitrariamente, che con proporzione ripartite, ed in si varí e differenti modi riscosse, dovette unirsi il lotto traspórtalo da Genova, il quale come in lutte le altre provincie apri ancora il suo banco in Gorizia, allettando colla sua novità e con una lusinga tanto vicina, qnanto lontana è la probabilité di guadagno, i nostri abitunti ad avventurare quel soldo, che forse servir dovea al sostentamento delle loro famiglie. Dovendo le pubbliche gravezze crescere in proporzione, che le spese dello stato s' aumentano ; tutta la cura de' governi essere dee direlta a meditare su' mezzi, onde rifondere nelle provincie quel soldo che per tante vie ne sorte. Se i nostri vini formano il principale articolo de' prodotti del paese ; e se la vendita di essi è difficoltata dalle gabelle, a cui vanno soggetti al passaggio, che fanno nelle vicine confederate provincie ; siamo tenuti di rendere giustizia alla memoria di Giuseppe II con una pubblica testimonianza, ch' egli insieme cogli ostacoli che le dogane interne oppongono alia liberta del traflico da Wa provincia all'altra, conosceva meglio di noi i nostri vantaggi (6). Indipendentemente da' bisogni comuui agli stati vasti, il método compilato di trattare i pubblici alfari e "la moltiplicilà delle magistrature e dei pubblici uffiz! introdotti sotto «) Le carte da giuoco furono sotloposte al bollo nelVanno 1729. NeW anno 1702 sortirono due editli intorno il bollo delle scritture. Un'altro simile ne usci nelVanno 1764, come degli altri dappoi ne vennero, i quali riuniti formano un volume intiero prescrivendo le classi de' differenti bolli da carantani Ire sino a due fiorini, secondo le diverse qualità di scritture. b~) Vedi sopra pag. 160. Maria Teresa, che fecero sparire quella semplicitá di governo, con cli¡ fino da Ferdinando I fu relta la monarchia austríaca, e le infinite formalita che si sono successivamente intruse, e che vanno alia giornata jntroducendosi nelF interna nostra amministrazione, ricliiedono sempro maggior numero di persone, onde supplire a tante scritture, che formano la maggiore occupazione de' pubblici impieghi. Non sarà jierciô meraviglia, se le somme che occorrono a' gioruí nostri peí governo delta nostra provincia, eccedóno di molto gli otto mila fiorini, c]ie bastavano sotto il reguo di Carlo VI. VI. Amministrazione di pnbblica economía. Se sí potesse separare il danaro, che peí corso di questo secóla nelle mani di tanti riscuotitori se ne andô smarrito, da quelle somme, che entrarono nella cassa del principe, sarebbe fácil cosa ¡1 convincersi del vizio di tante e si varie imposte non meno che de' molti inconvenienti, che accompagnarono F amministrazione della pubblica economía. Nostra intenzione non è di scoprire i disordini inseparabili dalla íiscossione di cerle imposízioni, i quali la piü attenta vigilaoza non puô giammai prevenire. Dobbiamo fare solamente cenno di quei provvedimenti, che tendevano ad impedire ogni mal uso di quelle somme, le quali nelle pubbliche casse della provincia sono entrate. Le vecchíe istruzioni per gli esaUori, peí primo ragioniere e peí cassiere della provincia, rinnovaronsi con esattezza nella elezione di ogni nuovo ministro ; ed i conti sindacaronsi sempre secondo le pratiche costumanze del paese. Fecesi anche di piii : a inisura che mettevansi nuove straordinarie imposte, furono prescritti nuovi ordini e nuovi registri, onde le somme di queste fossero separate dalle ordinarie contribuzioni, ed il inescolamento delle une colle altre non causasse delle confusioni, nè servisse a cuoprire i disordiui. Quindi il male non poteva introdursi nell' interna amministrazione della pubblica cassa tanto da ministri subalterni, quauto daH'inconsideralo arbitrio degli stati medesimi e de' lor deputati. Il danaro non sortiva per lo più, e forse non mai dalla cassa senza che fossero os^ervate le prescritte ordinazioni: ma con qnesle non si era mai provvelulo aile dispoticbe assegnazioni di danaro che si facevano. Tauli decrtii e tante sovrane ammonizioni fatte ne' passati due secoli in favore del buon ordiue e délia buona economía non furono bastanti a far conoscere alio stato nobile délia provincia, ch' egli non era se non semplice custode e depositario del soldo, e che il suddito non contribuiva se non pei bisogni délia patria e dello stato. Bencliè non rimauga traccia che gli slali abbiano trasgredito I'ordine, con cni fu iuibito d'aggravare i sudditi con nuovi pesi senza il sovrano assenso ; la moltiplicità delle imposte vaghe, ed incerte li costituiva tuttavia iudirettamente arbitri délia maggior parte delle gravezze deüa provincia. ¡Sella ripartigione delle prestanze e delle imposte sopra I' industria, delle tasse messe sopra ogui individuo e di tante altre straordinarie gravezze, il valore totale deir imposizione sormontava sempre la somma che il principe richiedeva. Moite altre gravezze ordinarie e permanenti, come il dazio sul vino e sulla carne, per cui maggiori somme riscuotevansi di quelle che erano colla camera stipulate, rendevano perpetuamente indeterminate, ed incerte le rendite délia provincia; e ponevano gli stati nella situazione di disporre a lor talento almeno d'una parte del pubblico danaro. Dal che nacque, che assorbite e distraite moite somme, le pattuite ordinarie rate tardavano spesso ad entrare nell' erario del principe. Le somme di cui gli stati andavano neH"anno 1718 debitori per contribuzioni non soddisfatte, e che furono da' commissarî nel medesimo anno eletti (a) scoperte, dauno baslanti indizî del disordine, che regnava nella pubblica economía de'la provincia. Parziali connivenze nella riscossione delle imposle, ed irregolari impieghi del danaro erano sempre gli scogli, in cui urtava l'amministrazione délia cassa provinciale. Non possiamo dispensarci dal riportare il sovrano decreto, con cui l'imperadore Carlo palesô agli slati goriziani il suo risentimento per la poca delicatezza loro nell'ammi.iistrazione délia pubblica economía. Siamo informali che codesti esattori escorio dal loro impiego con grossi debiti senza reintegrare la cassa provinciale, e che gli stessi depulati, i quali dovrebbero nelVesatlezza a soddisfare le pubbliche contribuzioni essere d'esempio agli altri, sieno i più trascurati in soddisfarle. Non potendosi sorpassare de"1 disordini, capaci di sconvolgere lo stato econornico délia provincia; ne es sendo giusto che à) Vedi pag. 161. s¡ lolleri fra i contribuenti reruna disuguaglianza, ordiniamo non solo «gli stali provinciali, ma ancora al capitano della contea di far pagure senza ritardo quelle somme, di cui va mancante la pubblica cassa. Una delle principali cure del ministero di Maria Teresa, sotto ¡I cui regno i bisogni dello slato si resero più pressanti, perché (iiveiinero di grau longa maggiori, dovelte essere direlta a sopprimere g|i abusi da" tempi più lunlani nelle provincie inlrodotti, e ad introdui re un sistema regolato, e fermo nella riscossione delle pubbliche imposte, e nell' amministrazione. delle rendite provinciali. ]| capitano di i|uel tempo Carlo Venceslao di Piirgstal ebbe ne' primi anni del suo governo T incarico d' esaminare T interna nostra economía. Qualunque sia slato il risiiltalo di questa inquisizione, gli stati, nel possesso di disporre arbitrariamente del pubblico soldo, inaiiteimero sempre una radice di disordini, i quali dovettero rendere vani ed infrultuosi si fatti investigamenti. Maria Teresa aboli bensi con decreto cerli lenui donativi, che gli stati erano soliti di fare all'occasione di ogni capo d" anno : ma questa disposizione non servi che a sopprimere una ben píccola spesa, in confronto delle libéralité, che tuttavia rimanevano in loro arbitrio. Non senza difficolté si pui) dare fede alie nostre memorie, allor che s1 incontra, che gli stati provinciali 11011 considerate le esorbitanti gravezze s' univano ora per inlraprendere inutili e mal ¡ntese spese, ora per dispensare con prodigalité a' privati il soldo, che il suddito tanto stentatamente pagava pei bisogni pubblici dello stalo. Dobbiamo nostro malgrado addurre in questo Iuogo il fulminante decreto, con cui 1' imperadrice regina cassô ed annullo una radunanza de' nostri stati, in cui ad o illa delle fresche piaghe rimaste dalla prima guerra, ebbero essi I' incousiderazione di disporre del pubblico danaro per privati donativi. Sotto lo specioso titolo di una cassa detta di risparmio, che pretendevasi riservala a' bisogni di straordinarie urgenze della provincia, cercavano gli stati di legittimare i loro arbitri. Sembra incredibile , che si sia poluto per si lungo tempo fare ¡Ilusione con occasionati piccoli depositi, i quali appena separati venivano ancora consumali. In occasione, che il conte Harrsch propose nella nostra provincia il suo nuovo piano di governo, ordinô la corte di fare a lui palese lo stato di quesla cassa. In meschine somme, eh' erano nelle mani d'alcuni privati, non esatti a pagare gl'interessi, consisleva in questo incontro lutta la cassa di risparmio. Quali fossero state le Vol. III. 13 somme, che si depositavano in quella cassa, non rimase verun tenue monumento, che potesse convincere la patria del loro buon uso. Il conte Harrsch colla riforma del governo pose anche ¡a chiaro lo stato economico délia provincia. Fu egli il primo, che facesse un regolato piano delle rendite e de' pesi délia nostra cassa : ma questo ebbe per sua disgrazia nella sua origine un difetto da cui derivó parte di que' disordini, che posero col progresso del tempo nel maggiore scompiglio 1a pubblica nostra economia. Volendo egli nelFunione delle contee, e nel nuovo sistema di governo conciliare le convonzioni si de1 nuovi soggetti, ch' egli meditava d'impiegare, che di quelli, i quali dovevano essere licenziati, colle limítate rendite délia pruvincia, e co' ristretti ajuti délia camera, formó un calcolo, dal quale risultava per la provincia annualrnente la somma passiva di oltre tre mila fiorini, fra cui per altro calcolavansi fiorini mille di gratiflcazioni, le quali, diminuendosi a pro délia cassa colla morte di coloro, cui pagavasi la pensione, dovevano porla in grado di riparare aile anteriori perdite. II tempo comprovô colla confusione, in cui cadde la pubblica cassa, Pincertezza di calcoli cosi fatti. La più esatta attenzione in amministrare il pubblico soldo non sarebbe stata bastante a salvare la cassa provinciale dal suo precipizio: ina vi concorsero a:icora altre c'rcostanze, che ne anticiparono ed aumentarono insieuie la confusione, e lo sbilancio. Le gravezze straordinarie, ciie furono imposte nella susseguente guerra, la perdita delle tasse délia cancellería del governo goriziano assegnate nel piano del conte Ilarrsch, corne parte delle rendite provinciali, ed appropriatesi duppoi dalla sovrana camera, le detrazioní che questa stessa camera , faceva delle pensioni nel caso délia morte de1 beneficati, dallo stabiliío valore, c'a' essa annualrnente contribuiva alla nostra cassa, l'infelice sorte finalmente délia patria, di essere nella sua più critica situazione retta da un capo, che non conosceva veruna parte délia pubblica economia, ridussero Io stato délia nostra cassa provinciale ail' ultimo grado del disordine. Tale era Finconsideratezza, e la prodigalité, con cui si amministrarono sotto il governo del conte della Puebla i pubblíci danari, che sembra essere stato preso il crédito della provincia per un fonte perenne di ricchezze. Le gravóse moltiplici imposte, a cui soggiacque la patria nel corso della guerra dell'anno 1756, anzi che rendere la pubblica amministrazione più cautélala, e circospetta, non servirono che ad affascinare gü occhi degli stati, ad aumentaré i disordini, e ció, che fu peggio, a palliarli. Le somme delie straordinarie gravezze sorpassavano sempre quella, cui la corte dimandava , e qiiesti medesimi civanzi impiegati a coprire le momentanee mancanze ¿ella cassa ne andavano dilatando ed aggrandendo le piaghe. Nel solo anno 1761 si dispose di fiorini diecimila di tal natura, senza clie si ponesse attenzione, o riflesso in prevenzione alie conseguenze, che dovevano infallibilinente nascere dall' ingrossamento de' debiti, per cui non si pensava di assegnare i fonili, onde pagare gl' interessi. Aggiungansi a questi disordini i dispendí, ch' ebbero gli stati ricorrerido agli esteri (a) per quelle somme, che richiedevansi dalla corte, e che in paese non avrebbono mai poluto raccogliersi, e le perdite, a cui soggiacquero nelle rimesse de' danari, e ne' cainbi delle monete, senza mai rifleltere a' mezzi, onde compensare lu cassa di si considerabili spese. Troppo ci tralterremmo, se annoverar volessiino tulle le irregolari disposizioni, e gli arbitrar! assegnamenli del pubblico danaro fatli sollo il governo di questo rappresentante. Il suddilo pagava e gemeva, e la cassa trovavasi sempre esansla. » Un debito di venti mila fiorini per contribuzioni non pagale, un' uscita ch' eccedeva di cinque m'la fiorini 1' éntrala, e quaranta sei mila fiorini di debili senza fondi per soddisfare agí' interessi formavano lo stato délia cassa provinciale, allora che Knrico conle Auersperg prese le redini del governo della contea. Ad un'occhiala scopri egli tutti i disordini nell' amministrazione della pubblica economía, e sveló nella prima radunanza, ch'egli tenne degli stali, lutte le piaghe della cassa provinciale. Aveva queslo capitano tullí i lumí per conoscere i noslri disordini, e tutta la fermezza per porvi ríinedio. II suo crédito in corle non era minore delle sue buone intenzioni pel pubblico ordine. Possíamo ancora richiamara a memoria le espressioni di cui si serví per dipingere la situazione, in cui si trovava lo stato economico della nostra provincia, e per convincere quella radunanza della necessilà di regolarlo. Dichiaró agli stati con asseveranza, che deporrebbe a' piedi del trono il suo posto piuttosto, che continuare ad essere alia testa d'una provincia disordinata nel suo sistema economico , ed esposta al pericolo d' un generale discredito , esortandoli a concorrere seco, onde ristabilirvi 1' ordine, e riacquislare la pubblica confidenza. Bastera di accennare iu questo luogo, che per soddisfare una (a) Ai genovesi. 196 isto ri a parte degïi stipend! agli uffiziali, furono costretti gli stati ([¡ levare quattro mila cinqueoento fiorini, ritralti nell' antecedente anno di carestía dalla vendíta de' grani riccvuti in dono da Maria Teresa e depositati sul monte di p'età per I'evento di una scarsa raccolta. Intanto il conte di Auerspei'g, non potendo ad un tratto riparare a tanti mancamenti da si lungo tempo derivati, cercó almeno di porre de' limiti a que" disordiní, clie per I' inosservanza delle anticlie prescrizioni, e per 1' arbitraria dísposizione de' deputati accadevano. Coil' istiluzione del nuovo senato provinciale, composto da' deputati degli stati, e da tre consiglieri del consiglio del capitano, a cui venue appoggiato qualunque affare, che colla cassa provinciale aver potesse qualclie rapporto, pose egli il principal freno alie spese irregolari degli stati. Diede indi i piü solleciti provvedimenti per riscuotere le conlribuzioni imposte sopra le terre, da parecchi posseditori per molti anni non pagate. Depuró in questa occasione i crediti liquidi della cassa da quelli, che una troppo lunga connivenza aveva renduti vani ed incerti. Soppresse le inutili spese. Richiamó daU'obblivione gli antichi ordini nell' amministrazione della pubblica cassa. Prescrisse nuovi registri per le riscossioni, nuovo metodo peí rendimento de' conti, e nuova istruzione pel ricevitore generale e per gli altri subalterni ragionieri, e sostitui finalmente nel maneggio de' pubblici danari alie parzialità, all'arbitrio, ed alia dissipazione, 1' esattezza, 1'ordine e la economía. Dopo ch' ebbe provveduto cosí alie cose piü pressanti e si rendette istrutto delle piii minute rendíte della provincia, congregó in una seconda numerosa radunanza gli stati provincíali. Vi espose partitamente lo stato della nostra cassa; spiegó minutamente l'origine di tanti disordiní e diede conto di tutte le mancanze della passata amministrazione, offerendosi da una parte di non rispariniare dal canto suo nè sollecitudine, nè premura, onde far conoscere alia sovrana camera i danni cagionati dalle successive diminuzioni delle annue somme pattuite colla provincia, esortando dall'altra parte gli stati a concorrere anch' essi con una straordinaria rata di annui cinque mila fiorini sino al risarcimento di quelle somme, di cui per propria trascuratezza e cattíva amministrazione alia propria cassa erano debitori. Le provvide preinure di questo capitano si videro nel susseguente anno non solamente poste ad ell'etto, ma anímate ancora da uno aelo tendente a fissare e perpetuare l'ordine nel sistema della nostra pubblica economía. Si crederebbe di defraudare i noslri coucíltadiiií j'uii monumento proprio a porre in cbiaro lume T oggello di cui si tralla, se ommettessimo di riportare qualche Iralto del suo discurso jeito nella radunanza degli stati lenulasi il di 22 maggio delfauno l"(i7. Gli affari da trattarsi in quesl' oggi sono ditersi assai da qiielli che Iraltammo li 20 del passato agosto. In ullora mi convenue ¿¿ mostrare le mancóme e lo sbiluncio della cassa provinciale ed il sistema rovesciato, e di cercare ripari gratosi, straurdinari e tiolenli per risarcire la medesima de' fondi stati incameruti (a). Tanto si ha dovuto pralicare per sfuggire que' piü dolorosi inconcenienli, e sottrarre una abbatlula provincia da un imminente inevitabile fallimento. Ora le cose hannu mututo uspetlo, ed io sono al caso di assicurare questi stati e garnntirli da tuli lagrimosi estremi. Le normuli da me introduite rispetto al buun ordine da osservarsi neU'ufficío buchhallerico (6) e nel maneggio della cassa provinciale, e le mie premure percliè sollecilamenle si clicenga ad lin diligente incasso delli restanti vecchi (c) hanno contribuilo non puco al nostro risorgimento : ma più di questo ha contribuilo TAugustissima Sovrana, che sopra le replícate mie fer.venlissime rimostranze s' ha degnata colla materna sua g ra z ta tli accordare non solamente le restanti quote camerali (d) di fiorini venlisei mila trecenlo trentaquutlro, ma di più anche fiorini otto mila settecenlo quaranlauno e carantani cinquantadue, che per T avtenire ogni tiiino dovranno regularmente essere pugati come sussidw camerale alla cassa di questa provincia (e). Eccomi per tanto a queW época tanto desiderata, ove m' è dato di poter accertare questi incliti stati, che il sistema siaaffulto reinlegrato, la cassa provinciale bilunciata, ed anche in qualche avanzo ; cosi che se la provvida economía da me introdolla verra con puntualità ed esattezza osservata, non v' ha pericolo che possan teinere un nuovo precipizio. E come il tullo dipende da una n) Cioè delle rate che avrebbono dovulo essere dalla camera pagaie. b) Ragionuteria degli stali. Intende il cunte d'Auersperg di parlare in questo Itiogo de' pruvvedtmeiiti du esso fatti, di cui poc' anzi fecesi cenno. c) Rate di contribuzioni non soddisfatte. d) Rute della camera per diversi tiiiiti non pagale. e) 11 decreto è dato nel di 15 aprile 1767. fedele ed accurata osservanza degli ordini presenile; cosí arcade suggerire che quelle spese slraordinarie non cómprese nel sistemóle fa), non necessarie e di natura sua non uddossabili alla cassa provinciale, vengano d'ora in pot con lutta sollecitudine, attenzione ed impeguo evítate in modo, che se io stesso, oppure un successore alia mia carica volesse introduire abusi ed ordinäre pagamenti della natura motívala, sarà dotiere di chi amministra la cassa di star sulle negative e di non alterniere assolutamente a simili decreti, ultrimenti si renderebbe responsabile di tali concerti e chi ordinu e chi eseguisce Io sard il primo che con lutta la forza fard fronte a' disordini che nascer potrebbero da certi arbitri, da' quali senz'allro è provenuto tullo il male pel passato. E sia questa mia dichiarazione una normale per l'avvenire, che servir dee d'esempio anche a' miei successors ed a quellt che avranno l'amministrazione de' fondi sistemali. Tale era il conte di Auersperg, in memoria di cui lo stalo nobile mosso da una sensazioue tanto più viva, quanto era più insolito il veder un capo a porre de' limiti al suo potere, determino di erigere nella casa della provincia quel pubblico monumento (6), die serve non ineno di speceliio a' suoi successori che di testimonianza della nostra gratitudine. Le islruzioni dell'Auersperg che saranno una perpetua memoria del vero zelo, di cui dee essere animato un capo di provincia, cessarono di servir di norma, dal momento ch'esso lasciô il governo della contea. II señalo provinciale continuo bensi nolle sue funzioni, ma i consiglieri che vi assistevano, sciolti dal riguardo, che avevano per un capo risolulo e ferino, abbracciarono ben presto le massime da lungo tempo radicale nel maggior numero de' patrizî, che facevano riguardare il pubblico danaro come cosa lor propria, e gli slessi capi poco curando 1' universalis de' contribuenti addossavana alla cassa provinciale delle spese eslranee, le quali per alcun conlo non le apparteuevano (c). Cosi si conservarono ancora i registri del conte d'Auersperg prescritti per i ricevitori e cassieri : ma si traseuro di verificare il giornaliero sommario deli' incassato e dello speso, e sotto l'apparenza deli'ordine si nascose la confusione e lo scompiglio, che a) Spese non fisse, nè sistemaliche. b) Vedi pag. c) Le parti che riguardano il buon governo della cilla, caddero in aggravio della provincia. diveiine maggiore, perché per la soppressione de' gesuiti e per le successive abolizioni di moite comunità religiose e delle fraternité la nostra cassa si confuse colla cassa camerale e colla cassa di religione «mministrate l'una e le altre dalle medesime persone. Gli esattori generali sortivano dal loro iinpiego, senza che rendessero conto della loro ainininistrazione, e ciô che riinarrà setnpre più strano, i iiuovi esattori succedevano agli anteriori, senza incontrare le somme di danaro che venivano lor consegnate ; trasportando cosi la malleveria de' primi sopra gli ultimi, ed aggruppando disordini sopra disordini. Si facevano di tempo in tempo le prescritte visitazioni della cassa (a): ma siccoine queste ordinavansi con fortnalità che le annunziavano parecchi giorni prima, cosi ebbesi tutto l'agio di veíame le mancanze. Ad onta della confusione, in cui rimase involta pel corso di quasi venti anni la pubblica nostra economía, 1' abuso e la dissipazione che si fece del pubblico danaro svelossi al primo quanto inaspettato altrettanto esatto esame della cassa provinciale fattosi per sovrano particolare online dal capitano circolare di Gorizia Antonio conte di Aichelburg. Vi si scoprirono sessanta mila e sette fiorini inancanti. Tutte le inquisición! che furono fatte non bastarono ad indicare la sorgente di tanti disordini. a) Oltre i proveedimenti inlrodotti presso noi dal capitano di Auersperg, furono sino ait anno 1790 prescritte dalla corle molle regole riguurdanti le pubbliche casse. €ai»itolo Ctniuto G o v e r il o ecclesiastico nella cou lea di G o r i z i a d a 1T a n n o 1 7 0 0 a 11' a n » o 1 7 9 0. Del patriarca d'Aquileja a proscrizione del patriarca d'Aquileja pronuncíala da Ferdinando H nell'anno 1628, e da" suoi successori più r voile rinnovata non perdelle del suo vigore nel noslro "secolo. Il método introdotto da'Veneziani nelfelezione del capo di quella cliiesa, e fino a' nostri tempi continúalo, aumento vieppiù la inveterata dilïidenza de' noslri principi verso un patriarca di allra nazione ; e la inalterabile deferenza délia corte di Roma per la repubblíca di Venczia, alloulanô sempre più ogni maneggio, atto a terminare le lunghe dissensioni intorno ad una vasta diócesi dipendente da un pastore non riconosciuto dalla corte di Vienna. * Appena un nuovo patriarca assumeva le sue funzionr, non tardava if Señalo a nomíname ii coadiutore, e la curia aposlolica sí prestava tanto pronta a confirmarlo, che la chiesa patriarcale non poteva mai rimaner vedova del suo pastore. Succeduto Dionigi Dollino dopo la morte di Giovanni Dolliuo suo Zio, non ando guarí che le bolle d' Iunocenzo XII dicbiararono Marco Gradenico coadiutore di lui (a), e promosso questo al patriarcato di a) Morí il patriarca Giovanni il di 29 luglio 1699 e le bolle di papa Innocemo peí coadiutore Marco furono dale nel di 22 agosto dello stesso anno. Venezia comparre la bolla di Clemente XI per la coadiutoria in favore ,l¡ Daiiielo Dolfino (o) ; come pochi giorni dopo la morte de! patriarca Dioiiigi (6) sorti quella di Clemente Xll (c), la quale dichiarava jiartolommeo Gradenico coadiutore del nuovo ed ultimo patriarca ])a»iele. Questa era la costante massima, da cui non dipartissi il Senato veneto nelle elezioni del patriarca, e tale era il suo maneggio ju Roma, che seppe rendersi successivamente condiscendente ogni papa a secondarlo. Questa stessa sollecitudine, con cui cercoss! dai Veneziani di tener la sede patriarcale costantemente occupata, dimostra, quanto ess! prevedessero le vicende, cbe dovevano un giorno sovrastare e,l a' diritti di quella chiesa, ed alie prérogative che la repubblica faceva valere sopra di essa. Leopoldo I e l'augusto suo liglio Giuseppe I, benchè distolt! d'altri e più pressanti oggetti, reiterarono di tempo in tempo le loro preuiure onde regolare, come dirassi, tantosto un aliare,.che riguardava il governo di quella parte di diócesi, che negli stati loro estendevasi, e di mantenere i loro sudditi nell'osservanza del divieto di non riconoscere in verun modo il patriarca d'Aquileja; e 1' imperadore Cario VI ingiunse con particolar decreto al governo di Gorizia di prestare la più sollecita attenzione, perché nessuno de! suoi sudditi s! facesse lecito di rivolgers! alia curia di lui. Finalmente oli ordin! che il capitolo d'Aquileja ricevette senza interruzione dall' auno 1733 sino alia soppressione del patriarcato, annunziavano un vicino cambiamento intorno a quella chiesa. Ad onta di tanti pubblici divieti, e dell'aperta indignazione de1 nostri principi, il patriarca Dionigi presesi la liberta di comparire un giorno accompagnato dal suo coadiutore in Ajello ed in Tapogliano, e di esercitare in quelle chiese degli atti, che agli occhi d'un popolo rozzo potevano aver un'apparenza di ordinaria giurisdizione. La persuasione in cui trovavasi il nostro clero, che la potestà secolare non poteva dispensarlo in verun caso dall' ubbidienza dell'ordinario suo vescovo, secondava tutti i passi, che il patriarca avventurava tratto tratto, onde mantenersi nel possesso e nell'esercizio della sua giurisdizione. Lo stesso vescovo di Trieste Luca Sertorio Delmestre si credette obbligato di chiedere la permissione patriarcale per cantare pontiflnalinente una messa in Gorizia ; e l'abate di Arnoldstein ricorse a Udine per la benedizione e l'uso della a) La bolla e del di 6 dicembre dell'anno 1714. b) Succeduta a' 13 d'agosto delVanno 1734. c) La data di questa bolla è del di 16 setiembre deWanno 1734. Vol. III. 13* mitra (a). Vani dovevano rendersi gli ordini in uno stato, dove il suddito si regolava secondo una dotlrina, la quale opponevasi ai principt ed alie massime del governo. Per sospendere almeno in parte per qualche tempo si fatti disordini, P imperadore Carlo richiese ed ottenne da Clemente XII, clie il nunzio residente in Vienna conferisca al vescovo di Lubiana Pautorità di esercitar la giurisdizione episcopale nella diócesi della cliiesa d'Aquileja, clie si estendeva ne'' suoi stati. Quantunque la patente di questa dalegazions fosse data dal nunzio (6), non ci rimane veruna traccia che il vescovo di Lubiana abbia esercitato qualche atto giurisdizionale in queste parti. Le medesime memorie ci accertano, che Cesare abbia nel susseguente anno fatti nuovi tentativi in Roma, per la nomina del patriarca : ma niunci cosa, leggesi in esse, per símil modo riescï. V ordine sempre tenulo fu di deputare a tal esame una particolare congregazione, e questo è stato utile per due capi. II primo per prender tempo, onde suole avvenire, che intanto si calinassero i prim i impelí, e per lo più svanissero. Il secondo che traltandosi in tali congregations la materia per via di strelto diritlo canonico, non ha luogo l' arbitrio, e come in punto di giustizia è mancante assai la corle di Vieima, cosi V interesse dei palriarchi e della repubblica è molto più sicuro, che traltandosi col papa personalmente, il quale per la suprema sua autorità superiore allé leggi positive pud prendersi qualche licenza ed arbitrio, ove premurose e difficili circostanze concorrono, le quali possono persuaderlo a dover cosí fare. Si aggiunge che se per accidente si perdesse innanzi ad una congregazione, vi resterebbe ricorso al papa; laddove se si perde presso il papa, non resta aperto verun ricorso a qualunque congregazione. Serve inoltre la congregazione mirabilmenle ne' casi, ne' quali il papa ha suggezione di qualche corte : poiche díscussa maturamente la materia in una congregazione de' cardtnali e prelatí più valenti, i quali sono in debito di giudicare ex jure, qualor quesli abbiano deciso, il papa ha una bella ragione per rigettare con coraggio, e resistere a chi ha torio, dicendo che la congregazione ha giudicato non esser cosa giusta. Le riflessioni che puô risvegliar questo passo, c'indussero ad allegarlo. a) Amendue le letlere e del vescovo e delV abbate sono diretle al canonico d"Aquileja Andriussi. b) Nelle spesso cítale memorie della chiesa d' Aquileja daW anno 1402 airatmo 1748. In tale stato di cose continuo bensi ¡1 nunzio apostolico residente a||a corte di Vienna di essere rivestito nella parte austríaca della diócesi d'Aquileja di tutte le prerogalive di ordinario pastore; poiché da esso ricevevuno i nostri arcidíaconi i jnandati, esso dispensava 0¡ candidati le dimissorie per gli ordini sacri, e ad esso dovevasi ricorrere nelle cause ecclesiastiche dipendenti dalla cbiesa d'Aquileja: ma non si provvide a ció che riguardava 1' adeinpiraenlo de' doveri de' parrochi, l'aiuto spirituale d' un numeroso popolo di campagna e la generale disciplina del clero d'una vasla diócesi priva della vigilanza del suo capo. 1Ï. Soppressione del patriar cato d'Aquileja ; ed eretione deir arcivescocato di Gorma. » Nello stato, in cui continuarono le vicende del patriarca d'Aquileja, non era difficile il prevedere, che per troncare tulle le differenze non rimaneva altro partito, che quello di separare la parte della diócesi, ch'era situata negli stati auslriaci, da quella che trovavasi sotto il dominio veneto ; e questo fu appunto quello che manteneva nell'animo de' goriziani la lusinga di ottenere quel vescovato, di cui da due secoli erano desiderosissimi. In fatti Francesco Ferdinando di Rumel vescovo di Vienna, uno de' primi fautori della divisione del patriarcato d'Aquileja, rigveglió sul principio del secolo Tantico piano. Incontransi fra le noslre scrilture una gran quantité di riniostranze, suppliche, ed uffizi fatti dagli stati provinciali peí corso di due anni riguardo a queslo affare. Coll'occasione. che Lodovico Formentino venue dai goriziani delegato alia cesarea corle, Ieggesi un articolo distinto dell' istruzione (a), nel quale raccomandavasi con premura 1' oggetto dell'erezione d'un arcivescovato in Gorizia, Tulti questi trattati riuscirono infruttuosi: e l'affare non era di tal natura da poter terminarsi con esito sotto il regno di Giuseppe I. Questo principe videsi costretto a finiré colle armi altre contese, a) Questa istruzione è data il di 20 marzo delfanno 1708. ch'egli aveva colla corte di Roma. Non tardo pero molto a ripigliarsi la quistione del vescovato di Gorizia, e ció con tanto calore, che non solo si ritrovó nel nuovo vescovo di Vienna Sigismondo di Kolonitsch un nuovo protettore, ma i nostri stati ebbero ancora da Carlo VI I'ordine d'informare rispetto alie rendite del párroco Vito Gullini sin dal passato secolo alia mensa vescovile destínate (o), e di suggeríre nello stesso tempo altri proventi, i quali potessero essere a un tal fine impiegati. Non furono mai le circostanze pei goriziani si favorevoli, quanto in questa occasione. Desiderava 1' imperadore di veder la sede vescovile della sua capitale elevata al grado di arcivescovato. Gli ostacoli, che inconlravansi in questo piano, concorrevano a secondare le brame della patria. Trovandosi necessario di aggrandíre la diócesi ristretta del vescovo di Vienna, e non potendosi eseguire I' intento senza restringere le diócesi di altri vescovi, fu proposto di smembrare dalla diócesi d' Aquileja quella vasta parle, che nelle provincie auslríache s'estende, considerata bastante non solo a dare un compenso a quelle chiese, che concorrer dovevauo all'accresciinento della giurísdizíone delP arcivescovato di Vienna, ma ancora a formare un sufficiente distretto peí nuovo vescovato da erigersi a Gorizia. Anche questa volta rimajero deluse le speranze della patria. La capitale della monarchia austríaca vide stabilito il suo arcivescovato, senza che le co^e del patriarcato d' Aquileja soffrissero alcun cangiamento ; e benchè i nostri stati dalla rinnovazione delP interdetto, pronunciato conlro il patriarca, di cui non ha molto si fece menzione, prendessero coraggio di avanzare in corte quove instanze su questo oggetto, e di proporre le rendite, che il capitolo-di Cividale gode nello stato austríaco, in aumento di quelle ch'erano già destínate per la fondazíone d' un vescovato in Gorizia, I' alfare fu posto in obblivione. Al pontificato di Benedetto XIV e al regno di Maria Teresa era riserbata la soppressione della sede patriarcale d1 Aquileja. Da quest'epoca cessarono i patriarchi, i cui andamenti per lo píii avversi c sempre sospetti manifestaronsi in tutte le occasioni a' nostri principi. Abbiamo veduto come la condotta sediziosa di Marino Grimani trasse nell'anno 1542 sopra di lui e sopra i suoi successori il bando dagli stati austriaci (A), e di quanta poca durata fu la liberta, che si concilio Francesco Barbaro di rientrare presso noi nell'esercizio della sua a) Vedi Vol. II. pag. 256. b) Vedi Vol. I. pag. 248. DELLA CORTEA DI GORIZIA. 205 giurisdizione ; abbiamo altresi fallo cenno delle lusinghe, con cui la sede apostólica tenue a bada per più anni i ministri di Ferdinando II, e che produssero 1' irrevocabile decreto della proscrizione del patriarca dagli stati de' nostri principi; e finalmente giova qui richiainare a memoria il possesso della sede patriarcale preso nell'anno 1628 da Agostino Gradenico col mezzo di un procuratore in Aquileja (a), e la visita falta dal patriarca Diouigi Dolfino in Ajello e Tapogliano ad onta de' sovrani interdetti con replicati pubblici edilti manifeslali. L' impegno del veneto Señalo in sostenere la prerogativa di nominare il patriarca d'Aquileja, di cui seppe per tre secoli mantenersi ¡n possesso; la consuetudine della corte di Roma in conferrmrrlo divenuta in si lungo corso di anni una massima fissa ed immutabile; la situazione de' nostri principi involti perpetuamente in rovinose guerre, per cui convenne loro di piegare la condiscendenza dei pontefici ad esigenze più pressauti ; finalmente la poca premura personale in parecchi di quesli peí sangue austríaco furono gli ostacoli, per cui tanti trattati, sucio introdotti, non furono al loro fine condolli, e per cui la violenta separazione di una si vasta diócesi daU'ordinario suo vescovo non fu ríguardata dalla sede romana per piii d' un secolo con quella sollecitudine, che conveniva alia paterna cura del primo pastore della cristianità. La felice combínazioue, che Benedetto XIV occupasse la s. sede in tempo che Maria Teresa reggeva il vasto patrimonio tramandatole dagli augusti suoi predecessori, levó la sorgeute di tante controversie, e fece sparire tanti motivi di perpetua sconlentezza e di dispiaceri fra Roma, la corte di Yienna ed i nostri vicini. Un papa, che non aveva in vista, che i doveri delle pastorali sue cure e le esigenze della cattolica chiesa ; ed i particolari riguardi, ch'esso nutriva verso una principessa, la quale distinse ¡1 suo regno colla pietà non meno che colla grandezza dell' animo, in fine la generosilà d'un nostro cittadino (6), il quale voile aggiungere alia mensa episcopale de' nuovi a' vecchi fondi, concorsero a terminare un'opera, che per secoli in vano fu sempre tenlata. Giova in questo luogo sviluppare i primi semi del noslro arcivescovato. L'alfare del patriarcato prese uegli ultimi anni del regno di Carlo VI un più serio aspetto. La reggenza di Gratz, dopq gli impulsi del ministero, non cessó di tener costantemente diretta la sua attenzione sopra il capitolo di a) Vedi Vol. II. pag. 245. b) Agostillo Barone de Codelli. Aquileja. Riceveva esso sotto la pena (lei sequeslro de' beni severi coinandi, ora di assegnare lo stallo nel coro a due vicarl, 1' uno imperiale e 1' nitro dell1 arciduca e di accordar loro voto e sessione in capitolo, ora di presentare le rendite ch1 esso traeva dallo stuto austríaco. Gli fu inibito di conferire il possesso d1 un canonicato vacante ad alcun estero, e sequeslraronsi ancora parecchie volte i proventi di lui. 11 nuovo vicario imperiale Lodovico Roinani (a) i10n trascurô occasione di man'.ener sempre vive le reciproche scontentezze ed Antonio barone de Fin capitano allora di Gradisca pareva dispostísimo a porre sempre in maggiori agilazioni que1 canonici. La corte di Roma stessa non ignorava le premure, che l1 imperadore aveva di veder il capitolo d'Aquileja composto únicamente da canonici austriaci dopo aver l'atto significare col mezzo del suo ambasciatore conte di Harrach a Clemente XII di dover per rilevanti cause tener gli esteri lonlani dalla chiesa metropolitana, d'Aquileja (6). Ncllo stato di fermentazione, in cui trovavansi le cose d'Aquileja Maria Teresa incaricô il padre Agostino di Lugano cappuccino, il quale sotto ['augusto suo padre colle sue predicazioni avevasi acquistato molta ripulazione, di rappresentare al nuovo pontefice Benedetto XIV la situazioue della chiesa d' Aquileja priva del suo pastore, ed i disordiní che ne dovevano nascere in tutta quella parte di diócesi, che nello stato austríaco estendevasi; e l' auditore di rota Giuseppe di Thum avvalorö con nuove e replicate instanze le premure della regina d" Unglieria. II pontefice senza temere nè delle opposízion i, che potevansi prevedere dalla parte del Sanato di Venezia, nè delle difflcoltà, che i suoi predecessori in questo negozio avevano ineontrate, non solo prese incontauente il partito di delegare un vicario apostolico, il quale per la proscrizione del patriarca assumesse le redini del governo ecclesiastico sopra trecento e piii mila persone dirette da un clero, il quale per più d'un secolo abbandonato al suo talento senza una immediata supériorité d.i sè regolavasi ; ma iuviô ancora sulle ricerche di Maria Teresa a Vienna la bolla in favore del cappuccino. Si penetro dalla repubblica, dicouo le citate memorie della chiesa d'Aquileja, che la cosa era già ridotta a termine di concerto con casa d'Austria, e se ne lagnà grandemente per memo del suo ambasciadore Venier, a cui di più diede ordine, che in caso di non poler impedire le bolle, facesse un solenne protesto. a) Questi fu nomínalo vicario imperiale nel marzo dell"anno 1736. A) Citate memorie. iyo» si Tenue uU'esecuzione di ció, perche i torbidi che in queslo tnezzo insorsero in Ilulia, e qualche dispiacere recato alla corle ¿i Roma da quella di Vienna sospesero il tullo. I disgusli délia s. Sede svanironot colla pace ridonala aU'Ilalia, 111a la volonlà di provvedere alla chiesa d'Aquileja si nianlenne coslanlemenle viva nell'animo di Benedello XIV al pari del desiderio, che nulriva la regina Maria Teresa di vedere stabilito in Gorizia un vicario aposlolico. A si favorevoli disposizioni s'uni la generosità di Agostino Codelli noslro ciltadino. Inviô questi a Vienna il padre Gasparo Pasconi delPordine de' riformati di san Francesco coll'incarico di olferire in suo nome a Maria Teresa una considerabile somma in aumento del tenue capitale lasciato dal párroco Gullini per la foudazione d'un vescovalo in Gorizia, ed una delle più signorili case, che si trovassero nella citlà per Pabitazione del vescovo. Non solo accolse I" imperadrice regina con aggradimento P esibizione del Codelli, manifestandoglielo con sovrano decreto, ed accordandogli la nominazioue del primo vescovo della goriziana chiesa, ma rinnovô eziandio in Roma le sue premure per un oggelto, che impegnava non meno la santilà del pontífice, che la sua religiosilà. Non si puô porre in dubhio, c!ie il sagrifizio generoso di Agostino Codelli 11011 ahbia dula lu principale inossu a questo negozio, e giltati i più sodi fondamenti ni complánenlo delPopera. Il henelizio Gullini e P incorporazioni delle rendite di alcune parocchie non sarebbero mai stali bastanti per porre ad' elïelto verun piano. In fatli il pensiero d'un vicario aposlolico non fece che dirigere l'attenzione del SeiKilo veneto, perché l'autorità di questa delegazione 11011 eccedesse i limili di quella giurisdizione, che lu accordata ne' tempi anteriori ad altri visitatori e deleguti poulificî. Ma penetratosi indi che in luogo di Iralture d'un vicario aposlolico, le intelligeiize di Roma e Vienna cruno di erigere un vescovalo in Gorizia, il Senato inviô Francesco Foscari alla s. Sede per opporsi con vigore e prontezza al divísalo piano. Bouché la corte di Roma abbandonasse a' primi Iraltali del Foscari l'idea dell'erezione del nuovo vescovalo, non laseié essa tuttnvia il pensiero del vicario aposlolico,col niezzo di cui provvederebbesi aile occorrenze spirituali della diócesi senza portare alcun pregiudizio a' dirilti della chiesa d'Aquileja. Non polendo il veneto Senulo direitamente opporsi ad un partito, il quale ne' tempi passati fu parecchie volte da' papi posto in uso ; cerco almeno di prolungarne l'esecuzione, e volle prima d'ogni cosa veder il piano e le condizioni di tal vicariato, le quali furono anche dal papa al Foscari comunícate. Dispiacque alia repubblica principalmente, che nella giurisdizione conferita al vicario non trovavansi eccetluate la cittá, la chiesa ed il capitolo d'Aquileja, che per ogni riguardo dovevano essere uniti al patriarca loro capo; che si accordava al vicario la facollá di congregar in sinodo diocesano, che portava seco la subordinazione del capitolo e che la santa Sede si riservava la collazione de' canonicati ne' mesi ancor vescovili, che feriva le prerogative del patriarca. Modificó Benedetto XIV alcune espressioni che furono dalla repubblica nótate, e cercó di sciogliere i dubbi, che riguardano i diritti del patriarca ; ina nello stesso tempo palesó egli il desiderio che aveva di provvedere prontamente alie occorrenze spirituali della diócesi, riserbandosi di tratture dopo la delegazione del vicario, della facoltá da accordarsi alio stesso (a). Questo fu il punto da cui ebbero principio le dissensioni, che suscitaronsi fia la santa Sede ed il Senato véneto. II Foscari protestó altamente che non si poteva separare una cosa dall" altra, né venire alia nominazione del vicario prima di essere d' accordo intorno le condizioni del vicariato, il Senato dall'altra parte davagli le piü precise istruzioni tendenti a render alieno ['animo del santo padre dal prendere una risoluzione contraria al suo decoro, ed alie sue convenienze. Ad onta della piii forti opposizioni, il pontefice mosso da paterno zelo pubblicó in concistoro il breve (6) d'instituzione del vicario apostolico nelle parti austriache della diócesi d' Aqnileja, in cui spiegaronsi le condizioni generali del vicariato, riservandosi d' esporre i diritti particolari in altro breve da farsi all' elezione del vicario. Riusci inaspettata al Senato una dichiarazione, la quale stabilendo il vicariato, lo lasciava all' oscuro intorno le condizioni del medesimo, le quali formavano il punto principale della sua gelosa altenzione. Conunise quindi al Foscari di manifestare senza ritardo la sua scontentezza, e d' insistere presso il pontefice, che 1' alfare non s' inoltrasse prima che fossero udite le sue rimostranze. Anche il patriarca Daniele Dolfino fece consegnare al papa in forma solenne la sua protestazione contro qualunque novitá contraria a' diritti della sua chiesa; ed il Senato indipendenteinente dagli ufíizi de' suoi ministri in Roma con particolari lettere rammemoró al santo padre le modificazioni, secondo lo quali era egli concorso al divisamento del vicario apostolico, a) Memorie della chiesa d'Aquileja. b) Che comincia: Omnium ecclesiarum. instando perché sua sanlita non prendesse 1111a delcrminazione, la quale offendere poteva i piü essenziali riguardi del patriarca e delta repubblica. Dopo il primo passo nulla poté frastornare il papa dal proseguimento dell'opcra. Le esigenze di una diócesi abbandonata dal suo pastore, a cui era vietato qualanque esercizio della sua giurisdizione, ed il paterno zelo del ponteflce di troncare il filo a si lunghi ed inveterati ütigi, superarono tutte le pubbliche opposizioni de' Veneziani e le particolari dimostrazioni del palriarca, il quale non cessava di richiamare a memoria i riguardi nelle medesiine contingenze avuti da' passati pontelici verso i suoi predecessori, e di additare le condizioni, a cui soltanto potevasi accordare il divísalo provvedimento del vicariato. Benedetto XIV non tardo a rendere pubhlíco il secondo breve (a) di nomina del vicario apostolico caduta nella persona di Cario Michele d' Atteins canonico di Basilea colla dignitá di vescovo di Menito, cangiata indi in quella di vescovo di Pergaino. É vero che il parlito preso dal papa era slato da' suoi antecessori nel secolo XVI piü di una volta abbraccíato: ma oltre ch'erano leinpre sudditi della repubblica i vicari apostolicí, essi non erano ¡nvestiti se non di una autorita passeggiera e di una giurisdizione a determinato tempo limitata, mentre il vicariato instituito da Benedetto XIV veniva occupato da un prelato austríaco, ed áltese le fisse e certe rendite asseguate per la sua mensa aveva un carattere di perpetuila, ed il grado d' un' ampia ed illimitata giurisdizione per 1' addietro sconosciuta. Quindi fácilmente si puó giudicare quale sia slato il disgusto della repubblica veneta alia notizia del secondo breve, contro la cui pubblicazione interpose la sua protesta, qualora non gliene fosse prima comunicato il conlenuto. Quindi passó dallo stile di inoderazione ad un linguaggio piü forte, il quale annunziava una risoluta determinazione di esigere dalla santa Sede i dovuti riguardi. Spedi preinurosissimi ordini al suo ordinario ambasciatore in Roma Pietro C'appello incaricandolo di presentare una solenne protesta innanzi a Dio, alia sanlita sua, ed al mondo tutto contro gli asserti breci si di pretesa creazione di vicario apostolico, che di nominazione deWAttems, tenendoli non solo per indebiti ed ingiusti, ma ancora nulli e di niun valore, come se giá gli asserti brevi non fossero promulgati. a) Che comincia: Postquam per alias nostrau. Vol. III. 14 Cosi parimente volle istruire la corte di Versailles de" motivi del suo disgusto, prevenendola che queste novità non erano che una preparazione alla soppressione del patriarcato d'Aquileja, la quale eseguir non potevasi senza ferire i pubblici suoi diritti. Ma la protesta fu dal cardinale Valenti segretario di stato all'ambasciadore rimandata, ed il ministero di Francia piïi persuaso delle ragioni del papa, che delle querele de' Veneziani, pensó di non prendere alcuna parte in questo aliare. Ad onta della freddezza, con cui furono accolle in Francia le rimostranze de' Veneziani, il risentimento di questi s' accrebbe in proporcione della fermezza, che scoprivasi negli andamenti del pontelice. Il richiamo dell'ambasciadore Cappello da Roma c'oll'ordine di riprodurre la protesta (a), ed il licenziamento del nunzio apostolico da Venezia (6) furono accompagnati da' vi vi contrasti. A suggestione del cardinale Quirini, il più ardente difensore del pali iarcato e della chiesa d'Aquileja, si sparsero per lo stato ; ustriaco de' cedoloni in istampa, ne" quali a nome del patriarca furono dicbiarati nulli gli atti tutti che il vicario apostolico potesse praticare, massimamente intorno a' sagramenti, si fece soltoscrivere una supplica da tutti i vescovi del veneto dominio in difesa d'una delle più rispettabili chiese della cristianità, si lento di nuovo la mediazione della Francia e di Tur.'no, e si rivolsero pure le mire alf Inghilterra ed alla Prussia, onde impegnarle in favore de' Veneziani, Ma tullo riusci senza effetto. Gli avvisi del patriarca ebbero si poca forza presso il clero austríaco, come le suppliche de' vescovi veneti presso la s. Sede; e gli ufflzi interposli alie corti de' principi, non potendo indebolire le favorevoli impressioni falte da' nunzt pontifici e da' ministri austriaci ; tutti d' accordo i gabinetti ricusarono di prendersi alcun impegno per la repubblica (c). Frattanto Ernesto Amadeo d'Atlems vescovo di Lubiana, esaminali e verlficati in forza d' un breve del papa i capitali destinati al mantenimento del vicario, fu come esecutore apostolico delegato ancora a presentare con lettere circolari direlte a lutti gli arcidiaconi ed arcipreti della diócesi il nuovo vicario apostolico ; e Maria Teresa non solo incaricô ¡1 suo rappresentante in Gorizia Antonio barone а) Lascid Roma il di 29 di Luglio. б) Partí il di 9 d'Agosto. c) Raccolta di lettere e di ri/lessioni intorno gli affari d'Aquileja, che trovasi Ira le scritture lasciafe dall'abbate don Francesco Degrazia. de Fin a conferirgli il possesso dalle reiidite temporali, ma ancora col mezzo del suo ambasciadore Márchese di Prié fece interniere ai Veneziani, che qualora nello spazio di tre-mesi non rimandassero il loro ambasciadore a Roma, e non richiamassero il nunzio pontifizio a Venezia, e dessero compimento alie cose d'Aquileja coll'islituzione di due vescovati ; sarebbe costretta a licenziare l'ambasciadore veneto dalla sua corte, ed a richiamare il suo da Venezia. Era cosa facile il cougellurare dalla perpetuilà del vicariato la soppressione totale della chiesa d'Aquileja ; ma oltre che un atto cotanto memorando richiedeva dd' prelim nari, onde disporre a poco a poco gli animi a ricevere un tal progelto ; le diffkoltà e le contese, che insorsero alla creàzione del vicario intorno a' limiti della sua giurisdizione, indicarono tosto, che questo provvedimenlo avrebbe lasciato dietro a sé un perpetuo fomite di dissensioni e di querele, fra il patriarca ed il vicario, non mena, che le molestie fra la santa Sede, la corte di Vienna e la repubblica di Venezia, per un oggelto che punto non riguardava i diritti essenziali della veneta sovranità. Quindi non è da maravigliarsi, se Lodovico XV*consigliô i veneziani, che dessero fine al negozio coll' estinzione del patriarcato (a). Secondato in tal modo il pontefice nalla divisata ecezione de' due vescovadi, superó qualunque riguardo, e dojio tanle contese pubblicô la bolla di soppressione del patriarcato d'Aquileja, dichiarando nel medesimo tempo la sua intenzione di erigere un arcirescovato in Udine e un altro in Gorizia. Nell' intervallo di meno d'un anno sorti la bolla (ô) della nuova Sede arcivescovile in Gorizia. Quantunque la destinazione de' quattro vescovi sulfragauei di Pedena, di Trieste, di Trento e di Como, T instituzione del capitolo, la divisione delle rendite della commenda di Rosazzo, la soppressione dell'Abbazia di Beligna, della prepositura di san Stefano e delle due parocchie di Gorizia e di Romans, finalmente 1' assegnamento della rendita si dell' arcivescovo che del capilolo richiedessero tempo e ponderazione, onde combinare ed assettare uno stabilimento per tante dilficoltà, e per si moltiplici riguardi intricatissimo: non ostante il vicario apostolico . Alterns presentato dall' imperadrice regina ad occupare la nuova sede con breve pontificio fu eletto primo arcivescovo di Gorizia. o) Citata raccolta di lettere. Che principia: Saeratissimae militantis Ecclesiae. Crediamo opportuno di terminare la storia d'un avvenimento, che rimarrà sempre celebre ne' fasli délia eristianità, colle stesse parole di Benedetto XIV. Noi a trullo a trullo, scrive questo pontefice al nostro pastore, andiamo ripigliando le lellere, r/i ella ci scrive per aver occasione di ringraziare di vero cuore lddio, che si è degnato di fur riuscire ne' giorni nostri ció, che non è succeduto ne' giorni de' nostri predecessori, di aver data provvidenza al governo di tante migliaja d'anime, per la futalità de' tempi abbandonate, e di aver ritrovato un arcivescovo vero successore degli apostoli nel suo apostoüco ministero, ed una regina imperadrice, che nell' assister e a' bisogni del santuario balte le pedate di sauta Pulcheria. Tanto interessanti sono i sensi di questo gran pontefice, che non si vuol troncarli si presto. L' erezione dell' arcivescovado di Gorizia, cosí si esprime in altra sua lettera al nostro primo arcivescovo, ci è cosíala mollo. Ció non oslante ringraziamo di vero cuore lddio, conoscendo apertamente di aver avuto, e di avere a buon mercato, corne suol dirsi, il grande utile, che il servizio del signore ricava dalla predetta creazione (a). Sarebbe stato difficile il far conoscere cosi in ristretto la natura e l'importanza dell' opera, e la fermezza ed il coraggio, ch' era necessario per eseguirla, se 11011 ci fossimo serviti delle pennellate dell' immortale Benedetto XIV. lis. Soppressione dell'arcivescovado di Gorizia, ed erezione d'un vescovado in Gradisca. Maria Teresa riguardô fin che visse I'erezione dell'arcivescovado di Gorizia come un'opera, che annoverata avrebbe la posterità fra i più Iuminosi monumenti del suo gran nome. Non contenta di averia condotta si felicemente al suo termine, cogüeva con coinpiacenza tutte le occasioni, onde rendere sempre più cospicua e riguardevole la sua nuova chiesa metropolitana. La morte di Ernesto Amadeo a) Storia degli Atteins austriaci stampata in Gorizia nell' anuo 1783. d'Atteins vescovo di Lubiaiia (), quella di Gorizia e di Romans furono incorporate alla nostra mensa arcivescovile; aH' incontro le parocchie di s. Pietro e di Comen dopo la soppressioiie de' gesuiti furono reintegrate ne' loro antichi dirilli. Non avremmo forse fatta di ció menzione, qualora non fossimo in obbligo di riportare alcune rególe fatte sotto il regno di Maria Teresa, in cui princípiarono a svilupparsi con maggior chiarezza que' principi, che servirono sotto Giuseppe II a separare nelle chiese, e nel clero i dirilli temporali dalla giurisdizione spirituals. Ordinó 1" imperadrice regina che oltre il vicario ecclesiaslico, il quale dall' arcidiacono noininavasi alla morte di qualche párroco, o altro curato per accudire alia cura spirituale delle anime, fossero ancora le rendite del beneficio pravvedule dal canto del goveruo d'un economo secolare. Cosi non guari dopo fu prescritto di assumere in tali casi un regulato inventario, separando gli effetti appartenenti al beneficio da quelli, a cui gli eredi del benefiziato aver potessero de' dirilli. Finalmente confermô a) La prepositura, la dignità di decano, e quella di primicerio. b) Carlo VI la concedette alla famiglia Cobenzl, e da questa passa la nominazione al barone Agostino Codelli. al clero provveduto di beneficio ecclesiastico la facoltà di testare ; e dispose nel medesimo tempo, clie morendo qualehe benefiziato senza testamento, la facoltà di lui fosse divisa in tre parti, delle quali l'una pervenire dovesse alla sua chiesa, l'altra a' poveri, e la terza a' più vicini parenti. Lo zelo del nostro primo arcivescovo, che trovo parecchie comunità distanti dalle loro parocchie, eccitollo a provvederle di particolari curati. Instituí egli moite nuove cappellanie ; provvedimenti santi c religiosi, quando il mantenimento di questi nuovi curati non avesse diminuite le rendite parocchiali, o non fossero fondate sopra contribuzioni ed elemosine a carico della gente di campagna. Dalle nuove rególe ecclesiasticbe di Giuseppe II potevasi aspettare, che non solamente i curati privi della conveniente pensione riceverebbono un onesto sostentamento, ma che ancora verrebbe provveduto alla creazione di nuovi curati ne' luoghi, dove la distanza, ed il numero degli abitanti li esigevano. Asseguô questo principe i beni di tante comunità religiose soppresse per la fondazione di nuovi curati, ed ordinô la scoperta de' benefizl semplici (a) per essere convertiti in tanti benefizî curati : ma la nostra provincia non vide gli effelti delle sovrane buone intenzioni. La paroccbia della città di Gorizia divisa in due parocchie ed in una cappellania curata, fu un provvedimento, di cui appena deesi far cenno. Gli altri veeclii curati rimasero colle tenui loro rendite ; e gli assegnamenti fatti aile poche cappellanie di nuovo erette, furono si meschini, che il prete anzi che essere in istato di soccorrere il povero, vedesi costretto di mendicare il suo sostentamento da un popolo, che nulla possiede, e che gli anni di scarsa raccolta trovasi necessitato a cercare in Carintia e nella Carniola il pane, che poco prima doveva co' suoi curati dividere (b). Le circostanze di alcune parocchie, la cui giurisdizione estendesi nell' uno e nelf altro stato, come la veneta di s. Pielro, da eui dipendeva la nostra chiesa di Vilesse, e ('austriaca di Chiopris, che lo cliiese venete di Medeuza e di Viscone rieonoscevano per loro matrice, furono già sotto il regno di Maria Teresa un' oggetto di riflessione. а) Presso noi delte cappelle. б) Se si eccettua il capitanato di Tolmino, lutte le altre comunità s ciliare sono composte di miserabili, i quali concorrono al mantenimento de' loro curati, con una determinata quantità di grano e vino, che ogni famiglia dee animalmente contribute. DELLA CONTEA DI GORIZIA. 225 Fino dall'anno 1749 fu ordinato al governo goriziauo di presentare „na memoria distinta delle cliiesc di reciproca dipendenza: ma irovandosi tali giurisdioiii incrociate anche in altre austriache provincie, la massima di toglierle venne a maturitá solo sotto il regno di Giuseppe II, il quale colla sua praminatica, di cui parlossi, levo ogui mescolamento di forestiera giurisdizione ne' suoi stati, e conseguí lilemente ancora neila nostra provincia. VII. * Comnnità religiose e fraternité. Abbiamo osservato nell' ¡Ilustrare i passati due secoli, quanto le comunità religiose abbiano sempre tenuta vigilante la pubblica attenzione del governo nell' esaminare lo stalo della loro economía domestica, nel rammemorare i doveri loro inverso lo stato, a cui si assoggellarono al tempo dell' introduzione .e dello stabilimento, e nel contenerle nella inoderazione delle loro pretensioni. Queste massime tramandaronsi dali' uno all' altro secolo, e da' nostri maggiori pervennero con maggiore chiarezza, e con più precisi principi all'età nostra. La nomina del guardiano del convento di s. Francesco in-Gorizia, che eccitô pel passato tante conlroversie fra gli stati e P online, risvegliô nel principio del secolo le autiche dilTerenze riguardo alia solenne convenzione stipulata nell'anno 1C95 (a). II nostro governo dovette ricorrere a Cesare per mantenere gli stati nel possesso dei loro diritti. Reiterati sovrani tirdini (6) sopirono per tanto le dilïerenze, obbligando i frati all'osservanza della convenzione ; ma o perché nei tempi a noi più vieilli il convento fosse stato sciolto da questa dipendenza, o perché gli stati sieno divenuti inen vigilanti sulle loro prerogative, come divennero meno attenti rispetto alie antiche loro costumanze, a) Vedi Vol. II. pag.265. b) 11 primo è del di 22 febbraio deIV anno 1701, e Ialtro del di 8 di giugno dello stesso anno. Vol. 111. 15 226 is t o n i a cerlo si è, che a'giorni noslri ignoravasi (lui govenio insino il nomo del superiore di quesla casa (r/). Col mal governo dello spedale fidato alla cura de' fralelli delli della misericordia, e eolio scostumato lor método di vita, manifestossi ben preslo la trascuratezza nell' interna disciplina di quella piccola comunità. Sulle rappresentazioni del noslro governo venne l'ordine, che i frai i italiani evacuassero la casa, incorporándola alla provincia di Germania. Col concentrare tutti gli spedali in uno ntlle capitali d'ogni provincia ordinata da Giuseppe II, questi fratelli disposti alla direzione del generale spedale abbandoiiarono Tantico loro meschino convento. Il monastero d'Aquileja ad onta de' fieri assalli, a cni dovelle soggiacere, si mantenne sino all'anno 1782, epoca della soppressione dell'antico suo stato. Inutile sarebbe l'addurre la serie delle inquisizioni, e degli ordini riguardanti le possession!', la disciplina e 1' economía del inedesimo. Le considerabili somme, che quelle monache impiegavano nella fabbrica del loro convento di Cividale in tempo, che pareva che in abbandono lasciassero il principale d'Aquileja; la preferenza, che davano aile candidate venete ; e la nazione della loro abbadessa orano i punti, su cui raggiravansi le imputazioni, che di tempo in tempo venivano loro falte. Ma la mancanza di concorrenti suddile austriache dovelle far chiudere gli occhi sopra il costume iu quella comunità inlrodotto nel ricevimçnto delle novizie, le quali non accettavansi tanto per via d'un generale scrutinio , quanto per presentazione individúale delle monache; e sotto il titolo di restauri neeessarî del loro ospizio (A) si copri la sontuosa fabbrica del convento di Cividale. Imbarazzate pero trovaronsi queste monache allorchè fu intímalo loro il sovrano ordine di abbandonare l'ospizio di Cividale, e di scegliere un luogo di ritiro per la stagione piii calda nello stato austríaco. Per quanto assoluta fosse quesla determinazione e conforme a) Si creclè opporMtno di dure alla sloria della soppressione di quesla comunità religiosa, come di moite altre seguile nella riostra provincia un luogo separata. b) Non v' ha diflicoltà, dice il sovrano decreto de" 15 setiembre 1742 segnalo sopra una supplica presentata a nome delle monache d'Aquileja dal nunzio aposlolico residente a Vienna, a Maria Teresa ; che il monastero possa impiegare una modérala somma nella riparazioue del suo ospizio in Cividale. alla ingioüe di stato, ed alie convenienze della disciplina religiosa, e forse ancora vantaggiosa per l'esistenza della comunilà stessa, non si risparmiarono nè raggiri, nè spese, onde renderla inefficace (a). 'J'anti ordini indariio rilasciati, tante inutili coinmissioni delegate per indagare lo slato di quel monastero, divennero in fine- si familiar)", che non furono al piii riputate, che come molestie passeggiere di nessuna conseguenza. La nuova protezione che la s. Sede sccordô al monastero in occasione dell' arcivescovado eretto di fresco in Gorizia confermandogli l'antica esenzione dall'ordinaria ecclesiastic» giurisdizione (6), i mezzi che teneva per conservare in Venezia dei riguardi non indilferenti, e le relazioni favorevoli, che spesso rinnovwva co' governi auslriaci, confortavaulo in tutte le sue vicende. Slava ancora ne' primi aniii del presente secolo in balia d'un solo cittadino l'aumentare presso noi il numero delle case religiose : cosi che olli a le sedici, che vi esislevano, dall'anno 1700 a' di nostri quattro altre ne abbiamo acquistate. I padri di s. Domenico fissati nell' antecedente secolo in Farra avevano tullo il campo di cercare de' mezzi, onde estendersi nella noslra provincia. Un'antica alfezione de' principal! nostri cittadini per quest' ordine, o forse un desiderio di compensarlo della preferenza , ch* ebbero nel passalo secolo i carmclilani nelPiinpossessarsi df lia Castagnavizza (c), tenevauo i confralelli di Farra nella speranza di vedersi moltiplicati in uu nuovo convento in Cornions, tanto più che al favore del principale loro prolellore si unirono le ardenti brame degli abitanli di quella terra. Non si sarebbe forse tardato di porre ad elfet'o questo progetlo ; se i padri cappuccini del luogo non vi si fossero al primo gentore opposti. Bencbè il ricorso loro fosse slato irregolarmenle preséntalo al patriarca d'Aquileja, fu tuttavia di tanta efficacia, che il nostro procuralore fiscale ebbe I'ordine di prender informazione intorno lo stato delle cose, e di darne il suo parere (d). Di più non se ne sa, e per tullo quel secolo non ne fu più quistione. Non desistettero nondimeno i domenicani dalla loro idea di slahilirsi in Cornions. Il teslamento di Andrea Locale!!:, il quale a) St il papa, che il señalo te neto s'interposera in questa occasione a favore delle monache. ¡i) Con bolla 30 luglio dell'anuo 1750. c) Vedi Vol. II. pag. 270. d) Vordine è de' 2 dicembre 1005. Scritture del magisti ato fiscale di Goriiia. 228 I S T O BI A disponeva della sua facollà iti favore d'un convento délia congregazione del beato Giaconio Salomonio, Pobbligo, che vi era annesso di aprire nella divísala casa delle scuole pel vanlaggio della giovenlú di quella terra, e sopra tutto il sovrano decreto, che confermava la disposizione, introdnssero pacificamente i domenicani di Cormons. Fecero i padri nel lor principio eseguire da un fratello laico le condizíoni imposte dal fondatore, e v'aveva alia noslra età di coloro, i quali ricordavansi degli insegnamenti, che nello scrivcre e leggere ricevevala giovenlú del luogo: ma flssatovi il piede chiusero hen presto quesla scuola elementare, e le sostituirono le lezioni di lilosofia, e di morale teología non solamente per i proprl chierici del convento, ma ancora a comodo ed utilità de' secolari studiosi. La comunilà ne fece iiell'anno 1755 qualche lamentanza, in tempo, che 1' oggelto della educazione non erasi ancora sino nella noslra patria esteso. Dopo la soppressione de' gesuiti solamente, e in occasione che s'inslituirono presso noi le scuole tedesche, i Cormonesi risvegliarono le condizioui, a cui era tenuto il loro convenio de' domenicani, ed i padri iu compenso d' un obbligo, da cui cercarono inútilmente di rsimersi, furono condannati a concorrere con uu'annua somma alio stabiliinenlo d'una scuola elementare di lingua tedesca in Cormons. L' online di s. Domeuico non contento di aver una seconda casa in Cormons impiegossi nello stesso tempo per otlenere una terza in Ajello. Fino dal termine del passato secolo Bartolommeo Formentini di Cividale dispose con testamento (a) de' suoi heni situati nelle pertinenze d' Ajello in favore di quella congregazione. Incontrarono i domenicani uelP esecuzione della volontà del loro benefattore dalla parte de'cappuccini di Gradisc.a le medesime opposizioni, che alquanti anni prima furono loro falte da que' di Cormons, colla differenza, che l'ordine cappuccino accettissimo a' principi d'Eggenberg padroni di Gradišča ebbe la forza di far valere le sue opposizioni, quantunque allegar non potesse ragioni e motivi. Il timoré dei discapiti, che una nuova comunilà religiosa recar potesse alie sovvenzioui di que' territorí, da cui dipendeva la sussistenza de' cappuccini di Gradišča, doveva svanire considerando la facollà lasciata per testamento al nuovo convento d'Ajello. Ció nulla oslante seppero i padri cappuccini con tanta insistenza appoggiare le loro eccezioni, che i fratelli di s. Domeuico non poterono prima dell'anno 1711 otlenere la facollà di dar principio alia fabbrica della chiesa e del chiostro, a) Segnato 15 setiembre dell'anno 1695. \ né la ottennero senza avcr accordate le condizioni prescritte da" loro avversarî. Esigettero questi, clie il iiuovo convento d'Ajello rinunziasse ¡i qualunque specie di accalto, obbligandosi di daré un annuo tributo (rt) al convento de' cappuccini di Gradisca : e che nessun donienicano s' arrogasse il diritto del pulpito in Ajello in tempo di quaresima. Strani è vero parer debbono a' giorni nostri questi fatti; la postérité trovera lorse non meno strani i nostri. Non si pué in questo luogo passare sotto silenzio la religiosa esemplarità, e la soda dottrina onde si distinsero questi Ire conventi délia congregazione veneta di Giacoino Salomonio nella nostra provincia. Formavansi questi padri ad esenipio degli insigni inodelli, di cui anduvano senipre fornite le grandi comuuità sparse nello stato veneto, e singolarmente quella in Venezia ; ma per I' ordine del Senato di Venezia, il quale levé ogui comun.cazione delle sue case religiosa con regola ri d'estero stato, le nostre tre case rimasero private degli ¡¡joli e mezzi necessart, per Iramandare iu avvenire il lustro, onde erano adorne. AU' incontro questo medesiino provvedimento preso da' Veneziani suggeri al primo arcivescovo di Gorizia il pensiero di separare il convento de' servi di Maria in Gradisca dalla provincia d'Italia, e di unirlo a quella del Tirolo. Eurico d'Auersperg capitano allora di Gorizia non solo apprové il piano, ma si prese ancora l'assunto di promoverlo in corte. Maria Teresa vi diede il sovrano assenso ; i nuovi padri presero possesso del meschino convento; ed in cambio d'una comunità inerte furono sostituili religiosi utili a quegli abilauti. La terra di Cornions ebbe per avventura ancora la sorte di far l'acquisto d'una comunità di donne, che si sacriflcano per istituto all'iilile di quegli abitanti. Orsola Grota nativa del luogo, dotata di uno spirilo singularmente altivo, accoinpagnato da naturale fervidezza di fantasia, forma ed eseguisce 1' idea di associarsi con cinque compagne, di vivere in comunilà e di rendersi utile insieine con esse a' loro concittndini impiegandosi nell'istruzione delle fanciulle, si in riguardo a' lavori convenienli al sesso, che a' necessarl misterî délia noslra religione. L'applauso, che gli abitanti fecero a questa nuova société, dovette in essa destare una giusta compiacenza de' cousolanti • elfetti delle sue premure, ed eccitare qualche persona possenle, la quale non solamente animasse, ma avvalorasse ancora con mezzi efficaci la bella impresa. Sulpizio Florio di Strasoldo, che aveva a) Di due staju di furmento, e di due muslelli di vino. colle qualité d" un animo generoso e benéfico bastaiiti fortune per dimoslrarue gli ell'etti, provvide questa piccola coinunità d' una convenevole casa, e fecele una donazione di non piccola somma in danaro. (Jueslo soccorso basto per determinare la principale aulrice a convertiré una particolare società - in un pubblieo istituto, perché meritasse di essere dal principe, e dal papa riconosciuto. La sovranu protezione, che l'imperadore Carlo VI aveva accordala per dieci anni a quesla società, incoraggiô la Grola a portursi a Koma, ad esporre il lodevol fine del suo istituto, e ricevere a' piedi di Benedetto XIII il breve di approvazione sotto il titolo : Istituto delle sorelle della carilà. Non inolto dappoi passé essa a Vienna, onde riportö ancora la sovrana assoluta conferinazione, che T imperadore accordé colla condizione, che la comuuità contentarsi dovesse di vivere de' seinplici heni, né esigere potesse più di fiorini duecento ventisei di dote al l'icevimento d'una novizia. Esaminaudo l'origine d'istituli di quesla natura si dee coufessare, che il buoii genio di qualcbe parlicol ,re persona lia soveiite prevenido la pubblica provvidenza. Cormons dee lorse più alla Grota, che a coloro, i quali vi fiirono posti a promoverne i comuni vautaggi. II nuovo metodo meccaiiico iiitrodotto Helle scuole tedesche, ti e 1 quale i padli scolopi divennero in poco tempo maestri al pari del suo inlroduttore (o), fu uno de' motivi, per cui il capitano Francesco Adamo di Lamberg s'iinpiegô a fin di vedere stabililo nella nostra cilla questo istituto. Meli' ultimo anuo del suo regno Maria Teresa palesé la sua intenzione d'atiidare le pubbliche scuole di Gorizia a que' regolari ; e solto la direzioue d'un rettore presero neU'autuiino dello stesso anuo possesso della nuova casa di Gorizia. Nel medesimo secolo, in cui la patria vide nascere nel suo seno quattro nuove coinunità religiose, fu ancora spettalrice delle rególe tendenti alia diminazione del numero de' regolari. Le leggi, con cui 1' imperadrice regina prescrisse, che nessuno prima dell' età di anni ventiquattro potesse fare in un co' voli soleniii la sua professione ; che niun candidato potesse disporre per più di mille ciiiquecento fiorini a favore deU'ordine religioso, ch'era per abbracciarc, né godere d'un livello inaggiore di fiorini duecento aunui ; e che • voleudo come religioso prima della professione testare, egli fosse lenulo di presentare la sua volonté al go\erno; che verun candidato ti J (jturami t Felbinger abbate di Stttjtiit učila ijlcsia. non potesse essere in 1111 online ricevulo senza aver dalo saggio ,|el nuovo melodo catechislico introdotto tielle pubbiiche scuole, e senza aver riportato da' direltori atteslali di abilità, nè prima di aver termínalo il suo corso di latinilà ; quesle leggi, io dissi, avrebhero (Jovulo da una parte sceniare il numero di coloro, che aspirassero agli ordini religiosi, e dilficoltare dall' altra a' superiori i mezzi di riceverne : ma la trasciiratezza di Carle eseguire, e la scaltrezza dei Ira Ii in superar gli ostacoli trovarono la via di eluderle. Giovani discoli, e senza applicazione, scacciali dalle pubbliche scuole trovarono tot cappuccio accoglienza nel chioslro, ed a' voti solenni della professione sostituironsi de' voti filtizi, che rinnovuvansi tutti gli anui fino all'età dalle leggi prescritta. Un solo decreto di Giuseppe II, più efficace delle antecedent prescrizioni, chiuse le porte de' conventi in luíli i suoi stali. Dopo aver inlerdetta ogni comunicazione delle comunilà religiose co' generali degli ordini residenti fuor degli stati austriaci, col medesimo comando soppresse gli studi lilosofíci e teologi ne" chiostri, e vielô che nesstin candidato possa essere ricevuto in una comunilà religiosa senza aver terminato T intero corso teologi co. ¡Se le fraternité non compongono una comunilà, formano seinpre una socielà religiosa, e debbono considerarsi coiné tante diramazioni delle coiniinilà regolari, che furono moltiplicale dal clero secolare. Ogni piovano nella sua parocchia, ogni cappellano nella sua chiesa filiale facevasi lecito d' instituir nuove pie estorsioni di danaro, le quali eianu par lo piii Toggello di queste instituzioni. Per porvi i desiderati limiti fu prescrilto, che nell' istiluire nuove fraternite dovesse concorrere il sovrano assenso; e fu ordinato per quelle, che esistevanu, di esaininare la natura delle offerte, e di toglierne gli abusi, dichiarando che il soldo fosse distribuilo a' poveri. Quaiito provvide erano le disposizioiii di Maria Teresa, altrettanto difficile fu il porle in esecuzione, come avvenne della maggior parte degli ordini sorliti sotto il suo regno. Giuseppe il conobbe meglio la massima, che I' único inezzo di togliere gli abusi era 1' otturare le fonli, da cui seaturivano. Soppresse questo principe tulle le fraternite, ed ordiiiö di sostituire una sola si nelle città, che lie' villaggi sotto il nonie d'iustiluto di cristiana carita, destinando de' beni delle antiche fraternite parte al inantenimento delle scuole, e parte al nuovo instituto di carità. Il nostro instituto, detlo del sottegno, composto da una socielà in favor,e de' poveri sacerdoti, i quali in caso di malattia riccvono un caritatevole quotidiano ajuto in danaro, bencliè facesse 232 i S T o r1 a onore alia giudiziosa pietá dell' ullimo párroco di Gorizia Giuseppa coate Coronini suo instiluiore, e fosse conforme alie sovrane viste, non fu compreso nella regola generale. VIH. Abolizione della compagnia di Gesù, e soppressione d'altre comunità regolari. Cominciamo questo articolo della nostra storia con un avvenimento, il quale siccome fu comune a tulta 1' Europa, cosi ne fîssô tutta 1' attenzione. La compagnia delta di Gesù con tanta premura dui noslri principi introdotta e stabilita ne' loro slali, con tanta munilicenza arricchita, e con tante prérogative sopra tutti gli altri ordini religiosi distinta, ed esaltata, giunse al totale suo seioglimento. Scacciati già i gesuiti dal Portogallo e dalla Spagna, ed iildi dispersi anche pella Francia, non rimase a papa Clemente XIV altro partito, che di aboliré un instituto rendutosi in ogni parle sospetto. La bolla di soppressione come fu da tutti i principi promulgata, ed eseguita nei loro stali, fu ancora pubblicata, ed eseguita in tulta la monarchia austríaca. Il conte Rodolfo Coronini, che allora teneva le veci di presidente, la pubblicô in Gorizia alia presenza di tullí i religiosi a tal effetto nel refellorio del loro collegío radunati, Le rendite destinaronsi per le pubbliche scuole, ed il collegío divenne il quartíere delle milízie. Sembra che lo seioglimento de' gesuiti abbia suggerílo a Giuseppe III'idea di sopprimere ne' siioi statí altri instilutí religiosi. Ordinô egli la soppressione di lutte le comunità dell' uno e dell'altro sesso, le quali dedícate únicamente a una vita contemplativa non concorrono nè coll' esercizio della cura dell' anime, nè co' servigí negli spedali, nè coll' istruzione pubblica della gioventù ai comune vantaggio de' concittadini. Questa dichiarazione fu intimata alie monache del nostro monastero di s. Cbiara, dando ad esse sei mesi di tempo a dichíararsi o di abbracciare i'istituto delle Orsoline, o quello delle Elisabettine, ovvero di ritornar secolari. Alcune poche passarono al monastero di s. Orsola in Gorizia, il maggior numero ritirossi nel seno delle loro famiglie. La cliiesa fu dissagrala, ed unilamenle al monastero, destínala per depositario di vetlovaglie, e per allii usi, ed allre occorrenze della milizia. Nel niedesimo lempo che vedemmo sparire il monastero di s. Cliiara in Gorizia, il governalore di Trieste Carlo di Zinzendorf 11011 elihe solamente 1" attenzione di salvare qtiello delle benedelline iti quella cilla, ma ancora tulla la premura di procurargli un piii conveniente sostentamenlo. Nulla credelte egli più adalto alie sin* mire, che il cercare nelle rendite piü che mediocri del monastero della medesima regola in Aquileja que' mezzi, onde sovvenire una comunilà, alla quale mancava il bisognevole. Il governo di Gorizia ricevelle I' ordine d' inviare in Aquileja il suo consigliere Carlo Morelli coll'incarico di esaminure i proventi di quella casa. Accosttimate le monache a frequeuti comparse di commissarî, i quali ora per uno, ora per altro oggetlo venivano cola deputati, ricevettero il nuovo jnquisitore con quella indifferenza, che solevano avere nelle passai« delegazioni, le quali non ehbero veruna conseguenza. Anche la recente soppressione del monaslero di Gorizia non fece in esse quella impressione, che falta avrebbe in qualunque allra comunilà. Orgogliose non meno del loro piü comodo stato, che della nobile condizione, nella quale erano nate e prevenute dall' antichilà della loro fondazione, si riputarono tanto più sicure, quanto più si riguardavano superiori ad ogni altro monastero delle austriache provincie. La rinunzia alia loro casa di Cividale, in cui vivevano la melà dell'anno, e la scella d' uno stabile ritiro negli stati dell' imperadore era forse 1' único mezzo, che avrebbe poluto in quelle rircostanze salvare il monastero d'Aquileja : ma cosa troppo difficile era per donne di nazione venete l'abbracciare un parlito, che costava loro il sagrilizio d'una parle delle rendite, che abbandonar dovevano nello stalo veneto, d'un comodo e bel monastero, che si avevano con grandi spese in Cividale fabbricato, e finalmente deH'allontanamento da' loro congiunti. Giuseppe II ordinô la soppressione del monaslero d'Aquileja, e le monache si sottrassero ad una vicenda, che presto o tardi non potevano evitare. Nel medesimo anno, in cui fu soppresso il monastero d'Aquileja per sovrano ordine si sciolse ancora la comunità delle donne delle : poverelle di Farra. Nè le più vive ¡stanze, che si portarono al trono di Cesare, nè 1' austero e laborioso lor metodo di vita poterono salvarle dallo sciogliinento. Erano separate le poverelle da ogni comnnicazione colla civile società : e l'esemplarità de' loro costumi Vol.111. 1.")« non poteva influiré che sopra la scarsa popolazione iT una piccola comunità di villici, nella quale avevano slabilito la loro casa. I convenli di s. Francesco di Gorizia e di Porpeto, de' cappuccini di Gradišča e di Cormons, e de' carmelitani di Gorizia ebbero ben presto la medesima sorte, che le tre comunità suddette di donne nella noslra provincia. Le fabbriche colle possessioni furono tutte vendute. II solo convento di s. Francesco di Gorizia fu assegnato a' padri riformali trasferiti dal Montesanto. IX. Disciplina eeclesiástica. Tali e taule sono le imperfezioni, che accompagnano le cose umane, che ad outa dell' indefessa vigilanza del più avveduto e determinato pastore in conservare nel suo clero l'ordine, i costumi, e le qualità, che ne caratterizzano lo stato, rendono spesso in alcuno degli individui ogni zelo inutile, e qualunque regola vana. Iii una diócesi poi, in cui gli ecclesiastici trovavansi da più d'un secolo abbandoiiati alla propria volonlà, senza capo, che Ii dirigesse, senza disciplina, che Ii regolasse, senza vigilanza, che Ii ammonisse, senza autorità, che Ii contenesse, alle imperfezioni ordinarie annesse all'uomo s'uuirono l'irregolarità, la ignoranza, la scostumatezza ed il pubblico scandulo. Dall'erezione dell'arcivescovado di Gorizia dovevasi ognuno prometiere nella nostra provincia una totale riforma del clero e nella condotta quella decenza, che il rispettabile suo ministero richiede. La patria tutta aspettava dalle paterne cure e solleciludiui del nuovo arcivescovo il frulto delle sue faticlie, ed il bene generale di lutta la diócesi. « Carlo Micliele d'Attems promosso appena alla Sede arcivescovile uni all' infaticabile natural suo zelo la più sauta e la più determinata volontà di porre slabili le fondamenta, in cui doveva assodare la chiesa affidata alla sua vigilanza. Si associé» nelle cure pastorali, e nelle scabrose incumbenze del sagro suo ministero Pietro Supancig, nominándolo suo vicario generale. Accompagnato da questo ecclesiaslico fece egli le prime visitazioni della vasta sua diócesi, pubblicando al suo clero saggi ordiui, e dando da per tutto si lodevoli provvedimenti, che riscossero quella sincera c religiosa esultazione, in cui proruppe Benedetlo XIV scrivendo al!' arcivescovo. Abbiamo di vero cuore ringraziato Jddio, che abbia condolía al suo fine la grande impresa d'Áquileja, e che abbia ispirato alia regina imperadrice il nominara per arcivescovo di Gorizia un nomo simile a lei, che lanío fa, e lanío opera, e che ha tulla la pratica del governo ecclesiaslico, come evidentemente si raccoglie da' tredici decreli generali, che ha comunícalo a tutti i curad e beneficati («). D' eterno monumento servirá alia memoria del nostro primo arcivescovo colanto autorevole testimoníanza. Non si pu¿ negare il frulto spiriluale, clie raccolse nelle prime gue visite lo zi-lante pastore. II treno inusitato d' un arcivescovo accolto per ogni dove calle esteriori dimostrazioni alia sua dignilá dovute, fu peí popolo deila campagna uno spettacolo quanlo nuovo, allrettauto sorprendente. L'esterno accompagnato da maniere semplici, ed i suoi sermoni al gregge avvalorati da larghe elemosine, e sostenuli dalle prediclie de' missioiiari, che lo seguitavano, strascinarono gli anirni al tribunal« della penitenza. Dal clero stesso riscuoteva il buon prelato colla bantá naturale, onde tiitli accoglieva, rispetto ed amore. Padrone del cuore degli ecclesiastici, come del popolo, ritornava dalle laboriose visite colla soddisfuzione che gli era nuil» rimasto a desiderare. Per quanlo consolanti fossero i frutti di quesle paslorali falichu, spesso peló non erano che effeltí d" un movimento passeggiero. Pensó il pió prelato pertanto al modo, onde assicurarne un frulto durevole, e perció non ignorando egii da una parte, che gli ecclesiastici preposti al!'¡inmediata cura de' popoli constituiré dovevano la pielra angolare, su cui fon dar doveva il suo grande edifizio, e scoprendo dall'allra quanlo il clero della nostra provincia fosse sprovveduto di quelle qualilá, che richiedonsi a reggere una comunitá di uomini, e di cristiani, conobbe egli la necessitá di erigere solto i suoi occhi un seminario chericale, in cni la gioventii destínala per la chiesa ricevesse una educazione alta a formare de' curali capaci e degni del loro grave incarico. Deesi ammirare il coraggio, con cui l'arcívescovo s'accinse a quesla importante e dispendiosa impresa. Con tenuissími mezzi fece nel piü conveniente sito della cilla acquislo d'uno spazíoso terreno, e diede principio alia fubbrica. Ollenne dalla ducliessa vedova a) Quesla letlera k Ir alta dalla ahina degli Allems austriaci scrilla daU'abbate Girolamo Guelmi. 236 isto ni a di Siivoja («) oltre una generosa s anima di danaro un capitale di lienta mila liorini per la educazione di tredici alunni. L' imperadrice regina accordogli una collelta da' risparmí delle cliiese di lutta la diócesi, ed assegnù il mantenimento per sei cliierici di quella di Trieste. In line tutti i parrochi concorsero con un dono gratuito alio stabiliineuto di questo istituto. Alie premurose sollecitudini dell' arcivescovo, ed alie generali brame di tutti i diocesani, i soli gesuiti si erano opposti. Cosloro, ch' erano già in possesso d' una dispolica autorità per tullo quello, che avea rapporto alia pubblica educazione, con occhio d' invida gelosia riguardavano una istiluzione, la quale col bu^ji sistema della interna disciplina avrebbe poluto fare scorgere i vizi del seminario verdenbergico da essi direlto, e con un nuovo tnelodo d' istruzione metiere in vista l'aridezza degli studi, e la vacillante morale delle loro scuole. Non potendo eglino impedire lo stabilimento d'un nuovo seminario, cercarono almeno di porvi delle restrizioni,le quali impedissero qualunque scossa delle loro massime parlicolari. La società godeva ancora bastante potere in corte, onde sollomettere aU'ambiziose sue mire il nuovo istituto, ed ottenere un sovrano decreto, il quale ordinasse, che nessuno potesse essere ammesso nel seminario senza aver termínalo il corso degli studl nelle loro scuole, e ricevulo l'ordine del sacerdozio. L'arcivescovo, senza lasciarsi disturbare da queste molestie, apre il nuovo suo seminario ; vi introduce coa solennilà alia presenza del pubblico rappreseutante conte Giuseppe Maria di Auersperg e di un gran concorso di spetlatori i suoi giovuni chierici (6); e rende memorabile il suo nome con un istituto degno dell'apostolico suo zelo. Ricevelte questo seminario non solamente lin che visse il suo ¡slitutore di giorno in giorno maggiore incremento e solidità; ma lu ancora dal suo successore considéralo come la poraose piii distinta del retaggio del primo arcivescovo. Ad esempio di questo impiegô riguardevoli somme, onde ampliarue la estensione. Gli allievi di questa casa sparsi ormai per tutta la diócesi debbono coniprovare, se l'educazione, che vi ricevettero, fu conforme alla santità dello stato, a) Maria Teresa principessa di Lichtenslein rimasta vedova di Emanuele duca di Savoja. b) 1¿ omelia, che disse in questa occasione /' arcivescovo, fu data alia slarnpa in Gorizia da Giuseppe Tommasmi stampatore arcivescovile. ciii si destiuarono ; se 1' islruzioue fu adatta a far loro conoscere I' importanza del poslo di cúralo, che sostengono, e a renderli capaci di adempirne i doveri ; se lutli i superiori ebhero le qualité necessarie a formare «legli ecclesiastici degui ; se in questi medesimi superiori lu depositata quella parte di polere, senza cui l'autorité diviene sterile ed inefficace; se il santo desiderio del buon pastore fu soddisfalto ; se finalmente il clero, che invigila a' giorni nostri sopra trecento e piii mila anime sia diverso da quello, che trovo I' arcivescovo nelle prime visite della sua diócesi. Si produrrebbe al piü una cronaca, se ci contentassimo di riportare i soli fatti ; dalla storia si esige che ultre i fatti accenni gli effelti, che ne derivarono. Meutre il nostro primo arcivescovo segnalava il suo zelo e la sua sollecitudine in formare il clero secolare della sua diócesi, i pubblici provvedimenti erano diretti alia riforma del clero regolare della raonarchia. I gesuili soli padroni delle cattedre nelle pubbliche scuole facevano una specie di monopolio d'una caltiva filosofía, d'una vaga morale, e d'una inuiile teología. II metodo introdotto negli studi delle pubbliche université dava regola a quelli de' chiostri, colla dilt'erenza, che i regolarí consideravanli come accessor! in tempo, che i gesuiti ne formavano per istitulo il principale oggetto. Mella riforma degli studi tentata tiell'anuo 1752 si ebbero in vista le private non meno, che le pubbliche scuole. Tutti gli ordini regolari per sovrano copiando inviaroqo alcuni religiosi della loro provincia all'université di Vienna per apprendere il greco e 1' ebreo, come única chiave delle teologiche discipline. Ritornarono i frati colla conoscenza di due, nuove lingue alie loro provincia, senza che fosse dato loro l'óccasione di propagarle fra altri confratelli. È vero, che a due cattedre nelle nostre université furouo in questa occasione destinati professori non gesuiti ; che al clero regolare fu prescritto il servjrsi de' medesimi libri, ch'erano in questi accettati, escludendo pon altra legge da ogni beneficio quegli ecclesiastici, i quali non riportassero I' attestazione de" loro studi in una della auslriache université; ma non cangiaudosi con queste disposizioni il sistema degli altri pubblici giunasi, e dimentica ben presto la stessa corte dell ultimo ordine, i provvedinunti non furono bastanti ad eccitare nel clero regolare quella emulazione, ch'era necessaria per sradicare l'ignoranza, e l'ozio impossessatisi da gran tempo de' loro chiostri ; ed j benefizî si conferirono senza riíletlere alia capacité de' concorrenti. La soppressione de' gesuili risveglio il genio protettore dellu cultura e delle scienze. II nuovo metodo degli studi di filosofía p di teología prescritto ed inlrodotto nelle pubbliche scuole della monarch!», servir doveva ancora di regola per gli sludí privati de' claustrali. I,e premure di Maria Teresa su questo oggetto erano si generali, che altaccavano di fronte la rozzezza, e 1'ignoranza in tulle le classi de' suoi sudditi. Si preserisse al clero regolare d' introdurre nelle loro comunila lo stesso metodo, ch' erasi osservato ne' ginnasî e nelle université pubbliche, e di servirsi de' medesimi libri, che da queste erano prescelti e adottati. Ordinossi che i regolari non potessero slabilire i loro studi se hon ne' conventi siluati in una delle ciltà, dove esislesse una université o un ginnasio, sottoponendo questa parte di disciplina all' immediata dipendenza degli ordinär! diretlori, e decani di filosofía e di teología. Comandossi, che i religíosí destinati lettori dall'ordine dovessero presentars! all'esame de* pnhblici professori, e non potessero occupare il nuovo impiego senza riportare gli attestali della loro sufficienza. tíli stessi candidat! per gli ordini sacri furono sottoposli al pubblico esaine, pr>ina di presenlarsi a quello de' vescovi. Sopra tutto meinorabile è il sovrano decreto, onde l'imperadrice regina abilitô tutti i regolari, eccettuatine quellt degli ordini contemplativi, a tutli i posti delle pubbliche scuole dagli elementi della grainatica sino alie discipline scientificlie, eccilandoli a rendersi abili a secondare le materne sollecitudini, ed a promoveré la cultura delle scienze nella nostra nazione. E perché le sovrane intenzioni non andassero infruttuose, delnse non venissero dagli antichi radicati pregiudiz!, e da uiia stupida e maliziosa conlravvenzione tante salutari leggi, rinnovô Maria Teresa l'antica prammatica, per cui si esclusero i forestieri dall'uffizio di superiore in qualuuque comunila religiosa. Ma tullo ció non fu bastante a bandire dagli ordini religiosi il superslizioso rispetto per le anliche loro pratiche. La scioeca considerazione per gli scartafacci scolastici de' passati lettori, e I' implacabile odio accompagnato da una quasi furibonda persecuzione de' capi verso quel religioso, che avesse voluto distinguersi col suo naturale discernimento, furono un ostacolo insuperabile a qualuuque riforma del clero regolare. Tollerandosi sino all'anno 1783 gli slud! particolari ne' chiostri non si fece che dare occasione a! clero regolare di renders! colpevoli di disubbidienza, e forse di aver indotti ed i governi, ed i vescovi a trascurare i loro doveri. Giuseppe II «oppresse quello, che in vano l'augusta sua madre cerco di riformare; e diresse lutte le sue cure alia riforma del suo clero secolare. (¡innovó questo princip« la legge, la (piale vietnva di conferire i benefizî ad altri, che a quegli ecclesiastici, che avessero riportato I"atiéstalo di prima classe negli studî teologici ; ordinô che nessuno riccvere potesse gli ordini sacri senza aver terminato il corso teologico; prescrisse che nessuno possa aspirare a un canonicato, senza essersi jinpiegato pel corso di anni dieci nella cura delle anime. Non ¡gnorava I' imperadore che questi e molli altri si mili provvedimenti sarebbero riusciti infruttuosi, qualora tutto ció, che aveva relazione colla riforma del clero, non concorresse con eguale premura alie sue niire. Da' seminarî de' chierici sparsi in lutte le diócesi 11011 potevasi ¡ispettare quella uniformità di doltrina e di principi, dietro la quale desiderava di modellare il clero della sua monarchia. Quindi determinossi di uniré lutte le case chiericali in seminarî generali direlti (la superior!, ch' egli destinava ad occupare le sedi vescovili, e di consolidare in tal guisa il suo sistema ecclesiastico. Assegnalo pel nostro clero il general seminario aperto in Gratz, e ridolto quello, che esisteva in Gorizia, ad uso della soldatesca, destinossi il convento de' padri carmclitani per quegli ecclesiastici, che usciti dal seminario generale dovcvano prepararsi con esercizi pralici alla cura dell'anime. Ognuno vide, che il concenlrare (uiti i fondi divisi in più luoglii, ed amminislrali da piü persone, riunirebhe in sé de' vantaggi, che le case disperse nelle diócesi non possono conseguiré. Giuseppe II morí senza vedere i fruUi delle sue creazioni. X. Instil tizione d'un capitolo di dame in Gorizia. Le Ieggi disciplinah pubhlicate sotto i regni di Maria Teresa e di Giuseppe II pel clero regolare sarebbero hastate, se non ad estirpare, a diminuiré certamente le comunilà religiose. Gli anni prescrilti pe' voli, e gli studî soppressi ne' chioslri difficoltato avrebbono per sé l'accettazione di nuovi candidati ; il metodo di vita nel presente secolo introdotto doveva altresi deviare le donzelle dall' abbracciare la vila monastica si poco analoga alia prima loro educazione : ma lo spirito determínalo di Giuseppe volle in un solo colpo schiantare la pianta dalle radici, impaziente per lo più di veder appena concepute anche eseguite le sue idee. 240 IS T 0 RI A Per quanlo pronle e precipitóse si seguissero nulla nostra provincia le soppressioni de' conventi e monasteri, il pubblico vide con occhio indifferente e tranquillo le trasformazioni, clie fecero le case religiose e le persone clie le coinponevano. Le collette spesso a forza d'importunilà ritratte cessarono, ed il contadino trovossi dispénsalo dali'esercitare una libéralité, che aggravava alle volte la sua indigenza. Poclii religiosi disposti ne' villaggi per la cura delle anime compensavano forse la perdita d'una intiera comunità; ed il piccolo numero delle cliiese, clie couseivossi fra la distruzione di parecchie, era sufficiente pei sacri esercizi della nostra religione. Le stesse monache restituite al secolo non eccitarono nell' animo delle loro famiglie quel sentiinento d' iuquietezza, che doveva nascere dal vederle malcontente della loro nuova situazione. Ad onla di tutto ció aveva la nobiltà goriziana de' motivi di dolersi, che la corle senza esaminare lo spirito, che diede origine a qualcheduna delle nostre comunità, soppriinesse senza distinzione tulle quelle, ch'erano dalla regola generale condannate all'abolizione. Gli atti di supériorité, che gli stati provinciali esercitavano sopra il convento de' padri di s. Francesco di Gorizia, autenlicano gli antichissimi dirilti non solo di pubblica tutela, ma ancora di privat» propriété, e di libera disposizione, ch'essi avevano sopra i medesimi. Dalla volonté e dall'arbitrio loro dipeudevano l'accettazione de' novizí, la nomina del guardiano, e le rególe riguardanti l'interna economica, e religiosa disciplina di questa casa (o). Nella cliiesa di que' padri tenevano gli stati le loro soleuui funzioni, ed il pulpito di quella era destinato a' predicatori col pubblico danaro pagali. Vedevar.si ancora verso la melé del secolo nella vecchia chiesa le tombe e le inscrizioni sepolcràli de' principal! casati del paese ¿bnservateci dalla diligenza d' un religioso (6) : tullo finalmente comprova, che la nobiltà goriziana non riguardava quella comunilà, che come sua appartenenza, di cui disponeva a vantaggio de' suoi concittadini e del pubblico suo decoro. Ma avendo trascurato gli stali 1' esercizio di molte prerogative, e rinunziato ad allre convenzioni seguite fra essi, e l'ordine stesso, dopo l'aggregazioue del convento alia provincia della а) Vedi Vol. I. pag. 2 76. б) 11 padre Angelo Kocher, che fu provinciale e guardiano parecchie .volte in Gorizia, descrisse tutti i monumenti che er ano nella vecchia chiesa in un libro, che trovavasi nel convento in tempo della soppressione. Stiria («), sarebbe stato difficile il ricuperare i passati dirilli, e far dirigere i proveiili di questa casa religiosa a benefizio ed utilità comune del paese. Piü precise e più determinate erano le ragioni, cbe la nobiltà goriziana aveva sul inouastero di s. Chiara in Gorizia. Essa lo riguardó costantemente come una sua proprietà lasciatale in retaggio da1 suoi anteuati. Oltre che l'origine di questo era di più fresca data, il collocamento, che le donzelle nobili vi trovavano, richiamava costantemeute a memoria lo spirito della instituzione di questa comunilà. Abbiamo nel precedente secolo veduto, con quanta premura e con quanto zelo gli stali provinciali secondarono i saggi suggerimeuti del loro capitano Giovanni Sforza di Porzia intorno l'erezione di questa casa (6). Il inouastero fabbricato a spese della nobiltà, i beni di fondazione disposti da' testatori a libera disposizione degli stati, la condizione da questi prescritta, la quale ristringeva l'accettazione delle novizie nelle figlie patrizie del paese, formavano tanti titoli, onde dimostrare i diritti, che lo stato nobile aveva sopra i fondi di questo monastero. Esposta quindi a nome degli stati provinciali da' due deputati (c) la serie delle cose, che accompagnarono dal suo principio lo stabilimento di quesla coniuiiilà religiosa, e 1' intenzioue, che i nostri maggiori ebbero in promoverla, ed in condurla col sacrifizio di tanto danaro al suo termine, supplicarono Giuseppe II di destinare le rendite del monastero di s. Chiara, cousiderate sempre dagli stati coiné un patrimonio lasciato alie nobili donzelle del paese dagli avi loro, per la fondazione d'un capitolo di dame in Gorizia, ad esempio di altri simili instituti accordali da Cesare in altre provincie (d). La inslanza non parve al ministero nè bastantemente fondata per secondarla, nè talmente destitula di prove, da rigetlarla. Gli stati ricevettero l'ordine di porre in più cliiaro luine le loro ragioni, e di comprovarle con docuinenti autenlici lion soggetti a venina eccezione. Benchè il secondo ricorso presentato in corte da' medesimi deputati non conlenesse, che que' medesimi fondamenti, che furono adottati nell'antecedente ; un ordine diverso perö nell'esposizione dei fatti, e la maggior fede, che l'aulorità del nostro governo diede agli atti in quella prodotti, ebbe il desiderato efletto. Giuseppe II mosso a) Vedi Vol. II. pag. 264 e Vol. III. pag. 225."* b) Vedi Vol. II. pag. 273. c) Antonio conte di Alterns di s. Croce, e Carlo Morelli. d) In Lombardia, nella Stiria e nel Tirolo. Vol. III. 16 dal suo spirito di equita accordó i capitali riscossi il.ilia ve;idita dei fondi del soppresso monastero di s. filiara, a favore d'una fondazione per le fanciulle nobili del paese, con ordinare nel medesimo lempo di presentargliene un piano, ed avendo gia prima disposto della fabbrica del monastero assegnó con altro decreto in compenso di quello la casa arcivescovile colle sue adiacenze sitúale nella cittá di Gorizia. Benché in questo spazio di tempo si fossero tenule intorno a qnesto oggetto due sessioni presso il governo di Trieste, alie quali intervennero due de' nostri patrizt (a), non fu nulla deciso di positivo intorno airaccettazione delle caudidate, e alie rególe dell'instituto; e Ginseppe II mori prima, che la patria avesse avufa la «oddisfazione di veder messo in ehiaro lo stato della faeolla deslinata a questa fondazione, che sará un eterno monumento della sovrana beneficenza. Berti ecclesiastici. In nessuna parte deli'interna pubblica amministrazione fnrono le massime più stabili e ferme che in riguardo a' beni ecclesiastici. Aile antiche premure di porre de' limiti a' sovverchi acquisti di beni immobili, si aggiunsero sotto Leopoldo I nuovi provvedimenti per la conservazione di quelli che trovavansi già nelle mani morte. Le slreltezze di danaro, in cui Irovossi queslo imperadore nella guerra d' Ungheria, dovevano suggerirgli gli espedienti, che lo stalo poteva avere nelle opulenti possessioni di molli ecclesiastici. Fino dall'anno 1664 fu ordinata una specificazione di tulte le rendite delle comunilà religiose, de' benefizî ecclesiastici e delle chiese. Queste massime presero sollo il reguo di Carlo VI maggiore consistenza. Si formé un nuovo cataslo di tutti i beni e di lutte le rendite di tal nalura; a) La prima si tenue nell' anno 1786, dote comparée Ottavio barone Teru e Troilo Conti, ed alla seconda tenulasi il di 22 maggio deU'anno 1787 intervenue il medesimo barone Terù, ed il conle Nicolo d'Altems. e si slabilirono pochi auni dopo in Gratz speciali commissar! coli' ¡ncarico d'invigilare non solamente alia conservazione delle rendile, nía ancora alia buonu economica loro amministrazione. Molti allri provvedimenli i'urono indi prescritli, perché i governi polessero avere |a piü esatla informazione de' beni ecclesiastici, e per facilitare il rendimento de' conti, che da' ministri dovevasi presentare. Le regule di Carlo VI perdeltero ben presto della loro forza. ] commissar! stabiliti in tíralz «rano inoltre Iroppo lonlani per poler esercitare con elfetlo le loro incumbenze nella nostra provincia. Alaria Teresa risvegliô gli anteriori, e fece de' nuovi provvedimenti. Falta una nuova disposizione, accoinpagnala dallo stato passivo di ludí i beni ecclesiastici, che servi di regola a tulte le susseguenti ordinazioni, si nominarono in diversi Inoghi della provincia dei commissar!, i quali unilamenle a' parrochi accudissero ne' rispettivi loro distrelti til" economía de' proventi delle chiese. Infiniti sono gli ordini, che seguirono tanto su' beni e snlle rendite delle chiese, (juunto su quelle de' beneiiziat. e delle comunità religiose sotto il regno dell'imperadrice regina: dispensaiidocí dall'annoverarlí tutti, ci contenteremo d¡ addurne due, che meritano lutta la consideraïione, e che diedero forse nel susseguente regno la prima mossa alia goppressione delle comunità regohiri. Fu prescritto che i capital i delle chiese fossero levati dalle mani de' privati, ed investiti sui fondi pubblici ; e che i beni delle medesime fossero venduti, ed il danaro riscosso nel modo medesimo assieurato. Su quesla liase fondo Giuseppe II il suo piano intorno a' beni ecclesiastici. Si insistetle con reiterati comandi per l'esecuzione dei meiitovati due decreti sotto Maria Teresa non eseguiti ; nuovi e particular! ordini sortirono per indagare ed esaminare le rendite si de" benefiz!, che de" couventi e monasteri esistenti nella provincia. Gli ordini, i rapporti e le specificazioni, che si ricevettero e si diedero in riguardo a questo oggetto, formavano una delle principal! occupazioni del nostro governo ; e tennero perpetuamente in moto i parrochi, i beneliziati, èd i superiori delle comunità religiose. Si conip't finalmente l'opéra colla soppressione di tre monasteri di donne, e di qualtro couventi d'uomini (a), colla abolizione di lutte le fraternité, a) Non si annocerano qui i due concenli de' cappuccini di Cornions e dt üradisca, tiene he le chiese ed i conrenti colle loro piccule pertineme /'ossero sluti, come in tulle le alli e comunità soppresse, eijuulmente venduti. e colla vendita di tutti i belli, delle fabbriche e delle stesse cliiese iinpoverendo la nostra patria nel corso di qualtro anni della soinma di trecento e piü mila fiorini ricavati dal nostro seno, e trasportati fnor di provincia con gravissimo nostro danno. Si manclierebbe a I j>oi (155ö) lo stesso re Ferdinandu avevalo destinato a compilare in coinpagnia di Martino ßondonario prevosto del capitolo (Ii Vienna il patrio nostro statuta : nia prima di porre mano all'opera mori in Gorizia. Nella vecchia cliiesa di s. Francesco, dove fu seppellito, vedevasi la sua lapide sepolcrale colla seguerite iscrizione : Il Y E Ii O N I M 0 DE ATTIMIS PATRI OPTIMO, ATOüK ÍNCOMPARABILI PIENTISSIMl Fi Lil POSÜERE. (a) tO 11 pudre Angelu Kocher dali' ordine de' minori conrenluali c Itisciö m un manuscrillo lulle le inscriz-ioui sepolcrali, chu Iroransi nella tecchia chiesa da! sao conréalo. Giacomo di Atteins. Nacque Gincomo di A:tems (1526) da Girolamo, di cui abbiamo fallo onorata memoria, e da Caterina di Orzon. Fu quesli uno de' più rispeltabili tra' nostri ciltadini di quel secólo. Girolamo di lui padre cerco di Irasfoudere le sue qualité nel figlio. Francesco di Khevenhüller fa l'elogio di lui ne' suoi aiinali di Ferdinando II. II barone Giacomo Adtimo di Atteins coraggioso ed esperto signore si distinse si nella sua giorentù, che ne' susseguenti anni e in corte, e cu' militari suoi serrigi. l/arcidnca Cario liglio di Ferdinando I non solo lo creo ( I 565) suo consigliere, ina noia'nollo ancora capilano di Gradisca. Un costante ed inviolabile rispetto per le leggi, ed un sentimenlo delicalo per la giuslizia ne diressero tulle le azioni. Scelse egli in questo incarico per suo vicario civile Girolamo Garzonía, clie fu uno dei più celehrí uomíni legali della noslra patria ( trattare. Non bísognava a fondo conoscerlo per istimarlo ; ma bastava rederlo, ed udirlo. L'arciduca lo Iasció in Ferrara sotto il pretesto di aspettare la spedízione delle bolle del suo vescovado, ma realmente per attendere a' suoi sovrani interessi. Si diporló si nell' una che nell'allra cosa con sommo onore. Sosteune avanti il pontefice l'esame per la dignilá vescovile, ed indi (16 agost. 1598) nella cliiesa delle monache del Corpusdomini dal cardinale Pallavicini, dal patriarca Barbaro, e da Girolamo di Porzia vescovo d'Adria e nunzio apostolico presso l'arciduca Ferdinando fu consagrato. a) Vincenzo Scussa canonico di Trieste j>one qnesla morte nelle sue memorie di cronologia di quella citlà all anno 1598. DELLA CORTEA Dl GORIZIA. 263 Non si puô desiderare in un ecclesiastico più amorevolezza, più benigni'à di quello, che aveva questo prelato. Non conoscendo altro bene, che quello de' suoi conciltadini, non senliva travaglio, elle dei travagli altrui. Il miserabile con discerniniento da lui soccorso, l'alllitto consolato, T ¡11110ce117.ii protetta, il mérito sostenuto erano que' trionfi, cli'ei riportava dal pastorale suo incarico, e del crédito, che godeva alla corte. Un'auima ben falta dee ancora a' giorni nostri amarlo e venerarlo. Benchè questo benemerito vescovo fosse cotanto utile, e per conseguenza necessario alla sua diócesi, Ferdinando non polè per molto tempo da sè allontanarlo. Il pio principe sacrilicava al bene di una porzione de' suoi sudditi la sua particolare inclinuzione ; ma forse non conveniva posporre l'utile dello stato al vantaggio di pochi. Quando trattavasi d'un aflare, il quale avesse qualche rapporto colla corte di Roma, occorreva sempre il consiglio e spesso anche la persona di lui. Certe differenze nate fra la città di Argentina e Ira il vescovo, ed il capitolo, ed altri oggetti di 11011 minor importanza costrinsero Ferdinando a spedirlo ( 1003 ) la seconda volta a demente VIH. Noil meno siiddito alfezionato al suo principe, che ministro alieno da ogni durezza dopo un soggiorno di otio mesi in Roma ritornô con aggradiinento d'amendue le purli. Uguale esito ebbe (1607) la sua legazione in Ispagna, dove fu inviato per trattare il matrimonio dell'arciduchessa Maddalena sorella dell'arciduca Ferdinando col principe di Toscana. L'ultimo importante incarico, ch'ebbe il nostro vescovo di Trieste, fu la sua spedizione a Milano. Egli vi fu inviato per indurre quel governalore don Pietro di Toledo a rivolgere le truppe spagnuole contro gli slati della repubblica di Venezia in Lombardia, onde indebolire le forze, ch'essa teneva in Friuli conlro Ferdinando (a). Superfino poi crediamo il ripelere le commissioui ch'ebbe in patria, delle quali nel corso della nostra istoria si ebbe occasione di favellare. Trovandosi nell'anno 1620 in qualitádicommissario di Ferdinando alia dieta de' nostri stati provinciali, si anímalo, e mori questo prelato della sua cliiesa, del principe e della patria ugualiuente benemérito nel convento dei padri di san Francesco in Gorizia. II cadavere fu trasportato per sua disposizione (A) a Trieste, e sotiérralo nella cappella di s. Cario a) Vedi Vol. 11. pag. 50. It) ¡I suo testamento fu notato in Gorizia il di 25 agosto 1620 nel convento de' padri di san Francesco. da lui eretta in quella cattedrale, dove vedesi incisa in pielra la seguente memoria: AD . MAJOREM . DEI . GLORIAM . ET . PERPETUAM . MEMORIAM . ILLUS. ET . REVERENDIS. B. URSINI . DE . BERTIS . EPISCOPI . ET . COMITIS . TERGESTINI , QUI . OBIIT . ANNO . DOMINI . M . D . C . X. X. ET . IN . HOC . SACELLO . OSSA . SUA . REQUIESCUNT . IN . PACE . Giovanni Biavi. Noi seguiremo Giovanni Biavi da' suoi natali insino alia sua morte ; e dagl' incaricbi, cli' ebbe, dagli a lia ri, che maneggió, dalle opere, che scrisse, e da tutta la sua condotta ne dedurremo le pregevoli qualité. Da Giuseppe Biavi e da Borosa Claricini nacque il nostro Giovanni in Cervignano il di 26 febbraio dell'anno 1684. Ricevette nelle scuole de' gesuiti in Gorizia le prime istruzioni, e terminala in patria la filosolia passé (1705) a Vienna per attendere agli studî teologici. Da Francesco Ferdinando Rumel vescovo di Vienna fu (1707) consagrato sacerdote; e finito il corso di teología portossi in Cracovia, dove ottenne (27 giugno 1711) la laurea si delle teologiche, che delle filosoflche discipline. Dalla casa del principe Alessandro Lubomirski, in cui dimoró (nel 1714) come segretario, entró in qualité di audilore presso monsignore Spinola nunzio apostolico in Polonia. L'auditore del Nunzio non dimenticossi di essere suddito austríaco. Spettatore de' maneggi, onde il partíto francese eccitava in quelle contrade gli animi contro la casa d'Austria, seppe mantenere col barone Tiepold residente imperiale in Varsavia colla maggiore destrezza una non interrotta corrispondenza, comunicandogli tutti gli andamenti segreti della Francia, diretti ad accendere il füoco della guerra in Ungheria; e dando anche spesso col mezzo del padre Granelii confessore della vcdova imperadrice Amalia immediati ragguagli ai ministri della corte di Cesare. Dalla Polonia fece F ahílate Biavi nell' anno 1721 ritorno in Vienna, dove il cardinale Michele d'Allan lo ricercó per suo segretario In tale qualitá accompagnó egli il porporato a Boma ed indi a Napoli; ed il conté Luigi di Ilarrscb, clie succedette nella dignitá di viceré ¡il cardinale, lo trattenue alia sua corte col titolo di consigliere. L'imperadore Cario VI, per ricompensare i servigi prestatigli dal Biavi in Polonia, avevagli al passaggio di lui per Vienna (1721) fatto assegnare una pensione di quattrocento fiorini; e la s. Sede mostraudosi nulla men grata verso di esso assegnogli poclii anni dopo (1728) un uguale annuo provvedimento. Era generalmente il suo crédito tale in Roma, che conseguí (29 marzo 1732) per sé e pei suoi nipoti la dignitá di patrizio romano. Molta pratica ne' pubblici affari non fu il solo pregio del nostro cittadino. Era egli ancora studioso delle belle lettere. In Firenze fu ricevuto membro di quella accademia, e F Arcadia di Roma lo distinse col nome pastoreccio di Fiorillo Cromonio. Coltivó dalla sua gioventü la poesia, e diede all' etá di ventinove anni alia luce il dramma intitolato: Fulvia (o), ch'egli dedicó alFimperadore Cario VI. Le sue serie occupazioni in Napoli non lo distolsero dal suo genio pella poesia. NelPanno 1722 pubblicó in Roma Coro sua tragicommedia (6), e nel susseguente "anno in Napoli Polinice tragedia dedícala al cardinale Pietro Ottoboni, ch'egli probabilmente avrá scritte in tempo della sua dimora in Polonia. V' ha un' altra sua tragedia intitolata: La morle di Cesare, cli' ei dedicó al cardinale Angelo Cienfuegos, di cui non sappiamo né I' anno né il Iuogo, in cui fa stampata. Finalmente nelPanno 1722 comparve in Napoli un volume in quarto delle sue rime (c). Colla partenza del conté di Harrsch lasció (1733) anche il Biavi 1' Italia, e ritirossi in Cervignano Iuogo della sua nascita. Benché gli fosse stata esibita la parocchia di Lucinico, la ricusó, <*. preferí lo studio e P educazione de' suoi nipoti alie rendite non piccole di quel benelizio. In questo suo ritiro scrisse la istoria dei fatti accaduti in Europa "dalPanno 1700 all'anno 1732, che conservasi manoscritta in due grossi volumi nelle mani de' suoi eredi. a) Stampato in Venezia neWanno 1714. b) Dedícala al cardinale d'Altan. c) Colle stampe di Gennaro Muzzo sotto il titolo: Le rime del signor abbate Giovanni Biavi, .divise in due parti. Vol. 111. 17* Mori Giovanni Biavi in Cervignano nel (îi 12 agosto deíl'anno 17 55, e fu seppellito nella cliiesa parocchiale di delto luogo. Giovanni Battista Bosizio. Non m'aecingo qui di far l'elogio di un uomo elevalo a sublime grado, uè d'un guerriero, che abbia avuto favorevoli occasioni di porre in vista i suoi militari talenti, o la sorte di salvare lo stato dalle rovine de' nemici ; trattasi in questo luogo di far onorevole memoria di un cittadino, il quale scella la professione la più benefica all'uman genere, ebbe non solo tulte le qualità necessarie per esercitarla, ma ancora tutta quella interna soave disposizione d'animo, ch'era atta a compirne i doveri con esemplarità. Quanto è facile, che il nome d'un uomo di sommo mérito per la poca attenzióne, che si presta alie azioni umane, vada in eterna obblivione I II volgo che non suole esser colpito che da fatti strepitosi, si accorge appena di que' inovimenti tranquilli, che accompagnano la vita regolata d'un cittadino, il quale sacrifica tutti i giomi délia sua vita con indefesso zelo ed amore a pro della patria e de' suoi concittadini. Giovanni Baltista ' Bosizio è quell' uomo, a cui la patria è in obbligo di lasciare un monumento della sua gratitudine. Nacque questo cittadino in Gorizia nel di 14 novembre dell'anno 1673 da Lodovico Bosizio e da Catarina Cesare. Educato nella sua prima gioventü nella casa paterna sotto gli occhi de' virtuosi suoi genitori, ricevetle i primi semi di tutte quelle virlù, che non l'abbandonarono in sin che visse, e le nozioni altresi di umanilà e di filosofía. Indi passô a Padova per lo studio della medicina, dove nelP anno 1694 oltenne la laurea dottorale. Tenninati i suoi sludî nell' université di Padova, e falto il corso pralico della sua professione, Trieste cbbe la sorte di ottenerlo in qualità di medico nell'anno 1698. II nome che il giovane nostro cittadino si fece in quella citlà sparsesi ben presto nelle vicine provincie. II regno di Croazia lo volle per suo principale medico ; la provincia del Cragno ricercollo col mezzo di Francesco de Leo uno de' deputati di quella provincia, e Giovanni Gasparo conte di Cobenzl allora nostro capitano ebbe P incarico di offerirgli il posto di medico delP arciduchessa Marianna figlia di Leopoldo I destínala sposa di Giovanni V re di Portogallo. Posposle tante generóse offerte, che promettevano al Bosizio deglí eniolumenti, ch' egli in verun modo non poteva sperare in patria, accettô in preferenza in Gorizia il grado di primario medico, che glí stati provinciali con decreto nel di 4 agoslo deH'anno 1706 ofierirongli. II dono, che fece questo cittadino della sua persona alia patria, fu superiore a tullo ció, che la patria avrebbe poluto fare per «sso ; nía l'amore ch"egli conservo pe' suoi concíttadini, e l'interna persuasione, che aveva il Bosizio de' vantaggi, che Gorizia trarrebbe tJa' suoi servigi, lo determinarono ad un partito, che palesa una bouta d'auimo degna d'esser proposta per modello della più rara virtù e di vero amor della patria. Benchè avesse il Bosizio físsato il suo domicilio in Gorizia, la sua fama oltrepassô anche i limiti delle circonvicine provincie. Dopo le morti successivamonte seguite in Gratz di due medici (a) fu invítalo ad occupare que' posti con particolare letlera scrittagli da Ignazío María conte d'Attems presidente del consiglio arcano in Gratz. 1 molli consulti poí, e manoscritti, che si couservano depositati nelle mau de' suoi eredi, che contengono il parere di lui sopra quesíti ed esposizione di malatlie speditegli dalle università d'Italia, e Gerinania e da altri valenti uoniini, farebbero bastante testimonianza deU'uníversale crédito, che avevasi del nostro cittadino, quando lion dovessimo richiamare a memoria tanti forestieri, illustri ammalati, che qui vennero per consultarlo, e per trovar in esso quell'uomo, che giovamento e sollievo portar potesse alia loro situazione. La confessa d' Altan prima moglie del conte Michele Giovanni d'Altan si fece trasportare in Gorizia dopo aver trovato inefficaci tutti i rimedi da molti valenti medici a lei suggeriti. Se il Bosizio non ebbe la sorte di guarirla dal maie, il morbo dee essere slato d' Índole tale, che ogni umano ajulo rendesse vano. Resta pero tuttavia vero, che la riputazione sua sola inspirar poteva quella general coufidenza, colla quale ricorrevano a lui gli ammalati (6). Noi abbiamo veduto fin ora l'abilità, 1' esperienza e la dottrina v del nostro cittadino nell'esercizio d'una professione, che interessa tanto il genere uuiano, e l'alto crédito, ch'egli acquistó anche presso estere a) Charis e Haisensckmid. h) Tutlo cid che fin ora abbiamo delto di Giovanni Baltisla Bosizio s' estrasse da un suo memoriale preséntalo il di 28 dicembre delVanno 1730 agli stati provinciali di Gorizia. nazioni, come altresi quel attaccamento sincero, ch'egli professo per la sua patria, per modo, che le piü vantaggiose proposizioni e i pió lusinghevoli eccitamenti non poterono mai scemarlo. Ollre la dottrina, che 1'avea renduto famoso nella sua professione, la tempra dell'animo dolce e compassionevole, che prendea parte nelle sofferenze dell'uomo, un' instancabile applicazione nello studiare e penetrare gli arcani della sua arte, furono i doni, onde la provvidenza lo aveva arricchito per soccorrere l'umanità, e per inspirare della confidenza per ricorrere a lui. Quella serenità ainabile, che traluceva unitamente con una serietà, che dimostrava una mente occupata del bene altrui, dava ad ogni suo concittadino il diritto di disporre della sua persona, poichè non v' era ammalato anche dell' ínfima classe, ch' egli rifiutasse di visitare, ed il ricco come il povero, il nobile come l'artigiano erano assistiti con eguale premura ed alfetto. Dopo le dieci della sera sentivasi ancora la sua carrozza di ritorno da qualcuno de' più pericolosi ammalati. Vivono ancora di que' concittadiui, i quali attestar possono, che appunto in quelle ore sedulo a canto del paziente stava osservando 1'Índole e le variazioni del morbo. Quanti non v' ebbe mai di coloro, i quali più dall' inedia, che da lisico incomodo aggravatí ricorrevano a questo carítatevole cittadino onde riceverne quelle amorose carita, le quali sollevar potevano la loro situazione. In una parola il Bosizio sarà sempre un esempio d'uno de' più abili medici, e de' più virtuosi uoiiiini, che la natura sappía produrre. In ricompensa de' servigi da lui prestati alla patria presento il Bosizio nel di 28 dicembre dell'anno 1730 un inemoriale agli stati provinciali, onde implorare la grazia d' essere ascritto alla nobiltà patrizia con tutti i suoi discendenti nella prima aggregazione. Non fu veruno, il quale con piacere non abbracciasse l'occasione di daré una testimonianza di gratitudine ad un uomo, del quale un siinile non si era mai conosciuto. II di 5 Iuglio dell'anno 1735 fu quello, in cui si le brame del Bosizio, che il desiderio degli stati furono compiuti. Mori quosto degno cittadino in Gorizia in età d'anni settantanove il di 19 marzo dell'anno 1753, e fu «epolto nella chiesa parocchiale di Gorizia nel monumento della sua famiglia. Francesco, l'uno de' due ligliuoli da lui nati e da Anna Candida di lui consorte, propago il nome del benemerito genitore. Giovanni Giuseppe Bosizio. L' editore, che promosse la stampa delle Eneidi di Virgilio tradotte da Giovanni Giuseppe Bosizio in lingua friulana, fece precedere all'opera una breve memoria riguardante la vita di questo nostro cittadino. Nacque questi in Gorizia da Urbano Bosizio il di 20 marzo dell'anno 1660. Terminati gli studl di teología nell'università di Gratz fu ordínato sacerdote. L'arcidiacono Sertorio Delmestre lo scelse per cancelliere délia sua curia, impiego cli' egli esercitô pel corso di trenta auni, e ch'ei conservo insino alla sua morte. L'accennata traduzione dell' Eneidi di Virgilio in istile bernesco, stainpata in Gorizia nell'anno 1775 (a), fa testimonianza délia giovialità del suo animo, délia fecondità delle sue idee e délia facilita ne! verseggiare. Esiste ancora una sua traduzione delle Georgiche, la quale avrebbe meritato pel soggetto, che traita, di essere a preferenza colla stampa pubblicata. Sarebbe un defraudare la patria d'istruzioni utili il lasciare seppellita un'opera, elle riguarda la prima e principal arte del genere umano. Il pubblico aspetta questo dono dalfattenzione délia nostra société d'agricoltura. Mori Giovanni Giuseppe Bosizio il di 12 aprile dell'anno 1743 e fu seppellito nella chiesa de' padri di s. Francesco in Gorizia. Pielro Paolo Capello. Sorli Pietro Paolo Capello i suoi natali in Gorizia il di 1 luglio 1694 da Santo Capello e da Barbara Scagnetti. I suoi talenti, ed una vivacitá non comune di spirito fecero si, che terminate in Gorizia Ic scuole d" umanitä, fosse stato ricevuto nella compagnia di Gesii. JNell'universitá di Gratz principió, e terminó il suo corso di filosofía e di teología; ed in Gratz fu dal vescovo di Seccovia Cario Giuseppe di Khüenburg nel di 21 setiembre delPanno 1723 ordínato sacerdote. Abbandonó indi a non molto la sucietä, e portossi in Venezia, dove a) Ua Giuseppe Tonimasini. diede tutta la sua applicczioue alla coltura delle belle lettere, e singolarmente alla italiana e latina lingua. Nell'anno 1730 fu ricevuto membro delP accademia letteraria albrizziana ; e nelF anno 1733 mousignor Zaceo vescovo di Trevigi lo scelse per la direzione del suo seminario. In tempo del suo soggiorno di Yenezia tradusse il Capello le opere del cardinale Cassini dalF italiana in latina favella, le quali furono pubblicate nell'anno 1733 in Augusta (a). 11 patriarca Daniele Dolfino trasse nell'anno 1734 ¡I nostro cittadino dal seminario di Trevigi e lo destinó confessore delle cappuccine in Udine, incarico ch'egli sostenne peí corso di tre anni. Finito tal impiego, venne ricercato di servire in qualità di secretario il principe di s. Croce stato di giá straordinaria ambasciadore della sagra cesáreo e cattolica maestà di Carlo VI, allora imperadore di gloriosissima memoria appresso la s. Sede per la presentuzione della Chinea, a di poi destínalo a sostenere lo stesso car altere peí conclave, diera in quel lempo imminente a cagione deU'etá ortniii decrepita, e della disperata sainte di Clemente XH papa di santa memoria (6). Questo impegno apri al Capello la strada di farsi noto a Giuseppe Maria di Thun auditore di Bota, e ministro incaricato degli all'ari di Maria Teresa. Dimosliô egli ne1 priini giorni tanta destrezza nel maneggio dei pubblici all'ari, che non solo guadagnó la confidenza del ministro ; ma fu anche dopo la parteuza di lui delegato a trattare près so la santa Sede gli allari della corte di Yienna, dalla qua le oltenne nel medesimo tempo un canonicato d'Aquileja, di cui nel di 10 agosto del!'anno 1741 preste possesso col mezzo di un procuratore. E sebbene non è stato molto tungo tempo, cotivien ripigliare in questo le parole della citata memoria, in cui il canonico Capello ha servilo in Roma la cesarea regia sua corte, pur nondimeno, chi ben rißetteva alle scabrosissime circostanze, che hanno accompagnato il suo servizio, cioe d'un conclave', che è dur ato mesi sei; della 'morte di Carlo VI imperadore, che ha prodotte tante e poi tante funestissime vicende ; della dieta di Francfort per la elezione di un nnovo Cesare; delle guerre e in Italia dagli Spagnuoli, e in a) Dallo stampatore Martino Veith. bj Memoria de1 servigi prestati alia imperiale e regia corte da Fierpaolo Capello canonico d' Aquileja. Questa memoria fu stampata e se ne trova un esemplare fra i manoscritti raccoUi dal dcfunto abbate 1). Francesco De.grazia. DELLA CONTEA DI GORIZIA. 271 Germania da' Prussiani e Gallobavcri accese ; d'una particolare ben ardua commissione, per cui da sua maestà fu a Roma inviato il padre Agostino Maria da Lugano (o), e nella quale ha il canonico Capello sernito con tulla la possibile assiduilà e diligenza, anche esso religioso per tutti gli ajfari concernenti la medesima ; e finalmente d'innumerabili alli e intricatissime emergenze, dovrà certamente accordare, che nesei anni sopraddetti abbia egli faticato in Roma non per sei anni, ma per altreltanti lustri. Non si dee qui preterire, che il nostro cittadino non solo impiegô il tempo del ¡suo soggiorno in quella dominante negrincafichi della sua corte : ma jn dare ancora saggio delle sue lilosoliche e teologiche discipline, ,Ii cui ricevette nell' anno 1742 nel collegio romano la laurea dottorale. Di ritorno in patria alla melà dell' anno 1743 condusse il Capello insino alla morte una vita regolata ed ecclesiastica. S' egli non ebbe altra occupazione, che i doveri del suo canonicato ed il posto di segretario del capitolo ; non ne segue pero ch' egli non avesse poluto essere scelto ad incarichi più important! : ma egli non trovó in Gorizia monsignore di Thun, che lo aveva scelto in Roma. L" ultima incumbenza ch' egli ebbe dalla corte fu di compilare una scrittura intorno al patriarca di Aquileja, di cui rimangono delle copie inanoscritte col titolo : Confutazione storica cronologica delpalriarcalo di Aquileja (bj. Conservó il nostro cittadino costantemente per la società, in cui visse parecchi anni tutti que' riguardi, che palesar potevano la riconoscenza, ch'egli le doveva. Mori nel di 4 aprile dell'anno 1775 nell'età avauzata di ottantaun anno, e fu seppellito nella metropolitana chiesa di Gorizia. • Francesco Carusa. Nacque Francesco Carusa in Gorizia il di 26 marzo dell' anno 1627. Gasparo Carusa gli fu padre; non ci riesci di scoprirne la a) Per traltare intorno Verezione del tescorado di Gorizia. Vedi Vol. III. pag. 208. b) Trovasene una copia fra i manoscritli del defunto don Francesco Degrazia. La scrittura e data nel di 2 ottobre dell' anno 1748. madre. Questo nostro cittadino fu medico in Lubiana in lempo che un suo fratello Adamo Carusa sosteneva il carico di procurator fiscale in Gorizia. II Valvasor riporta nella sua crónica della Carniola una descrizione scritta da lui dello stato naturale di. queJIa provincia (a). Dà il Carusa in quella conto del clima e de' prodotti del paese, delle malattie, a cui vanno quegli abitanti soggetti ne' dilferenti distretti, e finalmente delle piante ed erbe, con indicarne le proprietà. Non si puô chiamare questo scritto, che al più un piccolo saggio di storia naturale della Carniola : ma il mínimo tributo, che sí presenta alla société, fra cui si vive, esíge la pubblica rícordanza. Caduto gravemente ammalato si fece il Carusa trasportare in Gorizia, colla speranza di trovare nell' aria natale quel sollievo, che non trovava in Lubiana: ma indarno, poichè non visse più di due giorni dopo il suo arrivo. Mori il di 5 ottobre 1688, ed al suo cadavere fu data sepoltura nel convento de' padri di s. Francesco. Francesco Saverio Caucig. Senza la compagnia di Gesù, il nome di Francesco Saverio Caucig non avrebbe ottenuto luogo nella memoria della posterità. Egli si sarebbe smarrito fra la folla di tanti cittadini di talento, i quali per difetto d'istruzione rimangono nello stato naturale di rozzezza. Non si puo porre in dubbio, che il nostro Caucig sia nato nelle adiacenze della città di Gorizia. L'uniformité del cognome, che incontrasi in molle famiglie^ne' vicini nostri villaggi, palesa da nna parte la sua nazíone, ma dali' altra parte sarebbe stala cosa tediosa 1'indagare in tanti libri battesimali il giorno ed il luogo della sua nascita. Uomini, che lo conobbero, giudicano, ch' egli nacque sul finir del passato secolo. Giovanetto fu inviato a frequentare le scuole de' gesuiti; e non tardo a dare a conoscere in quelle una mente piena di applicazione e molla perspicacité d'ingegno : qualité bastanti per meritare di essere ricevuto nella société, la quale pe' suoi rapporli aveva I comodo di fare scella della gioventù dótala di talento e di aggregarla al suo corpo. a) Col tilolo: Parenthesis enconomiasta Carniolae. Il maggior tempo, ch' ei visse nella compagnia, si applicô principalmente alle scieuze matemaliche, e particolarmente al sistema celeste, ed alle nozioni meccaniclie. L' orulogio sferico , che si conserva in Vienna, e che si aminira da' conoscitori, è un' opera, che farà sempre l'elogio del nostro cittadino. L'equatore di questo globo ha un cerchio mobile; la superficie mostra il firmamento, e nel giro di ventiquattro ore presenta a ogni tempo l'attuale situazione del firmamento, cioè Porto e Poccaso delle stelle, il loro passaggio pel meridiano. Colla soppressione della società sparirono tutti que' regolati registri, ch'ella teneva, si in riguardo all'acceltazione de1 candidal!, che alla morte de' suoi confratelli, cosi che dobbiamo ignorare il giorno della morte, come quello della nascita del Caucig. Gian Giuseppe Bonifacio Cecofti. Non ambiva Gian Giuseppe Bonifazio Cecolti, che la cocolía delPordine de' minori osservanli di s. Francesco, ed ottenne la mitra vescovile di Pedena. Nato esso in Gorizia il di 21 febbraio 1697 da Cristiano Cecotti e da Maria Trobiz, e terminate in patria le scuole d'uinanitá, vesti nel convento del Montesanto Pabilo religioso. Dopo aver passati tredici anni nel chiostro, ebbe P incontro di farsi conoscere in Pisino nelP Istria, dal padrone di quella contea Gian Antonio márchese di Prié, il quale lo ricercô dalPordine per suo cappellano. In tale qualilà accompagné il padre Bonifazio il márchese nella legazione, della quale fu questo ministro incaricato da Carlo VI agli Svizzeri. Resosi indi vacante per la morte di Giorgio Saverio Marolti il vescovado di Pedena, la cui nomina apparteneva al márchese di Prié come conte di Pisino, presentossi al ministro P occasione di rimunerare i servigî del suo cappellano, e di dargli un attestato della stima, che questo religioso Seppe conciliarsi con una saggia ed irreprensibile condolía per sedici anni nella sua famiglia. II nostro cittadino fu (1740) negli ullimi giorni della vita di Cesare preséntalo come vescovo : ma solo nel susseguente anno da Maria Teresa confermato. Le bolle pontifizie sono dale nel di 10 setiembre dell' anno 1741. II sulTraganeo del vescovado di liasilea lo consacra in Perantrui coll'assistenza di due abbati ; ed il márchese Vol. III. 18 di Prié non contento di averio elevato alla dignità vescovife, co» generosità s' impegné di portare il peso di tulte le spese. Dopo aver retta pel corso di ventisei anni la sua cliiesa, mori il nostro cittadino nel di primo maggio dell'anno 1765 in Pedena ; lasciando di sé un esempio di ardente carita e d' indefesso zelo. Il cadavere fu seppellito in quella cliiesa caltedrale, dove Ieggesi la seguente inscrizione sepulcrale ; IOANN. IOSEPII. BON'IF AT. CECOTTI . GüRITIENSIS . MINORUM . REFORHATORUJI . EPISCOPUS . PETINENSIS . S. C. II. A. M. CONSILIARIUS . RESTAURATA . SEDE . AMPLIATA . ECCLESIA . PRIJIÜ3I . PATRIAE . ARCUIEPISCOPUM . PALLIO . 1NSIGNIVIT . PRO . DEO . POPULO . ET . CLERO . FRACTUS . LABORIBUS . OBIIT . KAL. MAIJ . MDCCLXV. Giovanni Cobenzl barone di Proseck. Non si pué essere cittadino piii acceso di gloria e ministro più indefesso, ed altaccato al suo principe di quello, che fu Giovanni Cobenzl. Entrato come segretario al servigio dell' imperadora Ferdinando I accompagné nell'anno 1562 il primogénito arciduc» Wassimiliano nel viaggio di Francfort, dove veune incoronato in re de' romani. Bencliè le qualità del Cobenzl anche dagli altri figli dell' imperadore fossero couosciute, si attaccè esso parlicolarmente alla persona deH'arciduca Carlo. Quesla reciproca scelta fa l'elogio del discernimento dell'uno e dell'altro. Dopo la morte di Ferdinando I seguitô il Cobenzl l'arcidnca Carlo in Gralz, dove come un lampo passé a' più sublimi posti di quel governo. Dal grado di cancelliere di corte statogli conferito nell' anno 1568 fu promosso il nostro cittadino alia suprema presidenza della camera, ch'egli unitamente al capitanato della Carniola conservó insino alla sua morte. In queslo ¡ntervalio di tempo oltenne, mancato di vita Giacomo d" Atteins, il capitanato di Gradisca, di cui ¡I <11 (î setiembre deir anno 1590 prese solenneinenle possesso, e ch' ei rinunziô indi a due anni per quello di Lubiana, conferitogli daU'arcidiica Ernesto, amministratore degli slati del pupillo arciduca Ferdinand» e di cui nel di 20 febbraio 1592 con lutte le formalità fu investito. Porto il Cobenzl in tulti i suoi impieghi per coinpagna la virlu, c!ie lo aveva a quelli innalzato. Cosi importanti incarirhi non impedirono a questo ministro il poter prestare lontano dalla corle di Gralz de' rilevanli servigi non solo al suo, ma ancora agli altri principi dell'augusla casa. La sua abililà ed i suoi talenti essendo da tulti conosciuti, tutti cercavano di appoggiare ad esso i più ardui negozî. Non fu delegazione alcuna di qualche importanza da farsi nelle provincie, nè affare di rilievo délia sua corte non meno, che di quella di Vienna, nè Irattalo coll'estere potenze, che non gli fosse stalo affidato, e che non fusse stuto con altreltunto onore terminato, con quanla saviezza da lui diretto. La delegazione, che chiamossi riformatrice fatta daU'arcidiica Carlo nelle qualtro sue provincie per togliere i disordini, che vi erano in lutte le parti dell' interna amministrazione introdolti, fu dal ministro intrapresa, e con nioderazione, e somma saviezza a buon line condolía. Ahbiamo già altrove veduto (a) il tempo da lui impiegato nel prescrivere rególe per l'amministrazione délia giustizia, nello stabilire provvedimenti per la pubblica economía, e nell' intrBdurre l'ordine nella noslra provincia. Negli anni 1575 e 1579 fu spedilo Giovanni Cobenzl dal suo principe in Roma per frailare con Gregorio XIII del modo e de'mezzi di rendere sicure le coste dell'Adriatico dalle molestie e dalle incursioní de' Turchi, e per iinpegnare quel ponlefiee a soccorrere con truppe * e danaro I' Ungheria e la Croazia minacciate dal giogo ottomane. Accomodate nell" anno 1580 le differenze intorno a'conlini insorte nel Tirolo, ira I' arciduca Ferdinaudo, padrone di quelle provincie, che sollo il nome d' Austria anteriore sono conosciute, e fra la repubblica di Venezia, accompagné nell'anno 1582 1'arciduca Cario alia dieta d'Augusta, celebre per la presenza dell'imperadore Rodolfo 11 e peí numero de' molli elettori e principi, che vi comparvero, in cui la casa d'Austria cerco di muovere 1' Impero a prendere parle nei lurbini delle Fiandre, onde rimettere l'arciduca Mattia nel governo di quelle provincie. a) Vedi Vol. I. 276 ISTORIA Di ritorno dalla prima legazione di Roma rimperadoreMassimilianoIl desiderava d' inviarlo a Costantiuopoli ad Ainurat' sultano de' Turclii. Piü d'una volta aveva Timperiale corte msditato di destinare il Cobenzl per questa ambasceria, al clie opponetulosi costanteinente 1'arciduca Cario ne fece svanire all'imperadore ogni pensiero. L'arciduca non poté negarglielo per I'ambasciata di Moscovia, che divenne importante per la morte del re di Polonia e per le apparenze, che v" erano di far cadere l'elezione sopra un arciduca d'Auslria. Premeva qujndi ai nostri principi di aver fuvorevole il gran duca allora regnante Giovanni Basiliovitz. Dopolunghie maturi riflessi, scrive l'iinperadore Massimiliano il di 10 setiembre 1575 all'arciduca sulla »celta, ch'ei fece di questo ministro, non abhiamo poluto ritrovare verun allro piü proprio di lui a questa legazione, si peí possesso, cli ei tiene della lingua, o per V esperienza sua e destrenza ; che per esser egli uno de' piii riguarderoli e qualificali soggetti (a), ültre questo motivo ve nu fu un altro, che serví a coprire le vere mire di questa Iegazione. Erasi convenuto nella dieta dell1 Impero convocata neU'anno 1567 in Ratisbona di delegare un ainbasciadore in Moscovia per intercedere presso il gran duca in favore degli stati della Livonia, e per conchiudere con esso un'alleanza contro i Turchi. Esisle una particolare relazione slampata, che il Cobenzl diede a Giorgio Braskovüz arcivescovo di Colocza della niagnificenza di quel'a corte, delle forze di quell'Impero, e dell¡r facilita, con cui unir potrebbonsi le dotlrine e la disciplina di quella chiesa scismatica colla credeuza della chiesa romana (/>). Rodolfo II non ebbe minore stima per un uomo colanto eserciiato lie' grandi maneggi, che n' ebbe 1'augusto suo genitore. Appena ritornato il Cobenzl dalla Moscovia si serví Rodolfo della direzione di lui per accomodare certe contese domestiche, insorte tra esso, é l'arciduca Matlia suo fratello; indi ripigliando le ricerche falte dall' imperadore Massimiliano lo dimandó all'arciduca Cario colle piü vive, ma infrutluose islanze, per l'ambasceria della Porta. Rodolfo lo chiese negli anni 1583 e 1584 replicatamente per lo stesso motivo: ma l'arciduca, considerándola presenza del suo ministro necessaria, non trovó mai il momento di accordare ch'esso si discostasse tanto dalla sua corte. a) Arcbivio Cobenzl. U istruzione cesarea per questa ambasceria e del di 26 setiembre 1576. b) Questa relazione trorasi ristampata nel volume de' miscellanei del conté Rodolfo Coronini pubblicuti neW anno 1769 da Antonio Zatta in Venezia. L' insistenza del!' imperadore per oltenere ¡1 Cobenzl per suo ambaseiadore a Costantinopoli, unila alia circostanza di trovarsi esso âllora per gli affari de' confini nella nostra provincia, indusse i suoi nemici a cogliere l'occasione, onde screditarlo presso l'arciduca Cario guo padrone, facendo con maligna invenzione supporre, che le premure della corte imperiale non fossero eccitate, che dalle nascoste sollecitudini del Cobenzl, e che l'ambasciata alia Porta non fosse, che un ritrovato del ministro, per isciogliersi dal servigio dell'arciduca. Ci è rimasta uní lettera di questo nostro cittadino scritta il di 3 marzo dell'anno 1583 ait" arciduca Cario in questa occasione, la quale ponendo in vista il delicato suo caraltere non meno, che la vile calunnia de' suoi emolí, mérita di essere qui trascritla. Puíendo colla testimonianza, cosi si esprime il Cobenzl, di Sua Imperiale Maestà e de suoi consiglieri dimostrare, che la Maestà Sua m' abbia da se offerta questa ambasciata, senza ch'io mai vi pensassi, ne per quella facessi verana instanza; anzi polendo dimostrare, che la Maestà Sua, per prevenire ogni mia difficoltà, m' abbia con graziosissimi traltati fallo avvertire di acceltarla; tengo giusti molivi di sperare, che V. A. sopra questa mia umilissima rimostraziane, la cui verità ella puo rilevare presso la stessa Maestà Sua, anzi ch? trovar la cosa, cosi straua, avrà la bénignité dt fare singóla,r atlenzione, ch'io non conosco altra volontà, che il graziosissimo di lei tolere, pronto di sagrificare i giorni rniei in qualunque guisa, e secondo le mie»forze nel di lei servigio, e di non ritirarmi giammai da quello. Avrei per altro molli e molli, e singolarmente i seguenti forti motivi, per cui dovrei pregar Iddio , che V. A. mi licencias ¡e dal medesimo, essendo io presso pa'recchi sï poco raccomandato, che vorrebbero piuttosto ceder mi nel più pro fondo abisso, che al flanco di V. A., meditando essi nuil" altro, che farmi perder e la grazia di lei, e la riputazione presso tullo il mondo ; ció che Iddio non permelta giammai, e col suo ajuto faccia. ch' io dal canto mió non ne dia 'verun motivo, e che conlinui ad essere suo fedele, ed onesto servidore insino alla mia morte. Cosi ancora voglio supplicare la divina elementa di preservare i miei avversarl da quel precipicio, che con tanto impegno fin ora m liantio preparato. Non poteva far a meno di scrivere umilissimamente W<> questo a V. A, e dipenderá dal suo graziosissimo volere, o di permettere ch'io possa ritirarmi, o di ritenermi più oltre presso di sé («)• Oueste sono di quelle pennellale, a) Archivio Cobenzl, 278 iSTor, iA ron cui gli uomini grandi e virtuosi da sè abbozzando il ¡oro caraltere, dispensano gli scrittori dall'impaccio d'ir.dovinarlo. La maldiceuza non ha potuto mai far dicadere il Cobenzl dal crédito, ch' ei si aveva concíllalo aile due corti. Rodolfo delegollo come commissario impériale alla dieta dell" Impero convocata nell'anno 1586 per ristabilire in Alèmagna la tranquillilà disturbata dalle note ed ostinate dispute jntorno la religione. Non molto dopo il suo ritoruo dalla dieta la morte di Stefano Batori re di Polonia diede nuovi motivi di affidare ad esso uno de' delicati e dilficili incarichi. L'antico partito, che la casa d'Austria aveva in quella repubblica, non era eslinto, Una parte della uazione elesse nell'anno 1587 l'arciduca Massimiliano fratello dell' iinperadore re di Polonia. Tutti i nostri principi avevano premura, che questa elezione fatta da tumultuanti elettori, non si dileguasse da un allro altrettanto furibondo partito. Il Cobenzl fu scelto per accompagnare l'arciduca in questo scabroso ed arduo viaggio. Dalle memorie, che ci sono rimaste, serilte di suo proprio pugno, si puô conoscere, quauto poco conto facesse Tavveduto ministro di questa elezione, e di quai peso fossero stati i suoi presentiinenli pur troppo avverati coll' infelice esilo di quesla spedizione. Troviamo necessario, che qui si dia cenno d'un memoriale da lui presentato il di 4 novembre dell'anno 1587, che fu il giorno stesso, che Massimiliano arrivato a' confini della Polonia lasciossi induire a veslirsi coll'abito di quella nazione, e a farsi con solennilà promulgare re. Prego la Maestà Voslra, dice con avvedutezza il Cobenzl, in considerazione a' vantuggi, aU'onore ed alla gloria non solo sua propria, mu di lutta V augustissima casa, di ponderare V evidente grande pericolo, in cui ella si trova, le sue forze e le circoslanze ; e di non lasciarsi induire a far nulla di cid, che polrebbe trarre seco il pericolo della propria sua persona, ed il perpetuo discredito deWauguslissima sua casa. Taccio poi i disagi, a cui si espongono i viciai stati di Sua. Maestà f iinperadore. Supplicà quindi la M. ,V., anzi Vavverlo, nel miglior modo, che mi sia possibile, di non inoltrarsi da sè neU'affure, senza conferirlo con li. suoi consiglieri, anzi di permeltere loro di dure difusamente il sincero loro parere. Ual canto mió, quando piacesse a V. M., non mancherei certamente al mio dovere; altrimenti pretendo di essere per qualunque possibile avvenimento presso Paugusta casa d'Austria, e presso tullo il mondo per iscusalo (a). Non si poteva preterire nj Archivio Cobenzl. un monumento, ehe Ta tutto 1" elogio all' avvedutezza non meno, che „llo zelo di questo saggio ministro. Sembra, che non si abbia voluto trattare un rilevante aliare senza il consiglio di Giovanni Cobenzf. Egli fu del numero dei commissarí (a) inviati da Cesare nell'anno 1588 in Polonia, per convenire intorno la liberazione dell' infelice arciduca Massimiliano ditenuto quivi piigioniero. Quesli sono i più importanti oggelti, che maneggiö questo nostro cittadino, e di cui ci è rimasta memoria, fra niolti altri scritti, i quali andarono smarriti. Salilo da una parte nella corte del suo principe a' più sublimi posti del ministero, e ricevuti da lutla ['augusta casa i più forti contrassegni di stima e di henevolenza, l'ordine teutonic, di cui era meinbro, non si stancava dall'altra parte di rimunerare i servigi, che questo confratello gli aveva prestati. Mentre godeva il priorato di Precinico, e la commenda di Lubiana, il gran maestro gli conferí nell'anno 1570 col prioralo di Venezia la commenda di Padova, che da' Veneziani nella guerra con Massimiliano I furono dal corpo dell» rendite dell'ordine distaccate, e che speravasi dalla nazione alemanna co' maneggi di lui di riunirle alio stesso. Interpose a tal effetto 1' imperadore Massimiliano II e I'areiduca Cario presso la santa Seda e presso il senato di Venezia le più forti mediazioni : ma tutti i trattati non servirono, che a risvegliare de' diritti, che rimasero infruttosi. Dalla commenda di Lubiana fu trasferito il Cobenzl a quella di Gratz, e da questa passó a quella di Vienna. Finalmente per ordine deli'arciduca Carlo amministrö pel corso di venti anni le rendite della commenda di Milstadt. Non si puó tralaseiare in questo luogo di far cenno delle premure, ch'ebbe questo religioso cavalière in tutto ció, che poteva far risorgere I' istiluto del suo ordine. Molte memorie ritrovansi fra i suoi scritti, le quali manifestano quanto 1' occupasse il pensiero di dirigere i mezzi della religione teutónica ad un oggetto conforme al suo principio, ed utile alla cristinità. Adopratosi egli con tutte le sue forze per far cadere il posto di gran maslro sopra un principe della casa d'Austiia, che fu l'arciduca Massimiliano, non tardó a comunicargli il suo piano, il quale cousisteva nel riunire lutte le possessioni a) Vespasiano duca di Sabionetla, Guglielmo Orsino di Rosenberg, Pietro vescovo di Breslavia, Stanislao vescovo di Olmiitz, Nicold Palfi d'Erdód, Riccardo Strein di Schwarzenau e Sigefrido di Plombnitz e Pless. dell' ordine sparse in dilîerenti provincie delP Alemagua, nel regno d'Ungheria, e che la piazza di Canissa con un equivalente territorio fosse a' teutonici egualmente, che Malta all'ordine gerosolimitano, in sovranità ceduto, e di disperse ed inutili forze farne un riunito antemurale della cristianità contro i Turchi. L'imperadore propose il piano nella dieta dell'Impero congrégala nell'anno 1570 in Ralisbona: ma nulla fu deciso ; e I' alfare fu rimesso aile deliberazioni delle assemhlee de' circoli, affine che tutti, i principi ne fossero prima informât!. Trovandosi finalmente il nostro cittadino in qualità d'imperiale commissario delegato da Rodolfo 11 alla dieta dell'Impero celebrata in Ratisbona nel di 16 agosto dell'anno 1591 fini egli la sua gloriosa carriera. Fu seppellito nella chiesa teutónica di delta ciltà, dove si vede oggigiorno ancora la sua tomba (a). La relazione del suo funerale descrive quella pompa fúnebre come una delle piíi magnifiche, che si fossero a que' tempi vedute. Il goufalone, la spafla, gli speroni, . l'çlmo ornato con pennaechi di struzzo, e ciascun pezzo dell' armi sue gentilizie da' cavalieri delFordine fu portato. Un Trautmansdorf ed uno Staudach condussero il cavallo da lutto tutto coperto d' un drappo ñero. Molli vescovi, ed il legato pontificio, che trovavansi a quel congresso, accompagnarono la bara. Non v'era alcuno, il quale non avesse ambizione d' onorare dopo morto un uomo, che si era renduto cotanto rispettabile in vita. Era egli figlio di Cristoforo Cobenzl (ô) e di Anna Luegg, e а) Colla seguente inscrizione in lingua alemanna ; Qui giace sepolto il reverendissimo ed illustrissimo signore Giovanni Cobenzl di Proseck barone di Mossa, di Luegg e di Losa ; cavaliere dell' ordine teutonico; coinmendatore di Vienna e Neustadt; consigliere di S. M. I., ed intimo consigliere di Sua Altezza P arciduca Massimiliano ; capitano della Carniola, ed amministratore di Milstadt, morto alia dieta il di 16 agosto 1594. б) Abbiamo un lettera scritta il di 16 giugno 1591 da Francesco di Dornbergo a Giovanni Cobenzl, la quale fa menzione di questo Cristoforo. È vero signore, dice il Dornbergo, e me ne ricordo ottimamente, d' averie detto parecchie volte, che il di lei signor padre è stato un prode guerriero, ed è pur vero, che ponendo io in ordine le mié scritture in occasione, che fui nominato luogotenente di Gorizia, e che doveva poríarmi in - castello ad abitarvi, lio vedute due sue lettere, I' una scritta a DELLA CONTEA DI GORIZIA. 281 fratelio d'UIrico, da cui nacque Giovanni Filippo, clie fu luogotenente jn Gorizia, e vicedomino della Corniola. L'ordine, che regnava nelle cose sue domestiche e la prudenza, che una lunga riilessione seppe sostituire al suo fuoco naturale, lo abituarono a un sistema di pazienza e di fermezza, che accompagno tutte le azioni del suo pubblico ministero. La grande sua sperienza e l'abitudine di trattare i più ardui alíari resero il di lui spirito capace di tutto intraprendere e terminare. Le sue relte intenzioni, l'austerità de1 suoi costumi, la inaturità del suo giudizio fecero, che i consigli divenissero nella bocca di lui altrettanti oracoli. Richiesto Rodolfo II dalla Moscovia di darle per soVrano un arciduca suo fratelio, e fattane dall'imperadore la proposizione all'arciduca Maltia, questi, cónsultandone il Cobenzl, gli scrive il di 20 setiembre dell'anno 1586: Aspelto su di ció il rostro consiglio. Quantunque impegnato peí corso della sua vita ne' più rilevanti alfari del pubblico ministero, non si spogliô mai deU'affezione verso i sdoi concittadini e della premura di procurare il comune bene della patria. I gradiscani conseguitolo per loro capo conobbero tosto i vantaggi, che derivar loro dovevano dal governo di un soggetto, il quale avrebbe sostituito alla sua presenza il crédito, ch' egli aveva in corte. Raimondo della Torre in una sua lettera del di 19 agosto 1590 scrive al nuovo capitano ne' seguenti sensi : Questa terra si rallegra senza fine, che succéda per loro capo signor di tanto valore e di tanta autorità, il quale potrà sempre tenerle ii0 unione e difesi commissari di guerra d'allora e l'altra ad Erasmo di Dornbergo mió signor padre, colle quali partecipava loro, ch' egli col suo compagno avevano verso Villanova in si fatta guisa attaccati due notti di seguito i veneti, che vedevansi trasportare dal campo nelle lenzuola e pregava solamente il detto mío. signor padre come luogotenente e commissario di guerra di non lasciarlo mancare di polvere o d'altre munizioni. Queste due lettere in veritá non so dove l'abbia poste e teino d'averie smarrite. So ancora d'aver inteso piü volte da mió cugino Otmaro di Neuhaus, il quale nelTultima guerra con i veneti amministrava la signoria di Reillenbergo, che la valorosa difesa della piazza di s. Angelo nel Carso debbasi únicamente attribuire al nominato signor Cobenzl di lei signor padre. Archivio Cobenzl. Vol. III. IS"' e prole/li in ogni lar occorr,eriza. La pallia dee considerare Giovanni Cobenzl uno de' suoi più illustri e più alîezionati citladini, e lo stato uno de' più illuminati, de' più relti e de' più laboriosi ininistri. Carlo conie di Cobenzl. La nostra patria a ragion si compiace di annoverare fra i suoi cittadini uno de' più rari uomini e de' più grandi ministri, che abbia avulo la nostra mouarchia. Fu taie Carlo conte di Cobenzl, liglio di Giovanni Gasparo e di Carlolta contessa di Rindsmaul. Se egli nacque in Vienna il di 22 luglio dell'anno 1712 ciô accade, perché suo padre occupava il posto di cameriere maggiore alla corte di Carlo VI. Gl' incarichi, ché chiamano il cittadino fuor della patria, non lo possono escludere dal paese, al quale appartiene. I doni, che il Cobenzl ottenne dalla natura, l'impiego ch' egli fece de' suoi talenti, la situazione favorevole, in cui trovavasi suo padre, erano sicuri preludi degli eminenti posti, che doveva un giorno occupare nello stato. In Vienna ricevette la sua prima educazione; ed in Leida acquistossi le nozioni de' diritli e rapport! pubblici del c^rpo germánico tanto necessarte in un nomo, che si invia a maneggiare i griindi afïari in una monarchia, i cui sovrani uniscono lin da tre secoli alla sovranità de' proprî stati la dignità di supremo capo dell' Impero^ La prontezza del suo spirito e la forza della sua mente condussero i suoi talenti con tanta rapidezza a maturité, ch.'egli (1734) ail' età di ventidue anni fu riputato degno di occupare con distinzione un posto nel consiglio dell" Impero in Vienna. Come inembro di questa magistratura venne nell'anno 1737 nominato commissario imperiale per determinare e stabilire i confini della Lorena. Terminate queste incumbenze riprese le sessioni della sua magistratura che con uguale zelo ed assiduité continué sino all'anno 1742, in cui fu delegato ministro imperiale a diverse corti dell'Alemagna. La sua destenta nel maneggio di si vari ed importanti incarichi lo elevó in fine nell'anno 1753 al posto di ministro imperiale nelle Fiandre, che sostenne insino alla sua morte. In tal posto Francesco I lo- fregi» nelfanno 1759 del Tosone (a); e María Teresa poco dappoi della gran croce di s. Slefano d' Unglieria. Non osiamo nè indagare gli arcani del suo ministero, nè penetrare nel santuario degli alfari, ch'egli trattô e come delegato a' circoli dell' Impero, e come ministro plenipotenciario nel corso di sedíci anni nelle Fiandre : ma non possiamo dispensarci dall'accennare l'avvedutezza, con cui si disimpegnô de' piii rilevanti incarichi, che non poterono rimanere al puhblico nascosti. Sí sa la parle, che il conte di Cobenzl ebbe in guadagnare i voti elettorali per l'elezione di Francesco I, come pure in concludere nell'anno 1748 il trattato di associazione fra i circoli del Reno, della Franconia, della Svevia e dell" Austria, per cui rinnovellossí 1' antica loro alleanza di comune difesa e di reciproca assistenza. Note souo le critíche círcostanze, che accompagnarono il suo governo delle Fiandre ¡n tempo della seconda guerra colla Prussia; come noti sono altresi i considerabili soccorsi di danaro, cli'esso seppe trarre da' fiamminghi. Desso maneggiô la coadjutoría dell' online teutonieo, e seppe dirigere in guisa i sulfragi, che caddero sopra 1' arciduca Massimilíano, non diversamente, che Giovanni di Cobenzl, uno de' suoi antecessorí e caváliere dello stesso ordirie disposti aveva i stioí confratelli due secoli prima a conferire la dignilà di gran mastro all' arciduca Massimilíano fratello di Rodolfo II imperadore. Una lunga pratica unita alla forza dell'ingegno ed alia penetrazione del discernimento rendeva facili nelle sue maní i piii ardui ed intricati alfari. Siccome i piacerí della vita non lo distolsero • mai dalle sue gravi occupazioni ; cosí queste non ebbero mai forza d' infievolire in sino ch' ei visse, la naturale vigilanza del suo spirito e l'ilarità dell'animo suo. In possesso delle piii coite lingue d'Europa e d'una pieghevolezza , la quale si accomodava al carattere e talento di ciascheduno, diveniva il Cobenzl cittadino di tulte le nazioni, con cui aveva a trattare : e come univa ail' amenità del conversare una straordinaria memoria di ció, che dagli studí suoi, da una indefessa applicazione e dall' uso del mondo aveva raccolto, la sua società a) Gli stali del Brabante fecero in questa occasione coniare una medaglia. Vedesi sulla parte diritta F effigie del ministro colV inscrizione : Carolus. C. Cobenzl. Aug. In. Belg. Administ II rovescio rappresenta un libro aperto, nel quale leggesi Statuta Ordinis. üi sopra si rede ¿I moto : Gratitudo. Augustorum. Finalmente vi si legge: Ex. Decr. S. P. Q. B. 1759. dovette essere altreltanio interessante, quauto dilettevole. Ainico delle arti e degli uoinini di talento prolesse sempre quelle, e non riíiutó di assistere questi. Carlo di Cobenzl riuniva tutti i talenti di ministro e tutti i doni d' uomo di mondo. Mori in Brusselles il di 27 gennaio dell'anno 17(59. Procreó da Teresa contessa Palli sua consorte Lodovico conte Cobenzl, attuale imperiale ambasciadore alia corte di Pietroburgo. Agostino Codelli barone di Fahnenfeld. Volendo dedurre dalle azioni dell'uomo i sentimenti dell'animo, si dee dire, che non fu verun nostro cittadino, il quale abbia dimostrato tanta premura e tanto impegno peí lustro e per la gloria della patria quanto Agostillo Codelli. Si videro a tutti i tempi geuerosi lasciti destinati a pii iustituti da persone, le quali prive di eredi naturali disposero de' loro poderi dopo la morte. II Codelli spogliossi in vita di una parte della sua facoltà e preferí lo stabilimento d'un vescovo in Gorizia alio stato coinodo del proprio suo sangue. Non pretendiamo di fare l'elogio d'una azione da un sentimento si strano promossa; ma dispensarci non possiaino dal trainiindare alia memoria de' posteri il nome d' un uomo, a cui la patria dee in generale una grata ricordanza. Nacque Agostino Codelli il di 3 aprile dell" anno 16S3 in Gorizia da Agostino Codelli e da Elisabetta Cristofoluti. L' eredità, ch' egli ebbe da Pietro Antonio suo zio paterno lo fece salire a quel grado di fortuna, che lo pose a Iivello delle più comode famiglie goriziane. Nel cambiamento si repentino della sua situazione spiegó incontinente il liostro cittadino coll'uso del danaro tutte le molle del suo animo. Fece tosto 1' acquisto della più bella e signorile casa in città e di una estesa e considerabile possessione nel territorio di Mossa con altri annessi diritti di giurisdizione e di padronato di quella chiesa parocchiale. Diede a censo perpetuo cinquanla mila ftorini agit stati protinciali con sostituirli nella propriété del capitale in caso della estinzione della sua discendenzu. Fondô due posti nella casa di educazione in Gorizia, per due poveri giovani di famiglia patrizia, senza far cenno di altri pii lasciti. In fine, tutto il pacse ricorreva ad esso nelle occorrenze di danaro e di crédito. Nell'esecuzrone di tanti piani, di cui con ragione andava glorioso ¡| nostro cittadino, non ebbe la soddisfazione di veder perfezionata la principale sua opera del nostro arcivescovado. Mori in Lubiana il di 20 luglio dell'anno 1749. Se la patria in testimonianza di gratitudine aggregô Agostino Codelfi il di 29 febbraio dell1 anno 1744 alla nobiltà patrizia ; la sovrana munilicenza decorollo il di 12 inarzo 1749 del titolo di barone dell'Impero. Procreó colla sua consorte Marianna Candido due figli, Antonio e Francesco, di cui il maggiore ne propagó la discendenza in Lubiana e l'altro in Gorizia. Ordinó con testamento, che il suo cadavere l'osse traspórtalo in patria e seppellito nella cappella da lui fabbricata a canlo della sua abitazione. Per $uo ordine altresi fu incisa sopra la sua tomba la seguente inscrizione ; D. O. M. HIC . IACET . QUI . MISERIME . NATUS . IN . IUVENTUTE . PAUPERIME . EDUCATUS . IN . AETATE . SUBLIME . ELEVATUS . IN . MORTE . AD . NIHILUM . REDACTUS . A. C. D. F. OBHT . LABACI. DIE . XX . IIILIJ . ANNO . 1749 . Rodolfo di Colloredo conte di Valsee. Gorizia è in dovere richiamare a memoria Rodolfo di Colloredo uno de' suoi più rispettabili cittadini del XVII secolo. Lodovico di Colloredo suo padre, ritiralosi dalla corte di Rodofo II, di cui era gentiluomo di camera, non solo fece ritorno in patria, ma impiegossi ancora alla sua morte iu servigio della medesima. Oltre gli incarichi, di cui si fece nel corso di questa istoria menzione, fu egli nel periodo di otto anni per tre volte eletto deputato degli »tati provincial! (a), e (la quesli due volte delegato all'arciduca Ferdinando in Gratz per all'ari della patria (6). Da questo nostro cittadino e da Paola di Polcenico nacque in Budweis nella Boeinia il di 2 novembre delP anno 1585 Rodolfo di Colloredo, di cui vuolsi far menzione in questo luogo. Volendo P imperadore Rodolfo daré un attestato di soddisfazione pe' servigl prestatigli dal padre, levo il figlio dal sagro fonte, gli conferí nelle fascie la commenda di Grostiuz nella Slesia appartenente all'ordine di Malta, e giovanelto lo ricevette in qualità di paggio alla sua corte. La robustezza del corpo e lo spirito guerriero, di cui si vide animata in que' tempi la nobiltà austríaca, gli fecero abbracciare la professione dell'armi. Nostro disegno non è di eutrare nelle più minute circostanze delle militari sue prodezze, in cui consumo cinquant' anni di vita, e da cui non si scoprirebbero se non quelle qualità, che sono comuni agli uomini di guerra. Privi di que' monumenti, che adilitarci potrebbero i pregi proprí del nostro cittadino, ci ristriiigeremo a toccare i principali avveniinenti che lo distinsero e ne resero illustre il nome (c). Nelle dissensioni dell' imperadore Rodolfo II coll'arciduca Mattia suo fratello comparve nell'anno 1008 per la prima volta il Colloredo sulla scena del mondo. Ad esso fu affidato lo stendardo, che servir doveva di guida a quella schiera di cavalieri, i quuli impúgnate le anni si gettarono nel partito di Cesare. Le turbolenze insorte nel susseguente anno per la successione di Cleves aprirono al nostro cittadino un nuovo campo di segnalarsi; e sopite le dissensioni nell' anno 1611 ritomô colle cinque compagnie sottoposte al suo comando in soccorso dell' imperadore assalito un' altra volta da Mattia già re d'Ungheria. Morto nell'anno 1612 Rodolfo II preferí il nostro Colloredo di entrare in servigio dell' arciduca Ferdinando di Gratz, riliutando il posto di colonnello d'un reggimento offert o gli da Mattia, che succedette al fratello sul trono imperiale. Fece poseía, dice il compilatore della sua vita (d), alcune lera te in servigio delParciduca a) Negli anni 1600, 1602 e 1605. b) Negli anni 1600 e 1602. c) Giovanni Giuseppe Capodagli scriltore a díñese ci servi di única scorta per alustrare la vita di Rodolfo di Colloredo. Il conte Gualdo Priorato, quanlunque scriltore posteriore non ci lascio milla di più. d) II mentor ato Capodagli. ¡¡assimiliano d'Inspruck: indi per li moti di Lombardia si condusse iu Italia, e questi restando sopiti, passo a Malla, done prese la croce e l'abito di cavaliere di quella religione, e serondo gli ordini della medesima, fece alcune caravane sopra quelle galere e suppli poi intieramente al sao obbligo militando conlro i Turchi nelle guerre d' Ungheria. Ritornato in Italia ando avvenluriere a travagliare nello slato di Milano, seco conducendo diversi cavalieri e fra questi ferdinando e Lelio suoi fratelli, che vi persero la vita. Cosa certa si é, che trovandosi questo nostro cittadino in Gorizia alie prime ostilitá mosse da' Veneziani in Friuli ed in Islria, gli stali provinciali lo delegarono nel di 7 dicembre dell'anno 161 5 all'arciduca Ferdinando, onde esporre i travagli ed i pericoli insieine della provincia. II Colloredo promosse in corte le misure, che furono prese in difesa della patria. Comparve egli stesso alia testa di un corpo di Iredici compagnie in rinforzo della nostra inilizia, e non solo servi per tutto il corso della guerra, ma fu scello ancora a daré nelle partí de' lidi austriaci esecuzione aglí artícoli della pace, che fu indi conchiusa. I servigi prestati in quelle campagne lo promossero al grado di colonnello, ed in tal qualilá entró nella gran carriera, aperlagli dalla lunga guerra accesasi in Alemagna e dilatatasi qnasi per tutta l'Europa. Trovandosi ora in Gemianía, ora in Italia ed ora in Lorena, ma sempre cola, dove i bisogni richiedevano le maggiori forze, elibe occasione sotto il celebre Wallenstein di apprendere queli' arte, a cui I' opinione dell' uomo diede fino da sei secoli la preferenza sopra tutte le altre. La storia attribuisce al Colloredo la presa di Mantova nell'anno 1629 per essere egli stato il primo, che vi penetró col suo reggimento. Sette ferite riportate nella famosa battaglia di Lutzen (lata nell'anno 1632, ina singolarmente le saggie sue disposizioni, per cui in quella fiera giornata furono diminuiti li disagi degl' imperiali, determinarono Ferdinando II a conferirgli la carica di generale d' artiglieria, nella quale non tardó di passare al grado di maresciallo di campo. Comandava il nostro cittadino nell' anuo 1632 in Slesia, allorché scoperta la fellonia del Wallenstein seppe con tanta destrezza condursi, che non solo mantenne 1' áulico ordine e la tranquilla ubbidienza nel suo esercito composto di venti cinque e piü mila uomini, i cui principali uffieiali trovaronsi involti nella congiura, ma senza cagionare nel campo un mínimo movimento fece eziandio arrestare quel medesimo SehafFgotsh, il quale dal Wallenstein era inviato per far prigione il Colloredo, e per assumere il comando di quella truppa. Spossato dalle militari faticlie, ed aggravato dal peso degii auni ritirossi il nostro ciltadino in Praga, dove morí gran priore del suo ordine il di 20 gennajo dell'anno 1657. Pompeo Coronini barone di Prebacina e Gradiscuta. Sorti Pompeo Coronini i natali in Lubiana da Orfeo Coronini e da Caterina Ellocher. Fece il corso di umanilà sotto la direzione de' padri della compagnia di detta città, e dimostrando per lo studio non minor applicazione che talento, fu spedito da' genitori a Bologna, una di quelle università, che fioriva a que' tempi in Italia. Apprese quivi il nostro cittadino la filosofia, la teología e le leggi civili e canoniche; e porto in tutte quesle discipline il dottorato. In occasione ch'egli ricevelte neH'anno 1607 la laurea per le scienze legali diede alla luce un trattatello, che comprende alcune composizioui sul dirilto ecclesiastico e che fu nello stesso auno stampato in quel!» città (a). Benchè questo saggio fosse dedicato all'arciduca Ferdinando, non contiene perô, che principî dipendenti dalla schiavitù delle opinioni delle scuole romane. Pompeo Coronini lasciô in Bologna la riputazioue di elegante poeta, di eccellente filosofo e teologo e di uomo legale (b). Incamminatosi in questa guisa il nostro cittadino per la strade ecclesiastica, ottenne il decanato della caltedrale di Lubiana, posto ch'egli conservó unitamente al vescovado di Pedena, a cui fu elevato da Ferdinando II neU'anno 1625. Rendutosi indi vacante per la morte di Tommaso Chren la Sede vescovile di Lubiana- gli stati provinciali di Gorizia lo raccomaridarono ail' imperadore per quel vescovado. Esercitando egli per molti auni l'incarico d'imperiale commissario aile diete de' nostri stati, credettero i nostri maggiori, che oltre le sue qualità personali anche i suoi meriti verso il principe potessero concorrere alla proinozione d'un loro cittadino, che si aveva conciliato l'amore e la estimazione di tutto il paese. o) Col titolo : Assertiones politicae de República. Presso gli eredi di Giovanni Rossi. b) Alcuni versi latini, che furono falli in occasione, ch'egli ricevetle la laurea dottorale nette leggi, e che trovansi unili ne' mentovati prolegomeni del dirilto ecclesiastico ne fanno testimoniaba. DELLA CONTEA DI GORIZIA. 289 Le brame della patria non furono soddisfatte che in parle. Ponipeo Coronini fu promosso nel susseguente anno 1631 alla Sede vescovile di Trieste, cedulagli da Rainaldo Scarlichio, il quale passé a quella di Lubiana. Al!e sue premure e solleciludini paslorali deesi ascrivere il monte di pielà, che fu da esso promosso, stabilito ed aperto in Trieste (a). Dopo aver retta pel corso di quindici anni quella chiesa mori il di 14 inarzo dell'anno 1646, e fu seppellito nella cattedrale, dove si legge incisa in pietra la seguente memoria : D. 0. M. SI . DEUS . PRO . NOBIS . QUIS . CONTRA . NOS . HIC . JACET . ILLUS. ET . REVER. DOMINUS . POMP. CORONINUS . BAR. DE . PREBACINA . ET . GRAÜI- SCUTA . DOMINUS . GALLORIZAE . EPIS. ET . COMES. TERGESTINUS . OBIIT . ANNO . DOMINI . 1646. Rodolfo Coronini barone di Cronherg. Nato il nostro Rodolfo in Quisca addi 22 agosto dell' anno 1589 da Giovanni Maria Coronino e da Susana Garbiz ando giovanetto alle scuole di Gratz, dove fece tali avanzamenti nelle belle lettere, e singularmente nel verseggiare latino, ch'egli all'età d'anni dicianove compose nel 1605 per la nascita dell'arciduca Giovanni Carlo figlio di Ferdinande un poemetto, che trovasi unito alla collezione d'altre poesie fatte in tal occasione e stampate nello stesso anno in Gratz da Giorgio Widmanstadio (6). Terminati gli studî abbracciö Io stalo militare e fece nell'esercito comandato da Rambaldo Collallo una campagna, in cui all' assedio di Budweis rimase anche ferilo. Dei o) Memorie cronologiche di Vincenzo Scussa canonico dt Triesle. 6) Col titolo: Genethliaca Serenissimo Principi loanni Carolo Serenissimi Principis Ferdinandi filio ecc. ecc. Vol. III. 19 militari servïgi fu Rodolfo dal principe ricompensato col comando civile e militare del castello di Porpelo, di cui fu nomínalo capitano. Conservó egli fino che visse il suo genio per le lettere e si custodiscono da' suoi discendenti (a) parecchie di lui opere manuscritte. V' ha una descrizione in latino del Portogalîo, della Spagna e della Francia. Il principale suo dilelto fu per altro sempre la poesía latina. Non v' lia eroe austríaco di que' tempi, nè personaggio che si distinguesse nella monarchia, di cui egli non contasse i meriti e le qualità. Ma sopra ogn'altro celebró le singolarí doti di Domitilla di Slrasoldo sua seconda moglie, che mori nell'anno 1624, e di cui fin che visse non polè dimenticarsi. Iscrizioni sepolcrali, elegie, epigrammi, si seguivano in copia l'uno dopo l'altro per risvegliare a sè stesso le più tenere idee, di cui la sua fantasia era costantemente occupaía. Mori nell'anno 1648. Ernesto Felice Coronini di Cronberg. Figlio del precedente e di Cliiara Dorotea di Cusmann, nacque Ernesto Felice in Gorizia a' 14 gennaio dell'anno 1633. La sua indole ed i suoi talenti presagivano nella sua giovanile età il cittadino, che adempirebbe un giorno a' doveri del suo stato. I padri della société, che possedevano per cosi dire la bilancia, onde sçandagliare 1' abilità ed i talenti della giovenlù affidata alia loro educazione, previdero non solo nel Coronino un religioso pió e dotto, ma un individuo anche onorevole e vantaggioso alia loro religione. Egli entró il di 2 novembre dell'anno 1649 nel noviziato de' gesuili in Vienna, insegijó le lettere ne' collegi di Crems, di Gratz e di Lubi;.na, e la filosofía nelle scuole di Linz. Dylla cattedra passó il Coronino ad occupare il posto di confessore dell'arciduchessa Eleonora sorella di Leopoldo imperadore e moglie di Michèle Wiesnowesky re di Polonia: impiego che sostenne pel corso di trentaselte anni. Moria l'illustre penitente fu nominato reltore del collegio di Clagenfurt, da dove passó alia casa di professione in Vienna, che gli servi fino alla morte di ritiro. u) Dal signor Rodolfo Coronini conté di Cronberg. il quale ci ha roíalo comunicare quesle noticie. Gli annali della socielà della provincia d'Austria celebrarono la pielà di questo religioso (a) : da quelli ricavavasi, clie il padre Coroniiii ricusô la dignità vescovile oITertagli dali' iinperadore e dal re di Polonia, e ebe essendo per istainparsi per comando de' suoi supcriori tre sue disertazioni leologiche (ft), egli chiedutle per grazia, che uscissero alla luce senza il suo nome. La pensione, che lasciogli la regina di Polonia era destínala a soccorrere ¡.poveri ed agli ornamenti delle chiese di quella coniunilà, Ira cui viveva ; cosi dispose ancora di due mila liorini di suo patrimonio per la fabbrica della chiesa dei gesuili in Gorizia. Mori in Vienna nell'anno 1715 sotlo il peso deirotlunlesimo quinto anno di sua età. Giorgio Dehnest re. Nacque questo nostro citladino circa la meta del XVI secolo in Cornions da Leonardo Delinestre e da Orsola Branden. Edúcalo nelle lei lere portossi all' université di Padova celebre in que' tempi per tulle le discipline, e singolarmenle per lo studio della giurisprudenza ; e termínalo qui\i il corso delle leggi ci vili passé a Perugia, per applicarsi al dirillo imperiale, dove nella cliiesa caltedrale alia preseuza del cardinale Fulvio Corneo vescovo di quella cilia ricevelle Ii 17 giugno 1571 solennemente la laurea dollorale. -•.Tale fu la riputaz'one, che guadagnossi Giorgio Delmeslre nella scienza delle leggi, che cinque anni dopo il suo dottoralo non solo fu da' Roverelani proposlo air arciduca Ferdinnndo del Tirolo per F incarico di prelore della loro citlà, ma fu eziandio da questo principe prescello 5 setiembre 1576 in concorso di altri candidati a quella magistratura. Lasciô egli Roveredo contento di aver accudilo per due anni al suo incarico con quella inlegrilà, ch' è inseparable dal giudice onesto : ed incontanente dopo la sua parleuza furono secondo la costumanza di quella cilla con pubblico editto gli abitanti a) Gli estratli di quecjli annali ci furono comunicali dal men lora to signor Rodolfo Coronini conte di Cronberg. b) Eccone i titoli: I. De Theologia morali. II. De interpretations scripturae sacrae. 111. De linguae Hebraicae necessitate ad probe intelligendas, cl interpraelandas sacras paginas. di tutto il territorio eccilali a presentare conlro di esso quelle doglianze, per cui talimo di essi potesse aver diritto di addiinandare sulFragio contro i torti patiti nel tempo della di lui pretura. Passalo il termine prefisso senza che venino fosse cotnparso, i principal! ciltadini di Roveredo lasciarono'li 6 ollobre 1576 ne' loro registri una autentica testimonianza della loro soddisfazione o riconoscenza pel Dehnestre : Per la sua discrettezza, saviezza, inlegrilà e giuslizia, ch'ei dimoströ in lutte le sue decisioni non abbiatno punto esitato di assegnare un Iuogo conveniente per esporre le sue arme gentilizie a memoria ed onore delVincarico da esso con tanta lode sostenuto, ed a testimonianza di quanto egli siasi reso degno di maggiori onori e di più riguardevoli magistrature. 1Í Delmestre non era più in Roveredo, allorcliè l'imparzialità poté dettare con liberté la sua senlenza. Di ritorno ill patria fu egli accolto da' suoi concittadini cou quei contrassegni di stima, che la semplxilà de' costumi non sapeva negare al mérito ed alla virtù. In tutle quasi le elezioni degli assessori del tribunale de' nobili il suo nome sortiva il primo, come quello, in cui il comuiie credilo riponeva tutta la sua conlidenza. Aveudosi egli scusalo di acceltare queslo uffizio, in cui gli stati lo co il ferma ron o nel principio dell'anno 1592, il luogotenente Giuseppe di Rabatta nulla ommise, onde persuadeiio a non render vana una elezione falta dalle voci di tutti, acciocchè lei fosse guida, gli scrive 27 gennaio 1592 il luogotenente, a questi giovani signori assessori. Et quando V. S. Eccellente costantemente ricusasse tal carico, a/tro non seguirebbe, se non che V Illustre Signor Gasparo barone di Dombergo, et V Illustre Signor Hermann d'Atteins lo ricjuserebbono ancor loro. Esorto per ció V. S. a non voler dar queslo disgusto a questa nùbiltà, la quale in altra occasione ricompenserà a V. S. le fatiche che farà. Questi SOno documenti, che autenticano la seria volontà e le serie premure, che avevaiio i nostri maggiori di conservare quella specie d'uomini, che servirono a mantenere il decoro e crédito del loro tribunale. Nelle mani de' suoi eredi trovansi due gran volumi de' suoi manuscritti, i quali non possono esser riguardati, che come un repertorio giuridico da esso probabilmente per proprio suo uso compilato. Una serie di principi ed un ammasso di citazioni legali fanno tutto il mérito di quella raccolta. Abbiamo pero fra le nostre scritlure le sue osservazioni falte in occasione della riforma delle patrie costituzioni, nelle quali tralucono viste piii ciliare e più estese di quelle, che si incontrano comunemente ne' giureconsulti di que' tenpi. La di lui DELLA CONTEA DI GOHIZIA. 293 glosa falla al capitdlo de" I i v el lí, esteso da lino de' tre soggetti, che furo no scelti ¡illa compiluzione degli statuti municipali, merita di esser riportata in questo luogo. Circa i licelli dice il Delmeslre, e bella la ri/lessione deWeccellent. Signor Dotiere Zuppini, ma crederei che nelle nostre costituzioni non si faceta mencione del diritto pontificio, poichè noi do!tbiamo osservare il diritto imperiale. Questo trullo solo indica bastantemente il sano suo giudizio ed il sno giusto discernimento, con cui discutera tutti gli alfari, che gli erano confldati. Ignorasi il tempo della morte di queslo cilladino, ina consta, ch1 egli alibia trasfuse le sue qualilà in suo figlio Giovanni Vito Delmestre procréalo con Laura Puppi sua moglie. Nel corso del XVII secolo abhiamo avuto spesso campo di far cenno delle incumbenze, che gli furono appoggiate. II capitanato di Gradišča fu il premio de1 suoi meriti, e lo speciale de1 fralelli della misericordia fondato in Gorizia dee essere un perpetuo stimolo di nostra riconoscenza dovuto alla di lui memoria. Nacque questi in Cornions a1 15 giugno dell1 anuo 1588 e mori iu Gorizia nel di 18 novembre dell'anno 1660. II suo endavere giace nella chiesa del mentovato spedale (a). Giuseppe Antonio Delmestre barone di Schönberg. Troppo breve fu la carriera di Giuseppe Antonio Delmeslre perché potesse aver occasione di lasciare dietro a sèe nome, e lode neH'adempimeiito de1 suoi incarichi. Poco più di due anni duro la sua coadiutoria in Trieste e non resse che per soli quattro mesi come vescovo quella chiesa. a) Il di lui erede fece incidere sopra la lapide sepolcrale la seguente inscrizione : 1LLM0 : D: JO: VITO DELMESTRI LIB: BABO IN S1IEMBERG SAC: CAES: REAE: MAJEST: CONSIL : COMMIS: QUAEST : AC CAPIT: GHAD1SCAE EMERITO PATRUO OPTIMO SIBI SÜISQUE PONI CURAVrr GEORGIUS DELMESTRI ANNO DOMINI MDCLX. Nacque egli in Corinons il di 6 dicembre dell'anno 1672 da Carlo Delmeslre e da Giulia Turriana. Termínalo il suo corso di lalinitá e di filosofía in Gorizia, passó per apprendere le discipline ecclesiastiche a Roma, dove il di 28 giugno 1698 oltenne la laurea dottorale in teologia. Di rilorno in patria fu nominato párroco di Fiumicello, e non molto dappoi arcidiacono nelle conlee. Richiedendo la diócesi di Trieste per l'avanzata eta del vescovo Francesco Müller un coadiutore, ne cadde sopra il nostro cittadino la scelta. Clemente XI lo elesse nel di 11 maggio dell'anno 1718 vescovo di Amiclea, e nel di 28 agosto dello stesso anno fu conségralo nella cattedrale di Lubiana dal vescovo Guglielmo di Leslie. Nel di 2 novembre gli fu conferito il possesso della Sede vescovile di Trieste, e nel di 19 di febbraio del susseguenle anno la morle ne lo rapi. Luca Sertorio Delmestre barone di Schönberg. Le piaghe, che la dataria di Roina e le cancellerie di Vienna lasciarono colla immatura morte del vescovo Giuseppe Antonio Delmeslre nella sua famiglia, erano troppo profonde, perché questa non fosse sensibile al colpo. Mosso Carlo VI da questa circostanza accordé che Luca Sertorio Delmestre semplice ecclesiastico e sfornito di que' titoli, che soli promovere dovrebbero gli uomiui a posli superiori, succedesse nell'anno 1721 e nella dignilà e negli emolumenli del defunto suo fratello. Nacque Luca Sertorio il di 28 giugno dell'anno 1679 in Cornions, dove mori il di 6 novembre dell'anno 1739. Il suo cadavere fu seppellito nella chiesa detta della Madonna sul monte nel monumento della sua famiglia. Massimiliano di Dornberg barone di Dor/tegg Non tratlasi qui d' un Massimiliano di Dornberg dell' ordine di Malla, il quale nel principio del XVI secolo serví nella guerra del Friuli, e mori nelFanno 1530 in qualilà di gran priore di Boemia. Massimiliano di Dörnberg, di cui in questo luogo si parla, fu figlio di Erasmo di Dornberg luogoteneiite di Gorizia, ed indi vicedomino della Cumióla, il quale cominciô a farsi conoscere solo alla melà di quel secolo. Applicossi nella sua giovenlù con singolare allenzione 8gli sludî legali, cil' erano nella noslra provincia F unica coltura di quei tempi ; e si distinse ne1 medesimi in si falta guisa, che fu incaricato dagli stali provincial) d'assistere per parte loro alla delegazione elelta per la riforma del patrio slatuto. La provincia decretogli nell' anno 1560 in rimunerazione di questo lavoro cento ducati d'oro. 11 dono, che la patria offeri alcuni anni dappoi all" arciduca Carlo per le sue nozze, non montava a tanta sornma. Quest'opera concilio a Donibergo lanía riputazione, che Ferdinando I nell' anno 1519 lo delegó in assenza di Francesco della Torre suo ordinario anihasciadore a Venezia, per dimandar ragione a quel Senato di diverse violenze eseriilale dal provveditore di Maraño nel territorio austríaco (a) ; ed ¡1 susseguenle auno sulle proposizioni della reggenza di Vienna gli fece offerir in quel magístrato il posto di consigliera della contea di Gorizia. Nell'ultimo congresso, che il medesimo imperadore accordó nell'anno 1563 alia repubblica di Venezia per terminare le contese de' confini, fu questo nostro cittadino del numero de' consiglieri imperiali. Esiste ancora una lettera che scrisse al mentovato ambasciadore cesáreo in Venezia intorno un articolo, che il Senato veneto pretendeva deciso sulla dichiarazione d' uno di que' commissar!, il quale trovati avea si giusti e si chiari i dirilti della repubblica di poter riscuotere le gabelle delle merci, che trasportavansi per F Adriático, che con buona fede non si potesse loro contrastare. Se il Peghel ha delto, cosí scrive il Dornbergo nel'di 29 marzo dell'anno 1564, in coscienza sua dotersi pagar il dazio, egli parlo in nome suo parlicolare, e non di noi altri, i quali in coscienza nostra abbiamo sempre tenulo il contrario (6). Queste poche parole dimostrano bastantemente, quanta sia stala la precisione delle sue idee e la schielteeza delle sue cspressioni. a) L'originale instruzione dala nel di 17 ottobre dell'anno 1539 trovasi deposítala fra le scrit/ure del magístrato fiscale di Gorizia. b~) Are/tirio di Pumo. 296 i s T o ßia In premio de' suoi servigi í'n il nostro cittadino chiainalo in corte di Massimiliano II per occupare il posto di gran siniscalco e di gran mastro di cucina dell'iinperadrice Maria. In tal qualité l'arciduca Carlo spedillo nell'anno 1570 a Gorizia per aprire la dieta degli stati provinciali; e nell'anno 1582 il medesimo principe lo scelse unitamente a Giovanni Cobenzl per accompagnarlo alia dieta d'Augusta. Mori in Praga nell'anno 1591 coinmendatore di Malberg. Vito di Dörnberg barone di Dornegg. Le memorie, che ci sono rimaste di Vito di Dornberg fratello dell'antecedente, autenticano quanto egli fosse stato cittadino alTezionato alia patria, e quanto ministro attento agí' interessi del principe. Nell'anno 1558 principió a reggere come luogotenente la contea, nel qual posto diede tante prove d' indefessa vigilanza pei sovrani diritti attaccati da' nostri vicini, che 1' arciduca Carlo, per dargli un contrassegno della sua piena soddisfazione, creö in suo favore nell' anno 1568 la carica ereditaria di canieriere maggiore, e MassimilianoII coH'acconsentimento dello stesso arciduca lo nomino suo consigliere successore di Francesco della Torre all'ambasceria di Venezia. Gasparo di Dornberg figlio di Francesco suo fratello lo accoinpagnó in qualité di suo segretario in quella legazione, che il saggio ministro sostenne pel corso di dieciolto anni con sommo applauso. Quindi dalla munificenza de' suoi sovrani ottenne nell'anno 1570 il capitanato di Trieste, ch' egli conservó unito agli altri important! incarichi insino alia sua morte. La mancanza di Giovanni Federico di Madruzio ordinario imperiale ambasciadore in Roma, in tempo del pontificate di Sislo V non parve a' principi della casa d' Austria si indifferente, che non pensassero di spedirvi un aliro soggetto, che fosse capace di trattare presso la santa Sede si gli affari proprî, che quelli di tutto l'Impero. Rodolfo II gittô l'occhio sopra il suo ambasciadore di Venezia, e lo destinó nell'anno 1586 per lo stesso posto alia corte di Roma, dove non si trasferi prima della fine dell'anno 1589. Meritano qui d'essere riferite le parole, che trovansi nelle lettere credenziali date il di 3 settembre dell'anno 1589, e dirette al cardinale Madruzio, protettore allora della nazione alemanna. Stimiamo superfluo, dice l'imperadore, lit far menzione della prudenza e dell' integrità di questo nostro ambasciadore, per cui tanto caro egli a Noi si rese, poich'e Ella stessa non ignora, quanto valent,'nomo ei sia. Ma noil polè prestare questo ministro se non per poco tempo i suoi servigi. Mori poclii mesi dopo passato 1'anno della sua legazione. Abbiamo ricezuta, scrive Rodolfo II nel di 22 aprilu dell'anno 1591, alio stesso cardinale Madruzio, con non liete cordoglio Ici nu oca della morte del nostro ordinario ambasciadore, ed abbiamo liitto il motivo di dolerci della perdita d'un ministro , il quale ci diede in tutti i negozî commessigli baslanli pruove di suo costante zelo e singulare integrità d'animo (a). Non minore dispiacere alla patria recö la nuova della perdita di questo nostro cittadino, consideratone sempre come ornamento non meno, che sostegno. Conservó egli sempre mai le sue premure si vive e si costanti per essa, che quantunque oceupato in maggiori alfari, non lasciô di avere pel puhhlico di lei bene la più iudefessa attenzione. Essendo ancora ambasciadore in Venezia fu delegato nell'anno 1573 dali'arciduca Carlo commissario nella contea, per provvedere a' disordini, che nell'amministrazione della pubblica economía si erano introdotti. Lo abbiamo veduto adoperarsi in questa occasione con non minore zelo di quello, che aveva dimostrato come luogotenente per togliere gli abusi nel maneggio del danaro appartenente alie chiese. Questi sono tratti, che fanno tanta testiinonianza della delicatezza ed integrità de' suoi sentimenti, quanto ne fa la cliiesa di s. Giovanni eretta a sue spese nella città di Gorizia della religiosa sua pietà e del suo amore pe' suoi concittadini. Ebbe per moglie Racheie Melvasis bolognese, dalla quale non ebbe successione. Gregorio Erbichio. Benchè non rimauga nessun dubbio clie Gregorio Erbichio sia nato in uno de' villaggi, che circondano la città di Gorizia, non si ebbe tutlavia la sorte di scoprire nè il giorno nè il Iuogo preciso della sua nascita. Le scuole de' padri della società aprirono nell' a) Lettere di Rodolfo II pubblicate in Vienta nell'anno 1771 colla slampa di Giuseppe Kurzböck. Vol. III. 19* antecedente secolo, al principio di cui nacque questo nostro cittadino, un campo alia gioventü di ogni ordine di persone, onde poler con tenuissima spesa apprendere i primi erudiineuti della lalinitá. I poveri scolari erano in oltre soccorsi con quotidiane beneficenze dal collegio, il quale faceva distribuiré quelle porzioni, che rimanevano dalla tavola della comunita. I gesuiti non contenti di prestare degli ajuti in patria, promovevano eziandio quelli, i quali e colla condotta e coll'applicazione si distinguevano, in altre cittá delle vicine provincie, onde poter continuare la loro carriera, e procacciarsi una sorte maggiore di quella, che aspettar potevano nel proprio paese. Gregorio Erbichio fu uno di que' fortunati, il quale passó dalle scuole di Gorizia a quelle di Gratz, dove non solo terminó il corso delle filosofiche e teologiche discipline, ma ancora come alunno del seminario ferdinandeo, col patrimonio assegnato dalla munificenza dei nostri principi ricevelte gli ordini sagri. Dagli studi di Gratz portossi il nostro cittadino a Vienna, dove gli fu offerto il posto di maestro per .1' istruzione de' figli di Ferdinando Guido conté di Porzia. In questa situazione diede egli nell'anno 1661 alia luce sotto un titolo strano a' nostri tempi, ma uniforme al gusto di quel secolo (a), un piano d' educazione per la gioventü nobile. Se si fa attenzione a' tempi ed al Iuogo, in cui scrisse 1* Erbichio questo saggio, non si puó negare che non vi traluca un certo sistema, che fa onore al discernimento dello scrittore, di modo che questo saggio puó considerarsi originale nella nostra nazione; poiché certamente l'opera di Locke sopra questo medesimo soggetto non poteya essergli nota. La sorte, che il nostro cittadino ebbe di dedicare il suo lavoro aH' imperadore Leopoldo e il crédito, che godeva la famiglia Porzia in corte di questo principe, procurogli la parocchia di Prebacina, che gli fu conceduta nell'anno 1665 e ch'ebbe sino verso la fine deH'anno slesso. Bonifacio Finetti. Tulle le combinazioni favorirono il padre Bonifazio Finetti dell' ordine di s, Domenico, perché si elevasse a quel grado di lerteratura, o) Promontorium humanae felicitalis. Stampalo in Venema da Francesco Vahasense. che gli concilio stima e nome. Con molti naturali talenli e con una vivacità di spirito poco comune entro egli in una congregazione di religiosi, la quale si distinse dal suo incominciamento eolio studio e coll' applicazione (o). Nacque egli in Gradisca il di 16 febbraio dell'anno 1705 da Antonio Finelti e da Camilla Leonelli e fu baltezzato sotto il nome di Germano Federico. AIP elà di anni 16 vesti nel giorno 30 setiembre dell'anno 1721 in Conegliano nello stato veneto I'abilo délia sua religione. Dopo trenta e più anni di studio e di meditazione diede alia luce in Venezia successivamente due opere, le quali dimostrano le cognizioni ed il possesso, ch'egli acquistô nelle lingue orientali. La prima traita délia lingua ebraica e delle lingue sue affini. Questa fu stampata in quarto in Venezia da Antonio Zatta nell'anno 1756; la seconda è una traduzione latina del terzo volume delle opere greche di Teofilalo arcivescovo di Acrida nella Bulgaria con dotte annotazioni e commentarí ¡Ilústrate . Questa traduzione sorti in gran foglio nell'anno 1758 da' torchi di Giuseppe Bartoli in Venezia. S' accinse indi a combatiere Con due volumi in gran quarto i principi di Ilobbesio, di Puffendorf e di altri in rapporto al diritto di natura e delle genti (6), per cui s'atlrasse una censura men favorevole da' giornalisli di Buglion. II padre Finetti vi rispóse con una leltera italiana, la quale compnri per la seconda volta tradotta in francese nel mentovato giornale (c). Pochi anni dopo sorti un'altra opera in sostegno de' due menlovati volumi, la quale è P ultima pubblicata colle stampe (rf). Le sue frequenti infermità non gli permisero di terminare altre sue opere scritte e preparate. Trovavansi i suoi manoscritti nel a) Questa é la congregazione sollo il titolo del beato Giacomo Salamonio. . b) QuesC opera fu pubblicata nel 1765 in Venezia da Tommaso Beltinelli sotto il nome di Giovan Francesco Finetti suo frateUo col seguente titolo: Ioannis Francisci Finetti. De principiis juris naturae et gentium. c) Nel giornale de' 15 luglio 1765. d) Di Vincenzo Radici in Venezia nel 1768 sema nome deWautore col titolo: Apologia del genere umano, accusato d' esser slato una volta bestia. 300 I S T 0 R I A soppresso convento di Farra (a), dove mori il di 20 giugiio deR'anno 1782. Giacinto Frangipani di Castello. (A) Gregorio fu il padre di Giacinlo e Tarquinio fratelli Frangipani. Benchè quest'ultimo esercitata avesse per lo più nel foro d' Udine la scienza legale, abhiamo tuttavia delle memoric, le quali fauno testiraonianza essersi egli impiegato anche in Gorizia non solo nel proteggere i particolari dirilti de' suoi concittadiui, ma ancora iu pubblico servizio nella compilazione delle nostre leggi municipali. Si impiegô poi singolarmente in favore de' pos'sesori nelle dill'erenze, che vertivano per tanti anni fra essi, ed i coloni della contea rispello al valore de' miglioramenti delle terre. Giacinto Frangipani, di cui in questo luogo farsi dee principal menzione, fu dopo la morte d'Andrea Rapizio dall' arciduca Carlo 1 marzo 1574 noininato al vescovato di Trieste. Ma prima di conseguiré dalla curia di Roma le bolle della confermazione venne a morte. Desiderö nulla ostante essere sepolto in quella ehiesa al cui governo le sue qualilà lo avevano destinato. Leggesi in quella cattedrala sopra il di lui sepolcro la seguente iscrizioue ; HYACINTHO FRANGIPANI DE CASTELLO SUMMA CAROLI ARCIII-DUCIS AUSTRIAE PROVIDENTIA AD EPISCOPATUM ASSUMPTO PRAEVENIENS MORS RAPERE NON POTUIT, QUAE IPSE TANTI PRINCIPIS JUDICIO, ANIMl PIE TATE , REL1GI0NIS CURA, AC GENERIS ANTIQUITATE FUERAT CONSECUTUS DIE VIII. NOVEMBR . MDLXXIV. «) Tra i suoi manoscritti si sono trova/i: Glossologia ovvero trattato di tutti i linguaggi del mondo; una geografía tradotla dalV inglese cum additamentis et correctionibus, finalmente: Confutalio pestilentissimi Judaeoruin libri cui titulas Hhizuk Emuna. b) Caslelporpeto. Giovanni Bullista Garzarolli barone di Raccogliano. Naeque Giovanni Ballisla Garzarolli da Giovanni Giacomo e da Dorotea di Moscon e s'applicó alia medicina, della cui arte prese la laurea nell' universilá di Padova. Egli serví la patria in qualitá di protoiuedico in Gorizia. Abbiamo di lui un* opera física (a), ch' egli dedico a Pietro Antonio Coronino barone di Prebacina e Gradiscuta e che fu da Nicoló Schiratti stampata in Udine neU'anno 1655. Un altra sua opera metafísica sorti alia luce poclii anni prima della sua morte stampata in Lubiana (6). Morí il Garzarolli in Gorizia il di 29 agosto dell'anno 1687 e fu seppellito net recinto del convento di san Francesco. Fausto Gibelli. Termiuati (1636) Fausto i suoi studi in Padova, epresa in quella universilá la laurea dotlorale in filosofía ed in medicina, non passô molió, cli'egli succedelte nel posto di primario medico della città di Gorizia a suo padre Maria Gibelli. Lasció un altestato di sua dottrina in «n'opéra medica da esso dedícala a Giovanni Vito Delmestre barone di Schónberg suo amicissiino, che fu data alia luce nell'anno 1641 da Nicoló Schiratti in Udine (c). L' eleganza della lingua in cui è scrilla, fa fede ancora della sua coltura nelle lettfre latine. Conciliandosi il noslro ciltadino e col suo sapere, e coll' indefessa sua premura peí servigio della patria la pubblica estimazione, gli stati provinciali vollero dargli una testiinonianza di loro riconoscenza, con aggregarlo il di 28 febbraio dell'anno 1659 alla nobillà patrizia della contea. Mori in Gorizia li 3 dicembre 1681. a) Epitome vel syntesis questiomim de Coilu. b) Col litólo: De immortalitate mentís humanae ex via peripatética, c) Col titolo: De recta inquísitione legitimae pestis. Corvado Glusih. Dal posto d'elemosiniere di Ferdinando I passô Corrado Glusilz alia parocchia di Comen nel Carso, di dove era egli nativo. Vito di Dornbergo come luogotenente di Gorizia lo propose all1 arciduca Carlo fra que' sacerdoti della conlea capaci d'assistere al visitatore apostolico, clie traltavasi di delegare uella nostra provincia per la riforma del clero. Che a tal inquisizione de' religiosi, dice 10 maggio 1565 il Dornbergo, Vostra Allezza deputasse alcun Sacerdote di buona vita, suddilo di Vostra Altezza, che inlervenisse a tulle le inquisizioni, e deliberazioni del det/o Vicario, ed a questo suriano abili messer Pre Giovanni Nussich Piovano di Bigliana, ovvero messer Pre Corrado Glusitsch, già Cappellano della Ces. Maestà di felicissima memoria, ed ora Piovano di Comen, o messer Pre Niccolo Reja Piovano di Lucíais, che sono tutti tre di buon norne, e di buona fama (a). Ma quello che più d'ogni altru cosa dee recar onore alie insigni qualilà di questo ecclesiastico, si è la scella, che fece 1' arciduca Cario della di lui persona per occupare la Sede vescovile di Lubiana, e per confidargli una diócesi quasi tulta infelta di luteranismo, e la quale abbisognava d'un pastore dotato di tutte quelle qualilà, che le circostanze de' tempi esigevano nell'anno 1560. Se si fa attenzione al notabile intervallo, che passô fra la morte del suo antecessore Pielro di Seepach, e la nomina del suo successore sulla fine del 1570, convien prestar fede al compilatore della crónica della Carniola, il qunle atlribuisce una tale dilazione non meno alia matura e circospetta destinazione d' un valente soggelto per parte del principe, che alio scrupoloso esame delle qualilà del nominato per parte di Pió V. Non fu nè la sorte, nè il favore, che elevarono il piovano di Comen alia dignilà vescovile, ma furono únicamente il suo mérito, e le urgeuze di quella chiesa. Ci è rimasta una lettera scritta da questo meritevole sacerdote a Giovanni Cobenzl suo principale promotore in occasione, che fugli partecipato 1' innalzamento alla dignità vescovile, la quale abbiamo crédulo di trascrivere come uno de' più degni monument)', che onorano la memoria degl' illustri nostri ciltadini. ¡alesi con dovuto rispelto, scrive da Comen li 30 dicembre 1570 il noslro párroco al cancelliere (i) Scritture del magistrato fiscale di Gorizia. delVarciduca, e con grande ammirazione, ma con timoré Ínsteme, e terrore la grazia, per cui non cessera eternamente d' esserne grato, offertami da Sma Altezza mió graziosissimo Signore, e Sovrano. In fatti chi non dovrebbe trovar motivo di maravigliarsi delle bene/icenze di Dio ? Matgrado le numeróse míe colpe, ed offese falte a sua Divina Maestà, la trascuraggine, e la tepidezza delle mié orazioni, tulla voila la Sua Misericordia non solo si dimentica di me, ma posposti lanti, e sí eccellenti, dolti, e ri-guardevoli uomini, col di lei mezzo, consiglio, e vigilante attenzione vuol chiamarmi, ed innalzarmi a maggiori dignità. Ne minore motivo lio io di temere, e di tremare sul riflesso delle mie poche forze in confronto a/Falto, e grave incarico, che richiede, singo/ármente nelle presentí circostanze, non già i travagli, le fatiche, e gli occhi d'un sol uomo, ma que' bensi di dieci Ercoli, e d' altrettanti Arghi. Illuslrissimo Signore! benchè io non abbia mai a ció pensato, non dubitando pero punto, che questa esser debba la volontà di Dio, come già scrissi alia prefala Altezza Sua, non voglio ne scusarmi, ne sottrarmi, nía dico bensi: sia fatla la volontà del Signore, e confermate, o Signore ció che operaste, e voglio tutti i giorni pregare 1' Onnipotente ; perché cliiamandomi egli mercè la Divina sua Grazia all'alto posto, di cui mi conosco immerilevole, non m'abbandoni in verun tempo, ma mi illumini bensi col suo Divino Spirito, e Grazia, e concedami e sapienza, e prudenza, e fortezza, ed un vero zelo ; affinchè io possa amministrare questo sublime incarico secondo la Sua Divina volontà, e piacimento, in onor, e gloria Sua, e del Santo Suo Nome, ed in vantaggio, e salule di quelle Anime fidate alia mia vigilanza. Non poco mi maraviglio inoltre, che Ella, a cui non mancano si negli Stati di Sua Altezza, che in quelli di Sua Maestà degli amici lanti e di nascita, e di dottrina, e certamente cotanto benemeriti di V. S. Illustrissima, gittasse il cuore, 1'animo, e F amor suo sorra di me meschino, ed immeritevole innalzundomi a si grande, ed inaspettata dignità, col farmi conoscere a si magnanimo Principe (a). Non è cosi facile il decidere se questa lettera faccia piii testimonianza delle malure ed essenziali quulità di chi la scrisse, o pare del soggetto, a cui ella fu scritta. Zelantissimo pastore non risparmiô nè pena, nè fatica veruna, che contribuir potesse all'uuione del suo gregge, ed a far fronte ai parliti, che la nuova dottrina di Lutero guadagnava di giorno in giorno a) Archivio CobenzL 304 iSToniA non solo nella sua diócesi, ma ancora nella conlea di Gorizia, dovo unito a Nicolo Correto prevosto di Sola fu delegato nell* anno 1574 dall'arciduca per intimare il bando a quegli, ch« sulle dimití ammonizioni non abbandonassero gli errori, e per purgare la patria da ogni peste di eretica infezione. Non fu nè si spedita, nè si felice quest'impresa ; nella Carniola il numero de' nuovi seltarí superó ogni sua vigilanza, e la forza della loro insistenza prevalse al vigore delle sue persuasioni. II religioso vescovo, dopo aver retta per soli sett'anni la sua chiesa, consunto di zelo mori senza aver poluto distruggere i suoi nemici. Giacomo Ferdinanda Gorizutti Da limosiniere di Leopoldo I fu questo noslro cilladino figlio di Pietro Gorizutti e di Vittoria Leoncini dopo la morte di Francesco Massimiliano Vaccano nominato li 12 dicembre 1072 al vescovato di Trieste, ed ottenute dal papa Clemente X li 30 gennaio 1073 le bolle di confermazione fu conségralo vescovo in Vienna il di 28 maggio dell'anno 1673, e nel primo del seguenle setiembre fece nella cilla di Trieste il suo ingresso. La placidezza del suo animo formaYa la principal qualila del suo carattere. II canonico Vincenzo Scussa lasciô di lui scritto nelle sue in ein orí e cronologiche : Preíato palíente, benigno, benevole, il quale sempre credeva divenir dovesse la sua morte improvvisa ; onde dopo il pranzo soleva dire a subitanea et improvisa morte libera nos domine. Il di lui presentimento veriflcossi il di 22 setiembre dell'anno 1691; giorno in cui volendo ad onta della cagionevole sua salute, e ad onta delle dissuasioni de' suoi domestici conferire a parecchi candidati gli ordini sagri colpito di apoplesia mori. Nella calledrale di Trieste vedesi il luogo, dove Jïi depositato il suo cadavere colfiscrizione da lui medesimo ordinata : D. O. M. FUI EPISCOPUS TERGESTI PULVIS, UMBRA, NIHIL LEOPOLDI CAESARIS QUONDAM ELEMOSINARIUS JACOBUS FERDINANDUS GORIZZUTTI ANNO 1691 MENSIS SEPTEMBRIS XXII. Michele Grandi. Nacque Michele Grandi in Gonars il di 30 gennaio 1718 da Giovanni Domenico Grandi cancelliere di quella giurisdizione e da Caterina Juliani. Da questi genitori non poté ereditare, che il biton nome e la probità. Apprese le lettere in Gradisca ; studio la filosofía e teología in Udine, dove fu ordinato sacerdote, e nell' université di Padova ricevette nelle scienze legali la laurea dottorale. L'amicizia, ch'egli aveva incontrato con Giacomo Marchi letterato udinese, fissollo non solamente in quella citlà, ma ancora in casa di qüesto suo amico e compagno di studí insino che Marchi visse. Aggregalo all'accademia di Udine lesse nelle radunanze di que' socí varie disse/tazioni Ietterarie intorno la storia ed il diritto ecclesiastico, che formavano il principal oggetlo delle applicazioni di quella società. L'estimazione, ch'egli s'acquistô in Udine, chiamollo ben presto a Venezia per l'educazione d'un giovane delle più illustri e possenti casate di quella metropoli (a). In tempo di questo incarico tradusse dalla versione francese di Giovanni Barbeyrack nell' italiana favella i doveri dell'uomo e del cittadino del Puffendorf, ed illustrolli con moite note ee pomposi fuuerali di questo principe fu Sigismondo Turriano dagli slati (lefia contea prescelto a portare il gonfalone della nostra provincia, L' arciduca Ferdinando trasse miglior partito delle qualité di questo «ostro cittadino: Promosso Giuseppe di Kabaua ft) Giovanni Giuseppe Capodagli, (1595) al vicedominato di Lubiana, egli nominó Sigismondo Turriano all'incarico di luogotenente della eontea. La patria non poteva nella perpetua assenza del suo capitano Giovanni KhevenlHiller esser relta da più degno soggetto di questo. Versatissimo nella scienza delle leggi, lu custode vigilantissiino della più essenziale parte, che concorre alla pubblica felxità di una provincia. Tanta fu la considerazione, che concigliossi il Turriano in patria, e tanto il crédito in corle, eh' egli si sarebhe innalzato a maggiori dignità, se la morte non l'avesse dal mondo rapito. ¡Selle più pressanti urgenze, in cui si * trovó I' arciduea Ferdinando per la perdita di Canissa, una delle antimurali fortezze delLi crislianità conlro i Turchi, lo iuvió questo principe (1600) a Clemente VIII in Roma, onde muovere quel pontefice a soccorrerlo con truppe e deuari. I maneggi erano de' più malagevoli: trovavasi nello stesso tempo alla corte pontificia il cardinale di Dielrichstein, il quäle da parle dell' imperadore Rodolfo II ebbe l'iucarico di rappresentarvi i gravi pericoli, da cui era minacciala I' Ungheria. Oltre Parle di una ordinaria persuasioue ebbe il Turriano bisogiio di tulla la destrezza per dirigere le buone disposizioni, in cui poteva essere il ponlefice in preferenza verso il suo principe. La di lui spedizione fu più conforme al desiderio, che alle speranze di Ferdinando. Il papa inviô il di lui ñipóte Francesco Aldobrandino aile testa di dieci e più mila solduli in soccorso de' confini della Croazia. Glorioso il Turriano per si felice esilo di sua legazione, ed impaziente di ragguagliarne l'arciduca di ritorno dall'Italia s'annegô infelicemente al passo dell' Isonzo. Il di cui cadavere fu seppellito nella chiesa de' pudrí di sau Francesco di Gorizia, dove fugli posta la seguente iscrizione sepolcrale : SIGISMUNDO TURRIANO, VALSAXINAE COM1TI SERENISS. FERDINANDI ARCHID. CONSILIARIO ET AD PONT. MAX. PRO AUXILIO MILIT. IMPETRAN, CONTRA TURCAS MISSO, ORATORI ELOQUENT. MUÑERE OPTIME DUCTO, ROMA IN GERMANIAM REDEUNTI IN TRAJECTU ISONTIl AMNIS SUBMERSO 1601 DIE 7 JUN. (Ü) fi) La spesso citata collezione delle iscrizioni sepolcrufi del padre Angelo Kocher. Francesco Udalrtco conte della Torre e Valsassina. Fu quesli uno de' piii illustri ciltadini clie prodtisse ne1 passali secoli la patria nostra. Egli aveva tulle le vedute di un uomo di genio, e tullo il tálenlo per porre i suoi vasti piani in esecuzione. Francesco della Torre riguardo alie grandi qualila ch' ei possedeva avrebbe poluto aspirare a maneggiare i piü ardui alTari d' una monarchia nel tempo che non resse peí bene della patria, che la sola contea di Gradisca, e che peí vanlaggio dello slalo non fu adoprato che in limítate e particolari delegazioni. Nulla avressimo piü desiderato, che di poter seguire questo valentísimo soggetlo dalla sua prima educazione fino alia sua morte, ed accompagnarlo non solo nelle pubbliche, ma ancora nelle prívale azioni, onde osservare i passí della natura nello sviluppamento del talento umano; ma non abbiamo incontrate per nessun altro soggetto tante difficolla quante per questo, a cagione della scarsezza di tracce, che potessero servirci di guida per soddisfare il nostro desiderio. Nacque egli in Sagrado li 5 otlobre dell'anno 1629 da Giovanni Filippo della Torre e da Eleonora di Gonzaga, e fu battezzato in Gradisca a' 15 dello stesso mese. L'educazione ricevuta in uno dei collegi d' Italia diretti da' padri gesuiti riscaldó siffattamente la sua fantasía, che prese la determinazíone di entrare in quella compagnia. Non conoscendo allora nulla di piü grande e nulla di piii distinto di quelle qualila che era apórtala di ammirare ne' suoi direttori, si lasció trasportare dal desiderio di conseguiré la gloria de' suoi dolli maestri, i quali eccitarono in lui i primi semi delt'ambizione. Ma passali pochi anni in quella socielá, non tardó a estendere le sue brame, ed a concepire un campo piü vasto e piü luminoso, in cui far spiccare i suoi talenti e porre in opera tulla 1' altivitá del suo genio. Una applicazione continúala peí corso di molti anni dovetle arricchire il di lui spirilo di quelle scientifiche cognizioni, per cui si dislinse singolarmente in Italia quella religione, e risvegliare in lui nuove mulle dell'umana deslrezza. Riuneudo il Torriano a tanti ornamenti dello spirilo una vanlaggiosa presenza della persona, molla facilita nel discorso, ed i comodi di una ridente fortuna, prodotlosi appena nel mondo, si vide giá in possesso di quella considerazione, che la nrevenzione della patria avevagli antecipatamente accordata. I principi di Eggenberg padroiii di Gradisc»4 Io elevarono a quel più eminenle posto, di cui potevano disporre, e dichiaraiidolo capitano di questa contea, gli confidarono la félicita di tulto il loro stato. Per poco esteso che fosse il territorio affidato alla sua custodia, grandi furono gli effetti delle sue cure e delle sue Vedute. In più luoglii di questa noslra istoria abbiarno fatlo cenno degli utili stabilimenti da esso introdolti in quella fortezZa. Al Torriano era débitrice Gradišča di un pubblico granajo, delle scuole per la giovenlù, del monte di pietà, dove vedesi tuttavia la sua effigie scolpila in marrnoj diretta a risvegliare una perpetua gratitudine di tanto benefattore negli auimi di quegli abitanti. DulTavvedutezza del Torriano furono gettati i primi semi all'iinportante e principale ramo délia naziouale industria. Ëgli fece conoscere a suoi cittadini il prezzo del prodolto delle sete, introducendo in quel territorio Tarte di disvolgerla, di filarla, di tingerla e di tesserla ; arti che difondendosi per tutta la provincia, diramaronsi ancora nella contea di Gorizia* Questi erano i ricchi frutti, che raccolse la patria dalT avvedutezza del suo governo, il quale, operando a pro délia contea di Gradišča non poleva non iscuotere il torpore e risvegliare délia einulazione anche in quello di Gorizia. Un metodo tutto opposlo che tehne il di lui antecessore Antonio di Rabatta neIT ufficio di capitano di Gradišča riguardo a vieilli rappresentauti Veneti, incammino (1676) il Torriano al medesimo onoreVole incarico di cesareo ambasciadore in Venezia (a). Un Certo spirito di supériorité accompaguô tutti i suoi trattati co' Veneti corne capitano di Gradišča e tutti i negoziati col Senato coino ambasciadore cesareo. Un sentimento poi di avversione contro la repubblica di Venezia derivato forse col sangue (A), e nutrito con esso dalla sua gioventù, mescolandosi in tutti i maneggi di sua ambasceria, fece si, che egli accoppiasse a tutt' i trattati una durezza di espressioni ed una sostenutezza di maniéré, che estorsero dalla repubblica per la sua persona que' riguardi, che non seppe guadagnarsi dopo il tempo di Massimiliano I verun altro ministro de' nostri principi. Non allontauadosi giaminai dalla più rafliuata politica di a) Leopoldo lo nomind suo ambasciadore alla repubblica di Venezia li 10 gennaio 1676. b) Nato probabilmenle da' disturbi, che i di lui anlenali e singolarmente il di lui padre Giovanni Filippo délia Torre ebbe con i suddili di Monfalcone rispello a' confiai délia sua signoria in Duino. quel secolo s' internó ne' piü rcconilíti arcani di quell'arislocrazia, e si distinse nel suo ministero con un nuovo giro, clie diede al maneggío degli affari con quella repubblica, da cui ebhero origine quelle inassinie, secondo le quali si diressero poi i di lui successori. La sua generale relazíone preséntala a Leopoldo I [a), clie forma il quadro di quelP aristocrático goveruo é una prova, che il Torriano penetró piü addenlro di Amelot de la Houssai, noto per la sua opera intorno al governo di Venezia, nelle piü gelose inassime della veneta política e nelle piü segrete molle delT interna costituzione di quella repubhlica. Conservando insieme coll" incarico di cesáreo ambasciadore il capitanato di Gradisca conservó per questo territorio le medesime premure e la primiera sua sttenzione. Sollo il di lui governo furono aggiunte alie antiche nuove forlificazioni (b) ed introdotte in quella fortezza lutle le specie di mestieri divenuti necessari a1 comodi della vita civile. Gradisca fu da esso provveduta di molti artefici, di cui Gorizia scarseggió per luito (piel secolo. Dopo aver introdotli questi lililí stabilímeuti in Gradisca diresse il Torriano le sue mire a uobilitarla ed abbellirla. Vi eresse a norma del costume delle cilla d' Ilalia una pubblica loggia per le prívate unioni di quegli abitanti, vi apri un giardino ornato di statue peí passeggio pubblico ; e per daré un vivo pegno di sua sincera alfezione verso que' cittadini fece ergere per l'abitazione di sua íamiglia quel grandioso edifizio, il quale, come é presentemente l'unico ornamento di quel luogo, cosi serve a testimoniare la finezza del suo gusto e la grandiosilü del suo animo. » Morí Francesco Uldarico della Torre in elá d'anni 66 in Venezia a1 13 dicembre dell' anno 1695. Le di lui viscere furono traspórtate in Gradisca e deposítate nella chiesa de' padri Serviti (c), dove а) Questa relazione sorti alia luce tradotla in lingua alemanna nel magazzino degli opuscoli, che si pubblicano in Francfort da Giovanni Federico Le Bret. б) Si vide a' giorni nostri a uno di que' bastioni in pietra incisa la seguenle hcrizione: Haec ínter coeteros moles studio, ac sedulitate Francísci Udalrici comítís Turríani Gradíscae capitanei erecta anno 1658. c) Ecco r iscrizione sepolcrale: ANUIA COELO REDDITA IlIC JACENT CIÑERES FRANC. UDAL. COH. TURRIANI OBHT ANNO S1DCXCV. Vol. III. 24 370 ISTORIA , Luigi della Torre sao nipote vi fece ergerc un Mausoleo col segnente epitafio: VIRO EXIMIO ROM. IMP. ET VALLISSAX. COM. FRANCISCO . UDALRICO TURRIANO CAESAR. AD REM. VENET. LEGAT. GRADISCAE CAPIT. MARESC. ET PATRI ALOISIUS TURRIANUS NEPOS BENEMERITOS . CIÑERES . CONDENS . POSUIT . ANNO D. MDCXCV. Francesco Massimiliano Vaccano. Nacque Francesco in Gorizia a" venti di otlobre dell'anno 1609 da Giovanni Battista Vaccano. Fece il suo corso di teología nel eollegio germánico di Roma, dove ne riportó la laurea dottorale, ottenne egli nelF anno 1633 il posto di arcidia^ono e párroco di Ribinza nella Carniola. Ottone Federico de Bucbeia vescovo di Lubiana 10 scelse indi nelF anuo 1641 suo vicario generale, ritenendo il Vaccano unitainente a questo incarico il suo arcidiaconato. In ricompensa della sua dottrina ed esperienza negli affari ecclesiastici Ferdinando III gli concedelte nelFanno 1646 il vescovado di Pedena. Nell'ultima serie de' vescovi di Trieste, che fu pubblicata (a), viene riportata la bolla d'Innocenzo X sotto il di primo marzo 1648. Non dimise pero la cura della diócesi di Lubiana, ed anzi reggendo la nuova sua chiesa, non solo seguitó ad occupare il posto di vicario generale nella delta citta, ma vi fu ancora nominato nelFanno 1654 vescovo suffraganeo, e Iré anuí dopo (1657) prepósito di questo eapitolo. Resosi finalmente vacante colla morte di Antonio de Marenzi 11 vescovado di Trieste fu innalzalo nelFanno 1663 alia cattedra di quella chiesa. Blori questo dotto e meritevole prelato il di 15 agosto deil'anno 1672 ed il di lui cadavere fu seppellito nella sua o) Da Rodolfo Coronini conté di Cronberg nell' anno 1769 in Venezia presso Antonio Zalla. ealtedrale, dove sua sorclla Anno Giulia conlessa Sinovich fee« Hicidere sulla di lui tomba la seguente iscrizione: D. O. JI. 1LL. ET REDMO. DOM. DOM. FRANCISCO MAXIMILIANO VACCANO EPO. ET C0M1TI TERGESTINO DNO A SANPASS S. C. M. CONSILIARIO ETC. ANNA G1ULIA COMITISSA MOESTISSIMA SOROR PONI CURAY1T 0B1IT 15 AUGUSTI ANNO MDCLXXIII. Giovanni di Wagenring. Ii questi conosciuto sotlo il nome di Giovanni Bogarino e sarà probabilmenle stalo fratello di Giorgio Viltore di Wagenring, il quale dalParciduca Carlo fu impiegato in molti affari della contea e che i Hostri stali provinc'sli ascrissero (9 aprile 1589) alla nobiltà patrizia, indi fu egli dalParciduca Ernesto nominato (1591) capitano di Aquileja e dal medesimo principe investito (1593) nella giurisdizione di Romans. 1 Giovanni, di cui qui accade di far menzione, non pu6 esser« salito alia Sede vescovile di Trieste prima delP anno 1591, poichè esiste uua leltera scritta il primo di di marzo dell' islesso anno dal suo antecessore Nicólo Correto, con cui questi si scusa presso gli stati goriziani di non poter inlervenire all' omaggio, che i sudditi della contea prestare doveano a' commissari imperiali delegati a tal elfetto in Gorizia, fra quali era anch' esso nominato dall' imperadore Rodolfo II. Secondo la crónica compilata da Vincenzo Scussa, Giovanni Wagenring ottenne il vescovado nell'anno 1595 e mori nell'anno 1598. 11 P. Bauzer pone anche la sua consegrazione all'anno 1595. Se è vero, che questo prelato facesse il corso de' suoi stud! in Roma nel collegio germánico e che fosse poi maestro deli' arciduca Carlo, fa di mestieri asserire, esser egli stato nel numero di quella gioventù alemannna , che Ferdinando I spedi (1552) all' aprimento di quel collagio. Antonio di Zara. Nacque lü Zara in Aquileja nell'anno 1574 da Orfeo capilano di quella cittùe territorio e da Maria Barrozzi. Fu esso alFelà di anni selte inviato da' suoi genilori in Gralz presso Giulio di Zara suo zio comandante di quel castello, dove apprese sollo la direzione de' gesuiti la umanità, la filosofía e la teología. Avendo dalla sua gioventù l'accesso in corte del!' arciduca Carlo presso F arciduca Ferdinaudo di lui figlio ebbe la sorte di guadagnarsi talmente l'afTezione di questo giovane principe, ch'egli all'età d'anni 26 essendo semplice cbierico, otteune (1600) dalla di lui munificenza non solo la prepositura di Pisino, ma ancora il ve'scovado di Pedena, e non avendo ancora F elà prescritta dai canoni Ferdinaudo stesso s' interpose presso Clemente VIH, onde fargli avere la bolla délia dispensazione pel vescovado. Abbiamo di questo prelato un opera filosófica (a), la quule nelF anno 1015 fu stampata in Venezia da' Fratelli Dei. Dalla lettera dedicatoria, che egli addrizzô all'augusto suo mecenate, e da cui traemmo le notizie appartenenti alla vila del noslro cittadino, rilevasi, che egli aveva in pronto per daré alla luce due suoi volumi di poésie e di eloquenza, e ch'egli divisava di daré sulla teología un opera consimíle a quella, ch' egli pubblicalo aveva sulla filosofía. Mori in Pedena Ii 30 dicembre dell'anno 1621. Leggesi sopra la di lui tomba in quella catledrale la seguente iscrizione : D. 0. M. ANTONIUS ZARA AQUILEJENSIS EPUS PETINENSIS SEREMSSIMI ARCH1DUCIS FERDINANDI CONSILIARIl ET DNUS GOLAGORIZIAE QUI OBIIT PETINAE DIE 30 DECEMBRIS ANNO DNI 1621. 118 VII. Industria e traffico ...... •n 128 VIII. Coslumi e pubblica educazione .... K 138 IX. Popolazione .. i . * . . » 145 Capitolo quarto Rendite del principe ed amministrazione di pubblica economia nella contea di Gorizia dall'anno 1700 all'anno 1790. /. Berti camerali del principe . • . t j „ 148 II. De' feudi . .......„155 III. Delle dogane......... 158 I Vi Censi delle terre . . • • , ; „ 160 V. Sussidi straordinarî : dazi, ed altre pubbliche gravezze pag. 184 VI. Ammiidstrazione di pubblica economía . „ 191 Capitolo quinto Goveruo ecclesiatico nella contea di Gorižia dali' anno 1700 all'anno 1790. I. Del patriarca d Aquileja • . . . * n 200 II. Sopprvssion« del patriarca d' Aquileja ed erezione d'un arcitescovado in Gorizia , . . „ 203 III. Soppressione deiïarcitescovado di Gorizia ed erezione d'un vescovado in Gradišča . . . „ 212 IV. Visite e sinodi . . . . . . „ 215 V. Giurisdizione ecclesiaslica . . . . .„217 VI. Capitoli, parocchie ed instituzioni di nuoti benefizî curali ........ n 220 VII. Comunità religiose e fraternité . . . „ 225 VIII. Abolizione délia compagnia di Gesù e soppressione d'altre comunità regolari. . . . „ 232 IX. Disciplina ecclesiaslica . . . . n 234 X. Instituzione d'un capitolo di dame in Gorizia . „ 239 XI. Beni ecclesiastici ....... 242 Libro Settimo. Alterns Girolamo . . . . Altems Giacomo . Alterns barone Ermanno Alterns conte Giuseppe Osvaldo, tescovo Attems conte Carlo Michele, arcitescovo Baselli Francesco Bauzer Martino Bertis di Orsino, tescoto Biavi Giotanni . Bosizio Giovanni Battisla Bosizio Giotanni Giuseppe Capello Pietro Paolo . Carusa Francesco Caucig Francesco Saverio 245 247 248 250 251 257 258 259 264 266 269 ivi 271 272 Cecotti Gian Giuseppe Bonifazio, vescovo pag. 273 Cobenzl Giovanni barone di Proseck . ■v 274 Cobenzl conle Carlo ....... » 282 Codeiii Agoslino barone di Fahnenfeld » 284 Colloredo Rodolfo conte di Valsee ... !» 285 Coronini Pompeo barone di Prebacina e Gradiscula 1> 288 Coronini Rodolfo barone di Cronberg . m 289 Coronini Ernesto Feiice di Cronberg . » 290 Uelmestre Giorgio ...... n 291 Delmestre Giuseppe Antonio, vescovo . r> 293 Delmeslre Luca Sertorio barone di Schonberg, vescovo n 294 Dornberg Massimiliano barone di Dornegg . n 294 Dornberg Vito barone di Dornegg . . . ¡1» 29G Erbichio Giorgio . . • • • ' rt 297 Finetti Bonifazio ...... D 298 Frangipani Giacinto di Castello .... » 300 Garzarolli Giovanni Battista barone di Raccoijliano M 301 Gibeiii Fauslo ..... n ivi Glusitz Corrado, vescovo ..... Jr 302 Gorizutti Giacomo Ferdinando, vescovo . » 304 Grandi Michele ...... n 305 D' Ischia Gian Giacomo ..... n - 308 Kliiienburg conte Ferdinando, arcivescovo v 309 Locatelli Ortensio ...... m 310 Marussig Giovanni Maria ..... n 312 Miller Giovanni Francesco, vescovo n 314 Morelli Giovanni Pietro ..... » 315 Morsano Giovanni Battista ..... n 317 Pasconi Gaspare ...... T» ivi Pesler Albeito ....... ■ 319 Plencig Marco Antonio ..... H 323 Porzia Principe Ferdinando e Brugnera , , n 324 Rabatta di Giuseppe ..... * 325 Rabatla conte Antonio ..... rt 334 Rabatta conle Giuseppe, vescovo .... n 338 Rabatla conte Raimondo Ferdinando, vescovo n 341 Rith Biaggio di Colenberg . ... ■ n 342 Sbogar Giovanni Maria ..... n 343 Scallelari Francesco ...... » 344 Strasoldo Federico ...... n iv» Strasoldo Pietro ..... ■ pag. 345 Slrasoldo conte Raimondo Antonio 347 Strasoldo conte Riccardo .... ' ' Yi 349 Suppanzig Francesco . » 352 Supancig Pietro Adamo . . . é » 353 Tautscher Giovanni, vescovo . . . 9 • » 354 Tcrzi Gaspare ...... • • n 356 Textor Urbano, vescovo ¿ • • » 357 Torre, délia conte e barone Nicold • • w 358 Torre, délia, co. e bar. Francesco • " w 361 Torre, della, co. e bar. Raimondo • • Vi 362 Torre, della, co. Sigismondo n 365 Torre, della, co. Udalrico . i . . * ■ » 367 Vaccano Francesco Massimiliano, vescovo * » 370 Wagenring di Giovanni, vescovo • » 371 Zara Antonio, vescovo .... • • » 372 Zucchelli Antonio ..... 373