Numero dedicato ai camerati in grigioverde PUBBi.iUi^ (prezzi per mm d'altezza, larghezza 1 colonna): commerciall L. 1.50 ; ins.-man, legall, cronaca L. 2.50 — Concesslonarla escluslva UNIONE PUBBLiClTA ITALIANA S. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 8 maggio 1943-XXI Sl PUBBLICA OGNI SABATO ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenltore L. 1000 Spedlzione in abbonamento postale n» Gruppo — UN NUMERO LIRE ».-DIREZIONE — REDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLPOVA 12 — TeL 2196 C NORE A CHI COMBATTE PIOMBO PER I TRADITORI Ecco le parole pronunciate il 5 con . dal Duce, dal balcone di Palazzo Venezia: «Sento vibrare nelle vostre voci Vantica incorruttibile fede e insie-me una certezza suprema: la fede nel Fascismo, la certezza che i san-guinosi sacrifici di que&ti tempi duri saranno compemati dalla vittoria, se e vero, come e vero, che Iddio e giusto e VItalia immortale. uSette anni or sono noi eravamo Qui riuniti in questa piazza per celebrare la conclusione trionfale di una campagna durante la quale ave-vamo sfidato il mondo e aperto nuove vie alia civilta. La grande impre-sa non e finita: e semplicemente interrotta. I o so, io sento che milioni e milioni di italiani soffrono di un indefinibile male che si chiama il male d'Africa. Per guarirne non c'e che un mezzo: tornare. E torneremo! uGli imperativi categorici del momento sono questi: onore a chi com-batte, disprezzo per chi si imbosca e piombo per i traditori di qualunque rango e razza. «Questa non e soltanto la mia volonta. Sono sicuro che e la vostra e quella di tutto il popolo italianoy>. «L'antica incorruttibile fede» e esplosa ancora una volta in Piazza Venezia. II popolo di Roma insieme ai Gerarchi provinciali, in rap-presenlanza di tutto il popolo italiano, ha detto al Duce col suo entusiasmo che I'ltalia 6 veramente immortale. a siamo trovati nella sto-rica Piazza uniti tutti dalla stessa lede e ansiosi di ascoltare Mussolini, di «sa-pere» da Mussolini, di grida-re a Mussolini che siamo pronti a sacrificare la nostra vita per Lui e per la Vittoria. Egli ha parlato come soltanto Lui sa parlare quan-do decide una ricognizione nel sentimento del popolo. E il popolo non manca di mostrargli tutto intero il suo animo generoso. «La fede nel Fascismo» e moltiplicata ed a ragione il Segretario del Partito, nel Teatro Adriano, ci aveva detto, pochi minuti prima che potessimo vedere e sen-tire il Duce, che «tutto il popolo e fascista». Questa af-fermazione sembrera ai no-stri nemici gratuita, ma noi vorremmo invitarli, se il nostra odio ce lo permettesse, ad assistere in Piazza Venezia alle nostre spontanee aduna-te e sentire quanto palpitan-te e grande sia la nostra fede. Ma do e assurdo, poiche gli imperativi categorici del momento ci indicano soltanto tre strade: «onore a chi combatte, disprezzo per chi s'imbosca e piombo per i traditori di qualunque rango e razza». Questi imperativi il Segretario del Partito li ha esaminati nel rapporto al quale ci aveva chiamato. II fuo discorso, la sua voce, il no-stro entusiasmo hani}o fatto rivivere agli anziani le ori-gini e ai giovani i primi armt della loro vita, quando si ac-codavano alle squadre, per-che sentivano di avere nel-I'animo, sia pure alio stato embrionale, una fede che do-veva crescere per divenire oggi smisurata. Scorza ha tenuto rapporto alia fede e la fede non puö rispondergli che col giura-mento di combattere sino al sacrificio supremo, sicura che quelli che verranno po-tranno «vivere con dignitä e onore». Luigi Pie^ran^onio S lJU Uii M ^cauUi xiuHiJü. My^yu^clO' xx Jlama Ecco il testo del discorso pro-nunziato dal Segretario del Partito, Eccellenza Scorza, al rapporto del 5 corr. al Teatro Adriano: «Camerati, forse quanto sto per dire non avrä per voi niente di nuovo, ne di originale, perche cia-scuno di voi l'ha maturato dentro di s6 da molti anni, sicchfe ciascu-no di voi potrebbe pronunciare questo mio stesso discorso. Sarö necessariamente lungo e non mi lascerö trasportare da nes-sun impeto oratorio perche deside-ro parlare pacatamente al vostro cuo.re, alia vostra coscienza, alia vostra intelligenza. Non mi senti-rete neanche parlare del nemici. Non ho l'abitudine di disprezzare o sottovalutare il nemico. II nemi-co, io, come voi, lo odiamo, ma senza isterismi, senza scatti: con una continuitä fredda, tenace, de-cisa. Farö un rapporto che potremo chlamare il rapporto della forza, delta dignitä, dell'onore, dell'in-transigenza rivoluzionaria. Sarä necessario ch'io faccia qual-che precisazione, qualche chiarifi-cazione, perche intendo che ciascu-no di voi, lasciando questa sala, porti con se la definizione, la piü esatta possibile, dei vari problemi o dei vari casi che In questi tempi hanno appassionato l'attenzione dei fascisti e agitato discussioni piü o meno vivaci. II fascista e il piü per-fetto tipo di italiano Alla base di ogni nostra consi-derazione c'e il fascista. II fascista e prima di tutto un uomo che vive in mezzo agli altri uominij non e un essere irreale, astratto, creato per miracolo o per gioco da una qualche fantasia; ž un uomo con tutte le sue passioni, i suoi difetti, le sue virtü ed anche i suoi inte-ressi. Si differenzla dagli altri per un atto preciso, spontaneo della sua volontä, che lo sottopone nei pensieri, nella volontä, negli inte- ressi, nelle passioni ad una Entitä superiore alla quale ha dedicato tutta intera la propria vita. Primo attributo del fascista de-v'essere — ž chiaro — Vonestä. Non soltanto l'onestä intesa nel senso di non rubare o di non in-cappare nel rigore del Codice; ma l'onestä intesa nel senso di sentire, pensare, operare onestamen-te e considerare 1 propri interessi solo alla stregua degli interessi collettivi e i propri sentimenti solo in rapporto coi sentimenti degli altri uomini. II fascista e un perfetto, il piü perfetto tipo di italiano. il piü esasperato tipo di italiano perche si e fascisti solo in quanto si e compiutamente italiani. Per questa esasperazione di italianitä il fascista e soprattutto un combattente: non in quanto e chiamato solo in una determinata circostanza a complere uno speciale servizio che accetta come un dovere al quale non si possa sfug-gire, ma e il combattente che cer-ca il combattimento, anela il com-battimento, che precisa il bersa-glio e l'ostacolo; che cerca il nemico perche vuole centrare il ber-saglio, superare l'ostacolo e schian-tare il nemico. II fascista, insomma, 6 un temperamente, un'indivldualitä defi-nita e inconfondlbUe, chiara, precisa. II Duce dlsse un glorno che II fascista anche flsicamente do-vrebbe differenzlarsi dagli altri. Da questa posizlone di uomo, di Italiano, di combattente, voi ve-drete che balzerä fuori — o, per meglio dire — ritomerä fuori dalle sorgenti piü antiche del nostro spirito, la figura del vecchio fascista cosi come fu creato dal Duce, cosl come fu desiderato dalla Nazlone in un momento grave della sua vita, cosi come fu amato ed apprezzato dal popolo. Bisogna che noi facciamo giu-stizia di un nostro non commen-devole modo di pensare le cose che riguardano la nostra funzione. II dovere del dovere Per lunghi anni noi abbiamo fatto la retorica dell'antiretorica e poiche abbiamo esasperato tutto ciö che andava dal silenzio rico-nosciuto unico padre dei fatti mentre la parola avrebbe dovuto essere la matrigna delle cose false, per arrivare al disprezzo della semplicitä e della cordialitä), bisogna che oggi facciamo giusti-zia sommaria di tutti i velari che possono comunque ingombrare le nostre coscienze alio scopo di ri- ' trovarci in una completa chiaritä di rapporti e di sentimenti. E tanto abbiamo fatto uso di questa retorica che siamo giunti ad una anche vera e propria forma di inflazione, cosicche ad un certo punto (e cosa che voi con-statate' ogni giorno) persino l'es-sere onesti era diventato un gran-merito, persino essere buoni e ge-nerosi era diventata una grande, eccezionale virtü. Cosicche ciascu-no di noi, anche se compiva one-stamente il proprio dovere, nien-t'altro piü che il proprio dovere, si arrogava subito il diritto di pretendere eccezionali ricompen-se, cosicche la piü piccola rinun-cia diventava improvvisamente un grande, grave sacrificio; cosicche il sacrificio si trasformava üi martirio e la piü piccola sofferen-za creava gli eroi. Ora, invece, bisogna scendere da questa scala sul terreno della nostra piü sem-plice umanitä e dire che fare il proprio dovere e nient'altro che il proprio dovere; dire che il sacrificio si ha solamente allorche ' vi e testimonianza di vera soffe-renza e di dolore; che la palma del martirio spetta a poca gente; che di eroi — fra i vivi — ve ne sono molto, ma molto pochi, che sono creature di eccezione. Eroi sono, comunque, i nostri Caduti per la Causa dell^ Patria. Cosi deflnita la posizlone splrl-tuale e morale di ciascuno di noi, voi capirete facilmente, camerati, che renderemo impossibile la vila nei rangbi del Partito a tutti coioio che non si misurano con questo nretro. La vita per il Duce e per la Causa Ho protratto la chiusura del ri-tiro della tessera del Partito fino al 10 giugno con la segreta spe-ranza che molti di coloro che hanno esitato finora non la ritiri-no affatto; e renderö cosl chiare e definitive queste direttive da indurre molti, al prossimo rinnovo, a fare altrettanto, Allorchfe 11 Duce, nel pomerlggio del 17 aprile, pronunclö 11 mlo nome quale Segretarlo del Partito, io senlil che egli mi chiedeva in-tegralmente limpegno della vita contenuta nella formula del giura-mento. Disposto a giocare la mia vita al servizio del Duce e della Causa, senza alcuna esitazione, vi giuro che non esitero a giocare la vostra vita — la vita di tutti i fascist! — se ciö sarä necessario al Duce e alia Causa. Riferendomi all ccofferta del san-gue» nessuno pensi che noi slamo disposti al sacrificio supremo in quanto disprezziamo la vita. Anzi: attribuiamo alia vita il piii alto valore. II Fascismo e una sintesi in quanto evita le dispersion! ed ef-fettua i concentramenti di poten-za. 11 segreto che il Fascismo crea nell'uomo e proprio questa virtii di esaltare ogni suo attributo. Il* fascista realizza nel mondo della morale, dello spirito, del pensiero una concretezza di valo-ri che aumentano il valore della vita. Ecco perch6 — quando parlia-mo del sacrificio supremo — non parliamo di gettare una cosa triste e stanca, sibbene di offrire in olocausto la cosa piu perfetta e divina. II Partito e tutta la Rivoluzione In questi Ultimi tempi sono ri-tornati in discussione vecchi, vec-chissimi temi. Questo, per esem-pio: il Partito deve essere di mas-sa o di minoranza? II dilemma se il Partito deve essere di massa o di minoranza e ormai ozioso, o, perlomeno supe-ratissimo dalle funzioni stesse che i I Regime ha attribuito al Partito. Ritomare su questo argomento ^ stol to perchfe anche se si eliminassero uno o due milioni di i-scritti ne resterebbero sempre al-tri tre o quattro, aumentabili ogni anno attraverso le leve. Quin-di avremmo sempre un numero di iscritti imponenti: una massa. Arrivo persino a dire che lo a-vremmo anche se volessimo ri-durre gli iscritti ai soli quadri. Pensate al solo complesso delle gerarchie fascistel Non un Partito piccolo numerl-camente, beosi un Partito fortis- Parla il Duce — Piazza Venezia e gremita. L'entusiasmo del popolo e incontenibile simo in ogni sua manifestazione, ecco a Che bisogna tendere. Perchž U Partito sia forte i necessario che tutti i suol iscritti siano prima convinti e poi fedell. La fedeltä, quando nasce dalla con-vinzione 6 immutabile e immarce-scibile; la imposizione nega la fe-deltä, peggio, la mentisce. Perchfe il ParUto sia forte 6 necessario che sia giusto, prima verso se stesso poi verso 11 popolo dal quale promana. Percha il ParUto sia forte 6 necessario che esso animi continua-mente e indistintamente tutti i propri iscritti con uno spirito, una mentalitä, un costume di minoranza. La questione non e di numero, quindi, ma di qualita. Qualcuno puö ritenere che i due termini siano inconciiiabili. Io ritengo di si perche, secondo gli ordini del Duce, imprimeremo al Partito un ritmo cosl celere che gli sfiatati resteranno indietro, da-remo al Partito una sagomatura cosl guerriera che i timidi e gli sfiduclati non potranno seguirci. Coloro che procederanno saranno veramente fatti come il Duce 11 vuole. Per ottenere la qualita nella massa, occorrono quesli elementi: una legge morale ferrea, che crei 11 cUma naturale alia vita quali-tativa, una disciplina ferrea, una gerarchla selezlonata e a sua volta selezlona trice. Solo in tal modo si puö realiz-zare quella che fu definita «una aristocrazia di massa». Aristocra-zia non solamente nei confront! di tutto il popolo ma soprattutto nei confronti di noi stessi, per cui cia-scun fascista acquisti la consape-volezza della propria personality e senta I'orgoglio di essere giä in alto sulla scala del valori umani e nazionali: una investitura ideale cioe che dia a ciascuno il senso eroico della vita. „Massa selezionafa con spirito Il minoranza n «Massa selezionata con spiilto di minorčinza»: ecco la formula per slntetizzare che cosa cl pro-poniamo di ottenere. II Partito e veramente una rivoluzione: anzi, e tutta la rivoluzione. Esso affronta e risolve sul ter-reno ideale, culturale, sociale ed economico un determinato ordine di vita che si realizza in un nuovo aspetto della civiltä. La sua piu alta manifestazione e I'ordinamen-to del popolo e dello stato nel senso corporativo. E' un'idea-forza, non una nebulosa associativa e as-sistenziale, una potenza di irradia-zione, di propulsione e di costru-zione capace non solo di proiet-tarsi in avanti ma — quello che piu conta — capace anche di saper sostare senza negarsi, per me-glio maturare i problemi ed at-tuarli nella loro interezza. Un'ar-ma di combattimento capace di resistere a tutti i colpi degli av-versari, ma pronta a recidere ine-sorabilmente ogni nodo ed ogni ostacolo. Per la vastitä di un tale compi-to non si puö dunque pensare che il Partito possa essere ridotto di numero sino ad una casta o ad un clan, ma occorre lasciarlo e man-tenerlo aperto, arioso, spaziale con tutto il vento che vi penetri dentro e porti via rami e foglie morte mentre vivifica e tonifica tutto il resto dell'organismo. Aperto nel senso piii popolare, vibrante di tutta la piu intransigen-te e roventc passione, aperto nel senso piu dinamicamente aristo- cratico affinche con I'afflusso di nuovi valori ai posti di comando perfezioni la propria gerarchia. La gerarchia: problema centrale del Fascismo II problema centrale del Fascismo e indubbiamente quello dei quadrij la norma dalla quale ci lasceremo guidare e la seguente: la competenza, ciascuno al suo giusto posto, secondo le proprie virtu,' le Iproprie possibilita, i propri requisiti, la propria prepa-razione. E niente improvvisazioni. Ciascuno deve avere largamente pagato nei quadri inferiorl, deve avere chiaramente dimostrato di essere fedeie gregarlo in tutte le ore e in tutte le circostanze: di essere un uomo di carattere e di onore, per avere il diritto di aspi-rare al grado superiore: deve, co-munque, avere dimostrato con i fatti e in modo inconfutabile che — prima di ogni cosa — k fascista e Che in ogni evenienza reste-rä immutabilmente fascista. Fermo e indiscutibile il concetto della designazione dall'alto per la pienezza della responsabilitä e dell'autoritä, pensiamo che, affin-chž tale designazione non abbia sempre ad aggirarsi in una streite cerchia, e indispensabile andar-le incontro dal basso con spon-taneo riconoscimento dei valori Tali valori estratti dalla massa (ecco che ritorna il concetto del-I'aristocrazia di massa) debbono essere lasciati nella possibility di misurarsi e di cimentarsi nella ga- ra del piii forte e del piu degno. In tal modo dall'alto si poträ sce-gliere in una zona sempre piii va-sta "dei valori gerarchici. Ciö co-stituira anche un aumento di cir-colazione non solamente nei quadri, ma anche nel pensieri, nelle energie, nella dinamica del Partito. Responsabilita e autorita Altro punto da chiarire: deve essere abolita la' professione di gerarca. II professionalismo ha prodotto I'abbassamento del livel-lo della gerarchia e I'adagiarsi nel quietismo, nel lasciar correre, nel lasciar fare. Una volta entrati nella «carriera» gerarchica in tal modo si fa del meglio per eviteire 16 «grane» e non affrontare rischi. A proposito della gerarchia dob-biamo pero ancora dire due parole sulla responsabilita e sull'autoritci. Ogni fascista faccia il dover suo con plena coscienza e dignitä. Se fa bene avra compiuto il suo dovere e poträ anche aspirare ad aver premio, se manca deve esser certo che pagherä. II Partito non puö tollerare che ciascuno si metta al riparo degli ordini e delle disposizloni supe-riori. Insopportabile poi e fascisti-camente indegno invocare ad ogni pie' spinto U nome del Duce. II Duce dä sempre, e per tutti, le direttive generali, ma lascia a-gli organism! del Regime la piü completa Ilbertä e autonomia nel-lesecuzlone. Autoritä e autorevolezza, non autoritarismo. Le aquile, le greche, gli alamari possono conferire il potere, ma non lo giustificano. Questo appartiene all'ordine morale ed e fondato sulla saggezza, sulla pre-parazione, sulla serietä, sul presti-gio. I gerarchi i quali dovessero vantare solamente un'autoritä uf-ficiale, sono dannosi al Regime ed anche ridicoli, Non fare il cipi-glio fiero, non gridare, non bat-tere i pugni sul tavolo. Chi gri-da non ragiona, chi batte i pugni non ha altri argomenti, dietro la maschera del fiero cipiglio vi ö il vuoto del cervello e del cuore. L'autoritä non deve essere disgiun-ta dall'equilibrio e dall'umanitä. Epurazione: come sarä fatta Si sente frequentemente parlare di epurazione in senso catastrofico e tenebroso, e dl una questione morale gravitante attorno al Partito. Credete pure, camerati, non vi e nessun bisogno di una epurazione nel senso drastico della parola, non esiste alcuna questione morale che tocchi il Partito nella sua essenza. Tutta questa necessitä di epurazione del Partito l'hanno inventata proprio 1 fascist! e l'hanno pol of-ferta in omaggio agil antifascist!; ciö non vuol dire, perö, che noi non dobbiamo procedere ad una attenta, severa selezione. Ma pro-cederemo con cautela, mandando via gli indegni di ogni categorla e non facendo volar via i soliti straccl. Facciamo qualche considera-zione. Nel Partito siamo milioni di iscritti. Che cosa vi 6 dunque di eccezionale se vi si trovano 10-20 mila indegni? Ma quale e mai l'as-sociazione civile e religiosa, anti-ca o recente, nostrana o straniera, che non abbia una percentuale uguale o superiore di elementi de-teriori, fuori clož della legge morale che ad essa presiede? Fuori dunque gU Indegni, i pro-fittatori, gll infedell, senza miseri-cordia. Ma non confondiamo con questi anche 1 non colpevoH one-sti e tranqullll cittadinl, anche se fascist! medlocrl. Anche tra 1 re- parti d'assalto vi sono quell! ad-dett! ai carriaggi, ai servizi: anche tra gli arditi vi sono gli arditis-simi. In questi casi si deve tener conto dei precedent!: mentre non ne terremo alcuno allorchö si tratti di coloro che non credono cieca-mente nella vittoria e non si ado-perano indefessamente per rag-giungerla. Qu! il passato — anche il piü glorioso — non giustifica nulla: anzi aggrava la posizione e la resposabilitä morale e poli-tica. II catonismo stolto II male non e, camerati, nell'esi-stenza di costoro: il male sta in-vece nel fatto che tali elementi non vengono eliminati appena siano conosciuti o si rivelino per can-crena spontanea. II peggio si ha quando si cerchi di coprirli. Estre-mamente difficile poi diventa il caso allorche per ogni auteritico mascalzone che viene individuato, si trovano due o tre camerati, di ottimi precedent!, d! ottima fede, i quali giurano suU'onorabilitä e sulla fede fascista deli'indegno che dovrebbe essere espulso. Distingueremo sempre nettamen-te le persone dal Partito, nel senso che — secondo la parola del Duce — «il profano non venga confuso col sacro». Nella elimi-nazione, le cause saranno sempre pubblicamente chiarite. Le motiva-zioni non avranno nulla di nebu-loso e confuso. Esse diranno one-stamente la vera causa: per viltä manifestata nella tale occasione: per profittismo o speculazione comprovata da tal! e tal! fatti: per indegnitä generica o specifica di-mostrata nella tale circostanza. Ma anche un'altra colpevolezza vogliamo condannare: il superfi-cialismo cioe dei fascisti ! quali si fanno inconsapevolmente denigra-tori de! loro camerati, dei loro gerarchi e dello stesso Partito. Questo potrebbe essere definito un vero e proprio caso di sadismo auto-lesionista. Un fascista, degno di tale nome, ha il dovere ed anche il diritto di denunciare tutti coloro o tutto ciö che ritiene dannoso alia causa ma non deve raccoglie-re e — peggio ancora, diffondere — calunnie non controllate, messe il piü delle volte in circolazione dagli antifascist!. I denigratori saranno, perciö, puniti anche se si limiteranno a ripetere ciö che hanno sentito. II catonismo piü stolto ed imbe-cille si ripete piü di frequente trattandos! d! gerarchi. Ma e mai pos-sibile, camerati, che non vi sia piü un gerarca che non sia una persona per bene? Ma se no! continuia-mo a dir male dei gerarchi, ciascuno finirä col dir male di se stesso. Per un'eventuale esigua percentuale di gerarchi indegni, ve ne sono centinaia e migllala che compiono umllmente, devotamen-te, con inesausta passione il proprio dovere. Ve ne sono di quelli che, appena awicendati dalla carica, debbono subito preoccuparsl del problema quotidiano della propria famiglia. E — per tutti — te-stimoniano i morti, ! caduti glorio-samente in combattimento molti dei quali lasciano la famiglia in condizione di vera e propria in-digenza. Per tener fede al testamento dei morti, e per salvaguardare la di-gnitä dei vivi, proseguiremo im-placabili la lotta contro gli indegni, ma nessuno s'illuda che noi siamo dispost! a dare in pasto agl! avversari e ai ricercatori-di scandal! la testa del piü umile came-rata il quale venga ingiustamente accusato. Chiarificazioni Pur senza voler fare della pole-mica, non possiamo esimerci dal fare qualche precisazione. Si sente spesso ripetere che «la Rivoluzione ha abbandonato lungo la strada tutto il suo bagaglio ideale, morale, sociale». Questo puö essere anche vero, ma solo in piccola parte e non si tratta — se mai — d! abbandono, bensi di sosta. La rivoluzione e stata costretta a ritardare l'appli-cazione integrale d! alcuni suoi principi, perche essa non si svol-ge in astratto, bensi sul corpo vivo della Nazione. E l'Italia non e un'entitä siderale a se stante, ma e legata intimamente ad un sistema politico-economico di cui fanno parte altre entitä, sempre invidiose ed awerse, spesso addi-rittura fameliche ed aggressive. Solo la necessitä della difesa della Patria ha ritardato la costru-zione fascista. Se la rivoluzione avesse rifiutato di assolvere questo sacrosanto dovere della piü strenua difesa della Nazione, 6 evidente che oggi non di sviluppl si potrebbe parlare, ma di spari-zione totale e della Rivoluzione e della Nazione. II Partito verso lo Stato Altra questione che ritoma ad essere discussa: la posizione del Partito nei confronti dello Stato. Vale la formula del Duce: «II Partito 6 l'lnsostituibile anello di con-giunzione tra lo Stato e il popolo». Esso s'attiene all'uno e all'altro in quanto trae dal popolo la sua for-za vitale e la sua dinamica propul-siva, mentre riceve dallo Stato e dona alio Stato la giustificazione etica e storica del potere totali-tario. In quanto popolo, il Partito non puö non essere massa; in quanta Stato, il Partito non puö non essere gerarchia. II Partito e il servitore piü de-voto, il difensore piü strenuo dello Stato. In quanto servitore, deve essere a completa disposizione dello Stato nelle sue opere complessive e nel-l'azione e nella vita dei singoli. In quanto strenuo difensore dello Stato, il Partito si riserva il diritto di vigilare e controllare ed intervenire in tutti gli organi e gli istituti dello Stato affinche questo non sia menomato nella sua potenza e — peggio — insidiato e tradito nella sua missione. II problema dei giovani E parliamo dei giovani. Ma esiste veramente un problema dei giovani? Che cosa c'e di n-uovo nel tormento che muove i giovani? Non e forse la stessa aspirazione, lo stesso bisogno di perfezionare la forma, di rinnovare la sostanza, di sostituire il vitale al superato: la stessa ansia, cioe, che ha sempre sospinto tutte le generazioni? II problema dei giovani l'hanno inventato i vecchi i quali, lancian-do in pasto alle passioni giova-nili l'illusione di grandi incognite da risolvere, intendevano costituir-si un seguito personale e una giustificazione. Demagogia! Esistono ancora battaglie da com-battere: esistono ancora vittorle da conseguire per I'affermazlone totalitaria del Fascismo nel mondo, ma tutto ciö non riguarda i giovani piü di quanto non riguardi tutto intero il popolo italiano. E domandiamo anche: questa presunta crisi della gioventü e mondiale, o solo europea, o solo italiana? Comprende insieme la gioventü dei paesl vecchi o anche quella dei paesi nuovi? O ž solamente dei primi o e esclusivamen-te dei secondi? Da 25 anni a questa parte, anzi dall'inizio del secolo, nulla piü ö fermo. Tutto e fluido e rinnovantesi. II consueto rapporto di forza e di-strutto. Ciö che ieri sembrava in-varcabile, oggi e giä superato per essere dimenticato domani. Ciö che oggi e ignoratoi ecco che domani si manifesta come essenziale. Popoli che si ritenevano incari-cati del controllo del mondo ce-dono all'impeto di forze nuove. Popoli che sembravano condannati eternamente ai secondi e ai terzi posti chiariscono improwisamente il loro vero destino: Stati spari-scono. Stati risorgono, unitä nazionali si ricompongono. Quale meraviglia dunque se I popoli propongono a se stessi i problemi del loro divenire e come si puö pretendere che i giovani — i quali sono al centro dei popoli e ne rappresentano la dinamica — non siano presi e an-gustiati da questi quesiti? II ritorno alle origini della Rivoluzione Sono di moda le «Carte». Alcuni italiani e fascisti chiedono ora una «carta ideale della rivoluzione». Ma che cosa dovrebbe dire questa carta che non sia stato giä detto da Benito Mussolini? Non dunque una nuova carta della Rivoluzione, ma un ritorno sincero e fermo alle origini della Rivoluzione e al pensiero mussoli-niano dal quale — certamente a causa del molto lavoro svolto in questi anni — ci eravamo alquanto allontanati. Avrete anche sentito dire: «Edu-care i popoli secondo la tradizio-ne poliUca». Ma che significa? Sarei veramente curioso di sa-pere qual'e la tradizione politica secondo la quale il popolo italiano dovrebbe essere educato. Alia tradizione romana? Ma questo il Fascismo sta facendo dacche h sorto, anche se finora non ö riu-scito a trovare un legislatore che si chiami Giunio Bruto, un generale come Attilio Regolo e un padre come Lucio Virginio ed una sposa come Lucrezia. Indubbia- mente i tempi sono cambiati. Nö questo, forse, sarebbe graditissimo. Si vuole forse ritornare ai Co-muni e alle Repubbliche? O alia dominazione francese, spagnola, absburgica? All'Italia divisa in tanti piccoli «staterelli»? O al-I'universalismo rinascimentale che dava a noi la gloria imperitura dell'arte mentre gli altri popoli organizzavano la potenza effettiva dei grandi Stati? Questa Invocazlone al rltomo ad una tradizione non nasconde-rebbe per caso la paura della posizione e della statura poIiUco-morale raggiunta dallTtalia mussoliniana, e quindi anche la no-stalglca tendenza alla francofllia, allanglofilia e — perchž no? — alia russofUia? In tal caso, noi fascisti abblamo una tradizione italianisslma alla quale intendiamo declsamente Ispl-rarcl. Ed fe la tradizione di Dante il quale cacciava nellinferno, nel lago delle lordure, o In mezzo alla Un insegnamento necessario In questo clima arroventato, di fronte alia instability di tutti i fat-tori della vita, non e quindi da stupirsi se i giovani si dimostrano talvolta eccessivamente preoccu-pati del loro awenire e se alcuni di essi manifestano con insolito egoismo I'ansia di raggiungere una posizione purchessia dalla quale partire per successive conquiste. Di ciö ž colpa - se di colpa si deve pariare - non dei giovani, ma della generazione che U ha preceduU, e, piü precisamente. della nostra. Siamo proprio noi che abbiamo dimostrato tutto facile e piano, perchd a un certo punto, per non sembrare vanitosl e reto-rlcl, non abbiamo reso chiaro ai giovani attraverso quail durl tra-vagli di preparazione, di lotte e di attese, di drammi personall e di tragedie nazionali, la generazione mussoliniana fe giunta al go-verno della Nazione. Slamo stati proprio noi a dlmen-tlcare il nostro passato, comin-clando col non riconoscere ade-guatamente Io sforzo fatto sla dalla nostra generazione che da quella che cl precedctte e forse anche pece, o sotto la pioggia di fuoco, ' da quelle ancora plii lontane. gll ereticl, gli immorali e i tradi- I E' mancato 11 nostro Insegua-tori della Patrla. ' „lento. Ed ecco che, avendo noi dimostralo tullo facile, oggi non «lobbiamo sorprendercl se i gio-vani lutto rilengono rapidamente possibile. Ciö premesso, dobbiamo ricono-scere che Id gioventü itciliana črede ancora fcrvidamente, anche se talvolta oslenta di non voler credere, lorse preoccupata di non voler apparire passntista o forsc le-mendo di dover subire dall'ester-no una convinzione che vorrebbe avere l'orgoglio di acquisirc per movimento spontaneo del suo spi-rito. Non bisogna fare una queslione particolare; bisogna invece dire alia gioventü, parlando chiaro ed onesto: l avvenlre k voslro, ma Üo-vele conqtiistarlo. Del reslo tiilti nol siamo arciconvinti che il problema della giovenlii Italiana k sn-peralo dacchš abbiamo vislo i no-slri ragazzi ballersi come leonr sii lutti i fronli della giierra. Allorchfe la gioventü s| batte e Tiuore: questa gioventü «crede« e non presenta Incognite insolubili. Uall'Etiopia alla Spagna, alia Mar-marica, all Egilto, alla Grecia, alla Russia, questi virgulti bellissinii della nostra Stirpe si tingono di vermiglio e le croci biancheggiano nella smagliante luce della gloria. OgS'. come ieri, come sempre, i giovani non chiedono se non di ejsere giovani, interamenle giovani, senza riserve se non quelle im-posle dalle dure necessitä dei tem» pi ■ e dall'inarrestabile succedersi degli anni. Chiedono di possedere in pieno — sinceramente — que-slo patrimonio dal quale parlire per le piü sublimi conquisie. Solo che noi abbiamo il dovere tli chiarire ad essi che la strada (■ lunga, difficoltosa e che tiitte le cunquiste sono frutto di fede, di studio, di sudore, di sangue. Ed cssi domandano a noi di essere aiutati a procedere verso questa chiarificazione essenziale, ad essere se stessi, senza finzioni, per poter appartenere domani alia civiltä, alla societä, alla Patria. i dali precedenti, ponendoli sopra un piano di vibrante drammati-citä. Unitä e «unione sacra» nell'an-tico concetto liberale democrati-co: calderone dove venivano me-scolati lutti i delrili dei parlili po-• litici che la paura — la semplice paura — poneva nella necessitä |di unirsi per scampare ad un peri-colo incombente: calderone che non realizzava alcuna fusione, in quanto ciascun partito vi mettova dentro solo il materiale deteriora-to e deteriorabile del proprio ha-gaglio, cor la tacita riserva di ri-prendere la lotta non appena il pericolo (osse scomparso. L'unilä di cui parliamu — e che del resto e glä gloriosamente rea- LA DISCIPLINA Alla base di tulto pero sta la disciplina. E' perfettamente inutile restar fermi su schemi preconcelli e non riconoscere randamento della societä. La societä moderna agisce per complessi sempre piü vasti, marcia sempre piü celermente verso giganteschi complessi asso-ciativi. Luomo viene perfezionato, sc-lezionato, rispetlato, ma deve essere inquadrato e deve sottostare alla collettivila nazionale, sog-,getto ad una disciplina superiore. Non vi e dubbio che lo Stato sia la piu\ aHa rappresentanzn di questa esigenza. Fl senso associalivo e collellivo della vita e la disciplina che ne duriva non morliflcano. affatto la personalita umana, rosi come un soldalo non si senle morlificato se marcia con lo stesso zaino e con 10 stesso passo delle inigliaia di compagni che gli slanno al fianchi, di dieiro, davanli. Per noi fascisti la disciplina deve es.sere esaminata in un suo particolare aspetto. Non vi possono essere due forme di disciplina, una che sccnda da noi verso i no-stri inferiori, e un'altra che saiga I volendo differenziare gli operai e i contadinj dagli altri ceti. Popolo sono tutti gli italiani, ^ complesso etnico perfetto e incon-fondibile. Che se poi alla parola si vuole dare un significato eco-nomico, rammentiamo a noi stessi che vi e I'infiruta legione dei co-siddetti ventisettisti i quali meri-tano in veritä una particolare menzione. Operai, arligiani, borghesi, ari-btocratlci, nel concetto moderno e fascisia non sono stati social! al-Iro Che nella temporaneita; men-Ire, in effeiti, sono momento delI eterno divenire umano 11 quale lende, inconsapevolmente sempre, ma lalvolta esasperatamenle, verso i gradi superior! sia nel senso economico sociale, sia nel senso politico, sia nel senso della cnltu-ra e del comando. In modo particolare poi, se la massa operaia e la grande riserva delle energie individual!. i ceti med! sono il les-suto connettivo. Basta quindi con la retorica anti-borghese, pcrche ciö crea confusio-ne e rivela una tendenza di bassa speculazione demagogica la quale rammenta I'aristocrazia Irancese che faceva la corte ai sanculotti e lascio la testa sul patibolo, e gli awocati e i professor! ricchi e borghesissim! dei defunti parti-ti socialist! italiani. Distinzioni superate Uno che se ne intende ha de-finito il borghese cosi: «il bor-ghese e il ricco il quale e anche vigliacco»; quindi vi puö essere un ricco che.non e affatto un vigliacco, cos! come vj puö essere un povero che sia un -vigliacco. L'essere spregevole che noi des(ignamo col nome di «borghese» e un individuo Cinico, freddo, calcolatore, pauroso che non appartiene a nessun ceto sociale e puö essere di lutti i ceti sociali. Quesle distinzioni che giä avreb-bero dovuto es-sere superate nel macero delle Irincee del 1915 e travolte nell'impeto delle squadre d'azione, sono additittura delittuo-se oggi che lutto il popolo italiano sla dando prove cosi mirabili. Sono borghesi, ariätocratici o prolelar! quell! che combattono e muoiono nell'Africa seltentrionale o nella Russia, nel -ventre d! un sommergibile o nella carlinga di un apparecchio? Che atteiiduno fedeli e certi della vittoria in un campo di concentramento di pri-gionieri? Sono mamme di borghesi o di operai o di aristocratic! quelle che incontriamo segnate a lutto, ma che tutle indistintamente por-lano sulla fronte fl sigillo nobllia-re di una oiferla senza precedenti? Lasciamo, camerati, queste coii-siderazioni e tendiamo con tutte le forze alla piü perfetta nnitä del popolo italiano. Unitä nazionale, non unione sacra Che cosa inlendiamo per unitä nazionale? Intendiamo la piü perfetta fusione di lulli gli italiani di fronte ad alciini element! centrali che sono: la coscienza della raz/a, il senso della Nazione, perenne in ciascuno come il dato insosli-tuibile della vita collelliva, la su-premazia dello Stato, I'immanenza del problema sociale inteso nel senso fascista. E — soprattutto — in questo momento, «unitä» di fronte al problema guerra che riassume tutti e per spiegare e giustificare da-vanti alia nostra stessa coscienza il diritto che abbiamo di richiede-re — oltre che a noi — a tutti, che ciascuno compia interamente il proprio dovere. II Fartito non e uso a presenta-re alcun conto, ma esige che i ceti e le categoric — indistintamente — restituiscono alla Nazione rio che essi hanno ricevuto, dal Regime, in nome della Nazione. Sliamo ccl popolo senza scende-re verso ! ceti piü bass!, o essere tolleranti verso i medi, oppure ossequiosi verso i piü alti: sibbe-ne porlando lutti al nostro stesso livello con chiarr/za di penviero, cuesta di intendimenti, prestigio di opere e arditezza di volonla. dovere darlo nella forma piü com-pleta: ma non ci chiede solamente questo, perche in tal caso il po-I polo avrebbe smarrito il suo senso storico. E se noi limitassimo solamente a ciö la nostra opera, significhe-rebbe che abbiamo abbassalo — negandola — la vera essenza della nostra missione. E se doves-simo solamente assistere il popolo, lo morlificheremmo anche, l onsiderandolo semplicemente sot-to I'aspetto del bisogno. II popolo ci chiede — e lo esi-I ge s.pecialmente oggi — di essere I comandalo con- decisione e con lorza, accompagnata dalla giustizia. Ecco la veritä. 11 popolo ha sete ■ di comando e impone a noi questo Tl Segretario del Partito tiene l apporlo al Teatro Adriano aiGerarchi nazionali e provinciali lizzata sui camp! di batlaglia e nel doloroso spasimo che fa di tutto il popolo un esercito solo — e il piü alto c-alore, la tempera piü perfetta da dare all'azione di tutti coloro che sono disposti a lottare per la Patria '^ino all estremo re-spiro. Unitä iialiariissima, dnnqup, e perciö fascistissima: non ibrida mescolanza e repellente carneva-lala di pentimenti farisaici. Tutto nel Partito Noi combaltenli ci rifiutiamn E-degnali di unire i sentiment!, i f)tnsieri, le opere e la nostra stessa persona fisica con i profillatori. I necrofori, gli sciacaili, i quali pensano che possa aprirsi nella ferrea armatura del Fascismo — altraverso questa unione — una qualche maglia per la quale pene-,lrarp e — lalsificando le carte — acquistarsi un diritto di nuova cit-ladinanza e ricostituirsi una repu-^ gnanle verginilä. Unitä da atluarsi non allotno, ma dentro il Partilo; parafrasando una frase del Duce, diciamo: «tullo nel Fascismo, nienle luori del Tafcismo», Scendendo nella piena realla operativa diciamo-: «tutto nel Partito, nulla fuori del Partito», il quale rivendica a se I'onore e I'onere d! essere il primo com-ballente di questa guerra. E intendo per Partito non solamente il numero — sia pure con-siderevole — dei suoi iscritti, ma tutto intero il popolo, il quale anche senza essere tesserato, vrve, opera, combatte e mnore per la stessa causa. II Partito deve essere il comune denominatore nel quale tutti 'gli ilaliani possano riconoscers! con sereno orgoglio del passato e in-domita certezza del domani: la base comune sulla quale difende-re le comuni conquiste e costruire le comuni fortune. Che cosa ci chiede il popolo? Credete veramenle che il popolo ci chieda solamente assislenza e prolezione? Si, Ci ehiederä anche iqn£s:lo, ced e nostro preciso terribile dovere. Se e vero che il potere e una croce di fuoco, il Partito — in nome del Regime — si assume intera questa responsa-bilita del comando e dice al suo Capo: «Tu che sai e puoi; Tu che conosci il fine e il mezzo; Tu che racchiudi nel Tuo cuore il cuore di lutla la Tua gente; Tu che string! nel Tuo pugno le sort! delta Nazione, comanda, noi faremo del Tuo comando il nostro cilicio e lo trasmetteremo al popolo perche ne faccia a sua volta — altraverso la obbedienza — la sua piü alta vittü e Ii motivo della sua vittoria. Che cosa chiediamo al popolo Chi vincerä la g:uerra Al londo di tutta I'azione del Parlito esisle un solo imperalivo calegorico: vincere la guerra. Per vincere la guerra e necessa-rio che la parle del fronte affi-dato ad esso s! trasformalo in un blocco monoliličo, contro il quale si frangerä ogni azione nemica e sul quale le Forze armate alle quali e affidato l altro settore po-tranno sicuramenle contare. Questa non e una guerra d! ve-locita, e una guerra di resistenza, sicche alio stalo delle cose, e do-po tre anni d! aspro e sanguinoso conflitlo, ponendos! il quesito: ch! vincerä la guerra? rispondiamo: vincerä la guerra non la Nazione che vincerä lultima baltaglia sul terreno militare, ma quel popolo che avrä saputo lasciare i propr! nervi di una impenetrabllllä diamantina, che avrä serbato II fiato per resistere unora di piü, che avrä saputo ridurre tanto le pro-prie esigenze ed i propr! bisognl da serbare — anche se sia il meno fornito — una pagnotta in piü per i propr! soldall. Ma e allresi lecito porsi un'altra domanda: «Chi vincerä la pace?». Vincerä la pace — e quindi dara la propria fisionomia all'or-dine nuovo, governerä i cicli della civiltä — quel popolo che si presenlerä al tavolo della pace piü compallo, piü ordinato pjü discinlinato quel popolo — soprat-lullo — che avrä un suo originale pensiero politico il quale sarä di-venulo — altraverso il vaglio dey gli anni — il piü cospicVio patri-mono di ciascuno e di lutti. Quel popolo, insomma, vincerä che poträ disporre di lulle le pro-prie forze organizzalive, di tutta la sua ricchezza morale e di una idea polilica centrale attorno alla quale riordinare e ricostruire la vita sconvolta dalla guerra. Non vi e dubbio che il popolo italiano ha lull! ! numerl e tutti i requisiti per superare e vincere rjuesto impegno supremo. II nostro popolo possiede — tra gfi altr! suoi molt! element! vitali — tre element! soprattutto che rappresentano una garanzla di eternilä: sia per i secoli che ne hanno collaudato la bontä e la saggezza, sia per la virlü nuova che risplende sul presente e si proietta sull'avvenire. Vincerä la guerra e la pace il popolo fascista clie crede nella Religione cal-tolica: il popolo fascisia che rico-nosce nella Dinastia Sabauda il simbolo della ' conlinuitä e della gloria, il popolo fascista che obI bedisce, crede, giura nel genio del "Tulto il popolo e fascista,, Ho detto che intendo per fascisti anche tuiti i non tesserat! che hanno gli stessi attrihuli, le slesse virlü, gli stessi ideali. Percha, in veritä, possiamo affermare che OGGI TUTTO IL POPOLO E' FASCISTA. E lo e anche in lutti ! suoi istiluli fondamentaii e in tulle le categoric, dall'esercito alia bu-rocrazia, dalla magistratura alla scuola, dalle libere profession! agl! operai e ai conladini. Che sc poi vi sono ancora in alto e in basso degli angolini o dei singoli individu! antifascist! ciö ha un'importanza relaliva. Le resisten-ze ci inducono a non addormen-tarci sull'unanimila — non ma! raggiungibile — dei consensi. II popolo senza camicia nera che ha risposto ad ogn! nostro appello con slahcio e frequenle-mente ha commisto alla calcina, alle pietre della costruzione fascista il sudore della sua fronte e spesso il piü puro sangue delle sue vene, merila questo pieno ri-conoscimento. Oggi non possiamo e non dob- biamo quindi dire: «II Partilo e solo dei fascist!». Ma dobbiamo dire: ill Partito e anche patrimonio del popolo italiano». Solo se ci senliamo in funzione del popolo, quindi non superior! o — peg-gio — avulsi ed estranei ad essq, solo se con la nostra piü viva sen-sibilitä riusciamo a percepire, a Iradurre in reallä concreta le sue piü giuste e profonde aspirazioni, noi saremo veramenle fascist!, vale a dire costruttori di sloria, allri-menli saremmo dei semplici lun-zionari o semplici cronisti. Stare col popolo Ed ecco da ciö il nuovo coman-damenlo del Duce «Stare col popolo» in mezzo al popolo; ma slar-vi con cuore aperlo, a fronte alla, consapevoli non solo di ciö che dobbiamo fare, ma anche di ciö che nel passato abbiamo falto. Vogliamo rammentare a no! stes-I si quanto e stalo compiulo per ren-dere omaggio a coloro cle caddero lall'inizio della grande costruzione In compen-so di .questa respon sabilila che cosa chiediamo noi al popolo? Una sola cosa: di continuare a credere — qualun-que cosa avvenga — nella Vittoria. Ma credere solo, non basta. Chiediamo che tiitti lavorino con ardo-re ine^^austo, dire! quasi con furore, affinche la :ede non sia un'a-spirazione vaga e indeterminala, ma un volontä concreta. Chiediamo che lull! accettino la piü ri-glda disciplina. Ogni pensiero — non dico atto — di indisciplina, I in qualsiasi campo, sarä da noi I giudicalo e punito come un delilto Id! lesa Patria. I Credere nella Vittoria, cieca-menle, fino all'assurdo, e anche se tutto il mondo dovesse andare alia rcve-cia, credere ancora e sempre. A tale scopo e indispensabile evitare qualsiasi dispersione d! e-n-i-gie e farle convergere tutle öl medesimo fine. Esigiamo allresi che lutti — indistintamente — Si uniformino ad un so! costume, ad una sola re-gola di guerra, dal pensare al fi'angiare, al vestire, al lavorare. Mentre milioni di spldali com-1) . :ono valorosamente tanto da slupire noi stessi e il mondo, a fiessuno puö essere concesso di condurre la stessa vita che con-duceva prima della guerra pas-sando le giornate in un abbruti-mento egoistico, affogalo nella imbecillilä gaudente senza alcuna vibrazione di virililä, ne alcuna luce spiriluale. Mentre 46 milioni di Ilaliani vi-vono misurando il pane alia propria fame e le scarpe e II veslito alle proprie esigenze di lavoro, non deve essere consenlito a nessuno di ingrassare sui margini e nelle maglie della legge: gli uni, specuiando sulle inconlrollale riserve, gli altri bullando nelle in-saziabili fauci del mercato nero il danaro troppo facilmente guada-gnato. Verso gll uni e gli altri si eser-citerä la nostra azione implacabile. Saranno qüind! raslrellati e rac colli in una pattumiera lutti gli inelti e ! vagabond!, i vampiri piü o meno dorati, i venditor! di fumo piü o meno ufficiosi che ingom-brano le strade, disturbano il lavoro, offendono gli onesti con la sola loro presenza. Concederemo a cosloro un ono-re, non certamenle merilato, av-viandoli alle arm! o nelle legion! del lavoro. Ciö noi faremo non solo ai fini di guerra e di una bo-nifica nazionale, ma soprattutto ai fini di una bonifica umana offrendo ad essi la possibilitä di conquisla-re finalraente uno scopo decoroso di vila ed un minimo di dignita. Ma ancora collaborazione do-mandiamo al popolo. La domandia-mo specialmente ai mutilali, ai combattenti rientrati da! fronti, alle famigli(5 dei combattenti, alle fa-miglio dei Caduti. La chiediamo ai fuHzionari che hanno piü frequen-temente conlatlo col pubblico, ai professionisli che esercitano una innegabile funzione di guida, ciascuno nella propria cerchia: agli elementi migliori dell'arislocrazia come ai piü onesti e fedeli lavora-tori, ai sacerdoti infine che hanno cura di anime e — prima e me-glio di lutti — sanno che cosä si-gnifichi questa guerra ai fin! del cattölicesimo. Esigiamo che tutti gli Italiani degni intervengano nella maniera piü decisa a chiarire, col piü one-slo ragionamento, i piccoli focoiai di mormorazione e di dubbio che la propaganda nemica — o la | umana debolezza — puö far sor-gere in questo o quel settore, in questo o quel centro del paese. Sono duri tempi, questi, e ciascuno deve compiere il proprio dovere in lutti ! sensi. Ed esigiamo questa collaborazione anche per uno scopo parti- | colare: perchi siano ridotti al minimo ! cas! di teslarda resistenza. Nessuno poträ stupirs! se sui ne-mici cadrä inflessibile la spada della giustizia fascista. Duce. Conclusione Ho finito: Come voi avete nola-to, non ho parlalo ne dell'Impero ne della dedizione alla Causa e al Duce. Non ho parlalo d'Impero, perche voi senlite come me che l'Impero ncn e soltanlo una costruzione territoriale ne una organizzazione po-lilico-amministraliva: l'Impero e sopratlullo ed essenzialmenle un pensiero che ha permeato l'animo di un popolo e lo guida verso i piü alti fasligi. Questo pensiero domina nel noslro cuore specialmente ogg! che l'Impero — lerrilorial-mente — e rappresenlalo da una breve slriscia di terra sulla quale i noslri soldati si batlono da valo-rosi, insieme coi camerali lede-schi. La dedizione al Duce e un ele-menlo che non puö essere, non dico discusso, ma nemmeno esami-nalo: perche supera la valulazlone umana per appartenere alla mistica della nostra fede. Camerali, prima di concludere, senlo che debbo fare a nome di tutle le Camicie Nere — di quelle cadule sulle piazze e sui campi di batlaglia, di quelle che combattono e di lulle le allre che anela-no al comballimenlo o che servo-no fedelmenle nelle funzioni civili — questa dichiarazione ferma, semplice, inequivocabile. Qualunque cosa accada, in qua-lunque tempo, in qualunque luogo, uoi combatteremo con decisione, con accanimento, con furore e — se necessario — con ferocia, sino alla vittoria. Se dovremo cadere giuriamo dl cadere in bellezza, con dignitä, con onore, affinch^ quelli che verranne dopo di noi possano continuare a vivere con dignitä e onore. ITALIA E AFRICA Dal recente incontro fi'a il Duce ed il Führer e emersa i'affermazione della comple-mentarleta assolutamente ne-cessaria tra 1'Africa e I'Eu-ropa. Perche ciö possa realizzar-si e owio che si debbono crea-re delle preraesse d'ordine mi-litare e politico. Esse si rea-lizzeraimo con restromisslo-ne del predominio anglosasso-ne che si e dimostrato assolutamente inconciliabile coi problemi della comunita europea, la quale e stata finora ineso-rabilmente allontanata dalla colonizzazione africana per I'esclusivo egemonico interesse di Albione. La penetrazione militai'e ed economica degli Stati Uniti in Africa, come premessa al-I'assoggettamento dell'Eui-o-pa, sta peraltro a dimostrare come i due continenti siano' integranti I'uno dell'altro e come quindi sia assolutamen-; te inconcepibile che altre po-, tenze ivi si inseriscano con mire esclusivistiche e contra-rie agli interessi europei. In-ghilterra e Francia, prestan-dosi al gioco della Casa Bianca, hanno dimosti-ato di aver tradito I'Europa che oggi de-ve quindi riconoscere nelle potenze dell'Asse le sole guide necessarie per la sua sal-vezza e per il libero awenii'e del suo domani, L'ltalia si appresta a tale compito non soltanto con I'e-roismo dei suoi combattenti ma con la documentazione delle sue capacita colonizza-trici in Africa, che costitui-scono un indiscutibile ti-tolo di merito nella futura sistemazione del complesso euroafricano. Ricordare oggi, mentre la guerra continua implacabile, le imperiture opere costruite dai nostri pio-nieri in Africa, dalla conqui-sta del desei-to libico, a cui la tenacia dei rurali italiani e riuscita a strappare anno per anno sempre nuovi lembi di sabbia trasfonnata in zolle feconde, a! success i ottenuti in Etiopia in pochi anni, an-ni di intenso lavoro in cui gli Italiani poi'tarono tutta la loro anelante volonta di vitto-ria, anni che videro tanti nostri lavoratori cadere in quel-la faticosa guerra contro le impenetrate foreste, contro le impei-vie ambe, contro insane regioni ove sorsero presto e come d'incanto fiorenti vil-laggi su plaghe rifiorite a nuova vita e allacciate da strade maestose, ricordare ciö oggi, mentre un nemico ca-parbio e superiore in mezzi mantiene sotto il suo con-trollo quei territori dove l'ltalia rimane sempre presente con le sue incancellabili orme di civilta, significa non soltanto recare un doveroso atto di omaggio a quei valorosi che in Africa combattono si-no al supremo sacrificio, ma consei-vare ed aumentare quel grado di interessamento che tutti gli Italiani debbono avere i)er le nostre terre d'ol-tremare per far si che esse penetrino in pieno e definiti-vamente nella coscienza na-zionale; I'impresa africana, che tanti sacrifici d'ogni specie e natura e costata alia Madre Patria, non potra so-prattutto per questo essere mai cancellata dalla mente e dal cuore degli Italiani, ai quali riman-a sempre presente, in qualsiasi contingenza, come elemento principe e in-tegrante dello stesso istituto nazionale. Ma oltre a ciö vi sono pro-fonde ragioni politiche ed economiche per cui l'ltalia e tratta a mirare all'Africa come complesso complementare all'avvenire della penisola. Chiusa nel Mediterraneo, l'ltalia non puo osservare con indifferenza quanto awiene alle porte di questo bacino in cui si bagna non soltanto per offrire paesaggi romantici ai sogni nordici, ma per respi-rai-vi tutta la suagiovine vita: e i punti di sutura attraverso cui scorrono le linfe vitali della sua esistenza si chiamano, a Oriente e ad occidente, Africa. Non e quindi per un puru spirito di avventura che gli Italiani debbono tenere presente rAfrica: fra noi pur-troppo molti ancora pensano uniciimente alia terra miste-riosa, al paese dei contrast! profondi, döve I'indigeiio che vive nel folto della foresta I nostra economia che dall'Af rica puo ricevere buona parte delle materie prime necessarie alle sue Industrie: il con-tinente nero offre immense possibilita alio svilupix) del-1 Italia imperiale. Ma ciö sa-rä possibile solo in quanto la passione pei* 1'Africa non si fermerä a manifestazioni esteriori di simpatia ma si estrinsechera in una scuola ove al vaglio di una critica obbiettiva, in cui il sentimen-to porti soltanto il contributo del suo calore, si ix>tranno anche esaminare quali tra- C'ollaborazioiie in atto tra le varic Ariiii: TAviazioiio prov-v(m1»> a trasportare in Africa nostri roparti dcU'Esercito puö improvvisamente trovar-si dinanzi alia radio, all'aero-plano: motivi di progresso per chi vi dedichi la propria attenzione con serieta d'inda-gine, ma di vano turbamento per chi consideri I'Africa con sterile curiosita e facile di-lettantismo che lo portano anche ad allontanarsi dalle ben piu profonde ragioni politiche ed economiche, che si debbono tener presenti rife-rendoci ai nostri rapporti con I'Africa. E owio dimostrare come l'ltalia abbia il suo av-venii-e nel continente nei'o per esuberanza demografica, che giä ha trovato uno sboc-co nelle colon ie libiche e in Etiopia, per le esigenze della guardi si impongano al no-stro paese e quali vie si deb-bano percorrere per raggiun-gerli. Le nostre prime rivendica-zioni suonano Tunisia, Malta, Corsica e liberta assoluta ne-gli stretti di Gibilterra e Suez. Ma un altro pfroblema s'impone alia nostra attenzione, il problema della no-sti-a espansione commerciale in Africa che aspetta di essere risolto: infatti occorre che vicino ai condottiei-i politici siano anche i condottieri eco-noniici per far conoscere le possibilita. che I'Africa offre al nostro pati'imonio econo-mico nella varieta delle sue regioni e quindi delle sue si- Veccfiia e nuova ßandiera La vecchia bandiera della lotta antibolscevica, levala intatta sopra la folia tumul-tuante nell'epopea della Vi-gilia, ritorna oggi, come nuo-vo Labaro della Federazione di Lubiana, a sventolare simbolica e ammonitrice in terra slovena. Fatalita di un ricorso sto-rico che, pur seguendo una dinamica evoluzione, riallac-cia I'oggi alle eroiche posi-zioni d'avvio. Quello stesso simbolo della Patria, che Mussolini ad-ditd ai suoi ledeli in un'ora di cruciate passione,- si erge iniatti di nuovo, eloquente nel suo imperativo di fede e di dovere, in questa pro-vincia redenta dal Fascismo e preparata a un avvenire di giustizia. Allora, all'esordio di una rivoluzione che portava in se i germi di una rinnovata coscienza nazionale, uominl in malalede tentavano dt colpire, nel Capo, I'artefice di una Patria finalmente sana e promessa al dominio: oggi, in una terra conquista-ta con le armi, una piccola folia di banditi si ostina a ricercare un credo in dottri-ne assolutamente inadatte a donarglielo, trascurando in tal modo 1' unica soluzione efficace di una collabora-zione con le forze dell'ltalia e dell'Europa nuove. La storia si ripete, anche se gli uomini mutano e le contingenze seguono iinin-terrotto fluire del tempo. E la storia rinnova oggi, nello tuazioni, die non si limitano al Mediterraneo, ma vanno da Suez al Capo di Buona Spe-ranza, dall'Oceano Indiano al-I'Atlantico. Nessuna scuola ha da noi indicato i sistemi commeixialr j)er peneti'are I'Africa, dove le perfette conoscenze geo-grahche e linguistiche, religiose, giuridiche e social i hanno fatto la fortuna della Francia e dell'lnghilterra. Se le opere compiute sono per noi I'incitamento maggio-re, I'Africa, che va conside- rata, come ripetiamo, nella sua integrita, e d'altro canto un campo la cui valorizzazio-ne aspetta da noi sforzi e volonta ancor superiori a quel-li giä compiuti; abbiamo quindi voluto far suonare questo monito perche ritenia-mo che la visione di quanto ancora ci aspetta sia, con-giunto alia naturale promessa che ne scaturisce, I'omag-gio pill doveroso verso chi in Africa oggi combatte con in-superato valore. S. Ten. Luigi Liciira DISCORSO A COLORO cUe Ht^h. cJced&Mi. neUa MiHoda sconvolgente urto bellica, il miracolo di combattivita di eroismo di fede intransigen-te che permise gid la matu-razione della Rivoluzione d'ottobre e il suo successivo travolgente affermarsi nella vita della Nazione. Per questo il dono del Labaro alia Federazione in prima linea, che palesa con I'in-cessante attivitd dei suoi gregari la vitalitd indomabi-le dell'ltalia in guerra. e, ol-treche un simbolo — di am-monimento per i nemici e di fraterno conforto per i se-guaci — la consacrazione ef-fettiva di una lotta che, ap-punto perche condotta in una nuova terra italiana contro I'antico pertinace nemico comunista, assurge al signi-ficato tutto particolare di una crociata storica ed eroica. II nemico e lo stesso dt vent'anni addietro, anche se si chiama partigiano e pre-ferisce ai tumulti nelle piaz-ze I'agguato nel boschi, al furore polemico la crudelta dei crimini compiuti con mente diaccia e mano ine-sorabile. ■ A questo nemico — seco-lare ormai — risponderemo con la fede immutata che decenni di pratica fascista hanno affinato e vivificato. Consacrati ufficialmente — con il dono del Labaro — soldati della guerra fascista contro I'aberrazione bolsce-'vica e militi iedelissimi del-I'idea mussoliniana, noi fa-fscisti di Lubiana giuriamo La vifeuda bellica, che alter-jia ai e succed(ila nel vari teatri di lotta. lui ancora una volta loealizzato nello scacchiers mediterraneo il suo centro di gravita. I/iinpero britannico e I'aniericano da tempo tontano 11 «colpo duro> jier metterci fiiori eombattimento. ß il loro |)rogramma, del resto: elimi-p.are dapprima ritalia, succes-sivamente demolire la Germania per T'ol liquidare definiti-vamente la partita nel cojifronti del Patto Tri])artito, debellan-do il. Giappone. Qneslo nelle loro affermazio-ni programmatlciie e nelle in-tenzioni. NelUi pratica si po-trebbe .notare che le cose non vanno precisamente come era nelle speranze dei nostri nemici.. Altro fattore dec.isivo per la reallzzazione del loro primo obbiettivo era ooslituito dall'of-fensiva aerea sulle cittä italiane. La barl)arie non e valsa a fiaccare b nostra volonta di re-sistere e fra i bagliori degli incendi e le rovine delle chie-se, degli ospedali, dei monu-menti e delle case civili, luia fianmia vivificatrice e divam-pata a riaccendere negli animi di tutti gl'ltidiani la fede nei destini della Patria. Si e detto di tutti. Forse lag-gettivo non doveva essere usa-to poiclie non puö dirsi ris]X)n-dere appieno a (piella che e la realtü. In linea generale, in-falti, l'ltalia e in piedi piii cli6 mai compatta nella sua coscion-to inliiizione del i^ericolo e della necessita di tener duvo fino in londo. I'urtuttavia non infre-(pienti sono fra la massa coloro che per un Tuotivo o per I'altro col loro pcnsare ed agire po-trebbero far credere ad incri-nalure del blocco nazionale. Si potrebbe osservare che. in veritä. trattasi di entitii trascu-rabili e di nessun valore — so-prattutto cpiantitativamente — ma spendere (pialche ])arola i)er essi non jKJtra, forse, apparire inutile giacche . non rari sono fra costoro gli individui che credono di giiistificare il proprio atteggiamento al lume di considerazioni di vario ordine e di un ragiouare del tutto er-rato. Rivolgendoci a costoro che non credono nella vittoria, che, anzi, spesso non vogliono la vittoria, e inutile, anzi su-blimamente ingenuo,. parlare di bonta della nostra causa, di necessity di liberta e giustizia fra i iK>i>oli, di motivi ideali che ci hanno spinto prima ad iniziare la guerra, e sono di impulso — oggi — a resistere tenacemente stringendo anche i denti nello spasimo della lotta mortale. Come si potrebbe infatti parlare di ideali trascen-denti gli interessi immediati dei singoli a chi "on concepisce mdl'altro che il piu gretto ma-terialismo? Di necessita vitali per la Patria a chi ignora quel-la stessa sublinie realtä e vive nella cerchia meschina del proprio egoistico individualismo, che lo spinge a misconoscere tuttocio che non lo tocchi diret-tamente? Per questi individui i'unica realtti essendo costituita dal tornaconto e dal benessere personale. appunto in nome di <|uesta molla, Tunica che puö commuoverli, necessita rivol-gersi ad essi. Per costoro sara opportuno ricliiamare alia mente non tan-to (|uello che dovrä essere I'av-venire della Patria vittoriosa. beusl quello che sarebbe inelut-tabilniente i I destino di una nazione scoufitta. La guerra attuale, infatti, non amniette compromessi. Guai a chi cadra! Lord Robert Vansittart uelle ■Mie esperienze di vita> ci il-Inmina chiaramente sul domani che si predisporrebbe per una Germania debellata e nel suo i)azzo sognare elenca i seile punti basilar! di quello che dovrebbe essere il riordina-mento interno di quel grande pojwlo qualora la spada vittoriosa del britanno, pifi pesante d i quella stessa del tracotante Mrenno, dovesse abbattersi sul-I la nostra alleata. Di essi i primi cinque forse i)otrebbero relativamente inle- Una, selrn di pugnali attojno alia bandiera della nostra fede di assumerci tutte le grandiose responsabilita che I'o-nore di alfieri di una bandiera comporta. In questo blocco di energie e di cuori si affratella- no i fedelissimi della vecchia guardia e i giovani del tempo nuovo: in linea' con le forze inesauste al servizio deiridea. ressare e eommuovere i suac-cennati individui; non egual-mente puö dirsi del sesto e del settimo che si riassumono nella duplice necessita di elimi-naro il potciizialc econoinico della Germania e di occupare il territorio del Reich per mezzo di forz«' annate dello nazio-ni avversarie della Germania. In altri termini si vorrebbe impedire qualsiasi ix)ssibile ri-nascita, anche economica, del-rimpero d'oltralpe. Ma se questo dovrebb'essere il destino delta nazione germanica. facile Ö immaginare quale i)otrebbe essere la nosim sorte in tale sciagurata ipotesi. 1/economia italiana, il nostro organismo economico-produtti-vo. sorto contemporaneamente all'unitä nazionale e che ha vis-suto la stessji travagliata esistenza attraverso ja tenace opera d i qua tiro generazioni che hanno dovuto lottare contro i tentativi di straiigolamento che ad intervalu piii o meno lun-ghi si sono succeduti, vedreb-be di col IK) annullati tutti gli sforzi, niinimizzato ogni sacrificio del passato, restrin-gersi i propri orizzonti, e, lungi dal poter segnare quella ripresa e quelle possibilita espansionistiche che solo pos-sonc dare benessere. e prospe-ritä a 45 milioni di uomini, sti-pati su di un territorio capace di ospitarne al piu 31, vedreb-be crollare d i repente tutto' I'edificio costruito a prezzo di tanto duro lottare. Una nostra scoufitta — sempre rimanendo nel settore eco-nomico — oltre che la rinuncia a tutti i vantaggi che inuegabil-mente potranno presen tarsi per inia deUe due nazioni che la vittoria dell'Asse porrä a capo dell'economia europea, rappre-senterebbe la requisizione da parte del nemico della nostra flotta mercantile per rinsaggua-re i vuoti f)aurosi che la lotta sottomarina ha provocato nel toiuiellaggio avversario; lo Storno delle correnti dei traffici dai nostri maggiori jwrti per la duplice causa del dimiuuito riostro Potenziale mercantile ed industriale: la jjerdita del noli attivi, partita non Indifferente nella nostea bilancia economica dei pagamenti. Significherebbe raumento delle importazioni aggravato dal maggior onere costitnito dalle spese di trasjwr-lo percepite invece dalle im-i)rese armatoriali nazionali; il peggioramento delle condizioni di vita delle categoric produt-trici, in generale, e dei rispar-miatori, in particolare, che ve-drebbero annullalo il frutto dei loro sacrifici ed aumentata a dismisura la disoccupazione: Tauniento, infin«, della pressio-ne tributaria per sopperire al-Ibnere delle riparazioni in conto danni di guerra che op-primerebbe il popolo italiano per molti decenni. 'I'ntlociö mentre invece la nostra Patria, pur attraverso al costo notevole della condotta della guerra, nulla deve alio straniero: e, ciö a differenza del passato conflitto che vide i 120 miliardi del costo bellico coperti, in gran parte, per mezzo dei prestitl contratti a tassi da usurai coi nostri alleati! II quadro, pnr nelle sue ca-tastrofiche tinte, non puö forse dare che una pallida idea d i queUo che sarebbe il nostro destino qualora si cedesse di fronte al nemico, e deve costituiro uno dei maggiori incentivi a resistere per vincere, a superare quelli che possono essere gli sbandamenti transitori d i er essere degni dei nostri Morti! Cap. le EiiricofZenoglio OLOCAITHTO Le parole serene sussurra-Lfcgli nell'oreccliio daLla niainma al iiiomeuto delLa parteuza gli luartellano ora nelia meute. «Sil forte sempre, Iddio li assi s-terä». Leonardo seute di es-sere forte, sa di aver offerto il suo aninio alia Patria e di non temere il mouiento del cinieu-to che stil per scoccare: iia sempre avuto questa fede, ep-pure adesso ima strana titu-baniia si iniposisessa delta sua volonta. Vigliaoctieria? No, non h net suo teuiperamento: for&e nostalgia di cose lontane e tan-to care. üuarda gli altri suoi conipa gni scliierati sul ciglione ,clie li protegge dalla vista del ne-mico ed i suoi occhi staimio at-teuti al cemio clie deve essere dato tra breve per scattare al-I'attacco della posizione neniica. Fisicame'nte e tutto proteso verso questo suo prinio batlesimo di guerra. 1 piedi sono puntati contro due sassi sporgenli sulla scarpata, per dare al corpo il necessario bab«) di lando. Fi-isicaniente presente, ma spiri-tualniente lontano. il pensiero e tra i rioordi piii cari della sua vita: il pae»e, gli amici, la mamma e la compagna della sua fanciuilezza e della sua gio-vinezza, Maria, dalJa quale si e acoomiatato con la pronies-sa di uai amore senza fine. Ri-corda I'ultima passeggiata fatta con lei fino al limitarß del bo-sco che costeggiava il paese. Mairia affidava la sorte ai pe-tali di una nuirgherita selvati-ca. «Tornerai presto, tardi, presto .. .> «Ma che importa — fi-niva per concludere — interessante e che tu ritorni e vittorioso; io sarö ad attenderti.> Maria! Come apprezza ora le suie doti di donna, la sua ani-ma gentile, i suoi pro])ositi per la loro vita avvenire. Hicorda esattamente I'espressione chia-ra dei suoi occhi azzurri che sapevano cosi bene calmare i piccoli inevitabili crucci. Si scuote da (luesto pensiero alia voce secca e decisa del suo comandante che grida: «Avanti Savoiab Al moniento in cui i piedi poggianti sui sassi della soarpata danno lo acatto al cor-1K> per lanciarlo vei^so il ne-niico, 11 suo pensiero corre alia mamma, a Maria: «Ritornerö vittorioso.> Ora il pensiero ž-unicamente teso verso I'arduo fömpito. Crepitano le armi automatich© nemiche, nia I'irruenza dell'assalto non vLene fiaccata. Qualcuno cade, la massa avan-za. L'ufficiale, in testa al re-l)arto dislocato in linea di fronte, incita i suoi ragazzi. La corsa desta entusiasnio in tutli, entusiasmo che si poteaizia man mano che il oontatto con il ne-mico si fa imminente. Leonardo si comporta come un vete-rano delle battaglie; ogni titu-banza b soompai-sa e proced.e sicuro e deciso, £ sotto I'ln-fluenza di un'eccitazlone che fa aumentare la sua forza fisica e la s\ia volontä lenace. I nuclei delle mitragliatrici avanzate sono giä sopraffatti: la posizione nemica sta per ca-dere. II cwpitio piü ridotto delle arnii avversarie dice chiara-mente che dalla loro parte le cose vanno made. Leonardo adesso si avvicina all'uffidale che corre in testa a tutti e che durante la fase deH'assalto ha offerto il piü lampante esempio di eroismo. fi giovane anche il comandante; potrebbe essere un suo fra-tello inaggiore. Egli si mette al suo fianoo per {xxter essere tra i primi e raggiungere la posizione. Una mitragliatrice nemica batte il terreno antistante la direzione da loro seguita. L'ufficiale intuisce il pericolo, corre sposlandosi sulla destra; egU lo se^fue. Un'awallamento del terreno 6 di fronte a loro; si gettano a terra e si arram-picano nuovaniente verso la parte opposta. Sono giä sul ciglione e Tuffidale ha il tempo di sorridere di sCKldisfazione al suo giovane soldato che lo segue con tanto entusiasmo. Quel sorriso durante I'assalto Leonardo non lo dinienücherä. La posizione nemica e ormai a due passi e giä ai lati dello sckieramenlo sono stati presi i primi prigioniieri. Egli e l'ufficiale sono nella zona centrale, ancora battula da continue raf-fiche di mitragliatrici che devo-no essere messe a lacere. 11 pericolo in quel sel-tore e ancora forte e per evitare le perdite l'ufficiale, con brevi ordini sec-chi, da disposizioni per I'accer-ch'iamento dei nuclei nemici. L'ordine viene subito attuato; l'ufficiale preiide il coniando di un gruppo che effettua I'ag-giramejito suUa destra. £ una zona scoperta e nel-I'attraversarla una raffica vio-lenta lo fa eadere. Leonardo, che sta superando uii fossato, si volge e non ©sita a slanciarsi nella zona battula per accorre-re presso il suo comandante. Ma ima raffica invest© anche lui. Si i)orta le mani al petto, barcolla un attimo e cade di peso sul corpo del comandante come se volesse ancora fargli da scudo contro il fuoco nemi-co. L'ufficiale, che ö Eerito ad entrambe lie gambe, si fa forza suile braccia per vedere il volto del soldato. Gli occhi sono giä spenti. La bocca ha un at-Icggiamento sereno; forse nel moniento supremo ha mormo-ralo il nome di mamma e d i Maria. I nuclei di mitragliatrici ne- miche sono adesso ridolLi al teilenzio. L'azione e silala san-guinosa, ma ia vvttoria I'lm premiata. =1: Nel paesino arrampicato sui colli, Miiria, la plccola fidan- zala, ha gli occhi rivolli al cielo, pieni di lacrime. II suo volto e solcalo da una grand© tristez-za. L'ultimo petalo d.ella margherita selvatica lia delto non tornerä>. Cent. Francesco Di Martino Gl// AirgoiiuMftt dell Camairo ^Italia 0 morte-» Ormai a tutti sono note le leg-gendarle vicende fiumane, tutti sanno il travagllo deir«01ocau-stas. per diventaie cltta itallana, per congiungersi alia Madre Patria, alia grande Madre Italia. Non tutti pero conoscoino i dettagli delle varie vicende, prima fra queste I'impresa degli «Argonauti del Carnaro». Attillo Prodam «narratore sem-plice, sincero ed efficace. Vorrei dire, efficace perche semplice e sicuro». Cosi I'ha definlto Giovanni Giuriati, nella prefazione al volume, ci descrlve la Santa impresa. Le sue pagine sono tutto mi Inno di fede, un inno di pa-triottismo, un inno di amor pa-trio, un inno di ardente amore per la causa fiumana che e ce.u-sa nazionale, ed a questo propo-sito desidero qui ricordai-e la giusta frase scritta a conclusio-ne di una lettera inviata ad Attilio Prodam, nell'ottobre del 1939 dal Grande Ammiraglio Thaon di Revel: «Non venga mal meno la gratitudlne Nazionale agli Argonauti del Carnaro». Quando gli argonauti decisero di andare ad implorare dal Comandante la R. Marina di man-dare le navi d'Italia a liber are la Gitta sapevano quanto difficile fosse Timpresa, ma erano spinti esclusivamente dall'lnfi-nito amor patrio e consci che il Govemo d'allora pensava a tutto meno che alia «passione» dei fiumani. Non si volevano compromessi; 1 fiumani non accettavano con-dizioni; il loro grido: «Italia o morte» era un comandamento. Quando i cinque fiumani com. parvero dinanzl al Duca del Mare, dopo aver esposto i vari particolari degli awenimenti di Fiume, Prodam pronunciö le se-guenti parole: «Giuro, su quanto mi e dl piü sacro al mondo, su Dio e la fa-miglia, che quanto ho riferito, suU'attuale situazione di Fiume, e la verita. L'esattezza delle no-tizie date, noi le abbiamo attin-te da uomini della nostra fede che ci hanno fomito tutti i rag-guagli possibili, per poter essere in quaisiasl evenienza utili al-ritalia. Tutti e cinque siamo padri. Ebt>ene, pur sentendo I'ansia che pesa sulle nostre donne e sulle nostre creature per I'incerto nostro rltorno, siamo qui pronti a dichiararcl vo-stri ostaggi fino a quando vol, in una maniera qualsiasi, che sia perö la piü rapida, vi sarete assicurati della sincerita delle nostre affermazioni...» e piü avanti ancora: «Noi non abbiamo che un so-gno, Eccellenza, non abbiamo che una meta, per cui tutti i sacrifici ci e stato dolce e ci e dolce sopportare, quella di Fiume annessa all'Italial ...» E poi quando un altro argo-nauta, lo Stiglich, ordinö: «Camerati in ginocchio... Eccellenza, Fiume a nostro mezzo invoca la sua Madrepatria...» essi compivano veramente un atto sacrosanto, un atto religio-so, e giustamente dice ancora Giuriati nella prefazione: «Alia Patria ed alia Marina la invoca-z'one fiumana doveva e-sjere rc-f.ata in ginocchio». Ma anche dopo I'impresa gloriosa degli argonauti e dopo che le navi italiane erano ancorate in porto, la questione fiumana non era decisa, anzi Nitti non ne voleva sapere ed impart! l'ordine che Fiume doveva sottostare alia sua sorte perche di-versamente l'«Italia avrebbe co-nosciuto la fame». Fortuna perö che un uomo sfidö tutto e tutti ed il 12 set-tembre 1919 inizio da Ronchi la Marcia liberatrice, dopo aver ac-colto I'appello dei fiumani. Ma anche dopo il titanlco sforzo di D'Annunzio le sorti di Fiume erano indecise e solo la ferma volontä di Mussolini e del Fascismo potevano fai-e giusti-zia, se pur non totale allora. E cosi andiamo fino all'Aprile del 1941 quando ancora per volontä di Mussolini a Fiume ven-gono dati i confini giusti, confi-ni che mal piü potrarmo essere mutati. Belle queste semplici pagine di Prodam, piene di vero amor pa-trio e che dimostrano chiara-mente la purezza e la nobiltä dell'animo fiumano. Attilio Prodam ed i suoi quattro compagni sono dei benemeriti della Patria. Prodam con efficacia ci de-scriye gli awenimenti che tutti gli Italiani avrebbero il dovere di conoscere, egli che ha tutto dato senza nulla chiedere ne pretendere e veramente mi puro, e veramente un mistico. II vecchio Prodam e un degno figlio della madre Italia, un vero Soldat» di Mussolini. Egli puö essere di esempio ai giovani di come e quanto si ami la Patria ed e pronto ancor og-gi, nonostante la sua etä, a mar-ciare coii loro contro il nemico, contro quel nemico che allora non voleva che Fiume divennLsse italiana e che oggi vuol osta-co,larci il passo ovunque, a dare ancora tutto per il raggiungi-mento della Vittoria, gridando ancora come una volta: «Italia 0 Morte». Ernesio Capurso INVERNO IN CROAZIA Siamo arrivati la prima volta in Croazia una sera di neve, in un paese d i presepe. La Croazia ce I'ha poi^tata la Befana in done, come nelle vecchie favole care a noi ibimbi di vent'anni, di trent'anni fa. ž stata una cosa improv-visa: come se veramente ogni granatiere — questi uomini forti alti severi — all'atto di addormentarsi avesse legato una calza ai piedi della branda o del pagliericcio, im-prowisamente tomato bambino, ed al suonar della sve-glia avesse trovato il dono della nuova sorte e forse del nuovo combattimento nella nuova terra. Li ho veduti io questi soldati quando verso la nuova awentura ci siamo incam-minati, dopo mesi e mesi che percorrevamo la Slovenia, paesi e citta, monti boscaglie e radure, ora nella gioia di un'awentura dagli occhi ceruli e dai ca-pelli biondi, ora nell'entu-siasmo di un combattimento che lasciava tracce di san-gue sull'erba sulla terra sulla neve, qui lasciaudo un sorriso dietro una finestra schiusa, li lasciando un compagno sotto poca terra, donando un fiore o una Croce a quel breve sorriso o a quella poca terra... Li ho veduti io i miei gra-natieri, questi magnifici fra tutti i magnifici soldati d'lta-lia, riseppellire ogni speran-za del ritomo in Patria pro-messo e rinfardellare Io zai-no, le giberne ricolme ancora una volta di munizioni e la i gola ricolma di canzoni: per- che veramente cosi sono i soldati d'ltalia — di qualunque arnia reparto specialita sia-no,. abbiano al collo gli ala-mari o mostrine blanche ne-re verdi rosse gialle — sono sempre i piü belli i piü forti i piü nobili e valorosi soldati del mondo; basta guardarli in queste terre straniere, come li ho veduti io, parago-narli a tutti i soldati degli altri paesi, nemici ed amici. Era in quel giorno — quando l'ordine di movimen-to e venuto ed in due ore siamo partiti — era ancora nel loro cuore il ricordo no-stalgico e lontano, il dolce profumo del Natale appena ti-ascorso e la festosa gioia del nuovo anno: ji'icorrenza di date che li aveva riportati — durante un sei*vizio di guardia durante una pattu-glia notturna, durante un ap-Ijostamento — alle case lon-tane, ai focolari raccolti; ed avevano negli occhi di uomini maturi e pensosi • una espressione nuova e tenera, un senso timido di attesa, un sapore nuovo come la terra del loro campo o il rossore pudico della loro sposa o il sorriso dei figlioletti lontani. Hanno rinfardellato lo zai-no e riarmato i fucili: e siamo partiti. ... Siamo arrivati in una sera di neve in un paese di presepe: rocce e viottole con sopra neve alta, e tra roccia e roccia alberi e case incap-pucciatei di bianco, qualche timida luce accesa, una Chie-sa, una grotta, un castello alto come in cez-te favole nor-diche di tempi passati, un ponte romantico sopra un fiume gelato, gente diversa in costimie diverse, di lingua diversa che tacita guar-dava, indifferente. Inverno in Croazia: neve caduta, neve alta e neve che cadeva: abbiamo cominciato il nostro nuovo viaggio nella terra nuova: paesi e radure, paesi e citta, un trenino lento, una marcia lunga. E ti vengono allora i pen-sieri delle cose lontane, dei cari, della casa, di tutta la tua vita antica, calma e che non sembra piü tua, tanto e ora alio sbaraglio: ma che tu preferisci per la sua stessa rischiosa sofferenza, per la sua stessa f LA MIRABOLANTE VERIDICA ISTORIA DEL SIGNOR CAPITANO DEI ALPINI GENNARO SORA CHE PER VIA DEL NOME FU CREDUTO NA-.POLITANO E INVECE L & DI FORESTO SPARSO IN QUEL DI BERGAMO E ME NE VANTO, COSI' CHIAMATO PERCHfc NASCIUTO IN GENNAIO VERO PRESAGIO DEL DESTINO DELLA SUA MERAVIGLIOSA INCREDIBILE SPASSEGGIATA AL POLO, Sr CHE TUTTE LE NASSIONI DEL . MONDO GONGOLEREBBERO PER AVERLO CIT-TADINO PROPPRIO DI LORO. CON VITA, MIRA-COLI E GLORIFICAZIONE FINALE CHE L'fi UNA ROBA INCREDIBILE A DIRSI. E ANCHE BENE CHE ADESSO PER MERITI SPECIALI TE LO FAN COLONNELLO O FINAMAI GENERALE DEI SUOI BALDI ALPINI, LUI RESTERA SEM-PRE PER TUTTI, PER SECOLI E SECOLI NELLA STORIA DELLE GRANDI IMPRESS POL ARI «IL CAPITANO DEL PAK.» COSi' SIA, AMEN. La "Cansone,, del capitano Sora Tr«i > tu dillj Sign" Virginia Cortfi«. # Andante cadPiizato Solo m AI . pi tias . si sc sta.tea scol . i . ta aa sto . ria vi i 3 %o Rlio can ta - re del . I'Al . # . pi . no che an . doa spaa.aeg , gia. re cam . im . I Coro .nan. do sui ghiac.ci del mar, del.PAl. porto con il titolo «Come feci fesso il Pack...». Ma le gazzelle cosi detle Serie voliero scambiare il titolo dicendo che I'era troppo facelo per ' loro: ragione per cui io non vi dico piu niente in parole di proza ma la sentirete nella povetica strofa che segue, che vi dimostra come niente vi sia d'impossibile per un -Mpino Baldo e Vecio... Müsica maestro, con sentimento; ...Andante maestoso! ii » Collo pubbllco ed incllta giiarnigione iidesso canio io: i Alpinassi se stale a scoltare una sloria vi voglio canlare ileliAlpino che anclo a spasseggiare camminantio sui ghiacci del Mar... (Ciiro): (IcirAlpinit che undo a spasseggiare t ainmiiKindo sui ghiacci del Mar... * * * l" — Öl a vol vedrele o signori in questo primo quadro della mira-bolante istoria che ci ö l onore di riccontarvl, il celebre Pavese di Foresto Sparso, cosi chiamato per via che non si I'era riunito in se niedesimo, in dove il nostro Gen-naro Sora si ebbe i natali, e dove Io misero nel cestone a corico che dir si voglia, perche imparasse a nuiovere i primi passi, che Io do-vevano poi portare cosi lontano... Come si vede o signori nel primo quadro. Ragione per cui müsica. — I'acn macslro. Fin da piccolo e nato Ira i monti in un Pavese che ha name Foreslo ha iniparato a sciare nel cesto questo Alpino che ha nomeGennar... (Ciiru): ha imparalo a sciare nel ces/o questo Alpino che ha nomeGennar.. 2" — E come un predestinate dal Propizio Destino fin da piccolo o Signori rompeva il ghiaccio... den-tro i bicchieri delle granite che gli pagavano alia Santa Festa i suoi cari e beneamati Genitori, e non si nutriva che di vino in ghiaccio, e rompeva il ghiaccio... con le belle (orosette del suo Pavese, che quan-do ti sbasottano I'e un piacere a sentirsi, in come si vede nel bellis-simo squadretto. Ragione per cui musica — Forza maestro. La domenica undava Gennaro al Calle con i Cari Parenti... IJIvoravasi a quattro palmenii le granite di ghiaccio e calle..!. (Coro): Divoruvasi a quatiro palmenii le .granite di ghiaccio e callč...'. » * » 3" — Poi che lu cresciulo in ela dei suoi vent'anni e gli tocco di andare nei soldali del Re, lo misero nei Alpini, avendo il furbetto porlalo un chilo di buterro al Te-nente Medico e venduta la Acca (he dava il latte a tutta la fami-glia, non volendo rischiare di esser mandato a fare il marinaro come ne aveva tutte le attitudini e come gli era stato minacciato dal suo maestro avendo... qualche volta marinato la scuola, e con gli sei sotto i piedi incorainciö a bucare la neve con la testa, che I'e per questo che ä perduto tutti i ca-pelli... in come si ammira nella bellissima lustrazione. Forza maestro — Musica. pi . no chf an . do a spas . seg . gia . re nan. do sui ghiac.ci del mar' ■ u Ma quel giorno che andd al Reggi-mento sulla neve balteva i Pattoni... Senza prender nemmeno i geloni mille voile la neve bucö.l.. (Coro): Senza prender nemmeno i geloni mille volte la neve bucö.l.. i" — Ma quando che venne la guerra il nostro Baldo Alpino sa-lutata la Sacra famiglia, abbraccia-ta e sbasottata la Regassa, benedetto dal Curato che gli ricoman-dava il Santo timor di Dio, di fog-gire le tentazioni e di non entrare mai in un osteria a bere... del vino cattivo, con la borraccia piena, che dopo un istante si I'era bella e vuota, ando sui fronte, a morire per la Patria, che viceversa mori-rono i Nemici con sua grande con-solazione, come si vede nel sullo-dato quadro che 6 l onore di pre-sentarvi. Sotta maestro, forza con listrumento! O Gennaro che vai su pel Mare e sui ghiacci ci dormi e ti movi Per salvar la cassetta degli ovi ti mangiavi i tuoi cani in salmi... (Uoro): Per salvar la cassetta degli ovi ti mangiavi i tuoi cani in salmi... « * * 8» — Delia storia la morale o Signori miei carissimi rž si tanto bella e dilettevole, che non ve la dico in parole di proza. Vi dirö solamente che il buon Gennaro a pena a casa venne invitato a scri-vere un articolo per le gazzette, e Lui che mica per niente I'e Aiu-tante Maggiore, invece di sgoder-sela in giro e fare bella pompa di se stesso medesimo e ricogliere i suoi Giusti Onori, in quattro e quattrotto ti fa il suo bravo rap- I Delia storia ie qui la Morale che I'Alpino I'uguale non v'ha... Se di Poli ce n e una dozzina tutti e dodici fessj Ii Id... (Coro): Se di Poll ce n e una dozzina tutti e dodici less! Ii Id... UKO GU.\T1AS.,. FINIS DEL SOLiDATO Quando alle cinque e mezza si sente dar l avanli, a spasso tutti quanti; e senza un soldo, senza tabacco si batte il tacco per la citta, Quando suona il silenzio, tutti nel camerone... Tenente d'ispezione: - brutta cappella, non fare chiasso se no li schiaffo a la prigion...». Passata una mezz'ora, piove che Dio la manda, si pianta li la branda; le scarpe in mano, salta la barra, la sua chitarra si va a trovar. A mezza notte in punto lorni n,el camerone ..., Tenente d'ispezione: • O inarmittone dove sei stalo? . SIdi consegnalo per Irenla di! . . .«, Pol Io lanno aiutante in seconda questo si che I'e un gramo mestiere tutto il giorno di stare a sedere... nell'ullicio c'e gran conlusion... (Coro): tutto il giorno di stare a sedere... nell'uflicio c'e gran conlusion... « * * go — Ma venne quel giorno che il signor N. era sui confini del Mondo, ed aveva bisogno, (come dice bene la Cansone dei Veci) dei «baldi» Alpini per potersi salvare, e alora il nostro Alpino modesto ma sempre in gamba, ci va, come se nulla fudesse per mare con gli sei e la slitta, te ricordandosi che durante la Guerra, dal Vocabolario Militare Alpino era stata cancel-lata... la parola «Impossibile» mar-ciava, e marciava senza posa verso I'lgnoto... e quando I'era stracco si attaccava, avendone avuta strasor-dinaria licensa dai Superiori, alia coda del Mulo, che in quel paese Io chiamano Orso bianco, come si vede nel sullodato squadretto. Ragione per cui musica — Tacca maestro. «Semper alei/her e mai piLSsion...^ (lavora allegfo e caccia via, se Thai, la tristezza...) Chi ha «vissuto» la sem-plice e vei-a vita del soldato in linea puö benissimo com-prendere il. significato intimo •delle pat'ole che foiTnano il titolo in dialetto di queste nostre note da soldato vec-chio, si, ma che si sente in gamba ancora: forse pitt in gamba di tanti giovani, piii o meno gagaroni che trema-no al solo pensiero d i vesti re il grigioverde! Getto e che i primi giorni di vita militare non sono «in-ghirlandati di rose»: specie per la «cappella» che, sia di famiglia borghese o aristo-cratica... (e appunto per que- Alla guerra da bravo Skialore sempre avanti faceva la pista... E di Cime la grande conquista siracassando la testa al nimici... "(Coro): E di Cime la grande conquista siracassando la testa al nimici... ♦ • ♦ 50 — E dopo ch'el torno onusto di Lauri che con le foglie pote far cuocere a lesso piu sacchi di ca-stagne che I'erano tutte perfumate, e che gli hanno fatto il discorso con la banda del suo Paese per via delle Ire medaglie d'argento guada-gnatesi col sudore della sua fronte che per un Alpino sono finatnai un po' troppo onore, ma via non mon-ta, I'hanno sgnaccato. a fare il Giu-tante maggiore col filetto d'oro sui collo, che I'e molto invidiato per questo,. sempre in mezzo alle scartoffie che non si trovava piu la maniera di sortire e ci stava a sedere tutto il giomo, con grande soddisfassione dei suoi amati Superiori, non potendo pero giocare Tale amore sviscerato per i loro commilitoni (che alle volte puö sembrare morboso) I'hanno gli alpini. Vedete ad esempio quanto abbiamo qui pubblicato: una canzone umoristica apposita-mente scritta illustrata e commentata per esaltare uno di loro. Un capitano degli alpini, che, non essendovi allo-ra delle guerre in cui dimo-strare ancora una volta il proprio eroismo, chiese ed ot-tenne di andare al Polo nord... cioe alia base della spedizione, alia Baia del Re e di la poi, essendo capitato il disastro della spedizione, partire e fare quella marcia spettacolosa sui Pak per ri-trovare gli sperduti della fa-mosa tenda rossa... (Perche gli alpini, siano stodetta«capi}ella») deveim-.essi affetti da tristezza o da parare bene a mente ed usare allegria... cantano sempre, tale specifica medicina: ««cm- delle loro princi- Ver alegher. ecc. per rinfran- ^ ti passa...» se proprio hanno qualche cosa da farsi passare). Vien quel giorno e Io mettono in barca poi Io sbarcano al Polo del Mondo e Gennaro va tutto giocondo per salvare dei bravi Talian... (Coro): E Gennaro va tutto giocondo per salvare dei bravi Talian... « * » 70 — Ed avvegnacche, dopo aver marciato giorno e notte per squasi un lungo mese, nelle solitudini del Polo, con quel freddo cane che I'e il sollo zero, dormendo e mangian-do e camminando sempre sui ghiaccio, che I'e roba incredibile a im-maginarsi se non fossero fatti co-noscfuti ed ammirati ed invidiati da tutto il mondo. Egli si avesse grande fame, perche si I'aveva man-giato imprudentemente i viveri di riserva, e non aveva piii i scato-leti, che se gli facevano la rivista del corredo Io sgnaccavano dentro, per non mangiare gli uovi destinati ai bravi Italiani che andava a salvare. Lui si mazzö, pellö, e cucinö da se medesimo (con grande latica alla morra per via del mezzo ditt) perche per il gran Ireddo gli si ge- perso in guerra, che i compagni non Io volevano assieme, accusan-dolo di fare camorra nei punti... come si osserva nel sullodato squadretto. Musica, forza dunque mae-slro! lava anche il luocherello), i suoi fedeli cani che lo avevano seguito con la lingua fuori fino allora, come si vede nel sullodato meravi-glioso squadretto. Sotta maestro, sotta con i tuoi musicanti. cars! appieno e cosi eseguire bene il trapasso dalla vita civile a quella militare: vita che diverra poi una cosa sim-patica ed alla quale (quando la si sara lasciata per tor-nare a servizio finito a quella civile) si pensera davvero con nostalgia. E che questa non sia un'e-sagerazione dell'animo nostro o sentimentalismo lo dimostra il rigoglioso fiorire delle associazioni dell'arma 0 specialita che riuniscono in po-derose distinte famiglie i fanti d'ltalia che sentono I'orgo-glio e la fierezza di avere ve-stito la divisa del soldato. E quale attaccamento poi abbianp tali reduci ai distin-tivi del Corpo al quale hanno appartenuto 0 appartengono, lo si vede dalle loro adunate o dalle loro manifestazioni... e naturalmente fra i primi, fra i piü fedeli ai loro simboli ci sono gli alpini: e noi che scriviamo, e che ci sia-mo onorati di avere porta-to la penna nera sui nostro bel cappello alpino (che vec-chio e stravecchio, unto e bi-sunto ancora con passione conserviamo) ben possiamo comprendere tutto quanto si fa da parte delle altre associazioni d'amia (senza invi-dia o voglia di denigrare per superamore alla propria) lieti anzi che lo spirito di emula-zione serva ad aumentare I'a-more per i soldati d'ltalia in armi. Ed ora camerati giovani e vecchi, alpini 0 no, soldati pero di tutte Ie armi di questa nostra bella Italia, accordate la vostra chitarra, preparate la vostra fisarmonica a can-tate, senza sgolarvi, questi versi della Canzone del Pak: e nominando il capitano Sora, pensate a lui che fu uno dei primi conquistatori di Berbe-ra, capitale della Somalia bri-tannica, uno degli eroi della resistenza di Keren in Etio-pia e che dopo strenua difesa venne fatto prigioniero, quando la marcia negro-inglese sommerse il nostro Impero. Forse, mentre scriviamo, il nostro caro camerata, ora co-lonnello degli alpini, langue inoperoso in un cainr,o sper-duto del Kenia, forse e giä morto. Ma noi non ci abbat-tiamo per questo: noi affilia-mo anzi le anni per prepa-rarci alla sicura riconquista di quelle terre che ci spetta-no perche intrise, da varie generazioni, del piü puro sangue italiano. E Iddio, che e veramente giusto, non puö permettere che I'inglese, che e bravo a far morire gli altri, specie se suoi alleati, abbia a trattene-re piü oltre il mal tolto. Di questo noi siamo sicuri; per questo guardiamo fidenti all'awenire; per questo noi gridiamo con tutta I'anima nostra: viva I'ltalia, sempre! il Vecio alpin... Cortese paracadutisia Xettera aperta ai miei camerati Curi camerati, come state in salute? E la moneta? lo, per qiumto ri-yuarda la prima non mi tro-vo male, anzi, se vi devo pi'o-prio dire, ho un appetito che salvati! Per quanta riyuarda il resto... e meylio lasciar coi-rere. Dopo la Pasqua sono anche in ottima armonia con tutti, ho fatto la pace con certi miei colleyhi un po' ma-liyni, e sono veramente con-tento. Come? qualcuno alza yiä le spalte come per dire al solito: — E chi se ne freyu! — Dunque non mi conoscete ? Non avete mai letto niente di mio su l trattato di Losanna (6 agosto 1924) I'ltalia veniva esclusa da ogni beneficio in Asia Minore; solo rimaneva in nostro pbtere I'isoletta di Castelrosso, occupata da noi il 1" marzo 1921. E per com-pletare, per timore che il po-polo italiano vincitore potesse aspirare ad una espansione imperiale, la Gran Bretagna e la Francia, dopo averci tra-diti e frustati, ci chiudevano tutte le strade: la strada del Mediterraneo occidentale veniva sbarrata, ogni penetra-zione nei Balcani impedita, le comunicazioni marittime in Libia ostacolate e, non con-tenti ancora, per finire di soffocarci, Gibilterra e Suez f ermavano o^ni nostra espansione oltre mare. Poteva allora I'ltaUa con-siderarsi vincitrice? Venne il Fascismo: la luce, la pace. Un uomo, un genio, Mussolini prese in pugno le sorti di questa Italia calpe-stata dagli alleati in ogni ora della sua storia. Per il genio di quest'uomo, di questo grande uomo, lo possiamo ben gridare in faccia al mondo, nel 1933 venivano presi accordi ed impegni tra le maggicri potenze euro-pee, Italia, Germania, Francia, Inghilterra, alio scopo di portare in Europa un nuovo ordine piu equo, un'era di pace. Questi accordi passarono nella storia sDtto il nome di Patto a Quattro. Ma anche questo Patto sva-niva. Venne I'lmpero: la conqui-sta dell'Etiopia. Anche in questa lotta, per la civiltä, ringhilterra unita alia Francia allungö lo zampino. Su sua istigazione venivano ap-plicate contro I'ltalia le san-zioni. Ma il mondo intero ri- mase deluso perchä le san-zioni non scossero per niente la fede del popolo italiano, il quale seppe con spirito di abnegazione resLstere ad ogni sacrificio. In pochi mesl I'Etiopia crollava lo stesso. Dopo tutti questi insulti e trattamenti, che cosa poteva fare I'ltalia ormai chiusa in una morsa? Far sentire la potente voce del cannone. E il popolo italiano, solido, attorno al suo Duce, impostö un programma di rivendica-zione. L'idea di Roma fu conce-pita in breve da quella dl Berlino. Nacque I'Asse: I'in-contro di due rivoluzioni che oggi marciano E>er la forma-zione di una nuova e grande Europa. ž: imaanamente logico quanto proclamano le potenze del' I'Asse. fi umano, umanamente giusto Che le protagoniste di un nuovo ordinamento diano a questa Europa, bersagliata dalla prepotenza, dalla tiran-nide e dalla crudeltä anglo-sassone insensatamente allac-ciata a quella del giudaismo bolscevico, sane orbite poU-tiche di vita. Due popoli, due paesi do-tati di un profondo equilibrio, due poli, due regimi, Fascismo e NazionaLsocialismo, le-vati come colonna tra I'Europa centro-occidentale e le potenze d'occidente traggono oggi dall'esempio del passato e dalla vecchia Europa, scon-volta dallo strazio e dalle ma-novre vili di Londra e di Mosca, il comandamento di una nuova legge, finora mai esi-stita, Che condanni I'awer-sario rinnegatore della ci-viltä. E questo grandioso passo segnerä nella storia la fine di un'epoca e I'inizio di una nuova, cio6 quella della pace, del lavoro, della giustizia. Serg. Luigi Viia Lombardo ••K a Ä 1 C s. a. g. I. Lubiana — Kolodvorska, 3 Cartonagio, iegatoria di libri, Lavori di chincaglieria, confezione di carta. Calendari. Albergo Sion Tel. 26.43 LUBIANA Catfe e rislorante di priinissimo ordine. 100 camere. - Appartamenti con bagno. ri anche di donne... se vi farä piacere, e voi mi scriverete se ha detto bene a male. Ley-yerb can piacere le v astre lettere e vi risponderd qui su queste colanne. Va bene? Adesso che mi passa per il capo, voylio chiedervi una ultima cosa: quando andate a casa e vestite in baryhesia, vi ricardate sempre di met-tere il distintivo? Mi racca-mando eh!, perche altrimenti non potro offrirvi neanche il solita aperitivo... Vi faccia tutti i miei augu-ri, e vi preyo ancora di scri-vermi su quella che desiderate sapere (su aryomenti d'attualitä): io cercherd di rispondervi con un altra articoletto al piu presto passibile. Vi abbraccia vastro aff.mo Luciano D S t it Lito 2 L dtadiio 'fiat doninioicLo a? ^ndu^tna LUBIANA Via Prešeren 50 Tuffe le operazioni d i banco su piazza fuffe le d'ltalia .J Dogan Giovanni LUBIIND - via Bleiweis. 17 Falegnameria meccanica iadrogheriamedUinale ^^fianica** Bleiweisova 18 (di fronte al Caff6 Europa) offre arlicoli disinfettanti, oggetti di toeletta, galanterie, te medicinali, creme special! per la cura e la bellezza della pelle CacU Mafflierie — Cotonerie — Siancheria per signore. t i g n o r i « 6 a m 6 i n i AT O D E D Alia inarea rossa che si al-za e mugghia in Oriente, alia prepotenza anglo-sassone che urf^e in Africa, alia maligna veienosita ebraica che ser-peggia insidiosa opponiamo la nostra fede religiosa nella Patria e nel suo destine che il Duce ci ha indicato e verso il quale ci giiida con volonta inflessibile. Non sianio nati al tradi-niento ma al sacrificio e alia inflessibilita. NelTanimo no-stro non c'e esitazione: sap-piamo di combattere per ima causa giusta, per un sacro ideale. Questa guerra e il corona-mento della Rivoluzione e il completamento del Hisorgi-tnonlo. Nel nostro cuore, o soldati, deve vibrare un palpito solo: I'amore per I'ltalia, nella nostra mente devono essere radicate poche idee, ma chiare e categoriche; combattiamo una guerra risolutiva, ogni compromesso e impossibile, i valori spirituali politici morali che sono il patrimonio nostro sono in pericolo, a noi e al popolo tutto e affidato il lesoro della nostra razza, la nostra civilta romana e cri-stiana, a noi e affidata la sorte della Patria, non solo, ma il destino stesso dell'Europa. La nostra difesa deve irri-gidirsi; la nostra volonta ina-sprirsi: e la nostra vita e piü ancora quella del figli nostri, e la loro fortuna e il loro be-iiessere, il loro onore e la loro salvezza che ci impongo-no di lottare. E nella Vittoria noi credia-mo, come crediamo in Dio e nella Patria: in quest'ora solenne il popolo nostro risente la voce profonda della razza, in quest'ora dobbiamo mo-strarci degni del nostro destino imperiale. II sangue degli eroi deve essere consacrato, ogni offesa vendicata, ogni calunnia rica-dere sui calunniatori. II po-|)olo italiano non sara inde-gno del suo esercito, lo sor-reggerä,. lo sospingera e dal-la prima linea giungera al Paese I'incitamento alia fede, al silenzioso sacrificio. 1 verm i non vedranno la luce, i I macigno marmoreo della nostra volonta non ver-rä smosso. Sappiamo che vince chi vuole vincere. Sappiamo che nelle nostre man! non verra ma i meno I'arma micidiale. Sappiamo che il nemico non poträ mai prenderci per fame. Sappiamo che un grandioso avvenire di lavoro ci dischiu-derä la Vittoria. Serriamo i nostri ranghi, soldati, lanciamo al cielo il nostro grido irruente, fre-mente: «Savoia!» Avremo I'orgoglio e I'ono-re di aver conqiiistato la Vittoria dopo il piü duro com-battimento, potremo sorride-re alle Ombre gloriose che non saranno state tradite. Giuriamo sul loro sangue! S.Ten. G. M. G. AUinsegna della penna nera Ancke sul fronte del Don, con le Divisioni Alpine che accanto ai namerati dell'A. R. M. J. R. ten-ijono alio il iixnne ed il prestigio della Patria nella terra dellc teo-rie bolsceviche, il servizio di am-ministrazione ka schierato il pro-jyrio personale al fine di teuere aggiomato e nel contempo di do-civmentare lo sforzo bellico che il nostro paese compie sui cainpi di hattaglia. Se il fnnte che si hatte accanto alValpino, al milile i. con le formazioni corazzate, la condisio-ne necessaria e siifficievtei per la condotta della gxurra; se gli ar-diti del cielo con le loro vwderne macchine helliche ed i loro mezzi potenti di offesa e difesa sono il dtgno coroUario e, non di rado, i protagonisti di quest o imviane cozzo di idee r di potenze; se tut-te le foiinazioni sanitane schierate sul fronte e nelle retrovie hanno una importanza di prirtio piano nel dare ai valorosi cmnhattenti I'ausilio dvUa scienza per lenire i loro dolori; se altrettanto impor-tanli e dclicati sono i servizi di commissariato e siissistenza che irrovvedono all'equipaggiamento fd al viantenimento degli uomini che dagli spalti e dalle trincee difendono i conf ini ideali ed effet-tivi della Patria, anche I'opern degli anmiinistratori militari non e del pari meno importante e meno delicata. Vecclii ufficiuli che hanno sul petto i segni dclle passate guerre e Hon raramente del valore, r.ho sono giunti ai posti di comando e ,H direzionr dopo una accurala selrzione sia jrresso truppe com-' hattenti che presso enti di pace, giorani tiffiaiali che hanno seguito mesi di corso ed istruzioni mettert-do in pratica, in uiui coorditMzimie efficente e non teorica, latnassiina mussoliniana tLibro e Moschettof, itscrndo dai predetti corsi ufficiali di amministrazione e contempora-ncaniente soldati, giovatiissime re-clute del servizio che hanno la<1 M A \ iJ A I Era un giovane gagliardo, tarchia-o, dinamico, coi capelli biondi e sempre sulla labbra un sorriso di bontä e, nello stesso tempo, di for-za virile; nei suoi occhi vivi e mo-bilissimi si rifletteva la luce della salute e della intelligenza. Di pro-fessione bracciante, figlio di terra emiliana, portava nel suo spirito e nella sua persona tutta la volonta realizzatrice e la forza di resistere e durare alia fatica che e done esclusivo degli uomini della terra. Per due volte, prima per portare aiuto alia Spagna martoriata, dove si guadagno una croce di guerra al valor militare, poi in questa guerra di redenzione, lasciö la vanga e I'aratro per impugnare le armi e combattere per una causa che sen-tiva giusta e umana. Fascista di fede indiscussa parlava del Duce con un senso di familiare affetto e di devozione filiale, quasi che il Duce fosse una cosa un po' sua, della sua famiglia. Aveva per le armi lo stesso amo-re che aveva per gli attrezzi del suo lavoro, capiva la ineluttabilUa di questa guerra e quindi faceva il soldato con la stessa passione con la quale, borghese, dissodava il li'invonio č fiiiito: ora aiuiit' le strade piü iiiiporvio paioiio, al I'onibattcnto abituato ai cÜs astri tlclla neve c ilol solo, pratirabilissinie fregi non delle decorazioni ma dei distintivi cui tener fede. t: in questa fucina che gli amministratori dei reparti alpini ri-cevono la lin fa materiale (danaro) ed anche quella morale (consigli) per cui, ritomando ai loro corpi ai loro servizi ed ai loro reparti in linea e nelle retrovie, potranno compiere tutta la loro opera per il fine cui sono ohiamati. Ma non si creda che la direzione d'amministrazione si limiti a lavora/re nel caldo ed accogliente ufficio; molto sovente il direttore, con un rappresentante della cassa militare e qxialche collaboratore, parte verso i reparti in linea o per portare direttamente i fondi di cui necessitano o per adempie-re sul posto, con ispezioni, con-trolli ed inchieste, i compiti che sono loro affidati. E non raramente agli ufficiali di vigilanza, in linea capita di im-battersi e di parlare con un ufficiale superiore atletico, dalla fac-cia di alpino puro, alto come una torre, che spesso e ritenuto un comatidante di battaglione ft in-vece non e che il direttore di amministrazione! E sono infine questi amministratori delle penne nere, che ipv.i-so dai loro posti di lavoro sono chiamati a lasciare la penna, la macchina da. scrivere (per quei reparti che hanno il lu.tso di pos-sederla) prendere la pištola, od imbracciare il futile e correre con i camerati alpini Id dove .fi com-batte e dove sono necessnri un'ar-ma ed un cuore in piü. Questa e la vita di coloro che compongono il servizio di amministrazione del Corpo d'Armata al-irino: essi dai loro direttore al pill giovane S. Ten. in pieno af-fiatamento di cuori e di spiriti con gli alpitii met t ono la loro opera ed il loro cervello al servizio di questa guerra che noi combattiamo nelle anse del Don, guerra si-lenziosa e guerreggiata oggi, ma che domani ci vedra certamente sugli spalti dell'avanzata e della vittoria. Vita di lavoro e di fatiche, vita di rischi e di poche soddisfazioni immediate; mentre il camcrata combattente sente la gioia nel co-manda/re i suoi uoinini e nel por-tarli alia prova suprema in una fusione di spiriti, egli nel suo sgabuzzino o sotto la tenda deve vivere silente e solo la sua diu-tuma fatica, lasciando gli occhi sui regütri contabili, perche il reparto figttri bene, anche se in linen, nel settore amministrativo. Ma pero anch'egli vive della vita del reparto e dei siwi Alpini, anche lui i in prima linea vicino alle bocche da fuoco e nei cam-minamenti per portare all'nomo che cede dinanzi alia morte I'im-pulso della vita (accanto alia pie-tosa ed eroica inissione del Cap-pellano), per raccogliere dalle hibbra di chi muore le sue nltime volonta. Opera modesta e non eroica nel quadro generale della guerra; opera coperta sempre dal velo del silenzio. II petto di questi uomini non sara quasi mai fregiato da un nnstrino azzurro. ma il loro cuore ed il loro polso avranno spesso dato un sicuro contributo, sebbene piccolo, a quel cerchietto d'oro, d'argento o di bronzo ohe nel sole della vittoria brillerd dalValto della l>andiera del loro reggimento. del loro battaglione e della loro grande utiitCi. S. Ten. Renaio No«i terreno. Mitragliere ha pairtecipato con noi a tutto il ciclo operativo estivo senza che una parola di scoramento uscisse dalla sua boc-ca; tranquillo, sereno eseguiva gli I ordini con entusiasmo e con spirito di abnegazione. Era di esempio e sprone a tutti. E' difficile, specie per noi che abbiamo avuto la ventura di esser-gli vicino nelle ore del combatti-mento e del trapasso, dimenticarlo; gli abbiamo voluto bene in vita e 10 veneriamo morto non soltanto perche e caduto per la Patria, ma anche perche, nell'ora suprema della dipartita, mentre ancora in-furiava il combattimento, grido un nome che ci spiritualizzo, per cui ci sentimmo il sangue correre piü veloce nelle vene e diventammo piCi arditi nel combattimento. «Mammal Mammal» fu I'invocazione lan-ciata da quell'uomo awezzo alia fatica dura del lavoro e della guerra. Grido che evocö nel nostro spirito il volto radioso della nostra cara Italia: ci parve che tutti i nostri cari, in quel momento, ci guardassero e ci incitassero a combattere e vincere. Colpito in plena fronte dal plombo comunista non un lamento uscl, non un'imprecazione dalle sue lab-bra, ma il nome di mamma, il piü dolce, il piü amoroso nome che I'uomo sappia pronunciare. Cadde cosi il nostro mitragliere con la poesia della vita sulle labbra. Non soffri, non soltanto perche la morte fu istantanea, ma perche in quell'istante la visione di sua ma-dre gli si fece dappresso a con-fortarlo e Lui la chiamö come la chiamava quand'era bimbo, alia sera prima di addormeritarsi e si addormento nel sonno etemo con la mamma nel cuore. Mori da eroe dopo aver guerreggiato per tutta una giomata. Anche da questo episodio appa-re evidente la profonda antitesi morale e spirituale, oltreche ideo-logica, tra noi fascisti ed i comu-nisti; contrasto intimo che investe tutto il nostro pensiero ed i nostri sentimenti. Certamente non sara il soldato barbaro della tundra ad invocare, nell'ora suprema del trapasso, la madre. II comunismo, creando con la legge del libero amore il cosidetto figlio dello Stato, ha ucciso nell'animo dell'uomo 11 sentimento, I'affetto, I'amore verso chi gli ha dato il dono divino della vita. Essenzialmente portato alia distruzione, operata dal comunismo di ogni bene morale e spirituale, il soldato russo e un barbaro; perche nel suo animo non alberga nessun sentimento di amore, ne verso la propria famiglia che il comunismo ha distrutto, ne verso Dio che il comunismo ha ne-gato, ne verso la propria terra divenuta per opera del comunismo un luogo di miseria morale e fi-sica. Forse a cercar nel fondo deU I'anima del soldato russo si trova piü un sentimento di ribellione verso se stesso, verso l'umanitä, verso la societä che lo ospita, che una convinzione ideologica e va alia guerra piü col desiderio di morire che di vincere; morire per sottrarsi alle leggi degli uomini che per lui sono diventate sinoni-mo di sofferenze, di rinuncie avvi-lenti, di fame e di terrore. Non si vincono le guerre senza che nei combattenti vi sia il senso poetico ed eroico della vita, senza che la vita sia illuminata da una luce interiore che Ii sospinge, senza essere sorretti da una fede e da un amore verso la propria terra, la propria casa, la propria famiglia. Questa e la ricchezza spirituale che sta racchiusa in quella parola pronunciata dal nostro con-tadino-mitragliere nell'atto di lasciare questa vita terrena per as-surgere nel cielo degli eroi. Nel-I'istante mortale il nostro mitragliere si e ricordato della mamma, di quando — lui bimbo — essa lo teneya in braccio, lo accarezza-va e lo baciava, allevandolo cosi uomo ragionante, gagliardo e fiero soldato-di una civiltä; cosi con la parola di mamma sulle labbra ha anche visto la sua casa, il suo podere, muti ma eloquenti richiami che hanno fatto vibrare il suo spirito: per questo grido il nome di Mamma come ad invocare un po' del sole della sua terra per i suoi occhi prossimi a chiudersi e sen-tire in quella visione giä quasi ul-traterrena il compenso al suo sacrificio. Che cosa conferisce tanta sim-bolica virtü al Legionario di Mussolini se non la sua fede in Dio, se non I'amore per la sua terra, per la sua casa, se non la sua fede in una necessaria indispensabile vio-lenza riparatrice, se non la dedi-zione senza limiti ad una causa che e un atto creativo di vita, se non la mistica fede fascista che tutti questi valori racchiude ed esalta? Madre di mitragliere di terra d'Emilia, della terra del Tricolore, noi non conosciamo il tuo volto ma lo immaginiamo simile a quello del tuo figliolo, autentico figlio di questa Italia nuova, mussoliniana; sii fiera di lui e del suo sacrificio; la fiamma della sua fede ž šalita in cielo ad illuminare il nostro cammino. C. N. Spariaco Annovazzi. FABIANI & JURJOVEC Manilattur e LUBIANA - STRITARJEVA 5 Mm. Eberi.E ^ Gioielleria, orefice, | argenfo e orologeria LUBIANA - Bleiweisova, 2 (Albergo SLON), [ I LUBIANA I ♦ t Prod off i: colla, gelating, concimi, grosso ♦ d'osso. Acquistansi ossi, corna, cascami di pelle • - ♦ ♦ Caff^ «C^mOtlCL» Aubiatia. esercizio di primo rango nel centro dklla gitta — ritrovo di pubbuco distinto — 8bii-•vizio inappüntabilb. — qiornaij I rivi8ti. — oiornalmentb conobrtx pcacdudiami ■ bkrall 10 fidttia Uftca SABATO, a MAGG/O 1943-XXT Coii rncchio ini-ollat» ai (•aiinorchialc, iii una spasmodita atti'sa, i iiiariiiai protc^goiio silciizidsaiiHMitc lu 1'atria lontaiui EROI DEL MARE Alfredo Cappellhii fu- il primo, ma non l'ulti7no, di quella schiera di nmrinai cn-paci di Kprofondartsi con la sifjaretfu in bocca nelle onde tempestose della battaf/lia ith-sieme con la Iwo nave coU pita a morte. La tradizione che nun chie-d.e al comandante di sacrifi-carsi col suo hattello si per-petiia e fiorisce sempj-e piü gloriom, airpunto per questo nan ckiedere, per queffio nuir-tirio non imposto, per questa dedizione non obbli(;ata. M a la consiietudine non considlia e tanto meno ordi-na questa fede.ltä estrema perche m che non c'e bisogno dt incitanienti, perche sa di poter cmitare sulla temerw-riefä di oqui ufficiale che al niomento stesso dell'assun-zione del comando giura a se medesimo di non venir meno alia pin ambita aspirazione del stio cuore. Quanti deplorano l'atto di supremo čoraggio dei conian-danti dei nostri « caccia-» ? II cosidetto «uomo della stradii-» pensa che nn capi-tano compia un atto indisci-plinato 0 antipatriottico o inutile o dannoso allorche, abhrancato con le sue ferree mani al parapefto del ponte 'di Cinnundo, s'inabissa nel-I'azznrro mare. La donna di casa, il bor-ghese e tutii coloro che sono estranei alia vita marinxvra e refratfari all'incanto delle onde, guardano e stimand co-desto sacrificio come una perdita vana, immaginando che un ufficiale in guerra siti-sempre piü utile vivo che morto per adoperarlo in aXtri luoghi, in altre imprese, per altre mansioni. Ma dove si trova un uomo di mare che la pensi cosi? qual'e quel marinaio vero che possa avere stima di un comandante che abbamlona il suo vascello? dove esiste quel marinaio che nel momento supremo suppHca ndo per sen-so umanitario il proprio comandante di salvarsi s'addo-lori che egli rifiuti decisa-mente ? Anzi. & uccaduto il contrario: che un'ordinanza ad-detta alia persona del comandante abbia preferito a^isur-gere insieme con lui al regno degli eroi disdegna/ndo la lancia di salvataggio sulla quale era giä imbarcato. Troppo facilmente si crede che sia piü utile umi vita ri-cuperata che una moi-te apparentemente superflua. Qualcuno credette intelligente persino consigliare alle a.utoritä d i emettere un ordi-ne che faccia obbligo al comandante di salvarsi! Come se si tratta^^se di un atto di ordinaria amministra-zione; come se si volesse vie-tare aWaquila di volare, al fiunie, di scorrerr, agli occhi di guardare! Come se la morte d-ello spi-rito non fosse piü grave, piü straziante, piü delittuosa del-la morte del corpo. Come se un comanduntc scappato dalla «sua» nave potesse ancora vivere felice 0 sereno dopo il grande tra-dimento. II popolo non capisce. II popolo non conosce il grande amore che c'e in un pescatore per la sua barca, in tin marinaio per la sua divisa, in un comandante per la sua nave! II popolo non sa quxinto sia preferibile la morte in mare alia vita in terra, la tem-pesta alia poltrona, la- bat-taglia alle moderne camoditä casaUnghe. II nostra popolo — benche mediterraneo — non lui la coscienza marinara, si sente legato alia terra in modo irreparabile e umilkmte. Chi vuol precludere ad un coraggioso la via del sacrificio e un senza cuore perche non e in grculo di intuire quale immensa gioia puo dare il dono di se alia Patria. Chi vuol negare ad un eroe hi sua corona di lauro e un egoista perche non sa elevare ne la sua a n ima ne se stesso al disopra del quotidiano me-schi.no vegetare. Chi misconosce il valore altissimo e sublime della mor-' te voluta con tutti i senti-menti, e un povero di spirito, degno di compatimento. Quale dimostrazione pin tangibile al mondo per con-vincerlo della twstra generosita? ■ Quale incitamento piü effi-cace per i combattenti? Quale esempio piü puro ai' figli cui tremerd il cuore pensando d'aver avuto un padre di cost impetuoso amore? Quale piü perfetto mante-nimento di promessa fatta agli eroi vicini e lontani, ai martiri di tutte le nostre guerre, a coloro che si immo-larono felici per I'onore della Patria, agli adolescenti ed ai veterani di tutte le batta-glie che a mille e a mille cad-dero, fronte al nemico? E cost son tutti gli uffi-ciali della nostra gloriosa Marina, dal Capo Sqtiadriglm del MAS al Comandante di co-razzata. Sempre pronti a combatte-re, a vincere o mor ire! Marinaio Euro Orciani Un affo da ,,gangsfers Dinanzi lul una folia immensa, accalcatasi presso la Sede del Partito, che reckumava dal governo I'interven-to della sua energia contro il gangsteristno anglo-americano, perfezionato dal tempo, ma semirre insito nel cuore, Doriot, rispondendo al grido di «Guerra agli Inglesi», ha detto; «chie-do una cosa sempUcissima, che voi mi avete gridato: la guerra agli inglesi, e svcco-me siatno noi rivoluzionari della Francia, degli tiomini pratid, chiediamo { mezzi per fare questa guerra. Se da. due anni si fossero rotte le relazioni con I'Inghilterra e conclusa tina alleanzaconla Germania, se dopo I'entrata in guerra dell'America aves-simo rotto le relazioni con quel paese invece di far vivere le sue spie sul nostra territorio, saretnmo oggi piü forti-». L'aggressione anglo-americana contro V Africa fran-cese non. c'itnpressiona, affat-to. Noi diciamo che atti di questo tetiore sono stati sem- Gli anglo - americani, per dare ascolto alle richieste gocciolanti di Stalin, compio-no un'incivilissima aggressio-ne nei riguardi della Francia che s'era decisa a parsi sul rtiolo di tiazione destinata a trasformarsi ed a ritmscere sanamente. In ttdta la storia di pre-doni e di assalitori volgari, fra tutte le furfanterie a scopo razzistico, qtiella anglo-americana restera scolpita a caratteri cuneifornii nella futura storia delle nazioni. Roosevelt ha creduto di com-piere un'impresa sotto ht, veste nera delVaggressione; noi diciamo che ha solamente manifestato le sue intenzioni vor.acissime e crudeli, il suo gangsterismo che dtie secoli di vita non hanno distrutto dal nefando animo americano. Non e mai passato per la mente di Mtissolini ed Hitler di comptere simile azione a danno delki Francia che silen-ziosamente attende la fine della guerra per cambiar vol-to ed essere immessa nel ci- pre da noi pcnsaii e sarebbe- ,clo delle nazioni civili. ro .stati anche affrontati. I'amnistia di Com- Equivoci della civilta! piegne promettemtno di noti v' ' Xfllc brovi soslo sul poiito, quaiido il «annoiic tace, il disbrifto della »orrispoiidciiza rappreseiita I'ora piü iK-lla c iiostalfiica della gioriiata LA GUARDIA ALLA FRONTIERA Solo sette anni di vita ha gaie, lo scricchioUo del ghiac-«Lft Guardia alia Frontiera» ' do nei canaloni, il gorgoglio ma quale cumulo di sacrif ici, del rtiscello ovattato dalki quanta abnegazione, quanto eroismo e qiuinti caduti nella difesa del Vallo Alpino e su tutti i fronti di questa tor-mentata guerra di libera-zione! ■ Basti citare ad esetnpio le medaglie d'oro Ten. Remo Scheroni e Sergente Ferrtic-cio Ferrari, basti ricordare che uU eroi di Giarabub era-no soldati della Guardia, che alia difesa di Tobrtic concor-se, con un valore che suscitö I'ammirazione degli stessi ne-mici, un Battaglione delki Guardia; e Militi di Fron- tieve; non hatino che il ricor-da dei cari lontattii lasciati nelle case di altre valli alpine o delle jyi-ealpi, della mamma 0 del babbo, della sposa e dei figli, della fancitdla che attende; qualche libro giunto chissa come_ lassii, qtialche rara lettera. conforta nella loro solitudine estrenui qile-sti silenziosi e per I o piü igno-rati soldati. E una famiglia, molto vidna per spirito, per attitu-dini e per capacita alia piü-grande famiglia alpitia, della degli Alpini e che vrve la vita degli Alpini. II ColonneUo comandante il settore o il sottosettorc, che giunge lassu dopo lunghe ore di nuircia a congratular-si con ufficiali e sokkiti per qtmtito e stato gid fatto e a disparre nei minuti partico-lari quanto rimane da fare, e per questi ragazzi buani un altro padre e la disdplimi e spontanea, cosciente, voluta. Perche questi uomini, che formano una ciniura di cuori e di ferro ai confini della Patria, pronti a slandursi oltre non appetia gitinga I'ordine, primi fra i primi nella. difesa e nell'offesa, per dar tempo agli altri reparti di copertu-ra d i radunarsi e di raggitin-gere la linea, hanno anche il compito di costrtiire e miglio-rare via via caposaldi, piaz-znole, mtiretti, caverne, iti-sonima quella intricatissima [.'iistemazione difensiva che deve garantire le valli sotto-stanti da ogni infiltrazionx' avversaria; na^uraimente de-vono creare dal nulla, in luoghi i piii impervi e scoscesi, i bivacchi, i rifugi, i sentieri e le mulattiere necessari jter la vita, e per il trasporto di tutto quel materiale che oc-corre alle opere. Pochi mezzi, molta volontd, forte tetiacia. Ma questi rifugi, qtieste ca'Sermette, che sembrano nidi d'aquila, non devono certo servire al turismo delle alle-gre comitive, ma solo alia guerra. Dalle Cappellette costruite nei caposaldi o intagliate nella. roccia, tnodeste ,e semplici mh sempre adonte di fiori tiera sotw nei Balcani e in una famiglia che si sminuzza in tante- piccole famiglitiole di soldati, quanti sono i caposaldi da guardare; e tin corpo che e stato organizzato per lo piü da ottimi tifficiali quale in fondo fa parte; e idpestri, la Madonnina della Russia, ovunque infuria ki tempesta di fuoco e di san-gue, ovunque e da tenere alto il nome d'ltalia. Tutti questi soldati conser-vano sempre intatto lo spirito di corpo e della montagna che Ii ha plasmati, mtiscoli e cuore, mentre ricordano con vanto il tempo trascorso nei caposaldi di frontiera; cost il Ten. Gallo, proposto per me-daglia d'argento alia memoria, non voile mai abbando-nare, anche nel deserto della Marmarica, il cappello alpino della Guardia, che fu poi tro-vato accanto alia stia salma tnartoriata e lacerata dai colpi. II Corpo, che ha tin motto dettato (M Principe Eredita-rio «Dei .tacri confini guardia sicura-», e composto di tiomini abbronzati e sereni, silenziosi e tenaci, volitivi e pacati, soldati che non tem.o-no il freddo il gelo e la tor-menta, non temono i pernot-tamenti alPaddiacdo a tre-mila metri, le lunghe este-nuanti marce per raggitmge-re i caposaldi lontani. Sono tiomini che vivono per otto mesi all'anno sulla neve e sui ghiacdai, che non hanno altri compagni alia loro solitudine che I'tirlo del vento nelle pinete o sulle gio- Guardia, patrona del Corpo, vigila su queste opere e su questi soldati, che la vita dei monti rende tnigliori e avvi-dna a Dio. fen. Ores^e Casabuoni Mnea sapone, canileie e prodotti cbmici Dflliiičar l Richter Lubiana OFFICINA DI COSTRUZIONE MACCHINE LUBIANA — Slomškova 3 Seghe multilame a telaio, circolari, seghe alternative di nuovissima costru-zione, arretatrici. Parti motrici in ferro per pietre da molino, chiuse idrauliche, trasmissioni. Tubi ad alette in ferro fucinato. Elevatori elettrici per materiale ed ascensori da miniera, argani ed impianti di sollevamento e trasporto I iiostrf aoropiaiii da 1)(im)>ardaiii<'iito. iii'iio a/.ioui di oHesa, sfraiiciano uniiaiiicnto Ixmibe sufili ohbicttivj militari pmsta-biliti: Ip inatito csplosivc le lasciaiio ai fjaiiKSters: dei qua-driinotori anieri<'ani torcere un^capello alia Francia vinta e gli stessi france-si, riconosduti gli errori commessi, cercavatio i re-sponsabili che avevano porta-to la nazione alia catastrofe. II gangster tradisce il suo fratello allorche il rinsavi-mento sorge nel suo cuore e le malefatte incominciano ad essere considerate. Trionfa, cost, il latente spirito di moralita, di civilta, la dedsione di mutar rotta al cammino intrapreso che portava sicv-ramente alia rovina.. Noi abbiamo preso atto, sia dell'aggressione anglo-americana, sia della dedsione dei f ranees i di ri spon dere con ogni mezzo al vile gangsterismo. L'Italia conosce i suoi compiti e si prepara con calnui a svolgerli. Serg. Un. Enzo Casaburi RISTORANTE Via Bleiweiss 8 LUBIANA Rinomalo luogo di rUrovo della piü distinia clientela OTTIMA CUCINA -VINl ASSORTITI Traliamenio signorile 1 Imtlonii HA-lill 1 : Via Bleiweisova 12 - !el. 35-93 \ LUBIANA j OTTIMA CUCINA | I OTTIMI VINI 1 j SERVIZIO DI BAR j : i • z LIBRERIA IG. KLWYüfLD. mim Soc. ag.l. . Mlkloilievo 16 Tutte le novita llbrarie in itallano- sloveno - tedesco. Nuovi testi scolastici per tutte le scuole dl ogni ordi-ne e grado. Glornali d I moda e rivlst*». MODIAHO cor.oRi asciiitti - ad olio - smalti - vernici a smalto - pennelli e tutti gli utensili per pittori - stucco per vetrni - ecc. — potete acqui-stare a prezzi vantag^iosi presso: Fr. MEDIC FABBRICA OLIl - SMaill - COLORI Resljeva cesta 1 - LUBIANA PASTICCERIA - CAFF^ PETR»ČEK, Lublona - Via 3 Maggie 6 Filiale Bleiweisova 11 - tel. 4280-4189 Si raccomanda alia spettablle clientela. CON GLI SQUADRISTI DEL 215° BTG. CC. NN. „NIZZA" Nel rJcoirdi di quella che amiamo chiamare la nostra Battaglia del Ventennale del-la Milizia», di' quel combat-timento cio6 che, iniziatosi all'alba del 31 gennäio, vede-va il suo culmine nella gior-nata del I» febbraio 1943-XXIo sulle tormentate colli-ne di R. G. in Croazia, dove le Camicle Nere del «Nizza» riuscivano a llberare tre Bat-taglioni assediati 'da4 «par-tigiani», affiora. fra tanti, I'episodio della morte eroica del «Baliila», del piii giovane, cio6, del nostri Legionari. La pattuglia di esploratori del comando di Battaglione, comandata dal Centurione M., laseiato il bosco dove si era nel frattempo adunato il Battaglione, procedeva cauta-mente, alio scopeito, sul sen-tiero nevoso, vei-so la «caset-ta rossa» che distava circa millecinquecento metri, e che precedeva di poco il casclna-le dove, da tre giomi e due notti, tre Battagliioni erano accerchiati, impossibilitati ad uscire, colpiti come erano dal tiro violentissiimo di armi auitomatiche abilmente dissimulate nei due versanti bo-scosi e nei casolari della val-lata. La «casetta roesa», "vera-mente, lo era solo per il colore del tetto, dalle tegole nuove, rosse, che la ricopri-vano, a differenza del molti altri casolari, ricoperti di pa-glia o di tegole annerite: ma tanfč: i militi si erano subito üitesi; «casetta rossa» era l'anticamera, per cosi dire, per raggiungere gli assediati. Gli esploratori procedono cauti, guardinghi. A poche centinala di metil dalla casa, i segnl di una lotta accanita si scorgono sul terreno: di-versi cadaverl, indximenti militari, caricatori, gavette, bu-stine. La lotta qui deve esse-re di vampa ta terriblle. Persi-no una barella, sfasclata, 6 a'bbandonata lungo il sentiere. Si raggiunge la «casetta rossa» ed uno spettacolo im-pressionante ci colplsce : altri cadaverl di militari, quasi completamente denudati, so-no abbandonati sul terreno circostante: diversi muli, legati ancora ai pochi alberi vicini, gonfi, con le zampe che pare annaspino nell'aria, giacciono imgiditi dalla mor-te; indumentl, bardature, casse e cassette sfasciate, di-cono tutta la lotta tremenda che nei giomi scorsi qui deve e&sere awenuta. Guardlamo, con infinite senso di pietä, 1 camerati ca-duti e giuriamo dl vendicar-li; un odlo tremendo nasce in noi al cospetto dei cadaveri seviziati dai bandlti comuni-sti; im odio che nulla poträ placare. La «casetta rossa», frugata in ogni recesso, risulta vuota. Gli esploratori fanno awer-tire le due Compagnle che Ii seguono, che possono avan-zare, ciö che vien fatto. Tutt'intorno, cataia, quiete, silenzio... troppo silenzio. Infatti le due Compagnie hanno raggiunto da poco la «casetta rossa» e sono adu-nate fuorl suUo spiazzo che la circonda verso la strada, quando, improwisa, violentis-sima, ben centrata, una scari-ca di arm! automatiche s'ab-batte sui Legionari, che hanno appena 11 tempo di tro-varsi un riparo, gettandosi a terra, od appostandosi dal-l'altro lato della casa. Ed 6 in questo momento che, alle scariche provenienti dalla de-stra, si aggiungono altre vio-iente scariche anche dal lato sinistro. La «casetta rossa» cosi iso-lata, ö presa ora tra due fuo- chi incrociati e micidiali, di violenza inaudita. Cade per primo, colpito al basso ventre da una pallot-tola, il «Balilla» il non anco-ra diciasettenne Legionario che, per concessione speciale, ha potuto far parte, sin dai primi dello scorso ottobre, del Battaglione «Nizza». Nell'attimo stesso che si sra rialzato, dopo avere, cogli altri, bravamente risposto al fuoco awersario, per tentare di entrare nella casa, ima pallottola l'ha raggiunto e l'ha colpito: a morte. Lo accompagnamo neU'in-terno, mentre le pallottole fi-schiano rabbiose dai due lati: uno sgangherato lettino lo accoglie. Gli ufficiali, premu-rosi, gU sono d'attomo, come sono d'attomo all'altro feri-to, il genovese B. che č pure stato seriamente colpito ad una coscia, pochi istanti prima. Dalle flnestre e dal solaio della «casetta rossa» i nostri mitragliatari. sventagliano ora raffiche rabbiose in risposta a quelle del nemico, che mo-dera la sua foga iniziale. I Legionari son quasi tutti neirintemo della casa; altri, fuori, ben riparati da ostacoli natural!, le armi pronte, at-tendono di far fuoco non appena individuate, cosa molto difficile, le postazioni nemi-che. II ferito, intanto, disteso sul lettimo, attomiato dai camerati premuTosi, sbiancato sua meta... fischiano i primi ta-pum... ä stato avvistato, indubbiamente, e da destra e da sinistra le pallottole sibi-lano sinistramente. L'uomo fila diritto, incu-rante del pericolo, fisso il pensiero alla mčta da rag-giimgere al piü presto. II isuo petto 6 ansimante, il respiro affannoso. Gli scar-poni, nel sentiero meünoso, schizzano fango all'intomo... rehnetto batte sulla fronte giä madida di sudore... ma bi-sogna correre, correre il piü velocemente posslbile. » Ecco, 6 giunto. II Capo Ma-nipolo C. della «Mitraglieri» riceve il messaggero ai margini del bosco; trasmette l'ambasciata al Comandante del Battaglione. Pochi minuti dopo un fuoco infemale di mortal e di mitragliatrici si riversa sul due lati della val-lata contro le mvisibill postazioni nemiche, che reagisco-no debolmente, ma che ces-sano il fuoco contro la «casetta rossa». Dopo le operazionl della giornata — che sarebbe troppo lungo narrare ora — llbe-rati gli assediati, una lunga colonna scende verso il fondo valle, mentre 1 repaxti del «Nizza», dalla chiesetta dl X. e dal cascinale giä assedlato, proteggono la marcia di rlen-tro. Amorevolmente caricato su di un mulo, il «Balilla» scende, cogli altri numerosi fe-riti, verso X., dove un im- Appostati, con 1 nervi tesi nella ricerea lebbrile del nemico, i Legionari si preparano aH'attacco il viso ancora imberbe, non ha un lamento: 1 suoi occhi, lucidi, si posano sull'imo e sull'altro degli astanti, quasi per ringraziare dejle premu-re di cui 6 circondato. La ferita — inutile nascon-derlo — 6 grave, gravlssima. Nulla ormai puö isalvare il caro «Balilla»... ed egli lo comprende, lo ha compreso. Ma dalle sue labbra non esce una parola di rlmpianto. In un sommesso sussurrio af-fiorano, chiare e limpide ancora, anche se la voce 6 bas-sa, parole sante: «Mamma — Patria — Duce — Italia!» » Occorre ora awertire, sen-za indugio, il Comandante ed il grosso del Battaglione della critica situazlone nella quale son venute a trovarsi le Compagnie nella «casetta rossa»: 11 Cent. M. Comandante degli esploratori, non ha ancor terminate di espor-re U suo pensiero, che giä un Legionario fe pronto ad uscire, solo, per rifare la strada alio scoperto, sotto ü tiro nemico, vislbilissimo bersaglio nero sul biancore della neve che ricopre i campi di bassis-slme viti. Presi gli ordini, 11 milite sl avvia all'aperto, velocissimo, come glielo puö permettere il pesante equipaggiamento di guerra. II moschetto stretto nella destra, s'awla deciso, leggermente chino, verso la provvisato ospedaletto da campe 6 stato predisposto. fi alio stremo delle forze, ormai. II sanitarie che lo visita subito, non puö che scrol-lare il capo: purtroppe, nulla da fare. II Comandante 6 chino era sul morente, ne raccoglie l'ul-timo respiro: — Mamma! Italia! per te mueio, contento... Reclina il capo e si asso-ipisce nel sonno eterno, 11 piccolo grande eroe, il piccolo grande «Baliila» ben degno delle «Cordelline rosse» degli Squadristi del «Nizza», lui che era, degli anziani, il figlio minore, il prediletto... * Sullo stradone, ricopertodi neve ghiacciata, sotto un'ac-queruggiola che scende a raffiche, poirtata da un vento gelido, gli uomlni del «Nizza» immobili, stanchi, dopo due notti insonni e due gioml di combattimenti per zone im-pervie, attendono ordini, al-l'addiaccio. Ore 2 di notte: passa tra le file dei Legionari im fre-mlte di commozione, alla no-tizia che si propaga rapidis-sima, da uemo ad uomo: 11 «Balilla» č morto pochi istan-ti prima, serenamente, al-l'ospedaletto. Ogni Milite del «Nizza» pen-sa che anche per Lui si deve vincere: e vinceremo, contro tutti, nonostante tutto. C. i. Carlo Pedroli Nella pianura africana 1 nostri carri arniati avanzano, gigan-tosche eavallette niJtidiali liuuiatc contro il nemico RICORDI DI ALtrSANIA "PASQUA DI SANGUE" II camerata P. Pipometti ha intitolato cosi un suo volume di versi, in cui sono cantata le giornata di lotta e di vittoria dei Carristi dal 31° sul fronte scutarino neH'a-prile 1941. Sono trascorsi due anni da allora ed e con commozione che in quasti giorni io ho rilatto il libro. Rivi-vando, nall'amoziona Urica, quelle trascorsa ore di pas-siona II mio ricordo si ripor-tava a quai luoghi dove — rischiando a soffrando — ho provato la piü balle a indi-manticabili gioia della mia vita. Dinanzi ai miai occhi era tutto un sussaguirsi di visioni, incalzanti nal ritmo dal ricordo. Vorrei avere tempo e tranquillitä di spi-rito adatti a fermara sulla carta tutti quegli apisodi, di cui dirattamenta o indiratta-manta sono stato partecipa, per far cosa grata a quai camerati che con me Ii hanno vissuti a par onorara la memoria di Coloro che non sono piü. Ad altri quindi il compile arduo a magnifico di riavocare diffusamante la gloriosa ricorranza. Io mi limitarö alla dascri-ziene dalla cattura di un uf-ficiala supariora sarbo, av-venuta il 13 aprile, giorno di Pasqua dell'anno 1941 a giorno festoso per noi dalla 2" compagnia che, proprio in qualla giornata, nella vasta piana di Kopliku sbaragliam-mo il fiore di tra division! nemiche, catturando circa 600 prigionier! e un'ingente quantitä d'armi a di munizio-ni d'ogni specie. S'ara nel pleno fervore della battaglia e tutti noi Carristi, ufficiali e soldati, lavoravamo alacremanta af-finche non im sol uomo po-tessa riantrara nella sua li-nee. E' durante una puntata che vedo tra la folta, bassa vegetazione un «crucco» che fugga. II mio compagno mi grida: «E' un ufficiala!» a abbassando contamporanaa-manta raccalaratora: «Biso-gna prandarlo vivo.» Sparo alcuni colpi per far-gli capira d'arrandersi. Non se ne da per inteso: con la mani alzate, la pištola in pu-gno, continua a fuggire a tutta andatura. In brave la «Freccia aroica» (il nostro carro armato) gli e allato, lo sorpassa, gli sbarra la strada. Allungo una mano dallo spor-tello, accanno che si fermi. Nemmen per sogno: vuol proprio morire. Punto la mitra-glia: una raffica a lo vedia-mo stramazzara. Gli siamo addosso; dallo sportallino laterale vado che a ferito ad una gamba. E' un uomo sulla quarantina, con i capelli brizzolati, un paio di baffetti che danotano per il modo con cui sono tanuti uno spic-cato senso di accuratezza e di distinziona. Guarda verso di noi con la faccia sconvol-ta dal terrora; i suoi occhi sono sbarrati. P., il mio compagno, mi fa un cenno a dice col suo accanto romanasco: «Dav'essera un passimo ufficiala. Ti sei accorto che fifa?» Ma na sono accorto, ma non tello a con un balzo son fuori. Mi guardo rapidamen-te a scrupolosamente attor-no; il sola splendenta a il cielo azzurro rendono mano triste quel luogo di vita a di morte. II boato di una cannonata che passa mi fa «Indietro a tutto gas» dico a P., che nal frattempo ave-va vigilato e tenuto allegro il motore. Ma prima di metter mano alla lave il mio pilota estrae una sigaretta di tasca a la porga al nemico. Non dimenticherö mai quel momento. II volto dell'uffi-ciale si rassarena coma d'in-canto. «Dobro taliano» dice a piange, vuole abbracciarci, ci abbraccia. Forse anche egli ha dai figli adulti coma noi, ferse comprende final-manta che nei Italian! non siamo come ci ha definite Radio Belgrado. «Indietro a tutto gas» ri-peto, balzando nel carro. La «Freccia eroica» si matte in cammino. Cen la mano sinistra, affinche non cada, sor-reggo l'ufficiala nemico che non e piü tale. Guardo Toro-logio: sono le 16,35. P. mi da un pugne sul gi-necchie destro. Penso al nostro cifrario: felicitä, letizia, seddisfazione vuel dira quai pugne che mi ha precurate un leggero dolore. E mentre standere a terra. Strisciando in cuora ci canta l'inno del- raggiungo... la preda che mi getta la sua pištola prima ancora che gliela chiada. Lo invito a seguirmi: non puö, il sangue gli scende copieso dalla gamba ferita. Lo serreggo e, esortandolo a far preste, le adagio sulle scafe. la «Flamme rosse», torniamo valoci alla base avanzata. Qui troviamo tutti in festa. L'indemani un grande premie: il nostro Reggimento e citate nel Bollettino N" 311 del Q. G. delle Forza Annate. Cap.le carrista ViMorio Zucchini Noi della pattuglia... — X. X. — Presente. — Glosse? — 1913. — Matricola? — 85858. — Distretto? — Vicenza. — MesUere? — Compositore linotipista. — Ah! Biete istruito! Allora ci potrete aiutare in fu-reria. La vita militare di allora e del tutto differente da come la vivo ora. Ogni giorno ne conosco un aspetto, ne scru-to un profilo, ne sondo una profonditä. II mio primo entrare nel «ring del fuoco» ž stato per me una festa dei sensi rivo-luzionati. E murciando «coperto» detro al mio compagno non avevo per orizzonte che le spalle grigie di costui, sulle quali dovevo' uniformarmi. E camminavamo, lucidi di sudore, gli occhi sbarrati fissi verso la nostra mhta. Si sentiva qualche colpo di fucile, rarissimq, stanco, quasi a ricordare che c'era qual-cuno in giro. — Can de l'ostrega d'una luna! se seguita a far lume, ci scopi'ono senza ehe possia-mo muoverci. Ad un tratto una raffica di mitragliatrice d scosse. Ci gettammo a terra, sui sassi. Cominciammo a stri-sciare senza rumore regalan-doci dei <^sst!» reciproci. Obli- za. Poi un crepitio marteU lante, metallico. La mitra nemica, svegliata dal sasso, apriva il fuoco a ventaglio: voce serrata, battito di denti ugualissimi. II compagno non tornava. Guardai dalla parte del ru^ more, vidi la vampa tra un mucchio di sassi. La mitra era stata individuata. In quel momento m'accorsi che un altro compagno usci-va dalla buca per cercare il primo. Mi distesialloraimmo-bile, senza piü guardar fuori. La mitra sparava, sparava sulla mia testa ininterrotta-mente. II «glo-glo» delle pallottole, scivolava, frusciava come una schiera di eavallette acuminate. Gustavo tutta la gioia, d'es-sere immerso nel pericolo con tutto il corpo, con tutto lo spirito. II fuoco lentamente dirada-va, per riprendere piü tardi con ferocia. Ebbi, allora un sobbalzo d'ispirazione. Mi guardai at-torno: i miei due compagni non tornavano. La decisions fu presa di colpo: poi, strisciando carponi, mentre qiial-che colpo isolato partiva ancora dalla mitra, riuscii a portarmi sotto il mucchio di sassi, e quando mi giudicai a brevissima distanza da essa, alzai gli occhi in aria, per trovare una via d'accesso e m'accorsi che una parte del nastro di canapa (quello gid, usato) della mitra, pendeva giu dai sassi della rocca. No7i qvavamo a destra. ijapostazio- fu attimo di esitazione. L'afferrai e mi vi appesi con ne della mitra nemica era vici-nissima. Una seconda raffica ci diede la netta sensazione di %ma martellata alle tempia. Ci sentimmo gli occhi abba-gliati. Ci guardammo attorno, sol-levando appena il capo. A pochi passi tina buca c'invi-tava. Ci gettammo dentro uno a fianco deU'altro e conti-nuanimo ad osservare. In quel momento la liaia si nascose, una nuvola le stri-scid sopi-a come una carta asciugante. — E II: dietro a quel mucchio di sassi. Sono sicuro. — Vado a vedere — fece X. — No, Vado io. Aspetta qui. Tomo subito. — E si al-lontand come una lumaca ser-peggiante. Un momento dopo si sentl c'e tempo da pardere in con- un colpo sordo, come di un sidarazioni. Sgancio le spor- sasso gettato a breve disfan- tutte le forze. Un rotoUo di sassi franan-ti, poi I'arma mi cadde pe-santemente addosso mentre un grido disperato di furore echeggiava sul mio capo, seguito dal rumore di una fu-ga precipitosa. Alzai gli occhi, con la mitra fra le braccia, e vidi le facce dei miei compagni che mi cercavano. Una risata con-tenuta, poi con I'arma, al primo chiarore dell'alba, I'altra pattxiglia ci diede il cambio all'accantonamento, fra stret-te di mano silenziose, qualche «.finalmente'», qualche «btion riposo», e qualche «buona fortuna-» sottovoce, tutto a schiena curva, mentre elmetti e moschetti talvolta s'incon-travano con un leggero tin-tinnio metallico... Cap. magg. Sergio Gualandi ^Vei VoLSci in Tržncecc Ulliila iMliiii lilra 11 snio ni Iii soi (osliliiie L'Alto Commissario, con un'ampia relazione, documenta Vattivita di un anno L'Alto Commissario legge la relazione dell'attivitä di un anno della Provincia II 3 maggio mattina, nella ricorrenza d61 secondo anni-versario della costituzione e deirannessione della Provincia di Lubiana, I'Alto Commissario ha tenuto rapporto ai Podestä, ai Sindaci e Com-missari dei Comuni, alle Au-toritä locali, ai rappresentan-ti degli enti sindacali econo-mici e cultural!. Presenziava-no al rapporto, oltre alle rap-presentanze Slovene, Gerar-chie, Autoritä, esperti e fun-zionari italiani. Sul palco, a fianco dell'Alto Commissario, presero pošto l'Eccellenza il Comandante del Corpo d'Ar-mata Generale Gambara, 11 Federale Orlandini, il Vescovo mons. Rožman, il Generale di Divisione Ruggero, Comandante il Presidio, il Podestä di Lubiana Generale Rupnik, il Generale Lubrano, la Fidu-ciaria dei Fasci Femminili, i Vice Segretari Federali con il Direttorio Federale al com-pleto, il Questore, il Rettore deirUniversitä, i President! deirunione professionisti e artisti e dell'Unione lavora-tori, il Vice Presidente del Consiglio provinciale delle Corporazioni, i Direttori dei giornali e vari esponenti del gruppo giornalistico. Erano intervenuti pure, provenienti dai piu lontanl centri, nume-rosi Podestä, Sindaci e Com-missarl civili. Appena salito sul palco l'Eccellenza Grazioli, il Segre-tario Federale ha ordinato l'alalä all'Alto Commissario, che ha a sua volta ordinato il saluto al Re, al Duce e alle Forze Armate. Paria I'Alto Commissario Quindi l'Eccellenza Grazioli ha iniziato il suo dlscorso. Dopo aver ricordato la storica data che ha segnato la costituzione della nuova provincia e doj» avere invitato i present! a rivolgere un de-voto saluto al Re Imperatore e al Duce, l'Eccellenza Grazioli ha ricordato con com-mossa parola il sacrificio dei Caduti delle gloriose Forze Armate, del Partito Fascista e della Milizia Volontaria Anticomunista, eroicamente sacrificatisi nella difesa della civiltä contro la barbarie bol-scevica, assicurando che i nemi di queste vittime inno-centi, solo colpevoli di aver amato la lore famiglia e la loro terra e di averla voluta preservare da un inutile, paz-zesca ed irreparabile distni-zione che solo menti esaltate e criminali hanno potuto o possono concepire, verranno incisi dal popolo sloveno sulle chiese e suile piazze anehe di ogni piü piccolo villaggio, af- finche incancellabile resti il ricordo, anehe per le genera-zioni future, a perenne testi-mcnianza di cio che ha signi-ficato la «civilta comunista» in terra slovena. Dopo avere rivolto un vi-brante saluto all'Eccellenza Gambara alto e valoroso Comandante delle gloriose Forze Armate nella Slovenia italia-na, e a tutti gli Italian! che hanno l'onore di servire la patria fascista in terra occu-pata, I'Alto Commissario ha iniziato la sua estesa e do-cumentata relazione, ponen-do in rilievo con precisione di dati e di riferimenti I'atti-vitä svolta nella nuova Provincia, rispettivamente nei campi: deH'alimentazione della popolazione, che ha desta-to sempre vivo interessamen-to nelle Autoritä che ne hanno curato Faffluenza regolare e la distribuzione; dei lavori pubblici, che costituiscono, con le varie sistemazioni stradali, edilizie, idrauliche, fer-roviarie, un vasto complesso di relizzazizoni imponenti; dell'attivitä industriale, com-merciale, forestale, agricola, di credito e di assicurazione, che tende, pur tenendo present! le contingenze dello stato di guerra, a un sempre maggiore increment© e mi-glioramento. L'Alto Commissario ha poi tracciato un sintetico quadro dell'attivitä corporativa espli-cata nella nuova Provincia con spirito di solidarietä, fer-vore di organizzazione e va-stitä di vedute. L'Eccellenza Grazioli si 6 anehe sofferma-to suUa situazione sanitaria, che ha definite soddisfacen-te, sull'assistenza sociale di cul ha illustrato la molteplice attivitä svolta a mezzo dei suo! numerosi organi e infine sull'attivitä del Partito Na-zionale Fascista, documen-tando l'opera di assistenza, di educazione e di penetra-zione svolta dai Fasci e dai Centri di assistenza del Partito, daUa G. I. L. L. e dal Dopolavoro a favore della popolazione slovena. Infine l'Eccellenza I'Alto Commissario, dopo aver ricordato che la parte sana della popolazione slovena con il suo leale comportamento ha giustamente apprezzato l'attivitä svolta, dimostrando in piü oceasioni e nel modo piü manifesto e tangibile la sua profonda riconoscenza verso il Duce ed il Govemo Fascista, š passato ad esaminare brevemente l'opera di-struttiva compiuta dalle com-pagini partigiane, riallaccian-done gli orrori e la condotta di violenza contro le popola-zioni inermi al bolscevismo russo, da cul ha tratto e trae continue incremento e aiuto per 1'esecuzione dei suoi piani criminosi. Dopo aver rivolto un vi-brante appello alla popolazione slovena affinche non presti fede alla propaganda comunista, l'Eccellenza Grazioli ha infine esaminato la situazione attuale della lotta gi-gantesca che le gloriose Forze Armate dell'Italia, della Germania, del Giappone e dei popol! alleati del Tripartito eroicamente comibattono su tutti i fronti e la cul vittoria non potra mancare perche ne sono sicura garanzia le con-quiste realizzate, la loro forza, i potenti mezzi di cui dispon-gono «d innanzitutto il genio dei loro grandi Capi. Con la preghiera, rivolta ai Podestä, ai Sindaci ed ai Commissar! dei Comuni, di portare alle popolazioni il suo cordiale ed augurale saluto e con il saluto al Re e al Duce, TAlto Commissario ha termi-nato il suo acclamatissimo dlscorso. 11 saluto del Föderale Alla fine del dlscorso del-TEccellenza Grazioli, accolto da vibrant! manifestazioni di entusiasmo, il Segretario Federale Orlandini ha rivolto all'Alto Commissario il saluto e l'espressione di viva riconoscenza delle Camicie Nere di Lubiana, ricordando l'opera compiuta dal rappresentante del Governo fascista per il potenziamento della nuova provincia e l'attivitä svolta entusiasticamente da tutti i fascist! di Lubiana, sempre pronti agli ordini del Duce. Ha infine parlato il Podestä Generale Rupnik, il quale ha espresso all'Alto Commissario il devoto ringraziamen-to della popolazione slovena che e lealmente fedele alla Maestä del Re Imperatore e al Duce. L'Alto Commissario ha ri-sposto al Federale e al Generale Rupnik ringraziandoli vivamente; il saluto al Re e al Duce, ordinato dall'Eccel-lenza Grazioli, ha chiuso infine la cerimonia. II saluto delle Camicie Nere airAlto Commissario II 3 maggio 11 Segretario Federale, accompagnato dalla Fiduciaria provinciale dei Fasci Femminili, dai Vice Federali, dal Direttorio, dal Vice Segretario del Fascio d! Lubiana e dagl! Ispettori Federali, si e recato al Palazzo del Governo per porgere 11 saluto delle Camicie Nere della Provincia all'Alto Commissario, in occasipne del secondo an-niversario della costituzione e della annessione della Provincia. II Federale Orlandini, dopo aver ricordato l'opera svolta I'Alto Commissario riceve la rappresentanza dei fascist! guidata dal Federale dall'Eccellenza Grazioli al fine del potenziamento della Provincia secondo gli ordini del Duce, ha espresso la fiera risoluzione di tutti i fascist! in prima linea di coHaborare fattlvamente per I'ulteriore ascesa della nuova Provincia. L'Alto Commissario ha rin-graziato vivamente il Federale per il saluto, rilevando con vibranti parole lo spirito di collaborazione che anima Ge-rarchl, funzioinari, esperti e gli Italiani tutti che concor-rono col loro contribute di fede e di attivitä all'opera di ricostruzione della Slovenia. II Federale ha quindi pre-sentato aU'Eccellenza Grazioli il nuovo Direttorio Federale. La riunione si 6 iniziata e conchiusa con il saluto al Re, al Duce e alle Forae Armate. Iniperi Per la celebrazione del 9 maggio giungerä a Lubiana l'Ecc. Dino Perrone - Cempa-gni, Ministre di Stato. L'Eccellenza Compagni presen-ziera, tra l'altre, a una S. Messa in onore dei Caduti, airinauguraziene del Villaggio del Soldato, alla con-segna del Labaro alla Federa-zione di Lubiana, alla conse-gna delle tessere agli squa-dristi, aU'inaugurazione di una Časa della G. I. L. L. ed alla commemorazione della Giornata degli Italiani nel mondo. L'Eccellenza Perrone-Com-pagru effettuerä anehe visite alle Autoritä cittadine e ad alcurü lueghi della cittä. Adunata dei Fascist! per il 9 maggio Tutti i fascist! precettati con cartolina rossa dovranno trovarsi in perfetta divisa con bustina alle ere 8 precise di domenica 9 corrente al Dopolavoro Provinciale (Tabor) per intervenire alla cerimonia della consegna del Labaro alla Federazione dei Fasci di Lubiana. Concerto pro Patronato per i'as-sistenza spirituale al soldato Pianista Rossana Orlandini II «Patronato per l'assisten-za spirituale al soldato» 6 stato recentemente costituito in seno a! Fasci Femmiinili per esplicare la sua attivitä be-nefica nei riguardi de! glorios! combattenti cui va, in questo periodo di titanica lotta e di tra Velgen te ereisme, il costante pensiero e la com-mossa gratitudine di tutti gli Italiani. Facendo appello ap- punto a queste sense di pa-triottica solidarietä che affratella il fronte interne al fronte di linea, il «Patronato per l'assistenza spirituale al soldato», in collaborazione cel ^fna tinea tETTIMANALE DELLA FEDERAZIONI DEI FASCI DI COMBATTIMENTO DI LUBIANA DIrettoro raiponiabll* LUIGI PIETRANTONIO Tlpografla «Merkur» 8. A. Lubiana Fascio Femminile, ha deciso di iniziare la serie delle sue pubbliche manifestazioni con un grande concerto (che s! terrä l'S maggio alle ore 19 nella saletta della Filarmoni-ca), in cui si esibirä la pianista Rossana Orlandini, della quale vasta e affermata ö or-ma! la fama nel campe musi-cale nazionale. Per afflancare alle svago artistico l'offerta individuale che ogni Italiano sarä ben lieto di elarglre alla cassa de! Patronato, ! prezzi d'ingresso al concerto seno stat! fissat! risi>ettivamente in L. 100.— per le poltronissime — L. 50.- -per le poltrene — L. 25.— per le poltroncine, dimodochfe l'acquisto de! biglietto cer-risponderä alla somma che egnuno intende personalmente versare pro «Patronato per l'assistenza spirituale al soldato». In questo sense saranno man mano pubblicati gli elenchi dei donatori, che possono rivolgersi per l'acquisto dei biglietti al Fascio Femmi-nile di codesta Federazione. L'importo globale delle of, ferte sarä devoluto integral] mente al Patronato per l'assistenza spirituale al soldato che prowederä tempestiva-mente a convertirlo in tutte quelle minute opere di assistenza che hanno il fine di portare al soldato che com-batte il segne tangibile di quella solidarietä fascista che i tempi duri ed eroici matu-rano ed intensificano. Tutti gli Italiani dl Lubiana che hanno, fra l'altre, modo di constatare da vicino la lotta costante delle nostre gloriose Forze Armate contro il banditismo partigiano, saranno certamente lieti di po-ter contribuire individualmente e collettivamente all'opera di assistenza diretta ai combattenti d'Italia: la loro tetalitaria adesione a que-sta iniziativa darä la misura della fraterna solidarietä che suggella la cempattezza morale del nostro popele. Programma del Concerto: Vivaldi — Concerto in re min; Chopin — Due studi; Tre scozzesi; Scherzo in si min.; Martucci — Tema con varia-zioni; Pick Mangiagall! — II prode Anselme; Ferrari Tre-cate — La ronde d'Ariel; Debussy — Fuochi d'artificio; Liszt — IIa Rapsodia. Comunlcazioni dell'U.N.U.C.I. in corse di distribuzione la Scheda personale per la formazionie del ruolo del co-stituende Gruppo U. N. U. C. I. di Lubiana. Detta scheda, completata dagl! Ufficial! in congedo resident! in Lubiana e provincia e restituita al Co-mando di Gi-uppo (avente prowisoriamente sede presse la Degana — Via Vilharjeva), servirä anche per i trasferi-menti dai Gruppi o Sezieni di ultima residenza al nostro Gruppo. II trasferimento av-verrä d'ufficio, per il tramite della residenza dell'Unione di Roma. II cemando di Gruppo prega quegli Ufficial! in congedo Che non avessero rice-vuto la scheda di fame ri-chiesta scritta o telefonica al recapito suindicato ed invita pure quelli non ancora iscrit-t! all'U. N. U. C. I. a chiedere riscrizicne, rammentando che oltre all'adempimento di un precise obblige morale essi avranno I'ambita soddisfazio-ne di essere annoverati tra i fondator! del Gruppo nella nuova Provincia. (INENATOGRAFI I U B'I A » A Rappresentazloni: giorni festivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - giorni leriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA migliorl attori tedeschi in un film com-movcnte: ..AMOREIMPERFETTO" Fritsch, Anna Wuest jrande documcnl ..M. A. s; con Willy Fritsch, .Anna Uhlig, Ida Wuest Segue un grande documentario: il MATICA L'eroica lotla degli Ilaliani nell'ambiente ostile di New York. Soggelto tratto da una novella di Giuseppe Achille „HARLEM" Attori: Massimo Girotti, Vivi Gioi, Ame-deo Nazzari, Osvaldo Vulenii, E. Ccgani. A causa del lungo melraggio, le rappresentazloni avranno luogu nei giorni feri-ali alle 17.00 e 19.15; nei giorni festivi ulle 14.30, 1« 45 e l!l 13. Nei giorni fcriali alle 14.30 ed alle dome-niche alle 10.00 il capolavoro „LA CORONA DI FERRO" UNION Un film divertente „Satte anni di feliclta" con Vivi Gioi, Elli Parvo, Hans Moser, Theo Linaen, Wolf Albach Retty. Rapprescniazioni: giorni feriali alle ore 15.30, 17.30 e 19.30; giorni festivi alle ore 10.30, l.'j.SO, 17.30 e 19.30. MOSTE Itala film S. A. ..VERTIGINE Emma Grammatica, Beniamino Gigll, Ruth Hellberg, Camilla Horn, Herbert Wilk — Regia di Guido Brignone • i KODELJEVO Un film di ambiente moderno: „Arrivederci Francesca" con Hans Söhnkcr e Marianne Hoppe Un film allegro, gaio ed appassionante: „PAPA' CERCA MOGLIE" LA FARMACLA DOTT. G. PICCOLI a Lubiana, di Ironie algraUacieli dispone dl grande asBortlmento di •peolalltk nazlonall ed eatere, foi^ nlio* medldna la rioetts di tntt* U easaa unmalaU. Arredata modenuMieBU - T«l. tS-W Unico V lUstacahU Itatiana a Lubiana — Via Arlella Rea 16 Cuclaa Itallana • Otfimo frattamenfo • Preglatl vlnl itallaal • Pasto Lire 14-—