M E M O R I A I ti S K Sopra il modo di prefervare dalla corruzione il Frumento, e di confcrvarlo. T Utti i contadini fanno , che i difFerenti nomi di FlcWia , Golpe, Negrone, Gangrena, Mortella, Rug - gine , Tarlo ec. fervono ad indicare un Frumento , il di cui interno e convertito in una polvere nera, com’ e il carbone ,• ma ignorano molti, che codefta nera polvere o cafualmente, o altrimente fparfa fopra il piCl fano Frumento, che fofle deftinato per fementare , lo guafterti talmente , che alia proffima raccolta non avraffi fe non che un Frumento nell’ interno guafto , e corrotto. Il merito di quefta importante fcoperta de- vefi a M. Tillet dell’ Accademia Reale delle Scienze ; le di lui efperienze fono (late reiterate per ordine del Re in Trianon (a) non folamente per afficurarfi della comunicazione di quefto difetto , quanto che dell’ effi- cacia del mezzo, che lo previene. Quefto e il mezzo prefervativo (di cui n’e verificato il fucceffo), che fi comunica a tutti i contadini. Se il Frumento da feminare fara netto, e fenza macchia nera , baftera lavarlo nella lifciva qul fotto- fcritta. Se all’ incontro cotefto grano far! golpato , bifo« gna lavarlo piu volte nell’acqua piovana, onell’acqua A di & g — ' ■■ __ “"- 03 (a) Trianon Cafa del Re di Franck ncl Parco di Vtrfaillet. 2 di flume, e non paffarlo nel ranno, fe non quando ef- fo non avra piu del nero. Per fare' quefta lifciva o ranno , prenderaffi della cenere ; fe n’ empira un tinello fino a tre quarti ,• vi fi verfera quindi una fufficiente quantity d’ acqua ; quella del ranno deftinato pel grano , deve eflere di due pinte mifnra di Parigi; o (a) qnattro libbre d’ac¬ qua per una libbra di cenere: quefta proporzione dara un ranno aflaiforte; allorche fara colato fi fara rifcaldare, e vi fi fara fondere, o difciorre tanto di calcina viva, quanto bafti per fargli prendere un color bianco latteo. Cento libbre di cenere , e dugento pinte d’ aqua, daranno centoventi pinte di ranno , alle quali fi ag- giungeranno quindici libbre di calcina. Quefta quanti¬ ty di lifciva cost preparata , bafta per feffanta tnoggi di Frumento, e non coftera che quaranta foldi al piu, il che importa otto denari per ciafcun moggio. Per far ufo di quefto ranno fcaldato, fi dovra afpet- tare, che’l fuo calore fiafi ditninuito al fegno, che vi fi poffano tener dentro le mani . Allora verferaffi il Frumento di gia lavato in un cefto di teflitura poco fpeffa, e che abbia due manichi rilevati, e fi tuffera diverfe volte in codefta lifciva bianca ; vi meftera il grano colla mano, ovvero con una paletta di legno, acciocche venga bagnato ugualmente: folleveraffi il ce¬ fto per lafciarlo fgocciollare fopra il tinello , e ftende- raffi dipoi quefto grano fopra de’ canovacci , o fulle tavole, per farlo piu prontamente feccare. Riempirafli di (a) Vi vorranno feffantaquattr’oncie d’acqua per fedici on- eie di cenere, effendo la pinta di Parigi di oncie trentadue , e compofta la libbra di oncie fedici. di ntiovo il cefto di grano , e nella maniera detta di fopra fi tuffera nel tinello , il di cui fondo fi mefferil con un baftone, finche fi fieno fatci paflare tutti i ief- fanta moggi. I! contadino potrii profittarc delie belle giornate , e de’fuoi moment! d’ ozio per preparare tutto il grano fofpetto di golpe, di cui avra bifogno per le proflime feminazioni. ARTICOLO PRIMO. Della necejfitd di confervare Jani i bejliami. I ' Uomo farebbe meno fenfibile alia perdita degli ani- J inali , fe la loro efiftenza foffe meno neceiTaria ; ma da che il fangue delle beftie e divenuto il princi- pale noftro alimento, la perdita loro ha accrefciuto il numero delle noftre miferie: Percid la contagione, che di tempo in tempo aflaiifce i beftiami, deve tanto piui attrarre la noftr’attenzione ,• quanto che la noftra fuffi- ftenza e in gran parte alia loro attaccata. La Medicina ( Journal des Scav. 1744. Fevr. pag» 104 .) e molto piu eftefa di quello , che penfi la co- inune degli Uomini. In efla non folamente contienli la cura delle infermita, che attaccano I’interno , e 1* efterno del corpo umano ; ma anche le malattie degli animali ad efla s’appartengono ; per qnefta ragione il celebre Lancifi e forprefo, che alcuni Medici fi creda- no difonorati , applicandofi a quella parte della Medi¬ cina, chc chiamafi Veterinaria , il di cui oggetto e la confervazione , o riftabilimento della fanita degli ani¬ mal!. Quelli, che fono curiofi di vedere il loro contrag- A a genio genio folidamente impugnato , pofiono leggere la let¬ ters , ehe il Sig. Lancifi fcrifle fal foggetto delta ma¬ lattia contagiofa che nelf anno 1711. fi fparfe in Italia, che ne fcorfe fucceffivamente tutti gli dad , e che in nove mefi di tempo fece perire ventifeimila, e tanti Buoi 0 animali di queda fpezie , nel folo dato Eccle- fiadico. Queda malattia, ch’ei nomina pede, e di cni 1’R. ludre Sig. Ramazini modonefe , ProfelTore di Medici- na in Padova , ne fece anche prima di loi 1’ Idoria ,, queda malattia, difli, raffomigliafi molto a quella, che fa tanta drage a’tempi nodri. Cio che avvi di fingolare egli e, che ne’ paefi do¬ ve il fiato di codefti animali e dato funedo agli uomi¬ ni ; la loro carne e data innocente; il che fenza dub* bio e i’effetto della cottura che ne ha corretto il ve- leno. Quefta riferva pero non e data generate , perche' viene aflicurato, che nella Franca Contea , e nel Del- finato, ne fono morte delle famiglie intere; e difceff,. ehe la defla difgrazia da accaduta anche in Borgogna . EJtratto d’una Letter a fcritta alT Ant ore del Giortiala y toccante la mortality de' bejliami grojfi, la quale ha. ultimamente fatto firage in molte jtrovincie del Regno Q Ueda malattia ( che forfe e la defla, che quella di cui le ultime novelle ci awifano, che laFiandra, e la Catalogna ne fono afflitte ) , comincio 1’ ultima Edate, in Francia nel Lionefe, e nel Delfinato , e fi fparfe con furore in molte alcre- Provincie del Regno. Il Bediame , che n’era attaccato , mangiava, be- vea, lavorava, e faceva tutte le funzioni ordinarie del¬ la 5 la vica, fino a tanto che vedevafi ad un tratto cadere, e morire. Se gli formava nna veffica nera, o morella nella lingua, che faceva una crofta ; in cinque o fei ore la crofta cafcava ben prefto, e allora la beftia mo- riva. In alcune, che ft fono aperte , fonoft trovate le loro interiora imputridite , e la lingua della maggior parte ft e trovata grangrenofa, e ft e veduta la fteffa cader a pezzi. Si e ufato ogni forta di rimedj contro quefto ma¬ le, nu qnello che meglio e riufcito , unito alle pre- ghiere e benedizioni della Chiefa, e ftato quello d’ave- re fregata cotefta veftica, che formavaft fulla lingua , con un pezzo d T Argento, fino a farle ufcire ilfangue; lavnvafi quindi la piaga con aceto, entro del quale era- vifi pofto del pepe, e del Tale. Alcuni vi aggiugneva- no dell’aglio, ovvero del poro ec. , e tuffavano nella detta infufione una pezza di fcarlato , colla quale fo mentavano la parte rnaiata. Quefto male era si contagiofo, che facilmente gua- dagnavaft con folo contatto di cio, che aveva toccata la parte infetta. Un T uomo perde la vica , per eflferfi fervito d’ tin cucchiajo , col quale era ftata rafpata la lingua di un Bue ammalato; ed un Signore di Guienne fu attaccato da un fimil male, per efferfi foltanto mef- fa in faccocia una moneta da trenta foldi, colla quale un fuo Contadino avea fregata la lingua d’ un Bue ma- lato ; egli fecefi curare come i Buoi, e in tal guifa guarl. Journal del Scav, 1682. Nov. p. 337. Holl, p. 399. 6 articolo secondo. Belle precauzioni, e dei rimed ), che debbonji adoperare per prejervare dalle malattie contagiofe le bejlie, e per guarirle malate . Precauzioni per ifcacciare 1’aria cattiva, e per prevenire la malactia. B Ifogna ogni giorno vifitare due o tre volte le beftie, ed allorche e(Te faranno al pafcolo far lavare le ftalle , e far fregare le mangiatoje , le greppie , c le colonne delle ftalle con acqua, entro di cui fieno ftate immerfe dell’erbe aromatiche, come del Timo , della Salvia, dell’Alloro, dell’Origano, e della Majorana. Si profumeranno quefti luoghi due volte al giorno , la mattina, cioe, quando le beftie andranno alia paftura ne’ campi, e la fera due ore prima che rientrino neb le ftalle. Si avra cura di non farle fortire pria del le- var del Sole. I profumi poffono eflere di piu forti, fecondo le differenti droghe, che potranfi trovare. Quelle che tro- vanfi da per tutto, e di poco valore, fono: fincenfo, le bacche, ed il legno di Ginepro, la polvere da fchiop- po, il zolfo, e la pece. Prenderannofi adunqne alcune di cotefte tnaterie, le quali ft faranno abbruciare nelle ftalle , gectandole a poco a poco in un caldano, o padella di bragie. Si e avuto cura in alcune parti, di metrcre la grofc fezza di un grano di fava di Ajja fetida vicino a cia- fcun luogo, o greppia delle beftie, in un buco fatto a bel- 7 a bella pofta con un fucchiello, affinche efle ne fencino l’odore. ( a) Si fregheranno medefimamente gli abbeveratoj, e Ie raftrelliere con dell’ aglio, e fi avra cura di far vam« peggiare nelie (trade dei bei fuochi chiari. Frefervativi. Siccome dalle differenti relazioni di quefta forta di malatcie fi e oflervato, ch’efle fi manifeftavano tutce ad un tratto, alcune volte per via di naufea , d’ affanno, di tumori, e di pofteme; fara bene per il piu piccio- lo fofpetto di quefti accidenti, di far prendere dalle be- (tie della Teriaca, la quale e un rimedio fperimentato . Se ne danno due dramme alle Pecore, una mezz’ oncia ad una Vacca, un’oncia adunBue, altrettant’ad un Cavallo, e a proporzioneagli altri animali. Si (tem¬ pera in una fufficiente quantita di vino proporzionato alia dofe, ed alia forza dell’animate, il che pud anda- re dalla mifura di mezza foglietta, fino alia foglietta in- tera; per i Cavalli puo ftemperarfi un’oncia, ed anche un’oncia e mezza di Teriaca in una pinta di vino, in mancanza del vino potrebbeli prendere meca acqua, e metaaceto. ( b ) Per cio, che riguarda le Pecore, e Ie Capre, non pud ftemperarfi la Teriaca, fe non che nell’acqua. At- ■ . (a) Alcuni altri hanno in fimil cafo dato alle beltie l’Afla fetida per bocca, colla conferva di Ginepro, (b ) La mezza foglietta di Parigi pefa ott’oncie, e per con* foguenza ne pefa fedici la intera, e la pinta ne pefa trentadue , Alcuni particolari hanno prefervato i loro befliami, ritenendoli dentro le dalle, col far prendere ogni tnatti- na da ciafcun Bue, o Vacca una mifura di feinola, con deli’Aglio, del Ginepro, e del Zolfo. Cura delle pojleme , otumori , che vengono nella lingua degli animali. Sopraggiunge a’ befliami una fpezie di tumore, o poftema, che attacca ia radice della lingua , e loro in vendquattr’ ore la tronca. Percurarli, ed impedire i progreffi della contagio- ne, bifogna fegregare cocefli animali, e fervirfi del fe- guente rimedio. Bifogna pigliare un pugno di foglie o radifi d’Jmpe- ratoria, che e un’erba, con cui gli Speziali fanno f Ac- qua Imperiale; una cucchiajata di pepe in polvere, uno o due fpicchi d’Aglio, o due dramme di gomma chia- mata AjJ'afetida. Si fa il tutto infondere o flemperare in due pinte d’aceco, e fe ne ferve nel modo feguente. Bifogna rafpare la piaga , o parte infernia con un cucchiajo d’ argenco, o d’altro metallo, e di poi lavarlo con dell’aceto preparato nella maniera detta di fopra, e replicare di fpelfo. Pud fervirfi eziandio dell’Angelica, o della Valeria¬ na, o di time tre infieme, dell’ Imperatoria , cioe, delf Angelica , e della Valeriana. jNota. Fa d’uopo di guardarfi bene di non fervirfi ad altro ufo del cucchiajo, prima d’averlo ben nettato, e generalmente in tutte le operazioni, che fannofi fopra cotefli aniinali malati, bifogna aver ben’ unta la mano, ed il braccio fiuo al gomito con buciro frefco ; e do- po l’operazione bifogna lavarfi bene con dell’acquavi- te tepida, e poi afciugarfi. Quel- Quelli, che aprono le beftie, uferanno la fteffa precauzione. Egli e ancor neceflario di lavar bene con dell’ ac- qua quella terra, dove fiafi fparfo il fangue di cotefte beftie, per impedire che non lo lecchino i Cani. Cura del turnori intertiL Allorche gli animaii fono internamente attaccati da tumori , o da una fpezie di pofiema , che chiamafi Vulmonia , bifogna prendereuna mezz’oncia d’Aloe fucco- trino, due dramme d’Anrimonio , un quarto d’ oncia di fior di Zolfo , mettere tutto in polvere , e farlo quindi inghiotdre per mezzo di un’ imbuto , o di uii corno, dalle beftie, e poi verfarvi fopra del vino. Bifogna darne un'oncia ad un Bue . Sette dramme ad una Vacca. Sei dramme ad un Vitello d’un anno, e agli altri a proporzione della loro etiL Ad un Montone, o Caftrato quattro dramme. Agli Agnelli a proporzione della loro edi. Per maggiore facility potrebbefi fare un elettnario di quefte polveri , ligandole con un fciloppo compofto di Ginepro , e d’ altre piante aromatiche , e darne la ftefla dofe, che darebbefi in polvere; il quale oppiato, o elettuario fi potrebbe ftemperare nel vino , come la Teriaca. Quefto metodo e piu comodo , che quello della polvere, la quale e piu difficile da farfi inghiotdre da- gli animaii. Di tal maniera fonofi guarite in Savoja le malatde contagiofe dellc beftie. B Attro to Altro rhnedio praticato in Champagnb. Uando nna beftia viene attaccata dalla malattia contagiofa, effa e melanconica, tiene la tefta baf- fa, perde i’appetito, le lagrimano gli occhj, tramanda moccio dalle narici, ha delle palpicazioni di cuore , e quando fi tocca , lencefi un tremito, che fe le fa per tucto il corpo, e le vengono dei tumori groffi come i pifelli nell’ano, e qnalche volta fulia lingua. Bifogna razzare cotefti tumori con "un cucchiajo , o con un pezzo d’argento, fiuo a tanto che fanguini- no un poco; bifogna quindi prendere un buon pugno d’Edera terreftre, tritarla , e fregare le parti rafpate , e dipoi porvi dei porri nell’ano , e lafciarveli. Si pi- glia in oltre, da darle per ufo inrerno , una pinta di latte frefco, quattro o cinque torli d’uovi frefchi, due pugni di feme di canape ben pefto , circa una carica da fucile di polvere da fchioppo per un Bue groflo, e due terzi per un picciolo, ed nn poco di fapone ; bi¬ fogna peflare la polvere , mefcolar tutto infieme , e farlo bere, ed inghiottire dalla beftia inalata . Se effa avra dei tumori fulia lingua, bifogna rafparli col cuc¬ chiajo , o con altro pezzo d’ argento , e fregarli coll* Edera, come quelli dell’ ano , ma non mettervi pofcia dei porri. Altri II Altri Rimedj, P Uo prenderf! un bicchiero d’acquavite, entro di cni ftempraft tant’orvietano, quanto e la groffezza d’ una noce , ed nna carica di polvere da fucile , il che ft fa bere per alcuni giorni dalla beftia malata. Altri hanno prefo nna foglietta d’ aceto , tre cue- chiajate di zolfo , una cucchiajata di fale , ed nna di pepe, e bolito un momento , fonovifi gettati tre pu- gni di fuligine di cammino bene ftacciata, e mefcolata in feguito con un ftecco, e ripofato cid per lo fpazio di una mezz’ora, ft e fatto bere per mezzo di un’im- buto , o di un corno dalla beftia malata , la quale fi e lafeiata ripofare in una ftalla a parte, fenza darle da mangiare . Quefto rimedio ne ha falvate molte parti- colarrnente quando e ftato appreftato fubito che le be- ftie fonofi fcoperte ammalate . Trcvoux Octoh. 1714. f. 1806. Altri Rimedj ejlratti da una lettera feritta al P. B. I. ful foggetto di una tal contagione . T Utti i profuini fono eccellenti, il Tabacco , il Gi- nepro , l’lncenfo, il Zolfo, la Caligine bruciata , il Coratne vecchio gettato ful fuoco ec., onde non de- vonfi quefti rifparmiare nelle dalle. Alcuni altri hanno con buon fucceffo praticato il feguente rimedio : han¬ no, cioe la mattina, fatto abbruciare fotto il nafo del¬ la beftia malata, un pugno di buffo, tenendola in tal tempo ben coperta, e reiterando di feguito quefta fu» migazione due , 0 tre volte al giorno , ed altrettante B 2 voir 12 volte at giorno fe le fono fatti prendere dei grani di Ginepro pefti, o macinati con un poco di vena , me* fcolato il tutto nelFacqua tepida. Un’ alcra attenzione molto confiderabile e quella , di tener ben puiite leftalle, di trafportar via il letame, ed anzi di fotterrarlo , per evitare, che le altre, da quelle infette lordure non contraggano la malattia . Avraffi cura medefimamente di lafeiar entrare un po¬ co d’aria nel luogo, dove fono le beftie malate; qne- fto e un avvifo di Hoffman fielle Febbri maligne epide - miche . Si e offervato , che le beftie attaccate dal ma¬ le, fono guarite qualche volta meglio fuori, che den- tro le ftalle, e cio per la feguente ragione ; l’aria im- pedifee 1’ infezione proveniente dalla loro trafpirazione, e dalle loro lordure,* ma bifogna, che queft’aria non fia troppo fredda, ne troppo umida; di notte, quefti ahimali fi devono tenere rinchiufi, e dove fono rin- ferrati accendervi dei fuochi , e coflantemente farvi delie fumigazioni forti, frequenti, e da vicino. articolo terzo. Ctiufe della marcigione dei bejliami minuti ; del modo di prefervarli , e dei rrnedj per guarirli da ejfa attaccati/ F RA le cagioni delle malactie degli armenti , dice Lodov. Gotofred. Klein. Sez. I. pag. 72. 55. 41. che fono il lafciarli bere acqne fommamente fredde, ailor- che fono rifcaldati il lafciarli mangiare dei funghi , e lafciarli pafcere nei pafcoli, dove fieno l’erbe di guaz- zo, e verminofa rnggine ripiene , dice in oltre , che quefte derivano da abbondanza d’ urnori ; per lo che giovano moltiffimo i faiaffi fatti per tempo, e da ma- 110 efperta. In alcuni luoghi, dove nei pafcoli vi era una gran quantita di codefti funghi, morirono , non fono mold anni, quafi tutte Ie Capre, ( effendofi loro eccitata una certa putredinofa corruzione di vifcere ). Hanno le Pecore tanta cupidigia per i funghi, e di effi fono tanto golofe , che fentendone da lungi 1’ odore, da quefto flimolate e fpinte, forpafiano r una dopo l’altra i mond per corrervi. Le Pecore, che a tefta china cercano il pafcolo, do¬ ve cade il melurne, o copiofe e frequend le pioggie, divengono quindi acquofe le pafture, e cost viene ad efie facilmente una toffe umida; di poi la tifichezza , una durezza di polmoni coll’idropifia di petto, un’in- zuppamento di fegato, dove fi annidano alcuni vermet- ti, o bifciuole , come dicono i Paflori, e finalmence h fa in effe la idropifia del baffo ventre. 14 Rimedio . A Lcuni Patton fanno cuocere il fucco delie bacchc di Sorbo felvatico (a) in maniera che formano come un firoppo, a cui danno il nome di Teriaca de- gli armcnti , ed in ciafcuna delle dette malattie, la dan¬ no con fommo giovamento alle Pecore. Un altro rimedio concro la tifichezza, o marciglio- ne delle Pecore cagionata da pafcoli umidi, e paludott, e dal fieno non bene afciutto , e mal cuttodito ec. , viene propotto in un ettratto di lettera, che trovafi nel I. Tom. dei Commentarj. De rebus in fcientice natura¬ lly & medicina geftis pag. 428., ed e quello di dar h> ro una polvere compotta d’Attenzio, di bacche di Gi- Jiepro, di Vena infranta, e di Sale. Molte altre malattie attaccano i bettiami grotti e minuti: il modo di prevenirle, ed i rimed} per rifa- rnrli fono defcritti da Columella nel lib. 6. de Re Ru - Jlic. % e dal dottiffimo Medico Pier Crefcenzio Bolognefe nel 1 .. " •’ 1 — —— —— — 11 1 — ( a) I frutti di Sorbo felvatico, che dai Latini chiamafi Sav¬ ins aucuparia , perche ferve ai Cacciatori di mezzo facile per predare gli uccelli, i frutti, diffi , di cotefto Sortw), fono nella figura fimili agli acini, o granelli dell’Ebbia, fono di un colore giallo roffo, e di nn’acido di difguftofo fapore Quello Sorbo ha le foglie fimili a quelle del Sorbo doinelii- co; e albero qoafi proprio dei monti, e crefce nelle vali, e nel- le uliginofe opache felve, e vicino alle ripe dei torrenti, fiti, nei quali alligna affai volontieri. Fiorifce nel mefe di Maggio , e di Giugno, ed in Settembre il frutto, prima verde , e poi roffo, £i perteziona. Johan, Boeder. TonuLPart, I, cap. 5- f a £‘ 3 3T- nd fuo lib. 9. delle XJtilita Vill,, oltre tanti akri and- chi, e tnoderni famofiffimi Aucori, che per pnbbiico bene ne hanno fcritto, e fono degni percio della piu viva riconofcerr/a d’ognnno. II ben del pubblico e ftato il fine, ch’io mi fono propoflo nel tradurre i Princip] dell’ Agricoltura, e del¬ la Vegetazione , ed i prefend Articoli rifguardand la tanto neceflaria confervazione dei beftiami ; fe perd qnefta verfione non merita alcun rifleffo di gratittidine; il fine almeno per cui e ftata fatta, merita un benigno compatitnento. 17B1. Per Valerio de’Valerj Stampatore della Imperial Regia Socieia’ A g r a r 1 a .