ANNALES 2/'92 strokovno delo UDK 582:908 Istarske toplice LE RUPI DELL'ISTRIA MONTANA FRA SCIENZA E MITO Darío FAVRETTO 34000 Trieste, Via dei Moreri 9/1,IT; 34000 Trst, Ulica Moreri 9/1, IT; Fabrizio MARTINI Dipartimento di Biología dell'Universitá di Trieste, 34000 Trieste, Via A. Valerio 3, IT Oddelek za biologijo Univerze v Trstu, 34000 Trst, A. Valerio 3, IT SINOSSI Lungo gl¡ spalti occidentali della catena dei Monti dei Vena, che traccia il limite settentríonale della Cicceria e sulle rupi di Istarske Toplice, si trovano le poche stazioni che costituiscono il piccolo areale di Moehringia tommasinii March., una caríofillacea endemica dell'lstria settentríonale. Come molte congenerí, anche Moehringia tommasinii è una specie di roccia, che vegeta su pareti verticali o leggermentestrapiombanti della fascia submediterranea fra 100 e 350 m s.l.m. alriparo dalla bora e dall'azione diretta della pioggia. Ci sembra che la severità dell'ambiente di vita favorisca la specie anche in modo indiretto, selezionando negativamente le concorrenti: pareti compatte e strapiombanti accolgono, oltrechè i cuscinetti di Moehringia, pochissime altre specie, fra cu/' Asplenium lepidum, Parietaria judaica, Ficus carica e Asplenium tríchomanes. La stazione più occidentale di M. tommasinii è rappresentata da una imponente rupe monolítica, che costituisce ¡'elemento di maggiore spicco nel complesso di bastioni calcarei sovrastanti la localité termale di Istarske Toplice. E' una curiosa coincidenza la somiglianza di questo ambiente con il paesaggio che, nell'arte italiana del Rinascimento, godette il massimo favore nella rappresentazione di S. Girolamo, Padre della chiesa di lingua latina, traduttore e trascrittore dei Testamenti, eremita e penitente, che la tradizione vuole nato a Sdrenj. Mito o tradizione, certo è che il paesaggio rupestre di Istarske Toplice, con i suoi anfratti, le forre ombrose, la sua selvaggia spiritualité, si presta come pochi aitrí a simboleggiare l'eremo di un ascheta. IL PAESAGGIO Vi è una regione dell'lstria settentríonale dove impo-nenti spalti rocciosi si susseguono degradando verso il mare: il paesaggio della Cicceria/Cicarija, cosí aspro nei bastioni calcarei profondamenteerosi, eppure tanto placido e ubertoso sugli altipiani fra essi sospesi, si stempera in direzione della costa nelle dolci ondulazioni delle colline arenacee. Dai Monti dei Vena, che tracciano ¡I limite settentríonale della Cicceria, scendono le acque del Quieto/ Mirna, lungo un percorso tortuoso, inciso in una valle atratti molto angusta. Prima di entrare nella soleggiata piaña sottostante Montona/ Motovun, un tempo sede del famoso Bosco San Marco, il fiume oltrepassa la stretta dei Bagni di Santo Stefano/lstarske Toplice, dove solenni pareti rocciose fanno corona alio stabilimento termale. I Monti dei Vena sono costituiti da calcan facenti parte della formazione nota anche come "Calcari ad Alveoline e Nummuliti". Si tratta di calcari purissimi dell'Eocene inferiore a matrice calcifica sparitica (i cri-stalli sono di dimensioni superiori ai 10 micron), zeppi di resti organici, integri o in frammenti, di Foraminiferi vari (Alveoline, Nummuliti, Assiline, ecc.). La roccia é particolarmente compatta, la stratifica-zione spesso indistinta, il ritmo di fratturazione varia dal decimetrico al métrico. Sui Monti di S. Stefano ¡I litotipo é dato da calcari a Rudistedel Cretácico superiore, generalmente compatti, molto puri, costituiti da calcite microcristallina (micrite) piü o meno zeppa di resti organici minuti (da 1 o 2 25 ANNALES 2/'92 Dario FAVRETTO e Fabrizio MARTINI: LE RUPI DELL'ISTRIA MONTANA FRA SCIENZA E MITO, 25-30 centimetri al millimetro) derivanti dalla frammentazione di organismi di scogliera (Rudiste). Anche qui la stratificazione hatalvolta ritmo métrico, con potenti bancate. Un eremita vegetale "Non credo perció inopportuno di riguardare la no-stra Moehringia quale specie particolare, fregiandola col nome del mió venerato, indimenticabile maestro Muzio de' Tommasini, che a ragione puó dirsi il padre della nostra Flora." La profonda, affettuosa devozione dell'allievo predi-letto nei confronti del Maestro da poco scomparso tra-spare dalle parole con le quali Cario Marchesetti, nel 1880, consegnó alia botanica Moehringia tommasinii. Con felice e forse consapevole intuizione, egli associo in tal modo a una stirpe vegetale nobilissima i nomi dei fondatori della floristica nelle nostre regioni. Fig.1 - Moehringia tommasinii March, (del. F. Martini) L'istituzione della nuova specie concluse un lungo processo d'interpretazione sistemática, iniziatosi quasi quarant'anni prima, nel 1843, quando Tommasini stesso I' ebbe raccolta sulle rupi sovrastanti l'abitato di S.Ser-gio/Crni Kai; pur attribuendola alia comunissima Moehringia muscosa, egli dovette coglierne quantomeno la diversità dell'aspetto, dal momento che, come testimo-niano i reperti d'erbario dell'epoca, l'ascrisse a una nuova varietà istituita per l'occasione: M. muscosa L. var. firma Tommasini, con chiaro riferimento al portamento contratto, un po' rígido della pianta, ben diverso da quello típico di M. muscosa, che presenta una ramifica-zione lassa, strisciante sul terreno. Successivamente il botánico triestino modifico a piü riprese la prima attribuzione, identificando la pianta dapprima con M. ponae, binomio che compare anche nella "Flora di Capodistria" di Antonio LOSER (1860) della quale Tommasini scrisse l'introduzione; infine, dal 1864, con M. glaucovirens, che oggi ben sappiamo essere esclusiva delle Alpi centrali, dal Cadore al Brescia-no (Tommasini, in schedis nell' Erbario del Museo Civico di Scienze naturali, Trieste; TOMMASINI, 1865). Diverse e piü articolate furono le conclusioni cui pervenne Giuseppe FREYN (1876) il quale, attraverso una meticolosaanalisi dei campioni inviatigli da Tommasini, sorretta da acute considerazioni sulla tendenza del genere Moehringia a segregare endemismi molto localiz-zati, ne ipotizzo l'appartenenza a una specie non ancora descritta ma, probabilmente ancora dubbioso, preferí infine ascriverli a M. sedifolia. D'altra parte l'idea che potesse trattarsi di una entita nuova per la scienza non fu estranea neppure al Tommasini, che l'espresse in una corrispondenza con il grande botánico paiermitano Filippo Parlatore (MARCHESETTI, 1880b), autore dellaseconda Florad' Italia (18481896), opera fra le migliori del suo genere apparse nel secolo scorso in Europa. Solo nel 1880 pera, come abbiamo visto, Moehringia tommasinii venne interpretata e descritta come specie autónoma dal MARCHESETTI (1880a). Moehringia tommasinii (fig.1), esponente delle cariofillacee, afferisce ad un complesso di specie strettamente correlate compren-dente M. bavarica delle Alpi calcaree meridionali (Stiria, Bosnia-Erzegovina, Serbia fino all'Albania settentriona-le), M. papulosa dell'Appennino marchigiano e M. provincialis delle Alpi provenzali. Si tratta di un ciclo di forme per lo piü con fiori di quattro elementi (la sola M. bavarica ha fiori pentameri), contraddistinte da semi a strofiolo bene sviluppato, co-stituito da cellule esili e allungate. E' ben noto che la maggior parte delle Moehringiae europee rivestono carattere di endemiti relitti a distri-buzione puntiforme, diffusi lungo le catene periferiche circummediterranee (MERXMÜLLER & GUTERMANN, 1957; SAUER, 1965; FRIEDRICH, 1969). Anche la nostra é un endemita il cui areale, assai ristretto, comprende un minuscolo sciame di stazioni allineate lungo gli spalti occidental! della catena dei Monti dei Vena (MARTINI, 1987 e 1990; WRÄBER, 1992). Secondo POSPICHAL (1897), ripreso da ASCHER-SON & GRAEBNER (1919) e da MAYER (1960), l'areale si allungherebbe, nel cuore dell'lstria montana (Cicce-ria), fino a Pinguente /Buzet e anzi "...wahrscheinlich längs der unteren Terrassen des Cicen-Bodens noch öfter." (POSPICHAL, cit.). Perquest'area, malgrado ripetuti sopralluoghi, siamo in grado di riconfermare solamente le stazioni elencate 26 ANNALES 2/'92 Dario FAVRETTO e Fabrizio MARTINI: LE RUPI DELL'ISTRIA MONTANA FRA SCIENZA E MITO, 25-30 in MARCHESETTI (1896-'97) e sitúate fra la Val Rosan-dra/Glinscica, presso Trieste (única localité italiana) e Popecchio/Podpec (fig.3), in cio confortati dalla espe-rienza del Professor Ernest Mayer (Ljubljana) (in litt., 1988): "Die beiden erstgennanten Fundorte (S. Sergio /Crni Kai e Popecchio/Podpec, n.d.r.) habe ich seinerzeit selbst aufgesucht, während mirdie beiden letzten (Nugla e Berda presso Pinguente/Buzet) nur aus der Literatur bekannt sind." Degno di nota ci pare invece l'aver ritrovato l'ende-mita a Bagni di S.Stefano/ Istarske Toplice, dove fu raccolto nel 1900 da Marchesetti (Erbario Centrale Italiano a Firenze), ma mai reso noto (fig.2). Si tratta della stazione più occidentale, isolata rispetto all'areale, che pero ospita una popolazione particolarmente numerosa, stanziata alla base delle grandi pareti che sovrastano la localitétermale (MARTINI, 1990; MARTINI & POLDINI, 1990). Come molte congeneri, anche Moehringia tommasinü è una specie di roccia, che vegeta su pareti vertical! o leggermente strapiombanti della fascia submediterra-neafra100e350ms.l.m. Per la maggior parte, lestazioni si trovano allineate lungo una serie di spalti che costitui-scono il ciglione del Carso istriano più elevato e alla base entrano in contatto con formazioni arenacee dell'Eoce-ne superiore. L'esposizione delle stazioni gravita nei quadranti me-ridionali con predilezione per i versanti sudoccidentali, al riparo dalla bora. La pianta s'insedia di preferenza lungo i bordi delle grandi nicchie che si trovano alla base delle pareti roc-ciose, in posizione comunque sottratta alia pioggia battente (fig.4). Con esposizioni poco pronuncíate e moderato aduggiamento, gli individui raggiungono dimensioni notevoli, sviluppando festoni lunghi fino a mezzo metro. Si osserva la tendenza a sfruttare le vene di percola-zione d'acqua incise nella roccia, che evidentemente garantiscono sia ¡I rifornimento idrico, sia l'apporto di sostanze nutritive. Abbiamo constatato inoltre che esperimenti di tra-pianto hanno dato i risultati migliori allorchè la pianta è stata messa a dimora in nicchie riparate dallo stillicidio diretto. In conclusione quindi, Moehringia tommasinü, rifug-ge dalle posizioni di contatto diretto delle parti aeree con l'acqua, specie se violento. Per quanto riguarda le preferenze in fatto di substrati, questi sono sempre rocce verticali più o meno comparte che offrono evidentemente le maggiori chances alia pianta, la cui disseminazione, come in tutte le Moehrin-giae, è operata dalle formiche (mirmecocoria). Ci sembra che la severità dell' ambiente di vita favo-risca la specie anche in modo indiretto, selezionando negativamente le concorrenti: pareti comparte e strapiombanti, fresche perché esposte a est, come si verifica sul fondo dell'antro di Ospo/ Osp accolgono, oltreché pulvini di Moehringia fra i maggiori osservati, pochissime altre specie, fra cui Ficus carica eAsplenium trichomanes. Al contrario, laddove gli strati hanno potenza minore, i calcari sono piü friabili e quindi maggiore é l'incidenza degli agenti erosivi, specie se favoriti da una minore angolazione rispetto alia verticale (70-80), l'ingresso di altre specie piü vivaci, come ad esempio Sesleña junci-folia, Campanula pyramidalis, Parietaria judaica, Satureja variegata, instaura un regime di maggiore concorrenza che Moehringia tommasinü non sopporta: gli individui tendono a ridursi in numero e dimensioni e a cercare rifugio nelle nicchie piü impervie. La presenza e la rigogliosita della pianta é dunque condizionata in primo luogo dalla morfología superficiale delle pareti, oltreché dall' esposizione e dall'approv-vigionamento idrico. Le specie accompagnatrici sono in numero limitato, fatto che in genere contraddistingue le comunita vegetali su roccia. In alcuni casi assumono particolare evidenza i licheni, con la presenza di Fulgensia fulgida, Conohyme-nia nigritella, Lecidea (= Psora) lurida, Squamarina cartilagínea, Squamarina gypsacea, elementi xerotermi a di-stribuzione essenzialmente steppica, che in Europa hanno centro secondario di diffusione nell'area mediterránea (NIMIS & LOI, 1982). Fig. 2 - Bagni di S. Stefano. La rupe che costituisce la stazione più occidentale di M. tommasinii. (Foto D. Favretto). Una nota particolare mérita infine Asplenium lepi-dum, piccola felce imbrifoba il cui areale è centrato sui rilievi dell'ltalia nordorientale della Slovenia e della Croazia fino alla Serbia, con disgiunzioni in Austria, 27 ANNALES 2/'92 Dario FAVRETTO e Fabrizio MARTINI: LE RUPI DELL'ISTRIA MONTANA FRA SCIENZA E MITO, 25-30 TRIESTE Fig.3- Areale di Moehringia tommasinii ( • dati d'erbario; O dati bibliografía). Romania, Francia, Italia meridionale, Albania, Macedonia e Creta, dove tocca il suo limite meridionale GALAS & SUOMINEN, 1972; BROWNSEY, 1976). Pur possedendo un areale assai piu vasto, nel territorio considerate Asplenium lepidum si osserva sovente insieme a Moehringia tommasinii, poiché ne condivide le esigenze ecologiche di fondo essendo anch'esso " ... limítate solamente alie rupi calcaree dove la compe-tizione con altre specie é minima" (BROWNSEY, 1976). Non é raro infatti imbattersi in due nicchie contigue occupate esclusivamente da individui dell' una o dell' altra specie, oppure osservarli nel medesimo anfratto. Sul piano corologico, in quella che possiamo chiama-re la "cenosí di Moehringia tommasinii" (Asplenio-Moe-hringietum tommasinii Martini 90), l'elemento mediterráneo risulta di gran lunga il più rappresentato (40 %), seguito da quelli sudillirico (25 %) e oromediterraneo (10 %). Come si vede I' Asplenio-Moehringietum tommasinii conserva ancora una schietta impronta mediterránea in cui l'elemento ¡Hinco, che costituisce il contrasse-gno floristico dei territori carsici nordadriatici, è relegato in posizione subalterna, cosí come i geoelementi centro-europeo ed eurosibirico, qui addirittura assenti, che invece dominano nelle formazioni climaciche o paracli-maciche di queste latitudini (POLDINI, 1978 e 1989). E' una conferma della funzione di rifugio esercitata da ambienti primitivi, come sono appunto quelli rupe-stri, nei confronti di specie al limite della loro distribu-zione. Ció puô dar luogo, nell'ambito di una regione, a fenomeni di insularità che si sottraggono alie tendenze fítogeografíche generali. Non a caso le rupi sono assai spesso popolate da preziosi endemismi legati a sistemi oligotrofici, come appunto la Moehringia di Tommasini, veri eremiti del mondo vegetale. L'eremo d¡ un santo La stazione più occidentale di Moehringia tommasi-niiè rappresentata, come detto, da una imponente rupe monolítica, che costituisce l'elemento di maggiore spic-co nel complesso di bastioni calcarei sovrastanti la localité termale di Bagni di S. Stefano/lstarske Toplice. Nello scénario naturale delle terme, la rupe si erge dal piano alluvionale del Quieto/Mima in prossimità delle sorgenti termali e si collega per un intreccio di crinali ai contraf-forti degradanti dall'altopiano di Stridone/Zrenj (fig.5). E' una curiosa coincidenza la somiglianza di questo ambiente con il paesaggio che nell'arte italiana godette ¡I massimofavore nella rappresentazione di S. Girolamo, Padre della chiesa di lingua latina, traduttore e trascrit-tore dei Testament!, eremita e penitente (Piero della Francesca all'Accademia di Venezia; Cosmè Tura alia Gallería Nazionale di Londra, Lorenzo Lotto al Louvre e al Prado; Leonardo alia Gallería del Vaticano, Tiziano Vecellio alia Pinacoteca di Brera). Anche lo stemma della Comunità di Strídone ritraeva Girolamo con libro, penna e leone ai píedi ¡n ambiente rupestre. La tradizione popolare, ma anche autorevoli fonti biografiche come Pietro STANCOVICH (1828), danno Girolamo nativo appunto di Strídone e ancora, nel "De vi ris ¡llustribus", lo stesso Girolamo parla di sé, indicando in "Strídone Oppido" il proprio luogo di nascíta, del quale fornísce altresí approssimatíví ríferímenti geografi-cí. Girolamo, nato nel 331 da famiglía agíata, appresi in casa gli elementi della língua latina, nel 360 si trasferisce a Roma per inizíare la sua lunga, monumentale opera. 28 ANNALES 2/'92 Dario FAVRETTO e Fabrizio MARTINI: LE RUPI F¡g.4 - Habitat di Moehringia tommasinü. (Foto D. Favretto). Dopo un soggiorno durato dieci anni, visita le Gallie, toccando Aquileia, sempre alia ricerca degli uomini piü illustri e di codici accreditati. Al principio dell'anno 369 ritorna ad Aquileia, attratto dalla dottrina di Valerio, vescovo di quella cittá e dalla fama di celebri monaci con i quaü intesse una stretta amicizia. Spinto da autentica inclinazione per la vita ascética, risolve di intraprendere un viaggio nel vicino oriente, attrattovi dalla fama dei monaci di quelle regioni. Tocca di volo la sua patria, ma non trova "opportuno luogo nel suolo natío, dove la rozzezza sta di casa, si vive alia giornata, dio é il ventre, la cosa piü importante é la taverna.." (Epístola a Crescenzio), ma anche perché "monacum in sua patria perfectum non posse". Raggiunto ¡I deserto fra Siria e Arabia, si stabilisce in un eremo nella regione di Antiochia. Nell'anno 382 lo ritroviamo a Roma per il concilio sullo scisma antiocheno e in quest'occasione il Pontefice Damaso, del quale diviene segretario, gli affida la revi-sione della versione latina della Bibbia allora in uso, sulla base del confronto con piü antichi manoscritti greci. A ,'ISTRIA MONTANA FRA SCIENZA E MITO, 25-30 Fig.5 - Le rupi a Bagni di S. Stefano/lstarske Toplice. Uno scénario assai simile fa da sfondo alia raffigurazione sacra di S. Girolamo nell'arte italiana del Rinascimento. (Foto D. Favretto). causa d'invidie e gelosie suscítate nel clero romano, sopraggiunta la morte di Damaso, suo protettore (384), decide di abbandonare definitivamante la Cittá Eterna. Si ritira quindi a Betlemme in un eremo accanto alia grotta della natività, luogo che trasforma successivamen-te in un monastero da lui stesso diretto. E' questo il tempo in cui vedono la luce i suoi lavori biblici, le traduzioni dall'ebraico e i commentari sull'An-tico e Nuovo Testamento. Anni d'intensa e féconda attività, consacrati al servizio della fede e della scienza e alia lotta contra le eresie. Cacciato dal suo monastero dagli oppositori, oppres-so dalle malattie e dai travagli dell'età, muore a Betlemme nel 420, lasciando di sé, tra l'altro, l'immagine di un uomo dotato, si direbbe oggi, di eccezionali attitudini manageriali. La biografía ufficíale cui ci siamo fin qui attenuti non parla dunque di un suo romitaggio in patria, ma se si vuole riconoscere nello scénario rupestre dei dipinti quello dei Bagni di S. Stefano, si deve allora pensare a un'errata tradizione popolare tuttora perdurante. Diversamente, il paesaggio potrebbe essere quello di Antiochia o Betlemme, ma quali modelli o memorie collettive sarebbero stati fonte d'ispirazione, se si pensa che il personaggio visse cinque secoli prima dei suoi più antichi ritrattisti, atteso che non esistono sue raffigurazioni anterior! al IX secolo (Bibbia di Carlo il Calvo alia Biblioteca Nazionale di Parigi)? Un fatto ci pare tuttavia inconfutabile: il paesaggio rupestre di S. Stefano, con i suoi anfratti, le forre ombro-se, la sua selvaggia spiritualité, si presta come pochi altri a simboleggiare l'archetipo del romitaggio di un asceta. Ringraziamenti Gli autori rinnovano il loro ringraziamento alia dr.ssa Annetta Venturi per le traduzioni dal latino e al prof. F. Cucchi (Trieste) per le annotazioni di carattere geologico. 29 ANNALES 2/'92 Dano FAVRETTO e Fabrizio MARTINI: LE RUP1 DELL1STRIA MONTANA FRA SCIENZA E MITO, 25-30 POVZETEK Vzdolž vzhodnih masivov Kraškega roba na severnem robu Čičarije in na pečinah nad Istrskimi Toplicami se nahajajo maloštevilne točke, ki tvorijo ozko območje, kjer uspeva Moehringia tommasinii March., endemična klinčnica severne Istre. Kot mnoge njene sorodnice je tudi Moehringia tommasinii skalna vrsta, ki uspeva, zaščitena od burje in dežja, na navpičnih ali rahlo previsnih strminah v submediteranskem pasu med 100 in 350 m nadmorske višine. Zdi se, da neprijazni življenjski prostor tudi posredno, z negativno selekcijo drugih vrst, ugodno vpliva na M. tommasinii: na kompaktnih strminah je poleg blazinic Moehringie moč najti le malo drugih vrst; med njimi so Asplenium lepidum, Parietaria judaica, Ficus carica in Asplenium trichomanes. Najvzhodnejša točka, kjer uspeva M. tommasinii, je mogočna monolitna stena, ki izstopa iz apnenastega masiva nad Istrskimi Toplicami. Po čudnem naključju je to okolje na moč podobno pokrajinam, ki jim je v italijanski renesančni umetnosti bil najbolj naklonjen Sv. Girolamo, prevajalec in prepisovalec Stare in Nove zaveze, puščavnik in spokornik, ki se je po izročilu rodil v Zrenju. Mit aH izročilo, nedvomno je, da je skalnata pokrajina na območju Istrskih Toplic s svojimi značilnimi prepadi, senčnimi soteskami in divjo duhovnostjo najprimernejši simbol asketske samote. BIBLIOCRAFIA ASCHERSON, P. & GRAEBNER, P.: Synopsis der mitteleuropäischen Flora, 5 (1) (1915): 401-480. 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