ANNO II. Capodistria ì Settembre -1868. N. 17. LA PROVINCIA GIORNALE DEGLI INTERESSI CIVILI, ECONOMICI EU lUIKIimiIfl DELL'ISTRIA. Esce il I ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE por un anno f.ni o; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. i libri tavolari. Basta far menzione dei libri tavolari, perchè lutti ricordino, quanto se ne sia parlato da lunghi anni, per vederli introdotti anche nel!"Istria. Più e più volle ne fu ragionala nei periodici di questa provincia la grande utilità, e parecchie delle nostre rappresentanze ne formarono soggetto d'iterate domande e rimostranze alle autorità superiori. Ora sembra che l'argomento torni ad essere con nuovo fervore discusso. Naturale, adunque, il desiderio nostro di contribuire^ per quanto è da noi, a far sì che questa volta le parole 11011 suonino invano, ma riescano infine a condurre ai fatti. Abbiamo inteso, con nostra soddisfazione, come il comune di Pirano se ne sia ormai occupalo, e con molto impegno, nella sita seduta del 20 corrente, ed abbia preso la deliberazione di rivolgersi alla Dieta provinciale, perchè essa proceda, in via d'urgenza, a quei partili che meglio valgano ad affrettare l'attuazione di sì provvida riforma. Ma abbiamo inteso pure,, dall'altro canto, che certa opposizione, non mai prodottasi per lo addietro intorno a ciò comincia quà e là a manifestarsi, perfino nelle file di quelli che s'erano prima distinti come i più caldi fautori di tale istituzione. Le argomentazioni, che alcuni muovono contro di essa, sembrano'a noi già in anlecipazione confutale negli atti di cui abbiam detto. Ve n'ha una soltanto, che potrebbe, in qualche modo, far presa sugli animi in un momento d'irriflessione. Essa viene dal dubbio, che sia l'introduzione dei libri tavolari, la quale porli seco la revisione del censore cheti vantaggio quindi possa essere minore del danno, cagionato a più distretti dal conseguente accrescimento dell'imposta diretta. Ma chi sa come la revisione del censo abbia già avolo la sanzione della camera, e come colesta deliberazione ora traducendosi in effetto, vede tosto quanto l'obbiclto sia inatendibiie e uuilo. La lenitila revisione ò Inevitabile Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. in ogni caso, e le ragioni per cui è di tutta giustizia ed equità il chiedere e l'accordare all'Istria per alcuni anni la continuazione dei vecchi valori censuarii nella commisurazione dell'imposta, non vengono punto infirmale dall'introduzione de'libri tavolari, ma in qualche maniera anzi favorite, importando non poco che la proprietà fondiaria senta il profitto della nuova i-stiluzione, prima di essere aggravata di nuovi pesi. Francamente pertanto entriamo in campo a propugnare la necessità d'insistere per l'attivazione delle pubbliche tavole, e a tal uopo ci proponiamo di far pubblici alcuni degli alti precorsi su tale oggetto. Questa volta pubblichiamo un rapporto del 1851, presentato da chi dirigeva il giudizio distrettuale e il tribunale correzionale di Capodistria alla Corte di Giustizia in Trieste. Volentieri gli avremmo subilo aggiunto il prospetto di legge ch'ei proponeva, per l'introduzione dei libri tavolari nell'Istria, ma non permettendocelo lo spazio del nostro giornale, ci riserviamo di fare ciò nel numero successivo. Se altre autorità o rappresentanze degli interessi locali hanno discorso lo slesso teina solto nuovi aspetti, noi confidiamo ch'esse vorranno farci tenere i loro scritti, affinchè' ne desumiamo le principali considerazioni e le facciamo di pubblica ragione. Ecco intanto il rapporto del Giudizio distrettuale di Capodistria. I. R. Corte di Giustizia! In questo distretto esistono per la parte Antico -Austriaca formali libri fondali,, che appartenevano ai Domimi del Bene Vescovile di Trieste, del Bene di Caslclz, della Signoria di s, Servolo in Fùnfenberg, del Bene di s. Cipriano, del Bene Durante-Giuliani,.del Bene Vito Bonomo, de! Bene Francesco Saverio Bonomo ora Cronest, del Bene Francolsberg, e della Signoria di Haasberg in Prebenegg, libri che nell'anno -1850. nell' occasione della nuova organizzazione giudiziale furono conseguati allo scrivente. Per la parte Ex-Veneta del distretto poi sono in. vigore i così rMli libri delle Nolifìche, già da più d'un secolo istituì. Rappoito ai libri fondali, benché essi provengano da nove Dominii, hanno fra loro una manipolazione assai differente, e sono soggetti a molli difelli, per cui si rende necessaria la riduzione dei medesimi in una sola forma, iiì una manipolazione per tulli eguale, e la loro fusione in un solo libro fondale. Su di ciò a suo tempo si dovranno produrre analoghe proposizioni. Qui non è il luogo di occuparsene, e lo scrivente, corrispondendo all'ordine 44 corr. N. 3169 civ., ora si limita soltanto alle proposizioni nell' argomento dei libri delle Nolifìche. Questi libri, nello stalo in cui trovatisi presso tulli i distrétti dell'Istria, ed anco per la loro natura, non corrispondono puulo alle esigenze dei tempi presenti, nè sono atti a proteggere la proprielà immobile, nè a promuovere il credito reale. Il difello principale è che presso le Nolifìche non esiste alcun libro o registro dimostrante il dettaglio delle realità che possiede ogni singolo proprietario. Da ciò segue, che i libri Noti fiche non possono garantire il possesso legale, e che nel caso dì qualche controversia, il possesso e la proprietà debba essere dimostrata o con documenti, per lo più antichi, constatanti i titoli possessori"! ed il passaggio del possesso. oppure con testimonj, dovendo quasi sempre basarsi suli' usucapione di 50 o 40 anni. Quanto incerte e diffìcili riescano tali prove, ognuno lo sa. Non somministrando questi libri sicurezza nella parte possessoria delle realità, nasce P importantissimo ulteriore difetto, di non potere, mediante i medesimi, nemmeno venire a cognizione quali e quanti pesi gravitino sopra ogni singola realità. Tulle le inscrizioni nelle Notifiche seguono in una serie progressiva, come giungono all'Uffizio, senza riguardo al debitore, al creditore, ed allo stabile da aggravarsi. In questo distretto, e forse anche in alcuni altri, esiste già da mollo tempo il lodevole uso che per ogni notificazione viene dalla parte chiedente presentata una formale Distanza coli' allegazione del documento da notificarsi. Il Giudizio distrettuale nel decretare tali instanze esamina soltanto la forma ed il contenuto materiale «lei documento da notificarsi, ed accorda semplicemente la chiesta notificazione senza rivangare, se il documento sia valido o meno, e senza curarsi, se quegli che ha stabilito un'ipoteca sia anche proprietario del fondo relativo. Accordata la notificazione viene sempre eseguila. Da ciò viene, che le iscrizioni non provano nè l'esistenza del debito, nè la validità dell'ipoteca. e non hanno altro effetto, se non che la constatazione della priorità. Sopra queste iscrizioni si tengono indici alfabetici, ove vengono riportati i nomi dei erediti ci e dei debitori. Dai medesimi si può rilevare le iscrizioni che furono fatte a favore od a carico di una determinata persona. Volendo all'incontro conoscere quali pesi gravitino sopra uno stabile, si deve rilevare l'attuale e tutti gli anteriori possessori di esso, indi passare i nomi di questi possessori in tulli gl' indici alfabetici. Se l'iiistitiito delle Notifìche datasse da un' ^poca recente, sarebbe meno difficile l'ottenere lo stato dei pesi notificali a carico d'una determinata reali- tà; ma sussìstendo questi libri da un secolo, è ormai quasi impossibile a rilevarli con certezza. Questo è appunto il grave difetto nei libri Nò-tifiche, il quale sussiste quand'anche li si tengano in ottimo ordine; difetto che (il riconosciuto eziandio dalla nostra legislazione, per cui era costretta a rilasciare il decreto Aulico 2 giugno 1827 N. 2285, che prescrive il modo di procedere negl'incanti esecutivi di stabili rimpetto a creditori notificati, nelle convocazioni dei medesimi, e nel riparlo del prezzo di delibera. Essendo dunque l'insiitulo stesso sommamente difettoso, è assolutamente necessario che cessi, e che in vece sua s'introducano in tutta l'Istria ex Veneta, e nel territorio di Monfalcone, regolari libri fondali ; giacché, a togliere i suaccennati difetti inerenti all'essenza dell' inslituto delle Notifichi", non basterebbe !a disposizione proposta dall' Eccelso Ministero di Giustizia: che le instanze per notificazione venissero evase a norma dei §§ 4 e 5 dell' Ordinanza Imperiale 16 marzo 1831 N. (i7, ciò che non sarebbe neppure possibile di eseguire, finché non venga cangiata la natura dell1 inslituto, ed introdotto un libro pubblico beu regolato assolutamente necessario per la parte possessoria. La cessazione dell'inslituto delle Nolifìche, e l'introduzione dei regolari libri fondali però non possono effettuarsi altrimenti che mediante una nuova legge. E perciò che lo scrivente si diede cura di compilare un progetto di questa nuova legge, che ha l'onore di sottoporre sub //., onde previo maturo esame sia av-vanzato all'Eccelso Ministero di Giustizia per le ulteriori determinazioni sommamente urgenti nel presente oggetto di tanto interesse pel bene pubblico. I principi! che guidarono lo scrivente nel formare questo progetto sono i seguenti: Dovendo i libri fondali dipendere dalla rispettiva instanza reale, fu trovato necessario d'inserire in tale riguardo nel progetto il §. 2. Un libro fondale bene regolato deve indicare a primo sguardo il possessore inscritto, il dettaglio della possidenza, ed i pesi gravitanti sulla medesima. II libro che somministra questa triplice indicazione è il libro maestro. Il primo passo dell'introduzione dei libri fondali è dunque la formazione di questo libro (§ 5.) Invece dei libri dei documenti, fu prescritto al § 4. quello che stabilisce la Ordinanza Imperiale 16 marzo 1851. N.° 67. Onde ottenere presso tulli i libri fondali l'uniformità furono inseritli i § § 5 e 6. Siccome il nuovo Celastro dell'imposta fondiaria è l'unico documento pubblico, che indica con precisione tulli i proprielarii, e le loro possidenze, e siccome il medesimo fu assunto coll'intervento delle parti slesse, con particolare regolarità e colla maggior possibile accuratezza, ed ha per base esatte insinuazioni geometriche dei fondi slabili ridotte in formali mappe censuarie, ove ogni stabile è segnato con appositi numeri arabici, ha trovato lo scrivente tanto più necessario di proporre nei §§ 7, 8, 10, 11, 12, 13 e 46, per base fondamentale nell'erezione dei nuovi libri fondali 1' operazione calastrale, in quanto che tale operazione, in seguito ai reclami prudentemente ammessi, ed alle posteriori insinuazioni dei cambiameli- ti di possesso, fu rettificata in tutte le sue parti, e in quautochè non vi esiste alcun altro libro, che contale sicurezza dimostri l'intiero stato di possesso nelle jespettive comuni. Dovendo quindi uniformarsi i libri fondali al catastilo, è necessario che tali libri vengano divisi nelle rispettive operazioni secondo le comuni censuarie, §7. Un essenziale qualità dei libri fondali consiste nella loro semplicità, e nella possibilità, come già si disse, di poter a primo sguardo vedere sull'istante ti trascritto proprietario, l'estensione e qualità della sua possidenza, ed i pesi gravitanti; egli è quindi d'uopo, che questi libri otteugano mia tale forma, mercè la quale con facilità, e con la meno possibile scritturazione e complicazione, si possano raggiungere questi van- 1 fl crcri CO . .. . Due sarebbero i metodi nella formazione dei libri fondali : a. di aprire per ogni particella catastrale un'apposita rubrica e trattare ogni particella come una separala partita tavolare con registrarvi il suo proprietario, e tulli i pesi gravitanti sulla medesima. Con questo metodo di tenitura dei libri fondali, e-sislendo in questo distretto, a tenore del prospetto dell'Ufficio Slcurale in lì. 155111, particelle cataslrali, tali libri riuscirebbero d'una voluminosità enorme,e richiederebbero delle grandi sale per la loro conservazione, ed un numero non indifferente d'impiegati tanto per formarne' il primo impianto, quanto per tenerlo in corrente evidenza. D'altronde questo metodo non otterrebbe la desiderata semplicità, e richiederebbe diversi altri registri ausiliarii, prospetti e repertori] eslesi per poter ritrovare le indicazioni, giornalmente richieste dalle parti. Per queste difficoltà lo scrivente sconsiglia l'introduzione di siffatto metodo. b. L'altro modo consiste nell'unire tulle le particelle, che una determinala persona possiede, in una comune censuaria; nel formare delle medesime un complesso, una rubrica sola, e nel considerare tutte queste particelle come una possessione, un sol corpo tavolare. Cosi si otterrebbe il vantaggio di una grande semplificazione, e pronta evidenza dello stalo possessorio e dei pesi inscritti. La tenitura dei libri con questo metodo non olire alcuna difficoltà nei Dominii delia Corona, ove susiste la legge dell'indivisibilità degli stabili, ed ove non sono permesse le ipoteche speciali d'una parie del complesso stabile, come nella Boemia, Austria, Stiria,. Carinzia, Carniola eie., ma nell'Istria, ove è permessa la divisibilità degli stabili in infinito, ove perfino le singole particelle cataslrali possono suddividersi a piacere, ed ove è lecito di costituire ipoteche speciali, questo modo di trattare i libri fondali è soggetto a difficolta non indifferenti. Onde evitare queste difficoltà, senza stabilire la indivisibilità degli stabili, ciò che sarebbe in Istria quasi impossibile, e senza abbandonare il modo di tenere i libri fondali a corpi uniti (possessioni) tanto vantaggioso per la sua semplicità ed evidenza, lo scrivente nel suo progetto in A. ha trovato necessario di proporre i §§ 8, e 9., mediante i quali si prescrive di tenere i libri maestri a possessioni unite eoi permesso però di dividere, alienare, escorporare ed incorporare liberamente aiicie sit.^oic particelle senza dover assogget- tarsi alle discipline contenute nei decreti aulici 21 ottobre 1796. N.° 316, 2 marzo 1798 N.0' 405, 1 settembre 1798 N.° 832, 3 aprile 1800. 499, 20 gennaio 1804 N.° 648, 19 novembre 1812. N* 1015, ed altri, imponendo in tal caso all'effetto del § 443 C. C. il solo obbligo di trasportare anche i pesi gravitanti sii una tale particella escorporata o divisa alla rubrica (Einlage) alla quale viene incorporala. Nei §| 14, 15, 16, 28, 29, 30, 31, e 41, si ha procurato di proporre il metodo più semplice possibile, onde eseguire con meno scritturazione e complicazione-le trascrizioni, escorporazioni ed incorporazioni delle singole particelle alienate o divise, senza togliere le dovute garanzie ai creditori intavolali. Considerando che l'operazione catastrale, benché assunta colla maggior possibile esaltezza e regolarità, ciò non ostante possa contenere degli errori, si crede assolutamente necessario di ammettere dei reclami contro le inscrizioni possessorie. Onde però liberare il libro fondale dall'incertézza, tanto nociva al credito reale, si stabili un termine perentorio entro il quale devono farsi valere i reclami possessorii. Questo termine venne commisurato ad anni tre, perchè entro questo tempo, a norma del Cod. Civ. % 1467, si acquista mediante l'usucapione la incontrastabile proprietà degli slabili inscritti nei libri pubblici. Affinchè poi nessuno si possa scusare allegando l'ignoranza fu proposto di rilasciare e pubblicare un apposito editto. Secondo quésti cenni fu esteso il § 19 del progetto. Stante l'irregolarità dei libri Nolifiche, accennata nell'esordio, e la impossibilità di rilevare con certezza lutti i pesi gravitanti sopra un determinato slabile, si propose nel § 21 di non eseguire ex 0fillio i trasporti dei pesi dai libri Nolifiche nel nuovo libro fondale, e di ordinare, che le parti producano all'effetto formali iuslauze. Acciocché poi anche in questa parte dei libri fondali sia allontanala ogni incertezza riguardo alia priorità dei pesi intavolali si ritenne indispensabile di stabilire nel § 20 un termine preciso perentorio per i trasporti delle inscrizioni godenti l'anteriore diritto di proprietà dai libri Nolifiche nel libro fondale. Si fissò quello d'un anno,, e si prescrisse le discipline indicate nei §§ 22, 23 e 24, in enologia ai decreti aulici 17 decembre 1814. IN.0 1116, e 28 giugno 1815,. N.° 1157, nel primo dei quali venne precisalo un tempo eguale per trasportare in queste provincia le esecuzioni ottenute secondo le leggi Franco-Italiche nei libri fondali. Secondo le antiche leggi Venete, e gli Statuti patrii.. e secondo le leggi Franco-Italiche sussistevano ipoteche tacile e legali a favore delle mogli, dei minori e cu-randi sui beni dei rispettivi mariti, tutori e curatori. Polendo qualcheduna di queste ipoteche sussistere tuttora s'inserì nel progetto, pei' pura precauzione, anche i |§ 25 e 26. L'esenzione di bolli, tasse ed imposte di questi trasporti dai libri Nolifiche nei libri fondali, menzionata nel § 27, è fondala sulla circostanza, che le parti colla prima iscrizione hanno già pienamente soddisfatto alle contribuzioni che la legge esigeva, e che il trasporlo delle partile è una misura provocala da una nuova legge, e non causata dalle parti. A questa disposizione servì di base il decreto aulico 8 marzo 1815. IN." 1136. Nello stabilire la modalità di eseguire le trascrizioni, intaYolazioni, annotazioni e cancellazioni lo seri*- venie fu guidalo dalla Sovrana Patente tavolare per la Boemia 22 aprile 1795, N.° 171, opera veramente pregevole e degna d'imitazione iu tulli i casi applicabili. Essendo indispensabile per ogni Uffizio bene regolalo il protocollo di Gestione (degli Esibili) si trovò necessario di prescrivere nel § 48 anche peli'Uffizio fondale la tenitura del medesimo. Il registro alfabetico dei proprietarj, ed il soinma-rioj indicati nei §§ 49 e 50, servono a trovare con speditezza ogni possidente, nonché, la Rubrica alla quale appartiene una determinala particella. Giustificate eon ciò le singole disposizioni proposte col progetto in A. lo scrivente s'onora d'instare: Glie codesta I. R. Corte di Giustizia si compiaccia di avanzare quest'operato, anche nel caso che non trovasse di approvare tulle le proposizioni iti esso fatte, all'Eccelso I. R. Ministero di Giustizia pel suo esame. Capodistria, li 26 Maggio 4851. schiwiziioffen. xa società'agraria istriana. Albona, agosto. Dagli interessi materiali avrei dovuto passare ai morali di Albona come mi era proposto nella corrispondenza del mese di Febbraio. Era mio intendimento «li esporre specialmente l'attuale condizione delle no-r>lie scuole e proporne i rimedii. Ma la pubblicazione in questo frattempo sopravvenuta delle nuove leggi, che pero non ebbero ancora la loro pratica applicazione, mi consigliarono a soprasedere onde non sollevare premature ed inutili contestazioni. Mi riservo senz'altro «li farlo a tempo opportuno, anche a rischio di annoiare i lettori della Provincia, perchè ogni promessa e dovere. Intanto dirò come anche Albona abbia accolto con giubilo, la nuova della prossima formazione di una Società agraria istriana, e non dubito che molti e molti concorreranno colla loro firma, ad aumentare il novero dei socj e assicurare cosi la legale esistenza «d il successo della Società stessa, per quanto le poche forze di questa piccola terra lo permetteranno. Nè può essere altrimenti, imperocché chi nutre a-more per il paese nativo, deve sentirsi allargare il cuore nello scorgere un primo tentativo di unione provinciale fatto presso di noi, che pur troppo fummo fino ;id ora disgiunti da tante e si svariate cause, quasiché le nostre cittadelle fossero lontane le mille miglia le une dalle altre. E nel mentre facendo plauso, assento pienamente ai riflessi dell' articolo intitolalo: VAssociazione Agraria Istriana (N.° 15 della Provincia), dichiaro di non essere punto d'accordo col crocesegnalo corrispondente dall'Istria del N.° 46. Quell'articolo che j.ulle prime si mostra favorevole alla Società e poscia la & li ni m ali zza e la fa credere una utopia nella forma proposta dal benemerito comitato iniziatore, quell'articolo, Io dico francamente, ha destalo qui una assai penosa sensazione. Non pare infatti nè prudente né savio melici si a demolire ciò che non fu ancora compiuto, cercar di dividere quanto non venne per anco unito. Se non potrà reggersi e sussistere una Società pro-"wnciale, come mai può pretendere il corrispondente che vivano di vita propria e si reggano in provincia da sei ad olio pfm>'Ie Società dislrelluali o regionali? La maggior parte ddle cittadelle dell'Istria sono così piccole da rendere impossibile che da sole dieno alimento, sussistenza e durata ad altretaute Società agrarie. Non bisogna dimenticarsi che nell'unione stà la forza. Non credo poi che la varietà di clima, di prodotti e di coltura, possa essere un impedimento serio al prosperamento della Società. Queste varietà non sono forse più sensibili nella provincia di Gorizia? Eppure la Società agraria goriziana vive da molli e molti anni, cresce in vigorìa, e in onta al sistema di accentramento da cui è retta, dà ottimi risultameli. Seuonchè gli ostacoli enumerati, e che si opperebbero alla formazione della Società provinciale, non andrebbero a cessare neppure colle vagheggiale piccola Società distrettuali o regionali, appunto per la disparità di clima e di coltivazione di alcune posizioni. Albona a cagione di esempio accoglie nel suo distretto i prodotti i più svariati e della parte meridiana e della nordica dell'Istria. Se si volesse quindi seguire la teoria del nostro corrispondente, Albona dovrebbe formare almeno due .Società agrarie^ l'una pei comuni meridionali e marittimi, e l'altra pei settentrionali e montani. Forse io m'inganno, ma il pericolo del soverchio concentramento a mio credere può esser tolto^ col dare maggior sviluppo ai Comitali locali e col trasferimento della sede della Società da un luogo all'altro proposta dallo Statuto. Nessuno poi nè può nè vuole mettere in dubbio che si dovrebbe stare aggruppati e far capo a Trieste, perchè tulli sanno che Trieste è e deve essere il centro dei nostri interessi, se si desidera di andare avanti; ma in pari tempo nessuno potrà annuire all' idea dello sperperamenlo e della formazione di tante piccole Società che, dopo una breve ma stentata esistenza, dovrebbero inevitabilmente perire. Io credo che il compilo di ogni buon istriano sia prima di ogni altra cosa quello di farsi socio e curarsi perchè altri segua il suo esempio, senza badare ai pregi o ai difetti dello Statuto che a tempo e luogo potrà e dovrà essere modificato e migliorato. Fatto il primo jTasso e costituita la Società, concorra ciascuno volonteroso alle prime adunanze, nelle quali ogni socio avrà tutto l'agio di porre sul tappeto e la proposta di unione a Trieste e tulle quelle altre questioni che oggi nmi servono ad altro che a rilardare la costituzione della società tanto necessaria e da tanto tempo desiderala. Ricordiamoci che noi istriani abbiamo estremo bisogno di quella concordia e di quel frateilevole accordo che solo potrà guidarci al miglioramento delle condizioni delia provincia. Questa è senz'altro la più retta via da seguirsi per la migliore riuscita della patria impresa. Parenzo, agosto. (?) Nulla di nuovo riguardo alle cerimonie con le quali s'inaugurava il giorno 22 la tornata di questa Dieta, se pur non vogliasi avere per indizio significativo l'assenza di tre vescovi, i quali tolto a scusa o l'uno o l'altro motivo, fecero comprendere che non a- \rebbero preso parie a' lavori-della Rappresentanza provinciale. La risoluzione di que'monsignori tornò ad alcuni gradita, ad allri riuscì indifferente, credo per termo che a nessuno spiaccsse. Per me ne ho lodala la saviezza, giacché è certo che parecchi argomenti che sono sul tappeto, e che saranno trattati con larghezza di vedute, e con libertà di principj avrebbero messo in un grave imbarazzo i monsignori. Quando non fosse altro, c'è l'affar delle scuole, che è affare di grandissimo momento pel nuovo indirizzo che verrà ad esse dato, onde le plebi, tolte al lelargo de"pregiudizi e degli errori, e alla tirannide di un'istruzione evirata, respirino in un'atmosfera d'idee più pure e più generose, ed acquistino il diritto di partecipare alle splendide vittorie della civiltà. Nella qual cosa, è facile comprendere, com'essi spodestati dell'antico predominio e dell'antica influenza, sarebbonsi trovati a disagio, sfiduciali da un lato a potersi reggere sul loro sacro tripode, e sdegnosi dall'altro di soccombere sotto l'inesorabile potenza della luce e della ragione. Meglio dunque così, e la Dieta non mancherà, si spera, al nobilissimo assunto di giovare colla sua operosità agl'interessi intellettuali, civili, e materiali del paese allargando principalmente l'autonomia de'Comuni con meditate riforme sulla legge che è loro norma, e sul Regolamento elettorale, e dando, per ripetere le parole della relazione della giunta su tale proposito, un corpo di legge nuova che si presti alla più tacile intuizione di tutti, anziché rattoppamenti di singole disposizioni, messe fuori di uso, o modificate, o surrogate da disposizioni del tutto nuove. E qui v'ha proposte da parte della stessa autorità governativa, altre da parte della Giunta, mentre rimarrà libero a ciascuno de'Deputati di portare il suo grano di sabbia all'edilizio che vuoisi ristorare e rabbellire. Un altro oggetto, grave anch'esso, che verrà in trattazione, sarà la classificazione delle strade, sulle (piali furono già svolte alcune idee direttive, clic si lessero nel nostro giornale, e su cui rimari à aperto il campo ad ogni necessario sviluppo, onde sia conciliato l'utile delle facili e frequenti comunicazioni, produttrici de"più insigni vantaggi sì morali che economici, colle forze e coi mezzi della provincia. Ma io non mi starò a porre in rilievo i molti argomenti intorno a cui dovrà la Dieta occuparsi, siccome quelli clic sorgeranno specialmente dall'esame del conto di previsione, che abbraccia un largo orizzonte; mi riserbo invece a farne una diligente rivista, secondo che accadrà, nelle future mie corrispondenze, alle quali la presente non è che proemio. Pirano. agosto. Voi sapete già delle accoglienze festose, clie ebbero ultimamente a Trieste i nostri concittadini recatisi a farvi uua corsa di piacere; sapete i saluti, li augurj, le promesse, che furono scambiati in quella occasione. I Triestini tennero tosto la parola, che ci avevau dato di venir, alla loro volta a trovarci, e Domenica scorsa la Società Ginnastica organizzò una gita di piacere da Trieste alla nostra città, che riuscì numerosissima. Due dei più grossi piroscafi del Lloyd, 1' Australia e il Nettuno, olire il piroscafo Isrnail dell' impresa Tonello, trasportarono net pomeriggio di quel giorno oltre un uiilliajo di persone alle nostre spiaggie. La città noslra fece del suo meglio per riceverli eon ogni dimostrazione d' affetto. Lo sbarco fu eseguito alquanto fuori di città, sulla strada, che mena al Porto Rose, ove un Comitato cittadino accolse i vegnenti con acconce parete. Alla Sanità li attendeva la banda civica, e poiché anche la Società Ginnastica aveva condotto la sua banda, la comitiva, accresciuta di un' onda festante di popolo, che era corsa ad incontrarla, fece il suo ingresso in città a suon di musica e in modo, che direi quasi trionfale, poiché dalle finestre gremite di signore furono li ospiti accolti con battimani e sventolar fazeoletti, mentre il popolo gridava Viva Triesteed essi rispondevano Viva Pirano.' Così giunsero fino alla piazza maggiore, ove nuovi evviva e nuovi plausi risposero ai continui e clamorosi saluti dei Triestini. Verso sera la banda della Società e i cori dei ginnasti eseguirono davanti al caffè e con molla maestria non pochi pezzi di musica, che furono naturalmente assai applauditi, e la sala grande dei noslro Casino s' aperse a una specie di festina da ballo improvi-sata, a cui pigliarono parte le signore piranesi e molte delle triestine. Intanto la città s'era venuta tutta quanta illuminando; o-gni casa metteva fuori i suoi lumi, sulla riva ardevano barili di catrame e fiaccole di bengala, e i piroscafi ancorati in rada lanciavano razzi colorati, che davano nuovo splendore alla scena. Era uno spettacolo sorprendente, che avrebbe potuto dirsi completo, se verso le 10 un furir.60 aqnazzone non fosse venuto a guastare la festa. Soltanto verso la mezzanotte li ospiti triestini poterono imbarcarsi e ripartire, e lascio a voi imaginare i saluti eie strette di mano e li augurj, che furono cambiali tra i partenti e i restanti. Fu insomma una bella giornata, una di quelle feste, che lasciano qualcosa nell' animo, perchè rimane la coscienza della fraternità, della solidarietà, che lega fra loro le varie terre di una provincia. Pur troppo finora vivemmo a guisa di lumache, ciascuno nel nostro guscio, ciascuno inteso a' proprj interessi, incon-scii delle nostre stesse aspirazioni, e solo ora cominciamo a destarci. Io credo che se cotesti fraterni contatti si facessero più frequenti, scemerebbe anche 1' .abituale nostro isolamento, che è sempre fonte di debolezza, e tutti sentirebbero meglio la necessità e il vantaggio dell' uuione e della concordia, colle quali, se mi permettete che chiuda con un' aurea sentenza di Tacito, anche i piccoli possono farsi grandi, mentre la disunione trae a mal partito le maggiori cose. Tiravo, agosto. (0. C.) Non vorrei che questa mia corrispondenza venisse a formare nel nostro periodico una pagina avversa, o forse anche ripugnante; avvegnaché il discorrere di cimiteri non possa garbare gran fatto al lettore, che attende i vali numeri della « Provincia, » non per immalinconire, ma per attignere consigli di pubbliche amministrazioni, relazioni di affari comunali o provinciali, ammaestramenti agronomici, novità in riguardo d'istruzione scolastica ecc. Eppure chi potrebbe affermare che un tale argomento manchi di un lato interessantissimo? Religione, incivilimento e senza dubbio anche un poco di poesia, sebbene tetra, vi si «ingiungono a proposito. Ebrei, Greci e Romani ne'primi loro sentori di civiltà diedero cura affettuosa ai loro ipogei, e tennero in gelosa custodia le catacombe dei loro templi. L'Europa nel successivo sno redimersi dalla primitiva barbarie, dedicò speciale «mere ai cimiteri. L'Italia siccome in ogni altro oggetto, n'ebbe «u- «ihe io questo la priorità; e più tardi in alcune stupende sue necropoli, diede l'esempio mirabile di quanto possa l'arte inspirata dalla piota e dalla fede. (Juesle linee di esordio valgano pertanto a cattivare un tantino di compatimento, e forse qualche simpatia a questa corispon-denza; giacché, in verità, è cosa equa che a Pirano, venga tributato alcun plauso per l'ampliamento ed abbellimento del suo cimitero. Aon già che qui si voglia ampolosamente descrivere un'opera, col porla a livello di quelle in questo genere di altre città, laddove i mezzi di maggiore coltura combinati con quelli di e-stesa Opulenza, rendono facile il compito a chi voglia procacciarsi-co'loro campisciti testimonianza onorevole appo le genti incivilite. In Istria, che fra tante povere provincie va più tapina ancora di mezzi pecuniari!; iu Istria, che ha tanti figli i quali sentono così bene per lutto ciò che indica civilizzazione, a riconferma della nazionalità e della natura nostre; in Istria non possono queste opere ch'essere proporzionate ai mezzi di cui si può disporre per erigerle. Da molto tempo era sentito il bisogno di una radicale innovazione nel cimitero di questa citta; però l'avvicendarsi degli anni sterilissimi di proventi faceva sì che il comune ne ritardasse l'esecuzione. Tuttavia ponendo in non cale la considerazione dello sbilancio economico, questo non esitò a sobbarcarsi agli aggravi inerenti ad una riforma, e ad un ampliamento dello stesso. E tanto dal lato igienico che dal religioso, e dall'artistico, volendo questa città erigere un'opera che le tornasse ad onore, mantenne anche in questa occasione una vecchia sua buona fama, che io, noi desiderio però di essere tenuto scevro di albagìa e di jaltanza, credo di ripetere; cioè che negli indicati bisogni di edilizi pubblici, e di opere patrie, i pirauesi sogliono o nulla fare, o fare bene e in grande. È in quest'ultimo decennio che si imprese questo lavoro, e che un municipio illuminalo affidandone l'esecuzione ad una commissione di eletti e colti concittadini, fondò un monumento, il quale non può che arrecare encomio alla patria, e desiderio di emulazione nelle nostre città comprovinciali. Che se la commissione che ha diretto e dirige quest'opera non ancora condotta a compimento, si acquistò benemerenza e gratitudine, devesi in modo speciale tributare la dovuta lode d'incoraggiamento al nostro Giuseppe Moso. Il quale, membro pure di detta commissione, ne ideò e diresse la parte tecnica, e diede bellissima testimonianza di quell'ingegno e di quella valentìa, «he nella sua arte di architetto lo rendono meritamente estimato fra i suoi concittadini. Un atrio di etile snello, solennemente maestoso, una cappella mortuaria situata a metà del camposanto, costruita corrispondentemente allo scopo, di mesta semplicità sì all' interno che all' e-sterno, ed in pari tempo di graziosa armonia, e di austera dignità,. un adatto vestibolo, un bel viale a cipressi che dall' atrio ■conduce alla stessa cappella, nonché altri viali in bella simmetria disposti formano un bell'assieme che invita ad attenzione. Con generosa gara nou pochi cittadini vanno abbellendo l'opera patria con arche sepolcrali, e con sontuosi avelli adorni di lapidi, obelischi ed epigrafi. E procedendo di tal fatta quest'ornamento sarà fra pochi anni condotto a termine, e sorgerà siccome indice di civile proposito e. di squisito pensiero ad onore di Pirano. Siccome poi gli intendimenti di religione e di amore invitano facilmente ad imitazione nuche le ehesi men colte, così mentre il vecchio cimitero non era che un abbandonato suolo sterile d'indizi e di memorie funebri, ora la parte nuova, da pochi anni aperta al sotterramento, si va sempre più facendo spessa di croci e di lapidi, che bentosto si veggono collocate sù quei tumuli da semplici e modeste famiglie, le quali cooperando per quanto sta iu esse ad un bell'accordo, vogliono pure alla lor volt» porre un qualche segno commemorativo alla memoria dei propri cari estinti. E qui prima di chiudere vorrei esternare all'onorevole comitato preposto a quest'opera un mio desiderio. Alcune di quelle croci e lapidi di povere famiglie portano iscrizioni tati, che Lisciano alle volte desiderare qualche migliorili calligrafica, e, quel che più importa, qualche correzione grammaticale. Forse per certi riguardi si avrà voluto lasciare nella loro forma genuina i sentimenti esposti in que'poveri segnali. Ma laddove trattisi di monumento pubblico che può essere da qualunque visitato ed osservato, credo che agli altri meriti i! comitato ne aggiungerà un novello, col volere emendate certe iscrizioni, e col non permettere che alcuna ne venga apposta senta essere prima da esso riveduta; affinchè certi sconci, e certe sgor-biature nou distolgano que' 6ensi d'interesse e di pietà che devtt pure destare un camposanto. Polar agosto. (k) Come nel campo materiale, così anche dal lato morale, questa nostra citta presenta una tale quantità di screzi, di eccezioni, di varietà, che varrebbe la pena, avendone il tempo, di farvi degli sludii particolari. Mi proverò di darvene di quando iu quando una qualche pennellata così all' ingrosso. Figuratevi una grande caldaja per entro alla quale sieno state gettate a bollire insieme tutte sorta di cibi e vivande vegetabili ed animali. Come rimontano alla superficie le ondate del calore, voi scorgete venir a galla, per rituffarsi beu tosto ed indi con vece alternata risalire e discendere, ora un grosso pezzo di bove ed ora un cavolo enorme, ora una testa spellata di montone o di becco, ed ora le barbe di una qualche rapa o carota mostruosa, or« ora un gentil zampino di pollo, ora un grumo di cipolle o palate. Per tal guisa vedete riunite ed accozzalo insieme genti diverse per condizioni, patria, usi, costumi, favella e religione, che si agitano, si pigiano, si arrovellano in mille sensi opposti fino a tanto che non abbiano trovato un cantuccio, ove posare i loro stanchi penati, e di là stendere le loro reti, a mo' di ragnatele, per la caccia dei gonzi. Dal laboriouo operajo, il quale cella scarsa mercede delle sue fatiche trova modo di mantenere sè, e rimettere di quando in quando li sudali risparinii alla moglie ed ai figli lontani, al proletario inerte, crapulone, vizioso, che si ingolfa ne' debiti ; dall' indefesso, sobrio croato, al previdente ed astuto boemo; dal birrofilo stiriano, al vivace friulano e lombardo; dall'accattabrighe Lissano, all'imperturbabile carintiano; dal ricco imprenditore di opere colossali, al meschino conduttore dell'opera altrui ne' più bassi lavori; dal pieghevole impiegato, al forte c franco soldato ; dal possidente di vecchio stampo, al contadino rifatto ; dal negoziante, ai minuti bot-tegaj ; dai professionisti agli artieri ; tutte le classi di persone convenule in questa fornace di ebollizione, tutte, niuna eccettuata, vi presentano certe caratteristiche particolari, che cerchereste indarno nelle altre tranquille città della provincia. V'hanno certi individui, calati giù per la massima parte dalle creste delle mcntagne native, costretti per causa della loro condì- zione sociale più o meno dipendente, o del loro impiago, a dimorare fra noi, che sarebbe in verità bravissimo, chi arrivasse a decifrarli. Inzuppati dalla falsa idea di essere superiori alla generalità dei cittadini per discendenza in liuea obliqua dalla costa privilegiata d'Adamo, dall'alto loro seggio, mirano con pomposa burbanza la terra ospitale come fosse loro proprietà; e nella loro crassa ignoranza non v'è«sigenza, non capriccio, non strampalato desiderio che non intendano soddisfatto a spese de' pacifici abitanti. Le leggi, le convenienze, l'equità non sembrano fatte per essi, ed ignorano perfino dove stieno di casa. Donde vengano lo si sa; ma dove vadano, che cosa sperino, quali sieno le loro pretese, sarebbe difficile indovinare. Avversano per principio quanto sa di civiltà, di indipendenza di libertà, e ritornano spesso con compiacenza a que* tempi beali, ne'quali al loro menomo cenno la servilo condiscendenza di pochi imbecilli gottava ai loro piedi averi, sostanze, onori, ricevendone in ricambio uua stretta di mano, un beffardo sorriso, od un giro di polka o di valzer per le loro mogli e le loro figlie. Se si volessero analizzare minutamente i loro andamenti, non sì finirebbe dal farne le grosse risate. Ne' primi tempi del risorgimento della città, quando mancavano i capitali, ed il prenderli a mutuo non conveniva per l'alto prezzo dei censi, e non era stata ancora emanata la legge di esenzione dalle imposte pei nuovi fabbricali, li proprietarii dei foudi, ad onta della loro buona volontà, si trovavano nella impossibilità di pensare alla erezione di nuovi edifizii, senza correre il rischio di indebitarsi per bene, con grave pericolo di peggiorare anziché migliorare la loro condizione. Or bene, allora questi individui non cessavano dal gridare all'ignavia, all'accidia, all'avarizia dei cittadini accusandoli di non saper afferrare la propizia occasione di arricchire, di mancare delle più volgari idee economiche, di lasciarsi predominare dal più gretto egoismo. Più tardi gli stessi proprietarii rinfacciati, incalzati, sedotti dagli ingiusti reclami e dalle belle promesse, si gettano a corpo perduto alla costruzione di nuovi edifizii, al ristauro ed ampliamento dei vecchi, ad apprestare alloggi, a migliorarne le condizioni; e quegli stessi individui a lagnarsi che i Polesi anelino arricchirsi alle spalle dei loro ospiti, che vogliano pigliarli, come si suol dire, pel collo; e ad arrabattarsi in mille guise, perchè vengano abbandonati gli alloggi di città, e se ne apprestino di nuovi fuori della medesima: onde sia castigata del troppo facile ascolto concesso a vane declamazioni e promesse. Lo stesso dicasi dei negozii di manifatture e di commestibili, ifgli alberghi, trattorie, officiue di artisti ed altri conforti della vita, che nei primi tempi del risorgimento della città mancavano affatto. Fioccavano i lamenti, le irregionevoli esigeuze, le istituzioni, le lusinghe di Roma e Toma ; finché i cittadini scossi, animati dalle ridenti prospettive, si danno le mani attorno per contentarli. Negozii di manifatture, botteghe di commestibili, caffè, trattorie, birrerie, sorgono ovunque come per incanto; nulla lascia e desiderare la decenza dei locali, nulla la qualità e quantità degli oggetti, nulla il servizio. Eppure il credereste ? Questi individui pe' quali «ìentre abitavano le alpestri loro cime, sarebbe stata follìa sperare cotanti conforti, trovano che i locali, i generi, il prezzo non corrispondono alle loro vedute: e quindi abbandonano sul più bello il povero deluso speculatore, commettono in altri luoghi quanto può loro occorrere ai bisogni della vita, istituiscono depositi di consumo, e se lo potessero, farebbero a meno perfino di confortarsi con qualche bicchiere di birra, onde risparmiare un soldo dell' addiziona!* comnnale, che a loro credere, non dovrebbe sovra etti cadere 11 bello »i è. che essi coufoudouo le mansioni, scambiano le y-rii e sparkndo a dritto ed a turto di tuUo e di tutti, vi spiaUeì- lauo colla più comica serietà del mondo un mare di winchicmerie. una più grossa dell' altra. Chi li avesse -uditi per esempio ad aeeampare la pretesa di formarsi un Comune nel Comune, a sostenere che 1' amor della propria nazionalità debba cedere alla potenza dell'interesse, a predicare che i cittadini ai quali non garbassero le loro eccentricità dovrebbero andarsene liberamente a piantare le loro tende in qualuu-que altro luogo loro piacesse: quale concetto avrebbe a formarsi del loro criterio e della loro coltura? Eppure codesti discorsi furono fatti, e ventilate più volte le probabilità di riuscita di tali chimeriche mostruosità. E quanto all' indecoroso abbandono in cui viene lasciato quel prezioso monumento de' secoli passati eh» è la nostra Arena, non ho io udito più volte questi individui accagionarne il Comune ? Non ho udito lamentare che li rappresentanti del paese, non curino più che tanto i patri! monumenti, che niuno di essi pensi alle debite riparazioni, che non si provveda allo sgombramelo delle macerie, ed alla chiusura per impedirne 1' accesso ai deturpatori ? Ma vivaddio si possono aeei zzare spropositi più madornali ?.. L'arena di Pola al pari di tutti gli altri monumenti pubblici antichi appartiene allo Stato; per la sua conservazione e sorveglianza vi esiste una apposita Commissione Erariale; e perchè volete chc i rappresentanti del Comune invadano il campo altrui? Ciò non pertanto si sappia che il Comune preocupandosi a ragione dello stato deplorabile veramente in cui veniva lasciato quel monumento, chn riverbera il suo lustro sù tutta la nostra città, ebbe a renderne attento più volte il Sov. Er. e proponeva perfino di chiuderne con cancelli di ferro gli archi del piano terreno (e certo non sarebbesi trattato di spesa grave) a fiue di poterne viemeglio sorvegliare e custodire l'interna cerchia, senza di che, attesa la sua vastità, sarebbe impossibile di esercitare uua rigorosa sorveglianza. Mi ricordo di aver letto non è gran tempo due articoli, 1' uno della Bilancia di Fiume e 1' altro dell' Osservatore Triestino chn trattando di questo argomento, sembravano essere caduti nello stesso errore ; ma so ben anco che con lodevole premura le cose ivi dette furono più tardi rettificate. Così sapessero almeno ricredersi anche costoro! Rovigno, agcslo. (c. c i ) Le avea promesso mia reiezione sulla partecipazione della nostra Provincia alla Esposizione Universale di Parigi; s* non l'ho fatto e solo perchè gli atti relativi non sono per auso completati ; per cui nemmeno il Comitato potè farne il rapporto finale a questa Camera di Commercio ed Industria. Crederei per altro di mancare al dovere di buon Istriano se ritardassi più oltre a comunicarle il seguente estratto d'un Verbale dell'I. R. Istituto Geologico in Vienna. » Camera di Commercio ed Industria dell' Istria - Colletio-» ne di campioni di pietre da costruzione e d'altri minerali in-» portanti per la tecnica, esistenti in Istria. » Questo prezioso dono rappresenta una ricchissima colle-» zione di varii campioni di pietra da costruzione, minerali, car-» bon fossile, specie di terre ecc. esposti all'esposizione di Parigi » dell' anno scorso. Questa collezione composta di 224 numeri è » specialmente distinta per il gran numero (180 pezzi) « per » U varietà de'marmi istriani nella grandezza di tre pollici eu-» bi, per cui otteniamo con ciò in piccolo un' immagiue di qaenlo » tesoro, «he già i Romani conobbero largamente approffit'i udo, » e «be presentemente non è iauor giunto a giusta joasiiinr-jieae. » Ti sono specialmente rappresentati i luoghi di Cittanova, » Faremo, Orsera, Rovigno e distretto, Dignano e Pola; poi Por-Iole, Visignano, Pisino, Giraino, Gallignana, Albona, Altura, Me-y> delino. Sono in ispecie gli strati calcari dei tumulili, gli strati -» calcari superiori e medii de' Rudisti, che già da tempi ante-» riori davano e danno il marmo e le più pietre celebri deH'I--» stria. Vi sono rappresentate inoltre varie specie di terre e » di cementi idraulici di Albona, Jelschane. Dignano, Pinguente, » Pola, Lanischie e V'erbenico, come pure carbone d'Albona. l'in-» guente, Jelschane, Dolegno e Rescanova, ed infine, oltre a poco » importanti minerali, anche del mercurio di Lussinpiccolo. PUBBLICAZIONI BIBLIOGRAFICHE. • L mtvtme^* oltt • Atlante Storico per Marco Nicolò Pavan, istriano. Trieste, Dase, 1S68. J ■ . .:.} i: .0 :-. ; .. ! : .-; Crederemmo mancare a uno dei più gradili nostri doveri, se non ci affrettassimo ad annunciare la pu-blicazione di un severo lavoro storico, che viene ora impresa da un nostro giovane concittadino, il sig. Marco Nicolò Pavan di Pirano. 1//Manie Storico, che egli comincia ora a dare in luce, merita ogni attenzione da parte delli studiosi di tulli i ceti, perche mira a fornire anche l' Italia di' una quelle opere precise nella loro brevità, che giovano sommamente al principiante, il «piale vi trova raccolti tutti ì più essenziali clementi della scienza, e sono direni quasi indispensabili anche all' uomo provetto, che nei continuo allargarsi delle ricerche storiche e delle scoperte deve giorno per giorno completare e rettificare le proprie cognizioni, e ha bisogno di un manuale, che soccorra alla insufficienza della memoria divenula inevitabile, anche per un Pico della Mirandola, dopo clie il gigantesco progredimento di tutti i rami dello scibile rese, più che arduo, impossibile di comprendere tutto e ritenere quanto si fa nell'ormai sconfinato campo delle scienze. l)i codesti utilissimi manuali, alla cui compilazione deve presiedere una esattissima cognizione della materia e un savio criterio discella, la Germania e la Francia e l'Inghilterra ne posseggono giti parecchi; ma in Italia ancora non avevamo che qualche arido e scorretto compendio ad uso delle scuole, per cui chi tra questi e le voluminose enciclopedie storiche voleva cercate qualcosa di mezzo, che gli servisse appunto allo scopo lesti; accennato, doveva suo malgrado ricorrere alle opere straniere. Noi siamo lieti che ad un. nostro concittadino prima che ad altri sia sorto il pensiero di colmare questa lacuna, e speriamo che l' opera completa risponderà alle aspettative. Diciamo di sperarlo, perchè dall'unico fascicolo finora liscilo non è forse italo di argomentare con sicurezza del valore dell'opera intera, e facendolo ora non vorremmo che la simpatia pel giovane e studioso autore ci tradisse e ci facesse antecipare una lode, che vogliamo esca del convincimento della mente, piuttosto che dall' affetto del' cuore; Tuttavia, malgrado questa riservo, che non verrà, speriamo, frantesa, crediamo -dir poter fin d'ora assicurare che l'opera del Pavan ci sembra veramente av- viala per un cammino sicuro. Tu un breve programma e in una non meno rapida prefazione egli svolge il concetto, che deve informare l'opera intiera, e che s'inspira appunto ai bisogni delli studiosi e alle esigenze della scienza. Egli ci presenta in singoli quadri la serie cronologica dei regnanti delli Slati più importanti, \i aggiunge in altri prospetti a ino' di annotazione i falli più notevoli delle varie epoche, e correda poi ogni prospello di succose osservazioni critiche, nelle quali raccoglie i risultati più certi e recenti, a cui è pervenuta l'indagine storica. A maggiore intelligenza del testo sono aggiunte delle piccole carie geografiche, delle quali quella della Grecia antica unita al fascicolo già uscilo è litografata con nettezza e precisione. Così quest'opera raccoglierà in breve volume i dati storici più importanti e il risultato delle più fresche ricerche scientifiche; e chi sa quanto la critica abbia disfallo e rifabricato su nuove basi le antiche tradizioni sloriche, comprenderà quanto utile possa recare lo avere in poche pagine condensato il succo di molli e molli volumi. Noi tralasciamo di raccomandare ai- nostri concittadini quest'opera; confidiamo che non sia necessario il farlo. Essi comprenderanno senza dubio quanto importi sorreggere e animare i giovani iugegni, che promeltono onorare la patria, e che nel campo delle lettere continuano, anche nella tristizie de' tempi presenti, a mantenere viva quella costante tradiziane di affetti e di sludj, che ci avvince alla madre patria, e che vuol' essere, non solamente conservata, ina accresciuta e rinvigorita, se non deve spezzarsi anche questo ultimo aunello, che congiunge il passato all'avvenire. Caratteri detta Civiltà Novella in Italia di- Pacifico Vaiassi. Udine, 1868. È frutto di profondi studj, di lunga esperienza e di acuta osservazione l'opera che annunziamo; è il meglio che. questo veterano de' pubblicisti, abbia scritto dopo trent'anni dr fecondo esercizio nei più accreditati giornali della Penisola. Molte le verità che in quest'opera son contenute, cosi le mettessimo in pratica,.chè buon per noi. Del resto, se il libro lascia a desiderare quella larghezza ili siutesi, per cui vanno singolari le Meditazioni storiche di Cesare Ralbo, qui c'è in compenso una vera ricchezza di vedute pratiche, tanto oggidì necessarie affinchè anche il popolo possa diventare civile veramente, avvantaggiandosi della scienza. Noi siamo d'avviso che l'autore vada lodato anche per questo che, trattando egli di questa maniera argomenti, anziché perdersi in astruserìe metafisiche, abbia saputo e potuto tenersi piano, adattandosi alla intelligenza de'più: ecco il vero merito. Il nome del Valussi è caro all' Italia, chè «viscéralissimo di lei. al cui risorgimento, adoperando quella tempra e versatilità d'ingegno che tutti conoscono, ba sempre mirato con fede incrollabile. R il suo è nome caro anche all' Istria al benessere della quale ha vólto ognora il pensiero : e non dimenticheremo certo le esortazioni affettuose ch'eici faceva, nell'autunno del 66, tendenti ai miglioramento di questa nostra provincia. L'Italia è fatta, diceva l'Azeglio, ma non son fatti gl'Italiani. E a questo appunto mira il libro del Valussi. il quale vuole, a ragione, che il rinuovamanto nazionale tenda dal meno al più ; ciò.'- il rinnovamento di se medesimi, della famiglia, della provincia, dello stato. Ed è per questa via che l'Italia fiorirà Rinnovellati di novella fronda.