ANNO XIX. Capodistria, 16 Ottobre 1885. N. 20. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati Il processo di Pier' Paolo Vergerio di L. A. Ferrai. (Archivio Storico Italiano Tomo XV Firenze Vieusseux) *). Ma qui subito è necessario fare una distinzione. Il movimento favorevole alla riforma fu popolare solo nell' Istria austriaca e nella Liburnia ; ma non nella Veneta, se si eccettui qualche caso isolato, e la borgata di Dignano; di questa però parleremo a suo luogo. La distinzione è della massima importanza. Il De Franceschi riferisce i nomi dei principali riformatori nell' Istria austriaca e nella Liburnia : un Giorgio Iuricich prete da Castua (nella Liburnia) ; Stefano Console e Giorgio Sfecich e Matteo Zivcich che predicarono nella contea di Pisino ed altri molti. Si vuole un documento irrefragabile per provare come nell'Istria Veneta non fosse popolare la causa della riforma? Eccolo: L'arciduca Ferdinando chiedeva nel 1598 parere al principe vescovo di Lavant e governatore di Graz, Stobeo, se nell'Austria inferiore s'avesse ad introdurre l'inquisizione. Rispondeva il vescovo: „essere troppo diffuso il protestantismo nelle provincie di Stiria, Carintia e Carinola per attivarla con successo e senza pericolo ; che però nelle parti italiane, cioè nella contea di Gorizia, Gradisca, Tolmino, Fiume, Trieste, Idria, Aquileja, ed altri territori al mare Adriatico, dove 1' eresia non era ancor penetrata, l'Inquisizione poteva riuscire utile a prevenirle." (De Franceschi. Op. cit. pag. 291). E qui prego il proto di stampare proprio a lettere cubitali, come ho scritto, quelle due parolette di sopra, affinchè i signori della grande Croazia, i quali sono cecozienti, le possano vedere senza inforcare gli occhiali. *) Continuazione. Vedi num. 11, 12, 14, 10, 19. Una seconda causa che rese alquanto popolare nell'Istria austriaca e nella Liburnia, la riforma fu la soddisfazione al sentimento nazionale. I pochi Slavi colti dell'Istria interna, tolti in mezzo e come soffocati dall' elemento tedesco, da una parte, e dall'italiano dall' altra (ci piace essere imparziali anche coi nemici) trovavano così nella riforma un insperato mezzo di affermare la loro nazionalità e di agitarsi anche civilmente. È noto come Pier'Paolo Veigerio per la traduzione dei libri protestanti in lingua slava tenesse pratiche col Trabor prete car-niolico, "col Iuricich da Častna, colio Zivcich vicario di Pisino ed altri. Ed è forse di quel tempo il famoso testo slavo, ossia la reambulazione, come sospettò il De Franceschi, e della quale abbiamo già discorso. (Op. cit. pag. 294 e seg.) Concludiamo. Neil' Istria Veneta e nelle altre Provincie italiane (Trieste, Gorizia, Gradisca) soggette all'Austria, la riforma non fu mai popolare ; e basterebbe a provarlo la violenta reazione avvenuta in Capodistria ; e i singolari privilegi concessi da Roma alla Confraternita del Sacramento pure in Capodistria, per essersi mantenuta fedele al dogma cattolico. Se parziali seguaci ebbe fra le persone colte, ciò si deve ascrivere al fatto gravissimo di un vescovo illustre, accusato prima ingiustamente di eresia, poi, per rappresaglia, passato nel campo nemico. Si aggiunga anche P altra circostanza del fratello Giambattista vescovo di Pola: due vescovi, due luminari in una piccola provincia era impossibile non lasciassero seguaci. Prima di esaminare le carte del secondo processo, il professor Ferrai, in un' erudita ed opportuna digressione ci dimostra l'influenza del Vergerio nell' Istria e la intenzione di lui di staccare Plstria ed il Friuli da Roma ; ma non già di passare con armi e bagaglio nel campo luterano. È un nuovo aspetto della questione ; il Vergerio più che eretico sarebbe adunque da considerarsi scismatico. Perciò come era stato prima vittima di un inganno, voltò contro i nemici 1' arma stessa della quale si erano serviti per abbatterlo. — Bisognava — scrive il' Ferrai — che egli rimanesse vescovo in quella diocesi, per potere mantenere la tradizione apostolica nelle chiese che avea intenzione di riformare." Perciò non abbandonò mai la sua dignità vescovile ; e se anche ebbe poi molti punti di contatto con Lutero e Calvino, vero protestante non fu, e chi di ciò l'accusa mostra di 11011 conoscerne la vita e le opere. Queste le conclusioni dell' autore. Ma vediamo se la influenza del Vergerio nel-l'Istria e nel Veneto, fosse tale da minacciare seriamente il cattolicisino nell'Istria, e in generale nel Veneto. Il Ferrai crede di sì ; io ho qualche dubbio. Negli anni in cui il Vergerio rimase a Capodistria 1540-154:8 riprese liberamente a trattar materie di fede e a procurarsi seguaci, aiutato in ciò da suo fratello Gr. Battista vescovo di Pola. La propaganda fruttificò: il numero dei seguaci del Vergerio processati dal Santo Officio è considerevole; e tra questi troviamo, come dalle carte processuali, Aurelio Vergerio, nipote del vescovo che abjurò poi 1' errore nella cattedrale di Capodistria il 16 Màggio 1557, e Matteo Lizzo maestro di scuola, Agostino Sereni, Odorico Tofani e GL B. Gojneo medico di Pirano. Un tale Ambrogio di Vernici milanese chiamato il 24 giugno del 1549 a deporre innanzi al Tribunale dell' eretica pravità contro i seguaci del Vergerio, domandato se a Dignano e a Pola si ritrovassero persone contrarie alla chiesa romana rispose: „Quasi tutti, over la maggior parte di questi due luoghi sono luterani; a Dignano si dice una messa piccola al giorno, in modo che sino i putti ne parlano, et disputano fra loro delle cose di fede, tal che sono state cavate le reliquie di S. Lucia dalla glesia di S. Michel . . . nè scuole, nè fragie qual solevano far le loro cerimonie non fanno cosa più alcuna, e non va nessuno più in glesia." (Die 24 lunii 1549 Ser Ambrogio di Vernici milanese, abitante presente a Dignan assonto ex officio monito et jurato etc. filza V. Ar eh. S. TJff.) Pochi anni dopo l'inquisitore dell'Istria fu in pieno giorno ferito a morte in Trieste (N. inserto filza V). E seguaci del Vergerio si trovano perfino nei monasteri. Nel convento di Santa Chiara in Udine il Vicario del Patriarca ha trovato cinque ostinatissime e perverse luterane. „Et dicono che quella vecchia (Lucrezia de Zorzi) che fu già in Capodistria al tempo del Vergerio è ritornata, ed ha infestato il monastero." (Dalla filza prima dei fasci di lettere, ameapi del Consiglio dei Dieci relativi all' Inquisizione. Archivio di Venezia). Da questi fatti il Ferrai ne piglia argomento a con-chiudere che „lief Friuli e nell'Istria, non limitandosi alla parte colta della popolazione il protestan-ttispo penetraj-nei monasteri e trova aderenti da per tutto hel'basSo ceto." Torno a dire che ci ho i miei dubbi. Il fatto di Dignano è raccontato da 1111 milanese abitante presente a Dignan, il quale avrà probabilmente rincarito la dose per paura del Santo Officio ; poi quell' altra circostanza della sola messa piccola al giorno, mostrerebbe indifferenza per le cose di religione, non protestantismo : e nella peg-gior ipotesi poi sarebbe un fatto parziale, e Dignano non è tutta l'Istria. L'inquisitore dell'Istria, ferito a morte a Trieste, prova 1' odio contro quel tribunale ; odio sentito sempre dai popoli in tante altre circostanze : troppo è nota per esempio nella storia la rivoluzione popolare a Napoli tra una plebe pur tanto superstiziosa e fanatica, quando la Spagna nel secolo XVII tentò d'introdurre in quel regno la sua inquisizione. Parzialissimo finalmente il caso di una monaca capodistriana subillatrice d' altre monache nel convento di Santa Chiara ad Udine." Pare adunque si possa conchiudere non essere vero che il protestantismo trovò nell' Istria aderenti da per tutto nel basso ceto; tanto più se si aggiunga quanto già abbiamo detto di sopra. In ciò andiamo daccordo col De Franceschi che così scrive in proposito ... — „Tanto nell' Istria veneta che nel-1' austriaca il protestantismo non avea preso radice; pochi ed isolati vi troviamo gli aperti aderenti; ina non poche erano le persone nelle classi più illuminate che offrirono alla sospettosa e vigile inquisizione argomento ad aprire processi. Il cav. Tomaso Luciani trovò nell'archivio generale di Venezia 110 processi, istituiti in Istria dal 154S sino al 1591 per titolo di protestantismo ; e ve ne figurano tra essi parecchi per bestemmie ereticali, per cibi e libri proibiti; più tardi (sino al 1700 ce ne sono di altri in cui si trattava di arti magiche e stregherie, allora venute in voga nella credenza universale." — (De Franceschi. L'Istria. Note Storiche ; pag. 291 e 292). Si correva adunque allora rischio di passare per protestante, mangiando in giorno di astinenza una magra gallina, 0 recitando il paternostro della bertuccia. Conclusione. Anche P opposizione del popolo alla riforma luterana è per noi patente netta di foresteria ed attestato d'italianità. Torniamo a bomba. Il Ferrai ripiglia il racconto, e ci ricorda il vescovo Vergerio, dopo la cacciata da Capodistria, rifugiatosi a Padova, dove cominciò a far breccia nell' animo della scolaresca nell'atrio dell'Università, e in casa di quel Francesco Spiera avvocato di Cittadella, il quale, dopo aver accettato le nuove dottrine, le abjurò pubblicamente, e, pentitosi poi di questo suo pentimento, fini matto disperando dell'eterna salute. Di questa pazzia pare abbia molto approfittato in favore delle sue dottrine il Vergerio, ritenendo la malattia mentale dello Spiera quale un castigo dell'abjura; e un segno della rivelazione divina. Faremo noi colpa al Vergerio — domanda il Ferrai — di aver dato a un delirio lipemaniaco, come oggi direbbesi, una simile spiegazione? — No certo, risponde ognuno che abbia una qualche cognizione dei tempi. Ma neppure fu ipocrisia, come attestano gli scrittori del contrario partito. La pazzia dello Spiera fece una profonda impressione su molti altri egregi personaggi ; e la casa di lui era visitata dai professori più celebri dell'Università ; da Bernardino Scardeone storico di Padova, da monsignor Arrivacene ecc.... e da un numero straordinario di studenti d' ogni nazione, dalmati, ciprioti, scozzesi, polacchi. Tra questi il Vergerio predicava liberamente ma sempre, si noti bene, in abito episcopale; perchè la trasformazione delle idee religiose, come bene osserva il Ferrai, non era ancor compiuta nell' animo suo ; combatteva sì il culto dei santi, negava al pontefice la superiorità sul concilio ecc. ma non aveva ancor escluso dalle credenze il sacramento della penitenza e il dogma eucaristico, come apparisce dalle deposizioni testimoniali del secondo processo, del quale parleremo in due seguenti numeri, e con che si chiuderà questa lunga, ma speriamo non sgradita recensione dello studio dell'egregio Ferrai che tanta nuova luce getta su quell' età così burrascosa per la pacifica Giustinopoli. r. t. (Continua) DIGRESSIONI*) Pietro Vergerio Favonio, Giuseppe Verona, giustinopolitaiii. c. 51 v. — Die 4 Màij 1582. Nel collegio delle biade "Parte posta per il cl.mo sig.r P. et Cap.o In „essecutione della parte questi giorni prossimi passati *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina e i num. 22, 23, 24 an. XVIII, 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16 an. XIX. — Digressioni. „presa nel sp. maggior Cons.o di questa città, che fù „alli 25 del mese d'Aprille prossimo passato in proposito „delli cauedini n.o 200 delle saline situate nella bocca „del Fiume, et altroue sopra quest'acque — L'anderà „parte di dar commissione al s .or Dottor Vergerio, eletto „ambasciator, di comparere all'Eoe.mo Collegio del sale, „ouero dinanzi qual si uoglia altro Cl.mo et ecc.mo „Magistrato ouer collegio, et à ueder che partiti, in „materia d' hauer dette saline, sono proposti Quae pars „ballottata fuit, et capta omnibus suffragijs. —„ V. anche a c. sg. —. c. 52 v. — alli 24 Maggio M[D\LXXX1I. Seguono i "partiti che VEccell.mo Dott. Vergerio..., per „conseguir à nome di questa fideliss.a Città li 200 capedini di saline in circa,, à da proporre. c. 68 bis V. — P-te Die 26 marti) 1582. È registrata la ducale, che mi pare meriti di essere per infero trascritta, come quella che riassume 1' operato del Vergerio ambasciatore riguardo alla bonificazione delle paludi. "Nicolaus de ponte Dei grafia Dui Venetiarum „et c. Nobilibus et sapientibus viros Aloysios Mauroceno „de suo Mandato potentati, et cap.o Iiistinopolis et suc-„cesores tìdelibus dilectos (sic) salutem, et dilectionis „alfectum . perche il negotio della atteracion di quella „palude, la qual va ogni di peggiorando con quei publici „grani maleffitij che ci sono più volte stati esposti in „voce, et in scritura dall' Ecc.te D. petro Vergerio Favonio Dottor, et che anco voi ci significate E di tale „importanza, che non si deue differir più oltre il dar „principio al farui prouisione con rimouer per hora le „cause principali di esso atteramento che sono il corso „del Fiumisino, che sbocca in quella laguna, il scolar „delle aque delle coline, et le inmondicie. che si gitano, „et scolano per le pioggie, pero hauendo nui veduto „cosi quello, che voi col cap.o de raspo rispondete in „tal materia come anco la relacione del fedel paulo da „ponte Ingegnerò, vi cometemo col senato, che dobbiate „per hora col nome de Dio attender à deuiar l'aque del „Fiumisino con farle entrar et scorer per il caliamento „nono altre volte principiato à tal effetto, et condurle „per quello fino in capo delle saline verso Isola, a sbocar „nel mare : Et oltra ciò farete far una masiera doppia, „la qual nella sua estremità s'intesti con li arzeri delle „saline, et tutto ciò nel modo, et forma, che si contiene „nelli capitoli, che vi mandamo inclusi, della relacion „del detto Ingignero. secondo i quali ni gouernarete in „tutto, et per tutto : prouedendo ancco quanto inmon-„dicie, si che non facciano danno nel auenire, come esso „Ingignero ricorda o in qual altro miglior modo, che „alla vostra prudentia parera: per li quali sop.ti effetti „del deuiar il Fiumisin, et far la masiera per le aque, „che scolano, vi mandamo Ducati 500 cinquecento, con „condicione che non possano esser spessi in alt#o tenendo „della spessa particular conto, con mandarlo poi di qua „all'off.o Nostro sop.a le fortezze: et ui ualerete in ciò „di quella parte che ili fara bisogno à ratta portione „delli m/18 opere, che offeriscono (come ci seriuete) quei „fedelissimi Nostri cosi della citta come del teritorio „procurando con ogni diligentia, che tal opera sia for-„nita quanto prima, accio che si continui poi à far il „restante di cauar il canale et terreno appresso il ponte „conforme à quanto ci seriuete col cap.o di raspo con „ darei auiso alla giornata di quanto andarete operando, „et di quello, che ui occorerà per la escauatione delle „pre.te p. —„ Data in Nostro Ducalipalatio Die X Marti;) Indictione X.ma MDLXXXII. Caelius Magnus scr. c. 69 bis r. — 1581, 21 Decembre. Delle trattative in detta materia leggesi il riassunto che segue. „Fu „eletto Ambasciatore de questa Mag.ca comunità fin sotto „li 9 agosto 1579 per vigore della parte presa nel „magior consiglio di questa città il giorno med.o VEcc.te „m.r Pietro Vergerio Fauonio per occasione di suplicare „à sua Ser.ta in torno al bisognio che si liauea dell'e-„schauatione delli paludi di essa, come più chiaram.te „appare per la comissione dattagli nel seguente prossimo „mese de setembre 1579, et essendo questo negotio pro-„longato per molte operatione, che sono state necessarie „farse per condurlo à qualche buon ter.e fino al di de „ogi parendo al Cl.mo Sig.r Aloyse Morisini dig.mo „pot.ta, et Cap.o che con la occasione della risposta „fatta à sua ser.tà da sua Sig.a Cl.ma et del Cl.mo „Sig.r Cap.o de raspo iu proposito delli med.i paludi „non si douessi lasciare di continuar inanzi à lei quanto „oceoresse per l'ultima espeditione, et resolutione de „cosi utile, et importante opera, et che per ciò ale.o „ne douesse hauer il caricho come rapresentante di que-„sta Città fumo chiamati inanzi à sua Sig.a CI.ma gli „infrass.ti per intendere il loro parere, et interogati particolarmente ciaschuno fù concordeuolm.te concluso che „intorno à questo non si douesse fare ale.a inouatione „poiché la parte sop.ta seruiua anchora nella medema „materia, et per la med.a persona già eletta à questo „caricho, et poteua sua Sig.a Cl.ma iu uirtu della med.a „parte, et litione far solamente la littera di credenza „ad esso Ecc.te Vergierio che à questo tempo à ponto „molto oportunatam.te si ritrouaua nella Citta di Venetia, „et in fede di ciò li sop.ti si sottoscriuerano.„ I sottoscritti sono quattordici, fra' quali anche Iosepho uerona doct. (Contìnua) Storia, DFa,txiei IL SUMMARIUM sive INVENTARIO omnium iurium, instrumentorum et scripturarum spectantium ad Ecclesiam et Episcopatum Aemouie ab anno 1228.*) Buie. A. 1272. 8 Maggio I. XV. Il vescovo di Cittanova, Nicolò, acquista un prato nell' agro buiese. Exemplum sumptum ex quodam libro esistenti in Capsa abeti Episcopatus Emonie, cooperto Carta Berga-mena ad C. K3. Anno Domini Milesimo Ducentesimo septuagesimo secuudo, indictione XV die octavo infrante madio, Actum Bulleis presentibus Presbytero Martino Plebano, Presbytero Basapegora, Dominico filio petri de Inclisenda, Henrico Videti, et Fuleando et aliis. *) Continuazione; vedi n. 12, 13, 14, 15, a. c. Ibique Vitalis Margarethe Capellarii et uxor sua Dominica vendiderunt et tradiderunt per se et suos he-redes Domino et Venerabili Patri Nicolao Dei grafia E-piscopo Emoniensi et suis successoribus, Unum suum pratum iacentem in confinio Bullearum in loco ubi dici-tur fons Prati, - cui coheret ab uno latere pratum Domine Bone uxoris q. Andree Umagi et ab uno latere idem inferins possidet Constantinus Buliese et ab alio latere curit via publica, et de sup. adest dictus fons prati vel si qui sunt ei confines, ad habendum tenendum possi-dendum seu pro anima iudicandum, et omnem suam voluntatem ac utilitatem ex eo faciendum, quem Pratum habebat dictus Vitalis in societate cum predicto Domino Episcopo Nicolao per medium et dietam suam partem ei vendiderunt atque tradiderunt cum superioribus et inferioribus confinibus predictis, vel si qui alii sunt ei cum accessibus et egressibus suis, usque in viam publicam, et cum omni iure et actione aut requisitione sibi aliquo modo pertinente ae spectante pro pretio octo librarum deuariorum Venetorum parvorum de quibus sibi bene et integre soluti vocaverunt et pacati renuntiantes exceptioni non dati et non recepti sibi dicto tempore cou-tractus, et omni legum auxilio, dantes ei liceutiam et omnimodum potestatem atque corporalem.....iu- trandi diete rei promitentes per se et suos heredes dicto D. Nicolao Episcopo et suis successoribus dictum pratum ab omni persona sive homine silicet dietam partem prati, quam habebant pro indiviso cum predicto D. Episcopo varentare defendere et disobligare in ratione vel execu-tione in pena et sub dupli extimationis dicti prati, ut pro tempore plus valebit et melioratum fuerit in consimili loco sub extimatione bonorum omnium, et pena soluta vel non, haec carta venditionis semper integra permaneat. Ego Thomas Inoliti D. G. Patriarche et Istrie atque Carniole Marchio notarius interfui rog. scripsi et corroboravi. (Continua) o tizi o Nuova forma di credito popolare progettata a Gorizia. — La società politica Unione di Gorizia, in un congresso eh' ebbe luogo il giorno 11 ottobre a Monfalcone, gettava le basi di un Istituto di credito agricolo industriale per la provincia di Gorizia -Gradisca. L'Indipendente del 12 p. d. ne dà una relazione, dalla quale togliamo le seguenti notizie : Lo scopo dell' istituto sarà di provvedere al credito delle classi meno favorite della fortuna, di coadiuvare le industrie agricole, come pure ogni sorta d'industrialità, purché abbiano i requisiti richiesti. Il modo con cui l'istituto si propone questo scopo è la cooperazione di tutti i cittadini della provincia, non in qualità di soci o azionisti, ma quali membri dei Comuni, i quali contribuissero per la fondazione dell' istituto un importo corrispondente a soldi cinque per persona in base all' ultimo censimento dello Stato. Sono accettate contribuzioni di privati e di corpi morali, legati, doni per costituire il capitale d'esercizio. La sede dell' istituto sarà a Gorizia. L'istituto si propone tutte le operazioni di una banca popolare, comprese le operazioni di accettazioni di depositi in numerario a risparmio e in conto corrente, ma soltanto coi membri di quei comuni che avranno nella misura sopraccennata alla fondazione dell' i-stituto, e con quei cittadini che avessero contribuito con un importo non minore di fior. 10 allo stesso scopo. Soltanto in caso di esuberanza di numerario si potranno intraprendere queste operazioni anche con altre persone. Tutti gli utili andranno a benefizio dell' istituto ; soltanto quando sia raggiunta la somma di venti mila fiorini il consiglio di amministrazione potrà devolvere la metà degli utili annui in opere di pubblico vantaggio con ispeciale riflesso all' industria agricola. In caso di cessazione, tutta la sostanza sarà impiegata, arbitro il consiglio comunale di Gorizia, in una fondazione in favore dell'industria della provincia, in modo che gli utili ne sieno goduti soltanto da quei comuni che avranno partecipato all'istituto progettato. Appena raccolto un capitale di fior. 2000 si •darà principio alle operazioni. Ecco per sommi capi i punti principali del progetto come ci vengono dati dall' Indipendente. Noi che attendevamo con vivo desiderio l'esito del congresso di Monfalcone, per sapere in qual modo sarebbe costituito l'Istituto di credito onde trarne un' utile applicazione per la nostra provincia, dobbiamo confessare, e vorremmo ingannarci, ne siamo rimasti delusi. Per quanto ci pensiamo non possiamo capacitarci che un istituto così organizzato possa non che prosperare, vivere. Ripetiamo, desideriamo di essere disingannati, e se manifestiamo subito apertamente questi nostri dubbi, gli è soltanto per togliere troppo facili illusioni, fino a prova contraria, che potrebbero sorgere nella nostra provincia, dove da tempo si cerca e ricerca il modo di organizzare il credito popolare, davanti le appariscenti e splendide promesse del progetto di Gorizia. E non facciamo a meno di addurre subito anche le ragioni che ci tolgono la speranza della applicazione pratica del progetto, e sono queste : la mancanza di responsabilità individuale, la quale è la base degli istituti cooperativi, sia limitata come nelle banche Luzzatti o illimitata come in quella di Schulze Delitzsch e Raffeisen ; responsabilità che fa nascere il diritto al credito ed ha per conseguenza necessaria il risparmio, per premio un utile sui guadagni, per cui il naturale interesse per il prosperamento dell'istituto cooperativo. — La mancanza di ogni responsabilità, di ogni legame che tenga uniti tutti quelli che abbisognano di credito all' istituto di Gorizia, ridurrà le operazioni al chiedere da una parte dare o respingere dall'altra le infinite domande di credito; tutti quanti abbisognano di denari si getteranno a Gorizia con la speranza di averne, ne siano o no meritevoli. Ed ecco qui la seconda ragione, per cui dubitiamo della buona riuscita del progetto : come farà la direzione dell'istituto in Gorizia a giudicare con sicurezza delle singole numerosissime domande di credito, per lo più rivolte da agricoltori e da piccoli industrianti di tutte le parti della provincia? A voler rispondere con sicurezza, se pur sarà possibile riuscirvi, occorrerà un sistema di amministrazione assai complicato, e la perdita di molto tempo. La cooperazione, e specialmente nelle popolazioni agricole, non ha dato buona prova che nella vita locale, e quasi in famiglia, dove ognuno sa pesare subito quanto vale un altro. Ma ci si dirà, in fin dei conti, l'istituto non assume obblighi, non ha niente da perdere perchè niente promette. E i denari in deposito? E il conto corrente? Queste operazioni delicatissime esigono una esattezza e una sicurezza nell'organizzazione dell'istituto da ispirare la più larga fiducia, altrimenti i denari non affluiranno. Ma se mai in parte, e dalla parte meno avveduta affluissero, e l'istituto per il cattivo esito degli affari non fosse in grado in un giorno di panico a corrispondere alle domande di ritiro ? Purtroppo il caso è successo in più di un luogo, e più spesso non per mala fede, ma per troppo generosi propositi non basati sulla fredda ragione con la quale soltanto si conducono gli affari a buon porto. Sarebbe fatale che a Gorizia ancora una volta non fosse raggiunto lo scopo che quei generosi patriota si sono proposti già da tempo, e non desideriamo di meglio che ci si dimostri che ci siamo ingannati nei nostri giudizii. P. M. L'Istria nei numeri del 3 e 10 Ottobre pubblica i memoriali della nostra Società politica, presentati al ministero dell' interno ed a quello dell' istruzione pubblica. Nel primo sono descritte le deplorevoli conseguenze dell'audace e perseverante propaganda croato-socialista fatta da emissarii forestieri e dal clero nelle nostre campagne, coli' appoggio più o meno aperto di molti organi governativi. Il secondo memoriale contempla il deliberato preso nel congresso generale del 27 aprile che è il seguente: „Resta incaricata la presidenza di rivolgersi all' eccèlso i r. ministero perchè provveda affinchè gl' i. r. ispettori scolastici, anziché occuparsi di mene elettorali croate, sorveglino meglio le scuole, ed affinchè nello stabilire la lingua d'istruzione nelle scuole pubbliche popolari, le autorità scolastiche tengano esatto conto delle relative deliberazioni delle rispettive rappresentanze comunali e della volontà dei rispettivi genitori." Souo documenti di grande valore per la esattezza dei fatti rilevati con parole moderate ma energiche. „I/ Indipendente" che ha riportato il primo dei memoriali fu sequestrato, e dobbiamo credere che a noi toccherebbe la stessa sorte, se come sarebbe stato nostro desiderio, li avessimo ripubblicati su queste colonne. In risposta alla nostra domanda circa il progetto della istituzione di una società „Pro patria" nella nostra provincia, il periodico locale Patria risponde cosi in una Corrispondenza Dall' Istria, ottobre 1885, firmata dal Dr. G. : „Opportuna idea e generosa del pari l'istituzione caldeggiata dai giornali di una società per la fondazione di scuole italiane in luoghi di popolazione mista o slava del tutto, ma dove i genitori, ragionando colla propria testa e non con quella degli interessati mestatori, conoscono che la lingua italiana sarà più utile le mille volte ai loro figli che la lingua slava; ma mi permetto di porre in dubbio 1' attuabiltà di questa idea. Mi consta che, già da parecchio tempo, nel seno della Presidenza della nostra Società Politica, per iniziativa dell' egregio segretario Avv. Dr. Gambini, si è parlato di siffatto progetto ; ma da ultimo si è lasciato in sospeso e non certo per evitare i rompicapo. Si è pensato infatti, che per il mantenimento di una scuola con un maestro solo ci vorrebbero circa mille fiorini all' anno ? E dove sono questi maestri italiani, se l'istituto di Capodistria non ne fornisce ormai tanti che bastino ai bisogni delle scuole publiche? Se le circostanze si cambiassero nel senso che l'Istituto Magistrale fosse più frequentato, e se, ciò avvenendo, Trieste prendesse l'iniziativa, Trieste ricca e generosa, allora forse si potrebbe riuscire ; senza questo, io penso che sia consulto a non si mettere. Questa, è la vera risposta al perchè ? dell' ultimo 'numero della „Provincia;" la quale si meraviglia che l'argomento non sia stato trattato nell' ultima seduta presidenziale della uostra Società Politica. A mio modo di vedere, 1' iniziativa dovrebbe prenderla Trieste. Si formi colà un comitato, raccolga adesioni quante più può e poi estenda 1' attività all' Istria ed al Goriziano, che forse, facendo Trieste quello che potrebbe e dovrebbe fare, si potrà conseguire qualcosa; abbenchè, come dissi, le difficoltà sono quasi insormontabili. E dove mi si obbiettasse che pure nel Trentino l'istituzione ha gettato radici, direi che si provi pure da noi, e farei ì voti più caldi perchè i fatti mi dessero una smentita," L'Indipendente del 13 p. d. applaudisce alla proposta fatta dall' onor. avv. Marani e adottata dalla società Unione nel congresso di Monfalcone : di eleggere un comitato incaricato di studiare e riferire sul modo migliore per costituire una società avente lo scopo di promuovere l'istituzione ed il mantenimento di scuole italiane nella provincia di Gorizia, nonché entro i confini dell'impero, in luoghi di popolazione mista. L'Indipendente accenna alle idee che furono svolte in proposito nella nostra provincia per la istituzione di una società Pro patria, e soggiunge che non approva questo frazionamento delle nostre Provincie in una istituzione che non potrebbe reggersi che con grandi mezzi e col concorso di tutti. Animo dunque, scrive l'Indipendente, gli studi che il comitato dell' Unione di Gorizia è chiamato ad intraprendere devono essere, a nostro avviso, rivolti a questo : costituire cioè un' associazione unica, con sede a Trieste che possa esercitare l'opera sua in tutte le provincie di nazionalità mista, al pari dello Schillverein tedesco. Dividiamo intieramente le idee dell' Indipendente, e facciamo voti che si passi dal campo delle idee a quello dell' azione. Gorizia, l'Istria e Trieste stessa se ne occupano già da mesi e mesi ; attendiamo da Trieste l'iniziativa pronta ed energica che riunisca almeno in questa associazione Pro patria le tre provincie sorelle. Animo adunque! L'Istria del 10 ottobre porta il bilancio della banca popolare di Lussinpiccolo ; ed aggiunge che la benefica istituzione arrecò sommi vantaggi, facendo voti perchè le altre città istriane ne seguano 1' esempio. La commissione d'inchiesta della marina mercantile procede alacremente i suoi lavori presso il governo marittimo di Trieste. Ad Abbazia, presso Volosca, venne aperta una stazione telegrafica abbinata colla posta, con servizio limitato. L' altro ieri (30 settembre) alle 2 l/2 pom., cessò di vivere in Torino, nell' età di 77 anni, il venerando Padre Giacomo, il cui nome, nella memoria dei contemporanei, è inseparabile da quello del conte Camillo Cavour. E a lui che il nostro immortale statista indirizzò le ultime parole che gli uscirono dalle labbra morenti : Frate, libera Chiesa in libero Stato! Da molti anni Padre Giacomo, come curato della Madonna degli Angeli, era in intima consuetudine col conte di Cavour. Più di tutti egli era in grado di conoscere come, non solo colla parola, ma coi fatti, il conte desse prova della sua sollecitudine per le classi sofferenti. Non eravi sventura che Padre Giacomo indicasse al conte che questi non si affrettasse ad alleviare. Nel 1855, dopo la famosa legge sull1 abolizione dei conventi, il conte di Cavour chiamò a sè Padre Giacomo, e gli disse: „Padre, si ricordi che ella deve assistermi al mio letto di morte." Caduto infermo ai primi di giugno del 1861, il conte mandò a chiamare per l1 estrema volta Padre Giacomo ; e Padre Giacomo, sollecito alla chiamata, venne e adempì alla sua missione religiosa. Il Vaticano, indignato che il povero frate avesse osato consolare gli ultimi momenti del conte scomunicato, gli ordinò di recarsi immediatamente a Roma ad audien-dum verbum. Padre Giacomo ubbidì, e, se non fosse stato il barone Ricasoli, allora Presidente del Consiglio, che lo prese sotto il suo patrocinio, sarebbe stato rinchiuso in una cella della Sacra Inquisizione. A Pio IX, che con parole violente gli fece rimprovero di avere dato P assoluzione al conte di Cavour, Padre Giacomo contentossi di rispondere modestamente : „Oh ! Santo Padre! io prego Dio che tutti i moribondi, che mi chiameranno ad assisterli, sieno animati da sentimenti così buoni, così religiosi come quelli che mi manifestò il conte di Cavour." Se non fu rinchiuso in una carcere pontifìcia, Padre Giacomo fu privato della parrocchia della Madonna degli Angeli ; e, se non erriamo, ebbe il divieto della confessione. Padre Giacomo morì povero. Grazie al benefico Ordine Mauriziano, egli potè in questi ultimi anni campare a stento. A coloro i quali facevangli rallegramenti o rimproveri per il suo operato, Padre Giacomo rispondeva unicamente : „Non ho fatto che il mio dovere ; la mia coscienza è tranquilla. Giammai si dolse delle persecuzioni a cui fu fatto segno e della sua indigenza. Sia pace all' anima di questo frate galantuomo ! La sepoltura, modestissima, ha avuto luogo ieri (1. ottobre), alle ore 5Vj pom. Parecchi amici, fra cui l'on. Chiala, hanno voluto dargli un ultimo attestato di stima e di affetto accompagnandone la salma alla chiesa della Madonna degli Angeli. NOTE BIBLIOGRAFICHE A vent' anni, novelle di Vittorio Catualdi (Oscarre De Hassek), Trieste, tipografia Morterrae Compagni, 1885. Il Catualdi, che altri non è che il prof. Oscarre De Hassek, l'amoroso ricercatore delle memorie e degli scritti del nostro Besenghi, è della vecchia guardia triestina. La sua attività letteraria risale infatti sino al '67, tra il qual anno ed il '70 furono scritte le novelle da lui non ha guari pubblicate col titolo „A venf anni. " Alcune di queste novelle uscirono la prima volta nelle appendici di giornali triestini, altre in qualche periodico del Regno. Raccolte per farne dono agli amici, il Catualdi le pulì adesso rispetto alla lingua, sfrondandole anche di ciò che v' era di superfluo nella narrazione o nella parte descrittiva. Naturalmente, per quanto corrette, risentono, riguardo alla concezione, un po' del tempo in cui furono scritte : che allora il romanticismo non era ancor morto del tutto. Più che studii psicologici, più che saggi di letteratura esperimentale, sono adunque lavori di fantasia. Adesso la moda letteraria esige ben altro ; la fantasia è divenuta ancella del metodo ed i racconti, ne' quali prepondera P elemento fantastico, non corrispondono più al gusto odierno. Diciamo così della critica, perchè ai lettori, che non tengono dietro alle lotte fra veristi ed idealisti, non v1 ha dubbio che le novelle del Catualdi piaceranno ; non fosse altro per certa maniera dilettevole di narrare e per 1' ottima lingua. Quest1 ultima qualità dà anzi alle novelle del Catualdi un certo sapore, che la maggior parte dei lavori di questo genere, adesso non hanno. Le novelle sono sei : Le Memorie cF un calabrese, Asmodeo ed II Mantello Rosso appartengono al genere fantastico; Un secreto del cuore ed II Romanzo d'un marito sono di genere intimo ; L' elezione del parroco, finalmente, è uno studio di costumi e di caratteri. Le Memorie d' un calabrese, ricche di avvenimenti ora strani ora dolorosi, che succedono alla fine del secolo passato e sul principio di questo, piacerebbero forse di più, se P A. avesse maggiormente sfrondate alcune parti, come a dire il racconto che Angelina fa al frate dei casi della madre di lei, oppure se le stesse cose l'A. le facesse narrare impersonalmente dal protagonista stesso. Ma v' hanno anche delle pagine scritte molto bene, come, p. e., quella in cui P A. descrive il ritorno del protagonista nella casa paterna e la morte del marchese. Nel Secreto del cuore il Catualdi ci racconta una storia d' amore, che arieggia alquanto il Werther ed il Jacopo Ortis, eccetto il suicidio, a cui il nostro autore sostituì la repentina partenza del protagonista. In questa novella, gentile, del resto, e carina, prevale forse un po' troppo la nota sentimentale, almeno nelle prime pagine. Verso la fine il racconto assume un carattere più moderno ; vi si sente qualche tentativo di psicologia. La scena dell'addio fra Maria ed Ippolito, è, p. e. molto bene riuscita, e piace il saper vincersi del giovane quando tutto indicherebbe invece prossima, anzi inevitabile una caduta. Di genere ben diverso è V elezione del parroco, che, a voler essere schietti, ci sembra il miglior lavoro del volume, anzi una novellina, della quale il Catualdi potrebbe tenersi anche adesso, tanto è lo spirito di osservazione ed il brio di cui l'A, vi fa mostra. J costumi d'una piscola città sulle coste dell'Adriatico, vi sono descritti in modo così efficace, da farci credere di avere innanzi una fotografìa. Le sono figure tipiche in carne ed ossa, e le descrizioni, anziché essere frange inutili della parte narrativa, nascono quasi spontaneamente dal racconto stesso. E un lavoro d' un getto, che non ha nulla di superfluo e che si distingue per lo stile colorito, efficace, rapido, eminentemente oggettivo. Così ci avesse piaciuto l'Asmodeo. Ma, pur troppo, quivi non possiamo assolutamente andare d' accordo col metodo usato dall'A.— Quel miscuglio di romanticismo e di filosofia, di storia dei tempi di mezzo e di vita moderna non va. Aggiungasi che anche nella leggenda del castello meiiioevale, narrata dal medico, si riscontra 10 stesso difetto che troviamo nel racconto vi Angelica al frate, nelle Memoria a' un calabrese. Sovrabbonda l'analisi, Mentre piacerebbe più la sintesi. Ma accanto a questi, che sono difetti facili a togliersi in una nuova edizione, non manca qua e là qualche pagina sentita, commovente. Singolare ed interessante è il dialogo fra 11 pazzo Asmodeo e Silvio, nella prima parte della novella. Il mantello rosso è una storia scura scura del secolo XVII. Gli avvenimenti succedono parte a Venezia e parte a Correggio, alla coite del famigerato principe Siro. Qualche carattere è riuscito bene ; così pure qualche dialogo. Ci pare però che la tela dei racconto sia troppo vasta per una novella e eli' essa vi si trovi quindi s disagio. Lì c' è tutta la stoffa d' un romanzo, ed è peccato che l'A. l'abbia sciupata così. Dai truci casi di questa storia sanguinosa passiamo iu più spirai)il aere, nel Romanzo d'un marito : novella di genere intano, nella qule 1' A. si propose di studiare la gelosia ed i tristi suoi effetti nel matrimonio. Fra la buona Luisa e Ferruccio, sposi felici ambidue, che si amano d' amore imnenso, s'insinua adagio adagio Edoardo, il quale appoco appoco finisce col sentirsi preso dalle grazie della moglie dell' amico. Il lettore nou s'aspetti adesso qualche scena alla francese, qualche secreto d'alcova. Qui non ci sono colpe, nè errori, né rimorsi, : è fughe, nè tradimenti, solita salsa di certi libri che ci vengono da Parigi. L1 A. ha evitato a bello studio i soliti ir^redienti del romanzo moderno. Per poco, anzi, eli • la passione mostri di voler erompere e travolgere i s. usi, il Catualdi presto si frena, quasi per tema di togliere al suo lavoro quel casto profumo d'idillio, che sembra stargli tanto a cuore. Senonchè la novella finisce tragicamente e allora 1' idillio sparisce come per incanto, sì che all' ultima pagina, dov' è narrata così efficacemente la morte di Ferruccio, non possiamo nou sentirci commossi. Col gusto prevalente adesso, il libro non piacerà forse agli ammiratori della scuola esperimentale o zo-liana ; ma così scriveasi vent' anni fa, nè è ancor certo se la via percorsa adesso dalla novella e dal romanzo sia la migliore. Dal tempo.in cui furono scritte le novelle di questo volume, il Catualdi ha progredito di molto e ce ne rendono fede la lingua e lo stile de' suoi lavori più re- centi. Con la maturità a cui è giunto e coi larghi studii di cui è ora fornito, perchè non tenta la novella od il romanzo adesso ? La novella intitolata V elezione del parroco ci autorizza a fargli questa domanda, perchè essa ci mostra a sufficienza le solide qualità del suo ingegno artistico ed anzitutto 1' attitudine sua ad osservare. Chi ha scritto quella novella, può bene scriverne delle altre, almeno di eguale valore. Un' ultima parola agli editori. Stampato in carta paglierina ed in nitidi elzeviriani il volume si raccomanda anche per la forma, e fa certo onore ai signori Morterra e Comp., che lo hanno stampato. Esso è di circa 450 pagine in 8.vo. Adesso il Catualdi attende ad un' altra pubblicazione, di cui abbiamo letto 1' annunzio nell' Indipendente ed in altri giornali triestini. Sarà un volume di scritti critici e polemici. Noi non mancheremo di occuparcene tosto che l'opera sarà uscita. IL Risorgimento italiano, di Leone Carpi (disp. 10-16). Queste 4 dispense contengeno 28 biografie, fra cui quelle del Cavour, del Depretis, di Giuseppe Massari. del Baccelli, del Nicotera, del De Gubernatis, del cardinale Antonelli, di Augusto Vera ecc. É un' opera destinata a difondere molta luce sugli uomini e sui fatti del risorgimento nazionale italiano. Alcune di queste biografie possono addirittura dirsi perfette. Victor Hugo, ricordi e note di D. A. Parodi^ Milano, fratelli Treves, 1885; in 18° di pag. 108. È un libriccino che si legge con vivo piacere, come quasi tutti i lavori di questo scrittore italo-franco-greco, nato a Canea nell' isola di Caudia da famiglia genovese, e domiciliato da parecchio a Parigi, dove volle e seppe divenire autore francese. M. V. PUBBLICAZIONI Il Mattino. — Con questo titolo è uscito a Trieste col 1. d'Ottobre un nuovo giornale quotidiano sotto la direzione del Sig. Enrico Matcovich. persona molto e-sperta e vantaggiosamente conosciuta nel campo della pubblicità. A tale Direttore fanno corona un Colauti, un Giarelli e un Ghislanzoni, scrittori ben noti e di vaglia. È uscito il 9°. fascicolo della Rivista della marina mercantile (1885) che contiene tra molti interessanti articoli uno sull' inchiesta per la marina mercantile e un altro sulla pesca nell' Adriatico. In vendita nel negozio di Benedetto Lonzar libraio iu Capodistria: Padre Ireneo Della Croce Historia antica e moderna, sacra e profana della città di Trieste. Un volume in foglio grande. — Venezia 1628. — Prezzo fiorini dodici. CAFOD1STB1A, Tipografia di Carlo friora. dietro Madoaizza — Anteo Oravisi odit. e radat. responsabili *