L' ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e triraestrein proporzione Si pubblica ogni sabato. II. ANNO. Sabato 20 Marzo 1847. M — ìtl. degli slavi istruii. CAPITOLO I. Cenni generali. Il voler rintracciare o scoprire l'origine dei primitivi abitatori dell'Istria, io la ritengo opera perduta, perchè mancano le fonti sloriche genuine ed autorevoli. Lascio perciò agli eruditi antiquari il merito ed il piacere di provare, che i Colchi fossero stati primitivi abitatori della nostra provincia; e rimetto al Fistulario, al Fortis, ed a tanti altri l'onorevole incarico di sostenere e difendere, che l'arrivo dei Colchi nell' Istria sia seguilo 1 1230 anni innanzi l'era cristiana, e 500 anni prima della fondazione di Roma. Cose tutte che, seppur vere, avrebbero oggidi per noi ben poco valore, potendo andar certissimi, che in Istria, ai tempi nostri, non vi esista famiglia, che per lungo di magnanimi lombi ordine il sangue purissimo celeste possa vantare scorrente dalle vene dei famosi Colchi. Lo spirito del nostro secolo tende a tutt' altro che a coprirsi di gloria con lapidi romane, con figuline trovate a caso in qualche maceria, o con cifre di antiche monete. La gloria degli avi nostri varrà ben poco per noi, se non faremo che a richiamarci agli antichi stemmi, alle tarlate pergamene, ed ai polverosi diplomi. Meglio sarebbe dunque gettare lo sguardo sui tempi presenti che corrono, considerare le attuali condizioni nostre, rilevare le nostre suscettibilità, studiare l'indole, i costumi, e la coltura dei diversi popoli che vivono nell'Istria, e così corrispondere inquanto possiamo, alle paterne sollecitudini del pubblico governo, dirette a sollevare dallo stato di abbattimento, e svegliare dal suo lungo letargo, una provincia, che nei tempi andati non era certamente delle meno considerate nell'impero romano; sia pel clima o fertilità, sia per uomini chiarissimi di virtù e di sapere d' ogni fatta, le biografie dei quali con indicibile fatica, e con gloria tra gli Istriani non peritura, furono dettate dal nostro canonico Stancovich, infaticabile illustratore delle cose patrie. Pochi furono gl'Istriani che fino ad ora corrisposero al divisamento, quantunque spesso invitati, ed eccitati in più forme, nè il motivo saprei facilmente indovinarlo. Io impertanto non potendo far altro nelle circostanze in cui mi trovo, mi farò a scrivere alcune memorie sull' indole e sui costumi degli Slavi Istriani, i quali, senza dubbio, presentemente possono vantare di essere i più antichi abitatori della nostra provincia, e quelli, che, come attaccatissimi agli usi ed alle massime dei loro avi, possono anche gloriarsi di un carattere nazionale, che manifestamente li distingue dagli altri provinciali. Essi conservano sempre le medesime foggie di vestire, le medesime pratiche e costumanze nelle varie epoche della loro vita, hanno un linguaggio comune, più o meno purgato, secondo i luoghi che occupano, e le relazioni che tengono coi paesi abitati da altri Istriani, che parlano l'italiano più o meno corrotto. Se difficilissima riesce l'impresa nel voler scoprire l'origine vera dei primi abitatori dell'Istria, non è nep-pur facil cosa il poter indicare l'origine degli attuali Slavi Istriani, che formano insieme la maggior parie della popolazione istriana. Certo è che vi passano delle differenze tra gli Slavi di un luogo e quelli di un altro dell' Istria ; ma in generale si assomigliano quasi tutti nel loro modo di vivere, nella loro coltura, nei loro pregiudizi ancora. Cosa che non potrebbesi mai affermare degli altri Istriani, che passano sotto il nome di Italiani o di Veneti, perchè differiscono, e non poco tra loro, sì nelle foggie di vestire, come pei dialetti che parlano, benché tal fiata non vi sieno che minuti di distanza tra i luoghi da essi abitati. Gli Slavi pertanto che abitano nel circondario della città di Parenzo, nella parocchia di S. Lorenzo nelle parocchie della villa di Rovigno, di Canfanaro, di S. Vincenti, di Barbana, della campagna di Dignano, delle diverse parocchie esistenti nei paeselli clic fanno corona all'antichissima ed illustre città di Pola, sembrano aver tulti una medesima origine, essendo pochissime le disparità che tra loro risconlransi. Gli Slavi poi degli altri luoghi dell'Istria, cioè quelli che abitano nelle ville del circondario di Capodistria, di quelli di Pirano, di Buje, Montona, Pinguente, Albona, Pisino ecc., se differiscono dai già menzionati per foggie di vestire, non differiscono gran fatlo nelle pratiche del loro vivere, nel loro comune linguaggio. Che dire dunque di certo e di fondato per far conoscere da dove sieno venuti gli Slavi ad abitare la San Lorenzo considerato dai dotti delle cose istriane una delle prime paroccliie dell' Istria, "avente un tempio, testimonio per „r antichità del cristianesimo della provincia, anteriore in tempo a »quanti altri esistono, Trieste compresa; e testimonio altresì della »condizione di comune che S. Lorenzo ebbe in tempi remotissimi, e „della sua prosperità»; e che ora potrebbe, almeno in parte, risorgere, se ultimata venisse la bella strada provinciale, ordinata dall' immortale Francesco I, saranno già quasi trent'anni, quasi compiuta sino alle porte del castello, unendola poi colla strada regia che conduce a Rovigno, la più popolata e più commerciale città della nostra provincia, dopo Trieste, s'intende. provincia dell'Istria, e per indicare le epoche in cui seguirono le loro trasmigrazioni? Chi li vuole oriundi dalla Valachia, dalla Bosnia, dalla Servia, dalla Croazia, e dalla ifalmazia. Chi dice essersi gli Slavi rifugiati nel-l'Istria al tempo delle guerre dei Turchi. Ciò può essere benissimo, ma non si può dire nulla di certo e di preciso. Certo è bensì che nelle devastazioni che praticarono gli Uskoki dell'Istria molti luoghi rimasero desolati e distrutti, come lo assicurano il vescovo Minucci e fra Paolo Sarpi. Non vi ha pur dubbio del guasto che in varie epoche apportò la peste sulla popolazione istriana. Da ciò ne conseguitò la necessità d'invitare genti d' altri luoghi a ripopolare la provincia dell'Istria. Per esempio, da memorie esistenti tra le carte dell' antico castello di San Vincenti ricavasi, che dalla Dalmazia furono fatte venir famiglie per ripopolare quella parocchifi: così forse sarà accaduto anche in altri luoghi dell'Istria; ma ciò tocca di dimostrarlo a tutti quegli istriani, che amano e studiano la storia della loro patria, e sono in istato di poter scaturire istorici documenti nel proposito. Senza perdersi dunque in vane congetture per provare la vera origine degli Slavi Istriani, io mi sono unicamente proposto di farli conoscere quali dessi sono attualmente, quali i loro usi, i loro costumi, ed in tutto ciò che li risguarda nelle loro maniere di vita. E la conoscenza dei riti e delle usanze loro, di cui alcune risalgono a remotissima antichità, potrà giovar forse a gettare qualche lume sui tempi e costumi non abbastanza noti, e poco rischiarati. Leggiamo pur con piacere quanto ci viene comunicato dai viaggiatori intorno ai costumi di popoli da noi molto lontani, ed anche barbari, e non prenderemo poi verun interesse dei costumi dei nostri Slavi, tra cui viviamo, che lavorano le nostre campagne, che danno robusta e bella gioventù alla milizia, e che meritano per tanti riguardi il nostro affetto e le nostre premure? Lungi da noi quell' odioso e malinteso pregiudizio, che ci fa ritenere gli Slavi nostri inferiori, nel modo di sentire e di operare, agli altri della provincia che parlano un dialetto italiano. E da quanto sarò per dire dei nostri Slavi Istriani spero si concepirà di loro una diversa opinione, e si avrà maggior stima di un popolo antichissimo, che nell'essenziale del suo vivere imita di molto la condotta degli antichi patriarchi, per cui serbiamo venerazione cotanta. E finalmente si riscontrerà, non essere i nostri Slavi gente d'indole irta e selvaggia, e che lungi dall' essere maligni, rapaci e feroci, sicno al contrario pii, sinceri, leali, ed al sommo o-spitali. £Continuerà Distretti di Moggia, Pirano, Umago, Cittanuova, Parenzo, e S. Lorenzo. (Dal Toderini, 1780.) Il distretto di Muggia è piccolo, ma benissimo coltivato, e produce uve squisite di cui si fanno ottimi vini dolci e delicati. Vi si fa anche quantità di sale. Si stende sopra una lingua di terra a settentrione di Capo- distria. Comprende alquanti villaggi di poco conto. Vien governato da un patrizio veneto col titolo di podestà e capitanio. Muggia-nuova è una terra nobile, popolata, situata alla marina, con porto per le barche. Vi si trova un convento di regolari ed un ospitale ben tenuto. La comunità della terra è ricca, ed ha circa 2000 scudi di entrata all' anno. Nel mese di novembre ivi si fa una fiera franca. Questa terra venne in potere della repub-! blica 1' anno 1420 per volontaria dedizione degli abitanti dopo che il patriarca d'Aquileja perdette il dominio dell'Istria. L'anno poi 1511 Massimiliano imperatore mandò Cristoforo Frangipane suo capitano con 500 soldati per prendere questa terra, la quale però con I' aiuto di Capodistria si difese valorosamente. Ivi fa la sua residenza il rappresentante veneto, e nel castello risiede un altro patrizio veneziano col titolo di castellano. Muggia vecchia è distante due miglia in circa dalla nuova; fu detta anticamente Monticula, ed è situata sopra un alto monte, dove vicino alla chiesa maggiore vesdesi una colonna di marmo nella quale si legge una iscrizione antica romana, come pure in altra parte se ne trova un' altra : tutti indizi manifesti dell' antichità e ( nobiltà di questo luogo. Alquanto più esteso di quello d'Isola, eh' è parimenti fertile e ben coltivato, è il distretto di Pirano. Viene bagnato da due fiumi, cioè dal fiumicello Acqua-viva, e dal fiume Dragogna. Vi si raccoglie maggior quantità di sale che nel distretto di Capodistria. Viene governato da un patrizio veneto col titolo di podestà. Pirano è città piccola ma ben fabbricata e popolata, i di cui abitanti riescono ottimi marinai. Il suo porto è uno dei migliori dell' Istria. La città è piantata in sito molto elevato, e rassembra per l'appunto ad una gran piramide; si estende però al basso sopra una angusta lingua di terra che alquanto si allunga in mare. Vi si trovano due conventi di regolari, uno di dentro, l'altro di fuori della città. Nella sua chiesa maggiore si conservano molte insigni reliquie. La fondazione di questa città si attribuisce agli abitatori dell'antica famosa Aquileja : ma ciò è un mero supposto senza fondamento. La prima memoria del governo e condizione di questo luogo ascende all'anno 1252, in cui i Piranesi ottennero dal patriarca d'Aquileja un podestà proprio. Nel 1283 si sottopose al dominio, a cui sempre fedelmente servirono i Piranesi, accorrendo in ogni impresa dei Veneziani con buon numero di barche. Pirano dal governo non riceve se non il titolo di terra e di comunità, la quale è ricca di 5000 ducati d'entrata all'anno. L'aria del paese è pura e sana, e fuori della città trovasi un altro porto poco distante, detto il Porto delle rose. Castel Venere è un'antica rocca situata a mezzodì del fiume Dragogna, sopra i monti. Punta di Salbor, o di Salvore, è celebre per la rotta data alla flotta imperiale di Federigo detto Bar-barossa, comandata da Ottone suo figlio, che dai Veneziani fu fatto prigioniero di guerra nella battaglia che per 1' appunto seguì a vista di questa punta o promontorio. Di ciò conservasi memoria in una iscrizione latina posta in una chiesa del luogo di Salvore. I Piranesi si dànno vanto d'aver molto contribuito a questa vittoria. Abbraccia il distretto di Umago una terra e tre villaggi, cioè Matarada, S. Giovanni, e Sipar. Il distretto per lo più è piano e fertile, ed ha molti boschi. Vien governato da un patrizio veneto col titolo di podeslà. Umago, terra al presente poco popolata a motivo dell'aria sua poco salubre, cagionata dai venti australi a cui resta esposta. È situata sopra una punta di terra che dicesi di Umago, fra altre due dette Punta Pegojotta, e Punta delle Vacche. Questa terra venne sotto il dominio veneto l'anno 1269, ma anche prima ne fu tributaria. Fu abbruciata dai Genovesi l'anno 1370. Il rappresentante veneto fa in essa la sua residenza. Il distretto di Cittanuova confina con quello di U-mago a settentrione, e stendesi sulle sponde del fiume Quieto, nei villaggi di Verteneggio e di Torre, con i boschi detti di Cavalier, Perer, e di Monte. Il patrizio veneto che lo governa ha titolo di podestà. I confini del distretto di Cittanuova sono diversi da quelli della diocesi, che si estende molto più senza paragone. Cittanuova, detta da alcuni Emonia, città antica poco meno che totalmente distrutta e per conto dell'aria non molto salubre poco popolata, cosicché rassembra piuttosto ad un ricovero di pescatori che ad una città. Con tutto ciò vi risiedono il rappresentante veneto ed il suo vescovo che porta il titolo di conte. Questa meschina città è situata sopra una lingua di terra, che un tempo fu isola, alle foci del porto formato dal fiume Quieto. Ottenne essa il nome di Cittanuova perchè fu fabbricata dagli Ungheri con parte delle rovine di Emonia, altra antica città, di cui appariscono anche oggidì alcune vestigia quattro miglia lontano da Cittanuova. Tolomeo pone Emonia fuori d'Italia, nell'estremità dell'Ungheria. Erodiano vuole che fosse nell'ultima pianura presso le Alpi. Yolfango Lazio pretende che fosse nella Carniola, provincia vicina; ma più probabile si è che fosse veramente nell'Istria, poco discosto dalla moderna Cittanuova, o Emonia. È certo altresì che questa ebbe il suo vescovo nel 600 col titolo di Emoniensis Episcopus. Ebbe però nei primi tempi questa città anche il nome di Novetium. Venne in potere dei Veneziani nel 1170, o si stabilì sotto il loro dominio dopo che fu estinta intieramente nella provincia la dominazione patriarcale. Intorno all' origine di Emonia antica molte favole si spacciano dagli scrittori, la maggior parte dei quali convengono che sia stata fondata dai Colchi. Aggiungono alcuni che il fiume Quieto portasse una volta il nome d'Istro, da cui fosse denominata la provincia di Istria. Intorno a ciò non abbiamo sodi fondamenti, e per quanto spetta all' etimologia del nome d'Istria, potrebbe avervi qualche correlazione la provincia di Stiria non molto lontana. Sette villaggi sono compresi sotto il distretto di Parenzo, oltre la città ed un feudo. Il terreno è piano, e sarebbe assai più fruttifero quando fosse meglio coltivato; il che riesce impossibile a motivo della scarsezza d' abitanti, che in tutto il distretto non arrivano a 3000. I villaggi annessi al distretto proprio di Parenzo, sono: Majo, Albrega, Frata, Villanova, Sblandali, Foscolin, Monghebbo, con altri piccoli casali loro adiacenti. La diocesi è più estesa ed abbraccia 42 pievi senza quella della città, 32 delle quali nello stato veneto, e 10 nel I contado di Pisino. È governato da un patrizio veneziano col titolo di podestà. Parenzo è il Parentmm degli Antichi. La città è piccola, fabbricata sopra uno scoglio di un miglio di circonferenza, che anticamente fu isolato, e oggidì resta unito alla terraferma per mezzo d'un istmo assai angusto. Dalla parte di garbino ha un porto capace di vascelli d'ogni qualità, al quale fa argine uno scoglio detto di S. Nicolò, in cui eravi un convento di Monaci Benedettini, e vi è ancora una torre rotonda che soleva servire di faro al porto. In questa città è osservabile la chiesa cattedrale molto antica, fabbrica dei secoli anteriori all' imperio di Ottone I. Vi si vede una cappella adorna di antichissimi mosaici con una iscrizione che prova essere questo tempio stato inalzato dal vescovo Eufrasio, il primo in questa città di cui si abbia memoria nella storia ecclesiastica. Bei colonnati, e rari e preziosi marmi adornano questo sacro edifizio, e l'aitar maggiore ha una ricca tavola dorata all'antica. Questa cattedrale è uffiziata da 10 canonici, con un arciprete ed un arcidiacono, ed il vescovo porta il titolo di conte e gode anche giurisdizione secolare nel suo feudo. La città oggidì è bastantemente popolata, e gran parte dei suoi abitanti sono discendenti da molte famiglie che da Candia ivi passarono, e vi stabilirono dopo che quell'Isola fu invasa dai Turchi l'anno 1670. Nel governo della città, oltre il rappresentante veneziano, hanno ingerenza anche due giudici nazionali, eletti ogni quattro mesi dal consiglio della città. Parenzo fu già antichissima colonia dei Romani, e fu la prima città dell'Istria che volontariamente si sottomise al dominio veneto l'anno 1267; ma già gran tempo prima, cioè l'anno 992, in tempo del principe Pietro Orseolo II anche questa città con altre marittime dell'Istria e della Dalmazia si erano sottomesse. Ribellatasi Parenzo con altre città istriane nel 1160, fu domata dal doge Domenico Morosini e le fu imposto il tributo annuale di 2000 libbre d' olio alla chiesa ducale di s. Marco, e nel 1168 in cui tornò a tumultuare, le fu aggiunta l'imposizione di 30 montoni; dalle quali imposizioni fu liberata quando si sottopose fermamente al dominio della repubblica l'anno suddetto 1267, o, come altri vogliono, 1266; fu poi saccheggiala dai Genovesi 1' anno 1354. Orsera, un antico castello 5 miglia distante da Parenzo, è fabbricato sopra di un monte, ed ha uno dei migliori porti dell' Istria guardato da ogni vento. È posseduto in feudo con mero e misto impero dai vescovi di Parenzo, che perciò portano il titolo di conti. Fu donato a questi dagli imperatori nel secolo X, e confermato più volte nei susseguenti dagli imperatori stessi e dai patriarchi. Anticamente vi si trovavano delle saline, ora distrutte. Il luogo è abitato sufficientemente, ed i vescovi mantengono un paroco. Confina il distretto di S. Lorenzo ad oriente con quello di Parenzo, e comprende le ville di Villanova o S. Lucia, S. Michele di Lemme, Monpaderno, il Bosco di Bidorno, ed altri piccoli villaggi. Il terreno di questo distretto sarebbe fertile, ma è malissimo coltivato per la maggior parte a motivo che in molti luoghi manca acqua per bere. L'aridità del terreno cagiona in molte parti del distretto profonde cavità, che chiamansi dagli abi- / tanti foibe, le quali ricevono l'acqua che dovrebbe risorgere sopra la terra. Per provvedersi d'acqua, i poco industriosi abitanti fanno certe cave grandi e profonde ove raccolgono l'acqua piovana, che ivi si corrompe e s' empie di rospi e di rane, e perchè il terreno è rosso da queste parti per lo più, quando 1' acqua si approssima al fondo ne prende il suo colore. Tutto ciò cagiona scarsezza d'abitanti, e poca sanità in quelli che vi si trovano. D'altra parte i terreni di questo distretto non sono seminati ogni anno, ma ogni due o tre anni al più, nel qual tempo si cuoprono di spine e sterpi che poi bisogna nuovamente sbarbicare volendo di nuovo coltivare. Per verità gli abitanti di questo distretto d'Istria sono sempre stati poveri d'ingegno egualmente che di ricchezze; che se fossero alquanto più industriosi potrebbero facilmente domare la qualità non pessima dei loro terreni. Al governo di questo distretto ciò nonostante spedisce la repubblica un suo patrizio col titolo di podestà. S. Lorenzo, terra capitale del distretto, ha residenza del rappresentante veneziano; è situata in mezzo le campagne che si stendono fra il canale di Lemme ed il fiume Quieto, che chiamasi il Pasgnatico di S. Lorenzo. Venne sotto il dominio veneto l'anno 1271. (Sarà continuato ■ Nelli N. 17-18 Non possiamo sorpassare una rettificazione.-pag. 70 dell' articolo sui Vescovi istriani là dove dice di Carlo il Calvo che fu figlio di Lodovico II, va scritto di Lodovico 1 il pio. Osservazioni meteorologiche fatte in Parenzo all'altezza di 15 piedi austriaci sopra il livello del mare. nese ili Febbraio lt* »3. Giorno dell' osservazione Ora dell' osservazione Termometro R Barometro Anemoscopio Stato g 1 | £ OS .2 del Cielo vi — « ss -z > -T3 Ora dell' osservazione Termometro R Barometra Anemoscopio Stato del Cielo Gri.i»-: ! cimi Pol-| J,i- | Deliei 1 nee | cimi L I De- Uj ra. . . | rimi Pol-I Litici I nee Decimi 1 7 a. ni. 2 p. ni. 10 „ f 7 t 8 t ? 2 4 0 27 27 27 5 5 5 0 0 0 Levante Maestro Calma Nuvoloso Semlsereno 15 Nuvoloso 7 a. m. 2 p. in. 10 „ i i 4 i G i i 3 0 0 38 27 27 0 8 8 0 2 2 Ostro Scirocco L. Scirocco Nuvolo detto detto 2 7 a. ni. 2 p. ni. 10 „ f 8 t! 4 8 0 27 27 27 6 7 7 0 0 6 Levante i[ Nuvoloso Ponente j Sole e Nuvolo 16 Calma |j Nuvoloso 7 a. m. [ f 4 2 p. m. j f 5 10 „ l'i 4 8 3 8 i 8 8 8 2 2 2 P. Garliin Ponente Levante Poche gocce Semisereno Sereno 3 7 a. m. 2 p. m. 10 „ iT ! G 0 5 4 27 27 27 9 9 9 3 2 3 Levante Scirocco i Levante Pioggia detta 17 Nuvolo 7 a. m. 2 p. m. 10 „ i 3 i t T i 8 8 1 9 27 27 27 10 11 11 6 I 2 8 Levante Ponente G. Levante Nuvoloso Sereno detto 4 7 a. m. 2 p. m. 10 „ i s i ? i 5 4 : 0 1 27 27 27 11 11 11 0 0 0 Levante Scirocco Levante Nuvoloso detto 18 detto 7 a. in. 2 p. m. 10 „ i 4 1 8 i 6 6 0 8 28 28 38 1 1 1 0 ! 0 0 G. Levante Ostro Levante Sereno Sole e Nuvolo Nuvoloso 5 7 a. m. 2 p. m. 10 „ i 3 i ? i « 6 2 0 27 27 27 « 11 11 3 3 3 G. Levante Greco G. 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