discorso RECITATO DA SUA EcČeLLENZA REVERENDISSIMA MOMSIGtJOR F H A N C E S C O F 1 L I P P O DEL S. R. I. CONTE D' INZAGHI, VESCOVO Dl GOR1Z1A O SIA GRADIŠČA , Dl SUA SAC, CES REG. APOST. MAESTa’ consigliere intimo attuale ecc. ecc. Nella fita Cattedra/e in Gcri^la il di $ gitigno 1796 fitto la Aleffa folenne, C A N T A T A DatU' EMIKEKTUSIMO CMDltiatLE . FRA N C E S G O CONTE HRZAN DE HAR.RAS, Pfotettore del Sac. Rom Impero, e dei Regni e Stati ercditarj di Sua Sac. Cef. Reg. slpofl. Maeflči Francesco II , e fuo Miniftro Plenipoten- %iario prejjo !a Santa Sede ecc. ecc. IN OCCASIONE, Che per ordine della prelodaca MaeRi Sua fi diede principi. ad unTolenne triduo di pubbliche preghiere coli'efpofizione deli'Auguftiflimo S A GRAME NT Q ;per implorare la divina afiiftenza riella pericolofa 'guerra concro la Nazione Francete. , Data alla ftampa a richiefta di codeflo Rifpettalile P ulilico. Gomia , prtffo Giacomo Tommafini Stamp. Governiale< sjjf-s^šrrosisecjisssTisa ^vs* sjrraKTsssnrasTr^čjrsK^ S c it ote , quoniam exaudiet Dominur precer veftrar , fi manentes permanferitir in jejuniis & orat/o * nibus in confpecht Domini . judith IV. In. Sappiate, che il Signore e/audirl le voftre preghiere j fe dinanzi a Dio rimarrete coftanti nei voftri digiuni, e nelle voftre orazioni, Lib.di Giuditta cap. IV, v. ta. C k^JPPedito da Nabucco, Rc d’Affiria il condot- ticre Oloferne con poderofo efercito a fottomette- re a! fuo irnpero tutte le nazioni, diflrutte che ebbe moltidime fortezze e citta, qual impetuofo torrente, che fuperato ogni argine atterra tutto ed innonda ; il popolo Ebreo per allontanare da le il flagello, che gik da vicino lo minacciava, fi rivolfe con atti di penitenza , e con fervorofe orazioni al Dio d’lsraele, implorando umilmente Tonnipotente fua affiflenza , per avanti gia tante volte iperimentata contro de*iuoi nemici. E ve* dendo Eliachimo, il foramo Sacerdote , la fincera converfione, e la fervorofa divozione di tutto il popolo, gli difTe con tutta fiducia : Sappiate , che il Signore efaudira le voftre preghiere, fe voi clinan - a Dio rimarrete coftanti nei voftri digiuni , e nelle voftre orazioni . Dilet« i x 4 'x 1 Dilettiflirni ! noi pure minacciati vediamo le noftre contrade da un nemico , il quale gia fog- giogati da un canto i Paefi Bafti , ed una buona parte del la Germania, ora fuperbo delle fue vit- torie, s’avanza con gran palfi dali’altro ad in- nondare con numerofe fchiere la noftra 1-talia, por- tando dappertutto crudele guerra alle perfone e fbftanze ciei noftri fratelli, agi* inviolabili diritti dei legittimi Sovrani, e perfino al p : il preziofo teforo delia Santiffima Religione di Gesu Crifto, che profdfiamo. Noi pure rivolti al Cielo , d’ onde fpcriamo 1’opportuno ajuto, ed uniti nel me- delimo fpirito d’ umika , abbkino di gia fatto fupplichevoie ricorfo a quel Santuario, in cui la gran Madre di Dio con la fua potenre interceffio- ne ci aveva gia tante voke impetrati i piu pronti loccorli nei noftri bifogni. Ed ora, che la pieta del noftro religiofiftimo Sovrano ordina in tutte le fue Provincie un folenne tviduo di pubbliche preghiere, ci proftriamo fupplichevoli avanti ii trono di quefto Dio Sagramentato., per implorare dallo fteffo fonte di tutte le grazie pieta, miferi- cordia , affiftenza, e protezione. Saro io in iftato di dire adelfo quelle confa- lanti parole anche a vol? potro anch’io con fon¬ da men co recarvi la lieta nuova; Sappiate , che il Sigmre efaudira le voftre preghiere ? Si che potrb farlo con pieniftima fiducia , fe noi pure, come gia fecero gli Ebrei, ci convertiremo dai noftri pec- i X s )(I peccari con tutto ii cuore al noliro Dio , ed inui con umi!ra, con fervore di (pirito, e con inftan* cabile perfeve^anza chiederemo il fuo ajuro. Eg!i e giufto, e meritamente ci punifce coi flagello di quefta guerra: piachiamo dunque il fuo fdegoo con una fmcera penitenza, e deteftazione dei no- ftri pcccati. Egli e non meno buono e miferi- c-ordiofo verfo di quelli, che pentici a lui ricorro- no nellc loro necetfka: non cefliamo dunque di porgerii le piu fer.vorofe ed umili noflre preghie- re. Sincera cooverlione a Dip , e fervorofa ora- zione: ecco i due mezzi d’allontanare le calamith. che ci minacciano nella prefente guerra, come lo vedrete chiaramente, fe vorrete donarmi la vo- lira folita attenzione e pazienza. PRIMA PARTE. Non pub in verun modo dubitarfi, dilettiffi- mi,-che, ficcome Iddio tutte le cofe creo colla fua onnipotenza, cosl egli tutto governa , tutto rege e difpone colla fua infinita iaviezza : e che fra tutte le vicende che accadono in quefto uni- verfo, non vi ha neppur una (toltone il peccato), che non fi debba attribuire a lui , che n’£ i’affo* iuto padrone. Son'io il Signore , dice egli preffo Ifsja (a) , e non vi e altro ; h format la luce , e creai (a) Ifai. XLV, 6 S & 7t čirz I X 6 X i creai le tenebre; fon’io y che faccio la pace, e c teh il male. Ditemi y foggiunge Amos il Proteta (a}, parlando al popolo d*Ifraele> vifitato da Dio con molte afilizioni; ditemi, fhtal' e il male nelle cit- ta } che mn albi a fatto il Signore ? Ma fe tutte le difgrazie, tutti iflagelli, tut* te le calamita provengono da Dio, il quale in tal maniera vuol punire con meritati caftighi l’i» niquita dei colpevoli: quanto maggiormente cib dir (i deve del flagello della guerra, di cui in tanti ltioghi ci afficurano le fante Scritture , che fe ne prevale Iddio per abbattere e flerminate i popoli, che provocarono il fuo fdegno coi loro peccati? Leggete foltanto la ftoria del popolo dt Dio nei Libro dei Giudici (b) : e troverete aver- lo Iddio abbandonato alla balia de’ fuoi piu fieri, piu giurati nemici, in maniera, che gliEbrei per ben quarant’anni dovettero portare' il pefante gio- go della fervitii, E quale fit la forgente di tante difgrazie? lo dlce il facro teflo (c): Abbandonaro- m efjt il Signore , il Dio dei loto padri .... e provo¬ carono il Signore alla collera .... ed il Signore fde- gnato contro lfraele , li con fe gno in mano de' nemi¬ ci .... e furono afflitti gravemente. Arroffifca dunque, e fi confonda la ftolta la- pienza dei mondo, la quale, avvezza a mirare fem* (a) Amos IH. 6. (c) JuJic. If. 14. & feqq. III. S. IV. a. Vi ». X. 7, XIII. 1. (c) Judic. LI. *t. čc feq.q* i x 7 x i fempre la terra, tutto attribuifce allc eaufc natu. rali, alla politica umana, e (chi il crederebbe?) perfino al cieco cafo, ed . a i 1 a fortuna , fenza. mai riconofcere una mano fuperiore, che dal cielo tut- te dirige e difpone le vicende umane. Ma noi, che fiamo illumlnati dalla luce fovrannaturaie della fede, alziamo il noftro fguardo al cielo, e rico- nofciamo, che quel Dio, da cui tutto dipende , ed alla di cui terribile giufiizia e vendetta fervo- no gli ftefli mezzi naturali di firomento , vuol valerfi della prefente guerra affine di vendicare gli oltraggi fenza numero, recati pur troppo alla lua maefta coi noflri peccati. Cosi e, (confelfiamolo pure una volta a£"no- ftro roflore)} 1 noftri peccati fon q uel J i , per cui meritato abbiamo Pimminente flagello della guer¬ ra. Imperciocche qual’e la condotta comune ed ordinaria, che oggidi offervafi fra tanti, e tanti Criftiani d’ogni eta, d*ogni ftato , d’ogni concii- zione? o quanto ella h diverfa da quella, che pre- fcrive il Vangelo ? o quanto poco conforme alle leggi del Crillianefimo ? Non e egli vero , che quelli, i quali fi dildinguono per la loro nafcita, in gran parte credono di poter diftinguerfi ancbe coli'attaccamento alle deiizie, agli fpertacoli, ad una vita molle, e ad ogni genere di vanita, a cui folennemente rinunziarono al fanto battefimo ? Non e egli vero, che fra i ricchi , verfo di cur Iddio fu pivi liberale de'fuoi doni, molti fono , i i )( 8 ' X 1 cjuali non foiamente.non penfano di folievare i po¬ veri, che fono pure loro frateili in Gesii Crifto , e che vedono in gran namero languire ne 1 i’ indi- 'genza; ma piii volte aiicora procurano d’accrefce- re le loro ricchezze con enormi ingfiiftizie ed op- preffioni, che praticano verfo i loro fudditi e co- Ioni? Non e egli vero, che ogni giorno e dap- pertutto fi fente fparlare della Cliiefa di Dio, del Sacerdozio, delle legittime autorita , e fcreditarle in pubblico, fenza punto riflettere, che la noftra religione ci obbligat a rifpetrarle come coftituite da Dio med e h mo ? Non e egli vero, che ai tem¬ pi noft-ri, piii che mai in addietro, parecchi di quelli, che fono impiegati nei pubblici Uffizj , fi rendono fpergiuri verfo il loro Sovrano, e rei del- le piu nere infedelta e tradimenti? E chi potrti, numerare le rante frodi , le ruberie, ed i piii raf- finati inganni, che cotidianamente fi praticano dai negozianti ed artefici? e quando mai fi udi parla- re di ufure si eforbitanti, quali ai di noftri fi commettono impunemente ? quando mai fu neglet- ta e trafcurata 1’educazione della gioventii a tal fegno, di dorer temere con fondamento , che in pochi anni, qualora non fi metta pronto riparo al difordine, non fara piii ne oneftti , ne religione? Tacio le immodeftie slacciate, che era , piii che mai, regnano in ogni luogo e ftato; taccio quel li- cenziofo veftire, egualmente oppofto al decoro che fi deve al pubblico, che contrario alla modeftia e purita dovuta a Dio; taccio i difcorfi difonefti, con i x 9 x s con cu! non fi ha rodore fino di lodarfi delte ini* quita commede; taccio tante altre vergognofe fce- leratezze, che in cggi fono piu frequenti che mai, le quali proibifce i’Apodoio di neppine nominarc fra i Cridiani. A yoi mi rivolgo, facri mi ni dri deli’Altifiimo, confacerdoti, e confratelli miei! o quanto io temo, che parecchi di noi, in vece di edere ii lume del mondo , che diffonda fu tutti i fedeli la luce del buon efempio con una condotta irreprenfibile, quale ricerca la fantita del nodro ftato , o infruttuofa ed inoperaete lafcino la gra* zia, che e in loro per la impofizione delle mani , ovvero (Iddio nol voglia) coi loro codumi fie- golati diano occafione ad altri di vituperare il no¬ dro minidero. Dio buono! non e quefto forfe il vero ritrat- to , di quanto d pratica comunemente ai giorni nodri fra i Cridiani ? e non b egli dunque veridi- rao, che, fe Iddio ci minaccia col terribile Hageh lo della guerra, noi dedi 1’abbiamo meritato coi nodri peccati? E fara poi da maravigiiarfi, fe egli, danco alfine di tante nodre iniquita , alzi la fua deftra vendicatrice, e vihri eontro di noi i fulmi* ni, ritenuti finora fenza ogni nodro merito dalla fua infinita bonta? Ah no! dilettiflimi, non idanchiamo piu la pazienza d’un Dio, che ancora mifericordiofamen- te ci afpetta alla penitenza. Egli dedo ci adicu- B ra, 1 X 1° X 1 ra, che rkirera i fuoi ftagelli, che gia vediamo a noi vicini , ogni qualvoka a Iui faremo ritorno con una fincera converfione. Convertitevi , dic’ e- gli per bocca d’ Ezechiele Ca) , e fate peniten^a di tutte le voftre iniquith , e cosi /’ iniqmta voflra non vi attirerh la rovina. Rigettate da voi tutte le voflre prevaricanioni che avete commejfe ; e fatevi un cuor nuovo , e d trna fpirito nuovo . ritornate a me , e vivete. E poi foggiunge (b) : L' empieta deli' empio non gli nuocerd pimto , ogni qualvo!ta egli fi convertirh dalla 'na empieta. Ma vi fcongiuro, dilettiffimi, di non differire pik alla lunga il vo- ftro ritorno a Dio. Egli e paziente e mifericor- diofo: ma guai a quelli, cl?e abufandofi della fua clemenza ritardano la loro converfione. Non tar - dar e di convertirti al Signore , fono le parole deli’ Ecclefiaftico (O , e non differire di gtorno in gior- no : mentre ali' im prov vifo piomberd fopra di te il fuo fdegno , e ti fchiacciera nel tempo della vendetta . Ritornati in tal maniera con tutto il noffro cuore a Dio, gli ftrapperemo di mano 51 flagello, con cui egli punifce le vicine Provincie; purchč ri- corriamo anche all’altro mezzo di placarlo , cbe e, come diffi, una fervorofa e perfeverante ora- zione. SE. (a) Ezech. XVIII. 30. & feq, (b) Excch, XXXIII. 1». (c) EccJi« V. 8. & 9, 1 X II X 1 SEGONDA P A R TE * C^Ual forza abbian le preghiere d’ un Criftia- no , chc coftituito o rimeffo in grazia del fuo Dio fi proftra fupplichevole avanti il (uo trono, ce lo infegna il Vangelo iti rnolti luoghi •, poiche lo Itefc fo divino Redenrore, mentre ci eforra a pregare, c! aflicura aflieme, che faremo efauditi. Diman- date , dice egli (a^), e vi farH dato: cercate , e troverete , picchiate , e vi fara aperto , Ed oh ! con quanta bonta animava egli i fuoi čari Apoftoli a confidare in Dio nelle loro orazioni, quando loro diceva (b): Dimanderete nel nome mio; e non vi dico gia , che io preghero per voi il P a dre mio , mentre egli fteffo vi ama: dimandate dunque , e ri- ceverete , affincbe la voftra gioja Jta piena. Dilettiffimi, fe mai fu un tempo, in cui la neceflitk ci fpingeva a ricorrere con fervorofe pre¬ ghiere al Dio delle mifericordie; egli lo e certamen- te il prefente, in cui un nemico fsnza umanitk e clemenza, fenza ritenutezza ed onefta, fenza fede e religiotie ; raidinato nell" arte di guerreggiare; baldanzofo e fupsrbo della moltitudine fenza nu- mero ----- 5 —*-' ■"* >" (a) Matth, VII. 7. (b) Joann, XVI, t4t & feqq, I X I* X I mero de’ fuoi guerrieri; refo arrogante dai fuccefli, cbe da principio gli vanno a feconda; fpinto mag* giormente dalla neceffitii di cercare altrove il man- tenimento, che piti non trova nelle proprie Pro- vincie; fervendofj d’ogni inganno ed affuzia , che fuggerir poffa la piu abominevole perfidia; fupera- ti i monti , che da quefta parte rinferrano la fua patria ; s’inoltra, invade, ed inonda la mifera Ita- lia; porta il guafto alle fertili campagne, il lac* cheggio alle ville e citta, la profanazione ai facri rempj, e Pultima defolazrone e fterminio ai paefi d*ogn’intorno; e refo vieppiit orgogliofo , e non contento di tante violenze , arrolata a viva forza tutra la gioventu di quelle sfortunate Provincie* ed accrefciute cosi le fue forze , minaccia ora il reflante delPIralia, e (non lo voglia Iddio) an~ che le noftre contrade.. Ricorriamo dunque colle noftre fuppliche a qtrel Dio, il quale folo puo falvarci pienamente da si fpaventevoli pericoli f effendo egli il Dio de- gli eferciti, delle vittorie, e della pace, per cut fecondo la tekimonianza infallibiie dello Špirita Santo (a) un folo mette in fuga mille nemici, e due diecr mila; ed effendo egli, che ci offre la fua 2'J j k e n za in qualunque nokra neceffita,, con averci p ra- (a) Deut. XXXII. to- I x is x i promeiTo in oltre (a), che, fe anche due foli fi u* niranno in quefta terra per chiedere qualunque arazia , verra loro aceordata dal Padre celefte. O ' . v Ma ficorriamo a lui, prima di tutto pentlji deflle padate noftre iniquita, con fermo proponr- mento di mai piu offenderio, di cambiar vita , di migliorare da vero la noftra conjotta: imperocche liccome gli occhi del Signore fono rivolti verfo i gju- fii , e le fue oreccbie verfo le loro preghiere (b} , cosi fappiamo , cbe D h non efaudifpe i peccatori (c} . Efponiamoli i noftri bifogni in umilta di cuore, riponendo tutta la noflra fperanza in Iui, e con- feffando la nollra infufficienza e indegnita, perche Jddio refifte at fuperbi , e d agli umili concede gra- %ia (d) ; ed e gli non dijpreggera i nofiri cuori con - triti ed umiliati (e) Siano le noftre orazioni fer- vorofe e divote, proferite piu dal cuore, che dal¬ ja bocca, affinche non poda dirfi di noi cio , che difle Iddio degli Ebrei (f): Ouefto popolo mi unora colte fue labbra , ma il loro cuore e lontano da me. Siamo' finalmente coftanti e perfeveranti nelle no- ftre preghiere ad efempio della Cananea del Van- gelo (g), la quale dopo aver ottenuto replicati ri- uti dal Salvatore , riporto merce la fua perleve- ranza la grazia che dimandava. De« ----- ..M ■ _2— (a) Matth. XVIII. 19. (b) Pf. XXXIII. « 6 , (c) Juanu. IX, 31, (d) Jacob. IV. 6. (e) Pfal. L. . 9 . (0 Ifaj. XXIX. iJ.Mattb, XV,8» (g), Matth. XV, iz, & feqq» š X H X š . Detefiiamo dunque, dilettiftimi, le noftre i- niquka , con cui abbiamo finora pur troppo ol- tragghfo il noflro Dio, ed a lui convertiti con tutto il noflro cuore, mediante una fincera peni- tenza, imploriamo con umika, con fiducia filia¬ le, con fervore, e con perfeveranza 1'or.nipotente fua affi/lenza nelie prefenti pubbliche calamira , e nei pericoli, che ancor maggiori ci minacciano. E cosi potremo fperare, eh’ egli depofti gli fpa- ventevoli flagelii di fua giuftizia, con cui merita- men te punifce i ftoflri peccati , riconciliato con noi, e propizio alle noftre preghiere, ufi verfo di nos la fua mifericordia. Deh Signore, che in quefto Sagramento d’a* more adoriamo prefente J ceffi ormai il flagello, con cui punite le noflre colpe. Siamo rei, lo con- fefTiamo, e meritevoli di tutta la voftra collera: ma ecco che pentiti di cuore d’aver offefo voi, che fiete il fommo bene, vi promettiamo d’amar- vi fempre e fopra ogni cofa , e di non mai pik ofiendervi. Deponete dunque il voftro fdegno , e non ci abbandonate nelle noftre neceffit^ , poiche in voi folo confidiamo. Efaudite le preghiere del voftro Vicario m terra, e di tutta la Chiefa, vo¬ ftra dara fpofa , e di tante anime giufte ed inno- eentt che fofpirano a voi. Benedke le armi del noflro religiofiffimo Sovrano , che per bocca di tutti i fuoi fudditi implora la voftra aftiftenza. Pfoteggete i’ A ugufta Cafa d’ Auftria, che fh fem¬ pre i X is X š pre fedele a voi. Cuftodice ed affiftefe 1' Itaiia, che pur rutta profcffa la voftra fanta fede. Umi- liate e confondete i noilri, e voflri nemici , che beftemmiano il voftro fanto nome, ed opprimono lla religione, di cui voi fiete 1’autore; affin- tutti riconofcano, che non v’e configlio con- tro Dio, e che, chi fpera in voi, non fi confon- dera in eterno . O fa/utarir hoftia , quce cwli pan¬ di s cftiuml bella premunt boftilia ; da rabur , fer auxilium. Amen.