Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 78 — 25 settem. 79 importa fior. 3 e e. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia LIMON CEONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. r i si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento à l'amministratore 1 I L'integrità di «ti giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vera, all' equità, alla vioderatena. ANNIVERSARIO —10 Novembre 1852 — Muore Giuseppe Barbieri — (V. Illustrazione.) SENTENZA N.ro di Registratura 1905 Incolpato Domenico de Man ioni N.ro di Protocollo 4763 IN NOME DI SUA MAESTÀ L'IMPERATORE ! Reato §. 22 Legge sulla Stampa L'i. r. Pretura urbana penale di Trieste sull'accusa portata dall'I. R. Procura di Stato contro Domenico de Manzoni coll'intervento del sostituto del P. M. Schiolis quale accusatore, di Pietro Parovel quale rappresentante dell'accusato che è a piede libero, in esito al dibattimento tenutosi il 2 Agosto 1878 sulla base della proposta fatta dall'accusatore che sia applicata la legge, ba giudicato: Domenico de Manzoni, fu Andrea, d'anni 34, cattolico, celibe, di Capodistria, redattore del giornale ,L' Unione", già punito — viene dichiarato colpevole della contravvenzione prevista al §. 22 III inciso Legge sulla stampa 17 Decembre 18(52 per avere, nella puntata 25 Giugno a. c. N.ro 18 del giornale "L'Unione, fatto precedere all'inserzione della Decisione dell'I. R. Tribunale Provinciale quale Giudizio di Stampa in Trieste d. d. 13 Giugno a. c. N.ro 4490-490, che conf-rmava il praticato sequestro della puntata N.ro 17 del periodico stesso sotto il titolo "Il nostro sequestro, delle osservazioni sul tenore della decisione stessa — e pe.ciò condannato a mente del §. suddetto ultimo capoverso alla multa di fiorini cento (f. 100) a favore del locale Istituto dei poveri, commutabile in caso d'insolvenza nell'arresto per giorni (20) nonché alla rifusione delle spese processuali ed eventuali alimentarie a tenore del §. 260 punto 5 e 389 R p. p. Tenuto inoltre a sensi del §. 39 della Legge sulla stampa all'inserzione a proprie spese della presente decisione nella prima pagina del primo numero del giornale suddetto, che uscirà dopo passata in giudicata la decisione stessa e nel caso il giornale „L'Unione, avesse a cessare nel giornale ufficiale dell'Osservatore Triestino. Trieste, 2 Agosto 1878. Motivi L'accusato Domenico de Manzoni redattore responsabile del giornale "l'Unione, nel pubblicare nella puntata 25Giugno a. c. N. 18 dell'or nominato giornale la Decisioue dell'I. R. Tribunale Provinciale quale Giudizio di Stampa in Trieste d. d. 13 Giugno a. c. N. 4490 - 490, che confermava il praticato sequestro della puntata N. 17 del periodico stesso, fece procedere sotto il titolo "Il nostro sequestro, delle osservazioni sul tenore della sullodata decisione. L'accusato, pure ammettendo la sussistenza del fatto materiale come suesposto, respinge la responsabilità della contravvenzione addebitatagli perchè, dice, non essendo quella decisione una di quelle contemplate dai §§ 19 e 20 Legge sulla stampa'e che devono venir pubbicate in forza di un ordine giudiziale, ma una di quelle decisioni la cui pubblicazione avviene per legge a sensi del §. 493 R. p. p., le premessevi osservazioni nou vanuo nel caso concreto a cadere sotto la sanzione del §. 22 legge suddetta. Senonchè di fronte a! chiaro testo della legge le giustificazioni dell'accusato non si presentano ammissibili. Infatti a prescindere dalla circostanza che tutti gli scritti in generale contenplati dai § § 19 e 20 legge sulla Stampa, fra i quali vanno pure annoverati quelli cui accenna il S- 493 Rp.p., e la cai pubblicazione avviene sia in forza di ordine giudiziale, che per legge, devono senza distinzione di sorta venir, a sensi del I inciso del 3 22 Legge suddetta, pubblicati senza cangiamenti ed aggiunte di qualsiasi genere, e per la quale circostanza non regge nel caso l'accampata distinzione dell'accusato ; abbiamo l'esplicito disposto al III inciso del § stesso, ed al quale appunto si richiama l'accusa, che tassativamento stabilisce che all'iuser-zione delle decisioni dei Giudizi penali la cui pubblicazione deve aver luogo inforza di un'ordine giudiziale, come lo è appunto la decisione in discorso, non possono essere unite aggiunte od osservazioni sul loro tenore. Avendo quindi l'accusato, in onta al chiaro tenore di questo disposto di legge, fatto precedere alla sullodata decisione delle osservazioni sul tenore della stessa, egli si rese evidentemente responsabile della contravvenzione prevista al §. 22 III inciso della legge sulla stampa 17 Decembre 1862. Nella commisurazione della pena ebbesi riguardo al § 265 C. P. e si ritennero in assensa di qualsiasi circostanza mitigante, le aggravanti, dell'essere l'accusato già stato punito per delitto di stampa e dell'aver col tenore delle premessevi asserzioni posto allo spregio ed al ridicolo una decisione dell'Autorità giudiziaria. Le altre disposizioni del giudicato sono basate in legge. Per copia conforme de Segher off. Wolff m. p. Vladislovich m. p. Copia della presente Sentenza coi motivi s'intimi a Domenico de Manzoni redattore responsabile del giornale "L'Unione, in Capodistria per la pro-duiione dei gravami entro giorni otto a d. i. Dall'I. R. Pretura Urbana Penale Trieste 2 Agosto 1878 T . 20 7R Il Dirigente lnt.li—ih Wolif " Godina cursore A completare la seconda edizione, dopo ventenne intervallo, dei più interessanti lavori da noi di tempo in tempo riprodotti dalla Porta Orientale (la modesta ma importante strenna istriana, che pochissimi ora posseggono) incominciamo oggi a riportare le seguenti pagine del prof. Paolo Tedeschi, pagine che distruggono pregiu-dizii, snebbiano verità, e pongono in luce antichi documenti di civiltà nella nostra amata Provincia. CENNI SULLA STORIA DELL' ARTE CRISTIANA nell' Istria <*) Un antico pregiudizio, fomentato dall'ignoranza, vorrebbe far credere che nell'Istria, *) Fonti: — L'Istria del dott. Kandler ed altri suoi scritti. — L'Archeografo triestino. — Stanco vich: Biografie degli uomini illustri dell'Istria. — Carli : Antichità italiche. — Selvatico : Storia dell'arti del disegno. — Idem: Guida di Venezia. — Zanotto: Guida di Venezia. povero paese da natura confinato nelle ultime acque dell'Adriatico, non mai prosperassero le arti, le quali in uno alle lettere sono il fiore e l'ornamento più bello della vita civile. Altri ci concede sì qualche grado di civiltà nell'epoca fortunata della romana dominazione, allorché il paese nostro, alla Venezia aggregato, formò parte della decima regione italiana, detta Ve-netiae ad Histriae, e fu decorato di nobili monumenti, attestanti, si dice, più il buon gusto dei dominatori, che le felici inclinazioni alle arti dei dominati; ma dopo la caduta della romana repubblica, più non iscorgono tra noi che lunga notte d'ignoranza e barbarie. A confutazione dell'errore mi sono studiato di tracciare in questi cenni le prime linee di una storia dell'arte cristiana nell'Istria, la quale, qualora venisse quando che sia compilata, dimostrerebbe ad evidenza, come le arti qui levassero a quella grandezza, che i tempi e le occasioni permisero, anche sotto il dominio degli imperatori bizantini e l'alleanza dapprima e il dominio poi di quella Venezia, di cui alcuui monumenti sarebbero stati forse meglio stu- diati secondo verità, se invece di scavare lontano lontano, si fosse uu po' pensato a smuovere in casa propria il terreno. E l'istoria, volta a questi intendimenti, avrebbe a percorrere tre stadi. Nell'uno, che dal quarto secolo dell'era cristiana va sino al terzodecimo circa, e che chiameremo autonomo, si avrebbe a trattare di quegli artisti, che nati e formati in paese, eressero da sè, con poca influenza dal di fuori, nobili edifìzi, attestanti il buon gusto e le cognizioni loro; nell'altro, che tocca il milleseicento, ed è epoca di assodamento, si dovrebbe tenere parola di quegli artisti, che senza fondare propria scuola, giacché i tempi e le mutate condizioni del paese noi consentivano, pure, aggregatisi alla veneta formarono in qualche modo una famiglia, per tener viva in patria la sacra fiamma dei bello ; nel terzo da ultimo, che viene fino ai nostri giorni e non ha nome, perchè, in tanta diversità di opinioni e disgregazione di forze ed operosità individuali, appena appena un nome conservano le grandi scuole dell'arte, si terrebbe conto di quegli artisti, che lavorarono nell'Istria, e di quegli Istriani, che con onore la sesta ed il pennello trattarono e trattano in patria e fuori. Ognuno vede adunque come il nostro discorso debba muovere dal quarto secolo dol-l'era cristiana ; allorché per la pace di Costantino, la chiesa ebbe pubblico culto, e le basiliche cristiane si alzarono così numerose nell'Istria, da poter noi salutare, senza tema d'esagerazione, la nostra la terra delle basiliche per eccellenza. E qui non sia grave all'erudito lettore, se ai nuovi uella scienza io tracci qualche idea generale di architettura basilicale, per intender meglio in appresso le cose che avrò ad esporre. I sacri edilìzi, che i cristiani aveano ottenuto di liberamente murare, voleano essere innalzati dietro un tipo nuovo, che rispondesse al culto novello. I templi pagani, con le ristrette celle, dalle quali i sacerdoti allontanavano il volgo profano per celebrare sull'are i reconditi e bugiardi misteri, con gli ampi peristili esteriori, dove solo concesso era al popolo radunarsi, mal si addicevano alle venerande cerimonie del cristianesimo, che svela a tutti la parola dell'amore. Ma questo nuovo tipo del tempio cristiano non avrebbero potuto si di leggieri creare ad un tratto i primi fedeli, perchè il cristianesimo, che più tardi inspirò l'artista fino a quel sublime concetto delle gotiche cattedrali, ancora non si era diffuso e incarnato per così dire nella società ; perchè poco felici erano le condizioni dell'arti, che sempre più rovinavano al basso; e ostinati gli artisti negli antichi er-i rori, che certo gli ultimi, meno poche eccezioni, avranno ripudiato, come quelli che dall'antica religione ritraevano grandi lucri ed occasioni al lavoro. Altro uon restava adunque che scegliere a modello di chiesa cristiana, tra i vari edilìzi civili, di cui ogni città romana andava fornita, quello che meglio si adattasse alle esigenze del culto. E tale per una felice combinazione fu la basilica. Era la basilica un edilìzio nobilissimo, in vicinanza per lo più del , pubblico foro, dove (come a' nostri giorni nella borsa e nel tribunale) radunavansi i mercanti a trattare de' loro affari, e i cittadini a discutere le liti, e farsi rendere giustizia. Nel cen-, tro dell'edilìzio ergevasi un'ampia sala, che di-videvasi in tre parti per mezzo di una doppia fila di colonne. Nel corpo centrale correvano su e giù i trafficanti e gli avvocati ; nei laterali stavano quelli che aspettavano la decisione dei giudici; all'estremità dell'adito mediano iu-nalzavasi per alcuni gradini un semicerchio detto in greco absis, tribunal in latino, dove i giudici tenevano ragione. Su questo modello i cristiani fabbricarono le prime pubbliche chiese, o, come altri vuole, le basiliche stesse convertirono in luoghi di orazione, e con l'antico nome chiamaronle basiliche o case di re. E poiché il tempio materiale doveva, secondo le apostoliche tradizioni rappresentare con simboli ed allegorie la mistica nave di Pietro, l'adito centrale riserbarono ai leviti ad ai cantori, e vi collocarono gli amboni per la lettura dell'epistola e del vangelo, e sopra a questi, ove prima si alzava il banco dei giudici, eressero l'altare, e dietro l'altare nel giro dell'abside posero i sedili pei sacerdoti, e nel mezzo iu luogo elevato il trono del vescovo, che qual timoniere all'estremità della nave sovrastava a tutti i soggetti, e come accenna il suo nome sopraintendeva al governo dei sacerdoti minori e dei semplici fedeli, i quali ultimi, schierati nelle due navate laterali, gli uomini a destra, le donne a sinistra, e pendenti da un suo cenno, ricordavano essi pure la ciurma de' marinai, che lungo le due estremità della nave seduti, col braccio al remo e l'occhio al nocchiero, spingono innanzi arditi e fidenti por le procellose acque la nave. Questa primitiva costruzione fu in seguito modificata alquanto, secondo i nuovi bisogni. A L L' ISTRIA Salve patria gentil, cui l'azzurre onde De l'adriaco mar bacian i piedi E il capo l'Alpe Giulia cinge e sconde, Salve gentil, e al dolce accordo riedi. Se or de la gloria càdonti le fronde Se scoraggiata la tua prole vedi, L'antico e forte animo serba, onde Splendida ancor in grembo a Pola siedi ; Del tuo passato le virtù palesa, Le gesta eroiche, gli utili volumi Conta, de' stolti a rintuzzar l'offesa; E d'affrettar novella propizia era, I grossi superando acuti dumi, Confida, e l'opera prosegui altera. Pisino, ottobre 1878 Ausonio. Bue volumi dell' illustre Prof. Lodovico Brunetti istriano (Dall' Isonzo di Gorizia del 23 ottobre) Il nome del Brunetti già notissimo nel mondo dei dotti, dei medici e dei chirurghi, venne poi reso di recente popolare in una circostanza di mesto ricordo ad ogni cuore italiano, vogliamo dire all'epoca che essendo morto Ee Vittorio Emanuele, trattavasi d'imbalsamare il cadavere per conservare il più possibile quei resti preziosi e venerati. L'operazione era già stata fatta da altro medico, ma era riuscita malissimo. Si chiamò da Padova il Brunetti, e questi servendosi del precesso chimico da lui inventato, pose tosto argine ai progressi della dissoluzione, e Ee Umberto tanto gliene fu riconoscente che lo insignì dell' Ordine della Corona d'Italia e gli regalò un magnifico orologio tempestato di gemme. Da quel momento il Brunetti fu nome caro a tutti gli italiani, e venne ripetuto anche da labbra ignare affatto di anatomia patologica, che è la scienza di cui il Brunetti da 21 anno in qua tiene brillantemente cattedra alla E. Università di Padova. Se noi oggi imprendiamo a parlare di lui, debolmente come per noi si può, gli è che ci stanno sul tavolo due sue opere, l'una stampata nel 1876, l'altra nel 1878, e che ci sentiamo davvero desiderosi di chiamare altri a parte di quel senso di gratitudine da noi provato per l'illustre chirurgo che sa farsi leggere, intelligere e gustare anche dai profani, e rende così col suo volume meno spaventose, rendendole comprensibili, certe operazioni che solitamente fanno venire i brividi al solo nominarle. Quésto diciamo intanto per il volume stampato nel 1876, e che il Brunetti modestamente intitola „Una riabilitazione chirurgica, reminiscenze dell'autunno 1876." Esso volume, come lo dice il titolo, è la storia di un po' di vacanza presasi dall' illustre professore in quei mesi d'autunno, vacanza che egli utilizzò a visitare Trieste e 1' Istria sua patria. Ivi egli dirugginò il suo coltello anatomico, che da 21 anno non s'era più che rarissimamente esercitato sui vivi, perchè un professore di anatomia patologica non opera che sui cadaveri, e quel coltello lo adoperò tanto bene da fare là in Istria molte e svariate operazioni con esito felicissimo. Se talvolta incorse alla prima in un qualche abbaglio di diagnosi, lo confessa con una semplicità che innamora, ma in generale dimostrò colà che lo studio assiduo, attento, profondo sui cadaveri, la cognizione ad occhi magari bendati di ogni più minuscola particella interna del nostro organismo, possono tener luogo di esercizio pratico in clinica, e danno il colpo d'occhio prezioso e la sicurezza della mano più ancora preziosa in un operatore di chirugia. In questo volumetto il Brunetti appassionatamente esprime il suo desiderio di poter operare, e narra il sagrificio da lui fatto alla scienza coll'accettare quella cattedra all'Università. Con sincero entusiasmo descrive l'impressione prodotta su di lui dal modo di operare del D.r Brettauer, il distinto oculista e preside dell'ospitale civico di Trieste ora dimissionario, ha parola di profonda venerazione pel giovane e già tanto illustre Menzel troppo presto purtroppo rapito alla scienza e alla umanità; tutto insomma nel Brunetti rivela l'uomo che ama la scienza chirurg ca da artista, che la adora in tutte le sue manifestazioni, ma che soffre e fa violenza al proprio desiderio non potendo esercitare che tanto di rado il suo coltello anatomico su corpi viventi, di non poter provare la soddisfazione di ridonarli alla salute e alla vita. Sommessamente però e coli' umiltà che a noi ci conviene parlando a tant'uomo, ci permetteremo di dirgli che egli ha per la sua attività un campo già così vasto, e per le sue scoperto un così ampio orizzonte, che non può nulla rimpiangere, nulla desiderare, senza peccare d'ingratitudine verso Dio che gli largì tanto splendido acume d'ingegno, tanta pode-rosità d'investigazione e d'invenzione. Il secondo volume che ci sta sott'occhi© stampato nel 1878, e che s'intitola "Completa conservazione macro-miscroscopica dei tessuti animali mediante la tannizzazione" è quello iu cui troviamo tutto intero il Brunetti, il premiato colla gran medaglia d'oro del giury internazionale alla Esposizione universale di Parigi del 1867 per i suoi preparati anatomici veramente meravigliosi. Sono le grandi scoperte fatte nel campo della chimica ed applicate alla conservazione dei resti umani, che renderanno più particolarmente immortale il grande chirurgo anatomizzatore istriano; ed in questo volume, di cui sopra dicemmo il titilo, si discorre appunto per lungo e per largo di questa parte incalcolabilmente preziosa del suo sapere. Con un linguaggio chiarissimo e punto pretensioso esso viene spiegando il metodo di cui si serve per incettare nei vasi naturali dell' uomo cadavere quel liquido che deve tenervi luogo di sangue e mantenervi 1' apparenza della vita; tutto ciò è semplice anche per noi profani, ma è grandioso nella sua stessa semplicità. A che serve la scienza del Brunetti ? Essa serve soprattutto alla scienza ; i suoi preparati anatomici sono altrettante pagine nelle quali 1' occhio dello studioso legge ed impara senza bisogo di aver sott' occhio nè vivi nè morti, il segreto di curare e guarire. Il primo di questi due volumi ci dice che il Brunetti può essere un eccellente chirurgo operatore, ma l'altro ci conferma nella convinzione che egli è grande di sapienza natomizzatrice profonda, di esperienza di chimica e fisica infinita, e che sebbene le scienze positive progrediscano oggidì a passo da gigante, difficilmente ci sarà chi riesca a vincere il Brunetti nella sua partita, nè ad eclissarne la fama. IL »DOVOÌÈCOVO DI PAMZO-POLA Parenzo, 30 ottobre (X) Entusiastico fu il gaudio con cui la nostra popolazione, piena di cristiana pietà, accoglieva il vostro conterraneo monsignor Giovanni Nepomuceno Dr. Glavina, venuto a reggere questa antica e illustre sede vescovile. Nel pomeriggio del 26 corrente, ansiosamente atteso, arripava alla fine il vapore, che ce lo conduceva accerchiato da una eletta di sacerdoti ed amici. Commosso dalla festosa accoglienza che gli faceva il popolo colla sua espansione italiana, commosso rispose a chi gli dava il benvenuto in nome dei cittadini: era l'integerrimo rappresentante della città che ossequiava il pio sacerdote: erano parole di reverenza, di esultanza, di augurio da una parte, di riconoscenza, di modestia, di promessa dall'altra; e la folla, che non le po- tava udire, le leggeva sui volti d'entrambi : approvava le une dal fondo del cuore, ed accettava le altre con viva speranza, già sapendo quale fervido zelo cristiano, non turbato da politiche brighe, abbellì il novello pastore. In mezzo a continue acclamazioni, all' incessante suono delle campane, passando per vie pavesate e sotto leggiadri archi trionfali, fu accompagnato da tutte le autorità alla sua residenza, in cui entrò dopo di essersi congedato con grandissima soavità dì tratto ; ma il popolo volle in quella stessa sera rivedere le simpatiche sembianze, ed ottenne il suo gentile intento ; chè mentre la banda cittadina diretta dal bravo piemontese Chissotti, concertava sotto il palazzo, il venerato ospite fu costretto di superare la renitente modestia ed obbedendo ai fragorosi e reiterati inviti affacciarsi più volte al verone. La mattina seguente Parenzo era ancora più festosa: essa, che vedovasi assicurata dopo tre anni d'incertezze la vetusta cattedra, era doppiamente soddisfatta, e pel cessato pericolo e per l'acquisto di uomo tanto assennato. Venuta l'ora della solennità ecclesiastica tin equipaggio di casa Polesini condusse il venerato ospite alla chiesa suburbana della Madonna degli Angeli, d'onde, ascoltata messa e indossati i paludamenti episcopali, egli fece ritorno in città sempre festeggiato dal suo caro popolo. Nella via principale, sotto elegante padiglione, ebbe luogo la cerimonia del saluto da parte della Rappresentanza Comunale ; subito dopo entrò nella Basilica Eufrasiana a pontificare fra le dolci armonie dell'orchestra filarmonica. A vespero, dopo lieto convivio all'episcopio intrammezzato dai propinameli delle autorità e dei cittadini, recossi nella sala di società a godere l'offertagli accademia musicale, nella quale fu oggetto di plauso grande il distinto violinista Giuseppe Bradamente; e quindi a pigliar diletto dalla vista della vaga luminaria di tutta la città, e della Piazza del molo in particolare, adorna di trasparenti con motti e di verzura architettata, e resa vieppiù gioconda dai razzi che uscivano dal mare e dai fuochi lavorati. Rincasatosi monsignore, la festa durò ancora, e in mezzo ad essa il suo nome veniva di continuo pronunciato dai popolani con lode e simpatia. Fu una scena di spontanea, concorde, sincera allegria, di candido entusiasmo, che ci portava coli'immaginazione molti secoli addietro ; una di quelle scene che ora si ammirano solo raffigurate sulle tele dei classici antichi, la cui serena semplicità c'innamora. Auguriamoci che quella felice giornata sia il preludio, la sintesi degli amorosi rapporti che vanno a stringersi tra pastore e gregge; auguriamoci che costantemente l'olivo penda quale vessillo dallo stema dell'episcopio; auguriamoci cioè che al novello pastore riesca sempre d'infrangere con vigore qualunque conato di propaganda che non sia quella desunta dalle pagine del Vangelo. A festeggiare l'auspicato evento ed a perpetuarne possibilmente la memoria, alcuni egregi nomini di lettere pubblicarono applauditi lavori a libro, oltre una epigrafe, un'ode saffica ad un sonetto che apparvero qua e là esposti. Il sacerdote parentino don Bartoloinmeo Rocco, tradusse in versi di vario metro i Salmi Davidici che si cantano nelle funzioni della Chiesa, aggiuntivi i Cantici e gli Inni principali (400 pag. in 8.0 gr. — Parenzo, Tip. Coana). — Il padre Luigi Maria da Rovigno dei Min. Rif., stampò un Ragionamento sull' Unità Cattolica e il Concilio Vaticano (pag. 55, in 8.0 pie. — Venezia, Tip. Emiliana). — Il vostro Prevosto mons. Petronio, un Canto in terza rima (Fascicolo, Capodistria, Tip. Appolonio). — Il sacerdote parentino don Giovanni Pesante, La fede in isciolti (Pag. 24, in 8.0 pie. Parenzo, Tip. Coana.) — Ed oltre un centinaio di discepoli, che udirono successivamente le lezioni di teologia tenute a Trieste da mons. Glavina dal 57 al 75, diedero alle stampe un carme latino in versi eroici, Exametron (Fascicolo, Trieste. Tip. Bello & Pastori). PER IL D! DEI MORTI*) EPITAFI Chi visita in questi giorni, i cimiteri per sola curiosità, e non tratto dall'amore di qualche caro estinto, rammenta, ad ogni istante, i famosi versi del Giusti contro gli epitafi, 0 il motto tedesco : Bugiardo come una pietra sepolcrale. Nessun scritto dovrebbe essere più veridico, e niuno è più bugiardo di questo ; niuno più semplice, e niuno per contrario, e più ampolloso ; qui il vero e il falso, il serio e il bernesco, il dolore più profondo e l'interesse più volgare si confondono, come i buoni e i cattivi nelle fosse. Più severa di noi, si mostrò Sparta, che concedeva l'epitafio a chi era morto per la patria, 0 alla donna ch'aveva perduta la vita nel darla ad un nuovo cittadino. È giunto fino a noi, e passerà alle più tarde età, quello che, semplice nella forma, sublimenel concetto, Sparta fece Scolpire sul luogo ove riposavano le ossa di Leonida e dei valorosi, morti con lui alle Termopili : 0 passeggiero, di a Sparta cha qui ci vedesti giacere obbedienti alle sante leggi della patria. I magnoloquenti elogi sono, in gran parte, invenzioni moderne. Virgilio si contentava fosse scritto sulla sua tomba il luogo della nascita, della morte e della sepoltura e un breve accenno alle sue opere: Mantua me genuit; Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope: cecini pascila, rura duces. * * * Nei tempi moderni troviamo qua e là epitafi semplici, modesti, come, per esempio, il Tandem Felix, cui volle si ponesse sul suo sepolcro Gustavo Tessin, il precettore di Gustavo III; ma non merita certo tale lode, sebbene sublime, nè il Tanto nomini nullum par elogium scolpito sulla tomba del Machiavelli, nè il nome di Dryden che leggesi sul sepolcro del grande poeta inglese, nè la sigla N che è su quello di Napoleone, e sono ben lontani dalla desiderata semplicità i seguenti versi, dettati da Bernardo Accolti per l'illustre poeta Serafino A-quilano : Qui giace Serafin; partirti or puoi. Sol d'aver visto il sasso che lo serra, Assai se' debitor agli occhi tuoi. Ben è degno dell'antica semplicità e grandezza l'epitafio che è nella Chiesa di S. Paolo di Londra, iu onore dell'architetto Cristoforo Wren, che quivi giace sepolto: ùi quairis monumentum, circumspice, 0 quello che leggesi in S. Nazaro di Milano pel maresciallo Gian Giacomo Trivulzio: Qui nunquam quievit, quiescit, tacet. A tale semplicità risponde in qualche modo, l'epitafio del famoso comico Burbage : Exit Burbage, che è la riproduzione dell'ea;^ usato dagl'Inglesi ad indicare la uscita dei loro attori. E vi rispondo un altro d'un compilatoro di libri : Qui riposa un Autore Finis Ma assai lontano da questi è l'epitafio di Beniamino Franklin, sebbene molto, e meritamente lodato, perchè ili esso fa pompa un linguaggio figurato che mal conviene a tal genere di componimento : Il corpo — di — Beniamino Franklin tipografo — (Simile alla legatura d'un vecchio libraccio — Il cui interno è lacero — E la doratura scomparsa), — Giace qui pasto ai vermi. — Pure l'opera non andrà perduta, — C'nò, com' egli crede, ricomparirà — In nuova e più bella edizione — Rivista e corretta—DaJTAutore 1). *) Dall' Illustrazione Italiana del 3 novembre. — (Riproduzioni autorizzate). 1) La miglior epigrafe su Franklin fu quella posta, sotto il suo ritratto : La causa della morte, ma più ancora le professioni esercitate in vita, inspirano moltissime delle epigrafi sepolcrali. Una delle più notevoli è quella che un negro dettava ;per la sua tomba: Dio ci vuole liberi — L'uom ci vuole schiavi — Io voglio ciò che vuol Dio ; sia fatta la volontà di Dio. — Qni giaco il corpo — Di John Jack. — Nativo d' Africa ove morì — Nel marzo 1773, di circa sessantanni — Quantunque nato in terra di schiavi — Egli era nato libero; — Quantunqne nato in terra di libertà, — Visse schiavo, — Finche pel suo onesto lavoro, — Fatto all'insaputa del suo padrone, — Ebbe ciò che procura schiavi — La libertà — Poco tempo prima - Che la morte, questo grande tiranno — Gli desse l'emancipazione finale — E lo mettesse nella stessa condizione dei re. — Quantunque schiavo dei vizi — Praticò la virtù — Senza cui i re non sono che schiavi. Ecco uno che si legge sulla tomba d'un pescatore coll'amo: Quest'uomo era mantenuto dai vermi — Per cagion loro pescava carpioni, chiozzi e tinche — Ora è morto, ed è venuta la sua volta, — I vermi hanno la loro rivincita. La professione esercitata già dai morti, giova, alcuna volta, a richiamare l'attenzione pubblica su noi stessi. Così, in un cimitero di Torino si leggeva: Qui giace... — La (juale faceva la modesta (la modista) — Sotto ai portici di Fo — Il marito dolentissimo — Continua a far lo stesso mestiere colle apprendisse (apprendiste) — In via Po N... E in un cimitero americano : Qui giace Giovanna Smith, — Sposa di Tomaso Smith, marmista — Questo monumento eresse il marito — Tributo alla sua memoria, — Saggio del proprio talento. — Il prezzo d'un monumento come questo — E di dugento cinquanta dollari. In altro epitatio, invece del marito, è la vedova inconsolabile di Edward Jones che ne loda la fabbrica di cappelli: Egli era amabile come uomo — Abile come cappellaio — E moderato nei prezzi. — I suoi cappelli di castoro — Non costavano che tre dollari ciascuno. Ma la satira e lo scherno, 0 forse la verità, non sono mancati in questo genere di componimenti. Ecco come parlano alcuni mariti: Ci-git ma lemme: oh! qu'elle est bien Pour son repos et pour le mien ! Ecco l'ultima dimora di mia moglie Niun la piange, niun la ride, Ov'è la sua anima? in luogo buono 0 cattivo? Nessuno lo sa, tutti vi sono indifferenti. Ci-git ma femme. Les larmes ne pourront la rappeler à la vie; C'est pourquoi je la pleure. Qui giace Susanna Mum. Silenzio è saviezza Contro Bosamonda Clifford, la bellissima amante di Enrico li, il Pope scrisse il seguente distico latino: Hic jacet in tumba Rosa mundi, non Rosa munda. Non redolet, sed olet que redolere solet. (Qui giace nella tomba Rosamonda. non Rosa monda. Non olezza, ma puzza ciò che solea olezzare). E poiché siamo in Inghilterra, rammentiamo l'epitafio satirico scritto da un realista contro Riccardo Brandon, il carnefice di Carlo I:; A cagione di chi posa sotto questa pietra — La corda divenne troppo cara; — Ai più umili inspirò terrore — Innanzi a lui s'inginocchiò il re. — Non volle mai tradire il suo reale padrone,,— E colla sua mano gli fece subire la morte d' un perfido. — Giuda ricevette trenta monete d' argento. — Meglio pagato di Giuda, ei n'ebbe seicento. Come sono numerosi gli epitafi sulle professioni, così le satire sul modo con cui vennero esercitate. Eccone due, l'uno contro un procuratore l'altro contro un avvocato: Qui giace John Law, — Procuratore. — Quando egli morì — Il diavolo gli gridò : — Dammi i tuoi artigli — 0 procuratore — Jon Law. Qui giace un avvocato — Uomo onesto. — Oh< meraviglia ! Nè meno belli, pel genere satirico, sono-questi, l'uno italiano, l'altro francese, quello posto sulla tomba d'un uomo che nulla aveva-fatto questo destinato ad altro che aveva fatto troppo, cioè a Robespierre. Eccoli: Eripuit coelo fulmen, sceptrumque tyrannis (Rapi la folgore al ciel, lo scettro ai tiranni)., Ma è anche bella la seguente dettata per lui dal Pope: Nature and Nature's laws hiding night. God said : "Let Newton be," and ali waslight. La notte nascondeva i raggi dell'intera natura. Dio disse; "Sia Newton» e tutto divenne luce). Un epitafio corto Pietro vivea ed è morto Passant; ne plure point mon sort; Si je vivais, tu serais mort Alle volte non sono i vivi che si scagliano contro i morti, ma i morti stessi che, prima di uscire di vita, vogliono ancora rimproverare a quelli la loro ingiustizia. Così un uomo del popolo si lagnava che a lui non fosse concessa la sepoltura entro la chiesa : Qui sto io, presso la soglia della Chiesa. — Qui sto io... Perchè? Mancanza di denaro — Il posto del coro è occupato dai ricchi — Ed io me ne sto qui caldamente. Abbiamo detto, in principio, della poca verità che è negli epitafi; questa verità difetta alcune volte non solo nel lodare ciò che non è meritevole,''si ancora nel dare per luogo della sepoltura quello che non è. Eccone due esempi: Qui giace John Thomas — Coi suoi tre cari ragazzi — Due sono sepolti a Owestry — E il terzo è qui. Qui riposano i —" ----" "" orazioni, che sebbene non prive di certi nei, quali la turgideza del periodo talvolta, e l'uso smoderato di latinismi, riescono nondimeno lettura utilissima per chi voglia apprendere lingua tersa e leggiadra, eloquenza fiorita, robusta ed allevatrice. Congresso agrario. — (N.° 611) Avviso — La sottofìrmata Presidenza, di concerto con il Comitato Sociale, in vista alle condizioni in cui versa attualmente questa Provincia, ritenne opportuno di rimandare ad epoca indeterminata il Congresso Generale che si dovea tenere in questa città entro il corrente mese. — Rovigno 17 Ottobre 1878.— Dalla Società Agraria Istriana. — La Presidenza. Nuovo periodico educativo. — Ci pervenne il programma del nuovo periodico che la nota educatrice Rosalinda Polli (dirigente a Milano e la Scuola speciale per le istitutrici - VOTlu « Hm. dell'infanzia e il Giardino d'Infanzia (Erminia resti mortali — Di Thomas ! Fusmato) ha in animo di pubblicare, comin- Nichols. — Che morì a Filadelfia in marzo, 1759 Se fosse vissuto sarebbe sepolto qui. Nel prossimo anno, si Diis placet, presenteremo ai nostri certesi lettori una raccolta, tutta seria fatta sui vecchi cimiteri milanesi, e la renderemo compiuta con quella dei moderni, se TI nostro Municipio penserà a far continuare l'opera preziosissima che iniziava Giuseppe Casati, e che stampava in sei volumi col titolo; Collozione delle Iscrizioni Lapidarie poste nei Cimiteri di Milano dalla loro origine alV anno 1845. Non sembra al nostro Sindaco e ai nostri Consiglieri Municipali che la continuazione di quell'opera possa tornare utile alla storia e sia gentile tributo di gentilissima città a' suoi trapassati? A. Lampredio. HI© ^l^SBIir© Spesso nel tuo fogliame aulente e fondo me per gioco o timor scondea o l'oggetto, te bucando bucar pareami il mondo, e '1 cagnolin legato e interdetto spesso a l'amica contendea; e fecondo m'eri ognor di soavissimo diletto, o de l'infanzia mia circo giocondo o di speme e sospir fido ricetto ! Ma in vederti ora, quanti mesti affetti si ridestali nel mio cor dolorato\... Da quel sedil, languente, illuso, detti Fiochi e affannosi a me volgea l'amato sposo, che nova lena in tua frescura attendeva ... e lento iva in sepoltura ! Istria, ottobre 1878. Nerba. Illustrazione dell' anniversario Nato Giuseppe Barbieri aBassanonel 1774, là s'occupò ne' primi studii, continuati poscia nel seminario di Treviso e nell'Atene euganea, ove discepolo essendo del benedettino Pujati, che vi dilucidava la sacra scrittura, prese affetto a quell' ordine, e nella badia di Praglia fece solenni voti. Amò e fu amato qual figlio dal Cesarotti, la cui villetta, che sorgea poco lungi, divenne geniale convegno della "triade monastica, (come il Cesarotti usava esprimersi nelle sue lettere), composta dal Barbieri, dal Chiaramonti e dal Talia, ilquale ultimo ebbe occasione di farsi conoscere anche in Istria, e riposa nel cimitero di S. Onofrio presso Pirano. A Padova il Barbiari, in sostituzione del Cesarotti già innanzi cogli anni, tenne cattedra di filologia latina e greca, regnando Eugenio. Lo si volle poi prefetto del ginnasio di S. Giustina pel quale compilò i Quadri sinottici delle due lingue italiana e latina. Soppresso il ginnasio, ritornò all'università a professarvi diritto naturale, fino a che amò trarsi alla campestre tranquillità a poetare. Fra le sue poesie merita spe-speciale menzione un polimetro in tre canti intitolato La sala di fisica sperimentale: versa il primo sulla macchina elettrica, sul prisma il secondo, sulla macchina pneumatica il terzo ; e di questo più ancora spicca il poema descrittivo Le Stagioni, quattro canti di sciolti. Ebbe grido nelle terre padovane anche quale agronomo. In seguito, avendo egli palesato grande forza d'eloquio in alcune orazioni e fatto cenno delle mende che deturpavano la sacra eloquenza, il vescovo Farina e tuttii suoi amici lo eccitarono.a salire il pergamo: vi annuì di buon grado e divenne quel celebre oratore applaudito da Italia tutta, che le città, non esclusa Trieste, andarono a gara di ospitare. Nel suo famoso Quaresimale, oltre ai consueti argomenti religiosi, ne trattò di sociali, civili e politici, inaugurando così l'acconcio sistema di persuadere o almeno convincere e non spaventare, di esortare e non inveire: sono ciando dal gennaio p.v. S'intitolerà II giardino d'Infanzia; la sua lettura sarà confacevole particolarmente per le allieve e maestre degli Asili infantili ; uscirà al primo d' ogni mese in foglio di 16 pagine; lire 5 anticipate; P utile netto a beneficio del fondo sussidi pelle allieve bisognose; dono annuo a scelta; 1' ufficio del giornale a Milano, via Gesù, 14, — La pratica fattasi dalla signora Polli con viaggi e carteggi, ci è caparra sicura di ottimo risultato ; e per questo ci facciamo dovere di raccomandare il periodico a tutti quelli, che nell'interesse pubblico ne potrebbero ricavare utilità, acquistando sempre maggiore perizia nel diligere quei santi luoghi (talvolta trascurati), nei quali si predispongono i cuori alle più elette virtù. Non accendete i solfanelli colle unghie ! Ci sono alcuni che hanno l'abitudine di accendere i solfanelli scalfendone la capocchia colle unghie. E un'abitudine pericolosissima: sentite un caso orribile avvenuto poche settimane or sono. Uu giovane signore che partiva da Parigi per ritornare in seno alla sua famiglia che da lungo tempo lo desiderava, poco prima di salire nel carrozzone estrasse uno zigaro, e messosi per accenderlo, come era solito, a dar fuoco ad un solfanello coli'unghia del pollice, una particella di fosforo ardente gli s'introdusse sotto l'unghia: sentì uu fortissimo bruciore, ma non ne fece caso. Dopo peraltro un'ora di ferrovia, dovette scendere alla prima stazione: era febbricitante, chè il dito, la mano, e l'avambraccio gli si erano successivamente gonfiati oltre ogni credere. Un medico tosto chiamato, dichiarò essere urgente l'amputazione dell'avambraccio; il giovine, prima di assoggettarsi all'operazione volle attendere l'arrivo di suo padre a cui avevano già telegrafato; ma l'assorbimento purulento fu più sollecito del disgraziato genitore, ed avendo invaso tutto il braccio e la spalla uccise il povero giovane dopo ventisette ore di terribili sofferenze. Il tempio (li Delfo. — Scrivono alla Répullique Frangaise del 18 ottobre che la Società archeologica ateniese intende di comperare il villaggio situato sopra le rovine del celebre tempio, e che alcuni esploratori scavarono nelle vicinanze di un monastero un' urna funeraria contenente un serpente lapideo a due teste, animale dagli antichi chiamato Hélios, il simbolo di Apollo. Luce elettrica divisa. - È un nuovo sistema d'illuminazione scoperto dal celebre sig. Edison di Filadelfia, di cui se ne dice mirabilia, e che ha gettato lo sgomento tra le società del gas perchè assai meno dispendioso. Il Neio-YorJc Herald dichiara essere tale luce dolce, chiara, splendida, ferma e non spiacevole all' occhio ; e coloro che la videro la proclamano meravigliosa. Si è già costituita una società di capitalisti. Appena il sig. Edison avrà ricevuto cenno telegrafico che gli vengono accordati i brevetti chiesti per varii paesi, egli renderà tosto nota la sua scoperta; ma finora la tiene gelosamente segreta. Cratere lunare. — Lo scienziato alemanno (scrivono da Berlino al Bevue Britanni que), D. J. ArminioKlein, il quale da dodici anni studia la luna, ci informa di avere scoperto un nuovo e vastissimo cratere in quell' astro (che si trova nel centro del disco, all'ovest di altro detto Iginio), largo circa quattromila metri, non circondato da montagne, ma di pezzi di roccia, dei quali i più alti non maggiori dei soliti monumenti delle nostre città. Questo cratere deve essersi apperto dopo il 1876 perchè prima il selenografo inglese Nelson, altro specialista, non ne aveva fatto menzione nella sua particolareggiata descrizione. Ciò prova nuovamente falsa 1' opinione inveterata essere la luna un astro senza vita. (Sunto) Processo politico colossale. — Circa 1000 sono, come ci viene narrato, i testimoni che dovettero presentarsi dinanzi al giudice istruttore cui venne affidato il processo nel quale sono implicati i 12 inquisiti politici che trovansi nelle carceri criminali di Gorizia. L'audizione dei testimoni dura da circa quattro mesi quasi senza interruzione, e tanta è k fatica cui deve all'uopo sobbarcarsi il giudice istruttore (talvolta è occupato fin 12 ore al giorno) che l'altro dì sopraffatto dalla stanchezza cadde in deliquio e dovette essere trasportato a mezzo di una vettura nella propria abitazione. Ignorasi tuttora se questo o questi processi verranno pertrattati nella prosima sessione delle assise, nè si conosce qualo corte d'assise sarà chiamata a giudicarli. (Dall' Isonzo di Gorizia del 6 corr.) Bollettino statistico municipale di Ottobre Anagrafe — Nati (Battezzati) 30 ; fanciulli 15, fanciulle 16;—morti 30 : maschi 8 (dei quali S carcerati), femmine 4, fanciulli 9, fanciulle 9. — Matrimo-nii. 3 — Polizia. Denunzie: per offese verbali 1, per scandali 1; per maltrattamenti 3 ; per pascolo a-husivo 1; per apertura di esercizj 3 ; di ferimento 2 ; per mancato mantenimento di contratto di servizio 1; di uccisione 1; di appiccato incendio 1; di clandestina macellazione 1; per contravvenzione al regolamento sui cani 2; per contravenzione al regolamento sui mercati 2. — Arresti: per maltrattamenti 1; per vagabondaggio 1; per violenza 2; per schiamazzi notturni 3; Sfrattati: 20. — Usciti dall'i, r. Carcere: 17; dei quali 9 Dalmati, 4 Triestini, 2 del Goriziano. 2 Istriani,— Licenze: per ballo 1, di industria 2. — Insl-uiia/.ioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 23; per Ettol. 164 lit. 81 ; prezzo al litro soldi 36 40. 44, — Certificati per spedizione di vino 90; Ettol. 102; litt. 50. — di pesce salato 9, recipienti 71; Chil. 2850 (peso lordo), di olio 2, recip. 2, Chil. 123 (peso lordo) — Animali niacellati. Bovi 65 del peso di Chil. 12132 con Chil. 807 di sego; — Vacche 20 del peso di Chil. 2563 con Chil. 176 di sego. — Vitelli 29.— Castrati 305. Corriere dell' Amministrazione (dal 22 p. p. a tutto il 6 corr). Isola. Domenico Ravasini (II sem. del IV anno); — Lussinpiccolo. Ferdinando Vogel (IV anno) — Milano Dr. Andrea Marsich (I sem. del V anno) ; Prof. Giovanni Riosa (IV anno) — Pisino Dr. Giovanni Fonda (IV anno). NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FRA TRIESTE-CAPO DISTRI A col piroscafo GIUSTINOPOLI Col giorno 4 Novembre 1878, fino a nuovo avviso verrà attivato (tempo permettendo) il seguente : ORARIO partenze nei giorni feriali: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 11 ant. II. „ „ „ 4 pom. Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 8 ant II. „ „ „2ilì pom. partenze nei giorni festivi: Da Trieste per Capodistria I. corsa alle ore 11 ant. II. » >! i> 43/4 pom.i Da Capodistria per Trieste I. corsa alle ore 8 ant. II. ,, „ ,, pom. Prezzo di passaggio Per ogni persona indistintamente soldi 40. Ragazzi sotto i 12 anni soldi 20. Il punto d'arrivo e partenza in Trieste è il Molo S. Carlo, ed in Capodistria il Porto. Trieste, nell'Ottobre 1878 L'IMPRESA Del ritardo di questo Numero è stata causa fortuita e indiretta l'ingiunta pubblicazione della Sentenza._