617Arheološki vestnik 73, 2022, 617–651; DOI: https://doi.org/10.3986/AV.73.17; CC BY-NC-SA 4.0 Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) Pozzuolo del Friuli in osrednja Furlanija v razviti fazi železne dobe (700–480 pr. n. št.) Serena VITRI, Susi CORAZZA Izvleček Iz sinteze raziskav železnodobnih kontekstov v Furlaniji izhaja za razvito fazo železne dobe (pribl. 700–480) predlog preliminarne opredelitve kulturnih skupin v odnosu do venetskega prostora, italskega polotoka, čezalpskega območja in zahodne Slovenije. V osrednji Furlaniji je najpomembnejši arheološki najdiščni kompleks Pozzuolo, ki je bil raziskan v letih od 1979 do 2011; vzniknil je v pozni bronasti dobi in doživel razcvet v zgodnji železni dobi. Globoka sprememba je občutna v razviti fazi železne dobe; v ta čas datiramo obrobni naselbinski pas na gradišču Cjastiei, vkopane jamske objekte na terasi Campo Cuppari izven naselbine ter tri nekropole z žganimi pokopi. V prispevku je predložena revizija ostalin na terasi Cuppari, ki se nanaša na bivalnim objektom pripadajoče vkopane prostore, verjetno s skladiščno funkcijo, in deloma na jame, povezane z obrtnimi delavnicami. V največji, južni nekropoli z žganimi pokopi, ki je še v preučevanju, je bilo odkritih 185 grobov iz časa od konca 8./ začetka 7. st. ter 6. st. pr. n. št. Grobovi kažejo tako podobnosti kot razlike s svetolucijsko oz. posoško skupino, zlasti ko gre za pogosto prilaganje napadalnega orožja. Videti je, da je bilo območje osrednje Furlanije dokaj avtonomno, kar zadeva poselitvene strukture, družbeno orga- nizacijo, proizvodnjo in menjavo blaga. Ključne besede: Italija; osrednja Furlanija; starejša železna doba; gradišča; jame; grobišča z žganimi pokopi; orožje Abstract [Pozzuolo del Friuli and central Friuli in the advanced Iron Age (c. 700–480)] Within an overview of the researches in the Friulian Late Prehistory, it has been possible, as for the advanced Iron Age (c. 700–480), to put forward a preliminary division in cultural groups having relations with Veneto, Italian Peninsula, the areas beyond the Alps and western Slo- venia. Regarding the central Friuli, the more important context, the castelliere of Pozzuolo, explored from 1979 to 2011, was founded in the Late Bronze Age (Bronzo recente) and flourished in the first Iron Age (Ferro iniziale). Concerning the following phase, a profound transformation is evident both from the remains of the rampart hill and of the terrace of Campo Cuppari, next to the settlement, and three related cremation cemeteries. In this paper we propose a revision of the remains of Cuppari, which include house pits with probable storage func- tion and workshop pits. As for the cemeteries, the more extensive area (Necropoli meridionale), currently in course of study, contained 185 tombs dating c. from the end of 8th to the beginning of 6th century BC. The graves display both similarities and differences (see mainly the frequent deposition of weapons) with the so-called “group of S. Lucia/Posočje”. In conclusion, the evidence suggests that central Friuli was a largely autonomous area, as regards mainly settlement structures, social organization, production and exchange of goods. Keywords: Italy; central Friuli; Early Iron Age; castellieri; pits; cremation cemeteries; weapons 618 Serena VITRI, Susi CORAZZA LE PRINCIPALI TAPPE DELLA RICERCA SULL’ETÀ DEL FERRO IN FRIULI Come è noto la ricerca in Friuli in ambito pro- tostorico ha avuto origini relativamente recenti (anni ’70 del ’900); è stata avviata da Giorgio Stacul e poi ampiamente sviluppata da Paola Càssola Guida, prima docente all’Università di Trieste, poi, dal 1994 al 2009, in quella di Udine. Scavi di emergenza o preventivi ad opere edili, anche abbastanza estesi, condotti dalla Soprintendenza preposta1 tra gli anni ’80 e il primo decennio del 2000 e curati dalla scrivente contribuirono in larga parte in quegli anni ad integrare il quadro delle conoscenze.2 Per quanto riguarda l’età del ferro ricordiamo che il primo scavo sistematico fu condotto nella necropoli di S. Vito al Tagliamento nella Bassa pordenonese:3 furono evidenziati i contatti nella fase iniziale tra Friuli sudoccidentale, Veneto, mondo villanoviano-etrusco emiliano e tirrenico. Nel 1979 venne avviato lo scavo nel complesso di Pozzuolo, il più significativo per la comprensione dell’evoluzione della cultura dei castellieri del medio Friuli tra tarda età del bronzo ed età del ferro.4 Tra 1983 e 1984 la mostra e il convegno orga- nizzati dai Civici Musei di Storia ed Arte di Trie- ste: Preistoria del Caput Adriae (termine coniato nell’occasione da Renato Peroni che coordinava il comitato scientifico) rappresentarono un impor- tante momento di analisi e sintesi: furono presi in esame materiali da scavi ottocenteschi in tutta l’area del Caput Adriae e da rinvenimenti e scavi recenti in territorio italiano. In quell’occasione venne proposta una cronologia in cui l’età del ferro nell’area trattata veniva suddivisa in fase antica, evoluta, matura, termini usati in seguito solo saltuariamente. Riutilizziamo in questo articolo il termine “fase evoluta” che veniva compresa tra 700 e 480 a.C.5 che corrisponde grosso modo al periodo che prendiamo in esame. Negli anni ’90 del ’900 tappe importanti furono il convegno UISSP del 1996 e le varie iniziative ad 1 Soprintendenza Archeologica per il Veneto e il FVG, in seguito per i BAAAAS e successivamente per i BA del FVG. 2 Sulla storia delle ricerche dal 1970 al 2010 vedi recentemente Borgna et al. 2014. 3 Càssola Guida 1978. 4 Una bibliografia esaustiva sugli scavi a Pozzuolo è in Simeoni, Corazza 2011, 296–300. 5 Peroni 1983, 136: fase evoluta dell’età del ferro o età di Hallstatt. esso connesse. Nel catalogo della mostra La proto- storia tra Sile e Tagliamento furono parzialmente editi i contesti di recente indagati e sviluppati soprattutto nell’età del ferro di Palse di Porcia, Montereale Valcellina, Gradisca di Spilimbergo e messi in rilievo gli stretti rapporti tra il Veneto orientale ed il territorio della Destra Tagliamento e le discontinuità con il Friuli centrale.6 La mostra Prima dei Romani accompagnata da un sintetico volumetto era dedicata invece al Friuli centrale: un’ampia sezione era dedicata a Pozzuolo7 di cui si propose una schematica sequenza cronotipologica della ceramica, corretta in seguito per quanto attiene alla fase più antica del castelliere dei Cjastiei, che si ritenne emblematica di tutto il Friuli centrale (fig. 1). Tra 1994 e 1998 inoltre videro la luce le tre monografie su Pozzuolo nel Bronzo Recente e nella fase antica dell’età del ferro8 cui avrebbe dovuto fare seguito quella sui contesti delle fasi successive, a cui stiamo lavorando. Del 2006 è l’ultimo quadro generale sul Friuli protostorico comprendente anche l’età del ferro, redatto da Paola Càssola Guida cui rimandiamo per le principali linee di sviluppo9 e l’edizione da parte di Silvia Pettarin dei materiali degli scavi ottocenteschi e del primo ’900 nelle necropoli di S. Pietro al Natisone e Dernazzacco;10 del 2007 è la pubblicazione degli scavi del castelliere di Gra- disca di Spilimbergo,11 presso il medio corso del Tagliamento, centro di confine per tutta l’età del ferro tra la Destra Tagliamento, ormai integrata, nel Veneto orientale, con il mondo dei castellieri e snodo di importanti percorsi.12 A partire dagli anni 2000 gli interessi del gruppo dell’Università di Udine, guidato da Paola Càssola Guida e da Elisabetta Borgna si rivolsero quasi esclusiva- mente a contesti dell’età del bronzo.13 Per quanto riguarda le fasi recenti dell’età del ferro in area montana dove, tra 1995 e 2001, era stata scavata la necropoli di Paularo-Misincinis, caratterizzata da aspetti culturali veneto-alpini, diversi da quelli del Friuli centrale, ricordiamo il convegno sui Celti 6 Càssola Guida 1996. 7 Càssola Guida, Vitri 1997. 8 Càssola Guida, Borgna 1994; Càssola Guida, Mizzan 1996; Càssola Guida et al. 1998. 9 Càssola Guida 2006. 10 Pettarin 2006. 11 Càssola Guida, Balista 2007. 12 Per un quadro aggiornato sulla protostoria del Medio Friuli, comprendente anche l’età del ferro: Simeoni, Corazza 2011. 13 Borgna, Corazza 2019. 619Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) Fig. 1: Sintetica cronotipologia delle forme ceramiche nell’insediamento di Pozzuolo del Friuli. Sl. 1: Kronološko-tipološka preglednica keramičnih oblik iz naselja Pozzuolo del Friuli iz časa pozne bronaste in starejše železne dobe. (Da / Po Càssola Guida, Vitri 1997) 620 Serena VITRI, Susi CORAZZA in Carnia tenutosi nel 199914 e il catalogo della mostra Venetkens (2013).15 Un’integrazione alle conoscenze, anche per il periodo in esame, è stata fornita dall’edizione dei materiali metallici della collezione Battaglia,16 da alcuni importanti recuperi e scavi di emergenza in parte ancora inediti, dal Convegno dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria del 2014 che raccoglie numerose novità di un territorio com- prendente, oltre al Friuli Venezia Giulia anche Slovenia e Croazia orientali.17 Negli Atti editi nel 2018, in cui è presentata una aggiornata lettura di un gruppo di tombe della necropoli meridionale di Pozzuolo,18 la relazione generale19 comprende solo la fase antica dell’età del ferro: viene però proposta la suddivisione in fasi della prima età del ferro basata sulla sequenza cronostratigrafica del castelliere di Gradisca di Spilimbergo20 e sulle nuove datazioni emerse dalla correzione su base dendrocronologia dei dati 14C della protostoria italiana. La suddivisione del periodo più recente dell’età del ferro (I Fe 3–4) necessita però di appro- fondimenti, ancora ardui data la parzialità delle conoscenze e dell’edito.21 Utilizzeremo pertanto in quest’occasione, per contesti ben confrontabili con quelli dell’Alto Isontino la periodizzazione del “gruppo di S. Lucia / Posočje” e la cronologia tra- dizionale seguita nella recente edizione dell’abitato di S. Lucia di Tolmino / Most na Soči.22 IL FRIULI CENTRALE NELL’EVOLUTA ETÀ DEL FERRO P. Càssola Guida nel quadro generale del 2006,23 cui rimandiamo per una più ampia disamina della protostoria friulana, scriveva: “il Friuli protostori- co non ha mai esercitato un ruolo culturalmente 14 Vitri, Oriolo 2001. 15 Gamba et al. 2013. 16 Càssola Guida, Girelli, Tasca 2018. 17 Borgna, Càssola Guida, Corazza 2018. 18 Vitri, Motella De Carlo 2018. 19 Borgna et al. 2018b. 20 Càssola Guida, Balista 2007, 469; anche in Càssola Guida, Girelli, Tasca 2018, 54 viene utilizzata la cronologia aggiornata in base ai dati della dendrocronologia. 21 Il complesso più significativo di cui sono stati ri- letti integralmente, sulla base di studi recenti, datazione (posta tra metà X e inizio VII sec. a.C.) e inquadramento culturale è quella di S. Vito al Tagliamento (Càssola Guida, Pettarin 2016). 22 Dular 2018. 23 Càssola Guida 2006, 17. trainante, ma in diversi momenti e con intensità variabile ha rivestito una insostituibile funzione di raccordo e tramite tra ambiti geografici e culturali diversi. Una delle possibili chiavi di lettura è il prevalere delle influenze orientali o occidentali, settentrionali o meridionali”. Nell’età del ferro in particolare sono leggibili rapporti che variano nel tempo e nello spazio con il mondo veneto, quello alpino, quello a nord delle Alpi, l’area adriatica, il mondo etrusco.24 Nella fase evoluta in particolare, quando solo la Destra Tagliamento era avviata verso uno svi- luppo in senso protourbano, il territorio del Friuli Venezia Giulia, sebbene caratterizzato, come tutto il Caput Adriae da una circolazione di modelli e oggetti metallici comuni a tutto l’alto Adriatico (koinè adriatica), risulta articolato in ambiti con aspetti disomogenei e sviluppi non coevi, che intrattengono rapporti diversificati con i territori circostanti e che rispecchiano probabilmente or- ganizzazioni ancora di tipo tribale. Oltre a quelli già definiti in area slovena (“gruppo di S. Lucia / Posočje”, “gruppo della Carniola interna-Carso / Notranjska-Kras”) che interessano anche la fascia orientale del Friuli Venezia Giulia, sono proponi- bili – in via di ipotesi data la scarsità di dati – le seguenti partizioni territoriali: Carnia, Destra Tagliamento, Friuli centrale (tra Tagliamento e Torre), Basso Isontino (fig. 2).25 Nel Friuli centrale sopravvive la tarda cultura dei castellieri fortemente condizionata da aspetti veneti ed altoadriatici e vicina per alcuni aspetti al gruppo di S. Lucia, per altri al “gruppo Carniola interna-Carso”.26 Il territorio è però caratterizza- to, dalla bassa pianura al Gemonese, da alcune peculiarità, tra cui il rituale della deposizione di armi di offesa nelle tombe maschili e dell’offerta alle divinità di complessi di armi (Porpetto), attestata anche nella Carniola interna ed in Istria;27 sono numerose in particolare le asce ad alette bilaterali in ferro di tipo Hallstatt (fig. 2), del tutto assenti nel Friuli occidentale (tranne che nella necropoli 24 Vedi anche, più recentemente, Vitri 2013 con bi- bliografia precedente; Càssola Guida, Girelli, Tasca 2018, passim e 243–244. 25 Si rimanda ad altra sede una definizione delle ca- ratterizzazioni dei diversi territori, accennate in Corazza et al. 2016, 23. 26 Si utilizzeranno nel resto del testo per praticità solo i termini: S. Lucia e Carniola interna-Carso. 27 Sulla distribuzione dei ripostigli di tipo Porpetto – Tržišče con considerazioni relative anche ai rapporti con il Friuli vedi Guštin, Božič 2021, 482–492. 621Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) a Gradisca di Spilimbergo,28 sito di confine), in Carnia e nel basso Isontino (Redipuglia), rare nel Friuli orientale (S. Pietro al Natisone) legato alla cerchia di S. Lucia, nella Slovenia centro-occidentale. 28 Si tratta di materiali provenienti da scavi clandestini: Càssola, Balista 2007, 18–19. Sappiamo, dopo le lunghe ricerche condotte negli ultimi trent’anni, che nella media pianura un articolato sistema insediativo, costituito da strutture fortificate con aggeri in terra, ebbe origine tra la fine del Bronzo Antico e il Bronzo Recente. Solo pochi degli antichi castellieri furono frequentati fino Fig. 2: Proposta di delimitazione di gruppi culturali nell’evoluta età del ferro tra Friuli e Slovenia occidentale; siti arche- ologici del Friuli Venezia Giulia, principali centri delle regioni contermini. In rosso i contesti con asce ad alette in ferro. Sl. 2: Predlog razmejitve kulturnih skupin starejše železne dobe med Furlanijo in zahodno Slovenijo (Zgornje Posočje in Notranjska-Kras); arheološka najdišča v Furlaniji Julijski krajini ter glavna središča sosednjih regij. Rdeče so označena najdišča železnih plavutastih sekir. 622 Serena VITRI, Susi CORAZZA all’evoluta età del ferro.29 Sorsero nuovi abitati nel Bronzo Finale e nelle fasi antiche dell’età del ferro soprattutto nell’alta pianura e nella fascia collinare, e, sporadicamente nella fascia costiera (Aquileia?30); alcuni sopravvissero nei secoli successivi. Centri egemoni, furono probabilmente prima il castelliere di Udine – forse già dalla media età del bronzo31 – poi, almeno dall’evoluta età del ferro, quello di Pozzuolo (fig. 2). Nell’evoluta e matura età del ferro dovettero esercitare un ruolo importante anche gli insediamenti, ancora poco noti, sorti lungo un presumibile percorso pedemontano/pedecollinare32 che doveva collegare il Veneto orientale con l’alto Isonzo, da cui si dipartiva, probabilmente a Tri- cesimo, un percorso lungo il Tagliamento diretto verso l’area montana e i valichi alpini. Sono ancora da definire i ruoli rivestiti dalla fascia costiera, dove sono noti sinora due soli abitati (Palazzolo dello Stella e Carlino33), ed in particolare dalla Ur-Aquileia ubicata probabilmente al limite del Friuli centrale, ma al centro di una importante rete di itinerari terrestri e marittimi.34 POZZUOLO DEL FRIULI L’insediamento è il solo in Friuli di cui sono note, seppur in modo incompleto, sia le aree abitative che le necropoli del periodo trattato. Fondato presumibilmente nel Bronzo Recente, si sviluppò, con fasi alterne di prosperità e declino, fino alla fine del VI – inizi del V sec. a.C.; dopo un periodo di semiabbandono, fu frequentato in età romana tardorepubblicana-protoimperiale (forse quale castellum).35 Gli scavi sistematici iniziarono nel 1979 per iniziativa di Paola Càssola Guida in seguito al ritrovamento casuale di una tomba isolata a cremazione in dolio in località Braida Roggia (fig. 3: A); furono condotti regolarmente dal 1980 al 1986 dall’Università di Trieste in collaborazione con la Soprintendenza (S. Vitri) ed in seguito con l’École Française di Roma 29 Vitri 2005. 30 Su Aquileia: Maselli Scotti 2004. 31 Vitri et al. 1991; Vitri et al. 2009; Borgna et al. 2018a, 91; Borgna, Corazza 2019, 53–56. 32 S. Daniele: Càssola Guida, Girelli, Tasca 2018, 184–185; Moruzzo: Anelli 1957, 32–34; Tricesimo: Vitri 2017, cat. 3. 33 Vitri 2005. 34 Da ultimi Càssola, Girelli, Tasca 2018, 240–241; Vitri 2020. 35 Càssola Guida et al. 1981, 101–114; Adam et al. 1983–1984, 204–211; Donat, Floreano, Merlatti 2002. (Anne-Marie Adam); proseguirono saltuariamente fino al 1996 per motivi di tutela. Nel 2011 è stato attuato dalla Soprintendenza ABAP del FVG un intervento di archeologia preventiva nella necropoli più settentrionale (Selve, H).36 L’area abitativa L’abitato protostorico era ubicato presso la riva sinistra del Cormôr su di un rilievo di origine neo- tettonica che attualmente appare profondamente modificato dall’uomo e in parte urbanizzato (fig. 3). Il corso d’acqua, che nasce nella fascia delle colline moreniche e sfocia nella laguna di Marano, oggi ha una portata irregolare; è possibile che nell’antichità, oltre ad essere una fonte di approvvigionamento idrico, fosse una via fluviale praticabile, impor- tante in quanto lambiva più a nord il castelliere di Udine, più a sud quello di Castions di Strada. Non ci sono elementi archeologici certi che datino l’erezione dei terrapieni sul colle dei Cjastiei (E) e sulla la collina adiacente, “la Culine” (F). Sappiamo però che la cinta di Cjastiei, ancora oggi in buona parte conservata, fu rimaneggiata e potenziata tra la fine Bronzo Finale e l’inizio dell’età del ferro (X/ IX–VIII sec. a.C.) con riporti ingenti di terreno argilloso (“ferretto”), ricavato da fossati scavati all’interno dei ripiani. Il ripiano interno fu abitato sicuramente dal Bronzo Recente; tra l’ultimo BF e l’VIII secolo a.C. nella zona meridionale della spianata interna (trincea E1), furono attive officine metallurgiche e botteghe nelle quali si lavoravano l’osso e il corno (di bue, di cervo, di capra, di ariete).37 La ricca produzione fittile rinvenuta in deposizione secondaria in uno dei fossati comprendeva anche ceramica fine decorata a cordicella, che a partire dal IX sec. mostra affinità stringenti con le pro- duzioni venete e nord-villanoviane.38 In un momento successivo (forse nel corso dell’evoluta età del ferro) furono compresi nell’abitato anche i terrazzi posti a sud della collina fortificata dei Cjastiei e probabilmente l’intero sistema fu cinto da un ampio fossato che fu riattato in età romana (fig. 3, retino grigio).39 In questo nuovo periodo di fioritura, l’insediamento raggiunse dimensioni considerevoli; era articolato in vari ambiti: Cjastiei 36 Corazza et al. 2018. 37 Càssola Guida et al. 1998. 38 Càssola Guida, Mizzan 1996. 39 Vitri, Corazza 1997: nelle aree indagate il fossato era profondo fino a tre metri e ampio fino a 15 metri. 623Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) (E) e La Culine (F), sedi dei vecchi castellieri ancora cinti da terrapieni, il terrazzo denominato Campo Cùppari (D) e forse le propaggini rilevate poste più ad est, mai indagate; nei terreni pianeggianti circo- stanti erano ubicate almeno tre necropoli (B, G, H). Attualmente è in avanzato stato di preparazione la pubblicazione delle necropoli ed è programmata quella delle strutture in fossa di Campo Cuppari, che furono oggetto della tesi di laurea di Susi Corazza. Tratteremo sinteticamente i due contesti citati e per completezza accenneremo ai dati, solo parzialmente editi, provenienti dal castelliere dei Cjastiei. Castelliere dei Cjastiei Le indagini nel castelliere furono condotte da Paola Càssola Guida tra 1980 e 1986: furono ar- ticolati in alcune trincee di sondaggio, ampliate nelle zone di maggior interesse e precisamente nella zona denominata E140 ed E4.41 La stratigra- fia, molto complessa e disturbata da interventi antichi e recenti dimostra che il ripiano interno ebbe almeno quattro fasi di frequentazione di tipo abitativo. I resti databili all’evoluta età del ferro (definita Pozzuolo Fase 4) risultarono riferibili 40 Càssola Guida et al. 1981; Càssola Guida, Mizzan 1996, 9–42. 41 Càssola Guida et al. 1981; Adam et al. 1983–1984, 166–168. a strati rimaneggiati in età romana e in epoca moderna ed a strutture in negativo. Nel settore meridionale del ripiano (trincea E1) tracce di strutture in legno (buche di palo) furono rinvenute presso uno dei grandi fossati scavati per rinforzare l’aggere.42 Nel riempimento uno strato di riporto caotico sovrapposto ai livelli con ceramica della fase antica dell’età del ferro (US 9) “conteneva ceramica dell’antica e dell’evoluta età del ferro, resti di pasto, carboni e qualche frammento di cotto romano”.43 Presso il lato nord (trincea E4), tra 1980 e 1986 fu indagata una profonda struttura in fossa (m 2,30 × 1,90, prof. cons. 1,40) a pianta quadran- golare (struttura 1), scavata entro i precedenti livelli abitativi fino allo sterile,44 che mostra affinità con quelle rinvenute nel Campo Cuppari (vedi paragrafo Campo Cuppari). Il riempimento, parzialmente studiato, costituito da ciottoloni, anelloni e frammenti di rivestimenti e di arredi domestici in concotto, tra cui un fornetto mobile,45 ceramica ma anche una fibula serpeggiante e una di tipo hallstattiano occidentale,46 va ricondotto 42 Càssola Guida, Mizzan 1996, fig. 3. 43 Càssola Guida, Mizzan 1996, 23, fig. 4. Vedi anche più recentemente: Donat, Floreano, Merlatti 2002. 44 Càssola Guida et al. 1987, 376–380. 45 Tasca 2018; Groppo, Tasca, Vinazza 2019. 46 Càssola Guida et al. 1987, 379. Fig. 3: Pianta generale del complesso di Pozzuolo nell’evoluta età del ferro e visione aerea del sito. In grigio = probabile estensione dell’insediamento: ● Aree abitative: D = Campo Cuppari, E = Castelliere dei Cjastiei, F = Castelliere la Culine ■ Necropoli o tombe singole: A = Braida Roggia, B = Necropoli meridionale (Braida dell’Istituto), G = Fontane, H = Selve Sl. 3: Generalni načrt najdiščnega kompleksa Pozzuolo iz starejše železne dobe in pogled iz zraka. Sivo = domnevni obseg naselja: ● Območja poselitve: D = Campo Cuppari, E = Castelliere dei Cjastiei, F = Castelliere la Culine ■ Grobišča ali posamični grobovi: A = Braida Roggia, B = južna nekropola (Braida dell’Istituto), G = Fontane, H = Selve 624 Serena VITRI, Susi CORAZZA all’arredo di una casa, distrutta verso la fine del VI–inizi V sec. a.C. Tra i frammenti ceramici, per lo più di pro- duzione locale, rinvenuti in superficie e in strati disturbati o di difficile inquadramento, attribuiti nelle prime pubblicazioni genericamente all’Atestino III,47 spiccano quelli di parecchi vasi situliformi a fasce rosse e nere sia in ceramica figulina lavorati al tornio, verisimilmente importati da centri veneti (Padova? Oderzo?), che di probabile produzione locale48 inquadrabili tra fine VII e VI sec. a.C. Due recipienti incompleti rinvenuti nei livelli inferiori di riempimento della struttura 1, probabilmente di produzione locale, sono in linea con la datazione del riempimento al tardo VI sec. a.C.49 S.V. Campo Cuppari Presento in questa occasione alcuni dati inediti frutto di un lavoro di revisione condotto su alcune delle strutture in fossa di VI–inizi V secolo a.C. rinvenute sul terrazzo a sud-ovest della sommità della collina dei Cjastiei50 (fig. 4). Qui le indagini effettuate dalla Soprintendenza tra 1980 e 1988 sotto la direzione di Serena Vitri, avevano portato alla luce dieci strutture in fossa. Il contesto, pubblicato in notiziari e relazioni preliminari, era stato identificato all’inizio delle ricerche – sulla base del rinvenimento di vasi fittili, in parte interamente ricostruibili, al di sopra di un deposito carbonioso – come area specializzata destinata ad impianti artigianali, in particolare alla cottura della ceramica e alla lavorazione dei metalli.51 I depositi archeologici sono mal conservati e abbondantemente residuali: l’area ha subito diversi interventi di sistemazione già a partire dall’epoca altomedievale, quando la zona fu sede di una necropoli ad inumazione, e poi in epoca rinasci- mentale e tra Ottocento e Novecento, ma quelli più radicali risalgono al 1980 con lo spianamento che ha causato la perdita, in particolare nel settore settentrionale (fig. 4, zona B), della parte superiore 47 Càssola Guida et al. 1981, 94, fig. 26; Adam et al. 1983–1984, 152–154, fig. 11–13. 48 Vitri 2017, 191–192. 49 Vitri 2017, 6–7, t. 1. 50 I dati sono in parte tratti dalla mia tesi di laurea che aveva come oggetto di studio tre strutture in fossa del ripiano: Corazza 1991–1992. 51 Càssola Guida et al. 1981, 75–84. delle fosse e ovviamente dei loro piani d’uso.52 La conservazione molto modesta costituisce uno dei limiti nella lettura di questo contesto. Le fosse sono disposte a distanze irregolari (da 1 a 10 m) grosso modo su 4 file parallele (fig. 4) e sono prevalentemente di forma quadrangolare con angoli orientati secondo i punti cardinali, pareti verticali e fondo per lo più piano (misure a fig. 5). Se prendiamo in considerazione la sequenza naturale in posto registrata in altri punti del sito, possiamo supporre che il piano di calpestio antico si trovasse 70–90 cm al di sopra della quota di conservazione dei resti messi in luce.53 Cinque fosse, meno profonde (D3, D4, D5, D6, D9), presentavano un riempimento caotico di sedi- menti, frammenti ceramici e rade ossa. Solo nella D4 furono rinvenute numerose lamine, chiodetti e gocciolature di bronzo, mentre nella D6 vi erano resti ossei di bue parzialmente carbonizzati in connessione anatomica.54 Quattro fosse (D1, D2, D7, D8) conservavano invece un riempimento pluristratificato e presentavano numerose analogie sia riguardo alla composizione dei depositi sia alla sequenza stratigrafica. Nello studio preliminare eseguito dopo la con- clusione delle ricerche sul terreno, Serena Vitri proponeva che la presenza tra i materiali vegetali combusti di travi con segni di lavorazione, la man- canza di tracce di esposizione al calore del fondo e delle pareti delle fosse e la dubbia funzionalità di una struttura infossata per almeno 1,50 m priva di sistemi di aerazione indirizzassero le ipotesi interpretative verso un modello strutturale più complesso che prevedeva l’impiego di elementi infrastrutturali di legno.55 Il ritrovamento nei riempimenti di distanziatori fittili e di masselli di impasto crudo validava in ogni caso l’ipotesi che sul terrazzo si effettuassero la lavorazione e la cottura di fittili e si riteneva che D1, D2, D7, D8 – interpretate come residui rimaneggiati di sistemi che prevedono, almeno in una fase di vita, l’uso del fuoco – fossero connesse a questa pro- duzione. Quanto alla D6 e alla D10 si supponeva che fossero state riutilizzate. 52 Càssola Guida et al. 1981, 49–51; Vitri et al. 1992, 18. 53 Sulla sequenza dei depositi posti in copertura al conglomerato cementato in cui sono scavate le porzioni inferiori delle fosse vedi Càssola Guida et al. 1981, 39–43, 75–76; Vitri et al. 1992, 22. 54 Vitri et al. 1992, 18–19, fig. 2. 55 Ib., 21. 625Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) Fig. 4: Pozzuolo – Campo Cuppari, scavi 1980–1981 e 1987–1988. Planimetria delle strutture in fossa: è indicata la tipologia dei riempimenti. Sl. 4: Pozzuolo – Campo Cuppari, izkopavanja 1980–1981 in 1987–1988. Tlorisi jam z različnimi polnili. (Da / Po Vitri et al. 1992 rielaborato / predelano). 626 Serena VITRI, Susi CORAZZA Per la struttura D10 era stato possibile stabilire che aveva le pareti rivestite da assicelle intrecciate e un pavimento ligneo posto su un reticolo di travature sospeso su grandi ciottoli e inoltre che ad essa fosse pertinente una struttura in ciottoli posta a livello del calpestio esterno. Nessuna ipotesi invece veniva formulata sulla sua funzione ma si riteneva che implicasse la circolazione del calore.56 In seguito Biba Teržan propose di interpretarla come fossa per telaio.57 56 Ib., 22–29. 57 Teržan 1996, 513–514, t. 6. Il lavoro di revisione si è concentrato in par- ticolare su tre fosse con riempimento pluristra- tificato – D1, D2 e D8 – poste ad una distanza di 4–5 m l’una dall’altra; in tutte si riscontrano analogie nella forma, nell’orientamento e nella successione dei riempimenti (figg. 6; 7). Poiché non è possibile in questa sede presentare in modo analitico i dati elaborati, propongo una sintesi dei risultati raggiunti. Dall’analisi stratigrafica risulta che la disattiva- zione definitiva fu originata dalla combustione di elementi lignei infrastrutturali presenti sul fondo e sulle pareti delle fosse, elementi che l’analisi D1 D2 D8 1 - 20ab 80 + 81 Le unità superiori a ciottoloni sono frutto di un recupero selettivo operato in base alle dimensioni. Sembrano aver avuto una precisa destinazione funzionale e indicare l'appartenenza ad una infra- struttura esterna, connessa al bacino della struttura. 2 1 = 11abc 21a - 3 2 = 12 22a 82 Gli strati intermedi sono originati dal collasso delle pareti in ferretto (scottato e non scottato); nel processo vengono variamente inglobati carboni corrispondenti ad infrastrutture lignee parietali. 4 - 21b - 5 - 25 79 6 3 = 13ab 23a 84ab 7 4sup. a vasi - - 83 sup. a vasi Seguono dei depositi che hanno subito una intensa trasformazione ad opera del fuoco: travi e tavole sostenute da ciottoloni; disper- sione di materiali ossidati generati dai ferretti delle pareti. Sopra di essi si registrano nella D l e nella D8 un livello a vasi.8 4 = 14ab 23b 85 9 4 = 14c(6) - - Tutte e 3 presentano delle stesure di argilla sul fondo dove vengo- no alloggiate le infrastrutture basali e sono estranee al fuoco.10 5 = 15 + 17 24 86 Fig. 6: Sequenza stratigrafica delle fosse D1, D2 e D8 di Pozzuolo – Campo Cuppari. Sl. 6: Glej Povzetek. Misure lato (m) / Mere stranic (m) Profondità conservata (m) / Ohranjena globina (m) D1 2,70 × 1,90 0,45 D2 2,50 × 2,45 0,50 D3 2,55 × 2,40 0,25 D4 2,80 × 2,00 0,15 D5 2,10 × 1,70 0,20 D6 2,50 × 2,00 0,25 D7 2,45 × 2,15 0,80 D8 2,20 × 1,60 0,55 D9 2,80 × 2,40 0,60 D10 2,85 × 2,05 1,00 Fig. 5: Misure delle strutture in fossa di Pozzuolo – Campo Cuppari. Sl. 5: Mere vkopanih prostorov na najdišču Pozzuolo – Campo Cuppari. 627Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) archeobotanica indica ricavati da legno di pino, specialmente per quelli contenuti nelle parti su- periori delle fosse, e di farnia e di olmo per quelli degli strati inferiori.58 58 R. Nisbet, Analisi antracologiche dell’abitato di Pozzuolo del Friuli (Udine), relazione inedita conservata nell’ambito Per quanto riguarda i materiali ceramici – indicatori fondamentali nella ricostruzione dei processi di stratificazione e nel riconoscimento della funzione delle strutture –, l’analisi condotta della documentazione dello scavo presso il MAN di Aquileia. Fig. 7: Pozzuolo – Campo Cuppari. Planimetria dei “livelli a vasi” e profili schematici mediani delle fosse D1, D2 e D8. Sl. 7: Pozzuolo – Campo Cuppari.Tlorisni načrti “nivojev posodja” in shematični sredinski profili jam D1, D2 in D8. 628 Serena VITRI, Susi CORAZZA ha preso in considerazione diversi parametri59 e ha consentito di stabilire quanto segue: in ognuna delle tre strutture vi erano frammenti appartenenti allo stesso vaso dispersi in unità stratigrafiche 59 Nell’esaminare i recipienti fittili sono stati conside- rati il grado di frammentazione e la quantità di materiali contenuta in ogni singola unità stratigrafica; la dispersione nelle diverse unità stratigrafiche dei frammenti appartenenti allo stesso recipiente e la porzione complessiva conservata; lo spargimento areale dei frammenti e il loro assetto di inclinazione sulle superfici a vasi; lo stato di conservazione delle superfici in rapporto ai sedimenti di giacitura e la tipologia delle forme vascolari. diverse; il grado di frammentazione diminuiva verso il basso; le alterazioni da calore erano avve- nute prima della deposizione finale. I vasi interi e con piccole lacune sul fondo erano attestati in numero modesto. Sulla base delle informazioni raccolte sembra possibile dunque individuare la posizione originale dei manufatti fittili in una parte elevata ed esterna della fossa, probabilmente in una zona limitrofa. Se si considerano i recipienti avulsi dal contesto stratigrafico, infine, si rileva come nelle diverse strutture siano presenti le stesse classi ceramiche e per di più in quantità confrontabile (fig. 8). Fig. 8: Pozzuolo – Campo Cuppari. Classi ceramiche presenti nelle fosse D1, D2 e D8. Sl. 8: Pozzuolo – Campo Cuppari. Zvrsti lončenine v jamah D1, D2 in D8. Fig. 9: Pozzuolo – Campo Cuppari. Rappresentazione grafica delle classi vascolari presenti nelle fosse D1, D2 e D8. Sl. 9: Pozzuolo – Campo Cuppari. Zastopanost posodja po zvrsteh v jamah D1, D2 in D8. 629Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) Più frequenti sono le olle, ovoidi e globulari, d’impasto grossolano, di medie e grandi dimensioni, seguono i dolî testimoniati in modeste porzioni solo negli strati superiori delle fosse e le ollette di piccole dimensioni. Tra la ceramica fine vi sono tazze, bicchieri e calici su piede, scodelle, rappresentate in numero di uno o due esemplari per fossa; situliformi zonati sono attestati da fram- menti negli strati superiori di D1 e D2, mentre un esemplare intero si trova in D8. Il numero totale dei vasi contenuti nelle fosse esaminate non è inferiore ai 20 – 30 recipienti per fossa (fig. 9). Pare significativo che anche nelle strutture vicine a quelle esaminate in dettaglio, comprese quelle a riempimento caotico e conservate per una profondità modesta, sia riscontrabile, seppure i dati non siano perfettamente sovrapponibili, una simile associazione di forme (fig. 10). Tra i manufatti fittili rinvenuti vi sono, special- mente negli strati superiori a ciottoloni, anelloni fittili a sezione quadrangolare decorati con motivi impressi60 e concotti probabilmente riconducibili a 60 Si tratta di profonde impressioni circolari praticate sulla faccia superiore o dei brevi tratti rettilinei che formano un motivo cruciforme sulla superficie esterna. Anelloni con tali impronte rientrano rispettivamente nei tipi S9 e S3 riconosciuti a Santa Lucia di Tolmino da Lucija Grahek (2018, 281–282, fig. 16); entrambi i tipi sono presenti, in numero cospicuo, nella casa 23: Svoljšak, Dular 2016, tt. 67–69. La similarità dei segni documentati a Pozzuolo e a Santa Lucia pone in discussione l’idea che si tratti di segni di proprietà (Grahek 2018, 303) o che indichino, forni mobili simili a quelli individuati nell’adiacente collina di Cjaistiei (vedi paragrafo Castelliere dei Cjastiei) e nell’abitato di Santa Lucia.61 I vasi di Cuppari, come è stato rilevato in altre occasioni62 rientrano, in particolare per quanto riguarda la ceramica fine da mensa, ossia ollette su piede, calici e bicchieri decorati con costolature contigue o con spalle ornate da fasci di solcature orizzontali e situliformi zonati, in un repertorio diffuso in area veneta e nell’Alto Isonzo alla fine del VI sec. a.C. o forse tra la fine del VI sec. e l’inizio del V a.C.63 anche se, in qualche caso, mostrano caratteristiche frutto di una rielaborazione locale. Molte olle – ma non mancano casi di bicchieri, scodelle, scodelloni e fornelli – presentano su- perfici trattate a scopetto, caratteristica questa secondo un linguaggio condiviso, la funzione di questi oggetti interpretati come utensili da focolare ma impiegati anche come pesi da telaio. 61 Una ricostruzione dei forni mobili e la loro attesta- zione nel Caput Adriae si trova in Groppo, Tasca, Vinazza 2019, in particolare per Santa Lucia: 289–293, tab. 1 con bibliografia di riferimento del contesto. 62 Una scelta di materiali rinvenuti in alcune delle strutture del terrazzo è stata presentata in Càssola Guida et al. 1981, 80–84, figg. 18–20; Adam et al. 1982, 59–61, fig. 10; Vitri 1991a, 151–152; Vitri et al. 1992. 63 Vedi le tipologie elaborate per il Veneto orientale e il Friuli occidentale da G. Gambacurta (2007), da B. Teržan, F. Lo Schiavo, N. Trampuž-Orel (1984–1985) e L. Grahek (2018) rispettivamente per la necropoli e l’abitato di Santa Lucia. D1 D2 D3 D4 D5 D6 D7 D8 D9 D10 Dolii / Pitosi ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● Olle / Lonci ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● Ollette / Lončki ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● Scodelloni / Sklede ● ● ● Coppe coperchio / Pokrovne skodele ● ● ● ● ● ● Scodelle / Skodele ● ● ● ● ● Situliformi / Situlaste posode ● ● ● ● ● ● ● Skyphoi ● Tazze / Skodelice ● ● ● Calici / Kelihi ● ● ● ● ● ● ● ● Bicchieri / Čaše ● ● ● ● ● Fornelli / Pečke ● ● ● ● ● ● Fig. 10: Classi vascolari e fornelli presenti nelle fosse di Pozzuolo – Campo Cuppari. Sl. 10: Zvrsti posodja in pečke iz jam na najdišču Pozzuolo – Campo Cuppari. 630 Serena VITRI, Susi CORAZZA propria della produzione del Friuli centrale64 sebbene sia presente sporadicamente anche nella destra Tagliamento a Gradisca di Spilimbergo e a Montereale Valcellina.65 Tale tecnica è invece comune e ben documentata, nelle medesime classi vascolari, nell’alta valle dell’Isonzo dove, in particolare a Santa Lucia, trovano confronto molti 64 Per i contesti di Udine, ancora poco noti, vedi Pet- tarin 1991, 114–115, fig. 9: 8. 65 Gradisca di Spilimbergo: Crismani et al. 2007, tt. XXXIII: 292; XXXVII: 339,342–343; XXXVIII: 344,349–351; XLI: 387; LII: 511,515; LIII: 519; LVI: 567–560; LXV: 665; LXVII: 686; Montereale Valcellina: Corazza 1996, 433–434, fig. 16: 53,55–56; fig. 54: 60; Sull’ambito di produzione e diffusione della ceramica trattata a scopetto vedi Donat 2015. degli esemplari di Pozzuolo.66 L’associazione di materiali di Cuppari, tuttavia, sembra collocabile tra S. Lucia IIa e IIb ossia entro le prime fasi di attestazione di questa “decorazione” nell’Alto Isonzo.67 L’attribuzione dei riempimenti al più 66 I confronti più stringenti provengono dalle case 1 (fase 2), 7, 8 (fase 1 e 2), 12, 14 (fase 1 e 2), 15 (fase 2), 16: Svoljšak, Dular 2016, tt. 3: 9; 28: 15,23; 29A: 7; 29B: 16; 33: 17; 34: 14; 35: 2; 36: 5; 37: 9; 55: 10. L. Grahek classifica la decorazione in tipo O 6 e O 7 (Grahek 2018, 292–293, 304, fig. 19) e la individua come distintiva di due tipi di olle: L 17 e L 18 (Grahek 2018, 264–266, fig. 12). 67 Secondo gli ultimi studi condotti sul centro isontino il trattamento a scopetto è documentato a partire da S. Lucia IIa nel tipo L 18 (Grahek 2018, 264–266, 304, figg. Fig. 11: Oggetti in metallo rinvenuti nelle fosse di Pozzuolo – Campo Cuppari. Scala = 1:2. Sl. 11: Kovinske najdbe iz jam na najdišču Pozzuolo – Campo Cuppari. M. = 1:2. 631Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) tardi alla fase IIb è suggerita anche dalla tipolo- gia dei manufatti di bronzo, ancorché lacunosi, come la fibula a sanguisuga rinvenuta nella fossa D1, quelle con arco a molla delle strutture D2 e D8 e quella serpeggiante a due gomiti della D10 (fig. 11), oggetti che non consentono di rilevare apprezzabili differenze cronologiche di impianto delle strutture, sostanzialmente coeve68 ed esito di una pianificazione di tutta l’area. Potrebbe essere leggermente più recente il riempimento della struttura D9 da cui proviene una fibula lacunosa presumibilmente del tipo Certosa69 (fig. 11). Quasi certamente più tarda è la fossa D7: di forma circolare, conteneva una cospicua quantità di recipienti ceramici (fig. 12) riconducibili alle stesse classi già menzionate per le fosse vicine sebbene con forme legger- mente diverse, in molti casi con gli orli tagliati obliquamente all’esterno e decorate con fila di tacche sulla spalla. Tra la ceramica fine inoltre vi sono – verosimilmente utilizzati in sostituzione del vaso situliforme – due skyphoi di imitazione (fig. 12: 9–10). Si tratta di vasi di impasto, di cui uno decorato con motivi radiali a straluci- do, sicuramente un’interpretazione locale della forma di origine greca ampiamente diffusa in 23 e 27), diviene d’uso frequente nel periodo successivo quando compare anche il tipo L 17, testimoniato soprattutto in S. Lucia IIc. Per la cronologia dei contesti Dular 2018. 68 La piccola fibula a sanguisuga con elementi incasto- nati della fossa D1 rientra nella varietà A della tipologia di P. von Eles Masi, attestata con particolare frequenza in Veneto ma anche in area golasecchiana ed in Slovenia, ed è datata tra il secondo quarto del VI e la fine del VI sec. a.C.: von Eles Masi 1986, 163, nn. 1507–1539; Teržan, Lo Schiavo, Trampuž-Orel 1984–1985: tombe 716 e 2315; una fibula simile proviene anche dalla tomba 6/1980 (già 3/ E5) della necropoli di Pozzuolo attribuita al VI sec. a.C. (Càssola Guida et al. 1981, 66, fig. 12: 8; Pettarin 1988, 36–37, t. IV: 10–11). Le fibule con arco a molla e disco fermapieghe con terminazione, rispettivamente, a globetto e a vaso delle fosse D2 e della D8 (Nascimbene 2009, 93–100, tipo I.4) trovano confronto a S. Lucia dove sono comuni nel periodo SL II e attestate con un esemplare nell’abitato nella casa 15a (Svoljšak, Dular 2016, t. 53:1), datato a S. Lucia IIa (Laharnar 2018, 202). La fibula serpeggiante a due gomiti, di cui si conserva solo parte dell’arco, è attestata a S. Lucia a partire dal periodo Ic2 in necropoli e diviene comune e caratteristica nel IIa (Nascimbene 2009, 69–74 tipo I.1; Tecco Hvala 2014, 131–133, 148–150, fig. 4, Carta 7, tipo IV; Laharnar 2018, 201). 69 La fibula potrebbe rientrare nel tipo V di B. Teržan, (1976, 323–324, fig. 18 e App. 1) che la datava all’ultimo quarto del VI–V secolo a.C. area adriatica e nordetrusca e accolta occasio- nalmente dai Veneti.70 Nel terrazzo di Pozzuolo sicuramente vi era una produzione di recipienti ceramici come indicano la presenza di panetti di argilla cruda e di un distanziatore, ma soprattutto la presenza di forme peculiari (vedi ad es. il piccolo biconico della fossa D7: fig. 12: 2) e il diffuso trattamento a scopetto della ceramica comune. In sintesi, il riconoscimento nella notevole quantità assicelle, tavole e travi carbonizzate, di elementi di rivestimento, realizzato con essenze scelte, delle pareti e del fondo delle fosse, indu- cono a ritenere che le strutture non potessero prevedere l’uso del calore e che la formazione dei depositi sia avvenuta per incendio e crollo delle infrastrutture interne. Lo studio della ceramica ha messo in eviden- za come i vasi fossero dislocati nella fossa dopo l’incendio ed il crollo, probabilmente rispecchiando la sistemazione che avevano nella loro posizione originaria, ossia su scaffali che, almeno nel caso della D1, dovevano essere articolati su tre ordini (fig. 13). La particolare selettività e il ricorrere del numero delle singole forme ceramiche all’interno delle fosse potrebbero rispecchiare la composizione di un servizio di vasellame presente in un singolo contesto abitativo. Quanto alle strutture interrate queste trovano un confronto diretto a Pozzuolo, nell’adiacente castelliere dei Cjastiei, nella struttura 1 della trincea E471 e in regione nel castelliere di Udine.72 L’attestazione di 70 In Friuli la decorazione a stralucido è documen- tata in pochi esemplari di coppe di VI–inizi V sec. a.C. a Montereale Valcellina (Vitri 1990, 186–187, fig. 14: 4; Gambacurta 2007, tipo 79, 116, fig. 46: 289) e nello stesso sito nella Casa dei dolî del V secolo a.C. (Corazza 1996, 433, fig. 16: 50; Gambacurta 2007, tipo 72, 115, fig. 43: 273) contesto da cui proviene anche uno skyphos di imitazione, con caratteri morfologici e decorativi diversi da quelli di Pozzuolo (Corazza 1996, 432–433, fig. 17: 58; Gambacurta 2007, 114, tipo 68, fig. 42: 258). La presenza di uno skyphos attico è documentata, nell’abitato di Santa Lucia, nella casa 5 datata SL IIc: Svoljšak, Dular 2016, 70, t. 25a: 1; Dular 2018, 112–113, 150, fig. 74 e nella necropoli di Pucarjev rob nella tomba 1, datata alla metà del V sec. a.C.: skyphos attico di tipo B (Mlinar 2002, 48–49; Mlinar 2020, 17, 117–118, 264–265, t. 3: A). 71 Vedi paragrafo Castelliere dei Cjastiei. 72 La struttura rinvenuta nei pressi della chiesa di San Francesco era ampia 1,70 × 1,50 m e profonda 1,20 m e colmata da frammenti ceramici, anelloni fittili e frammenti di forni mobili datati al tardo VI–inizi V (Vitri 1987, 349–351; Vitri 1991b, 158, fig. 44; Vitri 1991c, 77; Pettarin 1991, 110–111; Groppo, Tasca, Vinazza 2019, 288). 632 Serena VITRI, Susi CORAZZA Fig. 12: Pozzuolo – Campo Cuppari. Alcuni vasi fittili dalla fossa D7. Scala = 1:3. Sl. 12: Pozzuolo – Campo Cuppari. Nekaj lončenih posod iz jame D7. M. = 1:3. 633Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) Fig. 13: Pozzuolo – Campo Cuppari. Disegno ricostruttivo della fossa D1 e dell’ambiente in cui era inserita. Sl. 13: Pozzuolo – Campo Cuppari. Risarska rekonstrukcija ambienta z jamo D1. Fig. 14: Ricostruzione ipotetica dell’abitato nel terrazzo di Pozzuolo – Campo Cuppari. Sl. 14: Hipotetična rekonstrukcija poselitve terase na najdišču Pozzuolo – Campo Cuppari. 634 Serena VITRI, Susi CORAZZA fosse, simili per dimensioni e talvolta per elementi costitutivi, all’interno di case della fine del VI e del V sec. a.C. in contesti veneti, trentini e altoatesini come Archi di Castelrotto, Stufles – quartiere B, Tesero di Sottopedonda, Wattens73 e, in numero cospicuo a Santa Lucia,74 per quanto non del tutto sovrapponibili per dimensioni, funzione e collocazione,75 sembra confortare l’ipotesi che gli impianti fossero strettamente collegati alle abitazioni. 73 Archi di Castelrotto, casa R e struttura P: Salzani 1982, 362–366, figg. 10–14; Stufles, quartiere B: Dal Ri 1985, 197, t. 23; Stufles 16: Tecchiati et al. 2010, 15–16, fig. 14a–c; Tesero di Sottopedonda: Perini 1991, 533–539; Wattens: Perini 1967, 44–45. 74 Vedi Dular, Tecco Hvala 2018, 54, fig. 46 con tabella riassuntiva. Fosse a pianta quadrangolare come quelle di Pozzuolo sono presenti nelle case 12/1, 21, 22/1, 22a/1, 22a/2, 23/1, 29/1, 30/2. 75 La maggior parte delle fosse quadrangolari di Santa Lucia sono scavate all’interno di strutture che per lo più sono interpretate come laboratori: Dular, Tecco Hvala 2018, 39–43. Lo stato di conservazione del contesto non consen- te di riconoscere l’organizzazione dell’insediamento ma, come è stato proposto sopra, si può affermare che il terrazzo di Cuppari nell’ultima fase di vita e fioritura del castelliere costituì una estensione dell’abitato. Le strutture a fossa di Cuppari rappre- senterebbero dunque una parte di un contesto molto più ampio e complesso di cui ora non abbiamo più traccia che comprendeva laboratori alternati a strutture abitative alle quali erano annessi, come era in uso in questo periodo, uno o più piccoli vani seminterrati (fig. 14), realizzati secondo parametri ricorrenti. S.C. Le necropoli Alla fase evoluta età del ferro appartiene la maggior parte delle tombe, pressoché tutte a cremazione,76 76 Delle due tombe ad inumazione rinvenute nella necropoli meridionale una era infantile, l’altra, priva di corredo va piuttosto attribuita ad età altomedievale. Fig. 15: I principali tipi di spilloni della necropoli meridionale di Pozzuolo. Scala = 1:2. 1 con capocchia da ombrellino, nodulo e costolatura (tipo “S. Elpidio”); 2 con capocchia a 2 globetti e costolatura; 3 con capocchia a 4 globetti e costolature; 4 con capocchia a 2 globetti, costolatura e fermapieghe; 5 con capocchia a globetti e costolature con fermapieghe; 6 con capocchia a 4 globetti, costolature, dischetto e fermapieghe. Sl. 15: Glavni tipi večglavih igel (1–6) z južnega grobišča v Pozzuolu. M. = 1:2. Fig. 16: I principali tipi di fibule della necropoli meridionale di Pozzuolo. Scala = 1:2. 1,2 a navicella; 3 con arco rivestito; 4 tipo S. Ginesio; 5 a 2 bottoni; 6 a navicella con 5 bottoni; 7,8 a 3 bottoni; 9–12 con arco fortemente ribassato e staffa lunga; 13 con arco fortemente ribassato, di ferro; 14–17 a sanguisuga; 18–24 serpeggianti e a drago. Sl. 16: Glavni tipi fibul z južnega grobišča v Pozzuolu. M. = 1:2. 1,2 čolničasta; 3 z oblogo; 4 tip S. Ginesio; 5 dvortasta; 6 čolničasta s 5 gumbki na loku; 7,8 trortasta; 9–12 dolgonožne z nizkim lokom; 13 železna z nizkim lokom; 14–17 pijavkaste; 18–24 kačaste. 635Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) 636 Serena VITRI, Susi CORAZZA individuate a seguito di sistemazioni agricole e interventi di urbanizzazione sia a sud-ovest che nord delle alture sedi dell’insediamento. Un’unica tomba a dolio è stata rinvenuta presso la riva destra del Cormôr (Braida Roggia, A). Non sono state individuate sinora sepolture dell’età del bronzo e dell’antica età del ferro. Nella zona settentrionale un’area funeraria (Fon- tane, G) è nota solo da recuperi di superficie; la nordorientale (Selve, H) è stata oggetto di recenti scavi di emergenza;77 entrambe mostrano caratteri e cronologia simili a quella meridionale. In quest’ultima, la più ampia, scavata presumibil- mente per due terzi, sono state sinora individuate circa 185 tombe protostoriche tra 1980 e 1986; una ventina di tombe della prima età imperiale erano disposte a gruppi nelle fasce marginali a sud e ad est. Del complesso è in corso di preparazione l’edizione sistematica; descrizioni parziali con edizione di corredi sono state pubblicate peraltro in vari articoli cui rimando per ulteriori dati.78 Le sepolture erano molto danneggiate da interventi romani e recenti lavori agricoli per cui è difficile definirne con esattezza la struttura originaria: erano disposte per lo più in ampi raggruppamenti in cui potevano distinguersi gruppi famigliari. Il rituale mostra alcune affinità con quello del “gruppo di S. Lucia”. Le ossa cremate, quasi sempre di un solo individuo,79 associate o coperte da residui della pira come nell’alto Isonzo, erano deposte con il corredo personale in vasi tomba, in qualche caso di grandissime dimensioni (dolî lisci o cordonati), più spesso in olle medie e grandi, solo raramente protette da cassette litiche, o in semplici buche circolari scavate nel terreno ghiaioso. Rare le tombe doppie e rare le lastre di copertura, comuni a S. Lucia, che però in gran parte delle tombe erano state probabilmente asportate in epoca moderna. I corredi, nella maggior parte dei casi non particolarmente ricchi, erano costituiti da oggetti di ornamento/abbigliamento (spilloni a globetti, fibule a drago e serpeggianti, fibule a navicella, a sanguisuga, con bottoni sull’arco, con arco lami- nare, bracciali, anelli, fermatrecce) e, diversamente dalla necropoli di S. Lucia, da specifici indicatori di status, ruolo e sesso: armi di offesa prevalen- 77 Vedi nota 36. 78 Vedi in particolare: Adam et al.1983–1984, 181–211; Corazza et al. 2016; Vitri, Corazza 2018; Vitri, Motella De Carlo 2018. 79 Una sintesi dei dati desunti dalle analisi antropolo- giche è in Drusini et al. 1997. temente in ferro tra cui prevale l’ascia ad alette e la punta di lancia, nelle tombe maschili, fusaiole e coltellini in quelle femminili. In rarissimi casi erano collocati, per lo più al di sopra dei resti del rogo o all’esterno del vaso tomba, servizi ceramici o anche soltanto singole tazzine, simboli del convito funebre. Solo nelle tombe di personaggi emergenti risulta deposto vasellame bronzeo (situle e tazze). Quasi tutti gli oggetti metallici, in molti casi de- formati o spezzati ritualmente, erano stati posti sul rogo funebre. Nelle tombe di guerrieri, le armi erano collocate o al di fuori del dolio, o al di sopra della terra di rogo, o sul fondo del vaso tomba. Pone qualche difficoltà la datazione della fase iniziale della necropoli data la presenza in due tombe (2 e 7) di un rasoio e uno spillone con capocchia ad ombrellino (fig. 15: 1) che in area italica, trentina e atestina vengono riferiti alla fase antica dell’età del ferro;80 attesterebbero però la recenziorità delle sepolture alcuni oggetti associati e la collocazione delle due tombe in raggruppamenti databili a fasi successive.81 Più chiara la sua fase finale che si chiude prima della comparsa nei corredi di fibule di tipo Certosa. Solo pochi oggetti fuori contesto (frammenti di grandi fibule tipo Certosa) rivelano una più tarda frequentazione sporadica. Nel tardo I sec. a.C. compaiono le prime tombe romane. Illustriamo in questa sede i principali tipi di spilloni (fig. 15) e fibule della necropoli (fig. 16) mettendoli in rapporto con la sintetica classifica- zione relativa alla necropoli di S. Lucia del 1985.82 Escludendo le tombe con gli oggetti più antichi, di dubbia datazione, considerando che a S. Lucia alcuni tipi inseriti nella fase Ib sono sicuramente di lunga durata, come gli spilloni a globetti e utilizzando la ancora fondamentale tabella cro- nologica delle associazioni di Biba Teržan e Neva Trampuž del 1973,83 proponiamo un parallelo cronologico, per le tombe sinora scavate, con i corredi delle fasi S. Lucia Ic – IIa. Per quanto riguarda le datazioni si tratterebbe di un periodo compreso tra metà VII e tardo VI sec. a.C. secon- do la cronologia tradizionale,84 di un più ampio arco di tempo (tardo VIII – tardo VI sec. a. C.) secondo la cronologia proposta più recentemente 80 Adam et al. 1983–1984, 198; Vitri, Motella De Carlo 2018, 553. 81 Vitri, Motella De Carlo 2018, 553. 82 Teržan, Lo Schiavo, Trampuž Orel 1984–1985, 16–29. 83 Teržan, Trampuž 1973. 84 Teržan, Trampuž 1973; Dular 2018. 637Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) Fig. 17: Pozzuolo. Pianta dei gruppi A e B nella necropoli meridionale. Sl. 17: Pozzuolo. Načrt s skupinama grobov A in B na južnem grobišču. (Da / Po Vitri, Motella De Carlo 2018) da Biba Teržan.85 Per quanto attiene alle differenze e alle analogie con le necropoli del “gruppo di S. Lucia” notiamo i seguenti aspetti: spilloni e fibule rientrano nel repertorio attestato nell’Alto Isonzo con prevalenza di tipi compresi dal Peroni86 tra 85 Da ultimo: Borgna et al. 2018b, fig. 2. La cronologia rialzata si adatterebbe meglio ai contesti friulani. 86 Peroni 1973, 66–78. quelli di diffusione circum-adriatica; sono assenti tutti gli oggetti alpino/orientali-balcanici della fase Ic e le fibule più tipiche della fase IIa, pertinenti alla componente alpino-orientale, come quelle ad arco tipo S. Lucia e serpeggianti con appendice a baccello, mentre sono largamente attestate le fibule a tre bottoni di derivazione picena anche in varianti di tipo sloveno (tipi Libna e Brezje87), aspetti che 87 Sulla diffusione dei due tipi vedi Preložnik 2007, fig. 1. 638 Serena VITRI, Susi CORAZZA dimostrerebbero alcune differenze nel costume. Non sono presenti tipi caratteristici delle fasi IIb e IIc. Questi aspetti saranno trattati più approfon- ditamente in occasione della pubblicazione di tutti contesti funerari; si noterà soltanto che numerose differenze vanno attribuite, oltre che alla pertinenza a diverse cerchie di scambio, al livello disomogeneo di sviluppo e di ricchezza delle due comunità: Pozzuolo era ancora un villaggio, seppur caratterizzato da alcune forme di differenziazione sociale, S. Lucia un grande centro protourbano, fortemente compenetrato da aspetti culturali dei Veneti antichi ed in rapporto con i centri in pieno sviluppo della Dolenjska. Fig. 18: Pozzuolo, necropoli meridionale. Gruppo A, tomba maschile di cavaliere 136. Sl. 18: Pozzuolo, južno grobišče. Skupina A, grob konjenika 136. (Da / Po Vitri, Motella De Carlo 2018, rielaborata / predelano) 639Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) Fig. 19: Pozzuolo, necropoli meridionale. Gruppo A, tombe maschili di armati di lancia o giavellotto. Sl. 19: Pozzuolo, južno grobišče. Skupina A, grobovi s sulico ali kopjem oboroženih moških. (Da / Po Vitri, Motella De Carlo 2018, rielaborata / predelano) Sono infatti rari a Pozzuolo i grandi dolî-tomba, assenti le grandi situle-tomba; i servizi ceramici sono rarissimi, mancano oggetti importati o di particolare prestigio; offerte ed elementi di ornamento sono per lo più costituiti da pochi o pochissimi oggetti. Sono ben riconoscibili invece i corredi che connotano sesso e ruolo: si vedano in particolare le tombe maschili con armi, in particolare con asce ad alette bilaterali in ferro, rarissime a S. Lucia,88 ma presenti ad Hallstatt e in altre necropoli dell’area hallstattiana transalpina, e le tombe femminili con fusaiole, ampiamente attestate in ambito veneto e centro italico, per lo più però in contesti più antichi. In un momento che collocheremmo tra l’avanzato VII e il primo VI secolo a.C., con qualche ritardo 88 Vedi ad esempio la tomba 2906 degli scavi Marchesetti in cui ascia e tallone di lancia in ferro erano deposte “dap- presso nella terra” (Marchesetti 1893, 224, t. XXVIII: 3,4). quindi rispetto sia alle culture italiche che quelle transalpine, appaiono evidenti tracce di differen- ziazione sociale. Un settore con tombe relativamente ricche posto in un’area centrale delle necropoli, che pare riferibile ad una famiglia allargata che rivestiva un ruolo elitario nella comunità, è stato studiato più approfonditamente in occasione del convegno dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria del 2014.89 Nei due gruppi esaminati (A e B, fig. 17), inseriti in un più ampio raggruppamento, i ruoli dei maschi e delle femmine sono fortemente standardizzati. I maschi, più gerarchizzati, sono connotati quasi sempre come guerrieri, le femmine come filatrici/ signore della casa. 89 Vitri, Motella De Carlo 2018 a cui rimando per una più ampia trattazione. 640 Serena VITRI, Susi CORAZZA I guerrieri presentano tre diverse associazioni di armi che rispecchiano la gerarchia e il ruolo che il personaggio svolgeva nel gruppo: il cava- liere, caratterizzato da elementi della bardatura di cavallo, è deposto con ascia di bronzo o ferro, coltellaccio-machaira , o coltellaccio e lancia/ giavellotto (f ig. 18).90 Ad un livello intermedio 90 Sui rapporti tra le tombe di cavalieri di Pozzuolo e il ripostiglio di Tržišče nella Carniola interna vedi Guštin, Božič 2021, 504. si pone l’armato di ascia e giavellotto o lancia (fig. 20). Gli “scudieri” sono accompagnati invece solo da lancia/giavellotto (fig. 19). Confronti per la composizione del corredo dei cavalieri si possono istituire con alcune note e ben più ricche sepolture sotto tumulo di principi hallstattiani, con armi per lo più in bronzo ma prive di spada (sostituita verisimilmente dal coltellaccio o machaira). Si vedano in particolare alcune corrispondenze tra il corredo della tomba 93 con elementi di bardatura Fig.20: Pozzuolo, necropoli meridionale. Gruppo B, tombe maschili di armati di ascia, lancia e coltellaccio e di ascia e lancia. Sl.20: Pozzuolo, južno grobišče. Skupina B, grobovi s sekiro, sulico in nožem ali s sekiro in sulico oboroženih moških. (Da / Po Vitri, Motella De Carlo 2018, rielaborata / predelano) 641Pozzuolo e il Friuli centrale nella fase evoluta dell’età del ferro (ca. 700–480 a.C.) in ferro, ascia ad alette in bronzo, coltellaccio-ma- chaira, spillone a globetti, e quello, leggermente più antico, della tomba 16 del tumulo 1 di Novo mesto.91 Le tombe femminili, che paiono spesso accoppiate a tombe maschili, mostrano minori differenziazioni ed in generale minore ricchezza. Cinque donne sono connotate come filatrici/signore della casa; emerge su tutte la tomba 134 di una donna ma- tura, in vaso-tomba di dimensioni considerevoli, contenente frammenti di situla – che rivela forse anche il ruolo di addetta ad attività cerimoniali – e numerosi bottoncini a calotta, forse decorativi di un tessuto; un livello mediamente elevato ma un ruolo diverso va attribuito alla signora – che rivela una maggior apertura al mondo veneto – con vaso situliforme zonato su piede e frammenti di attingitoio in bronzo e con corredo personale costituito da coltellino da filatura, bracciali e fibula a navicella (tomba 151). Questi aspetti suggeriscono dunque una strut- tura di tipo gentilizio-clientelare, ma fortemente “militarizzata”: la gens emergente sarebbe dedita al mestiere delle armi ed all’ostentazione di tale ruolo anche in ambito funerario. Non è in con- trasto con tale aspetto la conservazione in questo periodo della possente cinta fortificata del vecchio castelliere dei Cjastiei e l’apprestamento del grande fossato perimetrale. S.V. CONCLUSIONI L’insediamento di Pozzuolo presenta un impor- tante periodo di sviluppo, dopo quello della fase iniziale dell’età del ferro, compreso tra la deposizione delle più ricche tombe della necropoli di sud-ovest e la distruzione tramite incendio della gran parte strutture abitative-produttive di Campo Cuppari, cioè tra avanzato VII e VI–inizi V sec. a. C. Non raggiunse mai uno stadio protourbano. È presumibile che il gruppo del Friuli centrale i cui siti egemoni erano Udine e Pozzuolo, eredi dei vecchi castellieri dell’età del bronzo la cui 91 Knez 1993, t. 16–19. economia era essenzialmente agricolo-pastorale ma che divennero nel corso del I millennio anche centri produttivi,92 avesse conquistato nell’evoluta età del ferro una sorta di autonomia culturale ed economica nell’ambito del Caput Adriae. Le comunità di quest’area, insediate fino in area colli- nare/pedemontana, pur inserite in una rete di fitti rapporti con l’area veneta orientale, il gruppo di S. Lucia, la Carniola interna e l’area hallstattiana orientale, avevano forse monopolizzato dei traffici nord-sud lungo l’asse Cormor-Zellina93 tra la co- sta, frequentata anche da navigatori alto e medio adriatici, e il mondo transalpino hallstattiano. Nel corso del V sec. a.C. a Pozzuolo, come in pochi altri abitati del medio Friuli ancora attivi, si registra un rapido declino demografico e un netto ripiegamento culturale. Delle cause di tale crisi si è ampiamente dibattuto: il fenomeno è stato ricon- dotto a vari fattori tra cui il pericolo rappresentato dalla pressione da nord di popolazione celtiche.94 Poiché però nella Destra Tagliamento, in Carnia e in alcune località costiere il declino appare più tardo e i contesti sicuramente celtici, secondo ri- cerche recenti, non sono più antichi della fine del IV–inizi III sec. a.C. e risultano confinati in valli montane (Carnia, valli del Natisone, Alto Isonzo),95 pare oggi preferibile considerare altri fattori: la crisi di un sistema territoriale obsoleto, la rottura degli equilibri nell’alto Adriatico, dovuta allo spo- stamento di vie di traffico, l’espansione etrusca96 che privilegiava altre vie ed altri interlocutori. S.V., S.C. 92 Sullo sfruttamento degli animali domestici in Friuli Venezia Giulia tra età del bronzo ed età del ferro: Petrucci 2020. Sulle attività praticate a Pozzuolo nelle fasi antiche dell’età del ferro: Càssola Guida et al. 1998. 93 Vitri, Corazza 2003; Vitri 2005, 241–242, 245. 94 Paola Càssola Guida (2006, 34) data la crisi dei castellieri del Medio Friuli tra V e inizi IV sec. a.C. In assenza di contesti ben conservati riferibili a tardo V–inizi IV sec. a.C. l’attribuzione rimane ipotetica. 95 Oriolo et al. 2015. 96 Sulla possibile presenza di individui appartenenti a gruppi emergenti dell’Etruria settentrionale nell’alto Adriatico nel V sec. a.C.: Vitri 2020 con bibl. precedente. 642 Serena VITRI, Susi CORAZZA ADAM et al. 1982 = Adam, A-M., C. Balista, P. Càssola Guida, M. Moretti, S. Vitri 1982, Insediamento proto- storico (scavi 1980–81). Pozzuolo del Friuli (Udine). – In: Ritrovamenti archeologici recenti e recentissimi nel Friuli-Venezia Giulia. 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GLAVNE FAZE RAZISKAV ŽELEZNE DOBE V FURLANIJI Arheološko raziskovanje protozgodovinske dobe v Furlaniji se je začelo šele v sedemdesetih letih 20. stoletja.1 Prva sistematična arheološka izkopavanja so potekala pod vodstvom Paole Càssola Guida na železnodobnem grobišču S. Vito al Tagliamento2 in so razkrila stike med jugozahodno Furlanijo, venetskim prostorom in vilanovsko-etruščanskim svetom v Emiliji in ob Tirenskem morju že v začetni fazi tega grobišča. Leta 1979 so stekla izkopavanja na najdišču Pozzuolo, ki sodi med najpomemb- nejša najdišča za razumevanje razvoja kaštelirske kulture med pozno bronasto in železno dobo v osrednji Furlaniji.3 Odločilni v smislu analiz in sintez sta bili razstava in konferenca Preistoria del Caput Adriae (1983 in 1984). Ob tej priložnosti je Renato Peroni predlagal novo kronologijo za to območje in razdelil železno dobo na zgodnjo, razvito in zrelo fazo. Peronijeva poimenovanja faz so bila pozneje le še tu in tam v rabi. V tem članku uporabljamo izraz “razvita faza”, ki označuje čas med letoma 700 in 480 pr. n. št.4 V devetdesetih letih prejšnjega stoletja so bili pomembni mejniki konferenca UISSP leta 1996 in različne s tem povezane pobude. Razstava Prima dei Romani (1997) je bila posvečena osrednji Fur- laniji, velik del na njej pa je zavzemalo najdišče Pozzuolo.5 Ob tem je bila predlagana shematič- na tipološko-kronološka razvrstitev keramike s tega najdišča, ki je bila kasneje dopolnjena še z najstarejšo fazo gradišča Cjastiei. Ta je bila tedaj na območju osrednje Furlanije še vprašljiva (sl. 1). Med letoma 1994 in 1998 so izšle o najdišču Pozzuolo v mlajši bronasti in starejši fazi železne dobe tri monografske publikacije.6 1 Zgodovina raziskav med letoma 1970 in 2010 je bila nazadnje podana v Borgna et al. 2014. 2 Càssola Guida 1978. 3 Pregleden prikaz arheoloških raziskav na najdišču Pozzuolo je predstavljen v Simeoni, Corazza 2011, 296–300. 4 Peroni 1983, 136: razvita faza železne dobe ali halštat- ska doba. 5 Càssola Guida, Vitri 1997. 6 Càssola Guida, Borgna 1994; Càssola Guida, Mizzan 1996; Càssola Guida et al. 1998. Splošni oris prazgodovinske Furlanije je nazadnje objavila Paola Càssola Guida leta 2006 in vključuje poglavitne razvojne faze železne dobe,7 na katere se sklicujemo tudi v tem prispevku. V istem letu je izšla publikacija o grobnih pridatkih z grobišč S. Pietro al Natisone/Špeter in Dernazzacco v dolini Nadiže.8 Leta 2007 so bila objavljena izkopavanja na gradišču Gradisca di Spilimbergo,9 ki je osrednje najdišče železne dobe na meji med območjem Destra Tagliamento (to je območje zahodne Furlanije na desni strani vodotoka Tagliamento (Tilment)) in območjem kaštelirjev.10 Odkritja na karnijskem območju (Carnia) z značilnimi vidiki venetsko- -alpske kulture so bila predstavljena na konferenci leta 199911 in na razstavi Venetkens (2013).12 Med zadnjimi pomembnejšimi dosežki sta obja- va kovinskih najdb iz zbirke Battaglia13 leta 2018 in konferenca Preistoria e Protostoria del Caput Adriae v letu 2014. V celovitem pregledu pozne bronaste dobe in starejše železne dobe, objavljenem v okviru Studi di Preistoria e Protostoria Italiana (2018),14 je bila predlagana nova kronološka razdelitev starejše železne dobe, ki se opira tudi na dendrokronološke podatke. Vendar bomo v tem članku za primerjavo kontekstov z zgornjim Posočjem uporabili tradicionalno kronologijo in periodizacijo svetolucijske skupine, kot je bila uporabljena v nedavni publikaciji železnodobne naselbine Most na Soči.15 OSREDNJA FURLANIJA V STAREJŠI ŽELEZNI DOBI “Protozgodovinska Furlanija ni nikoli imela vodilne kulturne vloge, vendar je igrala v različnih obdobjih in z različno intenzivnostjo nenadome- 7 Càssola Guida 2006. 8 Pettarin 2006. 9 Càssola Guida, Balista 2007. 10 Za posodobljen prikaz pozne prazgodovine v osrednji Furlaniji glej Simeoni, Corazza 2011. 11 Vitri, Oriolo 2001. 12 Gamba et al. 2013. 13 Càssola Guida, Girelli, Tasca 2018. 14 Borgna et al. 2018b. 15 Dular 2018. Pozzuolo del Friuli in osrednja Furlanija v razviti fazi železne dobe (700–480 pr. n. št.) Povzetek 646 Serena VITRI, Susi CORAZZA stljivo vlogo povezovalca in posrednika med raz- ličnimi geografskimi in kulturnimi okolji. Ena od možnih razlag je prevlada vzhodnih ali zahodnih, severnih ali južnih vplivov.”16 Predvsem v železni dobi so opazni časovno in prostorsko različni stiki z venetskim, alpskim in čezalpskim ter severno- jadranskim prostorom in etruščanskim svetom.17 Čeprav so za Furlanijo - Julijsko krajino, tako kot za celoten Caput Adriae, značilni modeli in kovinski predmeti, ki so skupni celotnemu sever- nemu Jadranu (t. i. jadranski koinè), so opazna nehomogena območja z vidika razvojnih faz in načina navezovanja stikov s sosednjimi regijami. Poleg že opredeljenih skupin na slovenskem oze- mlju (svetolucijska/posoška skupina, notranjsko- -kraška skupina), ki deloma segajo tudi v vzhodno Furlanijo - Julijsko krajino, lahko preostali del regije hipotetično delimo na naslednje skupine: Carnia (Karnija), Destra Tagliamento, osrednja Furlanija (med rekama Tagliamento (Tilment) in Torre (Ter)), spodnje Posočje (sl. 2).18 V osrednji Furlaniji, za katero so še zlasti značilni pokopi bojevnikov, sta bila verjetno glavna centra najprej gradišče Udine/Videm in pozneje, vsaj od razvite železne dobe, gradišče v Pozzuolu. 16 Càssola Guida 2006, 17. 17 Nazadnje Vitri 2013; Càssola Guida, Girelli, Tasca 2018, passim 243–244. 18 Za prvo sintetično obravnavo različnih teritorijev glej Corazza et al. 2016, 23. POZZUOLO DEL FRIULI Najdišče Pozzuolo je edino v Furlaniji, kjer so iz obravnavanega obdobja znana tako naselbina kot tudi pripadajoča grobišča. Naselbina je domnevno nastala v mlajši bronasti dobi, razcvet je doživljala v izmeničnih fazah do konca 6. in začetka 5. st. pr. n. št., zatem je bila opuščena do rimskega časa, ko je bila vnovič poseljena v poznorepublikanskem- -zgodnjecesarskem obdobju (morda je takrat imela status castellum).19 Sistematična izkopavanja na tem najdišču so potekala na štirih ločenih območjih med letoma 1979 in 1988 ter so se zaradi zaščite občasno na- daljevala do leta 2011.20 Naselbinsko območje Protozgodovinska naselbina leži blizu levega brega reke Cormôr (Corno), na dvignjenem terenu neotektonskega izvora, ki je danes močno preo- blikovan in delno urbaniziran (vzpetini Cjastiei in La Culine) (sl. 3: E,F). Notranja terasa je bila poseljena od mlajše bronaste dobe in obdana z nasipom, ki se je ohranil vse do danes. V razviti železni dobi se je naselbinsko območje razširilo na 19 Càssola Guida et al. 1981, 101–114; Adam et al. 1983–1984, 204–211; Donat, Floreano, Merlatti 2002. 20 Glej prejšnjo opombo in še Corazza et al. 2018. D1 D2 D8 1 - 20ab 80 + 81 Zgornji tlak sestoji iz namensko po velikosti izbranih prodnikov. Zdi se, da je imel določeno funkcijo in je pripadal vrhnji konstruk- ciji, povezani z jamo.2 1 = 11abc 21a - 3 2 = 12 22a 82 Vmesne plasti so nastale s porušenjem sten jame (ožgani in ne- ožgani deli sten jame vsebujejo veliko železovih oksidov); med procesom so se s sedimentom pomešali tudi kosi oglja, ki so bili del lesene stenske obloge. 4 - 21b - 5 - 25 79 6 3 = 13ab 23a 84ab 7 4sup. a vasi - - 83 sup. a vasi Sledile so plasti tramov in desk, podprtih s prodniki, ki so na- stale neposredno po intenzivnemu požaru; v njih so bile razpršene najdbe, oksidirane zaradi prisotnosti železovih oksidov sten jame. Nad tem nivojem je bil v jamah D1 in D8 dokumentiran nivo keramičnih odlomkov posod. 8 4 = 14ab 23b 85 9 4 = 14c(6) - - Vse tri jame so imele na dnu plast gline, na katero je bila po- stavljena temeljna konstrukcija, ki ni bila izpostavljena ognju.10 5 = 15 + 17 24 86 Sl. 6: Campo Cuppari. Stratigrafske sekvence jam D1, D2 in D8. 647Pozzuolo del Friuli in osrednja Furlanija v razviti fazi železne dobe (700–480 pr. n. št.) terase južno od vzpetine Cjastiei in je bilo verjetno v celoti obdano s širokim jarkom, ki je bil obno- vljen v rimski dobi.21 V tem obdobju razcveta je naselbina z grobišči v njeni okolici dosegla znatne razsežnosti. Objava grobišča je trenutno v pripravi, načr- tovana je tudi publikacija o objektih z vkopanimi prostori, odkritih na najdišču Campo Cuppari. V nadaljevanju bomo podrobneje osvetlili območji Cjastiei in Campo Cuppari ter omenili še druge primerljive kontekste. Castelliere dei Cjastiei Raziskave na gradišču so potekale med letoma 1980 in 1986 pod vodstvom Paole Càssola Guida.22 Stratigrafija na notranji terasi je bila zelo zapletena in deloma poškodovana z rimskodobnimi in re- centnimi posegi, kaže pa vsaj na štiri poselitvene faze. Ostanki iz starejše železne dobe, pripisani fazi Pozzuolo 4, so se pojavljali v plasteh, ki so bile premešane v rimski dobi in novejšem času, ter v vkopih. Najpomembnejši kontekst (jarek E4) predstavlja večja jama (2,30 × 1,90 m, gl. 1,40 m) štirikotnega tlorisa (struktura 1), vkopana v plasti starejše poselitve vse do sterilne osnove.23 Podobni objekti z vkopanim prostorom so bili odkriti tudi na najdišču Campo Cuppari, opisanem v nadalje- vanju. Jama, ki je bila le deloma raziskana, je bila zapolnjena s prodniki, glinastimi svitki, deli hišnega ometa in ostanki prežgane gline, med katerimi so tudi deli premičnega ognjišča.24 V njej so bili še kosi keramike, kačasta fibula in fibula zahodno- halštatskega tipa.25 Glede na najdbe lahko jamo interpretiramo kot ostanke hiše, ki je bila uničena konec 6. ali v začetku 5. st. pr. n. št. Lončenina je večidel lokalne proizvodnje. Med najdbami s površja iz prekopanih ali težko kronološko opre- deljivih plasti, ki so bile v prvih objavah okvirno pripisane fazi Atestino III,26 izstopa več v pasovih okrašenih situl,27 s konca 7. in iz 6. st. pr. n. št. S. V. 21 Vitri, Corazza 1997: na raziskanih območjih sega globina jarka do 3 m, njegova širina pa je do 15 m. 22 Càssola Guida et al. 1981; Càssola Guida, Mizzan 1996, 9–42; Adam et al. 1983–1984, 166–168. 23 Càssola Guida et al. 1987. 24 Tasca 2018; Groppo, Tasca, Vinazza 2019. 25 Càssola Guida et al. 1987, 379. 26 Càssola Guida et al. 1981, 94, sl. 26; Adam et al. 1983–1984, 152–154, sl. 11–13. 27 Vitri 2017, 191–192. Campo Cuppari Jugozahodno od lokacije Cjastiei je med letoma 1980 in 1988 Soprintendenza (zavod za varstvo kulturne dediščine) pod vodstvom Serene Vitri izvedla arheološke raziskave na terasi Campo Cuppari (sl. 3: D). Izkopavanja so razkrila deset objektov z vkopanim prostorom, razporejenih v štiri vrste, od katerih so se ohranili le najgloblji deli, vkopani v konglomeratno podlago. Nekaj teh je bilo poškodovanih z zgodnjesrednjeveškimi pokopi. Zgornji deli objektov in hodna površina so bili uničeni s poznejšimi kmetijskimi deli in z različnimi gradbenimi posegi (sl. 4).28 Objekti, večinoma štirikotne oblike in precej enakih veli- kosti (sl. 5), so bili opuščeni in zapolnjeni nekje ob koncu 6. ali v začetku 5. st. pr. n. št. Ostaline smo na osnovi odkritih keramičnih posod (nekatere je bilo mogoče v celoti rekonstru- irati), ki so ležale na vrhu žganine, že na začetku raziskav interpretirali kot območje, kjer so žgali keramične izdelke in obdelovali kovino.29 Serena Vitri je pozneje ugotovila, da nekatere značilnosti jam in v njih odkriti zogleneli rastlinski ostanki kažejo na kompleksnejšo gradnjo, ki so jo sestavljali tudi leseni elementi.30 Za nekatere strukture (D1, D2, D7, D8) je vsaj v eni fazi mo- goče predvidevati uporabo ognja in jih povezati z obdelavo in žganjem keramičnih izdelkov. Objekt oz. strukturo D10, ki so jo sestavljali ostanki le- sene obloge in na dnu tlakovanje iz prodnikov,31 je Biba Teržan interpretirala kot jamo za statve.32 Ob tej priložnosti predlagamo reinterpretacijo kontekstov, ki temelji na neobjavljenih podatkih revizije treh vkopanih prostorov (strukture D1, D2 in D8). Ti objekti so ležali v razmiku 4–5 m in so po obliki, usmerjenosti ter zaporedju in sestavi zasutij (sl. 6 in 7) podobni.33 Stratigrafska analiza je pokazala, da so kosi oglja v zapolnitvah jam posledica gorenja lesenih delov, s katerimi so bili obloženi stene in dno jam. Požar je tudi razlog za opustitev teh objektov. Kosi oglja v zgornjih delih zapolnitev pripadajo predvsem deskam iz borovega lesa, medtem ko v spodnjih delih prevladuje hra- 28 Càssola Guida et al. 1981, 49–51, 75–84; Vitri et al. 1992. 29 Càssola Guida et al. 1981, 75–84. 30 Vitri et al. 1992, 21. 31 Vitri et al. 1992. 32 Teržan 1996, 513–514, t. 6. 33 Podatki so deloma povzeti iz diplomske naloge Corazza 1991–1992. Ker bi predstavitev vseh obdelanih podatkov presegla okvir tega članka, je podana le sinteza rezultatov. 648 Serena VITRI, Susi CORAZZA stov in brestov les.34 Analiza razprostranjenosti in ohranjenosti keramičnih fragmentov je pokazala, da so bili ti prvotno v zgornjih sedimentih izven podzemnega prostora, najverjetneje v njegovi ne- posredni bližini. V jamah so bile zastopane enake zvrsti keramičnega posodja in predmetov ter v primerljivih količinah, če ne upoštevamo njihove stratigrafske lege (sl. 8). Skupno število posod iz analiziranih prostorov ni manjše od 20 do 30 posod na posamezno jamo (sl. 9). Zanimivo je, da najdemo podobne oblike tudi v bližnjih objektih in v tistih s premešanimi ali le deloma ohranjenimi zapolnitvami (sl. 10). Fino servisno posodje z najdišča Cuppari35 sodi v repertoar, razširjen na venetskem območju in v zgornjem Posočju ob koncu 6. st. pr. n. št. ali morda od konca 6. in v začetku 5. st. pr. n. št.36 Nekateri primerki pa kažejo lokalne značilnosti. Pri številnih loncih – in tudi pri nekaterih čašah, skodelah, visokih skledah in prenosnih pečkah – je površina obdelana z metličenjem. Taka obdelava je značilna za lončenino osrednje Furlanije,37 sporadično se pojavlja tudi na območju Destra Tagliamento38 in pogosteje na lončenini zgornje- ga Posočja, primerljivi z nekaterimi najdbami iz Pozzuola.39 Datacijo opustitve jam najkasneje v 34 R. Nisbet, Analisi antracologiche dell’abitato di Pozzuolo del Friuli (Udine), neobjavljeno poročilo, hrani arhiv MAN, Aquileia. 35 Izbor najdb, odkritih v nekaterih jamah na terasi, je objavljen v Càssola Guida et al. 1981, 80–84, sl. 18–20; Adam et al. 1982, 59–61, sl. 10; Vitri 1991a, 151–152; Vitri et al. 1992. 36 Za tipološko analizo keramike z vzhodnovenetskega območja in zahodne Furlanije glej Gambacurta (2007), za grobiščno in naselbinsko keramiko z Mosta na Soči pa Teržan, Lo Schiavo, Trampuž-Orel (1984–1985) in Grahek (2018). 37 Za kontekste iz Udine/Videm, še vedno slabo po- znane, glej Pettarin 1991, 114–115, sl. 9: 8. 38 Gradisca di Spilimbergo: Crismani et al. 2007, t. 33: 292; 37: 339,342–343; 38: 344,349–351; 41: 387; 52: 511,515; 53: 519; 56: 567–560; 65: 665; 67: 686; Montereale Valcellina: Corazza 1996, 433–434, sl. 16: 53,55–56; 54: 60; Za razprostranjenost in izdelavo metličaste keramike glej Donat 2015. 39 Najboljše primerjave najdemo med gradivom iz hiš 1 (faza 2), 7, 8 (fazi 1 in 2), 12, 14 (fazi 1 in 2), 15 (faza 2), 16: Svoljšak, Dular 2016, t. 3: 9; 28: 15,23; 29A: 7; 29B: 16; 33: 17; 34: 14; 35: 2; 36: 5; 37: 9; 55: 10. Na Mostu na Soči je metličenje datirano od stopnje Sv. Lucija IIa pri tipu L 18 (Grahek 2018, 264–266, 304, sl. 12, 23, 27; 292–293, 304, sl. 19) in je pogostejše v naslednjem obdobju, ko se pojavijo lonci tipa L17, značilni predvsem v stopnji Sv. Lucija IIc. Zbir najdb z najdišča Cuppari sodi najverjetneje stopnjo IIb nakazujejo tudi tipi bronastih predme- tov (sl. 11). Med analiziranimi jamami na podlagi najdb ni videti kronoloških razlik, iz tega sledi, da so objekti z vkopanimi prostori sočasni40 in del načrtovane poselitve celotnega območja. Nekoliko mlajša bi lahko bila zapolnitev struk- ture D9, v katerem je bila najdena slabo ohranjena fibula, ki morda pripada certoškemu tipu (sl. 11).41 Nedvomno mlajšega nastanka je okrogla jama D7 z večjim številom keramičnih posod (sl. 12), ki so sicer po zvrsteh primerljive s tistimi iz sosednjih jam, vendar so oblikovno nekoliko drugačne. Med fino keramiko sta tudi dva posnetka skyphoi (sl. 12: 9–10), ki sta bili verjetno uporabljeni name- sto keramičnih situl; ena je okrašena z glajenimi radialnimi motivi. Najverjetneje gre za lokalna posnetka posod grškega izvora, ki so bile razširjene na jadranskem in severno-etruščanskem območju, z nekaj primeri tudi na venetskem območju.42 Če povzamemo, so zasutja v analiziranih jamah z najdišča Campo Cuppari posledica požara in propada notranjih struktur, zato so v zapolnitvah jam ležale razbite keramične posode, ki so prvotno stale na lesenih policah; v primeru strukture D1 so bile razporejene na treh nivojih (sl. 13). Izbor in ponavljajoče se število določenih keramičnih posod v jamah kaže najverjetneje na sestavo ke- ramičnega servisa, ki je bil v uporabi v vsakem bivalnem objektu. v čas med stopnjama Sv. Lucija IIa in IIb; za kronologijo kontekstov glej Dular 2018. 40 Za majhno pijavkasto fibulo glej von Eles Masi 1986, 163, št. 1507–1539; Teržan, Lo Schiavo, Trampuž-Orel 1984–1985: grobova 716 in 2315; Càssola Guida et al. 1981, 66, sl. 12: 8; Pettarin 1988, 36–37, t. 4: 10–11. Za kronološko opredelitev fibul s trakastim lokom in diskom ter s kroglastim ali čašastim zaključkom noge glej Nascim- bene 2009, 93–100, tip I.4; Svoljšak, Dular 2016, t. 53: 1; Laharnar 2018, 202. Za kačaste fibule s sedlastim lokom: Nascimbene 2009, 69–74 tip I.1; Tecco Hvala 2014, 131–133, 148–150, sl. 4, karta 7, tip IV; Laharnar 2018, 201. 41 Fibula morda pripada tipu V po Teržan (1976, 323–324, sl. 18 in pril. 1), ki je datiran v zadnjo četrtino 6. in v 5. st. pr. n. št. 42 V Furlaniji je glajen okras le na nekaj primerkih skodel iz 6. oz. začetka 5. st. pr. n. št. na najdišču Monte- reale Valcellina (Vitri 1990, 186–187, sl. 14: 4; Gambacurta 2009, tip 79, 116, sl. 46: 289) ter v t. i. Casa dei dolii z istega najdišča, datirani v 5. st. pr. n. št. (Corazza 1996, 433, sl. 16: 50; Gambacurta 2009, tip 72, 115, sl. 43: 273). Iz slednjega konteksta izvira tudi posnetek grške posode skyphos, a se po obliki in okrasu razlikuje od primerka iz Pozzuola (Corazza 1996, 432–433, sl. 17: 58; Gambacurta 2009, 114, tip 68, sl. 42: 258). 649Pozzuolo del Friuli in osrednja Furlanija v razviti fazi železne dobe (700–480 pr. n. št.) Objektom z vkopanimi prostori najdemo ne- posredne primerjave v Pozzuolu na sosednjem gradišču Cjastiei, in sicer v strukturi 1 iz sonde E4,43 ter na gradišču v Udine/Vidmu.44 Interpre- tacijo teh struktur kot bivalnih objektov potrjujejo po velikosti in zgradbi podobne jame, odkrite v notranjosti hiš s konca 6. in iz 5. st. pr. n. št. na venetskih najdiščih in v zgornjem Poadižju, kot so Archi di Castelrotto, Stufles – območje B, Tesero di Sottopedonda, Wattens,45 pa tudi v naselbini na Mostu na Soči,46 kjer so tam odkrite jame po dimenzijah, funkciji in lokaciji nekoliko drugačne.47 Ohranjenost kontekstov ne omogoča prepoznati organizacijo naselbino, vendar lahko teraso Cuppari v zadnji fazi poselitve in razcveta gradišča inter- pretiramo kot razširitev naselbine, ki je vključevala delavnice in bivalne objekte s pripadajočim enim ali več vkopanimi prostori (sl. 14). S. C. Grobišča Večina žganih grobov, ki so bili odkriti z novejšimi raziskavami jugozahodno in severno/severovzho- dno od naselbine, sodi v starejšo železno dobo (sl. 3). Edini pokop v pitosu je bil najden na desnem bregu reke Cormôr (Braida Roggia, A). Grobovi iz časa bronaste in zgodnje železne dobe niso znani. Z območja grobišča Fontane (G) izvirajo le povr- šinske najdbe, medtem ko so bila na območju Selve (H) izvedena zaščitna izkopavanja.48 Obe grobišči kažeta podobne značilnosti in kronološki razpon kot grobišče na južnem območju. Slednje je bilo 43 Glej poglavje Castelliere dei Cjastiei. 44 V bližini cerkve sv. Frančiška odkrita struktura je merila 1,70 × 1,50 m, v globino pa 1,20 m. Zapolnjena je bila z lončenimi črepinjami, keramičnimi svitki in frag- menti prenosnih peči, ki jih lahko datiramo v pozno 6. in začetek 5. st. pr. n. št. (Vitri 1987, 349–351; ead. 1991b, 158, sl. 44; ead. 1991c, 77; Pettarin 1991, 110–111; Groppo, Tasca, Vinazza 2019, 288). 45 Archi di Castelrotto, hiša R in struktura P: Salzani 1982, 362–366, sl. 10–14; Stufles, območje B: Dal Ri 1985, 197, t. 23; Stufles 16: Tecchiati et al. 2010, 15–16, sl. 14a–c; Tesero di Sottopedonda: Perini 1991, 533–539; Wattens: Perini 1967, 44–45. 46 Glej Dular, Tecco Hvala 2018, 54, sl. 46. Jame kvadrat- nega tlorisa, podobne tistim z najdišča Pozzuolo, so bile odkrite v hišah 12/1, 21, 22/1, 22a/1, 22a/2, 23/1, 29/1, 30/2. 47 Večina kvadratnih jam z najdišča Most na Soči je bilo vkopanih v notranjosti objektov, ki so večinoma in- terpretirani kot delavnice: Dular, Tecco Hvala 2018, 39–43. 48 Corazza et al. 2018. največje, izkopavanja med letoma 1980 in 1986 pa so domnevno zajela dve tretjini grobišča. Odkritih je bilo 185 prazgodovinskih grobov ter približno dvajset iz zgodnjega rimskega cesarstva, ki so bili razporejeni v skupinah ob južnem in vzhodnem robu grobišča. Celovita objava je v pripravi, medtem ko so bili delni opisi z izborom grobnih pridatkov že objavljeni v različnih člankih.49 Ker so bili grobovi močno poškodovani s posegi v rimski dobi in z recentnimi kmetijskimi deli, je težko rekonstruirati prvotno strukturo grobišča. Obred pokopavanja je nekoliko podoben tistemu v svetolucijski skupini. Sežgane kosti, ki skoraj vedno pripadajo le eni osebi,50 so bile prekrite z ostanki grmade in položene s pokojnikovo nošo v žare. Za slednje so uporabljali zelo velike posode (gladke ali narebrene pitose), največkrat pa lonce srednjih ali večjih dimenzij; le v nekaterih primerih so bile žare pokrite s kamnitimi ploščami. Ostan- ke pokojnikov so polagali tudi v preproste jame okroglega tlorisa, vkopane v prodnato plast. Dvojni grobovi in grobovi, pokriti s kamniti ploščami, so bili redki. Grobne pridatke, ki v večini primerov niso bili posebno bogati, so sestavljali deli noše (večglave igle, kačaste, čolničaste, pijavkaste, rtaste in trakaste fibule, zapestnice, prstani, pasne spone). V nasprotju z grobiščem na Mostu na Soči so v teh grobovih tudi pridatki, ki označujejo poseben status, vlogo in spol pokojnika. V moških grobovih je to napadalno železno orožje, ki je pogost pridatek, povečini gre za plavutaste sekire in sulične osti, v ženskih pa so to keramična vretenca in noži. Na vrh žganine ali izven žare so bili izjemoma pri- dani še keramični servisi ali posamezne posode. Kovinsko posodje (situle in skodele) zasledimo le v grobovih izstopajočih posameznikov. Kovinske predmete so večinoma položili skupaj s pokojnikom na grmado, saj so v številnih primerih deformirani ali ritualno razlomljeni. V grobovih bojevnikov je bilo orožje položeno izven pitosa, na vrh žganine ali na dno žare. Začetno fazo grobišča je dokaj težavno datirati. V dveh grobovih (2 in 7) sta bili najdeni britev in igla s stožčasto glavico (sl. 15: 1), ki sta na Tridentinskem in v Este značilni za zgodnjo že- 49 Glej predvsem: Adam et al. 1983–1984, 181–211; Corazza et al. 2016; Vitri, Corazza 2018; Vitri, Motella De Carlo 2018. 50 Povzetek rezultatov antropoloških analiz je podan v Drusini et al. 1997. 650 Serena VITRI, Susi CORAZZA lezno dobo.51 Vendar sta omenjena grobova lahko mlajša glede na nekatere druge najdbe in njuno lego znotraj skupine grobov, ki sodijo v poznejšo fazo.52 Jasnejša je zadnja faza pokopavanja, saj se konča pred pojavom certoških fibul. Le nekaj predmetov brez konteksta (med njimi so tudi fragmenti veli- kih certoških fibul) razkriva poznejšo sporadično obiskanost tega območja. Prvi rimski grobovi se pojavijo konec 1. st. pr. n. št. Na tem mestu predstavljamo glavne tipe igel (sl. 15) in fibul (sl. 16) s tega grobišča, upoštevaje tipološke opredelitve najdb z grobišča Mosta na Soči v objavi iz leta 1985.53 Če izvzamemo grobova z najstarejšima predmetoma negotove kronološke opredelitve in upoštevajoč še vedno temeljno kro- nološko analizo Bibe Teržan in Neve Trampuž iz leta 1973,54 lahko doslej odkrite grobove kronološko vzporejamo z grobovi stopenj Sv. Lucija Ic–IIa. V absolutnem smislu je to čas od sredine 7. do poznega 6. st. pr. n. št. po klasični kronologiji55 oziroma nekoliko širše obdobje med poznim 8. in poznim 6. st. pr. n. št. po kronologiji, ki jo je nedavno predlagala Biba Teržan.56 Glede razlik in podobnosti z grobišči svetolucijske skupine ugota- vljamo naslednje: igle in fibule sodijo v repertoar, kot je znan iz zgornjega Posočja, med njimi prevla- dujejo tipi, ki jih je Peroni opredelil kot značilne za severnojadransko območje. Povsem manjkajo vzhodnoalpski oziroma balkanski elementi stopnje Sv. Lucija Ic in fibule stopnje IIa, ki so značilne za vzhodnoalpski prostor, kot so svetolucijske fibule ter kačaste fibule s krilci in ploščicami. Pogoste so trortaste fibule picenskega izvora, pa tudi varianti Libna in Brezje s slovenskega prostora,57 kar kaže na razlike v noši med obema kulturnima skupina- ma. Za stopnjo Sv. Lucija IIb in IIc značilnih tipov med najdbami z grobišč v Pozzuolu ni. Različna je tudi stopnja razvoja in bogastva obeh skupnosti: čeprav lahko v Pozzuolu prepoznamo nekatere oblike družbenega razslojevanja, je bil še vedno vas, medtem ko je bil Most na Soči veliko protourbano središče, močno prežeto z venetskimi kulturnimi vplivi in v stiku s središči 51 Adam et al. 1983–1984, 198; Vitri, Motella De Carlo 2018, 553. 52 Vitri, Motella De Carlo 2018, 553. 53 Teržan, Lo Schiavo, Trampuž-Orel 1984–1985, 16–29. 54 Teržan, Trampuž 1973. 55 Teržan, Trampuž 1973; Dular 2018. 56 Nazadnje Borgna et al. 2018, sl. 2. Ta posodobljeni kronološki razpon s pomikom v pozno 8. st. pr. n. št. je ustreznejši tudi za kontekste v Furlaniji. 57 Za razprostranjenost obeh tipov glej Preložnik 2007, sl. 1. na Dolenjskem. V Pozzuolu so pokopi v velikih pitosih redki, pokopov v velikih situlah pa sploh ni. Izjemno redki so tudi grobni keramični servisi, manjkajo uvoženi prestižni predmeti. Pridatki in nakit so nasploh bolj skromni. Po drugi strani so v Pozzuolu dobro prepoznav- ni grobovi s pridatki, ki označujejo spol in vlogo pokopane osebe. Gre predvsem za moške grobove z orožjem, največkrat z železnimi plavutastimi se- kirami, medtem ko je orožje v grobovih na Mostu na Soči zelo redko.58 Pojavlja pa se v grobovih v Hallstattu in na drugih grobiščih čezalpskega hal- štatskega območja. V ženskih grobovih iz Pozzuola so v nasprotju z Mostom na Soči zastopani tudi keramičnimi vijčki. V obdobju med 7. in zgodnjim 6. st. pr. n. št. se v Pozzuolu pojavijo prvi znaki družbene razslojenosti, kar je nekoliko pozneje kot v italskih in čezalpskih kulturah. Na osrednjem območju grobišča, ki je bilo podrobnejše raziska- no, so bili grobovi razmeroma bogati, morda je šlo za razširjeno družino, ki je imela elitno vlogo v skupnosti.59 V dveh obravnavanih skupinah (A in B, sl. 17), ki sta bili del večje skupine, so bile vloge moških in žensk precej standardizirane. Hierarhija je bila pri moških bolj izražena in gre skoraj vedno za bojevnike, pri ženskah pa za tkalke/ hišne gospodarice. V različni sestavi orožja, s katerim so bili opremljeni bojevniki, odsevata njihova hierarhija in vloga: na vrhu je konjenik s pridanimi deli konjske opreme in oborožen z bronasto ali železno sekiro, enoreznim mečem – mahairo ali kopjem.60 Nekoliko nižje je bojevnik, oborožen s sekiro in kopjem ali sulično ostjo. Najnižje so “oprode”, ki so imeli samo kopje ali sulico. Analogije za sestavo opreme konjenikov najdemo v pokopih halštatskih veljakov v gomilah, ki jim je bilo pridano večino- ma bronasto orožje, vendar brez meča (namesto tega nastopa ukrivljen enorezni meč – mahaira).61 Ženski grobovi, ki pogosto ležijo ob moškem grobu, so manj razslojeni in na splošno manj bo- gati. Pet grobov lahko pripišemo tkalkam/hišnim gospodaricam; izstopa predvsem grob 134 odrasle ženske, pokopane v žari velikih dimenzij.62 58 Glej npr. grob 2906 z izkopavanj Marchesettija, kjer sta bila sekira in del sulične osti zakopani “v zemlji v bližini” (Marchesetti 1893, 224, t. 28: 3,4). 59 Podrobnejša obravnava v Vitri, Motella De Carlo 2018. 60 Za primerjave med bojevniškimi grobovi iz Po- zzuola in depojem Tržišče na Dolenjskem glej Guštin, Božič 2021, 504. 61 Knez 1993, t. 16–19. 62 Vitri, Motella De Carlo 2018, 564. 651Pozzuolo del Friuli in osrednja Furlanija v razviti fazi železne dobe (700–480 pr. n. št.) Grobni pridatki nakazujejo rodovno klansko družbeno strukturo, dokaj “militarizirano”. Vzpe- njajoči se sloj je svojo vojaško vlogo poudaril tudi v pogrebnem ritualu. Militanten vidik potrjujeta tudi starejše obzidje gradišča Cjastiei, ki so ga v tem obdobju ohranili, in obnova velikega obramb- nega jarka. S. V. SKLEP Po začetni fazi železne dobe je naselbina Poz- zuolo med koncem 7. in 6. oziroma začetkom 5. st. pr. n. št. doživela pomemben razvoj, dokazan s pojavom bogatejših grobov na južnem grobišču, njegov konec pa je zaznamoval požar, ki je uničil večji del bivalnih objektov oziroma delavnic na Campo Cuppari. Vendar naselbina ni nikoli dosegla protourbane stopnje. Glavna centra osrednjefurlanske skupine sta bila Udine/Videm in Pozzuolo, oba dediča bronasto- dobnih gradišč, njuno gospodarstvo pa je temeljilo na poljedelstvu in pašništvu. Obe naselbini sta Serena Vitri già/prej Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia Piazza Libertà n. 7 I-34135 Trieste serena.vitri@gmail.com Susi Corazza Università degli Studi di Udine Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale via Palladio 8 I-33100 Udine susi.corazza@uniud.it https://orcid.org/0000-0003-4676-3268 Illustrazioni: Figg. 7; 9; 14 (rielaborazione grafica di Susi Corazza e Domenico Montesano). – Figg. 11–12; 15–16 (archivio presso MAN di Aquileia). – Figg. 13: (elaborazione grafica di Federica Zendron). Slikovno gradivo: Sl. 7; 9; 14 (grafika: Susi Corazza, Domenico Montesano). – Sl. 11–12; 15–16 (arhiv MAN di Aquileia). – Sl. 13: (grafika: Federica Zendron). v 1. tisočletju pr. n. št. postali tudi proizvodni središči.63 Ta skupina je v razviti železni dobi ver- jetno dosegla nekakšno kulturno in gospodarsko avtonomijo v okviru območja Caput Adriae. Ali je obenem pridobila tudi monopol v trgovanju med obalo, kamor so prihajali pomorščaki severnega in srednjega Jadrana, ter halštatskim čezalpskim svetom vzdolž osi Cormôr-Zellina, je treba po- drobneje preučiti.64 V 5. st. pr. n. št. je v Pozzuolu, podobno kot v drugih naselbinah osrednje Furlanije, zaznaven nenaden demografski in kulturni upad, vzroki za to pa so še vedno predmet razprav.65 S. V., S. C. Prevod: Elena Leghissa 63 Petrucci 2020. Za dejavnosti v starejši železni dobi v Pozzuolu glej Càssola Guida et al. 1998. 64 Vitri, Corazza 2003; Vitri 2005, 241–242, 245. 65 Paola Càssola Guida (2006, 34–39); o problematiki “keltizacije” nazadnje Oriolo et al. 2015.