L'ASSOCIAZIONE per un anno anticipati f. 4. Semestre e trimestrein proporzione Si pubblica ogni sabato. II. ANNO. Brano d'un viaggio nell'Istria. Ctradotto dal tedescoJ Era giunto col mio legno al luogo di........... e mi prese voglia di fare una corsa nel paese laterale. Ordinai che il legno andasse ad attendermi nella città di.......... e montato sul cavallo da sella, che sempre tenni meco, volli staccarmi da ogni persona di mia casa, prendendo a guida il primo che si adattò ad accompagnarmi. Conosceva la lingua del paese, e pensava che questa dovesse essermi di talismano e di guarentigia; il mio cameriere che altra volta era stato in queste parti me ne sconsigliava, ma non diedi retta alle sue meticolosità, e m' attaccai alla guida che aveva. Eravamo tra via appena mezz'ora, che la guida mostrava di voler entrare in discorsi di intrinsichezza, cosa che non mi sarebbe rincresciuto perchè il paese non offriva che monotonia, nè l'occhio poteva rallegrarsi fra continuo salire e scendere sugli ondulamenti del terreno calcare, ondulamenti che non offrono la piacevolezza delle colline, nè le risorse delle pianure. La giornata cominciava a farsi calda e minacciava di divenire cocente; fra li rifrigeri del mattino, e l'aspettativa del calore, l'animo è meglio disposto al confabulare. — Voi siete militare, mi disse la guida. — Cosa importa a voi se lo sia o no ; attendete al vostro servizio e non curatevi d'altro.—Eh! signore, lo siete, è inutile che lo neghiate; m'accorsi bene al modo con cui il vostro servo ascoltava gli ordini che gli davate, ed al modo con cui glieli avete dati; non mi è nuova la formola fefyr rcotjt; e poi.... e poi.... io sono stato militare e me ne intendo un poco. — Voi militare? non l'avrei pensato; non avete cosa alcuna che lo accenni; e ne dubito molto. Se foste stato in caserma avreste appreso a camminare anziché a strisciare i piedi come fate, a tenervi ritto anziché a stare curvo, avreste appreso certi modi di urbanità che sebbene rigidi, e quali a soldato si addicono, sono superiori alli modi di contadino quali li veggo usare in queste parti; no, no, tutt'al più sarete stato miliziotto, o quale altro nome date ai villici armati, se ve ne furono; militare non siete stato a giudicarne dal vostro portamento, e dal contegno che usate meco, supposto che mi teniate per militare. — Vi dico, Signore, che sono stato militare e che ho compiuta la mia capitolazione, e guardate se veramente 10 fui si. Questo alla francese, e questo all'austriaca.— Ed in così dire si compose alla militare, rizzò la persona che non avrei creduto fosse l'uomo di prima, e col bastone che aveva fece gli onori militari alle due maniere; poi si fe'a ripetere voci di comando nell'una e nell'altra lingua, ed a suonare le marcie imitando colla voce 11 tamburo. — Ora sarete persuaso che ho portato il fucile; per me ne avrei fatto a meno, ma non c'era scampo. I miei vecchi mi dicevano che a' tempi della Repubblica quando recrutavano per i Cappelletti, e per gli Sc/iiavoni, si passava il confine, e chi ha avuto, ha avuto; perchè, vedete, noi abbiamo il vantaggio di andare assai lontano colla nostra lingua, e tanto lontano che il diavolo ci trovi, ma tutti non sanno la canzone. Non vi era patto tra Veneti ed Austriaci per consegnare i disertori, e con breve corsa, la pancia era salvata pei fichi; io so bene che avevano il modo di impedire queste scappatine, ma lo usavano di rado, nè io chiedo il perchè. Sapete come facevano? Ve lo dirò io. Fuggivano alcuni dalla coscrizione, S. Eccellenza il Podestà Veneto, scriveva al Capitano o Giurisdicente Austriaco, che nel tale dì era avvenuta o rissa, o tumulto, o che altro, e domandava la consegna dei prevaricatori; quello sapeva bene, che l'era un altro paio di maniche, ma hodie mihi cras tibi, e li consegnava e così viceversa. Ma ciò non avveniva in ogni incontro e poi si facevano le cose a tempo. — Voi sapete anche il latino? — Non vuole? Sono buon cristiano ed ho anche servito da nonzolo. Ma come le diceva, queste comodità erano sotto il veneto (io non le ho vedute), ed erano anche sotto il regno di Italia, quando tolsero certi volontari per forza ; ma sotto l'impero francese non c' era scampo, voglia o non voglia, si pigliavano; qualcuno ha scappato, cioè di quelli delle velate ; ma le opanche, ella vede bene .... ci vuol altro. Dunque come le diceva, tirai alla sorte, e mi toccò andare a Trieste, e lì tagliati i capelli, portai ciacò colle lettere R. I. (Reggimento Illirico). Non era poi tanto negro il diavolo come lo dipingono; ella sa meglio di me, il dovere bisogna farlo, ma poi.... si hanno mille risorse nella vita militare, e quel girare dall' uno all' altro luogo era pure una bella cosa. Ho veduto assai paesi, sono stato assai lontano; dovetti andare fino in Russia. Battaglie non hanno mancato: entrammo in una città che chiamano Mosca, da dove pochi siamo ritornati; ma non creda che tutti quelli che dicono avere fatto quella campagna vi sieno stati ; il mondo è ingannatore; e poi eravamo sì pochi dei nostri che era impossibile a non conoscersi. C' era il...... ma queste cose le tediano e non continuerò. Io, veda, colla mia lingua mi aiutai, e coi Russi e coi Polacchi mi intendeva, più che non occorse a campare la vita, ed avevamo buona compagnia. Il mio sergente era N...... di Trieste — poveretto aveva perso dal freddo le orecchie ......ma bravo sempre. Molti officiali erano dei nostri, cioè non mica istriani, ma parlavano la nostra. lingua. Il mio tenente era il sig. H......., che poi si fe' cappuccino. Ella lo conoscerà certamente, è provinciale dell' Ordine; al passaggio della Beresina, proprio nelle strette, fe' voto, e lo ha mantenuto, e mi fu detto che così grande e grosso come era, dopo avere fatto quella campagna che ha fatto, andò alle scuole come fosse un ragazzo per farsi cappuccino perchè aveva promesso a Dio. Quello vedete è stato proprio un passaggio assai stretto, perchè pochi poterono valicarlo ed una ritirata terribile.... Vi fa noia tale racconto, ebbene? non progredisco. Sospetto che voi siate dei vecchi cristiani; ne avevamo molti nel nostro reggimento, e ve ne erano anche in Istria, ed i miei vecchi mi dicevano... ma no, no, non vi dirò di questo, e passo ad altro. E per dirvela in breve, dopo che il nostro reggimento erasi annichilato, fui mandato in un reggimento di croati, e fummo tutti prigionieri alla presa di Magdeburg, dipoi passai nel reggimento Lussignan, e terminata la mia capitolazione me ne tornai a casa, sano e salvo come mi vedete, perchè nel libro del destino è scritto quando e come debba morire ogni uomo, ed è inutile l'affannarsi. — Voi chiacchierate per diritto e per rimbalzo, ma non ve ne fo' rimprovero, ho diletto nell' ascoltarvi. Cosa avete fatto da poi. — Eh! tornai a casa, e pensava di tornare proprio a casa mia; però mi sono ingannato. La mia roba non era più mia; aveva qualche campo, era in mano di altri, non occorre che vi dica di chi ; volli andare sul mio e mi dissero che non potevo entrarvi se non per le vie di giustizia, ed io non le conosceva. M' informai da persona che tutti dicevano esperta; ma dopo mille domande, perchè non aveva eletto un procuratore e se aveva per le spese, mi spiegò che io aveva perduto tutto per la prescrizione. Mi ricordo questa parola, perchè io pensava che prescrivesse a quello che mi aveva u-surpato i campi di restituirmeli; ma invece mi spiegarono che questo era un modo per fare suo quello che è degli altri, senza pagare un centesimo, passato soltanto che sia un certo tempo. Dicono che ciò è necessario per impedire le liti ; ma io che più volte aveva veduto in guerra omettersi anche il tempo e non sapeva nemmeno quali terre fossero le mie, non ne pensai più. E poi, ci volevano le spese, ed io non ne aveva. Aveva veduto vivere tanta gente senza campi propri, e fui persuaso che si poteva vivere altrimenti, prestai servigi a chi ne abbisognava; e feci da guida e da indicatore per le rilevazioni del catastico, e toccai da vivere, e se mi capita da servire qualcuno, sono pronto a farlo, sollecito ed onesto, come in questo momento lo faccio. — Sicché, dopo essere stato militare, voi ora fate la guida, e, come voglio supporre, nuli' altro. Ma cosa fate, perchè gettate un sasso su quel mucchio e borbottate non so che parole? — Signore, sotto quel mucchio è sepolta persona, che valeva più di me, ed alla quale prego pace da Dio. — Non usate cimiteri in queste parti, che seppellite i vostri morti sui crocicchi, o si lascia libero ad ognuno di farsi seppellire ove gli aggrada? — No no, Signore, non siamo sì barbari come se mbrano sospettarlo le parole che dite; il buon uomo che è lì sepolto non avrebbe mai scelto il luogo, e vi assicuro che inori in quel sito contro sua volontà. Ma .... si sa dove si nasce, non si sa dove si muore____, e poi e poi non è che cangiata la forma, chi muore disteso e sotto tetto, chi muore col corpo diritto ed all' aria aperta.... non è che cangiata la forma; morte è sempre mòrte.... Poveretto, tanto coraggio!.... la sorte gli fu contraria una sol volta, ma bastò quella. È meglio non parlarne. — Comprendo. Voi sarete stato suo amico, suo compagno? — No, no; suo compare; non ho preso parte alle sue faccende, v' era in quelle qualcosa di irregolare ; 1' ultima volta che ci siamo veduti, in' aveva commesso un po' di polvere e di piombo.... non avrei mai creduto che.... ma voi vi date 1' aria di pensare troppo .... se farete così non vi dirò nulla; vi ho fatto delle confidenze sapendo che siete militare; vi dico io non ho preso mai parte a quelle cose che pensate e credetemelo si può dare del vino senza essere risponsabile dell' ubriacatura di quello che ne bevve troppo, o che lo convertì in veleno. — Non è a ciò che io penso. Ditemi, questi Morlacchi hanno fama di ospitali, ed io penso che avremo bisogno della loro ospitalità, perchè il paese che vedo non mi fa sperare di trovare nè alberghi, nè osterie. — Vi ingannate nell' uno e nell' altro ; i Morlacchi (ed io stesso fui o sono uno di loro, che precisamente non saprei dirlo) erano ospitali, quando non erano poveri nè avevano diffidenza nelle velate, ma si sono disingannati. V' era tempo nel quale il morlacco mancante di soldo, ma abbondante di raccolte, vedeva nelle velate la persona superiore a lui come di fortune, così di probità, e di benevolenza; ma le cose si cangiarono. Il morlacco che non potè avere risorse da certe instituzioni che più non sono, ricorse alla velata, chiese aiuto, l'ebbe.... ma a quali condizioni usurarie !.... il morlacco che tutto consuma quanto ha, non tenne parola, e l'altro che aveva calcolato su ciò, addosso col Codice; e voi vedete bene che sempre giustizia sempre giustizia è cosa da disperare. Vi assicuro che molti sono in possesso di loro terre, perchè sarebbe troppo pericoloso lo spossessarli, e vi assicu che se questi sono impoveriti, gli altri non si sono ficchiti. Sono stato morlacco, ma vi assicuro che le antiche virtù se ne sono andate, sono maliziati......... ( Qui manca i/ualcosa e si potrebbe aggiungere:) Quanto all' osterie ve ne sono oggidì da per tutto, non è come una volta che veramente si penava, e ciò dispensa anzi dall' usare ospitalità. Desiderate che entriamo in qualche-duna? in campagna non ve ne sono,conviene che tiriamo innanzi, arriveremo alla città...... ove troveremo otti- mo albergo, e tutlo quello potete desiderare. Qui non troviamo nemmeno acqua ; se avete sete eccovi dell' ace-tina, bevete; quand'era militare, i generali medesimi non isdegnavano di porre le labbra al fiaschetta del gregario. Oh! bravo, eccoci fatti amici, avete bevuto del mio fiasco, non potete avere timore che vi tradisca: se avete fame troveremo in qualche campo frutta ottime e non avremo che l'incomodo di prenderle. — Così chiacchierando passavamo la mattina; il caldo cresceva sempre più e riusciva insoffribile; io ammirava la mia guida che vestita di lana, con corpetto, giubbone sulle spalle, bracconi di lana stretti alle coscie ed alle gambe, come 1' usano i Dalmati e gli Ungheresi, non aveva altro riparo al caldo che qualche sorso d' acetina, ed il rovescio della mano nell'asciugarsi. — Voi venite a piantare i telegrafi, soggiunse la mia guida; perchè questi non sono luoghi da batterie, ed un militare non può avere altra incombenza. — Non occupatevi dei fatti miei, ma dei vostri, dissi al chiacchierone di guida ; telegrafi o batterie non sono cose vostre; sono cose vostre il condurmi, e il tirare la paga, se però non la demeriterete mostrandovi importuno. — So bene, Signore, che non debbo occuparmi dei fatti vostri, ma come volete che vi conduca bene se non so cosa volete vedere; se vorreste viaggiare per divertirvi avreste scelto altro paese. Dei telegrafi ho inteso assai cose, ma io che li ho veduti, v' assicuro che erano pochissimi, e soltanto alle coste, e se foste mai incaricato di riconoscere il loro sito, sono in debito di avvertirvi a non badare le ciancie che si dicono, non cerco poi per quale motivo. Vi diranno lì era un telegrafo, qui ce n'era un altro, non istate a crederci; quelli che ve lo dicono non sono mai usciti da casa per vedere nè quanti fossero, nè quali, nè dove; se oggi ne piantaste un milione direbbero che sono assai meno di quelli che erano altra volta e che non servono come quelli che suppongono avere esistiti. Se volete io vi indicherò tutti i punti dove erano........ — Ciò non mi importa. Cosa sono tutti questi terreni, ove appena si vede qualche filo d' erba, che paiono tagliati colla forbice tanto sono rasi, che sono aridi quasi bruciati dal sole? — Sono beni comunali, cioè a dire beni dei quali nessuno prende cura, che ognuno gode a piacimento, e dei quali prende chi vuole un pezzo per sè; per modo che sono di tutti e non sono di nessuno. — Beni comunali dite questi? Non mi pare adattato il nome, sono beni deserti per quanto vedo, sono beni abbandonati, io vedo traccie patenti che altra volta erano utilizzati meglio, vedo eh' erano boscaglie. — Sì erano boschi e me lo ricordo, ina nacque dubbiezza chi ne fosse il padrone, e per toglierla fu rasato il bosco a modo che più non ripullula; ora questionino pure che hanno il bel questionare; chi ha avuto ha avuto, ed ognuno tenga il suo, quelli le carte questi le legna. — Buon uomo, mi pare che ciò non sia bene; avete tolto il suo a chi sembra esserne stato legittimo padrone, ciò è ingiustizia ; avete tolto ai vostri posteri ed a voi me- desimi il godimento di un bosco, se a voi aspettava il godimento, ciò è stoltezza ed ingiustizia; ora non avete che lande sterili che a fatica potreste appena ritornare fruttifere, e non mi pare giudicando da questi campi che vedo che vi affatichiate troppo nel lavoro. — Vi sono delle persone che s'intendono del giusto e dell' ingiusto, ed a queste noi fidiamo, e ci lasciamo dirigere, hanno sempre qualcosa che persuade. — Fu veramente un colpo da maestro quel mantenersi in possesso tagliando il bosco; che proprietà! che se la tenga chi P ha; noi siamo qui per goderla e siamo in possesso da non so quanti anni. E poi non abbiamo distrutto il bosco, ecco lì tre alberi, tre bastano a formare un bosco, e provi 1' altro che ne erano di più. Quanto al lavorare schifa ognuno, pesa la fatica, e minchione chi fa più che non occorre; olivi? non si usano qui; i latini li piantano lì abbasso, ma qui non verrebbero; quando abbiamo vino e grano abbiamo quanto ci occorre; siamo poveri e poveri resteremo. Ella chiede delle nostre donne? Eh queste non lavorano; da ragazze qualcosa, ma quando hanno marito, non ne vogliono più sapere, nè di case, nè di lavori domestici, nè d'altro; curano qualche porco, ciò è tutlo. La cucina? le case? Eh noi non facciamo cucina che in rare giornate; case, stanze non ne abbiamo che meritino tal nome. Così chiacchierando attraversava un paese che era affatto nuovo per me, terreno calcare pressoché nudo, ma nudo perchè ogni vegetazione fu tolta, ed il pascolo continuo non permette che ripulluli; boschetti maggiori o minori di quercie, fra le quali nessuna che fosse maestosa per grandezza o per intatto sviluppo; pascoli che appena ne meritano nome, in mezzo ai quali due o tre lodogni cresciuti vicini per dare ombra all' armento; sprofondamenti naturali di terreno, circolari od ellittici, ove ottima terra messa a coltura di vigne, di grani, di erbaggi; anche i campi qua e là sparsi cinti di macerie, pochi casolari, meschini, dinanzi ai quali non trovavamo che donne sucide, brutte, cani, porci, e fanciulli in camicia, scalzi. E 1' aere cocente non rallegravasi nè del fremere delle ruote o dello scalpitare dei cavalli o del canto di giovani, ma solo udivasi 1' abbaiare dei cani, e il zufolo di qualche piva. — Ehi, guida, conducimi più a settentrione, vedo lì delle forme che danno indizio di vallate, e di forme meno montuose; ci rimangono ancor delle ore fino al mezzogiorno; la vista di questo paese mi annoia. Appena camminate qualche miglia vidi migliore terreno, migliore vegetazione, migliore coltura, quantunque fosse tutta terra rossa ed inacquosa quella che traversavamo. Poco distanti vedevamo bellissime collinette alternate, e vi avrei voluto pervenire, però mi sarei dilungato di troppo e la mia guida dichiarò formalmente che quella era per lei una terra sconosciuta e che non avrebbe saputo condurmi nè nell' andata nò nel ritorno. Lì è un altro paese, è tutt' altro, tutt'altra gente, mi diceva. — Ma come sapete voi che sia tutt' altro paese se non ci siete mai stato? — Non ci sono stato, però tutti lo dicono e lo dico ancor io; non lo direbbero se fosse altrimenti. Risolsi di retrocedere, e gli ordinai di condurmi per la stada più retta alla città di.......cui era diretto. Nel battere questa via mi faceva sorpresa grandissima il modo con cui si sbarazzava delle difficoltà; imperciocché dove trovava campi recintati, e che fosse prossima una apertura a spinaglie, egli la sbarazzava col bastone, calpestava le spine inferiori, tanto che passassi col cavallo, nè usava altrettanta attenzione nel riporre le spine; se poi si giungeva a maceria di pietre (chè muri veramente non ho veduto), egli colle mani la disfaceva onde aprire un varco, per modo che mi pareva di entrare per la breccia in campo nemico. — Quest' uso, mio uomo, non mi pare nè ragionevole nè giusto : voi aprite i campi altrui come fossero i vostri, e non vi date nemmeno la pena di riporre le chiusure com'erano; cosa direste se i campi fossero vostri? — Intendete parlare del Codice? L' ho veduto quel libro, cioè le carte perchè io non so leggere, ma ho veduto quelli che san leggere cercarvi il mezzo di far male agli altri, per dirgli a tutta consolazione la legge vuole così. Anche noi abbiamo il nostro codice, ma è in poche parole; prendere frutti per soddisfare la sete, però mangiarli sul fondo stesso, riposare all' ombra degli alberi, attraversare i fondi altrui per risparmiare fatica. Tutti non lasciano fare .... ma vi assicuro che i più non si lagnano, e quanto al disfare le siepi e le macerie, quando lo sono in modo che gli animali non vadano in danno.... non c'è nulla di male, e quanto ai proprietari già non hanno che fare, che se le chiudano soli. Ho accompagnato spesso quelli che vanno a cercare piante, non ho mai saputo cho avessero il permesso dai proprietari nè credo che il Codice lo dasse loro, eppure prendevamo allegramente quante erbe volevamo con tranquillità di coscienza. — Mi parve che quest' uomo avesse ragione quanto al poco caso che facevano i proprietari nel vedersi aperti i campi, poiché quando li incontravamo la guida li avvertiva che andassero a chiudere ed a rimettere le siepi e le macerie, nò mai accadde che trovassero occasione ad alterco. Il caldo fatto ormai insopportabile, e le fatiche del battere vie naturali e camminare per dirupi facevano desiderata una stazione ed un rifocillamento ; la coltivazione che ad ogni passo presentavasi migliore, ed il riscontrare qualche casinetto campestre annunciava prossima la meta che non tardò a presentarsi ai miei sguardi, in quell' aspetto frequente dei luoghi istriani che è spesso assai pittoresco se non sempre gradito all' occhio per le tinte e per le forme. Il giorno che giunsimo nella città era giorno di sagra, e vi arrivava ad ora di maggiore affluenza poco dopo il meriggio, dico sagra perchè non mi pare vi si ponessero in vendita più che minutaglie, strumenti rurali, telerie da taglio; non mi sembra di avervi veduto articoli di produzione rurale, per dirlo mercato, nè articoli di commercio per dirla fiera. Confesso però di non avervi girato assai, perchè la stanchezza ed il troppo sole mi faceano gravoso il muovermi fra popolo che in vero era numeroso; ed il ronzio e il clamore di tanta gente, aumentati dal risuono delle falci e degli stromenti di ferro percossi in prova di loro bontà, dalle frequenti pive, alquanto stridule, e dai zufoli, mi persuasero di portarmi a quello che la mia guida disse essere albergo e del quale mi assicurava avrei trovate tutte le comodità possibili. Anzi aveva rinunziato ad ogni visita della città, perchè la giornata non lo comportava, ed io aveva fissata la stazione della sera in altro luogo. Le mie speranze erano rivolte all' albergo. Non dava gran peso alle assicurazioni della mia guida sulle comodità e sulla abbondanza negli alberghi, come d' altra parte non credeva che vi si potesse applicare ciò che tanti viaggiatori narrarono sulle difficoltà di trovare nella campagna istriana non che altro, vino e pane e sull' ostinato rifiuto di dare vino (che pane non è da per tutto rinvenibile) non già per inospitalità ma perchè il forestiero è sospetto frequentemente per motivi che i dazieri conoscono. — Signor Oste o Locandiere che siete, la mia guida vi ha già detto ciò che desideriamo da voi, noi due ed il cavallo; se non ve Io ha detto lui, ve lo dico io che stiamo tutti di buon appetito, e desideriamo di appagarlo, verso pagamento. Dunque cosa ci darete di pranzo ? — Tutto quanto comanda. — Amico, questo è troppo per essere qualche cosa, e sarà meglio che veniamo ai dettagli. — Signore, intanto che Ella va a vedere questa bellissima fiera, e le meraviglie del paese, un duomo che è senza dubbio il migliore di tutta l'Istria, io allestirò il pranzo, ed al ritorno lo troverà pronto. — Amico, la fiera, la città, il duomo e le meraviglie non c' entrano neli' affare che trattiamo, e non è di oste il mandare a spasso la gente quando gli chiedono da pranzo. Dite ad altri i vostri consigli, ed a noi dite cosa darete di minestra. — Ci sarà del riso eccellente. — Bene. — Ci sarà del pesce... — Non avete carne? — No, è tutta smaltita. — Così sollecitamente? pazienza. È fresco il pesce? — Non vuole, siamo al mare!... Ci sarà poi....? — Pel rimanente mi rimetto a voi. Dateci una stanza, ed approntate con sollecitudine. Ma 1' oste non se ne dava per inteso ed insisteva nel mandarmi all' ingiro. Il mio portamantello era ancor lì sulla via dove fu posto appena levato dal cavallo, e pensai che il po-ver uomo fosse imbarazzato per la stanza, e pensai torlo d' intrico collocandolo su d' una tavola che stava all' a-perto dinanzi all' osteria, e prendendovi posto, dichiarando clic ivi avrei pranzato. Ma questo benedetto pranzo si fece attendere. Finalmente giunse il riso, ma al solo vederlo in' accorsi che ora si fosse, ed appena assaggiatolo, ordinai che portassero il pesce. E mi si recarono due sgomberi cucinati da diversi giorni, che non potei ingoiare. — Portate 1' altro pesce. — Questo è tutto quello che abbiamo. — Portate il resto. — Non abbiamo altro. — Portate almeno il conto, e fate insellare, che se ho da morire di fame, non segua ciò senza avere tentato di salvare la vita cercando da mangiare in qualche altra parte. Ma anche il conto non arrivava mai. Giunse finalmente non recato dall' oste che si tenne invisibile, ma annunciato da altra persona, e fu tale che noi si crederebbe, ma ne aveva fatte altre esperienze in provincia sicché non meravigliai. La guida che m'era sempre a lato andava dicendomi che v' erano famiglie benestanti ed ospitalissime, e che se io avessi chiesta 1' ospitalità 1' avrei avuta con a-nimo liberale. Quell' uomo giudicava secondo le sue abitudini o quelle che vedeva usarsi; non sapeva chi ha il tempo misurato, non può sottrarlo agli affari per darlo invece ad altro, e che 1' ospitalità fra persone che non sieno di confidenza, è anzi di peso. — Buon uomo, invece di perdervi in queste ciarle disponetevi alla via, che nel ritorno prenderemo un' altra strada, modo di viaggiare che forse non vi fu insolito. Voglio traversare i comuni di ....... — Ma io, signore, non conosco questi paesi, 1' ho bensì intesi nominare, so che ci sono, ma non vi sono mai stato. — Ebbene, trovate persona che ci accompagni, s' intende verso pagamento perchè conosco il proverbio di voi: "la morte è per niente „. Non vi sarà difficile fra tante persone trovare amici e conoscenti. — In verità, signore, non ho veduto persona che sia di mia conoscenza, casa mia è lontana. — Sì tanto lontana da qui che si va e si ritorna in una giornata d'estate; finalmente voglio essere condotto dove v'ho detto, trovate qualche guida, qualche compagno, - obbedite e spicciatevi. Da lì a qualche tempo ritornò dicendomi che v' era una compagnia che ritornava al luogo di.... e che sarebbe possibile di unirsi a quella; ma che non era il caso di chiedere che qualcuno di essa facesse la guida; mi indicò una persona che veniva appunto verso 1' osteria, dalla quale avrebbe dipeso tutto, ma che egli non arrischiavasi a fargliene parola,.... e che più in là saremmo rimasti soli senza saper dove andare. Tosto che quest' uomo mi fu sì vicino da udire la mia voce, lo chiamai, s' appressò, gli chiesi da dove fosse, me l'indicò, e gli esposi la domanda di unirmi alla sua comitiva. Girava lo sguardo da me alla guida, non dando risposta; riempii allora un bicchiere di vino, in cui intinsi le labbra, offrendoglielo a bere, dicendogli qualche parola in serblico. Mi parve che si rasserenasse, ed accondiscese, dicendo anzi che era venuto a levare la sua cavalcatura, e che era pronto alla partenza. Si convenne che il primo arrivato attendesse 1' altro al tale luogo e lo indicò alla mia guida; e così fu, movendo poi tutt' insieme. V' erano delle giovinette, pulite, anzi un po' attillate, non con quelle cianfrusaglie che fanno sembrare le morlacche quasi fossero mascherate, ma con quelle che sono di moda europea, specie di transizione fra uno stato e l'altro, senza che fosse nè 1' uno nò 1' altro, senza che cessasse di essere 1' uno e l'altro ; v' erano dei giovanotti e degli uomini, ma non vi potei dare minuta attenzione per la rapidità con cui fu disposto il convoglio e messo in marcia. Precedevano le donne, venivano dopo qualche distanza gli uomini, e dopo altra distanza veniva la mia nuova conoscenza ed io, gli unici a cavallo, poi qualche cane, uno dei quali stava col muso tanto presso alle zampe del cavallo del mio compagno (probabilmente suo padrone), da maravigliare come non ricevesse qualche colpo. Il mio compagno si collocò alla mia diritta, ma non penso che avesse ciò per lui qualche significato. Con mia sorpresa, la guida che pensava dovesse stare con me, s' era collocata fra gli uomini, nè io feci moto, pensando che così fosse richiesto dall' etichetta. La comitiva procedeva con estrema sollecitudine, ed usciti che fummo dal coltivato e presa la via tra boschetti cedui, bello assai era quel vederli correre a serpentina, ora sciolti, ora uniti secondo che gli arbusti o i viottoli permettevano, senza mai perdere la distanza fra i tre corpi della spedizione. Io ed il mio compagno eravamo taciturni; credo che ognuno di noi si occupasse ad indovinare chi potesse essere l'altro. La cavalcatura del mio compagno era piccola, irsuta, di pelo nero, ma piena di brio, per tutta briglia e morso aveva un pezzo di corda allacciato al labbro inferiore, non portava sella, ma un sacco largo riempiuto di paglia assicurato con una corda. Il cavaliere che era alto della persona, vi sedeva con certa naturalezza e dignità che mi piaceva, teneva le gambe abbandonate e penzoloni, quasi fossero morte. Era bene formato della persona, bella testa che per nulla accennava il tipo slavo, maschie fattezze e rilevate, bellissima guardatura e penetrante: la polizia del corpo era curata bene per la testa, abbastanza pel rimanente. Portava un berretto da morlacco ma più alto alquanto dei soliti; aveva scarpe bene unte, non opanche ; calze di filo non bene vreche; i calzoni bianchi non erano allacciati con cordone traversale, ma fermate a bottoni, non iscen-devano fino al malleolo, ed all' estremità erano un poco aperte; erano calzoni che dalla forma morlacca, piegavano alquanto alla forma moderna, per divenire calzoni corti senza fibbie; aveva giustacuore, chiuso, e sopra un giubbone solito. La conciatura della testa era corta, e non aveva mostacchi. Accenno queste particolarità perchè erano modificazioni nel vestire dei morlacchi che non aveva veduto altrove. Entrati che fummo in un po' di largo: — La giornata è calda, mi disse, il sole vi offenderà. — Al che gli risposi, che vi era abituato e non ne faceva caso. Dopo qualche tempo rinnovò le stesse parole, aggiungendo che avrei potuto averne conseguenze. E replicatogli che non aveva modo di porvi riparo anche volendolo, lo vidi scendere da cavallo, entrare nel vicino boschetto e poco stante uscirne con due rami assai fronzuti, dei quali formò due ombrelli, per me nuovissimi. Con buona grazia me ne diè uno. Avrei riso di gusto, ma noi comportava la buona volontà di quell' uomo, e quantunque mi paresse una scena alla Robinson Crusoe, provai che queli' ombrello naturale prestava migliori effetti che non gli artifiziali, sempre però detraendo il divertimento di tenere in mano e sulle spalle quel troncone. Appiccato così il colloquio dovetti ammirare in lui la creanza naturale non vinta da male abitudini, non solo s'astenne dalle inevitabili inchieste, e chi fossi, e da dove, e dove andassi, e che affari mi portassero in quelle parti; e che nuove corressero nel mondo politico e quai consigli gli avessi a dare, ma nemmeno indirettamente toccò questi punti; e trovai assai buon senso in quei discorsi che cangiò meco. Mancava un' ora al tramonto, quando giunto dinanzi a casa rustica, fe' il mio compagno avvicinare a sè un uomo che stava lì guardando chi passa, e dettegli alcune parole che io non intesi, m'invitò a scendere da cavallo, assicurando che sarebbe in buone mani, e difatti lo vidi condurre direi quasi con riguardo, in una stalla; quanto al suo, appena sceso gli diè un grido e corse quella bestia sull' erba ivi prossima. Rimasto qualche momento solo (chè tutto il rimanente della comitiva aveva proseguito il cammino) non sapeva che pensare di questa fermata, quando capitarono due ragazzone con due pesci, una graticola, dell' olio, e tratte le bragie da una vicina fornace da calce, si posero ad arrostirli; un giovane maturo si pose ad imbandire una tavola di pietra che stava lì prossima; usandomi quegli atti più gentili che sapeva. M' accorsi eh' era militare, e glielo dissi, di che fe' grande sorpresa, ma lo tranquillai dicendogli che me ne era accorto dal comporre i piedi e le mani e la figura mentre parlava a persone che egli riteneva di riguardo; mentre gli altri avanzano un piede quasi volessero dare addosso, e van grattandosi in testa quasi volessero lasciare testimonianza del loro avvicinamento. Ci raggiunse il mio compagno, e ci posimo a mangiare con buona volontà. — Sapeva che oggi la vostra tavola fu alquanto scarsa, ma. prima di giungere a questa casa di miei amici non poteva offrirvi cosa alcuna. — Vi ringrazio, gli dissi, ma non facciamo complimenti; questa tovaglia è troppo nuova, ed i bicchieri non vogliono starci in piedi; già la tovaglia non la mangiamo, mettiamola a ]?arte. Voi mangiate colle dita ed io farò altrettanto ; questa forchetta mi è d'imbarazzo (non voleva dir altro). Mangiammo allegramente quei pesci che seppi essere di acqua dolce, bevemmo, e ci riposimo in cammino. Dopo breve tratto giunsimo ad una vallata profonda certamente le 180 tese austriache, strettissima in fondo alla quale scorreva un fiume. Era quello stesso fiume che aveva valicato la mattina alcune miglia più sopra ma in sito aperto. Finallora avevamo camminato per un altipiano, e dovevamo transitare sopra altro altipiano. Mi pareva impossibile la discesa, il mio compagno mi consigliò di smontare, disse che farebbe lo stesso per muovere le membra, e diede i cavalli ad un uomo che ivi ci attendeva. Scendemmo lentamente badando di non sdrucciolare, ma qual fu la mia sorpresa, nel vedere quell' uomo salire cui cavallo del mio compagno e scendere come si trattasse di strada rotabile. Non comprendeva come si valicherebbe il fiume, non vedeva ponti, non vedeva barche, e sebbene il fiume fosse per larghezza piuttosto canale che altro, non aveva intenzione di guazzare; però il mio compagno mi assicurò che avremmo passato se non comodamente, almeno sicuramente. Mi condusse ad un macchione di salici, due di questi 1' uno piantato alla riva diritta 1' altro alla sinistra, erano cresciuti orizzontalmente l'uno contro l'altro, forzati dall' arte, i rami facevano da parapetto, e su questi due tronchi, non senza difficoltà passammo felicemente. La salita sull' altra costiera fu più facile, non già perchè fosse meno ripida ma perchè il salire fa minore ribrezzo che lo scendere anche se il pendio del monte è forte; giunti sull'altipiano era chiaro abbastanza per discernere in lontananza il mare Adriatico, non abbastanza per riconoscere i vari punti assai lontani della spiag- gia. Dopo breve tratto giunsimo ad una casa rustica, ed alle festevoli accoglienze che facevano al mio compagno, facilmente riconobbi che fosse la sua dimora. Era casa abbastanza ampia con piano terreno e superiore, e scala esterna che metteva al solare coperto pel quale si entrava nelle stanze. Il nostro arrivo portò del disappunto perchè vidi un muovere di donne che sbarazzavano in fretta il solaro da cose che risuonavano come sacchi di foglie; e supposi che portassero altrove sacchi sui quali doveva qualcuno dormire la notte. Fu impossibile di sottrarmi alle insistenti cortesie del mio compagno, e non credetti poter ricusarmi dallo scendere e dall' entrare in sua casa. Dovetti prendere posto sul solaro, ove eransi recate due sedie ed una tavola, e cibarmi e bevere con lui; mi sovvengo di un'enorme pia-dhui di salata recata pel primo, e che veramente fu saporita e graditissima. Ma con ciò le cortesie non finirono, voleva che passassi la notte presso di lui, metteva a mia disposizione quanto aveva, voleva mandar avvertire ove mi attendevano, che non sarei capitato quella notte, dava ordini per ammazzare poh; e non voleva udire scuse di sorte, per modo che sinceramente mostrava dispiacergli il mio rifiuto; fu interposta la mia guida; ma io aveva promesso di ritornare in quella notte al luogo da cui m' era partito e mal mio grado dovetti staccarmi da lui alle 11 di sera; con mal mio grado, dacché se io fui schiavo della parola data di ritornare, non ritrovai fedeli i miei albergatori a quella data di attendermi. Famiglie nobili dell' Istria austriaca nel secolo passato. Nell'anno 1728 l'imperatore Carlo VI visitava personalmente la Ducea del Carnio, la contea di Gorizia, la città di Trieste, ed in ognuna di queste tre provincie-stati riceveva 1' omaggio dalle fedeli corporazioni che rappresentavano la provincia. L'Istria d'allora, egualmente che il Carso e la Pinka si consideravano paesi aggregati al Carnio, ed insieme a questo fecero quegli atti che erano di debito. Da relazione credibile uscita allora per le stampe, e come pare ad ordine di quegli stati provinciali, vediamo quali persone istriane (per carica o per possesso di terre) prendessero sede nella dieta. Braccio dei prelati Il vescovo di Pedena. Il vescovo di Trieste (da altre notizie). (Nessun altro dignitario preposito od abbate che fosse). braccio dei cavalieri e nobili I principi di Auersberg (signori di Bellai) I conti Barbo (già signori di Wachsensein) I conti Petazzi (signori di San Servolo, baroni di Castel-nuovo) I marchesi de Prie, conti di Pisino I baroni d'Argento de Bonomo de Brigido (*) de Fin de Leo de Marezzi de Mosconi de Rampelli I signori de Lazzarini (oggidì baroni) de Marotti de Rapicio de Tranquilli Braccio delle città (Nessuna) E questi erano della nobiltà provinciale. La nobiltà patrizia nella città di Trieste unica che nell' Istria Austriaca avesse consiglio nobile, componevasi da 160 individui tratti dalle seguenti famiglie : Alberi dell' Argento (baroni) * Bajardi Blagusich Bonomo (nobili) Bottoni (nobili) Brigido (baroni) Budigna (nobili) Burlo (nobili) Calò (nobili) Camnich Capuano (nobili) Cechini Cergna Ceroni (nobili) Civrani Conti Dolcetti Donadoni Fini (baroni) Francol Francolsberg (cavalieri) Garzarolli (nobili) Giuliani (cavalieri) Jurco Kupfershein (cavalieri) Leo (baroni) Marenzi (baroni) Montanelli Miller Paduino Petazzi (conti) Piccardi (nobili) Porta (nobili) Prandi (nobili) Saurer (nobili) Sini (nobili) Snel Torondolo Urbani Ustia (nobili) Vidali Wassermann (nobili) Famiglie, i di cui individui vennero ascrìtti al Consiglio nobile di Capodistria dall'anno 1431 fino al 1770. ♦ (Quelle scritte a carattere maiuscolo sono dei secoli antecedenti, quelle a corsivo di aggregazione recente, quelle segnate con asterisco sono tuttora esistenti.) (*) poi Conti. ADALPERO Agresta Alberti Albanese Almerigogna * ALMERIGOTTI Apollonio AZZO Baisino Balagante Baldano Baldeno Bnrbabianca Barbo BASEGGIO Beaziano BELGRAMONI * del Bello BEMBO Bernardo Bonaccorsi Bonzanino Bonz.io * Borisi * Brati Bruni Brutti Cane * Carli Chiusa Contarini (Gent. Venez.) della Corte Costa Daino * Divo Elio FACINA Fedola da Firenze Fini Flabiano Gavardo Germani Geroldo GIOVANNI Giustiniani (Gent. Venez.) * Gravisi Grillo * Grisoni Guizardo Ingaldeo Landò Languschi Lepere Loredan (Gent. Venez.) Luciato * LUGNANI Malcoberto Malgranelli * Manzini Manzioli * Martissa Mazuchi Mocenigo (Gent. Venez.) Musela Miani (Gent. Venez.) Minio (Gent. Venez.) Nedelo Navilia Oliva Orsi * Otacio Ottonello Pedrusio Pellegrini * Petronio Plato Pola * Polesini Ravenna RICORDO Rimizio * Rino da Riva (Gent. Venez.) Roma Rovedo Ruffini SABINI Salo Scatino Scribano de Senis del Seno Sereni Spatari Spelati Tarello TARSIA Testa Tresoldo Vanto Vecelli * Vergerio * Verzi Vida * Vittori Zarotti ♦ I . . V K ' ' mase a c'e'° C0^a 'e8,£enc'a seguente nella quale figura inscrizione presso ivaonsina. persona di famiglia non più veduta su pietre in queste nostre parli. Alla spiaggia di mare che corrisponde sotto il vil- ^. p^ML laggio di Nabrisina veggonsi le traccie di porto artifi- ziale oggidì interrito, e si rinvengono spesso selciati a ' ' mosaico, tubi di piombo, monete, pietre lavorate, e co- ARTIMIO me viene detto, anche scritte. Tra queste una sola ri- llllllllllllllllìl Osservazioni meteorologiche fatte in Parenzo all'altezza di 15 piedi austriaci sopra il livello del mare. Stese di Ottobre 1S4 3. Giorno dell' osservazione Ora dell' osser- Termometro R Barometro Anemoscopio Stato del Cielo ■ i- a o 1 = (3 x 5 u « .2 O © s Ora dell'osser- Termo-! metro R Barometro Anemoscopio Stato del Cielo vazione Gra. Decimi Col- liei Linee | De-| cimi 5=3 f -c vazione Gra Decimi Pollici (Li-1 nee Decimi 1 7 a. m. 2 p. m. 10 „ fio +13 |11 4 1 0 127 27 1 27 1(1 10 9 7 0 8 Levante Maestro Calma Nuvolo Poche gocce Nuvoloso 17 7 a. m. 2 p. m. 10 „ 1+11 1+14 +12 8 3 0 28 28 28 i i i 4 4 4 G. Levante Tramontana G. Levante Nuvoloso detto detto 2 7 a. m. 2 p. ni. 10 „ fll |13 fll 0 7 5 27 27 27 8 8 9 2 8 4 Greco Maestro Levante Sole e Nuvolo detto Sereno 18 7 a. m. 2 p. m. 10 „ + 13 |14 |14 3 0 28 28 28 i i i 4 4 4 G. Levante detto Calma Nuvoloso detto detto 3 7 a. m. 2 p. m. 10 „ | 8 +13 +11 8 0 « 27 27 27 11 11 11 0 8 8 G. Levante M. Tramont. G. Levante Sereno detto detto 19 7 a. m. 2 p. m. 10 „ +11 |16 |14 0 7 5 28 28 28 0 0 0 8 0 0 Scirocco detto detto Nuvolo detto detto 4 7 a. m. 2 p. m. 10 „ iio + 15 +12 0 0 0 28 28 28 0 0 0 5 5 5 G. Levante Ostro Levante Sereno detto detto 20 7 a. m. 2 p. m. 10 „ +11 +15 |14 2 0 3 28 28 28 0 0 0 0 I 0 1 o S Scirocco detto detto Nuv olo detto Pioggia 5 7 a. m. 2 p. m. 10 „ |13 +15 +13 5 0 8 28 27 27 0 11 11 0 8 0 Scirocco detto detto Nuvolo detto Poche gocce 21 7 a. m. 2 p. m. 10 „ +13 +15 |14 9 0 0 28 28 28 0 0 0 0 0 0 Scirocco detto detto Nuvolo Pioggia detta G 7 a. ra. 2 p. ni. 10 „ |13 |15 +13 2 0 2 27 27 27 10 10 10 0 0 0 Tramontana Levante detto Sole e Nuvolo detto detto 22 J 7 a. m. 2 p. m. 10 „ +13 + 15 +12 0 1 0 28 28 28 0 0 0 0 0 2 s G. Levante Tramontana Greco Poche gocce detto Nuvoloso 7 7 a. m. 2 p. m. 10 „ |12 +15 + 13 8 0 1 27 27 27 10 10 10 0 8 8 Levante Calma L. Scirocco Semisereno detto Nuvolo 23 j 7 a. m. I|| 9 2 p. m. 1112 10 „ Hi 9 0 I 6 0 1 28 28 28 0 0 0 2 ! 4 Greco M. Tramont. G. Levante Sereno detto detto 8 7 a. m. 2 p. m. 10 „ +13 |14 +12 6 1 8 o 27 27 27 10 10 10 9 I 0 0 1 Scirocco detto detto Pioggia detta detta 24 7 a. m. 2 p. m. 10 „ | 8 + 10 | 9 5 2 3 28 28 28 0 0 0 4 4 0 G. Levante Maestro Levante Sereno Semisereno Nuvoloso 9 7 a. in. 2 p. m. 10 „ +12 +15 |I0 0 0 0 27 27 27 10 11 11 8 0 0 Calma P. Maestro Levante Sereno Eclisse Sereno detto 25 7 a. m. 2 p. m. 10 „ + 9 |10 |10 4 5 0 27 27 27 8 9 9 8 1 1 Tramontana Greco G. Levante Burrasca con piog»., lampi e trioni Nuvolo detto 10 7 a. ni. 2 p. m. 10 „ |11 |14 |11 0 6 8 27 27 28 11 11 0 6 8 0 Levante Maestro Levante Sereno detto detto 26 7 a. m. 2 p. m. 10 „ + 1 +10 + 9 : 0 27 27 27 9 10 10 1 1 6 Greco detto Calma | Nuvoloso detto detto 11 7 a. m. 2 p. m. 10 „ |10 +U +11 8 5 5 28 28 28 0 0 0 0 0 4 Levante Maestro Levante Sereno detto detto 27 7 a. m. 2 p. m. 10 „ + » +11 6 0 8 27 27 27 10 10 10 6 6 4 Tramontana M. Tramont. Calma Semisereno Nuvolo detto 12 7 a. m. 2 p. in. 10 „' |10 +13 +10 0 5 4 28 28 28 0 0 0 4 4 4 G. Levante Maestro Levante Sereno detto detto 28 7 a. m. 2 p. m. 10 „ |10 +11 |10 8 7 8 27 27 27 10 10 10 3 8 8 G. Levante Greco G. Levante Nuvolo Nuvoloso detto 13 7 a. ni. 2 p. m. 10 „ ilo +13 +12 0 0 0 28 20 27 0 0 11 0 0 8 Levante Maestro Calma Sereno detto Nuvoloso 29 7 a. m. 2 p. m. 10 „ |10 + 12 |10 7 2 8 27 27 28 11 11 1 8 8 0 Calma Tramontana G. Levante Sereno detto detto 14 7 a. ni. 2 p. m. 10 „ + 11 +13 +10 2 1 8 27 27 27 10 10 10 8 5 5 Levante Calma Levante Nuvoloso detto detto 30 7 a. m. 2 p. m. 10 „ i 9 +12 | 8 2 0 6 28 28 28 1 1 1 2 3 6 G. Levante Ponente G. Levante Sereno detto detto 15 7 a. m. 2 p. in. 10 * |12 +U +13 0 1 0 27 27 27 10 11 11 5 2 2 Levante Maestro Levante Semisereno detto detto 31 7 a. m. 2 p. m. 10 „ i 8 |10 | 8 0 1 0 28 28 28 2 2 2 0 0 0 G. Levante Maestro Greco 1 Sereno detto detto 16 7 a. m. 2 p. m. io „ + 12 |14 +12 8 7 1 28 28 28 0 0 1 0 0 0 Calma Ponente | G, Levante Nuvoloso detto detto Gio Andrea Zuliani.