ANNO IV. Capodistria, 16 deccmbrc 1870. N. 24. LA PRQYIN Esce il 1 <*i it f6 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadri-Destre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Kedazione. GIORMLE DEGLI INTERESSI CITILI, ECONOMICI ED JIIIINISTEATUI DELL'ISTRIA. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti anticipati. — Un numero separato soldi 18. AVVISO. Preghiamo quelli fra i nostri signori as-ociati, che, per avventura non avessero an-■ora pagalo il prezzo di abbonamento, a urlo prontamente a mano dei nostri gentili ricaricati alla riscossione, oppure direttamente alla redazione del giornale, onde questa non sia obbligata di sospender loro la spedizione. IT Municipio di Pirano inviava alla città di Trento, la cospicua somma di cento fiorini, pegl' infelici danneggiati dall' incendio. 1 I nostri lettori vedranno dall' aggiunta, che sarà posta al titolo di questo giornale nel prossimo suo numero, eh' esso diventa 1' organo ufficiale della società agraria istriana. La Redazione è ben lieta di tal fatto; perchè cotesta società rappresenta veramente tutto il movimento civile della nostra provincia, composta com'è degli uomini più intelligenti, più operosi, più fervidi nell'amore della patria. È dunque un grande onore quello che toccò in sorte al nostro giornale, e quanti vi cooperano a compilarlo ne vanno superbi. D'altra parte gli sludi, a cui parficolar-mente si applica la parte agraria, riguardano uno degli argomenti di maggiore importanza, di cui si propose anche il nostro programma di aver cura, e che formò pure il tema di parecchi nostri articoli. Anche efi ciò si compiace la Redazione, perchè di tal modo essa non ha da rimutare nulla nell' indirizzo, nello spirilo, negli officii di questo periodico. Se in fine .si consideri, che di tal modo è pienamente assicurata l'esistenza ad una pubblicazione, eh' è opportuno, sott' ogni riguardo continui a raccogliere le idee, gli affetti, le speranze, che ci animano, l'annuncio, che ora facciamo, tornerà certo doppiamente gradilo ai nostri comprovinciali. Nè i gentili nostri associati si vedranno defraudati di quanto abbiamo loro promesso, che, anzi, abbondando gli scritti ufficiali della società, aggiungeremo altre pagine a quelle d' obbligo del nostro giornale, senza che perciò venga alterato il prezzo d' abbonamento, Certi, per tanto, del loro favore, noi ne pigliamo animo a proseguire alacremente l'opera nostra, la quale per quanto modesta, ha il pregio degli onesti intendimenti e della fede patriottica, nè torna intieramente infruttuosa. La Redazione TERZO CONGRESSO GENERALE DELLA SOCIETÀ AGRARIA ISTRIANA. Quest' anno toccò alla nostra città l'onore di ospitare i membri della Società agraria, che convennero a congresso generale il 29 del passato mese. I tempi rotti di questa stagione trattennero molti alle case loro, però quasi ognuna delle città istriane e delle maggiori borgate aveva qui il suo rappresentante, di modo che' si può asserire che tutti gì' Istriani erano uniti per trattare dei loro più vitali interessi materiali e stringersi più ancora nel-l'associazione, per raffermare i propositi onde trovarsi pronti e forti contro le avversità, che sempre ci minacciano, e resistere intanto dinnanzi agli sconforti ed alle insidiose promesse con la fede in tiri avvenire che, anche tardo, noù può mancare. Ripetere ancora, dilungarci sul!' opportunità, sugli innumerevoli vantaggi del trovarsi uniti in tali occasioni, pare a noi inutile oggi, che vediamo come da tutti venga compresa questa idea, stretto il vincolo di fratellanza, e come sieno fatti i primi passi sulla via dei più serj intraprendimenti. Perciò noi non accenneremo che alle più importanti decisioni prese nel Congresso, proponendoci di riparlarne con maggior diffusione quando ne avremo letta la relazione, che sarà stampata nell'annuario della Società, di prossima pubblicazione. Così speriamo, che le varie e più vitali questioni, cui accenna il resoconto della presidenza, letto nel congresso, saranno trattate dai nostri gentili collaboratori. La solenne inaugurazione ebbe luogo il giorno 29 nella sala del patrio ginnasio, dove molti dei presenti avranno trovato un ricordo caro della loro giovinezza. Rappresentavano il governo presso la Società riunita, il dirigente la luogotenenza consigliere aulico cav. Fidler, il commissario gov. capitano distrettuale L. Kodcrmatz, il segretario di luogotenenza cav. Mayersbach ; la provincia, il vice presidente della Dieta D.r Amoroso ; la Camera di commercio istriana,'le Società agrarie di Trieste, Gorizia, Lubiana e della Stiria avevano pure i loro rappresentanti. Il presidente barone Giampaolo Polesini apriva la seduta con breve discorso : lamentava la poca attività dimostrata dai Comizi, e diceva che la presidenza non voleva nè poteva farsi l'erede responsabile del falso sistema per cui una volta il governo credeva di poter far tutto per tutti. Eccitava al lavoro, e terminava con un elogio, diciamolo pure, meritato, e per ciò assai gradito, ai campagnoli del nostro circondario. Lesse quindi un assennato discorso, il sig. cav. Fidler, ed a nome della Camera di commercio salutava il congresso, il D.r Campitelli, socio benemerito della Società. Il sig. D.r Vicentini portando i saluti della Società sorella triestina, specialmente da quella incaricato, colse l'occasione per sollecitare gli a-gricoltori istriani a concorrere all' esposizione agraria, che avrà luogo a Trieste l'autunno venturo. Lesse quindi il segretario,, l'egregio D.r Piccoli, una dettagliata e forbita relazione della operosità sociale durante l'anno. Nessuno vi trovò nulla a ridire, anzi venne applaudita. E davvero è ragione di confortarci, avvegnaché eia certo cbe si va aprendo la via alla soluzione dei più serj problemi, dalla quale l'Istria attende il suo miglioramento economico. Crediamo utile ripetere qui un lagno espresso dal sig. segretario. S'aspettava, disse, la presidenza nello studio della diffìcile questione del miglioramento delle razze bovine, d'essere aiutata dal richiesto consiglio dei comizi: sperava di giovarsi, onde procedere con maggior sicurezza, della critica o-nesta della stampa. Tacque la maggior parte dei comizi ; nè la stampa se ne occupò. Mettiamo in e-videnza questo fatto, perchè serva di eccitamento ai comizi e a tutti quelli che s'interessano degli affari della Società, e li persuada ad acquistare-1" abitudine della pubblicità per mezzo della stampa onde esporre le proprie idee e dare consigli, mentre è nota la facilità del discorrere nei caffè e nelle privatissime riunioni su di ogni argomento, mentre spesso le migliori idee restano chiuse in una lettera dell' amico all' amico. Fu approvata la proposta della presidenza di regolare i conti sociali secondo l'anno solare. Furono approvati i resoconti consuntivi 1869-70, e preventivo 71. Sulla questione della gazzetta agraria venne accolta una mozione del sig. Pietro D.r Madonizza, per la quale il periodico " la Provincia » diverrà l'organo ufficiale della Società. Su questo argomento come su altri, avremmo desiderato maff°'iore larghezza di discussione, dalla o O O 7 # 1 quale le questioni restano sempre meglio determi-, nate, per cui ognuno se ne forma un più giusto concetto. Non si poterono discutere le proposte di modificazione dello statuto per mancanza di numero legala 'Si venne alla nomina del presidente, e per 1 acclamazione l'eletto fu il presidente di prima, il barone Giampaolo Polesini, al quale ancora avanti che fosse formata la Società, ed ora più, la provincia deve molta parte del suo progresso agrario. La sua dottrina, le simpatie, che ha saputo ispirare dovun-"' que, lo fanno il preside naturale della Società. A vicepresidente risultò eletto il D.r Andrea Milossa di Rovigno; a direttori i signori Antoipo Cecon, Antonio Covaz e Battista Volpi. A membri del comitato : Bembo Tommaso da Valle - Biscontini Eugenio da Pedena - Bigatto Antonio da Pinguente - Campitelli D.r Matteo da Rovigno - Corva Spinotti Nicolò da Grisignana - Da-nelon D.r Ottaviano da Parenzo - Del Bello Nicolò da Capodistria - Faehinetti Giacomo da Visinada -Lazzarini bar. Giacomo da Albona - Mrach D.r Egidio da Pisino - Petris de Gerardo da Cherso - Rismon-! do cav. Matteo da Rovigno - Rizzi Nicolò da Pola -Scampicchio de Giovanni da Albona - Sottoeorona Tommaso da Dignano - ATatta Pietro da Pirano, Albona a grandissima maggioranza venne destinata come luogo di riunione del IV. congresso. Gli applausi con cui fu accolto il nome di quella gentile città, dimenticati per poco gli speciali interessi che ne tenevano allora raccolti, manifestavano la gioia, ancora una volta assicurata, di poter far sentire in ogni angelo della provincia, quanto po- tenti, perchè concordi, sieno i caratteri della nostra civiltà, e le nostre aspirazioni. Dirà taluno che siamo, per avventura, poeti, ma noi, in questo amore della patria, che, ne è concesso, anche per virtù nostra, appena da poco e così, pubblicamente manifestare, troviamo la più sicura base del nostro miglioramento civile ed econòmico. Aperto il campo alle mozioni, ne lece una il fiig. Marchesi a nome del Comizio di Dignano perchè sia provocata una legge che protegga le proprietà, dai furti campestri. Appoggiata tosto ed accolta se ne affidava lo studio a tutti i comizi!, essendo che tutta la provincia soffre per tale piaga. Il Dr. Belli a nome del Comizio di Capodistria domandava che fosse provveduto acciocché le strade consortali di campagna sieno regolate, come le comunali ed altre, da una legge amministrativa,. La proposta venne accolta. In fine il Sg. Nicolò Madonizza, pure per incarico del Comizio locale, svolse la mozione per la istituzione di una scuola agraria completa in provincia. Anche questa fu subito accolta. Il segretario annunziava quindi come fosse fallito il concorso per un manuale di agricoltura, e proponeva ed era accettata, la saggia idea della presidenza di fare acquisto, col prezzo destinato al premio che non si potè aggiudicare, di buon numero di copie del manuale di agricoltura dell' illustre Cuppari, da distribuire gratuitamente in provincia. Egualmente non fu possibile prendere definitive decisioni sul concorso pel manuale di veterinaria; venne deciso di ritentare la prova. Furono proclamati i nomi di quelli che ottennero premj per bachicoltura (vedi pag. 640). E finalmente furono accettate alcune proposte della presidenza dirette in ispecialità all' istruzione agraria. Così ebbe termine quello stesso giorno la seduta, ma non con quella il congresso. All' indomani furono fatte le prove delle macchine destinate all' asta, nella campagna del socio sig. Michele Carali. La squisita e generosa accoglienza fatta alla società da questo signore, merita ogni elogio ed ogni ringraziamento. Dalla villa Carali si passava al podere del sig. Giacomo Godiglia cav., dove questo solerte e appassionato coltivatore volle essere guida per i vasti campi e descrivere i vari metodi di coltura da lui messi in pratica con buoni risultati. Tanto la prova della macchine che l'escursioni perle campagne furono improvvisate; senza programma. Quindi senz' ordine riuscirono più una passeggiata per diletto che un mezzo per istruzio-net°In ogni modo giovarono anche così,_ e suggerirono l'idea, che speriamo sarà messa in pratica subito di organizzare di tali escursioni a scopo di studio in occasione di ogni congresso. Saranno, per quanto ci consta, nominati appositi giurì che dovranno presentare una relazione di tutte le osser- vazioni fatte in seguito ad un accurato esame delle campagne destinate alla visita. Di modo che da queste gite si possano ricavare vantaggi pratici e reali. — Ogni anno insomma, non ne restano dubbi, si andrà sviluppando qualche nuova idea da met-re in pratica durante l'anno che viene, ed i congrèssi segneranno così i passi della nostra attività e del nostro progresso. Capodistria 14 decembre 1870. '.7'" ,v -ò^foL mm : -un fjfb'oq ib: "<ìì>vi v tr i. oralin».;iit olKim Alcune osservazioni sulla nuova edizione del poema Istria del Vescovo di Trieste, Andrea Rapido, contenuta negli Atti dell' i. r. Ginnasio di Capodistria 1870. (Continuazione e fine, vedi n. 25.) Nota 34. Quando e come avvenisse il cangiamento del nome di Aemonia o Emonia in quello di Cittanova non è sinora noto; ai tempi dell'Anonimo era già seguito, appellandola egli con traduzione greca Neapolis. Nota 35. Qual nome avesse in antico il fiume Quieto ignorasi, e soltanto dai vecchi nostri corografi, che scambiarono l'Aemonia pannonica (Lubiana) coli'istriana (Cittanuova), fu chiamato Nauportus. Il Nauportum di Tacito e di Yfellejo Patercolo è un comune attorno il fiume di Nauportus - la odierna Lubiana. Il Rapicio, seguendo l'opinione de' suoi tempi, appella egli pure il Quieto Nauportus. E così, dietro gli altri, erroneamente chiamò Rovigno Arupinum, che era città della Japidia, mentre i diplomi del Medio evo tutti lo dicono Rubinum, Ruvinium, Rubignum come giustamente è osservato nella nota 38, e fin l'anonimo di Ravenna lo chiama Rovingo. È curioso che il Rapicio il quale nella prima edizione avea posto i versi in lode del Gra-denigo là dove parla di Buje e Montona, dicendo che presiedette a quei luoghi tre anni, nella seconda li riporta, con varianti, dopo avere discorso di Rovigno. Però fra i Podestà di Rovigno non si trova alcun Gradenigo; senonchè v'è una lacuna pel 1553, e poi dal 1557 al 1560, intervallo in cui forse fu riveduto dal Rapicio il poema. Apparisce bensì nel 1552 Podestà di Capodistria un Domenico Gradenigo. Convien osservare non aversi la serie dei Podestà di Buje e Montona. Nella nota 46 il Favento ritiene che Nesazio fosse poco distante da Pola e precisamente all'Arsa, il cui odierno letto potrebbe essere, dice egli, quello che fu scavato dai Romani nell'assedio di quella città, onde privarla dell' acqua. L'aver detto Plinio, dopo nominata Pola: '< inox oppidukn Ne-xactium, et nunc, finis Italiae fiuvius Arsia, » potrebbe non esprimere che veramente l'Arsia sia stata immediatamente presso Nesazio; il mox si- gnificherebbe subito dopo, ed anche vicino, in quest' ultimo caso sarebbe accettabile l'opinione di Kandler, che la città fosse su quel contrafforte presso Altura, chiamato Gradina, che sporge sulla valle di Badò, per cui, giusta la tradizione scorreva un ruscello proveniente da Memorano, mentre or non v' è che un torrente, avendosi però una eopiosa sorgente allo sbocco della valle, nel porto di Badò. Là si trovano ampie rovine, embrici copiosi ; furono rinvenute iscrizioni romane, un pezzo di frontone di tempio ecc.; il sito si chiama Isazè, che appunto ricorda Nesazio. La bocca del canale marittimo dell' Arsa v' è distante poche miglia, sicché Plinio poteva nominare l'Arsa subito uopo Nesazio, quasi fosse posto al medesimo. Altri, i più, credettero di ravvisare Nesazio a Ca-stelnuovo, e precisamente dove sorge il castello Rachele; Stancovich più in su al Molino Blas presso al Traghetto; ma entrambi i siti sono sul canale marittimo; il primo non ha acqua, dal secondo non può essere stata deviata, perchè sgorga alla spiaggia, oltreché non v' ha condizioni per una città forte, quantunque vi si rinvengano avanzi di muri, pezzi di colonne, e moli antichi. Se, come dice il Pavento, l'odierno letto dell' Arsa fosse lo scavato dai Romani, Nesazio dovrebbe cercarsi sopra Bt.rbana, però sarebbe stata non soltanto assai distante da Pola, ma non vi sarebbe più posto per quella città marittima di Arsi a, che l'anonimo e 1 re Guido pongono tra Albona e Nesazio, e come lo indica lo stesso nome doveva esistere o allo sbocco del fiume Arsa o sul suo canale marittimo. Nota 47. Mi perdoni il Favento, ma non mi pare esatto che il Rapido comprendesse sotto il nome di Arsiadi la Liburnia tutta ed una parte dell' odierno territorio di Fiume. Egli precisamente distingue gli Arsiadi da questa città ; sotto quel nome egli indica la regione di là dell'Arsa, e, a quanto mi pare, non soltanto l'Albonese, ma anche quella che da Fianona s'estende a Fiume, ed era l'antica regione dei Fanati. A' suoi tempi gli scrittori, attenendosi all' antica geografia non le riguardavano più istriane, quantunque formanti parte naturale della penisola, ma liburniche. Yi furono però alcuni che estendevano l'Istria fino al fiume Tarsia (l'odierna Recina o Fiumara) comprendendovi quindi anche Fiume. Il Rapicio, descritti all' ingiro i luoghi marittimi dell' Istria, non salta, come è detto nella nota succitata, di botto a Fiume (Fanum Sancti Viti) ma a Segna, poiché l'ultra del verso 340 si riferisce tanto agli Arsiadi che a Fiume. L'autore volle nella nuova edizione sortire dai confini dell'Istria e dire di Segna e delle città di Sinigaglia e Siena, che le si trovano opposte all' altra sponda dell' Adriatico, evidentemente per descrivere, come fa egregiamente, il Quarnero, che trovasi in questo ambito, e chiude l'Istria ad oriente dopo aver già toccato dei monti della Yena o Carso che chiama lapidici, e dell'Adriatico o Jonio, come lo dicevano gii antichi, che la serrano dagli altri lati. Indi l'autore passa a discorrere dell' I stria interna, e incominciando da Buje e Montona, tocca di Pisino, di Portole, Pinguente e Sdregna. Altri luoghi dell'Istria sembra ehe egli non abbia visitato. Chi sia l'amico Barbo, a cui rammenta gli anni giovanili passati assieme all' Università e nelle possessioni di lui, non si sa, ma questa illustro; famiglia era diramata a Buje, a Montona, e possedeva le Signorie di Bellaj e Pass non solo, ma! anche Cosliaco che i tedeschi dicevano Wachsen-j Stein. Quest' ultimo ramo aveva ottenuto il titolo baronale; la famiglia si trasferì poi nella Carniola, dove continua ad esistere sotto il titolo di Conti ; Barbo di Vaxenstein. Come è osservato nella nota 53 Giorgio Barbo fu capitano di Pisino, e precisamente tra l'anno 1626 e 1644 - non saprei indicarne l'epoca precisa - ma nel 1601 - 1609 apparisce in tale qualità altro Barbo, Bernardino di Wachsenstem e Pasberg ; ai tempi del Rapicio era capitano il conte Paradisi o Paradeiser. Io crederei che il Barbo amico del Rapicio fosse di Buje o di Montona. Vedendo che fra i luoghi interni nomina in primo luogo Buje e poi Montona formando il verso Et Buleae et Monton, gravibus loca facta racemis, con storpiamento del nome di questo secondo luogo, che sempre si disse e scrisse Montona, sin da tempi di Carlo Ma- , gno - mentre poteva dire con un verso migliore: Montona et Buleae ecc., sembrerebbe che avrà voluto farlo per riguardo al luogo natale del suo Barbo. Però i seguenti versi: (399) v Ecquid adhuc memor es patrii quum jugera campi Monstrares? Cultae hic segetes, hic pascua, at illic Arborei foetus veniunt: hic Portula nostris Subjecta est oculis, alibi Picquentia rura: Quid vallem umbrosam, et salientes fontibus undas, Quid referam celsi turrita cacumina montis? » si riferiscono così bene a Montona, che sarei indotto a credere che il Barbo fosse o là nato, o che almeno v' avesse forti possessioni. Da Montona difatti, ma non da Buje si vede e la campagna di Portole, e le terre dei castelli e ville del Pinguen-tino e quelle di Sdregna. Nè potrei persuadermi che il verso: r Quid referam celsi turrita cacumina montis? v si riferisca al Monte Maggiore, che non ha vette turrite, ma bensì a Montona, il cui cocuzzolo, chiamato Castello, chiuso da alta muraglia era tutto guernito di torrette, ancor oggidì visibili, con in mezzo il merlato campanile. Se il Rapicio avesse conosciuto il Monte Maggiore, e le stupende prospettive che s'aprono lassù, non avrebbe mancato di farne una pittura, che sarebbe stato impossibile di scambiare con quella di altri luoghi. Seguendo l'opinione del Biondo, il Rapicio saluta Sdregna come patria di San Girolamo. Io che conosco il luogo, non me ne potei mai persuadere a fronte di quanto ne fu scritto da parecchi dotti, per più ragioni, e principalmente per la geografia. Come mai si può credere che se San Girolamo fos- se stato di Sdregna, non avrebbe espressamente nominato l'Istria quale regione in cui era sito il suo luogo natale, anziché dire : ex oppido Strido-nis, quod a Gothis eversum Dalmaliae quondam Pannoniaeque confinium fuit, - ed, in nostrae ori-ginis regione finium Pimnoniae atque Illyrici? Questo oppidum Stridonis stesso, era stato giusta il primo passo, confine tra Dalmazia e Pannonia, e doveva quindi essere posto in una o l'altra di queste provincie. Ma nè Dalmazia nè Pan-nonia arrivarono mai sino a Sdregna, nè la compresero, perchè questa potesse formar confine tra esse. È ben vero che al secondo passo potrebbe darsi l1 interpretazione, che la regione, a cui apparteneva Stridone, trovavasi fuori della Dalmazia e dèli' Illirico, ma era situata là dove essi si toccavano, sicché formassero con quella regione un trifinio. In tal caso la detta regione era poi stata staccata da quella delle due provincie, cui in origine apparteneva, ed aggregata ad altra vicina. Così forse si spiegherebbero i due passi, in uno dei quali San Girolamo parla dei confini antichi (quondam) della sua patria, nel secondo di quelli de' suoi tempi. Abbiamo da Tommaso Arcidiacono di Spalato, scrittore del XIII. secolo che Stridone era nelle regioni interne del Quarnero, dove una volta la Pannonia confinava colla Dalmazia, ed a' tempi suoi toccavansi la Carinzia (e Carniola) l'Istria e la Dalmazia. (Vedi Porta Orientale an. 1858 pag. 154.) Non posso citare il testo dell'Autore, non possedendolo, però secondo lui Stridone non va cercata a Sdregna, bensì tra la catena del Monte Maggiore e l'Alpi Giulie. E certo che l'Istria ampliata sotto gl'Imperatori Romani s'estendeva sino all'Alpi or dette, dove toccavansi Pannonia e Dalmazia, verosimilmente senza che il nome d'Istria, rimasto limitato alla penisola, come lo mostrerebbe il passo di Plinio : v Istria ut peninsula excurrit, » fosse stato nel comune linguaggio esteso anche alle regioni aggregate alla medesima, abitate da Carni, Japidi e Liburni. Sicché se anche San Girolamo, giusta Tommaso Arcidiacono, fosse nato in quella regione, non si sarebbe dichiarato istriano, perchè il suo luogo natale era fuori dei limiti dell'Istria propria. Gli storici determinino il punto del trifinio indieato_ dall' Arcidiacono Tommaso, ed ove gli Archeologi rinvenissero nel medesimo traccie di un paese antico - ritenuto che l'Arcidiacono abbia espresso quella sentenza in b.ase a sicure notizie, o per tradizioni vive a suoi tempi - la secolare questione potrebbe forse risguardarsi risolta. Ci duole che del gentile poemetto non furono tirate a parte molte copie, per dargli diffusione, ad uso specialmente dei giovani studiosi. Una buona traduzione italiana sarebbe desiderabile. Chiudiamo queste nostre qualsiansi osservazioni, che 1' egregio canonico de Favento non vorrà certamente credere dettate da spirito di con^ traddizìone, o con intendimento dì menomare il suo merito. C. D. F. Pregati, pubblichiamo il seguente articoletto sull' «-gricoltura in relazione alle scuole popolari, ben lieti che. are/omento di sì vitale interesse facciasi più sentito tra noi. Isola, 6 dicembre 1870. (G. E.) Queste poche righe dirette a coloro che sono destinati ad instillare nei cuori dei fanciulli, l'amore all' agricoltura, vorrei arrivassero all' orecchio anche dei semplice campagnuolo, il quale com' è per lo più, ignaro di notizie scientifiche, potrebbe facilmente dedurne ,la necessità d'imprimerle ne'suoi figli e vieppiù instigarli alla diligente frequentazione degli istituti preposti a tanta pubblica utilità. Per vero dire l'agricoltura e specialmente l'orticoltura in generale fra noi, trovansi piuttosto in istato trascurato, o poco meno ; malgrado la voce autorevole e l'e-sempio di molti ottimi nostri agricoltori, i quali dimostrarono anche coi fatti, quanto profitto se ne possa ricavare dalla terra, certi come sono, che non solo fornisce sicuro e onesto guadagno a chi la coltiva diligentemente, ma ciò che interessa ancora, educa l'uomo alla sobrietà del costume, lo indirizza a mitezza d'animo, lo storna beneficamente dai tumulti corruttori e lo riduco fattore il più positivo del ben' essere generale. Non è perciò detto esagerato che l'agricoltore sempre intento a migliorare le sue terre, sia il migliore amico del progresso. Egli è realmente utile alla patria, egli ■seconda la natura già disposta a spargere i suoi bene-fizii ; aumenta i prodotti del suolo, là fiorire i commerci e dà per conseguenza impulso alla pubblica felicità. Perciò l'arte agraria vorrei che si insegnasse nello scuole popolari con maggior cura del passato e la si petrattasse come una delle primarie materie d'istruzione. In tal caso la teoria dovrebbe andar combinata colla pratica; senza di che lo scopo sarebbe parziale, perchè nell'agricoltura altro è la pratica, altro la osservazione, altro la esperienza. La prima è guidata dall' imitazione, la seconda dàlia ragione, la terza dalla perspicacia, o dall'umano buon volere sempre intento ad indagare i segreti della natura. La terra fu sempre la nutrice del genere umano; è dunque necessario perchè ci nutrisca, che noi la coltiviamo con amore e con cura indefessa. La cultura di questa madre comune devesi considerare come la fortuna di tutti i cittadini. Essa è veramente la sorgente di tutti i beni ; e questa non ha solo per base la rozza esperienza come asseriscono certi agricoltori, ma ha i suoi precetti, le'sue leggi, le sue teorie, e con queste i suoi conforti e i suoi disinganni come tutte le arti del mondo. Però, che i conforti fossero stati moralmente maggiori anche agli uomini dell'antichità, basterà pensare a Virgilio e ad altri sommi, i qu.ili, oltre all'utile materiale che all'uomo intendevano recasse l'agricoltura, pensavano al conforto dell' animo, senza di che arte proficuamente non vive. Le arti positive fanno grandi progressi quando al meccanismo dei pratici si aggiungano i lumi e le teorie degli studiosi, e ne fa fede il secolo nostro. La scienza-sola ne stabilisce i principii, e ne fissa le regole, di cui comunemente se ne ignorano i fondamenti. Da ciò o-gnuno si convincerà che a far progredire fra noi l'agricoltura, occorrono istituti pedagogici con bravi maestri ben fondati sulla esperienza e bene edotti delle teorie. Si sa ciòcche il Soderini diceva: nella chiara prova «iella esperienza, fondasi tutta la scienza dell'agricoltura. Quindi all'esperienza dei volonterosi, ai suggerimenti della scienza derivata dalla esperienza, non alla pratica sola dei mercoiìarii, devesi il progresso dell' agricoltura. Senza il soccorso di queste, ogni teoria è sempre incerta e vacillante. Donde fa mestieri che negli istituti vi si uniscano i relativi o.ti agronomici senza di che le teorie dettate, sfumerebbero al vento o per breve tempo soltanto durerebbero nella tenera mente dei giovanetti. Io credo che con questi mezzi gli istituti pedagogici otterrebbero buoni allievi nell' arte agraria, i quali sortendo dall'istituto sarebbero abbondantemente provveduti di cognizioni in modo da riuscire utili agli agricoltori, sì da persuaderli quando a fare da se stessi, quando a domandare consigli, onde così trasmettere in utilità i precetti appresi da lui o dagli altri, a beneficio comune. Senza dubbio che ogni autorità scolastica dovrebbe concorrere a provvedere sollecitamente i mezzi occorrenti pel bene delle loro istituzioni e così di comune accordo coi maestri, per questo scopo adoprarsi. Giacché, deposto ogni fanatismo di novità, come di inveterata idea, converrà pur concludere coi veri agronomi, che senza una retta istruzione metodica, senza cioè la unione delle sane teorie e di pratiche illuminate, si rende impossibile ottenere rilevante progresso in agricoltura. Ed intatti si inganna colui che con semplici cognizioni teoriche si créde bastantemente istruito. Più vicino allo scopo, si trova il possessore delle cognizioni pratiche. Egli lavora, mentre il teorico congettura e propone. Consideri ognuno attentamente questa verità e penetratovi in essa, prenda amore a quest' arte, dalla quale ricaverà quel vantaggio e diletto che una costante esperienza fa gustare a coloro, che vi attendono con tutto interesse. Pirano, 28 novembre 1870. Quest' oggi ebbe qui luogo la solenne apertura della nuova scuola reale inferióre provinciale. Preceduta la cerimonia dal consueto uffizio divino nella Chiesa collegiata, cui assistettero l'Assessore provinciale D.r Amoroso, quale rappresentante della Giunta provinciale, i membri della Rappresentanza comunale, il personale insegnante,,la scolaresca, e inoltri altri fra i principali cittadini, r intiera comitiva pa- fava dippoi nella sala maggiore, appositamente addobbata, dell'edifizio scolastico, inesso dal Comune di Pirano a disposizione di questa scuola. Quivi il prenominato Assessore aperse la solennità dell' inaugurazione con un appropriato discorso di circostanza, cui succedettero altri discorsi del ff. ai Podestà Co: Carlo Puregoni, del dirigente provv. della scuola, e del Rev.mo Arciprete-parroco, in seguito di che chiusa, diremo, la parte solenne della cerimonia, esso Assessore prendeva minuta ispezione dei locali scolastici, dei gabinetti, della biblioteca civica, che trovasi pure disposta in beli' ordine nello stesso edifizio, informandosi con vivo interesse dei mezzi d'istruzione esistenti, e di quelli che si dovessero prontamente provvedere, affinchè l'istruzione dei giovanetti non ne andasse per mancanza di essi a soffrire. L'incertezza durata sino ai primi dello spirato novembre, se la suddetta scuola andrà, o meno, in attività ancora nel corrente anno, fu necessariamente anche di forfè ostacolo ad una più numerosa iscrizione degli scolari; tuttavia contandosene ad onta di ciò in questo primo anno nei quattro corsi, che ha la scuola, il numero di 40, crediamo di poter trarre da questo fatto il felice pronostico, che la medesima sarà abbastanza namerosamen-' te frequentata dagl'istriani negli anni avvenire, all' af-1 fetto dei quali noi raccomandiamo questo patrio istituto. E tanto più ci arride all' animo questa speranza,» perchè abbiamo il conforto di sapervi affidato l'inse-' gnamento delle prescritte materie, e delle lingue tedesca e francese, come studio libero, ad un valente personale insegnante, e ciò che più monta ancora, eh' è animato del migliore spirito per giustificare coi fatti la fiducia che venne in esso riposta, e procurare alla detta scuola bella fama di sè in provincia, e fuori. — La città di Pirano, e la Delegazione civica appositamente a ciò istituita, come bene disse l'egregio rappresentante della Giunta provinciale, non mancheranno poi per certo di considerarla anch' esse come un sacro deposito, affidato dalla Provincia, alla loro amorevole custodia e di circondarla di tutte quelle migliori cure, che possano accrescerla in estimazione, e farla prosperare. Facciamo quindi caldissimi voti che il novello istituto, iniziato per sapiente e provvida disposizione della nostra Rappresentanza provinciale, possa corrispondere appieno alle comuni aspettative, e come abbiamo buon fondamento di credere, possa essere in breve completato, a spese dello Stato, coli' aggiunta dei mancanti due corsi superiori. Così progredendo sempre più nel! istruzione, si assicurerà anche il risorgimento economico dell'Istria, essendo ormai inseparaTjUe'l'uno oaTHaìfra. E ciò intendano bene gì' istriani, quando sotto quest' ultimo aspetto si lamentano, che le cose non procedono sempre a loro modo. Accogliamo ben volentieri la seguente corrispondenza,, inviataci da un nostro amico di Parenzo, la quale, oltreché molto lusinghiera e benevola verso la nostra città, ci dipinge con isplendidi colori quella lietissima festa provinciale, che fa il terzo Congresso a-grario tenutovi il dì 29 m. d. E qui facciamo eco anche noi al giustissimo voto dimostrato dall'egregio corrispondente, che il IV Congresso, designato l'anno venturo nella città di Albana, si apra non più ne' mesi di novembre odi dicembre, i quali possono osteggiare per la crudezza della stagione il concorso de' soci, ma piuttosto in settembre o alla più lunga nella prima metà di ottobre, tempo in cui la nostra campagna sfoggia ancora tutto il lusso della sua italiana verzura. (Red) Parenzo, 9 dicembre 1870. (+) Reduce da Capodistria, mantengo T impegno fattomi di rammemorare i bei giorni, che v'abbiamo passati nella lieta occasione del III. Congresso Agrario Istriano. . ,. _ . , Lascio al mio egregio amico di Rovigno il compito di riferire sull'attività del Congresso; a me la parte più. facile, ma più geniale, quella ili far noti la cortesia e l'affetto coi quali ci avete ospitati, le grate e dolci impressioni colle quali vi abbiamo lasciati, 10 non ne so d'agraria; so peraltro clie da queste riunioni dei figli di tante e tante città istriane, qualunque ne possa essere il profitto agricolo, sommo ne è il nazionale; l'animo si ritempra a fratellevole concordia, « noi Istriani, divisi da tanto tempo e da tante cause impariamo a conoscerei, a persuaderci una volta che di noi e della nostra terra qualcosa pur si può fare. Abbiamo sì a lungo pianta e sentita piangere la nostra miseria, eli'è tempo di finirla. Togliamo fare da noi; non possiamo nè dobbiamo essere più gli eterni pupilli, bisognosi di perpetuo ajuto e curatela. Fiducia dunque ed unione in noi e fra noi; nelle nostre forze e fra le nostre forze; lavoro e cooperazione generale, costante, intelligente, e vedremo bene se gli effetti corrisponderanno alla libera e civile nostra operosità. Ed io godo nel riscontrare un vero progresso nell'Istria tutta; lo spirito dei nuovi tempi e la luce della scienza si fanno strada tra l'apatia e l'ignoranza; ond' io nutro fede in un prossimo miglior avvenire. Capodistria sorretta dalla fortunata vicinanza d'un grande emporio commerciale vi precede arditamente; numerose e ben ordinate corse eli piccoli piroscafi la resero quasi un sobborgo di Trieste, per cui trova in esso senza fatica e con piccolissima spesa di trasporto, spaccio sicuro ad ogni suo prodotto. Da ciò lo slancio grandissirao dato alla produzione agricola ed orticola in ispecie ; da ciò l'attività singola e sociale raddoppiata; e le sue campagne divenute orti e giardini; e l'istituzione di libere e benefiche associazioni, e il miglioramento materiale della città, che conforta l'animo di chi la rivede dopo diversi anni d'assenza. E Capodistria fu gentile, decorosa ed ospitale coi fratelli Istriani; li accolse amichevolmente nelle case dei migliori suoi concittadini, e l'ordine più perfetto "v enne serbato per cura dci eolorto Municipio e dei molti che operosi lo coadiuvarono. Fu peccato che la stagione avanzata impedisse un più numeroso concorso di soci, ed il freddo repentino disturbasse crudamente la festa; onde facciamo voti che il prossimo Congresso, che avrà luogo in Albona, sia tenuto almeno ai primi di settembre. 11 Congresso venne inaugurato a 10 ore ant. del 29 p. d. nell'ampia sala del Ginnasio; sopra ai banchi ben disposti della Presidenza e delle Rappresentanze governative, provinciali ed agrarie, stavano appesi gli stemmi di sedici città istriane, aventi nel centro quello della provincia. Non dirò dei discorsi pronunciati dal benemerito Presidente Barone Giampaolo Marchese de Polesini, e dal consigliere aulico nob. de Fidler, nè delle materie pertrattate ; non è questo il mio compito ; ma dirò bensì del lieto banchetto all' albergo delle Due Spade, ove in numero di 120 persone si raccolsero e forastieri e Ca-podistriani, mentre sulla piazza suonava scelti pezzi la civica banda musicale. Caldo ed affettuoso fu il brindisi portato dal dottor Cristoforo nob. de Belli podestà di Capodistria al principio d'associazione, alla Società Agraria Istriana, ed aft'onorevole suo Presidente. Yi rispose cordialmente il Polesini propinando alla gentile Capodistria ed al Podestà suo, e quindi al signor consigliere aulico nob. de Fidler. I tre brindisi, ed altri che vi successero, furono accolti con festa, e porsero occasione ad una vera ovazione dei Capedistriani al loro Podestà, per la quale non so se debba consolarmi più con lui o con loro; con lui per l'affetto ond'è rimeritato dai suoi concittadini, con loro per la fortuna d'aver a capo del Comune un uomo fornito di belle doti di mente e di cuore. Passo alla conversazione e concerto musicale dato alla sera nella sala della Loggia, Bella in verità la sala; ma più belle le eleganti e giovani signore, che in buon numero accorsero a far lieta la serata. L'orchestra della società filarmonica suonò maestrevolmente tre pezzi: l'uno buona fattura del maestro sig. Czastka, che pure ci diede bel saggio come valente suonatori! di violino in un difficile studio del Beriot. Applaudi-tissime, e con merito, furono la signora Regina Merli Cosciancich di Trieste, ora domiciliata in Capodistria, nella Fantasia sulla Straniera da essa suonata con rara .perizia, la signorina Polissena marchesa de Gravisi di Capodistria nel pezzo del Rigoletto, lasciandoci veramente sorpresi del suo tocco vigoroso, sicuro, appassionato, e la ragazzina signorina Vittoria Berlam pure di Capodistria nelle variazioni sopra la Sonnambula, che porse con disinvoltura e buon metodo. Ciò pel primo giorno ; veniamo al secondo. Il tempo s'era dato bruscamente al freddo e alla bora; desso però non ci spaventò, ed in buon numero tratti dalle molte carrozze, che la cura dei Capodistriani seppe apprestare, ci recammo già prima delle 10 alla progettata gita campestre, e alla prova delle macchine a-grarie, acquistate dalla Società per porle in vendita ira i soci a prezzo di favore. Cedendo anche qui ad altri il campo tecnico ed a-grario, io debbo però far grata menzione della ospitalità generosa dei signori fratelli Carali da Scio, ncciii proprietari della vasta tenuta (era Grisoni) a San Michele, i quali con tanta cordialità e buon gusto ci vollero offerire sì lauto e magnifico déjeuné, e della gentilezza colla quale il cavaliere signor Giacomo Godi-gna di Capodistria ci accolse nel suo podere - modello, che sotto la sua scorta abbiamo visitato in ogni sua parte. Nè fra le belle memorie di quel giorno possono andar dimenticati il discorso tenuto in sala Carali dal signor referente agrario luogotenenziale sulla importanza ed attività agraria in Istria da trent' anni a questa parto, o fra altri brindisi quello dello studente Alvise itismondo in nome anche della gioventù istriana ai soci riuniti, che studiano ed operano affine di migliorarne le sorti. Di ritorno a Capodistria verso le 4 pom., seguì tosto l'asta delle macchine, e quindi pranzo all'Albergo, ove si propinò alla prosperità della provincia, alla u-mone delle città istriane, ed all'abolizione del gretto campanilismo; così si chiusero i due bei giorni del Congresso, dei quali serberemo e noi e voi dolcissima ricordanza. E qui, prima di terminare, perdonate se dò libero sfogo ad un giusto sentimento ai tristezza ; ma io l'ho veduto balenare sulla faccia di molti; ed in fatti come mai in occasione di festa provinciale ed in Capodistria, poteva non sorgere dolorosa la memoria della grave perdita sofferta? Fra noi mancava per la prima volta chi ne era stato sempre l'anima ed il movente; mancava l'illustre Antonio Madonizza. Ma i forti che muojono lasciano ai superstiti il non facile compito d'imitarli, e di continuarne la santa missione; addossiamocene la responsabilità, in tal modo unicamente si onorano! Riportiamo con piacere in traduzione italiana dalla Gazzetta uffiziale di Vienna del 4 corrente il seguente articolo; e se anche non possiamo dirci pienamente intesi coli' elogio contenutovi sull' attività dei Consigli distrettuali e locali in generale, essendoci noto che qualcuno di essi diede sinora appena segno di vita, tuttavia non esitiamo di riconoscere che nel complesso si è fat- to un passo consolante sulla via del miglioramento della istruzione popolare, per cui impegniamo quelli, che prestarono sinora con solerzia la loro opera, a perseverare, raddoppiando di zelo, nella medesima, ed eccitiamo i lenti e gl'indifferenti ad imitarli nell'esempio, poiché soltanto dalla efficace cooperazìone di tut-t i fattori più influenti può derivare il completo riordinamento delle nostre scuole popolari: «La» Triester Zeitung » reca da Parenzo una coi> rispondenza, la quale constata ohe il Consiglio scolastico provinciale istriano è felicemente quasi giunto al termine dell'attuazione delle nuove leggi scolastiche, e principalmente della legge sulla sorveglianza delle scuole; fatto questo alcerto assai consolante, rimpetto alle difficoltà che si manifestarono in tale riguardo in alcune provincie dell'Impero, e specialmente di fronte all'accanita lotta, che tuttora continua nel Tirolo e nel-1' Austria superiore contro le nuove leggi scolastiche. Le Autorità scolastiche distrettuali sono in attività, i Consigli scolastici locali, costituiti quasi ovunque, funzionano regolarmente; fu data mano alla regolazione dei salari dei maestri delle scuole elementari, ed alcuni Comuni, come quelli di Pisino, Albona, Pola 1' hanno spontaneamente prevenuta mediante una corrispondente dotazione delle rispettive scuole. Anche colle Autorità ecclesiastiche superiori il Consiglio scolastico provinciale ha trovato un modus vivendi, dal quale è sperabile il meglio per le scuole. Cogli Ordinariati vescovili di Trieste-Capodistria e di Parenzo regna un pieno accordo, e perfino la tanto delicata quistione degli esercizi religiosi nelle scuole popolari venne in via di ordinanza a comune soddisfazione appianata, e si pretende anzi che il Vescovo di Trieste abbia portato a cognizione della Luogotenenza di Trieste la corrispondenza corsa fra lui ed il Consiglio scolastico provinciale riguardo alla delimitazione della reciproca sfera d'azione in questo argomento, per provarle che, osservando anche strettamente le leggi fondamentali in materia di scuole, non è impossibile un accordo fra la Chiesa e lo Stato, che torni di vantaggio ad entrambi, e precipuamente alle scuole. La Giunta provinciale dell' Istria, continua la corrispondenza, si compone di uomini, che contano fra i più intelligenti ed influenti della Provincia, i quali sono se-liamente convinti della necessità di rialzare l'istruzione, ed offrono il più valido appoggio al Governo noi suoi conati, diretti a migliorare le scuole. E che le nuove leggi segnassero un passo decisivo verso il meglio, la fu cosa sin da principio tanto evidente alla Dieta provinciale, da averla determinata a prestare mano alla loro pronta esecuzione, senza lesinare troppo sulla forma e sulla lettera delle medesime. » SICURTÀ CONTRO LA GRANDINE. r Col titolo Franklin va a costituirsi in questa provincia una società di mutuo soccorso contra i danni della grandine. 11 signor Enrico Brocca, milanese, velluto in Trieste con questo intendimento, pratico di questa istituzione che in Milano fiorisce ed estende i suoi beneficii su tutto il regno d'Italia, dopo diciotto mesi di assidue cure e di viaggi nell'Istria e nel Goriziano, è finalmente riuscito non solo a farne conoscere la necessità alle società agrarie ed a molti possidenti, ma a trovare nomi rispettabilissimi, che compongono il co- mitato promotore. Da chi ha letto lo statuto, lavoro del suddetto signor Enrico Brocca, ci viene assicurato che esso è uno de' migliori che si possano pensare, e che basta per porre al sicuro nel modo più chiaro e l'andamento dell'amministrazione e gl'interessi degli assicuratori. Tutto quanto richiedevasi in fatto di legalità, tutto dal signor Brocca è stato procurato ed attuato. Ora, e statuto e domanda del comitato promotore sono stati innoltrati al governo, e ci auguriamo la pronta approvazione, affinchè veggasi anco fra noi una istituzione, che nel regno d'Italia ha prodotto e produce una gran parte della ricchezza, che viene dall'agricoltura.» (dal Cittadino) Tra gli Atti Ufficiali dell'Osservatore Triestino del 9 dicembre, troviamo un Avviso di Concorso al "posto d'I. R. Aggiunto al Tribunale ci Rovigno, nel quale la sempre onorevole Presiden za avverte che gli aspiranti dovranno comprovare la cognizione delle lìngue (?) del paese. Noi, poveri ingenui, credevamo fino ad oggi, che la lingua del foro istriano fosse unicamente l'italiana; credevamo, che a Rovigno si parlasse l'italiano; credevamo, che la lingua colta dell'Istria fosse l'italiana. Ora l'onorevole Presidenza del Tribunale di Rovigno ci caccia un maledetto dubbio nella testa. Che fossimo ritornati alla torre di Babele ? O che il futuro I. R. Aggiunto co' suoi 800 f.nì di salario, dovess' essere un poliglotta, un Centofknti? .... |In caso consimile la Provincia del 1" gennaio 1869 ebbe già ad avanzare una domanda all' onfiri'VcIe Tresulenza; ma ora il nuovo Avviso di Concorso le dà la risposta chiara e lampant i. Il lettore se l'abbia per notizia a sempiterna gloria della confusione babelica! I nomi dei signori premiati in bachicoltura, che furono proclamati al III. Congresso agrario tenuto in Capodistria, sono i seguenti: Barcellato Giuseppe da Rovigno con f.ni 100. Premuda Yed.a Catterina da Lussinpiccolo con f.ni 15. errata - corrige. Nel numero del 1. deeembre a pag. 626-628, colonna II. e seg. incorsero degli errori tipografici, che ci affrettiamo a rettificare: Dove dice penisula poni peninsula „ „ cenni della vita n cenni sulla vita „ „ qum » quum „ „ per apprendere il » per prendere il no-nome del medesimo » me del medesimo „ «un pendio di Livia » un predio di Livia „ „ nel senso tra Duino » nel seno tra Duino 8oo ■ : M _ 30 •