received: 2004-10-11 UDC 327.2:329.18(450.34:497.1)"1935/1945" review article L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945: L'IDEOLOGIZZAZIONE DELLA MEMORIA Manuela BONA IT-30131 Venezia, Cannaregio 5304 SINTESI Dopo la Grande Guerra, mentre maturavano miti di straordinaria violenza, complessi fenomeni di concentrazione economico-finanziaria produssero le alleanze da cui il fascismo trasse linfa vitale e il fascismo veneziano forza propulsiva per realizzare i progetti di espansione economica verso lo scacchiere balcanico, la "polveriera d'Europa". La "questione adriatica" e il "ricongiungimento della sponda dalmata" avevano rappresentato un argomento prioritario della politica imperialistica italiana. Negli anni Venti, la storiografia veneziana si era impegnata a rielaborare e riscrivere la storia della Serenissima, dominatrice del "Golfo di Venezia" che, tradita a Campoformido, doveva ora essere riscattata con la riconquista dei territori che un tempo le erano appartenuti e la difesa dei loro confini, anche per abbattere l'Austria e tenere la Russia lontana dall'Adriatico. Il risultato di questa operazione storiografica fu l'emergere di un mito forte, utilizzato in funzione strumentale alle esigenze della classe dirigente veneziana che necessitava di vedere legittimato il proprio operato a livello nazionale. Cosa di meglio, allora, del poter utilizzare un istituto di cultura pubblico, gia operativo nella citta lagunare, come portavoce dell'ideologia: "venezianita uguale italianita"? Parole chiave: questione adriatica, fascismo, Golfo di Venezia, mito, memoria VENICE INSTITUTE FOR ADRIATIC STUDIES, 1935-1945: IDEOLOGICAL CONCEPTUALISATION OF MEMORY ABSTRACT After the 'Great War,' in the time of growing myths about extraordinary violence, complex phenomena of economic-financial concentration produced alliances in which fascism found its nutriment and from which Venetian fascism derived its 347 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 propulsive force to carry out projects of economic expansion towards the Balkan zone, the "powder keg of Europe." The "Adriatic issue" and "the rejoining of the Dalmatian shore" had represented a priority topic of Italian imperialistic politics. In the 1920s, Venetian historiography had undertaken the task of revising and rewriting the story of the Most Serene Republic of Venice, ruler of the "Gulf of Venice," which - betrayed at Campoformido - had now to be redeemed by a reconquest and defence of borders of territories that used to belong to it, with the additional aim of disheartening Austria and keeping Russia away from the Adriatic. The result of this historiographic operation was the emergence of a strong myth exploited to the benefit of and by the leading class of Venice, which needed to see its own actions legitimated on national level. What better, then, than the possibility of using a public institute of culture, already operative in the "city of canals," as the voice of the ideology: "being Venetian equals being Italian"? Key words: Adriatic issue, fascism, Gulf of Venice, myth, memory Il mio intervento, che prende in esame l'Istituto di Studi Adriatici (ISA) di Venezia (Bona, 2001/02),1 puo al contempo delineare uno spaccato di quello che puo essere stato il percorso - tra cultura e politica - di parte degli Istituti pubblici italiani durante il ventennio fascista. Esso rappresenta infatti un ottimo esempio di come, al processo di fascistizzazione della cultura e della stampa italiane iniziato negli anni Venti fosse seguito, a partire dal 1933, il sorgere di istituti strumentali sia all'organizzazione di servizi per la propaganda e la penetrazione economica e politica del concetto Imperiale di Roma nell'Adriatico e nella penisola Balcanica, con particolare riguardo all'Albania e alla Dalmazia, che all'ottenimento del consenso delle masse italiane nei confronti della politica estera di espansione imperialistica e coloniale del Regime. 1 Desidero qui ringraziare il dr. Sandro Rabitti, ex Direttore dell'ex Istituto di Biologia del Mare del CNR di Venezia, per avermi a suo tempo autorizzata a consultare ed utilizzare il materiale bibliografico e documentario relativo all'ISA ed il sig. Romano Bellucci, Bibliotecario dell'Istituto, per la generosa e professionale assistenza prestatami. Cfr. anche Paladini, 2002. 348 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 Nell'ottobre del 1945 lo storico Roberto Cessi, che fu uno dei padri fondatori dell'ISA, in una lettera diretta all'allora Presidente del Consiglio dei Ministri,2 scritta allo scopo di risollevare le sorti di un istituto che era stato "custode di una delle piu pure secolari glorie italiane, quella veneziana e adriatica" ricordava che "mentre la Commissione per lo studio del Mediterraneo iniziava la grande Monografía della Laguna Veneta ed il Comitato Talassografico Italiano istituiva una propria sede a Venezia,3 a un gruppo di studiosi parve conveniente che da Venezia, non immemore della secolare funzione adriatica, dovesse essere promosso e dato piu largo impulso allo studio dei problemi adriatici" (AISA, 10). In effetti, nell'agosto del 1932 il progetto del prof. Giovanni Magrini,4 di costi-tuire un istituto (Spada, 1963, 141-142) che si occupasse della raccolta e organiz-zazione di tutto il materiale relativo alle questioni legate all'Adriatico e all'antica dominazione veneziana delle sue sponde per poterne iniziare uno studio sistematico nel campo storico e scientifico, trovo conforto nella decisione del senatore-scultore Pietro Canonica di donare al Comitato Talassografico un complesso di terreno e fabbricati di sua proprieta situati a Venezia in vicinanza dei giardini pubblici e fronteggianti in gran parte il Bacino di S. Marco per farne sede di un Istituto di Studi Adriatici (ISA) ed eventualmente anche per la sistemazione dell'Acquario che il Regio Comitato Talassografico Italiano aveva deliberato di impiantare a Venezia e perché vi fossero compiuti "studi scientifici a scopo di bene per l'umanita e la Patria", come e ricordato in una iscrizione lapidea, voluta e dettata dallo stesso senatore nel 1952, apposta sul fianco sinistro della palazzina che ospita l'Istituto (AISA, 4). L'attivita dell'Istituto, i cui membri si riunirono su base volontaristica, inizio, ufficialmente, nell'aprile del 1933 e seguí le direttive del prof. Magrini sino alla sua morte, avvenuta nella primavera del 1935. 2 Ferruccio Parri fu in carica dal 21 giugno 1945 al 8 dicembre 1945. 3 Archivio di Oceanografia e Limnologia (ARCHO, 1963, 131 e segg.). Il Regio Comitato Talassografico Italiano (RCTI) con sede in Roma fu costituito nel 1909 per iniziativa della Societa Italiana per il Progresso delle Scienze, fondata il 15 settembre 1906 da eminenti studiosi quali Volterra, Luzzatti, Leonardi Cattolica e Magrini ed eretto in ente morale con la legge 13 luglio 1910, n° 442. Ad esso portarono le loro competenze personalita come Battista Grassi, Luigi De Marchi, Raffaelle Issel, Luigi Sanzo e Francesco Vercelli. Con legge 27 giugno 1929 n° 1179 il RCTI fu posto alle dipendenze del Consiglio Nazionale delle Ricerche, pur continuando a mantenere una propria personalita giuridica, e continuó in tale forma sino al 1° gennaio 1940 data nella quale, in virtu della legge 20 novembre 1939 passó a far parte integrante del CNR, cessando di avere personalita giuridica propria. 4 Il prof. Magrini fu direttore dell'Ufficio Idrografico del Magistrato alle Acque, dal 1909 Segretario del suddetto Comitato Talassografico e piu tardi Segretario generale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (carica che avrebbe rivestito sino al 20 maggio 1935). 349 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 Il Consiglio, presieduto dal "Duca del Mare" grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel, era allora composto, oltre che dal suo ideatore prof. Magrini, dal dott. Vincenzo Azzolini Governatore della Banca d'Italia, dal prof. Ricciotti Bratti Diret-tore del Museo Artistico Correr di Venezia, dal prof. Mario Brunetti Direttore della Biblioteca dello stesso Museo, dai professori Roberto Cessi e Vittorio Lazzarini dell'Università di Padova, dal comandante conte Mario Nani Mocenigo Direttore del Museo Storico dell'Arsenale di Venezia, dall'ing. Luigi Marangoni della Direzione dei Restauri e dello Studio del Mosaico - Basilica di San Marco e dal senatore Amedeo Giannini (AISA, 21). Il primo programma di lavoro comprese la formazione di una biblioteca specializzata sull'Adriatico, la raccolta di riproduzioni fotografiche di documenti, carte, mementi, lo studio in collaborazione con l'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti (AIC, 1938)5 delle strade romane, lo studio in sito dei monumenti della sponda orientale adriatica e specialmente dell'Albania, la costituzione di uno sche-dario bibliografico dell'Adriatico e delle sue coste, l'incremento degli studi adriatici mediante concorsi a premio. Questo programma, a causa del troppo breve tempo intercorso tra l'inizio dei lavori e la morte del prof. Magrini, di difficoltà finanziarie, ma anche e, soprattutto, di dubbi emergenti sulla connotazione politica e sulle future prospettive dell'Istituto, fu attuato solo parzialmente. Per quanto riguarda la biblioteca, per ragioni di economía, gli acquisti furono sempre di modesta entità; la raccolta di riproduzioni fotografiche di antiche carte, che proveniva dal CNR, fu dallo stesso Consiglio richiesta in restituzione nella sua integrità, mentre lo studio delle strade romane e la missione in Albania non risulta vennero realizzate, probabilmente per mancanza di fondi. Per lo schedario bibliografico fu invece raccolto un discreto materiale, che inizialmente assunse "un carattere quasi esclusivamente veneziano lagunare" (AISA, 12), poi di continuazione (anche in chiave montenegrina) della bibliografia dalmatica riunita e pubblicata antecedentemente al 1862 dal Valentinelli,6 aderendo in tale modo maggiormente agli scopi dell'Istituto. 5 A proposito delle opere favorite ed aiutate dall' Istituto Veneto di Scienza, Lettere ed Arti, cito quanto riportato a pag. 885 nel volume Accademie e Istituti di Cultura - cenni storici: "[...] Questo Sodalizio (nda: I.V.S.L.A.), mai dimentico dei suoi compiti civili, partecipa con l'opera di alcuni suoi soci e col contributo annuo di lire 3.000 ai primi lavori dell'Istituto di Studi Adriatici che promuove studi e raccoglie cimeli e documenti volti ad illustrare l'italianità dell'Adriatico". [...] Riprendendo studi iniziati e poi interrotti dalla Deputazione Veneta di Storia Patria sulla topografia della Venezia nell'epoca romana, una speciale commissione si propone di rilevare il tracciato delle vie romane nella regione delle Tre Venezie [...]. 6 Dagli atti risulta che, attorno al 1935, l'opera di Giuseppe Valentinelli (ca. 3000 schede) era introvabile in commercio. Sembra, inoltre, che l'opera fosse uscita in tre riprese, anziché in quattro. Cfr. Valentinelli, 1845; 1855; 1862. 350 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATIC! DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 Fu bandito un concorso apposito in tema di architettura adriatica7 sulle "Reci-proche influenze delle Architetture delle terre costiere dell'Adriatico dall'epoca romana all'eta di mezzo, dagli albori del Rinascimento fino alle prime manifestazioni del Barocco", separatamente tra l'Adriatico settentrionale e quello meridionale. Il concorso, pur dotato di un importo di premi considerevole (complessivamente Lire 36.000), non riscosse successo e non trovo alcun concorrente: probabilmente per la difficolta del tema, certo non perché fu data poca pubblicita al bando a stampa, che era stato inviato a tutti gli istituti di architettura, universita e scuole artistiche.8 In ambito linguistico, il Consiglio dell'ISA decise sia la preparazione di un Atlante di Lingua Albanese sul tipo di quello Italiano, in collaborazione con la Societa filologica Graziadio Ascoli di Udine9, sia di dare il proprio patronato all'edizione italiana di un lavoro del prof. Bartoli dell'Universita di Torino sul linguaggio dalmatico parlato prima della dominazione veneziana, gia pubblicato in lingua tedesca all'Accademia di Vienna all'inizio del XX secolo. Anche queste iniziative, pero, non ebbero seguito. In ogni caso, tutto questo lavoro preparatorio condusse, nel 1935, ad un riconosci-mento ufficiale dell'Istituto con la sua erezione in ente morale (Gazzetta Ufficiale, 1935; BUMEN, 1935) e la formulazione del suo primo statuto che ne stabiliva come compito "il provvedere alla raccolta, al coordinamento ed all'illustrazione di tutto cio che poteva servire alla conoscenza dei problemi relativi al mare Adriatico sia dal punto di vista storico che scientifico ed economico" (AISA, 13). Sotto questa nuova veste l'Istituto fece proprie le iniziative gia in fieri e fino al 1937 pubblico opere di indirizzo prevalentemente storico-marinaro, come la trascrizione, a cura del comandante Mario Nani Mocenigo10 di un manoscritto, conservato presso la Biblioteca del Museo Civico di Padova, di Jacopo Nani dal titolo Instituzioni navali per il servizio dell'armata sottile riguardante le norme tecniche e disciplinari della marina remica veneziana nel XVIII secolo (Nani, 1937). 7 Il tema fu scelto anche in considerazione del fatto che nella letteratura artística italiana non era ancora apparso alcuno studio comparativo tra le opere architettoniche che nel corso dei secoli erano sorte sulle due sponde adriatiche, fatta eccezione per l'opera generale e per certi versi lacunosa di Adolfo Venturi sull'arte in Dalmazia. Poiché il tema doveva essere trattato separatamente, per l'Alto ed il Basso Adriatico, fu stabilita come linea di demarcazione quella tra le Marche e l'Abruzzo e Ragusa. 8 Notizia del concorso fu riportata anche in alcuni giornali dell'epoca. Si vedano ad es.: L'Artista moderno (Torino) del maggio 1939; Autori e scrittori (Roma) dell'aprile 1939; Il Gazzettino (Venezia), del 30 novembre 1937; Il Regime fascista (Cremona) del 30 novembre 1937. 9 La società aveva già cominciato a raccogliere le reliquie venete, prevenete (litorale dalmatico), pugliesi e venete (Corfù). 10 Oltre a questo, altri lavori di carattere divulgativo del conte Nani Mocenigo erano stati pubblicati all'infuori dell'ISA, in buona parte per il Ministero della Marina, ma anche per i tipi veneziani dell'Istituto Veneto di Arti Grafiche e dell'editore Fontani. 351 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 In seguito al suo riconoscimento legale, l'ISA venne, pero, sottoposto al controllo del Ministero dell'Educazione Nazionale, il che comporto che molti dei suoi promotori furono costretti a ritirarsi per ragioni politiche, non potendo dare la propria adesione al partito fascista. A questo punto, come il prof. Cessi ebbe a scrivere nel 1945, "erronee influenze ideologiche indussero a imprimere all'Istituto un colorito politico, che si riflettè nel secondo statuto del 1937,11 nella scelta delle persone del Consiglio e nelle iniziative di studi".12 A Venezia, il fascismo aveva trovato luogo d'elezione nell'ambiente gravitante attorno a Giuseppe Volpi, conte di Misurata, espressione della classe borghese e dirigente veneziana, fondatore ad inizio secolo della Società Adriatica di Elettricità (SADE), grande imprenditore idroelettrico del paese, uno degli artefici della Compagnia di Antivari, creatore nel 1917 del Porto industriale di Marghera. Già dagli anni Venti, gli intellettuali del suo "gruppo", partendo da due argomenti prioritari della politica imperialistica italiana, quali la "questione adriatica" e il "ricongiungimento della sponda dalmata", si erano impegnati a rielaborare e riscrivere, in chiave irredentistica, la storia della Serenissima. La dominatrice dell'Adriatico, non a caso chiamato "Golfo di Venezia", tradita dai Francesi a Campoformido nel 1797, doveva ora essere riscattata con la riconquista dei territori che un tempo le erano appartenuti (Paladini, 2002, 3). Il risultato di questa operazione storiografica fu l'emergere di un mito forte che, praticamente, magnificava quella che era stata la potenza marittima e coloniale della Repubblica marciana e, poteva essere utilizzato in funzione strumentale alle esigenze del ceto dirigente e capitalistico veneziano che vedeva cosí legittimate a livello nazionale le proprie mire espansionistiche verso l'Albania e la Dalmazia. Cosa di meglio, quindi, del poter utilizzare un istituto di cultura pubblico, già operativo nella città lagunare, come portavoce dell'ideologia venezianità (o veneticità) uguale italianità? (Povolo, 2003, 72). Ecco, allora, che nel marzo del 1938 venne costituito il nuovo Consiglio dell'Istituto di Studi Adriatici (AISA, 2).13 Il Presidente Giuseppe Volpi fu affiancato da "gente nuova, incompetente, ma strumento delle gerarchie fasciste e ispirata ad un 11 Nel 1937, dovendosi perfezionare i rapporti patrimoniali tra l'ISA ed il Comitato Talassografico, venne modificato lo statuto e, nell'atto di riformarlo, fu aggiunto l'argomento politico fra gli scopi di studio dell'Istituto. Cfr.: R.D. n° 334 del 10 febbraio 1937. 12 Lettera datata 22 ottobre 1945 (AISA, 10), allegata alla lettera del 29 ottobre 1945 diretta al Capo di Gabinetto di S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri (AISA, 11) in risposta alla nota 5 ottobre 1945 del Presidente del Consiglio dei Ministri (AISA, 16). 13 I consiglieri che affiancarono Volpi, furono: il senatore Riccardo Gigante, il senatore conte Pietro Orsi, il senatore Giorgio Pitacco, il senatore Francesco Salata, il prof. Gustavo Brunelli, il prof. Mario Brunetti, il contrammiraglio Paolo Cattani, l'ing. Ferdinando Forlati e il dott. Vincenzo Azzolini. 352 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 verboso nazionalismo, che in concreto si tramuto in una sconcertante inerzia" (AISA, 17). A questi, per compensarne l'inadeguatezza, furono aggregati membri corrispon-denti e collaboratori esperti nelle diverse materie adriatiche, la cui attività fu, co-munque, il più delle volte e per ovvie ragioni di convenienza politica, strumentaliz-zata e resa percio poco scientifica (AISA, 14; AISA, 314). Nel 1940, con riferimento ai nuovi rapporti che si erano stabiliti tra Italia e Albania l'anno precedente15 e allo scopo di "riaffermare anche nel campo degli studi la solidarietà dei popoli adriatici felicemente riuniti nell'Impero di Roma" (Il Gazzettino di Venezia, 1940) entro a far parte del Consiglio dell'ISA il Ministro della Pubblica Istruzione d'Albania, dott. Ernest Koliqi. Successivamente, a seguito della riannessione della Dalmazia, Volpi auspico l'ingresso in Consiglio anche di "personalità della Croazia, del Montenegro e delle isole che presidiano l'ingresso dell'Adriatico" e l'ISA fu intitolato alla memoria di "Piero Foscari", l'illustre politico veneziano, propugnatore dell'idea nazionalistica e precursore delle rivendicazioni e della riunificazione delle sponde adriatiche (Gazzetta Ufficiale, 1942). In pratica, tra il 193S e il 1943 - anno in cui, per l'evolversi della situazione bellico-politica, venne a trovarsi senza presidenza né direttive - l'Istituto programmo e, solo in parte realizzo, una serie di iniziative legate da un unico filo conduttore: "sviluppare la grandezza dell'Italia nella penisola Balcanica e in tutto il Levante" attraverso un'"opera assidua e prudente di propaganda e di penetrazione" (AISA, 9),16 fissando sulla sponda orientale adriatica uno "spazio vitale ben delineato" (AISA, 15).17 L'attività dell'Istituto fu principalmente di carattere editoriale e pubblicistico e si rivolse alla diffusione della conoscenza dell'Albania a mezzo di articoli di stampa quotidiana e periodica e alla pubblicazione di due volumetti che, in forma divulgativa, rappresentarono un tentativo di mettere in luce, in modo alquanto semplificato, i principali aspetti geografici, storici, culturali ed economici del paese oltre che gli aspetti più propriamente tecnici e scientifici. Il primo ad uscire fu Albania I (AA.VV., 1939) al quale collaborarono alcuni fra i più eminenti studiosi del tempo, quali i professori Bruno Dudan, Antonio Baldacci, Gino Borgatta, Carlo Tagliavini e padre Fulvio Cordignano. 14 Si vedano i trafiletti del 19 settembre 1939 su L'arena di Verona, Il Popolo di Roma, L'Italiano di Torino, Il Gazzettino di Venezia, La Gazzetta di Venezia; i trafiletti del 20 settembre 1939 su L'Italia di Roma, La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, L'Osservatorio Romano della Citta del Vaticano e Il Giornale d'Italia di Roma. 15 Va ricordato che l'Albania proprio dal 1939 era entrata a far parte integrante del Regno d'Italia. 16 Relazione del prof. Baldacci dal titolo "Per un Istituto Adriatico". 17 Proposta, da parte del senatore Salata, di argomenti per una serie di Memorie Adriatiche. 353 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 I contributi si presentavano sintetici, di facile e gradevole lettura, corredati di foto, tabelle, cartine, preceduti dalla presentazione di Giuseppe Volpi di Misurata che osservava come "Albanesi e Italiani delle due opposte sponde, pur cosí vicine, montano la guardia a questo nostro Mare Adriatico, che fu per tanti secoli nominato soltanto "Golfo di Venezia". Tutti gli studi furono oggetto, prima della pubblicazione, di controlli rigorosi e, sovente, di censure non troppo velate, per risultare il più possibile rispondenti alle esigenze propagandistiche e nazionalistiche di regime: ai manoscritti originali furono cambiate parole e tolte intere frasi e periodi, non adatti ad un'ampia diffusione. II caso della "revisione" dello studio di Fulvio Cordignano sulle Condizioni religiose del popolo albanese, cosí come risulta dal fitto carteggio con la segreteria dell'ISA, è emblematico: furono omessi punti sostanziali, come note relative agli ordini musulmani e informazioni statistiche comparative sulla popolazione albanese nei suoi vari elementi etnico-religiosi. Albania II - Aspetti economici (AA.VV., 1941)18 si presento come la naturale prosecuzione del I volume e in 172 pagine furono raccolti sei studi di indirizzo economico sul paese. Gli articoli curati dall'Istituto e trasmessi alla stampa furono, per chiari fini politici, di argomento prettamente storico. Alcuni titoli, tra gli altri: Scanderberg, Venezia e le coste albanesi, Albanesi al servizio di Venezia e Un'offerta di dedizione degli Albanesi a Venezia, tutti lavori di Mario Nani Mocenigo, Riflessi della simbiosi latino-slava di Dalmazia di Arturo Cronia, Frontiere veneziane d'Albania e I commerci veneziani in Albania e gli albanesi a Venezia di Bruno Dudan. Principalmente per volontà del senatore Salata, l'Istituto prese contatto con altre istituzioni direttamente controllate dal Regime, come l'Istituto di studi di politica internazionale di Milano (ISPI), la Reale Accademia d'Italia, la Deputazione di Storia Patria per le Venezie, il Partito nazionale fascista (PNF), per la pubblicazione di articoli che riguardassero anche la Dalmazia e le Isole Ionie (AISA, 6)19; a causa del precipitare della situazione politica, pero, i progetti non si concretizzarono. Dopo il ricongiungimento della sponda dalmata, furono formulati i programmi -che si sarebbero dovuti tenere nel settembre 1941 - relativi ad un Convegno per i problemi economici della Dalmazia e a una Mostra sulla Dalmazia. 18 Del libro furono fatte diverse recensioni. Si veda ad es. ne II Corriere della Sera - Notiziario dei Libri, di venerdi 12 marzo 1943. 19 Dato il corso degli avvenimenti, perö, il progetto per articoli da stampare nelle Tre Venezie su Sebenico, Trau, Spalato, Ragusa, Cattaro e le Isole Dalmate era poi saltato poiché non si riteneva fosse più il caso di far scrivere su argomenti di cui ormai tutti i giornali si occupavano (nota mano-scritta su foglio senza data ed intestazione). 354 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 Quest'ultima, nelle intenzioni, sarebbe dovuta risultare interessante sul tipo di quella della Romanità, strutturata in tre sezioni: storica, artistica e dell'artigianato. La sezione storica avrebbe dovuto puntare sulla dominazione veneta e su documenti concernenti l'italianità della Dalmazia, ma per difficoltà di ordine finanziario, per il poco tempo disponibile e, soprattutto, per l'impossibilità di disporre del materiale storico necessario, sottoposto alle misure precauzionali inerenti allo stato di guerra, il progetto non conobbe attuazione. L'ISA, inoltre, curo la pubblicazione del volume Venezia Ducale - I - Duca e Popolo, di Roberto Cessi (Cessi, 1940). Anche la stampa di quest'opera conobbe una serie di "difficoltà". Cessi, contrallando le bozze, si accorse che, per "errore", sul frontespizio non era stata riportata l'indicazione che si trattava della "I" parte. Cio avrebbe comportato che il sottotitolo Duca e Popolo sarebbe stato attribuito a tutto il periodo storico di Venezia Ducale, mentre doveva essere riferito soltanto al primo, essendo il secondo caratterizzato dal sorgere del Comune. Lo studioso, ritenendo impossibile fare una nota o inserire nella prefazione un'ag-giunta esplicativa in tal senso, aveva deciso che se non si fosse intervenuti con la correzione del titolo, sarebbe stato costretto a ritirare l'opera (AISA, 1).20 Il problema fu, infine, risolto e il volume uscî secondo le precise indicazioni dell'autore. Va precisato che il lavoro di Cessi non rappresentava una semplice ristampa, riveduta, del suo omonimo studio anteriore,21 bensî un nuovo contributo alla cono-scenza dell'antica storia veneziana, più ricco di riferimenti alle fonti e migliorato dal punto di vista critico e bibliografico, in cui venivano presi in considerazione il tema delle origini, ma anche quelli delle migrazioni, della romanità di Venezia, del carat-tere magistraturale dello Stato Veneziano, dell'originalità della storia veneziana, del diritto e della giurisprudenza. L'ISA, in quanto ente tra le cui funzioni rientrava quella di rendersi "sempre più utile sotto tutti gli aspetti scientifici e pratici in servizio del Golfo che la Serenissima tenne gloriosamente per secoli", come ebbe a scrivere il prof. Baldacci, rives tî un ruolo fondamentale nella realizzazione del progetto d'istituzione presso il Regio Istituto Universitario di Economia e Commercio di Venezia, della Scuola Adriatica di Perfezionamento negli studi applicati alla preparazione per lo svolgimento dell'attività economica nell'Europa sud orientale e nel Levante (AISA, 8). Lo I.E.S.O.L. (Gazzetta Ufficiale, 1943),22 come fu denominata la Scuola, avreb-be dovuto rappresentare un "centro formatore dei pioneri" [...]"dirigenti e funzionari destinati ai nuovi territori", esperti conoscitori degli usi, dei costumi e delle lingue 20 L'impressione che si trae dalla lettura del carteggio è che "l'errore" non fosse stato accidentale, bensi determinate da precise motivazioni politiche. 21 Si tratta del volume uscito nel 1927 per i tipi della Draghi di Padova. 22 Lo I.E.S.O.L. (Istituto per l'Europa sud orientale ed il Levante) fu istituito con R.D. 24 ottobre 1942 n. 848; (AISA, 5). 355 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 della Balcania, che con il loro impegno avrebbero permesso al nostro paese di sostituirsi all'Austria nello scacchiere balcanico e di tenere lontana la Russia dalle acque adriatiche (AISA, 9 cit.). A causa del precipitare degli avvenimenti bellici e della conseguente perdita di motivazioni ideologiche e di appoggi ai vertici della politica, la Scuola Adriatica non ebbe, pero, attuazione pratica. Strettamente connessa allo I.E.S.O.L. e, di esistenza altrettanto effimera, fu la Fondazione Mario Nani Mocenigo istituita con la finalità di premiare giovani laureati di Ca' Foscari che si fossero avviati a promuovere, per l'appunto, la penetrazione economica e politica nei Balcani. L'ISA collaboro anche alla preparazione del padiglione destinato a illustrare le glorie mediterranee e l'italianità dell'Albania nell'ambito della Triennale delle Terre Italiane d'Oltremare in seno alla Mostra Napoletana (1940) e partecipo al IV Congresso Nazionale d'Arti e Tradizioni Popolari di Venezia presentando la memoria del conte Mario Nani Mocenigo intitolata L'Adriatico "Golfo di Venezia".23 Esso si fece, inoltre, portavoce di pressanti rivendicazioni nei confronti della Francia, per quanto era stato sottratto alla Repubblica di Venezia al tempo di Napoleone e tento il recupero di cimeli legati alla storia della Serenissima (CRMM, 1909).24 Infine, la sua sezione scientifica collaboro con l'Osservatorio di Pesca Marittima di Venezia alla risoluzione del problema della produzione italiana dell'agar, utiliz-zando alghe esistenti in banchi nella Laguna veneziana.25 Dal 1943, sia per il precipitare degli eventi bellici e politici sia perché, nel frattempo, il mandato del Consiglio e della sua Presidenza era scaduto e non era stato rinnovato, l'Istituto si era ritrovato senza nessuna direttiva.26 Era cessata qualsiasi attività che implicasse rapporti con le autorità governative o che avessero carattere politico. 23 La memoria fu pubblicata nel 1942 nella rassegna trimestrale Storia e politica internazionale dell'Istituto di studi di politica internazionale. 24 Nelle pp. 226, 245-246, 258 del Catalogo vengono menzionati i seguenti cimeli: una bombarda, fusa nel 1708 nell'Arsenale di Venezia e facente parte della cosiddetta "batteria trionfale", un modello di galeone costruito a Venezia nel 1726, due modelli di navi (fregata Muiron e vascello Rivoli), un quadro del Bellini, raffigurante Maometto II e un prezioso reliquario, nel quale era conservata la mano destra di Santa Marta (AISA, 22; 23; 24; 25). 25 Cfr.: articolo dal titolo "L'agar-agar. he osa è e come i è riusciti ad ottenerla autarchicamente. Le ricerche affidate all'Osservatorio di Pesca Marittima in collaborazione con l'Istituto di Studi Adriatici coronate dal più lusinghiero successo" (Il Gazzettino di Venezia, 1942). 26 Nel 1943, Volpi era stato destituito dalle sue cariche. Nel 1944, era riparato in Svizzera. 356 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 Nonostante l'assenza di superiori direttive, il personale aveva continuato con grande spirito di abnegazione il proprio lavoro e a mantenere in efficienza le ap-parecchiature scientifiche. L'opera dell'ISA era proseguita nell'assistenza all'Istituto di biologia marina di Rovigno e, successivamente, al personale di quell'Istituto che si era rifugiato a Ve-nezia e aveva potuto prestare la propria attività lavorativa presso la sede veneziana, anche se in condizioni caratterizzate da instabilità. L'Istituto si era trovato, inoltre, impegnato nel reperimento di locali adatti ad ospitare convenientemente i funzionari del Consiglio Nazionale delle Ricerche che, per decisioni superiori, avevano dovuto abbandonare i propri uffici romani (AISA, 20).27 A conclusione degli eventi bellici - che avevano sconvolto la vita nazionale e, inevitabilmente, l'attività di ogni amministrazione - il decreto legislativo luogo-tenenziale n° 359 del 31 maggio 1945 (Gazzetta Ufficiale, 1945) sottoponeva ad epurazione i Membri delle Accademie e degli Istituti Culturali, che erano entrati a far parte degli Enti senza titoli adeguati o che avevano tenuto durante il periodo fascista una condotta non conforme al prestigio accademico o, soprattutto, che avevano partecipato ad accademie ed istituti creati dal regime fascista o ad esso ispirati (AISA, 19). Nel generale clima di riscatto e desiderio di rinnovamento, anche l'ISA neces-sitava di essere riorganizzato. A tal proposito, nell'ottobre di quello stesso anno, Roberto Cessi scriveva al Presidente del Consiglio dei Ministri (AISA, 7; AISA, 10, cit.): È naturale che sotto qualche aspetto l'Istituto ha bisogno di riforma. Non è dubbio che il vecchio Consiglio dovrà essere rinnovato nelle persone e nella com-posizione. Attualmente esso è decaduto in parte per la morte di alcuni Membri e nel resto per essere trascorso il tempo statutario di esercizio e per essere intervenuto il provvedimento straordinario della nomina di un Commissario straordinario nella persona del sottoscritto da parte del Comitato Regionale di Liberazione e del Comando alleato. Dovrà essere anche riveduto lo statuto per essere purgato da quelle infiltrazioni fasciste, che ebbero l'unico effetto di paralizzare l'attività dell'Istituto [...]". Cessi proseguiva indicando il piano di lavoro, di cui si era assunto la diretta responsabilité e il cui scopo sarebbe stato quello di "riportare e rivendicare l'Istituto ai suoi compiti scientifici: e le ricerche ordinate sono e saranno condotte e compiute senz'altra preoccupazione se non quella di recare un valido contributo all'indagine 27 Si tratto di un'attività frenetica che si svolse, soprattutto, nel corso del mese di novembre del 1943. La firma dell'armistizio dell'S settembre, difatti, aveva posto le amministrazioni statali nell'urgente necessità di trasferire le proprie sedi dalla capitale in altre località dell'Italia settentrionale, ancora sotto controllo del regime fascista. 357 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 scientifica, che sola puo assicurare al nostro paese il diritto di affrontare serenamente la verità." Questo l'augurio che formulava "con la coscienza di cittadino, ansioso di cooperare al riscatto del nostro paese dopo aver subito il calvario di vent'anni di schiavitù, e con l'animo dello studioso, che ha dedicato alla scienza i lunghi anni della sua vita." Nei mesi successivi, l'ISA ritornava alla sua normalità funzionale e gradualmente alle sue origini di istituto culturale con "compiti scientifici a base naturalistica" (AISA, 18). Col passare degli anni, il ruolo dell'Istituto fu sempre più in sordina e, comunque, rivolto strettamente all'attività editoriale28 e alla ricerca, principalmente scientifica, riguardante sia gli studi applicati alle scienze naturali e geografiche (Memorie di Biogeografia Adriatica, 1950),29 sia gli studi zoologici, botanici, di palinologia e di pollinologia, nonostante vi fu spazio, pur se esiguo, anche per gli studi storico-archeologici30 e paleoecologici dell'ambiente lagunare veneziano. L'analisi condotta sull'Istituto di Studi Adriatici ha permesso di delineare uno spaccato, che ritengo abbastanza preciso, di quello che puo essere stato il percorso -tra cultura e politica - di parte degli Istituti pubblici italiani durante il ventennio fascista nonché delle "esigue" realizzazioni31 da essi portate a termine e di come, negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, detti istituti siano stati riorganizzati sulla base dei principi democratici, che da allora reggono il nostro Paese. Concludo questa mia breve relazione, osservando che il motivo ispiratore originale alla fondazione dell'ISA (che trovo espressione nel suo primo statuto e fu, poi, ripreso nello statuto del dopoguerra che riorganizzava l'Istituto), ossia l'illustrare tutto cio che poteva servire alla conoscenza dei problemi relativi all'Adriatico, è oggi ancora di grande attualità e alla base di recenti interventi in ambito scientifico, culturale e politico. La stesura di questo saggio offre alla scrivente l'opportunità di esprimere un debito di profonda gratitudine nei confronti di Claudio Povolo, per la sua costante e paziente opera di incoraggiamento, consiglio e supporto nel corso della ricerca. 28 Tra il 1950 ed il 1978 furono pubblicati i volumi delle Memorie di biogeografia adriatica. Nel 1958, usciva La conoscenza del mondo slavo in Italia, risultato di trenta anni di intense ricerche in Italia e all'estero su migliaia di opere e spogli di giornali e riviste condotte dal prof. Arturo Cronia. 29 Si veda quanto riportato nella presentazione al I volume di Memorie di Biogeografia Adriatica, a pag. I. 30 Nel 1965 usciva il VI volume delle Memorie di biogeografia adriatica nel quale veniva riservato uno spazio importante agli scavi archeologici di Torcello, allora in auge. 31 Nel caso specifico dell'ISA, furono realizzate la Biblioteca, lo Schedario di bibliografia adriatica, la Raccolta di articoli di giornali e le pubblicazioni già ricordate. 358 Manuela BONA: L'ISTITUTO DI STUDI ADRIATICI DI VENEZIA, 1935-1945 ..., 347-362 INŠTITUT ZA JADRANSKE ŠTUDIJE BENETKE, 1935-1945: IDEOLOGIZACIJA SPOMINA Manuela BONA IT-30131 Benetke, Cannaregio 5304 POVZETEK Po prvi svetovni vojni, ko so se porajali miti izjemnega nasilja, so kompleksni pojavi ekonomsko-jinančne koncentracije ustvarili zavezništva, iz katerih je fašizem črpal vitalno limfo, beneški fašizem pa gonilno silo za realizacijo projektov ekonomske ekspanzije v smeri balkanske šahovnice, 'evropskega soda smodnika'. 'Jadransko vprašanje' in 'ponovna pridružitev dalmatinske obale' sta bili prednostni nalogi italijanske imperialistične politike. V dvajsetih letih se je beneško zgodovinopisje ukvarjalo s predelovanjem in ponovnim pisanjem zgodovine Beneške republike, vladarke 'Beneškega zaliva', ki je, izdana v Campoformidu, sedaj morala biti poplačana s ponovno osvojitvijo ozemelj, ki so ji nekoč pripadala in z obrambo njihovih meja, tudi zato da bi zrušila Avstrijo, Rusijo pa zadržala daleč od Jadrana. Rezultat tega zgodovinopisnega posega je bilo rojstvo silnega mita, ki so ga izkoriščali za potrebe vodilnega beneškega razreda, ki je potrditev za svoj podvig potreboval tudi na nacionalni ravni. Nič ni torej moglo biti priročnejše od možnosti uporabe javne, v Benetkah že dejavne kulturne ustanove za glasnika ideologije: 'benečanstvo je enako italijanstvo'. Ključne besede: jadransko vprašanje, fašizem, Beneški zaliv, mit, spomin. 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